DISTRIBUZIONE GRATUITA SPEDIZIONE IN A.P. 45% Art.2 L.662/96 DCO/DC 111/2002 / I-Pavia - Anno XXII
Settembre - Ottobre 2014
michele placido
al teatro fraschini - una tragedia molto pi첫 che contemporanea -
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EDITORIALE | settembre - ottobre 2014
DISTRIBUZIONE GRATUITA SPEDIZIONE IN A.P. 45% Art.2 L.662/96 DCO/DC 111/2002 / I-Pavia - Anno XXII
Settembre - Ottobre 2014
Ci siamo, dopo l'estate ogni cosa riprende il suo ritmo. Il numero di settembreottobre di Pavia in Tasca abbraccia le ultime novità più interessanti del territorio. Si riapre il sipario del Teatro Fraschini di Pavia. A calcarne il palcoscenico è l'attore e regista Michele Placido nelle vesti dell'intramontabile "Re Lear", protagonista della celebre tragedia shakespeariana.
michele placido
al teatro fraschini
- una tragedia molto più che contemporanea -
L'amore del territorio pavese per la cultura offre ancora molto altro. Ecco quindi l'edizione 2014 de "La Notte Europea dei Ricercatori", evento che ha coinvolto i cittadini in diverse iniziative volte a far scoprire il fascino della scienza. Passiamo poi alla rassegna letteraria che si terrà a Vigevano, conosciamo il sogno di due bambini con la passione della scrittura e nello stesso tempo constatiamo come i giovani d'oggi si stiano dimenticando quanta bellezza sia racchiusa nella lettura. E' sempre la passione il filo conduttore che ci porta a scoprire la storia di Mariano Nocito, noto contrabbassista pavese, e quella del signor Inglardi che con la sua bicicletta e i suoi settantotto anni ha percorso oltre mille chilometri lungo il Pò in dieci giorni. L’Oltrepò si rilancia grazie alle nuove tecnologia con un’app. dedicata ai vini e alle specialità del luogo. "Tutto cominciò con una zuppa" il Festival dell'Illustrazione di Pavia, per scoprire il cibo con le immagini e conoscere così il territorio e la sua storia. La crescita esponenziale del numero di coloro che chiedono un alloggio, l'emergenza dei minori che, dal nord Africa, giungono non accompagnati in Italia e infine il Jobs Act, proposto dal governo Renzi per affrontare la crisi puntando sulla riforma del lavoro. E' un viaggio eterogeneo quello di questo numero di Pavia in Tasca, arrivederci al prossimo.
La Redazione
Società del Gruppo ASM Pavia S.p.a.
ASM LAVORI s.r.l. società soggetta a direzione e coordinamento di ASM PAVIA, ha per oggetto l’attività di scavo, reinterro, movimento terreno, lavori edili di difesa e di sistemazione terreni, opere di consolidamento dei terreni e opere speciali nel sottosuolo, lavori di impermeabilizzazione di terreni, realizzazione e manutenzione di campi sportivi. Costruzioni, manutenzioni, pavimentazioni e ripristini stradali; costruzioni, manutenzioni e ripristini di selciato in porfido; lavori stradali in genere.
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INDICE | settembre - ottobre 2014
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Festival dell’Illustrazione di Pavia (settima edizione)
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“Re Lear” di Michele Placido
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10 Emergenza casa: in arrivo 153 nuovi alloggi 12 I Minori stranieri non accompagnati 15 La Notte dei ricercatori 2014 18 Rapito dalle frequenze basse 22 “In prima linea, impegnati su più fronti” 26 L'Oltrepò battezza le bollicine virtuali
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29 Il “Giro del Po” in bicicletta a 78 anni 32 Una Rassegna letteraria all’insegna delle passioni 34 Dalla lettura Geronimo Stilton ai racconti creativi di due scrittori in erba 36 I giovani sempre più allergici alla lettura 38 Il cibo da strada
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40 Affrontare la crisi col Jobs Act 44 Parliamo di emozioni: la rabbia 47 Parole dimenticate e curiosità linguistiche
38 DIRETTORE RESPONSABILE: FRANCESCO BEVIVINO HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: deborah andrea benini, sabrina capelli, alessandro difrancesca, mario fortunato, Maria noemi grandi, PAUL BAKOLO NGOI, marta rubini, Gaia Vicenzi REDAZIONE: Via San Giovannino, 4 27100 - Pavia info@paviaintasca.it PUBBLICITà: PER LE VOSTRE INSERZIONI LA CONCESSIONARIA ESCLUSIVA è FV SRL - VERBENA LUIGI verbenaluigi@gmail.com Tel. 347.2592659 E-SOUL Tel. 0382.309937 info@e-soul.biz www.creativesoul.it
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Festival dell’Illustrazione
di Pavia (settima edizione)
La promozione turistica della città passa anche attraverso l’arte dell’immagine di Sabrina Capelli
La settima edizione del Festival dell'Illustrazione di Pavia non poteva scegliere un titolo più adatto, del tutto in versione EXPO: Tutto cominciò con una zuppa. Il cibo attraverso la metafora dell'illustrazione. La manifestazione, organizzata dal Sistema Bibliotecario Intercomunale del Pavese "Renato Sòriga" in collaborazione con l'Assessorato alla Cultura del Comune di Pavia (insieme al sostegno di Fondazione Cariplo e Fondazione Comunitaria della Provincia di Pavia Onlus), si terrà dal 3 ottobre al 2 novembre 2014 presso il Castello Visconteo di Pavia. Anche quest’anno il Festival dell'Illustrazione di Pavia, diventato ormai un format culturale collaudato e di successo, vuole offrire al pubblico l'opportunità di conoscere e ammirare sia la grande qualità di artisti rinomati nel panorama nazionale e internazionale, sia la ricerca e la sperimentazione degli artisti emergenti. Lo spettatore verrà preso per mano e condotto all'interno di una dimensione narrativa del tutto nuova, intensa e affascinante come quella dell'illustrazione. L'edizione 2014 proporrà anche l'occasione di ragionare, a partire da uno dei piatti più tipici del territorio pavese, la zuppa appunto, sul tema del cibo che caratterizzerà l'esposizione universale di Milano. Un tema
al quale si collegano altre questioni importanti quali l'uguaglianza, la sostenibilità e l’integrazione. L’iniziativa può essere vista come l'inizio di un percorso culturale che accompagnerà la città di Pavia per tutto il prossimo anno. Dopo il successo dell'edizione 2013, dedicata all'affascinante figura dell'Ippogrifo e del suo volo straordinario sulla luna, e l'interessamento della RAI che ha dedicato ampio spazio alla manifestazione pavese nel programma televisivo Mediterraneo (in onda su RAI3), quest'anno il Festival dell'Illustrazione di Pavia torna con un program-
Libero Gozzini
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Marco Lodola
ma ricco e ben strutturato, confermando il ruolo di primo piano della città nella promozione della cultura e dell'arte. In particolare, questo Festival si concentra sulla bellezza e sulla forza della cultura, dell'arte e della tradizione pavese in ambito locale e nazionale evocando già nel titolo, Tutto cominciò con una zuppa. Il cibo attraverso la metafora dell'illustrazione, un forte legame con il territorio che, tra avvincente cronaca o misteriosa leggenda, entrò nella storia della gastronomia proprio grazie a una zuppa. Con lo sguardo già proiettato al futuro, la manifestazione anticipa i grandi temi dell'EXPO 2015 - Nutrire il pianeta, energie per la vita - focalizzandosi sul tema del cibo nella produzione artistica con la convinzione che l'arte, in questo caso quella dell'illustrazione, sia "nutrimento" indispensabile per l'anima e per la promozione della cultura e della conoscenza. Dal punto di vista contenutistico, l'ambito culinario è visto come un interessante "scenario", reale e immaginario, tutto da esplorare: consente di analizzare le diverse componenti legate alla relazione fra arte e cibo; di leggere le qualità di socializzazione tra esseri umani seduti attorno a un tavolo; di indagare le
tematiche dell'interdipendenza planetaria e della sostenibilità dello sviluppo globale. Fin dall’antichità, un numero considerevole di scrittori, poeti e artisti hanno "messo in scena" il cibo: l’immagine più comune è quella della tavola imbandita in cui gli alimenti vengono visti come la metafora del nutrimento umano, dell'uomo stesso e della sua capacità di socializzare, di fare amicizia e addirittura di scatenare l’odio. Il Festival sceglie di affrontare questa tematica in modo leggero, proponendo opere d'arte che rappresentano il cibo in contesti satirico-ludici e che consentono di rafforzare ulteriormente il rapporto tra l'evento stesso e il territorio pavese, così ricco per quanto riguarda la tradizione e la produzione agroalimentare ed enogastronomica. Un appuntamento irrinunciabile quindi per gli amanti dell’arte, della cultura e del buon cibo: un buon bicchiere di vino e una calda zuppa alla pavese renderanno il tutto ancora più spettacolare e gustoso. Per aggiornamenti e ulteriori informazioni sulla manifestazione, è possibile consultare il sito web www.festivalillustrazionepavia.it oppure la pagina ufficiale su Facebook: facebook.com/festivalillustrazionepavia.
Grazia Nidasio SETTEMBRE • OTTOBRE 2014
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“Re Lear” di Michele Placido Una tragedia molto più che contemporanea
di Deborah Andrea Benini
Quest’autunno, il Teatro Fraschini di Pavia offre una ricca stagione teatrale, dando in particolar modo la possibilità ai suoi spettatori di assistere ad una tragedia senza tempo: il “Re Lear” di Shakespeare, reinterpretata dall’attore e regista Michele Placido dal 31 ottobre al 2 novembre. “Re Lear” è uno dei capolavori indiscussi della drammaturgia shakespeariana, poiché è molto più che moderno. Grazie allo spessore dei personaggi e alla complessità dei temi trattati è una perfetta metafora
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della condizione umana, delle sue contraddizioni e ambiguità. L’opera, in cinque atti, è stata scritta tra il 1605 e il 1606 e comincia con la decisione del Re Lear di abdicare e dividere il suo regno fra le figlie Goneril, Regan e Cordelia (la più giovane e la preferita). Il re propone una gara: ogni figlia riceverà una parte del regno proporzionale all’amore che gli avrà saputo dimostrare a parole. Delle tre, solo Cordelia rifiuta l’adulazione, convinta che i suoi veri sentimenti ne sarebbero immiseriti. Adi-
rato, il re divide il regno tra le figlie Goneril e Regan, mentre esilia Cordelia. Una volta abdicato, Re Lear scopre che l’unica sincera era la più giovane, mentre le sorelle avevano agito per i loro interessi, cacciandolo. Da qui in poi si susseguono tragiche battaglie, fino al finale in cui il vecchio re appare sulla scena portando tra le braccia il cadavere di Cordelia, per poi morire anch’egli di dolore. Placido riadatta la tragedia in chiave pop e post moderna, portando in scena un Re Lear in ciabatte e pigiama rosso; stralunato, ma elegante. La riscrittura ha come obiettivo quello di evocare la crisi della civiltà occidentale e ha riscosso opinioni piuttosto contrastanti tra i critici: da una parte vi sono coloro che hanno giudicato questo spettacolo positivamente. Elogiano la bravura degli attori, i quali si muovono su una scenografia impressionista ed efficace con una colonna sonora che vede alcuni passaggi nello stile rapper. Insomma constatano un’arguta contaminazione tra antico e moderno. Dall’altra parte, vi sono coloro che vi hanno visto uno spettacolo che descrive sciattamente il declino di un’intera società. La rappresentazione perde la sua tragica coralità, le scenografie sono considerate scarne e le musiche fuori luogo. Ma le maggiori perplessità sorgono sui costumi, giudicati completamente incoerenti. Nonostante
queste considerazioni, sono riconosciute le capacità degli attori e si afferma che è uno spettacolo da vedere. Difatti quello messo in scena da Placido è un “Re Lear” fuori dagli schemi , poiché tende ad un “ teatro per la gente”, scadendo a volte in un immaginario televisivo eccessivo: ossia, c’è il tentativo di riportare in scena ciò che si pensa piaccia al pubblico: come scene di sesso, nudo integrale, scene di violenza estrema e perversa e momenti di umorismo grottesco. Questo però non impedisce a Placido di saper rappresentare i temi molto forti della tragedia classica. Temi che risultano sempre contemporanei, poiché “Re Lear”, dice l’attore e regista pugliese, “esplora l’amore e il dovere, il potere e la perdita, il bene e il male, racconta della fine di un mondo, il crollo di tutte le certezze di un’epoca, lo sgomento dell’essere umano di fronte all’imperscrutabilità delle leggi 15 14 luglio 2014 dell’universo”.
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Emergenza casa: in arrivo 153 nuovi alloggi Liste di attesa piene e abusivismo i problemi affrontati ogni giorno dalle istituzioni di Mario Fortunato
Novecento richieste solo a Pavia che diventano addirittura millesettecento se si include l’intera provincia: le liste per un alloggio crescono a ritmo vertiginoso su tutto il territorio e le istituzioni tentano, non senza difficoltà, di fornire risposte concrete e tempestive. L’ultima, in ordine temporale, è quella offerta da Regione Lombardia e l’Aler pavese: centocinquantatre appartamenti che saranno ristrutturati e consegnati tra il dicembre del 2014 ed il mese di ottobre del prossimo anno. Un investimento da 10 |
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5.400.000 euro, finanziato per 3.800.000 dal Pirellone e per il restante 1.500.000 dall’Aler di Pavia. I primi cinquantadue appartamenti saranno assegnati entro la fine di dicembre: dieci si trovano tra viale Sicilia e via Strada Persa ed i restanti quarantadue dislocati in diversi punti della città. “Il tema sociale della vicinanza alle persone che cercano casa – spiega il Presidente di Aler Pavia Franco Bettoni – si risolve dando casa nelle modalità corrette. In primis combattendo l’abusivismo ma capendo allo
stesso tempo che la casa significa dignità per le famiglie e per le singole persone. Questo è il nostro ruolo come Aler e dobbiamo andare avanti a farlo”. Un intervento che si somma ai 55 alloggi sistemati e consegnati lo scorso mese di gennaio e che rientra nel programma regionale per l’edilizia residenziale pubblica. Anche il PRERP (Programma regionale per l'Edilizia residenziale pubblica), ha aggiunto l’assessore Bulbarelli, ha dovuto fare i conti con la crisi: nel giro di dieci anni il fondo si è letteralmente decimato passando da un miliardo a 100 milioni di euro. Le linee guida della regione restano però chiare: da un lato dare una risposta alla crescente richiesta di case popolari e dall’altro risolvere il problema dell’invenduto attraverso la sinergia tra pubblico e privato. “Il nostro obiettivo è riqualificare ciò che è ancora sfitto” ha evidenziato Bulbarelli. “Co-
munque diamo notevole importanza anche a quello che tecnicamente deifiniamo housing sociale: vale a dire l’invenduto. Quella massa di alloggi invenduti che devono essere assolutamente rimessi a disposizione di tutte le famiglie lombarde”.
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I Minori stranieri non accompagnati emergenza nazionale e problema pavese Circa quaranta arrivati dalle coste del nord Africa solo negli ultimi quattro mesi. La politica locale cerca soluzioni. di Mario Fortunato
L’ultima emergenza umanitaria, arrivata dalle coste del nord Africa, si chiama minori stranieri non accompagnati. Sul territorio del comune di Pavia sono in tutto cinquantacinque: di questi, una quarantina arrivata nel corso degli ultimi quattro mesi. Si tratta di adolescenti, di età compresa tra i quindici ed i diciassette anni, la maggior parte dei quali provenienti da una stessa località in Egitto. Un ulteriore aggravio, spiega l’opposizione cittadina, per le casse sempre più vuote di Palazzo Mezzabarba. Addirittura un esborso da circa due milioni di euro annui secondo alcuni consiglieri comunali di Pa-
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via. Cifra che non corrisponde alla realtà, come spiegato nei giorni scorsi dall’assessore con deleghe alle politiche sociali Alice Moggi. Da giugno ad oggi il Comune ha infatti speso per l’accoglienza circa duecentomila euro, la precisazione arrivata dall’amministrazione cittadina. Ciò significa che se la situazione dovesse restare così, si arriverebbe ad un investimento annuo di seicentomila euro complessivi e non di due milioni. Il tema resta comunque di estrema attualità e l’incontro avuto nelle scorse settimane dalla stessa Moggi a Milano con il Console egiziano testimonia la
volontà di affrontare il problema attuando scelte politiche alternative. “Una soluzione in tempi brevi resta ad ogni modo necessaria” ha sottolineato Elena Madama, presidente della commissione consiliare dedicata ai servizi sociali. “Gli affidi omoculturali, sperimentati a Cremona, potrebbero rappresentare una risposta al problema. I ragazzi vengono affidati a famiglie già inserite nel tessuto sociale con il sostegno del comune. Il processo di inserimento funziona al 100% perché sono nuclei familiari della stessa etnia a supportare questi adolescenti” il pensiero di Madama. Si sofferma sul problema dei costi il consigliere del Nuovo Centrodestra Nicola Niutta, ribadendo allo stesso tempo, però, la volontà di collaborare senza ostruzionismi politici su un tema così delicato. “Considerato che il sistema pavese è al collasso dal punto di vista dei costi – spiega Niutta – dobbiamo valutare tutte le strade percorribi-
li. Ritengo sia possibile e doveroso valutare un sistema di ricongiungimento familiare, anche nell’ottica dell’interesse dei minori”. “Senza dimenticare la gestione dei centri di prima accoglienza nel meridione” aggiunge il leghista Mognaschi. Il primo vero corto circuito di questa emergenza secondo il rappresentate del Carroccio in consiglio comunale. “I comuni del sud non pagano o lo fanno con estremo ritardo. Per i gestori delle strutture di accoglienza diventa un problema prendersi cura di questi ragazzi senza la quota giornaliera che spetterebbe loro per legge”. Un vuoto amministrativo che innesca il più classico circolo vizioso: “Sono gli stessi gestori ad incentivare la fuga di questi ragazzi verso nord. Magari in direzione di città come Pavia che proprio in questi ultimi mesi ha visto un aumento esponenziale del fenomeno” l’amara considerazione del rappresentante leghista.
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La Notte dei ricercatori 2014 La scienza apre le sue porte e mette in mostra i risultati ottenuti di Paul Bakolo Ngoi
Gli organizzatori dell’edizione 2014 del “La Notte Europea dei Ricercatori” hanno potuto tirare un sospiro di sollievo e godersi appieno il successo raccolto dalla manifestazione. L’evento ha visto la partecipazione di tutta l’università con diverse iniziative a cominciare dal “MEETmeTONIGHT "I 5 sensi della ricerca. Uomo, donna e bambino: come viversi al meglio", fino a coinvolgere l’istituto nazionale di fisica nucleare. L’obiettivo è stato quello di riuscire a portare la ricerca fuori dai laboratori coinvolgendo i cittadini con eventi divertenti e stimolanti. L’idea guida della manifestazione che in contemporanea si è svolta in circa 300 città europee, è quindi quella di portare i ricercatori a contatto con il grande pubblico e aumentando così la consapevolezza delle attività di ricerca e di innovazione. La "Notte dei Ricercatori" vuole anche sostenere il riconoscimento pubblico dei ricercatori, creando una comprensione dell'impatto del lavoro dei ricercatori sulla vita quotidiana e incoraggiare i giovani a intraprendere carriere scientifiche. Girando per la città, abbiamo incontrato i ricercatori e i docenti della sezione di Pavia dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), vestiti con le loro coloratissime t-shirt. A tirare le somme dell’iniziativa è Sil-
va Bortolussi: “Il risultato della manifestazione è da ritenersi assolutamente positivo: le persone hanno partecipato con entusiasmo a tutte le attività, in particolare venerdì c'è stata moltissima affluenza alla Cupola Arnaboldi dov'erano allestiti esperimenti di rivelazione di raggi cosmici e di radioattività, di superconduttività, di trasformazione di luce in energia, e dove uno stand era interamente dedicato alla fisica per i bambini. All'aperitivo nella sala del Broletto erano presenti anche il Sindaco e l'Assessore per l'Istruzione. L'ultimo evento, il seminario riguardo alla fisica nella medicina, ha visto la sala del Camino completamente piena. Siamo molto soddisfatti sia della partecipazione del pubblico sia del coinvolgiSETTEMBRE • OTTOBRE 2014
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mento dei fisici in attività di divulgazione al di fuori dell'Università. Siamo già sicuri di ripetere il prossimo anno perché il finanziamento era per due anni, e abbiamo già molte idee per rendere l'evento ancora più ricco e divertente”. Uno spazio importante è stata riservato alle famiglie, e numerosi ragazzi si sono divertiti avvicinandosi a fenomeni scientifici di grande rilevanza nella vita di tutti i giorni. Il richiamo dello slogan Hey kids…you can be scientits!!! Ha quindi funzionato. Ricordiamo che la "Notte dei Ricercatori" è stata organizzata in collaborazione con il Dipartimento di Fisica dell'Università di Pavia, con il patrocinio del Comune di Pavia, del Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica (CNAO) e dell' Istituto Universitario di Studi Superiori (IUSS) e ha conosciuti oltre ai seminari divulgativi anche visite guidate al LENA (Laboratorio Energia Nucleare Applicata); visite guidate ai laboratori del Dipartimento di Fisica; visite guidate 16 |
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al CNAO e degli stand espositivi in Cupola Arnaboldi dove i ricercatori in Fisica di Pavia hanno mostrato esperimenti legati alle attività locali.
Ristorante Hotel Pizzeria
Ristorante Pizzeria Dall'Angelo sostiene il sociale con svariate iniziative e collaborazioni. Da febbraio ad oggi ha già fornito gratuitamente quasi 3000 pasti alle famiglie disagiate di Mezzanino, fornendo loro 7 giorni su 7 primo, secondo con contorno, pane, frutta e acqua. (Il pane viene offerto dalla panetteria di Grassi Giuliano di Mezzanino). Per il secondo anno consecutivo sponsorizza le squadre di calcio di Mezzanino, dando contributi anche ad altre squadre di calcio della zona; offre aiuti alle associazioni di ricerca e dona all'Auser di Mezzanino le offerte di tutte le feste organizzate. Con l'associazione Avani9 per le vittime dell'amianto di Broni, ed in collaborazione con il presidente Silvio Mingrino, ha donato 2 euro per ogni coperto dei giorni di sabato e domenica, per un totale di 500 euro; il 1 ottobre, in presenza del Sindaco di Mezzanino e del Sindaco di Valle Salimbene, ha offerto il pranzo a 15 bambini di Cernobyl (Russia) in affidamento alle famiglie della zona. Tutto questo è possibile grazie ad una giunta comunale eccellente, guidata dal Sindaco Gianluigi Zoppetti, a tutte le Associazioni, e agli abitanti stessi, persone eccezionali.
Ristorante Pizzeria Dall'Angelo Fraz. Tornello, 94 - 27040 Mezzanino (PV) Info e prenotazioni Tel. 0385.241907
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Rapito dalle frequenze bassE Incontro con Mariano Nocito, contrabbassista.
di Paul Bakolo Ngoi
La prima vera esibizione è stata al Cà Bianca di Milano (1986). Ricordo la forte emozione provata all'approccio con musicisti molto più bravi e preparati di me.
“Da piccolissimo, mia madre raccontava che attorno ai 4, 5 anni ho praticamente consumato i 45 giri di "Eri piccola" di Carosone, la mia preferita, "Vengo anch'io" di Jannacci e "Carissimo Pinocchio" cantata da Johnny Dorelli. Erano i mitici anni '60”. Così si presenta a me Mariano Nocito, 55 anni, musicista pavese dal ricco curriculum che vanta partecipazioni a numerosi festivals e che proprio in questi giorni si gode l’uscita di “Gezzz”, il primo Cd del suo nuovo gruppo GEZZZ, appunto come il titolo del disco. Si tratta di un quartetto composto da Angelo "Gange" Cattoni al piano e alla voce, Pietro Bonelli alla chitarra, Fabio Villaggi alla batteria e Mariano Nocito al contrabbasso, che esegue repertorio swing italiano, con arrangiamenti e rivisitazioni di brani di autori che vanno dagli anni '30-40 (Otto, Rabagliati, Kramer), ai re dello swing italiano anni '50 (Buscaglione, Carosone), ai grandi nomi della canzone italiana (Conte, Jannacci, Gaber, Caputo, Mina) fino alla rivisitazione in chiave swing di canzoni di autori contemporanei della musica leggera (Silvestri). 18 |
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Altri ricordi del tuo primo approccio con la musica? Verso i 12, 13 anni comincio ad ascoltare ed amare svisceratamente quello che allora si chiamava "Hard Rock", dopo aver sentito alla radio "Smoke on the water" dei Deep Purple, e come molti all'epoca, comincio a strimpellare la chitarra, e a mettere le mani sul pianoforte che faceva parte della mobilia del salotto di casa. Ascoltavo molto anche musica classica, ed essendo naturalmente dotato di un buon orecchio musicale mi divertivo moltissimo a "tirare giù" con il piano parti delle cose che sentivo: ricordo ancora adesso l'incipit della Quinta di Beethoven, il preludio per piano di Bach, e poi la musica leggera, da Paoli a Morandi, da Jannacci a Tenco. Come sei arrivato al contrabasso? Coinvolto particolarmente dalle frequenze basse, verso i 15, 16 anni passo al basso elettrico, e a 17 anni un amico mi fa ascoltare un disco di Coltrane (A Love Supreme) e alcuni di quei dischi contenenti le prove di
registrazione, con più versioni dello stesso brano, di Charlie Parker: vendo il basso elettrico e mi procuro, tramite il mitico insegnante del Vittadini Prof. Ercole un contrabbasso, partecipando, come uditore, alle lezioni del Maestro, che mi dà i fondamenti dello strumento. Da lì in poi, tranne una parentesi di qualche mese alle lezioni serali del grande contrabbassista Paolino Dalla Porta al Conservatorio di Milano, verso la fine degli anni '80, ho continuato la mia formazione da solo, nell'ambito del jazz.
ro con il quartetto GEZZZ, (sito internet: http://gezzzgange.wix.com/gezzz). Inoltre faccio parte di un trio con il pianista Fabrizio Trullu e il batterista Ivano Maggi, proponiamo un repertorio di composizioni originali, mie e di Fabrizio, tutte strumentali, di connotazione jazzistica con uno sguardo alla musica classica contemporanea. Il gruppo si chiama "Three3jazz".
Il primo concerto in pubblico. A parte le suonate tra amici? La prima esibizione diciamo "professionale" è stata al Cà Bianca di Milano. Ricordo la forte emozione provata all'approccio con musicisti molto più bravi e preparati di me, che con molta umiltà e senza farmi pesare i miei limiti mi aiutavano con estrema gentilezza, pur avendomi visto lì per la prima volta. E' stata un'esperienza unica, e indimenticabile. Era più o meno la fine degli anni '80, forse il 1986, e il mio grande amico e splendido batterista Pietro Sala, già ben inserito nel circuito musicale milanese (all'epoca suonava in uno dei più importanti gruppi jazz dell'area milanese e non solo, i mitici Nexus), mi invita a suonare con alcuni dei musicisti jazz più apprezzati del momento: il grande Sergio Fanni, trombettista strepitoso, componente dell'orchestra RAI e con un suono ed un fraseggio che hanno influenzato molti dei trombettisti a venire, il bravissimo Mario Piacentini, pianista molto preparato e raffinato, e Pietro alla batteria. Sentire Nocito raccontare della sua esperienza, parlare di jazz e di musica, è come leggere un libro. Ogni sua parola è un capitolo. Così, dopo un excursus partito dai suoi primi 4 anni, arriviamo al presente. Attualmente, come già accennato, collaboSETTEMBRE • OTTOBRE 2014
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Altra esperienza alla quale tengo molto è "Los Pilones Trio", con Fabio Casali alla chitarra e Luigi Scuri alla batteria. Le sonorità sono più elettriche, a cavallo tra il jazz e il rock progressive, uso prevalentemente il basso elettrico. Sempre con Luigi Scuri alla Batteria, è di recente formazione il "Gino Marcelli Trio", formazione di jazz acustico del talentuosissimo pianista di origine laziale, frutto della sua ricerca sulle commistioni tra il jazz e la musica contemporanea di alcuni compositori sudamericani e sullo sviluppo della libera improvvisazione. Nel repertorio anche composizioni originali. Oltre a questo, svolgo sempre attività di free lance, e da circa un anno coordino, insieme a Fabio (Casali) e Luigi (Scuri) presso il Circolo Arci Via D'Acqua, v.le Bligny 83 a Pavia, le JAZZ SESSIONS del giovedì, con cadenza bisettimanale. Chiudere la conversazione con Mariano Nocito, non è facile. Tanti sono gli aneddoti, tante sono le cose da raccontare. Su queste pagine però non potevamo non chiedergli un suo consiglio a un giovane che vuole suonare uno strumento. Non credo sia possibile consigliare uno strumento a chi inizia l'attività musicale: chi si approccia alla musica lo fa per passione e con dei gusti musicali già definiti, sia in termini di genere musicale che di strumento. Esistono strumenti con approccio più immediato, ed altri che prima di darti soddisfazione richiedono più sacrifici. L'unico consiglio che mi sento di dare ai giovani che iniziano un percorso musicale è quello di affidarsi a buoni insegnanti e di utilizzare gli infiniti strumenti messi a disposizione dalla rete. Oggi ci sono molteplici e qualificate possibilità per pianificare un'ottima formazione musicale. Inoltre, nei conservatori ci sono corsi di musica moder20 |
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na e cattedre di jazz affidate a grandi musicisti e professionisti, disposti a condividere le loro conoscenze ed esperienze, e materiali didattici innovativi e di ottima qualità. Un patrimonio importante, purtroppo poco valorizzato in questo paese, nonostante all'estero il musicista italiano sia apprezzato e rispettato, anche nelle mitiche americhe. Infine c’è l’ascolto. Ascoltare tanto, e con attenzione. Oggi la musica viene generalmente concepita come sottofondo, si ascolta musica facendo mille altre cose. Avete mai provato a leggere un libro cucinando, o facendo le pulizie, o navigando in internet? Non è possibile. Ascoltare un disco dovrebbe essere la stessa cosa: si ascolta, con attenzione, senza fare altro. E questo, per chi si dedica ad un genere, soprattutto per il jazz, aiuta ad assimilare e interiorizzare il linguaggio. Il famoso swing, caratteristica principale del linguaggio jazzistico, non si può insegnare, bisogna averlo dentro, e per farlo uscire è fondamentale interiorizzarlo, e questo si ottiene solo con l'ascolto, quello attento, quello vero. Buona musica, a tutti!
“In prima linea, impegnati su più fronti” Una bella chiacchierata con il sindaco di Stradella, Piergiorgio Maggi. Primo cittadino da oltre 4 mesi, sta operando a grande ritmo su lavoro, territorio, scuole, commercio e cultura di Alessandro Difrancesca
siede sulla poltrona più alta (e aggiungerei più scomoda) del Comune di Stradella. Il tempo scorre e tra poche settimane sarà già quasi Natale, poi fine anno. Forse, è già tempo di bilanci...
Buongiorno sindaco Maggi. Per fare il primo cittadino a tempo pieno questa estate lei ha addirittura rinunciato ad andare al mare, a fare le ferie. Da oltre quattro mesi 22 |
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Da dove partiamo? Si legge che avete da poco avviato la procedura per la variante generale del Piano di Governo del territorio. Sta seguendo tutto l'iter il vice sindaco Maurizio Visponetti che ha la delega all'urbanistica. La variante andrà a concretizzare gli indirizzi inseriti nella revisione normativa, approvata di recente, cercando di adeguare lo strumento urbanistico alle nuove necessità economico-sociali ed edificatorie, espresse dalla città. L'impegno che ci siamo presi è stato quello di demandare alla variante generale le osservazioni non accolte in sede di revisione, approfondirle e portarle all'attenzione del consiglio. Il nuovo provvedimento conterrà precisi indirizzi di tutela ambientale e riduzione del consumo di suolo, di limitazione delle grandi e medie strutture commerciali, di recupero degli ambiti urbani degradati e di quelli ambientali, di revisione degli indici dei suoli.
Avete creato un assessorato al lavoro per fronteggiare ormai ogni tipo di emergenza. Anche quella di sostenere i lavori disoccupati. E' vero, tra le mie priorità in campagna elettorale, c'era quella di istituire un assessorato al Lavoro perché lo ritengo cardine. Abbiamo recentemente deliberato 15mila euro a sostegno di lavoratori disoccupati, cassintegrati o in difficoltà economiche, tramite il pagamento delle utenze o l'utilizzo di voucher lavoro. Il fondo anticrisi, che negli anni scorsi veniva finanziato con la decurtazione del 30% delle indennità di carica, è stato confermato anche quest'anno, all'interno del protocollo di intesa che il Comune ha sottoscritto con le organizzazioni sindacali, in occasione dell'approvazione del bilancio di previsione 2014. Altri 10 mila euro saranno stanziati, invece, per l'apertura e il funzionamento dello Sportello lavoro. Confermata anche la possibilità di usufruire di «buoni spesa» per l'acquisto di generi alimentari di prima necessità, da spendere nelle attività commerciali cittadine convenzionate. Sul bilancio invece come siete messi? In questi giorni assessorati e uffici comunali si stanno occupando dell'assestamento di bilancio da portare in consiglio comunale entro fine novembre, si terrà sicuramente una conferenza dei capigruppo e una commissione bilancio. Successivamente inizieranno i lavori preparatori utili alla redazione del prossimo bilancio di previsione 2015. Parlando dei giovani e più nel dettaglio delle strutture che utilizzano come le scuole, ci sono stati interventi? Abbiamo stanziato circa 8 mila euro in favore dell’istituto comprensivo “Depretis” autorizzando lavori di tinteggiatura e di ripristino nei locali adibiti a refettorio, all’interno della scuola primaria di via Bottini. I lavori si sono resi necessari a seguito delle prescrizioni
impartite dall’Asl di Pavia, in sede di Commissione di vigilanza. Abbiamo predisposto il pagamento di 3.500 euro per la fornitura di arredi per gli edifici scolastici: in particolare, trenta banchi e sessanta sedie per i ragazzi della scuola media di via Repubblica, quattro tavoli per la mensa scolastica e dieci banchi per la scuola primaria, in sostituzione di altri non più utilizzabili. Ma perché si continua ad affermare che Stradella è una città buia. Sinceramente non lo so. Sa slogan e propaganda sono sempre di moda. Si sta finalmente predisponendo il bando per l'appalto del servizio di illuminazione pubblica, con il rifacimento dell'intera rete di Stradella, con l'utilizzo dei nuovi sistemi illuminanti per rendere Stradella più sicura e più illuminata, entro un anno partiranno i lavori. Senta Maggi, altro argomento che “scotta” è quello relativo al commercio e mi riferisco alla grande distribuzione. Da tempo è in atto una campagna contro il Comune affinché SETTEMBRE • OTTOBRE 2014
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non autorizzi più aperture. Ascom anche ultimamente è tornata alla carica chiedendo di bloccare addirittura le strutture commerciali della media e grande distribuzione anche con iter in corso e ottenere agevolazioni sulla Tares. Chiedere è lecito ma credo che non bisogna mai esagerare. Questi centri commerciali sono gli ultimi autorizzati, le pratiche sono state avviate. Con i commercianti abbiamo preso un impegno ben preciso: che per il futuro non se ne sarebbero aperti altri. Se cancellassi anche quelli con iter in corso mi prenderei una denuncia dai proprietari. Parlando di culturale, ovvio rivolgere lo sguardo alla stagione 2014-2015 del Teatro Sociale. Tra l'altro c'è un'idea in cantiere: fare un patto con il teatro Fraschini di Pavia. Ci spiega di cosa si tratta? Premesso che se se ne sta occupando direttamente il collega Lombardi, ex sindaco di Stradella, diciamo un po' l'artefice principale della riapertura e del rilancio del teatro Sociale di Stradella. Diciamo che l'idea che si sta sviluppando è quella di una collaborazione con la Fondazione del Teatro Fraschini di Pavia a partire dal 2015. Fino a dicembre invece abbiamo affidato provvisoriamente la gestione a una onlus del settore, visto che la Società dell’Accademia ha rinunciato per motivi interni. Sindaco, va sottolineato che assicurare un'apertura di un teatro e garantire un tenore elevato degli spettacoli, ha un bel costo. Il nodo più importante rimane quello dei costi. Come amministrazione abbiamo confermato 19 spettacoli in cartellone, come lo scorso anno, più altre serate speciali fuori programma. I soli costi artistici ammontano a 108 mila euro, senza considerare le utenze, la cui voce più rilevante è quella del riscaldamento, con una spesa di 33 mila 24 |
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euro. Sono stabili le previsioni sugli abbonati, circa 650, e sulle presenze, stimate intorno alle 10 mila. Sarà la nuova commissione teatro, che si insedierà nelle prossime settimane, a studiare alcune modifiche al regolamento per la gestione della struttura e all’individuazione del nuovo soggetto gestore. Abbiamo poi confermato l’avvio dei lavori alla copertura del teatro e il rifacimento degli infissi (80 mila euro, di cui 56 mila da regione Lombardia) e il ripristino, entro fine anno, del sipario storico, restaurato con un motore di sollevamento e avvolgimento (spesa di 3.250 euro), finanziata attraverso una serata benefica e uno sponsor privato. Per chiudere: tra poche settimane sentiremo già il profumo natalizio. Ci sono sorprese in serbo, o la crisi colpirà ancora duramente? Spero che la crisi se ne vada e ci lasci finalmente stare. Questo sarebbe il regalo più bello per un amministratore di un Comune. Rilanceremo via Trento, la “stra vegia” con una serie di iniziative, dalla castagnata ai mercatini di Natale. Siccome per gli auguri è ancora prematuro, ci sentiremo più avanti. Grazie.
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Chi ha mai letto una lista di consumazioni di un qualsiasi bar lo sa: scovare una traccia di italiano è un' impresa che molto spesso non trova vittoria. Il gusto si impone di essere trendy, accattivante già dall'ordinazione, di sapere di festa, gioventù e mondanità. Ecco quindi proliferare cocktail dai nomi più stravaganti, rigorosamente americani, proprio perché ormai sembra che solo il retrogusto straniero sia capace di attrarre il pubblico. E' infatti fin troppo facile trovare un ventenne con un cocktail a base di rum cubano e vodka russa. Decisamente più difficile è invece imbattersi in ragazzi che ordinano un bicchiere di Pinot nero o di Moscato, per 26 |
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esempio. Non sono solo i giovani a lasciare in un angolo le eccellenze italiane, spesso anche gli over quaranta ne ignorano o dimenticano l'esistenza, a favore di vini fuori confine. Ciò non accade ovviamente per la scarsa qualità dei nostri prodotti ma a causa di una valorizzazione del territorio ancora troppo debole. Questo, Emanuele Bottiroli, neodirettore trentaquattrenne del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, l'ha capito. Ha capito che i tempi e le generazioni sono cambiati e che quindi anche la promozione delle nostre eccellenze deve mutare. La trasformazione di Bottiroli ha preso forma con l'ideazione e lo sviluppo della prima applicazione gratuita per smartphone e tablet che ci accompagna nella scoperta delle perle enogastronomiche dell'Oltrepò Pavese. Per farsi riscoprire le nostre eccellenze diventano quindi "social". Se non si sa più parlare l'antica lingua del mosto italiano allora è il vino stesso a rinnovarsi e ringiovanirsi tuffandosi nella rete degli App Store Apple e Android, imparando a cinguettare su Twitter, alzare il pollice su Facebook, condividere su Youtube e postare su Instagram. Già, perché è possibile fare anche
questo. Con l'applicazione su smatphone il consumatore smette di essere solo un semplice spettatore per cominciare a seguire e a condividere con le comunità virtuali citate le avventure vinicole e gastronomiche sue e di altri utenti. L'applicazione, che porta il nome del Consorzio promotore, ha per protagonisti i vini dell'Oltrepò Pavese: dal Pinot nero al Moscato, senza tralasciare Bonarda, Buttafuoco, Sangue di Giuda e Riesling. Fornisce, però, anche una guida delle specialità gastronomiche e la raccolta di tutti gli eventi in programma. Si punta inoltre a un percorso di riscoperta del territorio e conoscenza del Consorzio. Con l'App si ottengono, infatti, le mappe di tutte le cantine in questione, i contatti per comunicare direttamente con l'ente e svariati link dove è possibile scoprire la storia e altre curiosità di questa realtà. Non è ancora tutto. E' fondamentale, non solo far scoprire l'Italia agli italiani, ma por-
tare anche nel mondo le specialità del Bel Paese. La neonata applicazione volge quindi anche un occhio all'estero, essendo disponibile anche interamente in inglese. Il lavoro del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, fatto anche in vista dell'imminente Expo 2015, ci ricorda che l'Italia è un gigante addormentato sui suoi tesori. Ciò che è fondamentale è la promozione e la scoperta di queste ricchezze. L'idea del Consorzio è un'ottima risposta a questa necessità. Per la sua App sembra non aver dimenticato proprio nulla: dona alla tradizione un nuovo tocco "social" e la mette a portata di click, nelle tasche di tutti. Allora scopriamo la bontà che ci circonda. Stuzzichiamo attraverso uno schermo la voglia degli intramontabili sapori nostrani ma solo per gustarli a pieno, a telefoni spenti, nell'antica, inconfondibile, splendida e tutt'altro che virtuale lingua che si parla da secoli nelle cantine dell'Oltrepò Pavese.
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Il “Giro del Po” in bicicletta a 78 anni Percorre mille chilometri in solitaria: dal Monviso fino al mare Adriatico e poi il ritorno a Pavia di Mario Fortunato
mare. Una sfida con sé stesso ma anche al progetto di ciclovia VEnTO, il percorso che unirà Torino a Venezia, attraverso oasi naturali e città d’arte, per 679 km.
L’estate ormai alle spalle ci lascia in eredità una piccola grande storia ancora da raccontare. Quella del pavese Lorenzo Inglardi e della sua bicicletta. Settantotto anni sulle spalle e mille e cento chilometri accumulati nei polpacci, in soli dieci giorni di viaggio. “Dalla fonte al delta e ritorno a Pavia: avventura lungo il Po”. Quel che sembra il titolo di un libro, è molto più realisticamente il racconto della lunga pedalata di un amante delle due ruote e del Bel Paese. La partenza sul Monviso, là dove il Po nasce, lo scorso 14 giugno, e poi giù seguendo le dolci curve di argini e stradine per non perdere mai di vista il grande fiume, fino al salto nel
Signor Inglardi, l’idea nasce da qui? “Si, quando ho saputo del progetto del Politecnico di Torino mi sono messo subito in azione. Cosa faccio, ho pensato, aspetto il 2015? Per l’anno prossimo non arriverà mai quella ciclabile, così ho deciso di crearmi da solo il percorso”. Una passione innata quella per il ciclismo, divenuta però attività amatoriale solo a quaranta anni di età. Poi, nel 2001, la svolta: via la pettorina delle gare e le strade trafficate per dedicarsi al gran tour. Un modo diverso per fare sport e visitare le bellezze di un Paese che, ci racconta, merita di essere visto e vissuto a trecentosessanta gradi. “Il cicloturismo è la cosa più bella che ci sia per chi, come me, ama andare in bicicletta” spiega con due occhi azzurri che brillano di passione. Lei viaggia sempre da solo? “Si, solo perché non trovo mai nessuno che venga con me (ride ndr). Provo a coinvolgere amici e conoscenti ma niente, non riesco a convincerli. SETTEMBRE • OTTOBRE 2014
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di storia e scorci naturalistici da cartolina”. A 78 anni però Lorenzo Inglardi non ha nessuna intenzione di appendere gli scarpini al chiodo e dedicarsi ad hobby meno spericolati. Tante ancora le strade da percorrere e le città da attraversare: lui e la sua bici ed una nuova storia da raccontare. “Ho già parlato con la mia compagna della prossima avventura che ho in testa. Sarà una cosa un po’ fuori dalla norma però vorrei provarci se il fisico me lo consentirà. L’idea è di partire da Pavia e scendere fino a Roma, seguendo la via Francigena. Da lì proseguirei fino a Napoli e poi giù verso Reggio Calabria. Arrivato alla punta vorrei risalire dalla costa adriatica, passando da Bari, Taranto e altre città, per arrivare fino a casa”. Scherzi a parte, il discorso è molto semplice: l’Italia va vista. Tanti preferiscono andare all’estero quando abbiamo un Paese ancora tutto da scoprire. Io ho scelto l’Italia e mi sono goduto un bellissimo viaggio tra città ricche
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Vorrà mica riunire metaforicamente l’Italia? (Sorride ndr)”Si, mi piacerebbe tanto”. L’ultima battuta prima di tornare a lavorare alla prossima avventura.
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Una Rassegna letteraria all’insegna delle passioni Una serie di appuntamenti rivolti a ogni fascia d’età, in compagnia di autori, professori, giornalisti e filosofi di Marta Rubini
In occasione della XIII edizione della Rassegna Letteraria, il centro storico di Vigevano si è trasformato ancora una volta in un palcoscenico d’eccezione, con ospiti 32 |
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di rilievo nazionale: Francesco Alberoni, Andrea De Carlo, Gianantonio Borgonovo, Barbara Alberti e Monica Guerritore sono solo alcuni dei protagonisti della serie di incontri, letture e seminari, in scena dal 17 al 26 ottobre. La rassegna di quest’anno ha come Leitmotiv le passioni, un argomento dalle innumerevoli sfaccettature, molto suggestivo per l’importanza che riveste e ha sempre rivestito nella storia dell’uomo. La natura caleidoscopica del tema ha permesso un approfondimento non solo da un punto di vista narrativo, ma anche in connessione con altre discipline, come la filosofia, la religione, l’arte, la psicologia e l’attualità. Proprio con quest’ultima si è aperto il primo incontro dedicato al fenomeno dei social network, in particolare a Facebook, e alla rilevanza che ha assunto ai giorni nostri. Tuttavia, prima di proseguire la rassegna, il nostro tema necessitava, per così dire, di un excursus sulle sue origini letterarie, opportunamente affidato ai professori vigevanesi Orazio Rossanigo e Laura Pasquino, che hanno illustrato la passio (in greco pathos) nella letteratura classica, a partire da una
Sepùlveda, ospite d'onore 2014
spiegazione etimologica e antropologica. Dopo un’analisi sulla passione nel mondo della recitazione, nella politica e nella vita di coppia, a chiudere gli incontri della Rassegna 2014 sarà la lectio magistralis di Philippe Daverio, critico d’arte, giornalista e conduttore televisivo. Come le edizioni passate, non potevano mancare i riconoscimenti alla carriera del Premio Letterario “Città di Vigevano” in memoria di Lucio Mastronardi: quest’anno per la sezione internazionale il premio è stato assegnato allo scrittore cileno Luis Sepùlveda, mentre per quella nazionale all’attore e regista Giorgio Albertazzi. Inoltre, una giuria popolare, costituita da 70 lettori “forti” delle scuole cittadine, delle biblioteche del sistema e dell’università per la terza età, ha decretato Camilla Baresani vincitrice del Premio Città di Vigevano, con il titolo Il sale rosa dell'Himalaya, lasciando al secondo posto Una commedia italiana di Piersandro Pallavicini, seguito da Marina Bellezza di Silvia Avallone, gli altri romanzi finalisti selezionati da una prima giuria tecnica. La consegna dei premi, condotta da Ermanno Paccagnini e con la regia di Luca Malvasi, è avvenuta nella splendida cornice del Teatro Cagnoni ed è stata accompagnata dalle letture di Giuseppe Cederna. Annullato, invece, per cause indipendenti dall'Organizzazione, l’atteso appuntamento con Giorgio Albertazzi, che avrebbe dovuto tenersi domenica 17 ottobre alle ore 21.00. A corollario, tante iniziative: seminari mattutini pensati per gli studenti delle scuole superiori, mostre tematiche, reading e grup-
pi di lettura riservati alla casa circondariale dei Piccolini ("Liberi come i libri"), un “Fuori rassegna”, che vuole coinvolgere anche altri luoghi della città e vede presente il “salone del libro vigevanese”, con autori locali a confronto. Durate sabato 25 ottobre si svolgerà la ormai tradizionale “Giornata Mastronardiana”, in cui le associazioni culturali cittadine allestiscono un articolato programma di eventi a ricordo e studio dello scrittore vigevanese, partendo da una delle sue opere, che quest’anno sarà “A casa tua ridono”, romanzo del 1971, che scandaglia minuziosamente l’animo del protagonista Pietro, l’ultimo sconfitto dei personaggi mastronardiani. La Rassegna letteraria di Vigevano vuole essere l’occasione per ricordare uno dei più tormentati scrittori del neorealismo e per offrire al pubblico una manifestazione culturale di indubbia qualità, con artisti e intellettuali affermati nel panorama nazionale e internazionale.
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Dalla lettura Geronimo Stilton ai racconti creativi di
due scrittori in erba Mattia e Sofia, due bambini che passano il tempo inventando storie e immaginando la vita attraverso i loro scritti... di Paul Bakolo Ngoi
... Il loro sogno è quello di scrivere un libro che superi il muro della classe e dei compagni di banco. Appuntamento a Natale per una loro prima creazione. La curiosità non sempre è un difetto. Anzi qualche volta, preso nel verso giusto, ci porta a scoprire cose che fino a qualche instante prima ci erano sconosciute. Seduti sull’ultima rampa di una scala, Sofia e Mattia sfogliano con passione un libro. A turno leggono ciascuno una pagina, poi un capi-
tolo, poi chiudono il libro e si raccontano, ciascuno a modo proprio quello che non hanno ancora letto. Immaginare, inventare con parole proprie la fine di un libro. Scrivere un racconto per poi farlo leggere ai compagni di classe. Che bel gioco. Rimango affascinato da queste due lettori, mi avvicino silenziosamente per non disturbare il loro gioco. “Scusate, chiedo, posso chiedervi due cose?”. Loro, inizialmente fanno finta di non sentirmi, o forse, presi dai rispettivi racconti, non mi hanno proprio sentito. Insisto: “Posso?” “Certo, mi dice Sofia”, mentre Mattia mi guarda stupito dalla mia curiosità e dal mio modo di fare così cortese e silenzioso. “Ma perché vi piace scrivere?” “E’ un modo per me di lasciare agli altri le mie sensazioni. Mi piace scrivere, dice Sofia, perché leggo anche molto”. Una volta vinta la sua timidezza, Mattia incalza: “Io cerco di trasferire tutte le parole che mi vengono in testa su una pagina per poi sognare di farne un film”. Capisco quindi che per loro la scrittura non è un esercizio di sintassi ma un terreno dove seminare le proprie emozioni. Che bello! L’età dell’innocenza
le? Per Sofia, appassionata di equitazione, la risposta è ovvia, cavallo; mentre Mattia che adora il suo cane, mi dice che gli piacerebbe essere al suo posto e quindi un cagnolino. E poi continuo con i personaggi preferiti: Peppa pig e Ned per Sofia; Georges (fratello di Peppa) e i suoi dinosauri per Mattia. Nei colori preferiti prevale il rosso assieme al nero e all’azzurro. Sofia sogna Parigi e Roma, mentre Mattia vorrebbe viaggiare nel passato e visitare tutta l’Italia. Il gioco con loro potrebbe anche continuare ma mi rendo conto di invadere uno spazio che non è proprio mio e di rubare momenti all’ingegno, un dono della natura. E’ tempo di levare le tende e lasciare loro ai loro pensieri. Mentre sto per salutarli, ecco che mi allungano dei fogli: “Questa è la nostra storia di Natale, l’abbiamo scritta, ora tocca a te metterlo in pagina. Sei tu lo scrittore, vero?”. Mi hanno colto in contropiedi, sono senza parole però accetto la sfida anche perché due muse ispiratrici così meglio non perderle. Appuntamento a tutti quindi al racconto di Natale. La curiosità non è sempre un cattivo difetto, a volte fa bene al cuore e allo spirito.
ha proprio qualche cosa di genuino. Colgo quindi l’occasione per giocare con loro. Domande brevi e risposte asciutte: Libro preferito: tutta la serie di Geronimo Stilton (libri per bambini aventi per protagonista l'omonimo personaggio e ambientati nell'immaginaria città di Topazia.). Incredibile, Mattia e Sofia non hanno avuto il tempo di consultarsi ma la risposta è la stessa. Da lì capisco perché condividono la passione per la lettura. Un gioco da grande. Se tu fossi un animaSETTEMBRE • OTTOBRE 2014
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I giovani sempre più allergici alla lettura Libri ormai passata di moda tra i ragazzi e sostituiti dalle nuove tecnologie
di Marta Rubini
Al giorno d’oggi il numero dei ragazzi che si dedica alla lettura è sempre più in diminuzione: secondo i dati dell’Associazione Italiana Editori, nonostante il mercato italiano del libro si mantenga ancora fiorente, solo il 38% delle persone oltre i 14 anni si definisce "lettore", tenendo presente che in media i maschi leggono meno rispetto alle ragazze. La situazione si delinea piuttosto preoccupante se si considera che il 45% dei giovani dai 6 ai 19 anni dichiara di non leggere libri al di fuori di quelli scolastici. Per quale ragione la lettura, una pratica antica quanto la scrittura, non suscita più lo stesso interesse di un tempo? I pochi che lo fanno preferiscono leggere tramite internet con i loro iPad, iPhone, abbandonando ormai quasi in via definitiva quella vecchia immagine dell’usare il libro come mezzo di evasione fugace dalla vita quotidiana, lasciando da parte qualsiasi oggetto o persona che richieda la nostra attenzione. I ragazzi di oggi trascorrono il loro tempo soprattutto davanti al computer, giocando ai videogames, vivendo in completa simbiosi con il loro cellulare. Ormai è un classico: ogni persona nella sua camera 36 |
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ha un PC, una playstation, ma pochissimi libri da leggere. Quello che emerge è una pigrizia dilagante, che, a livello generale, porta a essere molto più spettatori che protagonisti. Tuttavia, non c’è da stupirsi. Si pensi, ad esempio, alla televisione, la più diretta concorrente del libro, che propone immagini alla velocità della luce senza stimolare minimamente la materia grigia. In un esperimento del 1969 il ricercatore Herbert Krugman scoprì che i rumori emessi da TV possono pregiudicare nei bambini la loro capacità di interagire con altri esseri umani, rallentarne il pensiero cognitivo e lo sviluppo del linguaggio. Questo perché l’emisfero cerebrale sinistro, che elabora le informazioni in maniera logica e analitica, viene completamente disattivato quando un individuo guarda la televisione. Rivelò che, al contrario, leggere aumenta la cognizione e serve a costruire nuovi percorsi neuronali, poiché quando si legge si è costretti a pensare in modo critico e a visualizzare il «teatro della mente». Invece che impiegare il proprio tempo ipnotizzati davanti a notizie spesso di dubbio gusto e utilità, a programmi altamente diseducativi, che mettono in ginocchio il nostro buon senso, potrebbe diventare una buona abitudine rilassarsi su una comoda poltrona e immergersi nella lettura. Ancora meglio sarebbe ritagliarsi abitualmente un momento per un buon libro in compagnia di un genitore, di un fratello o un amico. L’esempio dovrebbe in primis essere trasmesso dai genitori, che i figli spesso tendono a imitare: una mamma e un papà non amanti dei libri, che magari ritengono la lettura noiosa e la considerano un obbligo scolastico piuttosto che una risorsa da condividere, difficilmente riusciranno a comunicare un messaggio positivo. Una grande responsabilità spetta poi agli
insegnanti, che hanno il compito di sensibilizzare fin dalle elementari i bambini, portandoli a visitare delle biblioteche, facendo scegliere loro i libri che preferiscono e che più li hanno colpiti, evitando di obbligare giovanissimi impreparati a letture troppo impegnative e scoraggianti –anche perché, al momento di scriverne il riassunto, ricorrerebbero a internet. I libri sono oggetti di cultura, rappresentano un formidabile strumento d’integrazione, di legame sociale e di comprensione dell’altro. Ogni libro che leggiamo ci trasmette delle emozioni, ci lascia qualcosa, ogni pagina sfogliata è uno spunto per sognare, che ci offre la libertà di rendere il protagonista proprio come lo avremmo voluto. La lettura è un piacere. I piaceri, per definizione, non si possono imporre. Peccato che in molti non si rendano conto di cosa si perdono.
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Il cibo da strada un nuovo modo per rilanciare le città a livello turistico?
di Sabrina Capelli
Svelti, in piedi, si mangia! Per definizione, il cibo da strada (street food) è costituito da tutti quegli alimenti, incluse le bevande, pronti per essere consumati, venduti e molto spesso anche preparati in strada o in altri luoghi pubblici come le fiere e i mercati. Solitamente vengono distribuiti da commercianti ambulanti, il più delle volte su banchetti provvisori, ma anche da furgoncini o carretti raffazzonati. Ultimamente, in città di grandi e medie dimensioni, si è diffuso anche l'uso di piccoli locali che preparano e somministrano cibi da mangiare comodamente camminando per le vie del centro storico. L’impiego di questi alimenti consente, in genere, di mangiare in maniera più semplice, più rapida e meno costosa rispetto al consumo di cibo in un ristorante o in un altro luogo deputato allo scopo; per tale motivo, questa forma di nutrizione viene spesso preferita rispetto a modalità più formali di consumo, tanto da farle occupare un posto rilevante nello stile alimentare quotidiano delle persone. Tale nutrizione rientra nel più ampio fenomeno del cibo informale (informal food sector), un settore che, nei paesi in via di sviluppo, rappresenta una delle strategie 38 |
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adottate per provvedere ai propri bisogni alimentari. Molti di questi cibi si inseriscono nella categoria del finger food e del fast food. In altri casi, il consumo alimentare per strada si rivolge a un tipo di sostentamento
che, per lo scarso valore nutritivo e culturale, viene classificato come cibo spazzatura (junk food). Infine, esso è strettamente legato al fenomeno del cibo da asporto (take away/take-out) e ad altri generi di consumo “amichevole” di alimenti, come gli snack, gli spuntini e il pranzo al sacco. Una modalità in forte espansione riguarda la somministrazione di questi nutrimenti attraverso distributori automatici, collocati in luoghi strategici come stazioni di treni o pullman, fermate di autobus e metropolitane, luoghi di lavoro, ospedali, scuole, centri commerciali. In questo caso, la tipologia di cibo che prevale maggiormente è quella dello spuntino (snack), spesso in preparazioni e confezionamenti di tipo industriale, e delle bevande calde e fredde. Il vantaggio dell’erogazione automatica è quello di garantire un servizio ininterrotto 24 ore su 24 e la possibilità di somministrare cibi nei luoghi più disparati, anche in aree prive di servizi commerciali tradizionali. Inserito in un contesto moderno, all’interno di una società in continuo movimento, il cibo da strada può diventare il protagonista di iniziative culturali proposte alla cittadinanza nella convinzione che le delizie pretà-porter, meglio ancora se fatte secondo gli usi della cucina locale, possano offrire agli esercenti un aiuto a uscire dal tunnel della crisi. Così facendo si ha la possibilità di far rivivere un preciso quartiere della città e creare un appuntamento che richiami turisti da altre province. Le bancarelle coinvolte potranno proporre pertanto una varietà infinita di cibi come arrosticini di agnello, fish & chips, riso basmati, spiedini di pollo, panini con wurstel e salamella, bruschette, tex mex, alette di pollo, hamburger, costine, piadine, patatine fritte e chi più ne ha più ne metta. Il tutto condito con prodotti tipici della realtà locale e birra artigianale. Passando al dolce, invece, sarà
possibile assaggiare i famosi macarons, dolci francesi, frittelle e bomboloni. Per non lasciarli al loro destino, si può anche pensare di abbinare questi cibi a percorsi cittadini o in mezzo alla natura, con alimenti da consumarsi all'ombra di monumenti secolari o sulle rive di un fiume, facendo diventare questi itinerari dei veri e propri original food streets. Data la dimensione sociale, economica e culturale del fenomeno, il cibo da strada sta suscitando un interesse sempre più crescente, soprattutto tra le nuove generazioni: dagli studiosi di alimentazione agli antropologi, agli imprenditori di organizzazioni internazionali che si occupano di alimentazione, salute e benessere. Sarà la solita moda del momento? Per ora ci fermiamo a degustarla! SETTEMBRE • OTTOBRE 2014
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Affrontare la crisi col Jobs Act Il progetto del Governo Renzi è ambizioso e genera degli interrogativi, tra cui: davvero la ripresa economica passa per la riforma del mercato del lavoro? di Marta Rubini
La parola “crisi” è ormai tanto utilizzata da aver creato una sorta di assuefazione. Dalla rabbia alla rassegnazione il percorso può essere breve: così, a forza di sentir parlare di recessione si rischia di iniziare a non meravigliarsene più. Tra le maglie del pessimismo generale, tuttavia, da alcuni mesi cerca di insidiarsi il Governo di Matteo Renzi. Dopo la manovra “degli ottanta Euro”, ora il premier sembra puntare più in alto con il cosiddetto Jobs Act. Ma viene spontaneo chiedersi se davvero la riforma del diritto
del lavoro possa essere la cura dei mali del nostro Paese. La scorsa primavera si è puntato molto sul contratto a termine (cui ora gli imprenditori possono ricorrere più facilmente che in passato) per rilanciare l’occupazione nell’immediato. Se il motto storico del diritto del lavoro nostrano era “meglio un lavoratore a tempo indeterminato che un precario”, ora ci dobbiamo accontentare di un pragmatico “meglio un precario che un disoccupato”. Tuttavia, proprio in queste settimane il Par-
lamento sta nuovamente discutendo le linee guida cui il Governo dovrà attenersi, nei prossimi mesi, per una riforma organica e capillare del diritto del lavoro. L’idea di fondo del progetto riformatore in gestazione (che si ispira ai recenti progetti elaborati da team di esperti, come il senatore Pietro Ichino) è quella di ridisegnare radicalmente le forme contrattuali con le quali è possibile perfezionare l’assunzione dei lavoratori nel nostro Paese. Per rilanciare il mondo dell’impresa, si pensa di rendere meno oneroso il contratto di lavoro a tempo indeterminato, ovvero, di ridurre i costi gravanti sull’imprenditore: non tanto l’esborso economico corrispondente a retribuzione, imposte e contributi, quanto tutti quei vincoli che lo status protettivo del lavoratore subordinato comporta per il datore di lavoro e che possono tradursi in una maggiore difficoltà nel gestire a proprio piacimento l’organizzazione dell’azienda. A tale proposito entra in gioco l’articolo 18, che tutela i dipendenti contro i licenziamenti illegittimi: facilitare i licenziamenti, nell’ottica del Governo, significherebbe rendere meno intoccabili i lavoratori a tempo indeterminato e, quindi, indurre più facilmente gli imprenditori a “correre il rischio” di assumere. Come contrappeso, la riforma dovrebbe prevedere anche misure a tutela dei lavoratori: in primis, l’eliminazione di alcune forme contrattuali (come ad esempio il lavoro a progetto) atipiche e spesso usate dai datori di lavoro per assumere illegittimamente lavoratori a basso costo. Insomma, il contratto a tempo indeterminato finirebbe col tutelare il lavoratore in modo un po’ meno forte rispetto all’attuale disciplina, ma acquisirebbe una maggiore diffusione (oggi, invece, quasi tutti i giovani entrano nel mercato del lavoro mediante tipi di contratti non standard). Inoltre, poi, seguendo
lo slogan “spostare la tutela dal rapporto al mercato”, alla minore tenuta anti licenziamento del contratto a tempo indeterminato dovrebbe fare da contrappeso anche la creazione di un nuovo e più efficiente sistema di ammortizzatori sociali, per sostenere il reddito dei disoccupati, collegato alla creazione di un circuito idoneo a favorire la ricollocazione in tempi rapidi di chi ha perso il lavoro, attraverso corsi di formazione gestiti da apposite strutture e reti di offerte professionali condivise su ampia scala. Il tempo dirà se tale ambizioso progetto si tradurrà in pratica o se a prevalere sarà il tradizionale immobilismo italico. In caso affermativo, forse il Jobs Act non provocherà (a differenza di quanto potrebbe fare una drastica riduzione del cuneo fiscale) un rapido aumento complessivo dell’occupazione; magari però contribuirà a una più equa distribuzione delle opportunità di lavoro, a cui ambiscono sempre più persone.
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La finestra sulla mente
PARLIAMO DI EMOZIONI: LA RABBIA di Gaia Vicenzi Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale
«La rabbia è una follia momentanea, quindi controlla questa passione o essa controllerà te.» (Quinto Orazio Flacco, Epistole, 20 a.e.c.)
La rabbia, o meglio “l’aggressività”, è un’emozione caratterizzata da diversi processi emotivi e cognitivi che inducono il desiderio di distruzione o danneggiamento. Si prova rabbia quando percepiamo la presenza di un ostacolo al raggiungimento di un obiettivo importante o quando ci sentiamo attaccati fisicamente o verbalmente. La presenza di questi elementi induce uno stato di tensione che chiede automaticamente di trovare una via di fuga, ovvero l’attuazione di una reazione che aiuti a riequilibrare lo stato di benessere preesistente. Spesso il motivo che attiva la collera non è una vera e propria minaccia fisica bensì deriva dal nostro modo di interpretare quando accade intorno a noi. Per esempio, se –nel trovare ancora una volta l’anta dell’armadio di mio figlio aperta- penso: “Non mi ascolta! Non mi dà importanza!”, è molto probabile che la mia reazione sia un urlo ultrasonoro carico di accuse. Ma se, davanti alla stessa scena, ragiono sul fatto che l’errore non è mortale, 44 |
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che forse è innamorato e chissà dove ha la testa, che l’anta è aperta ma i cassetti sono ordinati, la reazione emotiva non solo può cambiare di intensità ma anche acquisire una diversa natura. Uno degli elementi caratterizzanti l’aggressività è l’impulsività: quando siamo arrabbiati, la tendenza immediata è quella di esprimere subito quanto proviamo. In casi estremi, in preda alla furia potremmo essere capaci di fare cose pericolose e perdere il controllo di noi stessi. Per questo motivo è assolutamente importante imparare a bloccare ogni forma di comportamento quando siamo in preda alla collera. Anche scrivere un semplice SMS in preda all’irritazione dovrebbe essere inibito. Apprendere ad agire solo quando la rabbia è scesa porta con sé moltissimi vantaggi e credo ben pochi svantaggi. Ci sono persone più inclini a provare rabbia di altre, ci sono persone che con più proba-
La finestra sulla mente bilità attivano in noi impeti negativi, ci sono situazioni che più facilmente innescano in noi un meccanismo di ira e astio. Nonostante queste differenze, l’unico modo per non soccombere a quest’emozione distruttiva è lasciarla andare, senza cedere all’azione. Una volta una persona mi ha raccontato che, per resistere all’impulso di aggredire verbalmente il proprio capo al lavoro, pensa di avere una lametta sulla lingua: se iniziasse a parlare, si taglierebbe. Mi è piaciuta molto questa strategia di regolazione, perché rimanda all’idea che, se cedessimo alla tentazione di assalire chi abbiamo davanti, ci sarebbero sicuramente delle ripercussioni sfavorevoli su di noi.
probabile o il cambiare la situazione che ha generato la rabbia (se è possibile cambiarla), o l’accettare che la situazione sia accaduta (se ormai nulla può essere fatto per modificare quanto successo).
Questo non significa non dover reagire, ma imparare a farlo solo dopo aver controllato l’emozione che esplode. Possiamo iniziare a respirare e rimandare all’altro che ci sta facendo arrabbiare e che preferiamo riaffrontare l’argomento quando saremo più calmi. Possiamo stare in silenzio e spiegare lo stesso con la nostra motivazione a riflettere su quanto sta accadendo, invitando anche l’altro a farlo. Possiamo allontanarci dalla situazione e ritornarvi solo in un secondo momento. Possiamo sfogarci scrivendo, andando a correre, telefonando ad un amico che possa ascoltarci senza giudicarci ma senza aizzarci ancora di più contro l’oggetto della nostra tensione. Quando l’emozione sarà decantata, avremo la razionalità saggia che renderà più
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parole dimenticate e curiosita’ linguistiche la più intima ricchezza della lingua italiana
PAROLE desuete ÁÁ Concionare Tenere un concione (discorso solenne). Fare discorsi ampollosi e retorici.Talvolta alcuni politici, o magistrati, amano tenere dei gran concioni, vale a dire che si mettono a dissertare, a discutere si un qualcosa, ma lo fanno dilungandosi. ÁÁ Delatore Spia, qualcuno che per servilismo, vendetta o dietro compenso economico, denuncia qualcun alro all’autorità. Il delatore è il vicino di casa che va al Comune a dire che avete costruito un pollaio abusivo. ÁÁ Foriero Che precede o annuncia qualcosa o qualcuno. Precorritore, messaggero. Se vedete delle nuvole nere, capite che sta per arrivare un
temporale. Dunque le nuvole nere sono foriere di temporali. Oppure il foriero può essere una persona che anticipa, un esercito, e anuncia agli altri che sta arrrivando la guerra. ÁÁ Intabarrarsi Coprirsi pesantemente con un cappotto o altro. Imbacuccarsi, infagottarsi. Se vedete una persona che, ai primi freddi, si mette subito un cappotto, si fa tre giri di sciarpa ecc… si sta semplicemente intabarrando. ÁÁ Querulo Lamentoso, piagnucolso. Il classico esempio di tono querulo, è quello del bambino che dice: "E dai, lo voglio… dai mamma. Me lo compri, me lo compri…” e intanto gli iniziano a scendere due lacrime.
curiosità linguistiche ÁÁ Dio me l’ha data, guai a chi la tocca! Francese: Dieu inc l’a donnée; garde (o gare) a qui y touchera. La storica frase, ripetuta a volte scherzosamente per dichiarare la ferma intenzione di non rinunciare a qualcosa di cui si è gelosi possessori, fu pronunciata da Napoleone I durante la cerimonia per la sua incoronazione quale re d’Italia, avvenuta il 26 maggio 1805 nel duomo di Milano, quando l’Imperatore prese dall’altare e da solo si pose in capo la storica corona ferrea, diadema del VII secolo donato dalla regina longobarda Teodolinda al duomo di Monza.
ÁÁ Usare il bastone e la carota Ricorrere alle buone o alle cattive maniere, secondo le circostanze, per piegare uno alla propria volontà, come si fa con cavalli e somari. L’espressione fu usata da Winston Churchill in due discorsi del 1943 per indicare la politica che intendeva seguire nei confronti dell’Italia.
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