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Leggende di artigiani persi nel mito
La leggenda della prima “terribile” testa di moro
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Molto diffuse nella cultura siciliana, specialmente a Caltagirone, dove si possono ammirare questi coloratissimi vasi di ceramica sui balconi della località, le t este di moro devono la loro origine a un amore complicato. Si narra che, intorno all’anno 1000, nel quartiere arabo di Palermo (oggi Kalsa), vivesse una bellissima fanciulla che passa va le sue giornate in solitaria quiete, dando le sue amorevoli attenzioni alle piante del proprio balcone. Un giorno la bella fanciulla fu notata da un moro che se ne invaghì all’istante. Non ci volle molto: l’uomo confessò il suo amore e la ragazza accettò, fiera, il corteggiamento. I due er ano felici ma l’animo del moro era scosso. Egli non potè trattenere il suo segreto e confessò alla bella compagna di avere moglie e figli che lo aspettavano in patria. La fanciulla, distrutta dalla triste notizia, fu pervarsa da un’ira incontenibile e, dopo aver aspettato il momento propizio, uccise il compagno mozzandogli la testa nel sonno. Tradita dal suo uomo, la bella non voleva però smettere di amarlo e di prendersene cura, quindi modellò quella testa a forma di vaso, vi piantò un seme di basilico e la mise su quel suo balcone, dove potè prendersene cura insieme alle altre sue amate piante. Il basilico cresceva rigoglioso da quel curioso vaso e colse l’attenzione dei passanti che iniziarono a voler vasi con le fattezze di... teste di mori. Che sia un monito? State dunque attenti e sinceri ad amoreggiare con una bella siciliana, potreste essere... piantati.
La leggenda delle sirene e dei merletti di Burano
Nella ridente e coloratissima isola della laguna veneta viveva Nicolò, pescatore di rara bellezza. Buono, nobile e ambito dalle ragazze del posto, Nicolò aveva occhi solo per Maria, la sua fidanzata e promessa sposa. Come altri giorni, Nicolò prese il mare per intraprendere la sua quotidiana attività di pesca ma quel giorno, al largo, il pescatore sentì un canto dolce e incantatore e vide la sua imbarcazione circondata da un gruppo di donne bellissime. Erano sirene, che con la loro suadente litania cercavano di irretire il bel pescatore. Ma Ni colò era forte per l’amore di Maria e non cadde nel tranello. Incredule, davanti a questo inaspettato rifiuto, le sirene decisero di premiare Nicolò donandogli un sorprendente ricamo creato con la schiuma del mare. Tornato a Burano, il pescatore donò quel ricamo alla sua amata, la quale lo replicò e lo usò come merletto nel suo vestito da sposa. Le donne dell’isola furono così stupite e invidiose di tale merletto che iniziarono anch’esse a riprodurlo, dando origine al magnifico merletto di Burano che conosciamo oggi.
La storia di Efesto... il dio del fuoco, brutto ma immensamente bravo
Povero Efesto, concepito per vendetta da Era a causa dei continui tradimenti di Zeus e poi scagliato giù dall’Olimpo per le sue fattezze tutt’altro che amabili. Raccolto da Teti e Eurionome, due ninfe del mare, queste allevarono il piccolo dio in una caverna. Pur essendo brutto e deforme, Efesto manifestò già in tenera età prodigiose doti nel forgiare i metalli. Iniziò così a fabbricare gioielli di inestimabile valore e bellezza per le ninfe che lo accudirono. La voce delle abilità di Efesto arrivò anche a Era che, sotto mentite spoglie, si approciò al figlio chiedendo la fabbricazione di un trono d’oro. Il fabbro degli dei non cadde nell’inganno ma non lo diede a vedere. L’occasione era troppo ghiotta per potersi vendicare delle crudeltà della madre. Efesto creò un trono tutto d’oro di incredibile bellezza ma maledetto. Se la dea si fosse seduta su di esso, infatti, non avrebbe
mai più potuto alzarsi. E questo successe. Era rimase intrappolata sulla seduta e potè rialzarsi solo dopo aver promesso di riaccettar Efesto nell’Olimpo e di dargli in sposa la bella Afrodite. La quale, però, non acconsetì mai al brutto ma bravissimo fabbro di giacere con lei carnalmente, tradendolo in continuazione. Stanco delle continue derisioni dei suoi pari, sia per l’aspetto fisico sia per i tradimenti della moglie, Efesto se ne andò dall’Olimpo rifugiandosi nelle profondità dell’Etna dove potè dedicarsi solo alla sua passione, la forgia, con la quale regalò alla mitologia alcune tra le armi e gli oggetti più famosi e potenti, diventando così il dio indiscusso dell’artigianato.