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Leggende sui Patrimoni dell’Umanità

La leggenda di re Laurino e dei cieli rosa delle Dolomiti

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Laurino era il re di un popolo di nani che scavavano nelle montagne alla ricerca di metalli preziosi e cristalli ed era in possesso di due oggetti magici: una cintura che gli dava la forza di 12 uomini e una cappa che lo rendeva invisibile. Un giorno il sovrano dell’Adige decise di invitare tutti i nobili del circondario per festeggiare il matrimonio della bellissima figlia Similde. Invitò tutti i nobili, ma non Laurino. Indispettito, il re dei nani decise di parteciparvi come ospite invisibile. Cappa magica indossata, il nano partecipò ai festeggiamenti. Durante un torneo cavalleresco, vide Similde e, colpito dalla sua bellezza, se ne innamorò perdutamente all’istante. Tra lo stupore generale, re Laurino caricò Similde in groppa al suo cavallo e fuggì di gran lena. Immediatamente i combattenti del torneo si misero all’inseguimento e bloccarono

re Laurino nei pressi del Giardino delle Rose. Sceso da cavallo, Laurino indossò la cintura che gli dava la forza di 12 uomini e iniziò il combattimento. Resosi conto che, anche con tutta la sua forza, stava per soccombere, il re dei nani indossò la sua cappa che rende invisibili e iniziò a saltellare tra le rose convinto di non essere visto ma i combattenti, intuendo il suo movimento grazie all’ondeggiare delle piante, lo imprigionarono e distrussero i suoi oggetti magici. Colmo di rabbia verso il Giardino delle Rose (o Rosengarten**) che lo aveva tradito, re Laurino lanciò una tremenda maledizione: né di giorno, né di notte alcun occhio umano avrebbe potuto più ammirarlo. Ma Laurino non tenne contro del tramonto e dell’alba e da allora il Catinaccio** vanta tramonti e albe di un rosa mozzafiato e ineguagliabile.

*Le Dolomiti sono Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco dal 2009 ** Il Rosengarten o Catinaccio è un massiccio delle Dolomiti situato tra la valle di Tires, la val d’Ega e la val di Fassa nel Parco naturale dello Sciliar.

La leggenda della location dove venne costruito Castel del Monte

Se da Indiana Jones abbiamo imparato che «Non seguiamo mappe di tesori nascosti e la X non indica, mai, il punto dove scavare» [cit.], esiste una leggenda sulla costruzione del “già avvolto tra diversi misteri”: Castel del Monte, uno dei più importanti ed enigmatici castelli d’Italia che possiamo visitare nei pressi di Andria, in Puglia e che forse ci dimostra il contrario della famosa citazione del “professore-archeologo” dei film di George Lucas. Patrimonio dell’Umanità, Castel del Monte, splendido esempio di architettura medievale e reggia di Federico II, vanta una lista di misteri, simbolismi ed esoterismi di cui magari parleremo in un’altra storia. Oggi vorremmo andare alla ricerca del perché fu costruito proprio lì dove lo troviamo. Vogliamo forse trovare la famosa X. Un’antica leggenda (proprio in stile “Indiana”) narra di un tempio al cui interno c’era una statua sul cui capo era iscritta la frase «Il mio capo è di bronzo ma a levar del sole a calendi di maggio sarà d’oro». La leggenda continua raccontando di un saraceno che un giorno risolse il mistero dietro l’arcana frase e, il primo giorno di maggio, al sorgere del sole, iniziò a scavare nel punto esatto dove cadeva l’ombra della statua, riportando alla luce un ricco e antico tesoro con il quale, conclude la leggenda, fu costruito il castello. Beh, proprio roba da Indiana Jones, no?

La leggenda del mausoleo di Teodorico il Grande

Era proprio un grande, Teodorico, quel re degli Ostrogoti che, nato in Pannonia verso il 454, conquistò Ravenna nel 493 contro Odoacre ponendo fine all’Impero Romano d’Occidente, assumendo il governo d’Italia con il titolo di dominus e rendendo la città capitale dell’Impero Romano d’Oriente. Una delle sue più grandi imprese fu la costruzione del proprio mausoleo, nel 520 - Patrimonio dell’Umanità -, che doveva servire non solo come mausoleo dopo la sua morte, ma come luogo di riparo da una certa... predizione!? Il mausoleo di Teodorico, infatti, ha una particolarità: la cupola è composta da un unico blocco di calcare del peso di 230 tonnellate e dal diametro di 10 metri. Non è ben chiaro come abbiano fatto a porre tale cupola là sopra ma sembra che la ragione dietro tale bizzarìa sia proprio una predizione. Si narra che quando Teodorico era ancora in vita gli fu predetto che sarebbe morto a causa di un fulmine. Per scongiurare tale destino, il “grande” fece costruire un luogo dove poteva essere al sicuro in caso di pioggia o temporali. Ironia della sorte, un giorno del 526, quando Teodorico era sotto la sua mastodontica cupola “protettiva” e durante un giorno di pioggia, un fulmine la colpì, creando una crepa e “fulminando” il dominus. Beh... Che dire?

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