Far da sé - n. 427 - Giugno 2013

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artigiani del tempo libero

SCAFFALE MODERNO CON VETRO E PIETRE FINTE UNA CASA CONFORTEVOLE PER GLI AMICI PIPISTRELLI

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n. 427 - anno 39

MONTIAMO IL BAULETTO SUL NOSTRO SCOOTER ASPIRATORE DOPPIO DA PROFESSIONISTI

E T N A I G G E R B OM MPARSA A SCO

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Intervista a Stefano Micelli autore di “Futuro artigiano” edito da Marsilio, è docente di Economia e Gestione delle Imprese all’Università Ca’ Foscari di Venezia e direttore della Venice International University. Da oltre dieci anni si occupa di trasformazioni del sistema industriale italiano e studia il design e la creatività quali fattori su cui ripensare il vantaggio competitivo delle piccole e medie imprese italiane.

Futuro artigiano L’innovazione nelle mani degli Italiani. Il lavoro non si cerca, si crea Questo è il titolo di un saggio interessante, di facile lettura, che indica con chiarezza una via di crescita mettendo alla base non un ritorno al passato, ma la valorizzazione della manualità e della tradizione del nostro Paese, unita alla tecnologia e alla capacità imprenditoriale. Stupisce favorevolmente il fatto che l’autore sia un intellettuale, nonché giovane docente di Economia e Gestione delle Imprese all’Università Ca’ Foscari di Venezia; il professor Stefano Micelli, anche grazie al lavoro di due anni speso in visite presso piccoli operatori e grandi manifatture, ha potuto argomentare la sua teoria in maniera convincente e documentata. “Futuro artigiano”, titolo provocatorio per tanti, ma musica per le nostre orecchie, visto che da 40 anni sosteniamo la valenza della manualità e la divulghiamo. Qual è la sua ricetta innovativa? La ricetta per il rilancio di un pezzo importante della nostra economia, in particolare di quei settori che etichettiamo come Made in Italy, l’abwww.futuroartigiano.it biamo sotto il naso. È quel sapere artigiano che rende possibili i successi internazionali delle nostre imprese nel campo della meccanica, della moda, del design e dell’agroalimentare. Questo saper fare artigiano rappresenta il tratto più specifico del nostro modo di fare impresa. Non è tipico solo della piccola impresa; costituisce un ingrediente essenziale anche di quella media impresa che oggi è il vero pilastro del nostro export. In quest’ultimo decennio abbiamo dato qualità manageriale a questo saper fare e abbiamo continuato a esportare nonostante la concorrenza internazionale sempre più agguerrita. Nel libro suggerisco di ripartire proprio da questo saper fare per rilanciare la nostra economia nel mercato a livello globale.

Possiamo dire che l’abilità e la tradizione artigianale italiana vanno considerate, insieme al patrimonio artistico e alla bellezza del territorio, due tra le nostre risorse esclusive, con un grande potenziale ancora da sfruttare per dare un impulso importante alla nostra economia? Fino a oggi noi abbiamo avuto un approccio al manifatturiero, e all’economia che ne deriva, di tipo molto tradizionale; abbiamo pensato che la modernizzazione del nostro sistema industriale dovesse passare necessariamente attraverso investimenti a sostegno delle economie di scala e delle grandi dimensioni. Oggi ci rendiamo conto che le nuove tecnologie rendono, almeno in parte, queste convinzioni obsolete. Abbiamo in Italia una grandissima tradizione manifatturiera di prodotti su misura, personalizzati, a forte connotazione emotiva e culturale, che possono diventare prodotti molto apprezzati sui mercati a livello internazionale. La nuova borghesia mondiale chiede prodotti come quelli italiani a condizione che riflettano le caratteristiche di cultura e artigianalità di cui siamo depositari. Quindi questa produzione sarebbe diretta tutta all’esportazione e dall’estero dovrebbe venire la nostra rinascita? L’Italia ha da sempre valorizzato una forte proiezione internazionale; nell’ultimo decennio, da quando la Cina è entrata nella WTO (World Trade Organization), abbiamo fatto fatica a capire le dinamiche della nuova geografia del mondo. Agganciati a un modello transatlantico, l’asse Europa-Stati Uniti, non ci siamo accreditati a sufficienza come potenza economica nelle aree emergenti del mondo, nei BRICS, ovvero nei Paesi che oggi conoscono le migliori performance a livello internazionale. Proprio in questi Paesi bisogna raccontare l’Italia e la sua storia; se l’Italia ripartirà, sarà perché aggancerà il trend di crescita di questi Paesi.

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Quali sono i soggetti che dovrebbero impegnarsi per stimolare e valorizzare il nuovo lavoro artigianale? Credo che tutti debbano fare la loro parte: il pubblico, semplificando fisco e burocrazia, le associazioni di categoria, offrendo nuovi servizi, le università, garantendo nuovi collegamenti con la ricerca e la formazione. Ciò detto, credo molto a una nuova stagione di start up per imprese che potrebbero cambiare il nostro modello di crescita mescolando in maniera originale nuove tecnologie (in particolare nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione) con abilità artigiane tradizionali. Se noi riusciamo a lanciare questi nuovi modelli “ibridi”, se riusciamo a mettere in moto aziende manifatturiere e di servizi che nascono globali e che sono in grado di sfruttare a pieno le nuove tecnologie, allora potremo veramente contare su una rinascita del comparto e su un traino complessivo a vantaggio di tutta l’economia del P0aese. Come si fa a superare il modello culturale dominante che considera i lavori manuali occupazioni di serie B e continua a produrre giovani con professionalità di cui il mercato del lavoro non ha bisogno? I nostri giovani li attiriamo scommettendo su vari piani. Un piano è certamente quello economico: dobbiamo essere in grado di dimostrare che dietro a questa economia ci sono delle risorse, c’è del lavoro. Non credo però che basti parlare di lavoro e di risorse. Bisogna essere in grado di tirare via un po’ di polvere dall’immagine del lavoro artigiano. Bisogna comunicarlo e renderlo attraente. Questa attività di rilancio sul piano culturale passa molto attraverso i media, soprattutto quelli di nuova generazione: bisogna inserire questa attività lavorativa nell’immaginario dei giovani e questo richiede impegno e fantasia.

La copertina della rivista “Make:” uno dei principali riferimenti per i “makers” americani; sulle sue pagine gli appassionati possono confrontarsi e cogliere ispirazione come i lettori della nostra “Far da Sé”.

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Nel suo libro fa riferimento ai makers americani: quale punto di contatto ci può essere tra il loro fare e l’artigianato italiano? I makers americani sono un movimento che possiamo chiamare di artigiani tecnologici: artigiani che guardano molto alla tecnologia, soprattutto all’elettronica. Questo fenomeno, diversamente da quanto succede in Italia, ha avuto una grande legittimazione culturale: testate famose come Wired e Make, così come istituzioni prestigiose, hanno sostenuto il movimento. La politica poi si è interessata a queste dinamiche appoggiando tutta un’attività di tipo didattico nelle scuole, per avvicinare le persone alle nuove tecnologie, in particolare alla stampa 3D. Noi in Italia dobbiamo imparare da questo movimento. Soprattutto dobbiamo imparare dalle cose che sono riusciti a mettere in moto in campo culturale. In Italia si dovrebbe fare la stessa cosa sfruttando di più il nostro Made in Italy? Se oggi vogliamo far rifiorire le culture tecnologiche e scientifiche nel nostro Paese dobbiamo necessariamente passare per un recupero della manualità. Gli studenti delle scuole medie e dell’università devono tornare a fare esperimenti, devono tornare a costruire strumenti, devono avere il contatto diretto coi materiali, con quanto succede nei laboratori. Se noi rimettiamo in moto questa cultura del fare, del fare pratico, io sono convinto che ritroveremo anche le grandi vocazioni scientifiche. Se la scienza è solo imparare formule a memoria, è difficile che i nostri giovani abbraccino questa vocazione. Nel suo libro dice che dobbiamo capire quale importanza attribuire all’intelligenza di tipo “T” (quella misurata dai test), ma anche quanto valorizzare l’intelligenza in versione “A” (l’intelligenza artigiana). Come vede il nostro progetto “Manualità, un gioco da ragazzi”, che si pone l’obiettivo di introdurre alla manualità i bambini sin dalle scuole elementari? Credo vada fatta una premessa importante: negli ultimi 15 anni abbiamo dato massima prevalenza all’attività di manipolazione di simboli e, di conseguenza, all’attività svolta dagli analisti simbolici che lavoravano di fronte a un computer. Abbiamo dimenticato che una forma di accesso al sapere è proprio il rapporto con la materia attraverso il fare. Oggi siamo chiamati a bilanciare questa stortura, riportando la curiosità dei giovani verso una scoperta del mondo che passa attraverso la manualità. Io penso che operazioni come Manualità Ragazzi siano importantissime, perché ridanno ai giovani la possibilità di riscoprire il mondo in forme diverse.


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SOMMARIO

giugno 2013 - FAR DA SÉ n° 427

MERCATO FAR DA SÉ LA VETRINA DEL MESE Uno sguardo alle novità nel mondo del bricolage..........8

COME FARE MANUTENZIONE AL LEGNO Linea Blu Sayerlack: vernici professionali al servizio dell’hobbista................................................................10

TELWIN, 50 ANNI DI GRANDI SUCCESSI L’azienda veneta taglia un importante traguardo .........94

PROGETTI FAR DA SÉ

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OMBREGGIANTE A SCOMPARSA Costruire una struttura a padiglione più solida per dare ombra all’angolo relax del giardino . . . . . . . . . . . . . . 14

FIORI SECCHI IN CORNICE Comporre originali quadri con i fiori essiccati . . . . . . 22

FONTANELLA IN TERRACOTTA Per rendere più elegante una presa d’acqua esterna, collegare il tubo per irrigare e lavarsi le mani . . . . . . 26

UN NUOVO MATERIALE PER RISTRUTTURARE IL TUO PAVIMENTO Steelker, la piastrella innovativa che si incolla, ma rimane flottante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30

MONTARE IL BAULETTO SULLO SCOOTER Comodo per portare una borsa da lavoro, il computer o la sporta della spesa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32

IL PORTARIVISTE CAMBIA FUNZIONE Si trasforma in un’applique diventando il supporto per faretti a bassa tensione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34

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TETTO IN TEGOLA CANADESE Affidiamoci alle tegole canadesi che si mimetizzano nel verde circostante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38

RAGAZZI FAR DA SÉ BAT BOX, CASA PER PIPISTRELLI Diamo una casa a questi mammiferi che ci liberano da insetti e da zanzare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44

GAGLIARDETTO PRIMI CALCI Ideato con i colori della bandiera italiana e tutto dedicato agli allenatori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49

VERI LEONI FAR DA SÉ Il laboratorio del mese: Giaveno . . . . . . . . . . . . . . . . 50

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FAR DA SÉ www.edibrico.it ATTREZZATURE PATTEX MILLECHIODI FA PRESA IN UN SECONDO La famiglia di adesivi in grado di sostituire chiodi, viti e tasselli abbatte i tempi di attesa .................................52

FARSI IL TRUSCHINO Costruito da un blocchetto di legno serrato in cui scorre un listello con punta tracciante . . . . . . . . . . . . . . . . . 54

il fondatore Massimo Casolaro

direttore editoriale e responsabile Nicla de Carolis

INCISORE DI POTENZA Con un semplice cambio di puntale può incidere tutti i materiali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56

direttore esecutivo Carlo De Benedetti

IL CONTATORE DELL’ACQUA L’utente non può intervenire sul contatore, che è piombato, ma se ne possono installare altri . . . . . . . 58

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ASPIRATORE DOPPIO PROFESSIONALE Ottimo per l’abbinamento alle combinate che producono trucioli e polvere in quantità . . . . . . . 62

LETTORI ALLA RIBALTA STENDINO SOPRA L’ARMADIO ... E ALTRO Dalla soluzione per un problema pratico della casa ad un angolo “artistico” in giardino . . . . . . . . . . . . . . 68

redattore capo Emanuele Bottino

in redazione: Mauro Balbi, Ilaria Beretta, Claudia Cazzulo, Giampaolo Ferraro, Valerio Poggi segretaria di redazione: Patrizia Ferrari fotografi: Carlo Cichero, Dino Ferretti realizzazioni: - DEMODUE nei laboratori-studi di posa di Gavi (AL) - contributo fotografico Selber-machen disegni: Pier Giorgio Magrassi

STONE LIGHT Complemento d’arredo di alto design, magnifico connubio tra far da sé e stile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72

LE LIRE INCORNICIATE Esposte in una cornice di legno con fibratura evidente e impreziosita da raffinata doratura . . . . . . . . . . . . . . 76

OMBRELLONE SU CONTRAPPESO Come zavorra si utilizza un pesante elemento recuperato da una lavatrice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 80

BANCHETTO VERSATILE Supporto pieghevole e trasportabile per l’utlizzo della sega da banco fuori casa . . . . . . . . . . . . . . . . . 82

ARMADIO NASCONDI DISORDINE Composto da fianco e top fissati alle pareti, senza dorso e fondo, chiuso da quattro ante a libro . . . . . . . . . . . 84

VALIGETTA DA CERAMISTA Contiene tutto il necessario per praticare questo hobby anche quando si è via da casa . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86

...E ANCORA TANTE VOSTRE REALIZZAZIONI Idee grandi e piccole da cui prendere spunto. . . . . . . 88

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pubblicità direttore vendite: Marco Carlini tel. 0143 645037 335 7106139 marcocarlini@edibrico.it editore EDIBRICO srl 20135 Milano - via Carlo Botta, 7 tel 0143 645037 - fax 0143 645049 registrazione tribunale di Milano n. 557 del 14-10-2002 distribuzione esclusiva per l’Italia: SO.DI.P s.p.a. 20092 Cinisello Balsamo (MI) via Bettola, 18 stampa: Rotolito Lombarda - Seggiano (MI)

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AUTOLIVELLA TASCABILE

TAPPARELLA MICROFORATA Si chiama Estella e vuole rivoluzionare il concetto di tapparella: in alluminio estruso, alterna stecche cieche a stecche microforate che permettono di aerare l’ambiente, di regolare luce e ombra al meglio, di avere maggiore visuale verso l’esterno mantenendo la propria privacy. Dotata di apposite guide, si monta exnovo o su quelle esistenti; si aziona come una normale tapparella. TBT 2 (48100 Ravenna - via A. Grandi, 25 tel. 0544 450363 - www.tbt2.com) Nostro parere: si blocca automaticamente senza catenacci o lucchetti, pur essendo insuperabile per sicurezza (4 punti di blocco per ogni stecca).

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LA STUFA BERGAMASCA CALORE A LUNGA DURATA Un vero e proprio labirinto consente di trattenere il più possibile la fuoriuscita del calore sotto forma di fumi ad alta temperatura, riducendo al minimo la dispersione termica. Offre, oltre a questa caratteristica della lunga autonomia, un calore sano che si diffonde per irraggiamento, ecologico, economico (si carica poche volte al giorno perché consuma pochissimo). Silenziosa, può riscaldare tutta la casa, si impone infine per le sue linee estetiche classicheggianti: è disponibile con finiture ramate o d’acciaio, in ben 14 rivestimenti (8 varianti di terre ceramiche, 4 maioliche, serpentino e ardesia). Il modello Alessandra, con dimensioni di 65x65x97 cm, peso di 500 kg, consuma 20 kg di legna al giorno, riscalda un’area di 80/90 mq, monta una canna fumaria con diametro di 12 cm. La Stufa Bergamasca (24060 Torre de’ Roveri - BG - via Galileo Galilei, 3 tel. 035 582602 www.lastufabergamasca.it) Nostro parere: è un vero investimento perché assicura rilascio lento del calore, affidabilità, rendimento e recupero fiscale.

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IRRIGAZIONE A RADIOFREQUENZA Con Aqua-Radio Claber tutti i programmi d’irrigazione sono a portata di mano in un radiocomando dal design ergonomico, il telecontroller. Pochi comodi pulsanti e un ampio display permettono di impostare e monitorare facilmente tutti i dati, trasmettendoli via radio al modulo RF con alimentazione a batteria. Installabile direttamente nel pozzetto, senza collegamenti elettrici, il modulo RF è perfettamente stagno e protetto contro l’acqua e l’umidità. Il sistema Aqua-Radio (euro 229,00) è predisposto per il collegamento senza fili con il sensore di pioggia (euro 59,90) che interrompe le irrigazioni in caso di precipitazioni. Claber (33080 Fiume Veneto - PN via Pontebbana, 22 - tel. 0434 958836 www.claber.com) Nostro parere: facile da usare, praticissimo in caso di occasionali modifiche.


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Come fare manutenzione al legno Linea Blu Sayerlack: vernici professionali al servizio dell’hobbista

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una linea completa per la protezione, la decorazione e la manutenzione del legno destinata ad artigiani e hobbisti. All’interno della gamma Linea Blu Sayerlack sono presenti prodotti specifici per la pulizia e la manutenzione di tutti i manufatti in legno, in particolare di serramenti, mobili da giardino, gazebo e cottage. l La durata nel tempo e la funzionalità di manufatti in legno esposti all’esterno, richiedono controllo e cura periodici, in quanto il legno è sottoposto a un lento, ma continuo, attacco da parte degli agenti atmosferici che la verniciatura da sola non può arrestare definitivamente. l Per questo motivo, una volta l’anno (generalmente prima dell’estate) va fatto un attento controllo per valutare lo stato di conservazione della pellicola di vernice ed eventualmente intervenire ripristinandone le perfette condizioni. Non bisogna attendere che il film superficiale sia completamente rovinato prima di iniziare qualsiasi trattamento. Prevenire è meglio che curare!!! n

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grigimento. È pronto all’uso, si applica con uno straccio o a pennello. Ideale per imbarcazioni, bordi di piscine e mobili da giardino. 4. Il Ritonificante per Serramenti, codice KK1112, si applica a straccio; lascia una sottile pellicola trasparente che dona tono ed elasticità alla vernice. Resa di 15 mq; usato almeno una volta l’anno prolunga la durata degli infissi. 5. Il Gel Protettivo di Manutenzione, codice HG603X, resistente agli agenti atmosferici, dona a qualsiasi tipo di legno uno speciale effetto perlato. Facile applicazione su legno nuovo o già verniciato in interni ed esterni.


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progetti FAR DA SÉ


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Ombreggiante a scomparsa In alternativa al solito ombrellone costruiamo una struttura a padiglione molto più solida per dare ombra all’angolo relax del giardino. Ma senza rinunciare alla praticità e alla rapidità di chiusura in caso di giornate ventose e per il rimessaggio invernale

1. Quando non c’è bisogno di ombra si tolgono le due traverse laterali allentando i dadi a farfalla. La tenda ricade in verticale occupando poco posto e offrendo meno superficie all’azione degli agenti atmosferici. 2. Il telo può essere rapidamente arrotolato attorno alle barre tonde in previsione di giornate ventose o per il periodo invernale. Con qualche spago si tiene unito l’involto che resta saldamente incastrato nella scanalatura dei montanti.

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Ombreggiante a scomparsa

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’idea di base dalla quale siamo partiti per questa realizzazione è la costruzione di una struttura ombreggiante molto più ampia e robusta di un semplice ombrellone, ma quasi altrettanto facile da richiudere e da asportare. L’area non viene occupata in pianta stabile e con poche operazioni può ritornare a essere prato, parcheggio o zona di passaggio senza interferire troppo con la consueta routine domestica. l Per rendere smontabile la struttura, i due pali che sostengono il padiglione sono inseriti in due tubi di cemento interrati al di sotto del livello del prato per non essere d’intralcio quando la tettoia è smontata. Durante l’inverno è consigliabile coprire i tubi con un coperchio per mantenere sem-

pre puliti i fori. Sono adatti anche tubi in acciaio o plastica, la cosa importante è che il diametro interno sia approssimativamente uguale alla diagonale dei pali. Il bloccaggio è affidato a semplici, ma efficaci, cunei di legno inseriti tra tubo e palo, adottati sempre per facilitare lo smontaggio. l La tettoia è coperta con un telo in tessuto di polietilene, molto robusto ed economico che non si sfrangia facilmente dopo il taglio; è comunque consigliabile eseguire i tagli e le asole con un saldatore per elettronica che fonde i margini del taglio ed è rapido quanto le forbici. L’asolatura attraverso cui passano le aste permette di evitare cuciture e occhielli; per mantenere teso il telo bastano solo poche graffette. n E

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TAVOLA 19X70MM

B

TAGLI NEL TELO C

B D E

LISTELLO 19X45 MM

F

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TELO POLIETILENE

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2440

D

ASTA TONDA Ø 35 MM

B

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TRAVETTO 95X45 MM

1800 2750

A TRAVETTO 95X45 MM

COSA OCCORRE

G TUBO DI CEMENTO

FAR DA SÉ 16 06-2013

Travetti 95x45 mm: 2 pezzi (A) da 2800 mm. Tavole 19x70 mm: 4 pezzi (B) da 1270 mm, 2 (C) da 400 mm. Listelli 19x45 mm: 4 pezzi (D) da 400 mm. Aste tonde Ø 35 mm: 3 pezzi (E) da 2850 mm. Telo polietilene leggero: 1 pezzo (F) da 3000x3000 mm. Tubi di cemento Ø interno 100 mm: 2 pezzi (G). Ferramenta: 2 viti M10x100 mm, 2 dadi a farfalla M10, 2 rondelle 10 mm, viti da legno 4,0x40 mm, vernice bianca e nera, graffette.


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L’ESTREMITÀ DEL MONTANTE 1. Prepariamo la sede per la barra del colmo all’estremità delle due tavole che usiamo come pali: centriamo il foro a 50 mm dal bordo e tracciamo un semicerchio di circa 100 mm di diametro. Poi pratichiamo il foro con una mecchia da 35 mm usando un trapano a colonna a bassa velocità. Per evitare di strappare le fibre all’uscita mettiamo sotto la tavola un pezzo di scarto. 2. Con il seghetto alternativo uniamo il foro all’esterno con un paio di tagli paralleli di una larghezza pari a 35 mm e arrotondiamo il bordo seguendo la traccia a semicerchio. Infine levighiamo con carta abrasiva tutti gli spigoli per eliminare le asperità. 3. La sede è abbastanza ampia per ospitare due delle tre barre che sostengono il telone quando si desidera richiudere la struttura. La terza, durante l’arrotolamento del telo, si stringe alle altre e si assicura con qualche cordicella affinché non venga gonfiata dal vento.

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LO SNODO DEI DUE SPIOVENTI 4. Le traverse che sostengono le estremità delle barre tonde in realtà non sono due pezzi unici, ma sono divisi ciascuno in due parti. L’unione, in corrispondenza del palo centrale, è irrobustita da una guida formata dalle tavolette C e D a loro volta fissate con numerose viti 4,0x40 mm su una sola delle traverse. 5. Si fissano anche i due listelli laterali D su ciacuna tavoletta lasciandoli sporgere di qualche millimetro oltre lo spessore della traversa in modo da ottenere una guida sufficientemente ampia per poter inserire l’altro senza intoppi. 6. Dopo aver praticato al centro della tavoletta che fa da guida un foro da 11 mm si deve cercare l’esatta posizione per forare il palo centrale. Questa operazione si compie a tenda montata: molto semplicemente si rilasciano i morsetti che sostengono le traverse e si mette in tensione il telone, poi si pratica un foro sul palo verticale in corrispondenza di quello presente sulla tavoletta della traversa. Infine si bloccano insieme i due pezzi con una vite e un dado a farfalla M10.

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MONTARE LA STRUTTURA

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1. Al termine della preparazione preliminare si verniciano tutte le parti del padiglione con impregnante e pittura bianca opaca a eccezione delle barre che reggono la tenda, colorate di nero. 2. Dopo aver individuato la posizione nella quale montare la struttura, si piantano due pioli a una distanza di 275 cm. 3. In corrispondenza dei pioli si praticano due fori nel terreno con una trivella a mano fino a una profondità di 50 cm. 4. Nel foro si inserisce un tubo in cemento con diametro interno di almeno 95 mm, battendolo con un pezzo di legno finché l’imboccatura non scende al di sotto del livello del prato. 5. Sul fondo del foro si pone una grossa pietra o del cemento in modo da offrire un punto di appoggio solido, poi si inserisce il palo verticale, arrotondandone gli spigoli se la misura eccedesse leggermente rispetto a quella del tubo di cemento. 6. Usando un paio di cunei di legno, si puntella il palo controllando la verticalità con una livella o un filo a piombo sui due lati. 7. Con una lunga tavola e la bolla si controlla l’altezza del secondo palo, tagliando via qualche centimetro dalla base o aggiungendo uno spessore fino al giusto livellamento.

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2950

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2700

100 100 100 100 50 150

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1250

50

1250

50 150

MONTARE IL TELONE 1. Le misure del telone tengono conto della massima larghezza tra i pali e anche della lunghezza della frangia che ricade in verticale. Le misure corrispondono ai tagli da realizzare per il passaggio delle aste di sostegno. 2. La copertura è affidata a un economico, ma robusto, telone di polietilene tessuto del costo inferiore ai 10 euro. Non è necessario cucire orli o asole dato che il passaggio delle aste avviene attraverso tagli fatti nella tela. 3. Per avere un riferimento preciso per i tagli, si tracciano sul telo, con un pennarello, la linea mediana (il colmo) e due linee a 150 mm dai bordi per tutta la larghezza del telo. 4. Si tracciano i segni distanti 100 mm su una tavola larga 5 cm che servono da riferimento per la successiva apertura delle asole. 5. Si tende il telone con la mezzeria disposta sulla trave. I segni tracciati sul legno restano visibili attraverso il telo. Con un saldatore per elettronica si pratica un taglio lungo 5 cm per ogni segno: il calore fonde la plastica sigillando le singole fibre che altrimenti rischierebbero di sciogliersi sfilacciando il tessuto. 6. Quando i tagli lungo le tre linee sono pronti si inseriscono le barre alternativamente sopra e sotto il telo e poi si sistema la copertura nei fori da 35 mm praticati alle estremità delle traverse.

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L’INSTALLAZIONE DEFINITIVA 5

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1. Anche sul secondo palo si esegue la messa a piombo con l’inserimento di due cunei di legno nel tubo per bloccare ogni oscillazione del padiglione. Non bisogna riempire le cavità per mantenere sempre smontabile la struttura. 2. Con l’aiuto di una scaletta si alloggia l’asta centrale nell’incavo dei pali lasciando ricadere le altre due in verticale. 3. Le traverse a cui è affidato il compito di sostenere la tenda si montano provvisoriamente con morsetti a leva a circa una ventina di centimetri al di sotto del colmo. Importante la centratura del blocchetto della guida sul palo. 4. Per sistemare il telo nella posizione definitiva si fa scorrere un’estremità dell’asta in uno dei fori delle traverse fino ad avere lo spazio per inserirla anche nell’altro. Poi si distende il telo eliminando le pieghe e centrando l’asta tra i supporti. 5. Dato che non ci sono elementi che impediscano lo sfilamento, si blocca il telone sulle aste con una graffatrice lasciando all’esterno un piccolo spazio non fissato per facilitare l’estrazione delle aste. 6. Si tagliano le parti sporgenti delle aste a circa 2 cm dalle traverse controllando che non si sfilino facilmente. 7. La struttura è terminata e mancano soltanto alcune pennellate di colore sui tagli e sulle abrasioni della vernice. 8. Con una falda rilasciata, l’altra rimane comunque in tensione permettendo di godere l’ombra anche durante le giornate ventose.

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...MA SI USA ANCHE COSÌ

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RACCOGLIERE ED 1. Subito dopo la raccolta i fiori vanno disposti su fogli di carta assorbente. Devono essere ben distesi, in quanto dopo l’essiccazione non è più possibile modificarne la forma. 2. Ricopriamo il primo strato di fiori con un altro foglio di carta assorbente, sul quale disporremo un cartoncino o alcuni fogli di giornale per avere uno strato spesso che impedisca ai fiori degli strati superiori di imprimere quelli inferiori.

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Fiori secchi in cornice I fiori raccolti quando sono al culmine della loro bellezza ed essiccati in pressa possono essere utilizzati per comporre originali quadri e conservare i colori della primavera per tutto l’anno

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ESSICCARE I FIORI 3. Con questo sistema possiamo sovrapporre molti strati, che vanno chiusi tra una coppia di tavolette tramite lunghe viti chiuse con dadi a farfalla. Se i fiori si presentano molto umidi, sarà necessario riaprire la pressa e sostituire i fogli di carta assorbente durante il periodo di essiccazione, altrimenti è possibile che si formino muffe. 4. Dopo 15-30 giorni i fiori sono pronti per essere rimossi e utilizzati per le composizioni.

e tecniche di essiccazione dei fiori sono diverse in base all’uso che se ne vuole fare: alcunipossono essere raccolti in mazzi e lasciati disidratare appesi a testa in giù, per poi utilizzarli per composizioni in vaso, ghirlande, pout pourrì; altri si prestano a essere essiccati per pressatura e utilizzati per impreziosire biglietti d’auguri, piani di tavolini protetti da un vetro o, come nel nostro caso, per ottenere quadri in perfetto stile campagnolo. l Per queste composizioni bisogna scegliere fiori non globosi o con corolle in eccessivo rilievo (primule, viole del pensiero, alcuni tipi di zinnia ecc), in modo che possano appiattirsi e rimanere a contatto con la carta assorbente per essere disidratati. Occorre inoltre che le condizioni climatiche siano favorevoli, quindi è bene scegliere una giornata asciutta ed evitare le prime ore del mattino, quando i fiori sono bagnati di rugiada; il momento migliore è nelle ore centrali della giornata, a patto che non faccia troppo caldo e le corolle si presentino avvizzite. I fiori devono essere privi di imperfezioni o malattie e vanno colti quando il loro sviluppo è pieno, ma non avanzato. l Un consiglio: prima di partire per la passeggiata muniamoci di cesoie (o forbici) e di un coltellino, ma portiamo con noi anche un libro, per inserire tra le sue pagine i fiori più delicati, in quanto dopo poco più di un’ora dal momento della raccolta tendono ad appassire. n

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Fiori secchi in cornice 1

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COMPOSIZIONE E INCOLLAGGIO 1. Su un foglio che abbia le dimensioni del quadro da comporre tracciamo a matita i contorni dei soggetti, quindi ritagliamo le forme di vasi, steli e altri particolari da cartoncini colorati. 2. Stendiamo qualche goccia di colla vinilica sul retro di ciascun pezzo, solo vicino ai bordi. 3.Sulla banda colorata che simula il piano d’appoggio posizioniamo i vasi in corrispondenza delle ombreggiature, su diversi livelli, per ottenere una sorta di visione tridimensionale. 4. Le corolle vanno trattate con molta delicatezza tramite pinzette e spatoline. 5. Con la stessa attenzione le disponiamo sugli steli e premiamo delicatamente per fissarli al supporto. 6. A disegno ultimato, attendiamo l’asciugatura della colla, poi proteggiamo e stabilizziamo la composizione con un velo di lacca. 7. Inseriamo il quadro nella cornice scelta in precedenza dopo averlo fissato con qualche goccia di colla al pannello di fondo che va a battuta nella scanalatura posteriore.

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progetti FAR DA SÉ


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Fontanella in terracotta Si intona perfettamente al muro di mattoni e rende più elegante una presa d’acqua esterna: oltre che per collegare il tubo d’irrigazione, ora la si può usare anche per lavarsi le mani

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na presa d’acqua esterna, se non si trova sopra a un pozzetto di scarico, può essere utilizzata solo quando ci si deve attaccare un tubo d’irrigazione: al massimo può servire per riempire l’innaffiatoio, ma l’acqua deve comunque confluire in un contenitore, non ci si può lavare le mani senza lavarsi anche i piedi e schizzare ovunque. l Dunque, ecco un buon motivo per montare una struttura che metta a disposizione un bacino e che vada a scaricare dove è opportuno. Ma perché tutto questo lavoro di misurazione, foratura, montaggio supporti se esistono quelle provviste di colonna d’appoggio a pavimento? l Il fatto è che in questa situazione il pozzetto si trova a qualche metro di distanza e che siamo in presenza di un massetto pavimentato: bisognerebbe rompere, annegare nel massetto il tubo di scarico con la necessaria pendenza e ripristinare la copertura: un lavoro fattibile e che garantisce forse un’integrazione migliore, ma indubbiamente più impegnativo ed oneroso. l Da qui la scelta di rinunciare alla colonna e di installare la vasca sospesa, in modo che il tubo di scarico possa essere direzionato verso il pozzetto appena sotto la piletta, radente al muro, correndo a vista solo per un breve tratto per poi scomparire tra vasi e piante, oltre il divisorio. Casualmente il rubinetto si trova già installato a un’altezza che permette di montare la vaschetta a un livello ottimale senza intervenire sulla muratura. l Perciò, tutto il lavoro si riduce allo stabilire i punti di foratura per il fissaggio delle mensole di sostegno, all’utilizzo di un buon sigillante e alla stesura dei tubi di scarico, sequenza che un buon far da sé porta a termine in un paio d’ore. n

FORO

GHIERA

RUBINETTO

PILETTA

TASSELLO

MENSOLA DI SOSTEGNO

RINFORZO A SAETTA REGOLABILE

TUBO DI SCARICO

COSA OCCORRE Una vaschetta di terracotta per esterni con relativa placca decorativa a parete, preforata per il passaggio del rubinetto l Una coppia di supporti per lavelli (ML fischer) composti da mensola di sostegno, rinforzo a saetta regolabile e tasselli a espansione l Piletta, raccordi e tubo di scarico; sigillante siliconico; nastro sigillaraccordi l

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PRENDERE LE MISURE 1. Nel punto in cui va installata la fontanella è al momento presente un rubinetto collegato alla linea di adduzione, che va rimosso con una chiave a pappagallo dopo aver chiuso la mandata dell’acqua. 2. Calziamo la piastra sulla porzione di raccordo che affiora dal muro e, dopo averla messa in bolla, tracciamo sul muro il limite inferiore. 3-4. Rileviamo l’altezza della vaschetta e riportiamola sul muro, prendendo come zero la linea tracciata in precedenza. Aiutiamoci con la bolla e tracciamo una seconda linea orizzontale in corrispondenza dell’altezza rilevata; poi, sempre con la bolla, tracciamo una linea verticale che parta dal centro del raccordo e attraversi le due linee orizzontali. 5. Appoggiamo le due mensole sul fondo della vaschetta, equidistanti dal foro di scarico e in modo che costituiscano un appoggio sicuro: misuriamo l’interasse tra i fori e riportiamolo, centrato, sulla linea di base. 6. Posizioniamo la mensola appena al di sotto del punto segnato e marchiamo il punto effettivo in cui dovrà essere realizzato il foro. Ripetiamo l’operazione sull’altro lato.

SIGILLARE 1. La fessura tra muro e bordo superiore della vaschetta va sigillata con un prodotto per esterni per evitare infiltrazioni d’acqua che macchierebbero il muro e ricadrebbero sul pavimento. 2. Lo stesso prodotto, ideale anche come adesivo strutturale, ci serve per fissare la piastra superiore, stendendolo a cordoni o a punti in diverse zone.

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MONTARE I SUPPORTI 1. L’ultima misura che ci occorre riguarda la distanza tra il centro del foro all’estremità della mensola e il centro della barra filettata all’estremità della saetta; riportiamo la misura sul muro prendendo come zero i due punti di foratura marcati per le mensole. 2. Rileviamo la lunghezza dei tasselli, regoliamo il limitatore di profondità per non affondare eccessivamente con la punta e pratichiamo i 4 fori necessari. Iniziamo con una punta di diametro ridotto, poi allarghiamo alla larghezza necessaria con la punta giusta. 3. Soffiamo all’interno dei fori per eliminare i detriti che renderebbero difficoltoso l’inserimento e la tenuta dei tasselli e inseriamo i cappucci di nylon. 4. La mensola viene saldamente bloccata con i tasselli a vite; la saetta di rinforzo va soltanto inserita nel foro ed incastrata nel profilo concavo della mensola. Svitando o avvitando il dado se ne regola la posizione. 5. Verifichiamo il lavoro appoggiando la vaschetta sui supporti; quando è in bolla nei due sensi, stendiamo l’adesivo strutturale sul retro e premiamola contro il muro.

RACCORDARE 1. Prima di ricollegare il rubinetto al tubo di adduzione avvolgiamo sui filetti alcuni giri di filo sigillaraccordi. 2. Non rimane che collegare le due parti della piletta, munite di guarnizioni, e assicurarla al fondo della vasca. Da sotto avvitiamo il tubo corrugato flessibile che ci permette di collegarci alla tubazione di scarico, fino al pozzetto più vicino.

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UN NUOVO MATERIALE PER

RISTRUTTURARE IL TUO PAVIMENTO

La ceramica è un materiale straordinario, che caratterizza lo stile di vita di noi italiani da oltre mezzo secolo. Pochi sarebbero disposti a rinunciare ai pregi di un pavimento in ceramica in ambienti quali la cucina e il bagno. La ceramica accompagna ogni nostro passo domestico. È igienica e facilmente pulibile con detergenti poco aggressivi (spesso basta la semplice acqua). Inalterabile nel tempo, impermea-

bile, incombustibile e soprattutto, infinitamente fantasiosa. Ogni anno vengono presentate decine di migliaia di nuovi disegni grafici, grazie anche all’evoluzione tecnologica di cui l’Italia è leader nel mondo, che permette oggi di stampare lo smalto vetroso sulle piastrelle con vere e proprie stampanti a getto d'inchiostro simili a quelle che ciascuno ha in ufficio o a casa.

SE IL TUO PAVIMENTO È INCOLLATO AL CEMENTO ARMATO... Non è certo facile sostituirlo. Puoi andare in sovrapposizione con nuove piastrelle, perdendo anche 2 cm di altezza (probabilmente le porte non andranno più bene!). Dopodiché rimarrà un’unica possibilità.

BISOGNA DEMOLIRE IL PAVIMENTO PRECEDENTE!

La demolizione di una pavimentazione ceramica incollata al cemento armato è un lavoro edile piuttosto laborioso. I collanti moderni, utilizzati per fissare le piastrelle al cemento, sono praticamente indistruttibili (impossibile scalzare le mattonelle con lo scalpello!). Preparatevi ad ospitare in casa vostra un martello pneumatico... Cosa rimane del vecchio pavimento? Un mucchio di detriti, un denso nuvolone di polvere e tanti nuovi rifiuti in discarica.

triti polvere, de ingrazia ar e la discaric


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STEELKER presenta l'alternativa più semplice e più rispettosa per l’ambiente. Un nuovo materiale costituito da ceramica di qualità finissima, riforzata con una lamina d’acciaio tramite un procedimento brevettato completamente italiano. STEELKER ha tutti i pregi di una piastrella tradizionale, ma è semplice da installare ed è resistente come se fosse incollata, pur rimanendo flottante.

Questo significa che non solo è facile posarlo, ma anche rimuoverlo ed eventualmente riutilizzarlo per altri spazi. Da oggi poi è anche facile acquistare STEELKER! Visita il nostro negozio online (www.steelker.it) e fai il tuo ordine. Trovi tutto l’occorrente, che ti verrà gratuitamente consegnato a casa su camion con sponda idraulica.

1. Stendere la stuoia autoadesiva.

2. Incollare STEELKER sulla stuoia, partendo da un lato.

3. Posizionare accuratamente ogni pezzo. È possibile correggersi!

4. Procedere con la posa lasciando le crocette per la stuccatura.

5. Stuccare le fughe utilizzando l’apposita pistola.

6. Godetevi il vostro nuovo pavimento!

Acquista direttamente dal nostro negozio online:

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Montare il bauletto sullo scooter Troppo utile per farne a meno: il vano sotto la sella può contenere uno o due caschi a seconda dei modelli, ma se dobbiamo portare con noi la borsa da lavoro, computer o la sporta della spesa è bene montare sul portapacchi anche un capiente bauletto FAR DA SÉ 32 06-2013


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raticamente qualsiasi scooter esce dalla fabbrica predisposto per il montaggio di un bauletto posteriore: talvolta si tratta di una piastra conformata secondo l’estetica del mezzo, in altri casi è la stessa scocca che, oltre la sella, è modellata in modo da costituire una base di ancoraggio, asolata in diversi punti. In alternativa al bauletto, questa piastra permette di montare supporti portapacchi o di agganciare, tramite cinghie, borsoni e altri bagagli. l Le case motociclistiche forniscono quasi sempre bauletti dedicati che rispettano la linea dello scooter, sia nella forma sia nei colori, con prezzi dell’ordine di 140-180 euro: si può spendere molto meno, con bauletti generici, solitamente neri e non verniciati, comprensivi di kit per adattarsi a quasi tutte le marche. Anonimi, ma in alcuni casi con maggiore capienza e altrettanto robusti. l Quello che abbiamo scelto di montare è proprio uno di questi modelli, completo di rifrangente posteriore che, a richiesta, può incorporare la luce di arresto, fornito di serratura con chiave per il blocco del pulsante di apertura e di una piastra che lo rende universale e difficilmente asportabile. Questo modello costa poco più di 40 euro, ma ce ne sono di vari tipi e prezzi; quello che hanno in comune è la rapidità di montaggio che ci permette, in poche mosse, di raddoppiare lo spazio protetto del nostro scooter. n

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TEMPO: UN QUARTO D’ORA 1-2. Insieme al bauletto ci sono una base grigliata che permette di combinare il fissaggio su qualsiasi piastra e un coperchio che ricopre i quattro bulloni di fissaggio. 3. Prendiamo la base grigliata e individuiamo la posizione corretta in base alle finestrature della piastra. 4. Inseriamo da sopra le viti a brugola con le speciali rondelle antirotazione e, da sotto, i dadi con rondelle standard. 5. Sulla base grigliata si incastra un coperchio che nasconde i punti di fissaggio... 6. ... e viene chiuso con due vitine autofilettanti che fanno presa in due sedi ricavate nella plastica. 7. I due risalti presenti alla base del bauletto, nella parte rivolta verso la sella, vanno inseriti nelle scanalature corrispondenti ricavate nella piastra di supporto. 8. Il dente posteriore fa presa in una chiusura a scatto posta sotto la serratura che permette l’apertura del bauletto.

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FAR DA SÉ

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progetti FAR DA SÉ

Il portariviste cambia funzione Un portariviste metallico concepito per il fissaggio a parete diventa il supporto per alcuni faretti a bassa tensione che lo trasformano in un’applique moderna e insolita PUNTI DI COLLA A CALDO

PORTARIVISTE

FOGLIO DI PLEXIGLAS COLORATO

FARETTI A BASSA TENSIONE

SPINA

INTERRUTTORE

TRASFORMATORE MORSETTIERA

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’idea di utilizzare questo portariviste da parete come base per un’illuminazione d’atmosfera nasce dalla sua forma: le tasche dove andrebbero inserite le riviste hanno l’inclinazione giusta per schermare la luce prodotta da faretti nascosti, permettendo che venga diffusa lateralmente. l L’utilizzo come portariviste, in questo caso, viene meno per l’ingombro dei faretti, ma potrebbe esserci un’ulteriore possibilità per non rinunciarvi: quella di applicare una cordoniera nascosta lungo il perimetro della struttura, ottenendo una diffusione luminosa differente. Se poi si ricorre a strisce di led colorati, l’effetto cromatico si amplifica e le tasche rimangono libere e fruibili per riporvi riviste o documenti di vario tipo. l Terza opzione: rinunciare al portariviste e utilizzare la struttura capovolta, installata nella parte bassa della parete anziché ad altezza d’uomo. In questo caso le tasche convoglierebbero il fascio di luce verso il pavimento; come si vede, le possibilità di personalizzazione sono diverse. l Per una migliore schermatura e per dare una nota di colore le aperture frontali delle tasche vengono chiuse con strisce di plexiglas, colorabili a piacere o acquistabili già nella tonalità desiderata. Nonostante la struttura sia metallica, non occorre il cavo di terra, in quanto si utilizzano luci a bassa tensione. n

Servono: un portariviste da parete Spontan (euro 9,99) e tre faretti Grundtal con trasformatore (in tutto euro 25,99); entrambi i prodotti sono acquistabili all’Ikea. Inoltre occorrono: una striscia di plexiglas spesso 3 mm, misure circa 200x350 mm ; colla Pattex Ripara Extreme; nastro biadesivo Millechiodi; colore Idea Vetro; connettori elettrici a vite.

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Il portariviste cambia funzione 2

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SCHERMI DI PLEXIGLAS E FARETTI NASCOSTI

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1. Dividiamo in tre parti uguali la lastra di plexiglas, senza togliere le pellicole protettive; blocchiamola a un piano rialzato quanto basta a consentire lo scorrimento della lama ed effettuiamo i tagli con il seghetto alternativo. La linea tracciata va tenuta a filo del piano, così da avere un riscontro per ottenere un taglio diritto. Badiamo che il plexiglas non oscilli in quanto potrebbe spezzarsi. 2. Eliminiamo le sbavature prodotte dal taglio e togliamo la pellicola protettiva soltanto su una faccia di ciascuna lastra, l’altra andrà tolta solo a fine lavoro. 3. Stendiamo sulla faccia libera il colore per vetro, che copre appena appena e conferisce una colorazione al plexiglas senza comprometterne la trasparenza. 4. Tagliamo alcuni pezzetti di nastro biadesivo e applichiamoli sul retro di ciascun faretto. 5. Rimuoviamo la pellicola che protegge il nastro e centriamo i faretti nella parte superiore di ogni aletta: premiamo moderatamente. 6. All’estremità dei cavi bipolari asportiamo circa 1 cm di guaina da ciascun conduttore. 7. Facciamo correre i cavi lateralmente in modo che non risultino visibili, bloccandoli alla struttura metallica con alcuni punti di colla per raggrupparli nella parte inferiore. I cavi sono lunghi 3 metri e mezzo, bisogna eliminare la parte eccedente da ciascuno. 8. Spelliamo nuovamente le estremità dei 6 conduttori ed attorcigliamoli in due gruppi da 3: insieme a un quarto filo (fase da un lato e neutro dall’altro), proveniente da uno spezzone di cavo elettrico adeguato, li serriamo in due cappellotti a vite. 9. Le estremità opposte del cavo vanno collegate al trasformatore, anche questo da nascondere in modo opportuno, fissandolo con la colla a caldo. All’estremità opposta del trasformatore parte un cavo lungo 3 metri e mezzo che termina con una spina fusa. 10. Sempre sul retro del portariviste, ai lati delle finestrature, stendiamo due cordoncini di adesivo. 11.Liberiamo anche l’altra faccia del plexiglas dalla pellicola e premiamola in posizione. Facciamo attenzione che, premendo, le eventuali sbavature di colla non invadano la finestratura.


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progetti FAR DA SÉ

L’ISOLAMENTO CON GUAINA BITUMINOSA 1. Per impedire l’infiltrazione dell’acqua su una superficie piana o con un’inclinazione troppo lieve, conviene ricoprire il tetto con una guaina bituminosa prima di ogni altra copertura. La guaina si srotola iniziando dalla parte sporgente della falda, parallelamente a essa, facendola sporgere di una decina di centimetri per poterla ripiegare e fissare da sotto. Si sale poi verso il colmo, avendo cura di sovrapporre ciascuna striscia alla precedente per 6-7 cm. 2-3. Si usa il cutter per tagliare e rifilare i lati con la necessaria

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precisione. Per effettuare un taglio perfettamente rettilineo ci si aiuta con un listello di legno come guida. 4. Per le coperture inclinate basta sovrapporre leggermente le strisce mentre si sale verso il colmo per impedire infiltrazoni d’acqua: l’azione dei raggi solari scalda il telo bituminoso e lo “fonde” facendo aderire ciascuna striscia a quella sottostante e al tavolato. Nel caso di coperture piane, invece, bisogna sigillare la giunzione con speciali nastri, in quanto l’acqua può ristagnare e infiltrarsi tra le strisce.

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Tetto in tegola canadese Per coperture veloci e resistenti affidiamoci alle pratiche tegole canadesi che si mimetizzano bene nel verde circostante

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a cosiddetta “tegola canadese” è costituita da un feltro impregnato di oli minerali o un foglio di lana di vetro, ricoperto da due strati di bitume addizionato con polipropilene che conferisce la necessaria impermeabilità. La superficie esterna è coperta con graniglie minerali trattate in forno ad altissime temperature che hanno il compito di proteggere i componenti sottostanti dai raggi ultravioletti. Nella parte centrale delle strisce sono applicate pastiglie autocollanti che, una volta scaldate dal sole o da una fonte di calore esterna, si fondono unendo le tegole le une alle altre. Sono disponibili in diverse forme e colori e garantiscono alta resistenza agli agenti atmosferici, durata, assenza di manutenzione, facilità e rapidità di montaggio. Le tegole canadesi misurano, nella versione standard, 1000x340 mm. Per la messa in opera, su tetti con una pendenza inferiore al 40%, si consiglia di predisporre uno strato di guaina al poliestere. La perfetta applicazione si ottiene su un supporto continuo liscio costituito da pannelli multistrato oppure da un tavolato di legno. Tegola Canadese (www.tegolacanadese.com) n 1000 MM

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Tetto in tegola canadese 1

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APPLICAZIONE DELLE TEGOLE 1. La prima fila di tegole va montata in posizione capovolta e incollata col mastice bituminoso all’aletta del canale di gronda. La sovrapposizione tra i fogli è commisurata all’inclinazione del tetto: più è ripida la falda e minore può essere la sovrapposozione. L’alineamento dei diversi elementi è garantito da tacche di riferimento, mentre un intaglio aiuta a sfalsare le faldine della fila successiva. 2. Le tegole si tagliano con facilità; basta un robusto paio di forbici a lama corta. 3. La chiodatura si esegue con gli appositi chiodi zincati, applicati in corrispondenza delle pastiglie autocollanti e quindi in una zona che viene coperta dalla tegola del corso superiore. 4. Tegola dopo tegola, partendo in entrambe le falde dal perimetro verso il colmo, il tetto viene rivestito con facilità. 5. Lungo il colmo del tetto la giunzione delle due falde va protetta con una scossalina di lamiera zincata o di rame che va preventivamente forata per il passaggio dei chiodi di fissaggio provvisti di guarnizione anulare per impedire infiltrazioni. 6. Un tetto in tegola canadese, se installato su una piccola casetta da giardino o sul ripostiglio degli attrezzi, si mimetizza molto bene con le piante e il verde circostante.


ella

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Il progetto passo passo

Bat box, casa per pipistrelli Una facile costruzione per offrire una dimora agli amici chirotteri che, con una presenza discreta, ci ricambiano liberando lo spazio circostante dagli insetti, soprattutto dalle zanzare, durante i loro “raid� notturni


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ormalmente, rifugi artificiali come quello che viene presentato si utilizzano in campo scientifico per studiare le abitudini dei pipistrelli, ma costruirne e installarne uno in una zona protetta del giardino può essere molto utile: i pipistrelli sono assolutamente innocui e rappresentano un ottimo sistema nella lotta biologica contro le zanzare, che infestano in numero sempre crescente le serate estive. l Il materiale utilizzato è compensato marino da 15 mm, più alcuni listelli 20x30 mm per il telaio e una tavoletta da 80x10 mm per la chiusura superiore. Il rifugio finito deve misurare circa 600x350x50 mm; il frontale è composto da due parti, separate da una fessura di aerazione di circa 10 mm, e lo spazio interno a disposizione dev’essere 25 mm da cima a fondo, con un restringimento in corrispondenza dell’apertura inferiore per l’ingresso e l’uscita dei chirotteri. Il rivestimento interno con rete antizanzare aiuta i pipistrelli ad aggrapparsi per risalire l’interno. l Il periodo migliore per installare uno di questi rifugi coincide con la fine dell’inverno, verso la metà di marzo, in modo che le bestiole, appena terminato il letargo, possano percepire la bat box come una struttura amica e colonizzarla durante l’estate, quando sono in piena attività per l’abbondanza di insetti. Se la troveranno confortevole, non è escluso che, pur essendo abituati a trascorrere il periodo invernale in grotte e anfratti, decidano di perpetuare la loro permanenza anche durante il letargo, perciò sarà bene evitare di rimuoverla con l’arrivo della brutta stagione. n

TETTO

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VITI DA LEGNO

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QUATTRO NUOVI RIFUGI IN DUE POMERIGGI

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1. La costruzione ha avuto luogo nei laboratori di “Manualità, un gioco da ragazzi” di Gavi e ha visto protagonisti i ragazzi delle classi 3A A e 3A B, suddivisi in due gruppi, per un totale di 4 rifugi realizzati. Avevano a disposizione i pannelli dorsale e frontale delle bat box (600x350 e 400x350 mm) già tagliati e su questa base hanno composto la struttura, tracciando e tagliando i pezzi del telaio e le tavolette restanti. 2. La levigatura dei bordi e la smussatura degli spigoli sono state fatte dapprima a mano, con tampone e carta vetrata, ma è giusto anche imparare come si usa una levigatrice palmare, evitando asportazioni eccessive. 3. Dopo aver marcato i punti equidistanti per l’inserimento delle viti, si realizzano i fori d’invito con il trapano a mano. 4. Con i listelli del telaio bene in linea, composti sul banco e spalmati di colla, e il pannello posteriore sovrapposto, si procede al loro collegamento per avvitatura. 5. Per favorire la “scalata” dell’interno da parte dei pipistrelli, nei modelli originali proposti dal Museo di Storia Naturale di Firenze (www.msn-unifit.it) è prevista la realizzazione di una serie di fresature orizzontali sulle facce interne dei pannelli, profonde 2-3 mm e distanziate di 10 mm, da cima a fondo. Per far sì che la costruzione fosse alla portata dei giovani apprendisti, qui è stato scelto di rivestire l’interno con una rete antizanzare, fissata con graffette. 6. Un velo di colla e due viti per parte per fissare la tavoletta inferiore sul frontale, poi l’applicazione del “tetto” un poco sporgente di lato e frontalmente: la costruzione è completa e può essere rifinita con un protettivo per legno, rigorosamente all’acqua. Resta da realizzare il fissaggio nella parte posteriore per la sospensione, in base a dove si sceglierà di collocarla.

Se avete qualche perplessità circa le dimensioni di questa bat box, forse vi può interessare sapere che da una analoga, installata sulla facciata di una casa in Toscana, tra Firenze e Siena, all’imbrunire di una giornata di fine luglio ne sono stati visti uscire ben 65 per la caccia notturna! Il filmato che documenta l’evento è visibile a questo link: http://www.youtube.com/watch?v=c96iO83iB7g

Puntate il vostro smartphone su questo QR-code per andare direttamente alla pagina internet del filmato.


FDT 2013 05 maggio.pdf

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Giovani far da sé all’opera Trasmetti a figli, nipoti e giovani amici il piacere di realizzare qualcosa con le proprie mani e da mostrare agli altri dicendo “...questo l’ho fatto io!” Ispira e aiuta il tuo bambino nella costruzione o nella decorazione di un oggetto, di un gioco: fotografalo e mandaci le foto passo passo della sua realizzazione che verrà sempre premiata e potrà essere pubblicata sulle pagine di Far da sé e sul sito www.manualitaragazzi.it Per partecipare a “Giovani far da sé all’opera” prepara l le foto della realizzazione del tuo “allievo far da sé” all’opera con una sua descrizione del lavoretto l il coupon sottostante interamente compilato con l’autorizzazione a pubblicare le foto del minore e manda il tutto a: EDIBRICO - Manualità, un gioco da ragazzi 15066 GAVI (AL) TUTTI I RAGAZZI CHE MANDERANNO DOCUMENTAZIONE DELLE LORO REALIZZAZIONI RICEVERANNO IN OMAGGIO IL PACCO PRITT.

COGNOME e NOME dell’ADULTO

COGNOME e NOME del RAGAZZO

Ai ragazzi dei Primi Calci di Lainate, che hanno realizzato il gagliardetto della pagina qui a fianco, vanno i complimenti della redazione e l’avvitatore IXO Bosch da utilizzare con la supervisione di un adulto

ETA’

TITOLO DELLA REALIZZAZIONE

VIA O LOCALITA’

CITTA’ E PROVINCIA

CAP

TELEFONO

E-MAIL

Firma dell’adulto

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Autorizzo Edibrico a pubblicare il materiale inviato (foto, disegni e testo), nonché le immagini del minore, autore della realizzazione.


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Gagliardetto primi calci Realizzato da alcuni bambini di seconda elementare per fare gli auguri agli allenatori dei Primi Calci all’oratorio di Lainate

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anno ideato di sana pianta il disegno con i colori della bandiera italiana (in tema con i 150 anni dell’unità d’Italia) su un foglio di carta, scrivendo nel bianco del festone la dedica agli allenatori che, evidentemente, sanno farsi voler bene. Hanno incollato il disegno su una tavoletta di legno; quattro tondini di legno tagliati grossolanamente (si intravede anche un tentativo di taglio a 45°) sono uniti con colla, nastro e forse qualche chiodo a fare da cornice, dipinta di un giallo vivace. Un mazzolino di fiori finti e un’attaccaglia fissata con nastro adesivo completano il gagliardetto. l “Siamo contenti di avere dei bambini che, oltre a usare i piedi, sanno usare le mani e il cervello” dicono con giusto orgoglio gli allenatori che ci hanno inviato la realizzazione sottolineando l’originalità e la passione che i bambini hanno messo in questo lavoro. n

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1. Alessandro, Diego e Luca, i giovani protagonisti di questa realizzazione, mostrano con malcelata soddisfazione il proprio lavoro. 2. La squadra Primi Calci dell’oratorio di Lainate, invitata a un torneo in un paese vicino, in posa al bordo del campo con i propri allenatori, mostra con orgoglio il gagliardetto autocostruito.

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Il laboratorio del mese: Giaveno

Veri leoni far da sé Dalla savana africana alla cucina di casa... un gioco da ragazzi! I ragazzi di Giaveno, in una splendida struttura, danno vita a tante ore di sereno lavoro e a originali oggetti

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1. Seguendo la sequenza di foto proposte dal libro “Manualità, un gioco da ragazzi” hanno riportato le sagome del leoncino su fogli di spesso cartone e le hanno ritagliate con grande attenzione per poi incollarle una sull’altra dalla più grande alla più piccola per dare volume all’animale. 2-3. Completato con gli occhi, il leoncino può essere mostrato trionfalmente: non incute certo paura! 4. Realizzata la cornice del quadro con pezzettini di cartone, anche irregolari, e incollata sul fondo una o più foto della savana, il leoncino viene posizionato nell’angolo basso a sinistra del quadro a fare da guardia al suo ambiente naturale.

Ecco il leoncino realizzato in fogli di compensato e proposto nella completa sequenza costruttiva dal libro Edibrico.

“Manualità, un gioco da ragazzi”, un progetto Edibrico sostenuto da


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’animatore Angelo Lussiana, all’interno del progetto Edibrico “Manualità, un gioco da ragazzi”, ha condotto da febbraio ad aprile quattro laboratori corrispondenti alle quattro classi della scuola primaria Anna Frank di Giaveno (TO): classe 2A con 22 bambini, classe 2B con 17 bambini, classe 3A con 14 bambini, classe 3B con19 bambini, per un totale di 72 allievi. l Innumerevoli sono i lavori realizzati, tra i quali importanti revisioni e re-interpretazioni di oggetti suggeriti dal manuale di “Manualità ragazzi”: il maialino in plastica “che viene molto meglio con i piedini di sughero”, assicurano i giovani fai da te; la rana, fatta con lo stesso principio del maialino, usando solo la parte bassa della bottiglia di plastica; poi il leoncino, proposto in legno nel manuale, qui diventa più accessibile fatto in cartone di un certo spessore, e ancora più suggestivo se abbinato a una cornice che può diventare all’occorrenza anche portafoto. l La savana sarà interessante, ma non come la cucina di mamma: ecco come abbellirla con l’appendistoviglie fatto con vecchie posate. Dichiara Lussiana: “In questi mesi di insegnamento ho notato la grande capacità delle bambine di mettersi subito in sintonia con il fai date, sono molto precise e ascoltano attentamente le istruzioni, i ragazzi rimangono un po’ più ‘pasticcioni’, ma alla fine imparano bene anche loro”. l Sempre durante il corso è capitato che un bambino indietreggiasse quasi impaurito davanti ai cutter; l’animatore, che chiedeva il motivo di questa paura improvvisa, ha così saputo che da piccolo si era fatto un taglio profondo di cui poteva mostrare la cicatrice. Era giunto il momento di imparare a usarlo correttamente! E così è stato, con grande soddisfazione di tutti. n

Ma nel laboratorio di Giaveno non si realizzano solo leoncini. Ecco nascere con le bottiglie di plastica riciclate altri simpatici animaletti oppure oggetti di legno con cui decorare la propria cucina.

Anche il “maialino risparmiatore” è una bella idea tratta dal libro Edibrico che viene donato a tutti i ragazzi che partecipano ai laboratori di “Manualità Ragazzi”.

Quanti piccoli allegri far da sé! Insieme al loro animatore Angelo Lussiana posano intorno al tavolo da falegname che hanno ricevuto da Edibrico e che hanno montato con impegno. Sopra hanno disposto in bella evidenza le colle di Henkel, gli elettroutensili Bosch, gli utensili manuali Sodifer, i pennelli di Nespoli. Presto riceveranno a integrazione i colori di Max Meyer, i semi e i bulbi di Blumen per dar vita anche a un piccolo bel giardino.


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Pattex Millechiodi fa presa in un secondo La famiglia di adesivi in grado di sostituire chiodi, viti e tasselli abbatte i tempi di attesa grazie a una formula migliorata; utilizzare i prodotti Millechiodi è ancora piĂš semplice, basta prendere l’oggetto, applicare l’adesivo sul retro, premerlo sul muro e contare fino... A UNO!


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ppendere una lavagnetta, sostituire una piastrella, fissare il battiscopa, costruire una casetta per gli uccellini... questi e molti altri lavori di bricolage sono da oggi ancora più semplici e veloci grazie alle nuove prestazioni degli adesivi di montaggio Millechiodi, per i quali si può veramente parlare di “presa immediata”. l La formulazione è stata ulteriormente migliorata e l’effetto ventosa si realizza 10 volte più velocemente rispetto a prima, mantenendo invariate tutte caratteristiche peculiari che contraddistinguono i singoli prodotti in base alle applicazioni. l L’innovativa formula è stata applicata a tutti i

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prodotti della gamma: Millechiodi Original, per tutte le situazioni in interni che richiedono un buon potere riempitivo (fino a 1 cm); Millechiodi Water Resistant, efficace anche su superfici umide; Millechiodi Removibile, con la tecnologia Flextec che permette il distaccamento dell’oggetto anche a distanza di tempo; Millechiodi Trasparente, per fissaggi invisibili in ogni situazione; Millechiodi Legno, l’adesivo di montaggio ideale per incollaggi legno su legno, utilizzabile su superfici umide ed elastico nel tempo. l Una gamma che permette di affrontare ogni situazione, completata dai tenaci nastri biadesivi Millechiodi in rotolo e in strisce. n

Ogni prodotto della gamma Millechiodi è proposto in più formati, differenti per quantità e modalità d’uso: la versione Original, in particolare, è disponibile in cartuccia per pistola estrudente (400 g), kiwi o tubo (250 g) e tubetto in blister (100 g), così da poter scegliere la confezione più opportuna a seconda delle applicazioni.


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attrezzature FAR DA SÉ

Farsi il truschino Detto anche graffietto, riporta con precisione una misura su una tavola per tutta la sua lunghezza o in parte; si trova in commercio completo di asta graduata, ma è un piacere farselo e personalizzarlo per forma e particolari costruttivi

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In alcuni modelli la punta graffiante è sostituita da una lama a disco o da una punta scrivente inserita in un portamine. Nelle officine meccaniche si utilizza un truschino particolare per la tracciatura delle altezze, costituito da una base piana su cui è fissata un’asta verticale graduata provvista di punta tracciante. La base funziona come piano di riscontro e l’asta scorrevole riporta la tracciatura all’altezza desiderata. Esistono anche truschini costituiti da un blocchetto in cui sono inseriti due listelli scorrevoli posti a 90° per l’esecuzione di tracciature complesse.

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ssenziale per realizzare tenoni, mortase, incastri a mezzo legno, battute, tracciature distanti dai bordi, il truschino è costituito da un blocchetto di legno, serrato da uno o più bulloncini, in cui scorre un listello munito di punta tracciante. l Nelle versioni commerciali questo listello riporta una scala millimetrata per l’immediata rilevazione della misura a cui va fatta la tracciatura; con uno strumento autocostruito occorre, prima di usarlo, rilevare la misura sul pezzo con righello e squadra e fermare a questa stessa misura la punta tracciante. l L’uso del truschino è semplicissimo e intuitivo: bloccata la punta tracciante alla misura voluta e impugnato a piena mano il blocchetto di legno, si fa scorrere, eventualmente avanti e indietro per una traccia più nitida, il corpo dello strumento contro il pezzo. n


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DUE PEZZI DI LEGNO E POCA FERRAMENTA 1. Ci serve un blocchetto di legno duro a fibra compatta ed elastica, le cui facce vanno squadrate con precisione e levigate per bene; servono unoltre una barra filettata da tagliare a misura in due pezzi, alcune boccole filettate e dadi a farfalla. 2. Tracciamo sul blocchetto di legno la mezzeria e i contorni dello scasso per l’asta graduata. 3. Due fori passanti devono essere praticati sulle facce laterali sempre lungo la mezzeria. 4. Rigiriamo il blocchetto sulla faccia più larga e, usando la sega a nastro, tagliamo lungo la linea di mezzeria. 5. Con la sega a nastro pratichiamo le due incisioni a U seguendo la tracciatura già effettuata. Affiancate ricompongono la sede in cui scorre il cursore quadrato. Con uno scalpello eliminiamo la parte di legno tra le due incisioni; rifiniamo nel modo migliore, con l’uso di una raspa, le tre facce dello scasso. 6. Inseriamo nei quattro fori (erano due, sono diventati quattro dopo il taglio longitudinale del blocchetto) le boccole filettate. 7. Abbiamo sagomato il blocchetto con sega, raspa e carta vetrata per renderlo meno tozzo e più facilmente impugnabile. Avvitiamo i due spezzoni di barra filettata nelle boccole e ricomponiamo il blocchetto, inseriamo il cursore nello scasso centrale e stringiamo con quattro dadi a farfalla avvitati sulla barra filettata che sporge all’esterno. 8. Nell’estremità del cursore a sezione quadrata pratichiamo due fori: il primo, passante, diventa la sede della matita, il secondo, praticato in testa, incrocia perpendicolarmente il primo e riceve una vite che, stretta a fondo, blocca la matita.

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attrezzature FAR DA SÉ

Incisore di potenza I mille volti di un utensile maneggevole come una matita, ma potente quanto basta a incidere tutti i materiali, dalla plastica, alla pietra, ai metalli

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isegnare e scrivere: due attività che tutti abbiamo imparato a eseguire fin dalla più tenera età, ma solo sulla carta e con una penna o una matita. Per lasciare davvero una traccia indelebile su legno, vetro e metalli ci vuole altro. Ad esempio un incisore! l Gli strumenti per incisione possono essere distinti in due categorie: con utensile rotante o con puntali a movimento alternato. Record Power, un’azienda inglese attiva fino dal 1909, produce una famiglia di incisori della seconda categoria con i quali scrivere praticamente su qualsiasi materiale. Basta cambiare il puntale e si può passare dall’incisione del vetro o della pietra a quella dei metalli o del legno. l L’incisore pesa circa 700 grammi ed è in grado di muovere avanti e indietro il mandrino per 100 volte al secondo. Grazie a una ghiera di regolazione è possibile variare in modo continuo la corsa dell’utensile impostando movimenti contenuti per il vetro o corse più estese per la lavorazione del legno o del bassorilievo. È molto semplice ottenere risultati eccellenti con questo sistema anche se non si è esperti disegnatori: basta applicare sul pezzo da decorare un disegno con il nastro adesivo e poi seguire le linee con la punta vibrante. La prima, sommaria incisione va rifinita dopo la rimozione del disegno su carta. n

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UN CESELLO PER AMICO 1. Con il puntale di carburo e una corsa limitata del mandrino si possono incidere iscrizioni anche sui metalli più duri. 2. Quando si desidera cambiare un puntale è sufficiente svitare il mandrino e spingere indietro l’utensile. Questo sblocca le ganasce di bronzo permettendo l’estrazione della punta. 3. Lo speciale mandrino autocentrante può accogliere sia le punte da incisione a codolo tondo sia le lame a scalpello. 4.La ghiera di regolazione varia la corsa dell’utensile per adattarsi ai vari materiali: corsa lunga per materiali teneri e per sgrossature, corsa breve per vetro e materiali più duri. 5. L’interruttore di accensione è posto nella parte posteriore

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dell’incisore per non essere urtato durante il lavoro. 6. Il campo in cui sono maggiormente diffusi gli incisori è la marcatura di sigle su parti meccaniche, ma anche nell’hobbistica si sono diffusi per la facilità nell’ottenere pregevoli effetti decorativi su qualsiasi materiale. 7. Per l’incisione su vetro si usa una punta sottile e affilata o un’ogiva abrasiva. Movimenti veloci danno luogo a un segno puntiforme mentre movimenti lenti generano linee nette. 8. La goffratura e la lavorazione a rilievo di metalli teneri, come rame e alluminio, si eseguono con utensili con punta a sfera di diverso diametro.

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Il contatore dell’acqua Vediamo come si effettua la lettura dei consumi, in base al modello installato, e come procedere per aggiungerne altri, privatamente, lungo la linea idraulica di casa nostra

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1. Alcuni tipi di contatori meno recenti hanno sia le caselle sia le lancette. Nella lettura occorre tenere conto soltanto delle caselle con numeri o fondo nero, se l’ultima a destra ha il numero o il fondo rosso indica i decimali e non va tenuta in considerazione. La lettura viene effettuata iniziando dal quadrante delle migliaia di metri cubi e procedendo su quelli successivi; le lancette, che indicano ettolitri, decalitri e litri, non vanno considerate. 2. Quelli a lettura diretta attuali hanno un quadrante con sette (o quattro) cifre: le prime quattro indicano i metri cubi, le rimanenti rispettivamente le centinaia, le decine e le unità di litro. Anche qui le cifre rosse non incidono sul computo dei consumi.

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l contatore dell’acqua, come altri dispositivi per il calcolo dei consumi delle utenze private, viene installato dall’azienda erogatrice del servizio nel punto in cui ha inizio la linea di adduzione domestica. A monte e a valle del contatore vengono installate le valvole di intercettazione che permettono di interrompere il flusso d’acqua per effettuare manutenzioni o modifiche all’impianto. Passando attraverso il corpo del contatore, l’acqua mette in movimento un sistema di alberini e ingranaggi collegati agli indicatori che consentono di rilevare i consumi con elevata precisione. l Da parte dell’utente non è consentito alcun intervento su di esso, infatti è piombato, ma lungo la linea domestica è possibile installarne altri, per contabilizzare e controllare i consumi di rami diversi, potendo verificare così quanta acqua si consuma per irrigare il giardino o lavare l’auto e tenere più facilmente sotto controllo eventuali perdite. Per installare uno di questi apparecchi bisogna interrompere il flusso sulla diramazione della linea interessata, tagliare un pezzo di tubo e installare gli opportuni raccordi in ingresso e in uscita dal contatore. Le porzioni diritte dei tubi in entrata e in uscita devono essere lunghe almeno 5 volte n il diametro nominale del contatore.


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MODIFICHE POSSIBILI

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1. Il raccordo di ingresso nel contatore, facente ancora parte della linea pubblica, viene protetto da una piombatura dopo averne effettuato il serraggio. Sull’altro lato possiamo invece intervenire liberamente. 2. Prima di qualsiasi intervento dobbiamo chiudere la valvola di intercettazione a monte del contatore, quindi aprire uno o più rubinetti per abbassare la pressione interna dei tubi e svuotare il più possibile la linea interessata. 3. Immediatamente a valle del contatore, o in altro punto dell’impianto domestico, possiamo intervenire e allentare le ghiere di collegamento con una chiave a pappagallo. 4. Scolleghiamo la tubazione, ponendo attenzione a eventuali guarnizioni interne, ed effettuiamo le modifiche che ci occorrono. Assicuriamoci della buona tenuta delle nuove diramazioni nelle fasi di rimontaggio, inserendo le apposite guarnizioni ove previste o avvolgendo sulle filettature alcuni giri di nastro sigillaraccordi. Prima di riaprire la valvola di mandata, apriamo almeno un rubinetto lungo la linea, in modo che l’acqua possa scaricare istantaneamente l’aria contenuta nei tubi senza causare sovrapressioni nel circuito.

QUELLO VECCHIO A LANCETTE Nei vecchi contatori il consumo era rilevabile soltanto componendo la cifra attraverso la lettura delle lancette. Guardando questo modello, accanto a ciascun “orologio” è indicata la misura di riferimento: X 1000 sta alle migliaia di metri cubi, X 100 alle centinaia e così via. Va da sé che la composizione della cifra inizia in basso a sinistra e procede in senso orario: tra le lancette nere e quelle rosse c’è una virgola “virtuale”, per cui le tre lancette rosse costituiscono, nell’ordine, i decimi, i centesimi ed i millesimi di metri cubi. La lettura di quello raffigurato nella foto indica 6.190 metri cubi (la lettura dopo la virgola non è rilevante, quindi non è da segnalare ai fini della fatturazione).

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REGOLATORE DI PRESSIONE 1. Questo regolatore di pressione incorpora un manometro a due lancette: quella nera indica la pressione all’interno del circuito, quella rossa il valore massimo prestabilito. Per effettuare regolazioni rimuoviamo il cappellotto di plastica che lo protegge. 2. Agendo con una chiave a brugola sul grano interno possiamo ridurre la pressione all’interno del circuito se questa è eccessiva. 3. Aprendo le utenze, la pressione nel circuito cala e possiamo verificare, richiudendoli, che la pressione si stabilizzi al valore che abbiamo impostato agendo sul grano. La vite al centro dell’indicatore ci permette di spostare la lancetta rossa in corrispondenza del valore definito massimo, così da avere un immediato controllo a colpo d’occhio.

Se la pressione di alimentazione è eccessiva conviene installare un riduttore di pressione che permette il raggiungimento di una pressione stabilita, impostata tramite una vite o una manopola di regolazione posta nella parte superiore del riduttore stesso. Il montaggio di questo dispositivo deve essere effettuato subito dopo la valvola di intercettazione principale in modo che la regolazione riguardi tutte le apparecchiature domestiche.

A IMPULSI PER TELELETTURA Particolari contatori definiti “a impulsi” sono in grado di rilevare i consumi in tempo reale e fornire tale informazione a distanza. Questo consente di tenere sotto controllo i consumi senza dover andare a leggere il quadrante, ma consente anche di fornire comandi ad altre apparecchiature (es. quelli per la clorazione di piscine) che possono lavorare in modo automatico in funzione delle informazioni ricevute. CAVO ELETTRICO

DISPLAY

RILEVATORE START STOP RESET CONTATORE

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TUBAZIONE

ABITAZIONE


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attrezzature FAR DA SÉ


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Aspiratore doppio professionale Un potente aspiratore ottimo per l’abbinamento alle combinate per la lavorazione del legno, ma anche per molti tipi macchine stazionarie, di cui può ricevere contemporaneamente sino a tre tubi di aspirazione anche di sezioni differenti

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e combinate producono una grande quantità di trucioli e polvere di legno che vanno assolutamente aspirati tramite le varie bocchette di cui sono dotate, pena l’invasione del locale di segatura e un velo di polvere fine su ogni cosa, oltre a un probabile intasamento della macchina. l Per questo le macchine stazionarie hanno sempre più raccordi cui collegare il necessario aspiratore tramite tubi spiralati di adeguato diametro. Gli aspiratori possono essere mono o doppio sacco; quelli doppi hanno una maggiore capienza di raccolta, ma solitamente anche una maggiore potenza di aspirazione, utile per le lavorazioni che producono grandi quantità di trucioli, ma anche per collegare più tubi a macchine che svolgono a diverse mansioni contemporaneamente. n

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LA MESSA IN ESERCIZIO 1. L’aspiratore arriva in un unico imballo, completamente smontato, tuttavia la messa in esercizio si presenta quanto mai semplice e rapida, grazie anche a istruzioni che non lasciano spazio a dubbi sulla procedura da seguire. 2. Come prima cosa va allestita la base d’appoggio su cui si va a montare tutto l’insieme; si inizia quindi applicando le quattro ruote alla piastra base. 3. Il supporto motore, una piastra piegata a forma di trapezio isoscele, si fissa alla base con 4 bulloni, con relativi dadi e rondelle. La faccia superiore ha 4 asole per il fissaggio del motore. 4. Si mette in posizione la grande chiocciola che contiene la girante del motore; il carter della girante appoggia sulla piastra base, mentre il motore, posizionato esternamente sul retro, appoggia sul suo supporto. 5. Il carter ha, nella parte sottostante, due piedini di lamiera, con ampie asole, da fissare alla piastra base con bulloni, dadi e rondelle che in un primo momento non conviene tirare. 6. Il basamento del motore si fissa inferiormente al supporto trapezoidale, facendo in modo che il carter della girante resti ben allineato e parallelo alla sagoma della piastra di base, quindi si tirano tutti i dadi, anche quelli dei piedini del carter. 7. Gli ultimi fissaggi da fare sulla piastra di base sono le aste di sostegno dei collettori. Le aste sono tubolari, ma hanno una piastrina saldata ortogonalmente all’estremità inferiore che fornisce la necessaria superficie per l’appoggio sul piano, nonché per contenere due asole per il fissaggio con bulloni.

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RACCORDI E COLLETTORI 1. L’uscita del gruppo motore/girante ha una flangia che si accoppia con una omologa, presente nel condotto di raccordo. Fra le due flange si pone una guarnizione di gomma per la tenuta stagna all’aria. 2. Le flange di accoppiamento delle sezioni del condotto hanno una serie di 8 fori per il fissaggio; nella flangia inferiore i fori sono di misura e sono filettati a passo metrico, mentre nella flangia superiore ci sono le asole per l’inserimento e l’avvitatura del dado con rondella. 3. L’intera estensione del condotto dell’aria prevede l’accoppiamento dei segmenti tramite guarnizioni di gomma. Il tratto terminale di raccordo si biforca per alimentare i due collettori. 4-5. I collettori si uniscono ai terminali del condotto di raccordo con le stesse modalità delle altre sezioni; messa in posizione la guarnizione di gomma, si avvitano a mano gli 8 bulloni e si tirano quanto basta, tenendo in considerazione il rilevante spessore della guarnizione. 6. Alla bocca di aspirazione del carter della girante va applicato un raccordo a 4 vie; una è quella di accoppiamento con il carter, le altre tre, di diametro inferiore (100 mm), sono disponibili per il collegamento dei tubi flessibili provenienti dalle macchine. Di tre, uno solo è già aperto, mentre gli altri due hanno tappi da rimuovere solo nel momento in cui si collegano altri tubi flessibili. 7. Il raccordo si incastra sul rilievo del carter e si blocca con una vite. 8. Le aste di sostegno messe posteriormente ai collettori, oltre a fornire loro ulteriore supporto e rigidità, proseguono con un segmento verso l’alto per poter appendere i sacchi filtro.

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SACCHI FILTRO E SACCHI DI RACCOLTA 1. Il sacco filtro è quello che si colloca in alto, appendendolo al gancio terminale dell’asta di sostegno. 2. Nella parte inferiore, il diametro del sacco filtro calza a pennello con il collettore, che deve sormontare di alcuni centimetri. Il sacco ha un orlo dentro il quale va inserito un apposito collare che attua un’ottima chiusura grazie a una leva a molla, con varie posizioni di regolazione. 3. A motore spento, sia i sacchi di raccolta sia quelli filtranti sono flosci; questi ultimi, per questo, sono sostenuti dalle aste metalliche.

4. Quando il motore è in azione i sacchi si gonfiano per effetto del potente flusso d’aria. Il collegamento alla macchina stazionaria, in questo caso una combinata, avviene tramite tubo flessibile spiralato, meglio se di tipo trasparente per poter rilevare eventuali intasamenti. La segatura, i trucioli e la polvere di legno finiscono nei collettori, trasportati dalla potenza del flusso d’aria; mentre quest’ultima sfoga attraverso le fitte maglie del tessuto del sacco filtrante, i detriti vengono fermati e ricadono verso il basso finendo nei sacchi di raccolta a tenuta stagna, da svuotare periodicamente.

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COME PARTECIPARE ALLA PROVA DI ABILITÀ DEI LETTORI

Mandateci le vostre realizzazioni con buone foto che documentino le fasi del lavoro. Ogni mese ne pubblicheremo e premieremo sette:

2 IMPORTANTI, 2 INGEGNOSE, 2 BRICÒ e 1 SUPER scelte per difficoltà, ingegnosità, capacità di riciclo e, non ultima, la necessaria qualità delle immagini. UN PREMIO PER TUTTI Tutti i lettori che ci invieranno la loro realizzazione correttamente documentata, riceveranno comunque questa ricca confezione regalo contenente ben 9 diversi prodotti Henkel!

COGNOME

ETÀ

NOME

Cosa mandare: descrizione e disegni della realizzazione l fotografie digitali massima risoluzione non compresse o stampe fotografiche l il tagliando a fianco compilato e firmato

TITOLO DELLA REALIZZAZIONE

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VIA O LOCALITA’

CITTA’ E PROVINCIA

CAP

TELEFONO

E-MAIL

Dichiaro che la realizzazione presentata è mia autentica creazione e non è mai stata pubblicata prima d’ora. Ne autorizzo la stampa parziale o totale (con foto, disegni e testo) da parte di EDIBRICO. Data

Firma

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PROVA DI ABILITÀ DEI LETTORI

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Dove inviare: EDIBRICO 15066 GAVI (AL)


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I PREMI DI GIUGNO 2013 per i 2 progetti INGEGNOSI

per i 2 progetti IMPORTANTI

BOSCH Levigatrice roto-orbitale PEX 400 AE Rientra nella categoria EXPERT della Compact Generation di casa Bosch. Ha una potenza di 400 W, una velocità che va dalle 4000 alle 21.200 rotazioni al minuto con regolazione elettronica, diametro dell’oscillazione di 2,5 mm e sistema LowVibration. Il platorello è di lunga durata, ha diametro 125 mm ed è dotato di sistema Paper Assistant, per un’agevole applicazione dei fogli. Pesa 1,9 kg.

RYOBI Misuratore laser RP 4010 Misurazione rapida su grandi distanze (distanza massima 60 m), distanza minima 16 cm, precisione elevatissima; funzione di addizione/sottrazione, funzione di memoria (10 risultati), calcolo lunghezze, aree e volumi. Livella a bordo, per allineamento orizzontale, batteria 4V ioni di litio, caricabatteria. Peso 200 g.

per i 2 progetti BRICÒ

per il progetto SUPER

EUROEQUIPE Elettroinsetticida Big Pac-Zan ed Elettroemanatore Insect Killer Big Pac-Zan è un elettroinsetticida ad aspirazione per ambienti esterni in cui gli insetti, attirati dalle luci led, vengono risucchiati da una ventola e muoiono in breve tempo per disidratazione. Insect Killer è un elettroemanatore a 5 funzioni: elettro-evaporatore per liquido, fornelletto per piastrine, attrattivo e fulmina insetti, luce di cortesia notturna.

FEIN Multimaster Top Plus Sistema universale per lavori di ristrutturazione e rinnovo, allestimento d’interni, riparazioni piastrelle, finestre, porte, per il bricolage, la manutenzione, la costruzione e il montaggio in generale. Si basa sul movimento oscillante dell’albero secondario che aziona una nutrita serie di accessori con cui si può tagliare, levigare, affilare, intagliare materiali come legno, metalli, plastiche e piastrelle.

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Stendino sopra l’armadio ... e altro Il buon far da sé si distingue nel trovare soluzioni ai problemi pratici della casa, senza trascurare il risultato estetico del lavoro; destreggiandosi nell’ambito tecnico e spingendosi occasionalmente in quello più meramente artistico

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CHIUSO APERTO

lessio Feliciani ci propone diverse costruzioni fra cui spicca l’elaborazione di un armadio Ikea, fatta con l’intento di far asciugare le lenzuola in inverno, non avendo un locale adeguato allo scopo. L’idea è quella di completare lo spazio rimanente al di sopra dell’armadio, spazio irregolare essendo la stanza mansardata. Il vano in più, così ottenuto, oltre a permettere di riporre al chiuso e al riparo dalla polvere coperte e lenzuola, si presta a nascondere un ingegnoso appendino estraibile, abbastanza largo per distendere ad asciugare anche le lenzuola, piegate in due. L’appendino è composto da una barra tubolare cromata, unita con giunti a 90° a due altri segmenti che scorrono dentro fori calibrati, fatti in blocchetti di legno fissati sul top dell’armadio. l Un secondo lavoro riguarda la costruzione e la modifica di carrelli da laboratorio per poter avere sempre a portata di mano strumenti e utensili. Con un terzo, si entra nel dominio del riutilizzo artistico, con l’allestimento di un angolo coreografico nel giardino, interamente fatto con i più disparati oggetti di recupero. n

PRIMA

SUPERPREMIO Alessio Feliciani di Pescara vince un premio offerto da FEIN Multimaster Top Plus

PREMIO NUOVO 2013


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BARRE SCORREVOLI 1. Due tacchi di legno recuperati da bancali sono l’elemento nodale del sistema di scorrimento delle barre di sostegno dell’appendino. Rilevato il diametro delle barre, si aprono due fori passanti nei blocchetti, di una misura che permetta il libero scorrimento delle prime dentro i secondi. 2. Per completare l’armadio nella parte alta, tenendo conto del soffitto spiovente della mansarda, si costruiscono due cornici trapezoidali e si fissano sopra il top dell’armadio; le cornici servono per poter proseguire verso l’alto i fianchi dell’armadio, andando a chiudere lateralmente lo spazio che vi resta sopra. Tenendoli contro le cornici dei fianchi si trova la posizione ideale RINFORZO

in profondità dei blocchetti di scorrimento, in modo che le barre ottengano la massima escursione, quindi si fissano al top dell’armadio con viti a testa svasata messe dall’interno (armadio). 3. Montato il sistema di barre e verificato il corretto funzionamento (massima estraibilità e totale scomparsa a stendino chiuso), si applica una tavola trasversale che rende solidali i fianchi. Per completare il frontale si fissano ai lati, sui montanti, due tavolette che rifiniscono gli spigoli e rivestono esteticamente i telai laterali, altrimenti visibili. A chiusura del vano, si pone un unico grande pannello, incernierato sul lato superiore per poterlo aprire e riporre oggetti di uso meno frequente.

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PANNELLO LATERALE APRIBILE

SUPPORTO PER SCORRIMENTO

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STENDINO ESTRAIBILE

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CASSETTIERA PORTATRONCATRICE DA SPINGERE E TIRARE 1. I pezzi di un monopattino, in particolare lo snodo con cui si articola il timone telescopico del manubrio, sono al centro di una delle modifiche della cassettiera/carrello, quella che ne permette il trascinamento più agevole, soprattutto per percorrere le rampe e gli scivoli necessari per caricarlo sul furgone. 2. Spostando momentaneamente la guida del cassetto più basso, si applica una robusta staffa a L in corrispondenza dell’attacco esterno della piastra del timone. Trovato il centro esatto, si marcano i punti da forare per mettere bulloni, rondelle e dadi di serraggio. La guida del cassetto si rimette poi in posizione. 3. Con il rinforzo all’interno della staffa a L, la piastra del timone, pur appoggiando soltanto al pannello laterale, scarica la forza anche nel basamento della cassettiera, evitando di deformare le lamiere. Il timone si articola in modo da poter essere bloccato in diverse posizioni, oppure essere lasciato libero. 4. Per poter usare più liberamente la cassettiera/carrello anche come banchetto da lavoro, si applica un avanzo di top da cucina come piano. Il fissaggio è affidato a viti passanti a passo metrico, con testa bombata, messe da sopra, facendo un incavo per ognuna in modo che la testa stia sotto il filo del piano. 5-6. Per irrobustire gli spigoli anteriore e posteriore del piano, con la fresatrice si fanno le sedi per due segmenti di angolare metallico, che si forano per fissarli con viti a testa svasata, avvitandole a fondo, sino a non sentirne più il rilievo al tatto. Bloccando le ruote la cassettiera funge bene anche da banchetto per lavorare di troncatrice, ma in caso di trasporto, per evitare che si rovesci affrontando curve o frenando bruscamente, bisogna fissarla con cinghie. Quattro asole di piattina fissate sotto il piano di lavoro rappresentano un saldo appiglio per le cinghie.

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INSTALLAZIONE CON LUCI Con il terzo millennio vengono messi al bando i nanetti da giardino per lasciare il posto a installazioni maggiormente orientate al cambiamento di gusto cui hanno dato anticipazione i canoni artistici dell’arte moderna. Ecco quindi comparire un bollitore d’alluminio, un animale del futuro fatto di avanzi di travi e barattoli per le conserve, il tutto illuminato da un manichino femminile di plastica opalina.

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1-2. Il piedistallo del manichino viene carteggiato per rimuovere la ruggine, ma non del tutto: ecco che fa capolino una delle recenti tendenze che vogliono il metallo al naturale, con tutti i suoi difetti, se mai “fissati” con un paio di mani di vernice trasparente, per fermarne l’ulteriore degrado. Per una rapida movimentazione, si applicano ai quattro angoli altrettante ruote pivotanti, unite alla parte inferiore della piastra con 4 punti di saldatura ognuna. 3. All’interno del manichino, perfettamente riparato dalle intemperie, si colloca un tubo al neon con la circuitazione necessaria al funzionamento, incluso un interruttore azionabile dall’esterno.

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CAGNOLINO DI PICASSO 4-5. I primi due blocchi di legno si forano nello spigolo con sega a tazza per ricavare una profonda sede cilindrica. Lo scopo è quello di potervi collocare, facendoli entrare quasi del tutto, altrettanti vasetti di conserva che fungono da protezione stagna per due faretti con portalampada. 6. La realizzazione, una visione un po’ “cubista” di un animaletto del futuro, è formata dagli avanzi di intestatura dei travi di una tettoia. I pezzi, dopo essere impregnati di protettivo per legno, si uniscono in ordine alternato facendo in modo che nella sua estensione l’insieme resti leggermente curvo. Dalle zampe anteriori, spuntano i barattoli-lampada, due occhi luminosi in una posizione che solo Picasso avrebbe pensato.

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progetti IMPORTANTI Andrea Tacchetto di Venezia vince un premio offerto da BOSCH Roto-orbitale PEX 400 AE


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e moderne tendenze del design spingono spesso gli architetti a far costruire complementi d’arredo su misura e su disegno, per meglio interpretare il gusto del committente nell’allestimento dell’ambiente ideale. Si può pensare che tali realizzazioni siano inarrivabili per senso estetico e difficoltà nella costruzione, ma non sempre è così. Ce ne dà una dimostrazione Andrea Tacchetto, che ha una particolare passione per l’arredamento d’interni, ma nello stesso momento è anche un esperto far da sé. l L’idea è quella di completare la parete a lato della zona TV nel soggiorno con una complessa struttura rivestita di pietra, da cui sporgono tre ripiani di cristallo. I tre cristalli trasmettono nel loro spessore la luce emessa da altrettante lampade al neon situate all’interno del rivestimento di pietra. Quest’ultimo, lateralmente, non è del tutto chiuso, anzi è aperto sui lati superiore e inferiore per permettere la diffusione della luce sul-

Un complemento d’arredo di alto design, realizzato egregiamente, a dimostrazione del magnifico connubio tra far da sé e stile

la parete, ottenendo un notevole effetto coreografico, rendendo nel contempo più riposante la visione dello schermo TV. L’apertura superiore ha anche lo scopo di poter estrarre il pannello che regge i neon, per eventuali sostituzioni. l La realizzazione è composta da un telaio formato da due profilati a T fissati alla parete, più due profilati a L che sostengono uno spesso pannello di legno multistrato; questo è deputato a reggere i ripiani di cristallo temperato e a fare da supporto al rivestimento di pietre, applicate con colla per piastrelle tinta per abbinarsi cromaticamente con le pietre. All’interno, un telaio più leggero regge un pannello sottile e, nell’insieme, i tre tubi al neon, disposti orizzontamente. Il pannello si inserisce dall’alto, scorre sotto due alette saldate al profilato a T, in modo da tenerlo aderente alla parete, e finisce per appoggiarsi col bordo inferiore a due piastrine tassellate allo scopo alla parete. n

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1. L’intera struttura diventa parecchio pesante e grava interamente sui due profilati a T d’acciaio che devono essere fissati saldamente alla parete. Data la presenza di mattoni semipieni, si utilizza il fissaggio chimico con tasselli a rete, per contenere l’estrusione del prodotto chimico che altrimenti si disperderebbe nelle cavità. 2. I profilati d’acciaio vanno fissati verticalmente e alla stessa altezza. Per questo si appoggiano su un pannello di legno rettangolare e si tengono in bolla mediante una tavola usata come puntello dal pavimento. 3. Alla parete si fissano, alla stessa altezza, anche due piastrine su cui va ad appoggiare il pannello di supporto alle lampade al neon. 4. Lo stesso pannello, nella parte alta, è trattenuto da due linguette saldate al profilato a T verticale. 5. Il pannello posteriore, messo in sede completo dei tre tubi neon con il relativo impianto, viene collegato all’alimentazione elettrica prelevata dalla cassetta fatta rimanere opportunamente entro la sagoma della struttura. 6. Su ogni profilato a T, fissato a parete, va imbullonato un altro profilato, questa volta a L, destinato a fare da supporto al pannello di legno multistrato che deve reggere i ripiani di vetro e il rivestimento esterno di pietre. Oltre al piede d’appoggio, costituito da una piattina a L saldata alla base del profilato, il pannello viene fissato al profilato a L tramite una serie di viti a passo metrico con testa tonda, rondelle e dadi tirati da tergo. 7. Prima del fissaggio definitivo, al pannello di legno vanno praticati tre tagli orizzontali, equidistanti; queste tre fessure sono spesse quel tanto sufficiente a far passare i ripiani di vetro. Sul retro, per tener fermo ogni ripiano e nel contempo fornirgli il maggior supporto possibile, si applicano per ognuno, due tavolette di legno. La manovra va fatta tenendo stretto il ripiano con morsetti, fra le tavolette messe in costa, in modo da poterle fissare al pannello frontale con viti da legno a testa svasata. 8. Per iniziare il rivestimento con la pietra è necessario predisporre una base di partenza che fornisca anche appoggio alle prime file di mattonelle, sino a quando la colla non abbia fatto presa; poi ovviamente l’appoggio si può rimuovere per completare il rivestimento al di sotto. 9. Completato il rivestimento si colmano le fughe fra le mattonelle con lo stesso adesivo utilizzato nella posa, ma distribuito nelle fessure con una siringa senza ago, essendo molto esiguo lo spazio.


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NON FACCIAMOCI DIVORARE DALLA TV...

UN’ORA IN MENO ALLA TV, UN’ORA IN PIÙ AL BRICOLAGE


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Le lire incorniciate Una cornice lineare, ma ben strutturata, per mettere in esposizione una serie di banconote e monete nella nostra vecchia valuta, con la possibilitĂ di estrarre queste ultime, essendo collocate in un telaietto separato dal pannello di fondo

progetti IMPORTANTI Vincenzo Dorini di Lecce vince un premio offerto da BOSCH Roto-orbitale PEX 400 AE


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n questo periodo di fortissima crisi economica, industriale, politica, può capitare di pensare con nostalgia alla nostra cara, vecchia lira, quanto meno perché ci riporta con la memoria a periodi in cui magari ci si lamentava per la continua svalutazione, però si aveva sempre qualche soldino in tasca da spendere e qualcuno riusciva anche a risparmiarne un po’ vedendo crescere il gruzzoletto in banca. l Vincenzo Dorini una certa stima della precedente valuta l’ha dimostrata sin dall’entrata in vigore dell’euro, tant’è vero che ha conservato diversi esemplari, in banconote e in monete, nei formati più comuni. Oggi, in questa situazione di conclamata crisi, ha avuto il forte impulso di “rispolverarle” e metterle in bella mostra nel salotto di casa, in una teca costruita appositamente. l Certo per rappresentare degnamente la “stirpe” delle banconote di cui aveva esclusiva sovranità la nostra Italia, non può bastare una banale cornice; innanzi tutto è doveroso considerare una struttura che si presenti con una certa importanza, fatta di legno con fibratura in bella evidenza e in più impreziosita da qualche raffinata doratura. La teca è costituita da una doppia cornice, una posteriore più grande e di forma debordante verso l’alto, e una anteriore più contenuta e regolare. Quest’ultima trattiene il vetro frontale, mentre la prima ha la parte superiore arcuata su cui campeggia un fregio di ottone e ha il contorno dorato. l La scelta del fondino colorato è veramente particolare: qui si vede il guizzo tipico del far da sé, capace di arrangiarsi e ottenere un risultato di ottimo livello estetico e nel contempo di grande funzionalità per trattenere in posizione sia le banconote, sia le monete, nonostante la differenza n di spessore.

BANCONOTE E MONETE 1. Per poter godere la vista di entrambi i lati delle banconote e delle monete, ogni taglio va esposto in due esemplari affiancati, uno esposto con una faccia e viceversa per l’altro. 2. La parte alta della teca è destinata alle banconote; una volta distesi sul vetro tutti gli esemplari, si posiziona il fondino colorato irrigidito posteriormente da un pannello di masonite. 3. Il fondino è rappresentato da un foglio di materassino isolante che solitamente si pone sotto il parquet nella posa a incastro. Questo prodotto, oltre ad avere un certo spessore e a non far scivolare le banconote verso il basso (il materiale ha un’ottima adesione superficiale), ha la peculiarità di sciogliersi ritirandosi quando sottoposto a forte calore. Quindi, per realizzare le sedi precise dove collocare le monete, si usa lo stratagemma di riscaldarle con una pistola termica, una per volta, tenendole su una spatola, per poi posizionarle sul fondino. 4. Il fondino delle monete, con dietro il solito foglio di masonite, si racchiude in una cornice fatta con un profilato di acciaio a U.

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FINITURE 1. Le due cornici, singolarmente assemblate e poi unite fra loro, sono trattate con una mano di turapori che fa rizzare il “pelo” al legno e infine vengono carteggiate con carta vetrata a grana fine, lasciando una superficie estremamente liscia al tatto. 2. Il legno ora è pronto per ricevere una mano di impregnante tinta noce scuro, dato a pennello, ma tirato subito dopo con un panno pulito, in modo da evitare gli accumuli in certi punti e le carenze in altri che finiscono per far rimanere il manufatto non uniforme o addirittura a chiazze. 3. Si mette una striscia di nastro maschera tutto intorno alla cornice per definire esattamente il bordo esterno su cui applicare la doratura, stendendo la missione all’acqua e poi la foglia d’oro, tirandola con un pennello. 4. Il fregio di ottone composto di tre elementi si fissa con chiodini d’ottone con testa a spillo bombata. I chiodi si piantano nel legno trapassando i fregi attraverso i piccoli fori lasciati ad hoc nella loro sagoma.

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Le lire incorniciate 1

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LA CORNICE ANTERIORE 7

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1. Stabilite le misure della cornice, si inizia tagliando della giusta larghezza le tavole regolando la guida parallela sul pianetto superiore della sega circolare. 2-3. Le liste risultanti vanno fresate per arrotondare lo spigolo esterno e per realizzare la battuta interna per il vetro; poi, con la troncatrice, si tagliano a misura, con inclinazione a 45°, ottenendo i quattro lati della cornice. Infine, con un aggiuntivo per giunzioni a lamello montato sulla smerigliatrice angolare, si realizzano sulla faccia d’angolo le sedi per i lamelli. 4. Su un solo lato, nella parte bassa della cornice, bisogna realizzare lo scarico per il passaggio del telaio portamonete. Si inizia facendo due tagli paralleli al di sotto di una delle due liste verticali; per la massima precisione si usa una cassetta tagliacornici. I tagli devono essere profondi nella stessa misura e fermarsi a 5 mm dalla battuta del vetro. 5. Il legno fra i due tagli va asportato con scalpello e mazzuolo; procedendo per gradi si deve ottenere una superficie il più possibile piana. 6. A questo punto si può assemblare la cornice, inserendo i lamelli nelle sedi, dopo aver spalmato le superfici di contatto con colla vinilica. Uniti i quattro lati, le giunzioni vanno subito messe in pressione con uno strettoio a cinghia per cornici, che abbraccia contemporaneamente tutti gli spigoli. 7. Se nello stringere la cinghia fuoriesce della colla vinilica dall’incastro, bisogna subito pulire il legno togliendo tutta l’eccedenza con un panno umido; la colla, infatti, impermeabilizza il legno e l’impregnante di finitura finisce per rimanere a macchie. Se è il caso conviene rimuovere momentaneamente lo strettoio a nastro per poter passare il panno ovunque.


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TELAIO QUADRO

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PANNELLO MONETE

TELAIO DI PROFILATO DI FERRO

PANNELLO PORTA BANCONOTE

IL PASSEPARTOUT 1. Tagliati di larghezza i listelli della cornice posteriore, ovviamente con ampio margine in lunghezza, si passano i bordi esterni con la fresatrice, questa volta con profilo a quarto di tondo concavo. 2. Il lato superiore della cornice assume maggiore importanza e si delinea con un contorno arcuato. Il taglio tondo, dopo la marcatura del legno con il metodo dello spago e i due chiodi, viene effettuato con un seghetto alternativo. 3. Applicate le giunzioni a lamello, si trova qualche difficoltà a mettere il tutto in pressione con lo strettoio a cinghia, mancando gli spigoli nella parte alta. Pertanto le giunzioni si immobilizzano inchiodandole con la pistola ad aria usando chiodi lunghi e sottili, quindi facilmente mascherabili con una punta di stucco. 4. Le due cornici si uniscono distribuendo un cordone continuo e zigzagante di colla vinilica su una delle due superfici di contatto, mettendole poi bene in pressione con morsetti. 5. Il supporto delle monete ha una sua cornice costituita da un profilato a U di acciaio cromato, molto sottile. Per piegarlo ad angolo, bisogna fare nelle sue ali due tagli a V convergenti nel punto da piegare, usando le forbici da lattoniere. Bisogna essere molto precisi per ottenere il rettangolo voluto, con l’ultimo lato che va a chiudere perfettamente il perimetro. 6. Prima di completare il montaggio del supporto se ne prova l’inserimento nella fessura realizzata appositamente sul fianco della cornice. 7. Un piccolo scasso permette di collocare l’attacco per il gancio del tassello da mettere a parete. 8. Il dorso del supporto per le banconote si fissa con lunghi chiodi senza testa, usati come fermi.

FAR DA SÉ

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Ombrellone su c

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1. Fatti i fori passanti sulla zavorra, per il fissaggio delle staffe al tubo, bisogna allargare per un breve tratto il foro sotto la base, per permettere l’incasso delle teste esagonali dei bulloni. La conformazione dell’anello mostra due avvallamenti sulla faccia superiore: i fori si fanno in quella zona per tenere più basso possibile il baricentro dell’insieme. 2. Vicino all’estremità superiore del tubo va fatto un foro e saldato un dado, per poter avvitare la manopola che serve a immobilizzare il palo dell’ombrellone. Al termine delle saldature si stendono su tutto una mano di antiruggine e un paio di mani di smalto grigio opaco.

progetti INGEGNOSI Franco Germani di Frosinone vince un premio offerto da RYOBI Misuratore laser di distanza RP4010

PREMIO NUOVO 2013


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u contrappeso Il pesante elemento, smontato da una lavatrice, si presta ottimamente come zavorra. Si completa con un tubo e due pezzi di profilato a L , pronti a unire il tutto, saldati da una parte, avvitati dall’altra

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e lavatrici in disuso sono sempre fonte di ispirazione nella pratica del riutilizzo, essendo ricche di componenti smontabili, il cui uso specifico lascia ampio spazio alla creatività e all’inventiva. Proprio smontando uno di questi vecchi elettodomestici, Franco Germani si è stupito di quanto fosse pesante il contrappeso del cestello. Visti la particolare forma ad anello e il consistente peso, sono scattati immediatamente gli sforzi creativi per un impiego alternativo. l Mentre la particolare leggerezza è quasi sempre una caratteristica di pregio per un oggetto, il peso molto elevato rappresenta un vantaggio principalmente se si cerca di immobilizzare qualcosa. Ecco quindi che nasce l’idea semplice, ma sicuramente efficace, di realizzare una zavorra di sostegno per ombrelloni. Ovviamente la grossa e pesante ciambella rappresenta l’elemento “attivo”, ma da solo non basta, in quanto l’ombrellone termina con un bastone da 42 mm di diametro, cui si deve fornire una sede, che solitamente è costituita da un tubo di sezione leggermente superiore. l Trovato il tubo giusto, ci si deve inventare un modo per farlo stare in posizione eretta, esattamente al centro dell’anello. In questo caso due robusti scarti di profilato d’acciaio a L cadono a fagiolo. Sfruttando gli avvallamenti presenti sul dorso del peso, è sufficiente rimuovere per un breve tratto l’ala della L rivolta verso il basso, per fare in modo che non interferisca con l’anello, impedendo l’appoggio in piano. Le due barre si fissano al peso con bulloni passanti; una volta in posizione, si trova il centro del cerchio ideale, per unire nel punto corretto il tubo di sostegno dell’ombrellone; questo avviene mediante una saldatura che lega i tre pezzi indissolubilmente. n


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Banchetto versatile Il piano fatto con telaio tubolare quadro e lamiera ha gambe ripieghevoli che risultano molto salde e robuste grazie a un efficacissimo doppio snodo FORO DI ALLOGGIAMENTO ELETTROUTENSILI

RIPIANO IN METALLO

SUPPORTO GUIDA DADO A GALLETTO FERMO DELLA GAMBA

LONGHERONE RIMOVIBILE GAMBA RICHIUDIBILE

GAMBA RICHIUDIBILE

BULLONE

progetti INGEGNOSI Renzo Brambati di Cremona vince un premio offerto da RYOBI Misuratore laser di distanza RP4010

PREMIO NUOVO 2013


82-83 Sega e fresa - BRAMBATI_Layout 1 09/05/13 15:47 Pagina 83

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apita occasionalmente che si debba eseguire qualche lavoro “fuori sede”, ovvero non in casa propria o nel proprio garage-laboratorio. In questi casi, se si devono affrontare lavori di precisione con il legno, bisogna ricorrere ai banchetti universali pieghevoli, facili da trasportare perché trovano posto anche nelle auto meno spaziose. l Trovandosi nella necessità di eseguire un importante allestimento a casa del figlio, Renzo Brambati ha scoperto che proprio non era possibile far entrare nell’auto la sua amata circolare da banco, quindi, avendo a disposizione una sega a disco portatile, si è messo subito all’opera per costruire un supporto pieghevole su cui poterla montare. l In un caso del genere è logico orientarsi per un banchetto che possa supportare sia la sega circolare sia la fresatrice a tuffo, altro strumento insostituibile per la finitura dei bordi e la realizzazione di incastri. Il banchetto è costituito da un piano di lavoro formato da un telaio tubolare quadro d’acciaio da 20x20 mm di sezione, cui viene saldata una lamiera da 2 mm di spessore; lo stesso tipo di tubolare quadro viene usato anche per fare le gambe, incernierate in modo da poter essere ripiegate sotto il piano di lavoro. l Sui bordi del piano, con tubolare e con profilato a U, si realizzano i binari di scorrimento per le guide di taglio: quella parallela, ricavata piegando a L un pezzo di lamiera da 2 mm, e quella per tagli angolari, fatta utilizzando lo snodo di una finestra a vasistas. n

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PER LA SEGA E LA FRESATRICE 1. Il piano ha un’apertura rettangolare di cui vanno calcolate accuratamente sia la posizione, che non deve essere centrale, sia le dimensioni, perché deve accogliere la piastra della sega circolare e tenerla ferma senza consentirle alcun gioco. A tal fine i bordi dell’apertura vanno rinforzati saldando del piatto e del profilato d’acciaio a L sul contorno. 2. L’articolazione delle gambe è doppia, in modo da permettere la completa chiusura delle stesse contro il ripiano, mantenendo grande robustezza e stabilità, estremamente necessarie per la sicurezza, durante le sessioni di lavoro come il taglio e la fresatura del legno. 3. La piastra della sega circolare è sempre più grande rispetto a quella della fresatrice a tuffo. Per poter collocare nello stesso foro quest’ultimo elettroutensile, bisogna realizzare anche un adattatore, ovvero una piastra che abbia le stesse misure esterne di quella della sega circolare e presenti al centro un’apertura/sede per ricevere e bloccare a sua volta la piastra più piccola della fresatrice. 4. L’adattatore, come del resto la piastra della sega circolare, si immobilizza con viti a testa svasata (in modo che rimangano a filo piano), che vanno a mordere nei profilati di rinforzo sotto la lamiera del piano.

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Il banchetto universale, ripiegato, con tutti i suoi accessori.


84-85 Armadio - FASANO_Layout 1 09/05/13 15:48 Pagina 84

Armadio nascondi

PRIMA

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progetti BRICĂ’ Leonardo Fasano di Pistoia vince un premio offerto da EUROEQUIPE Elettroinsetticida Big Pac-Zan ed Elettroemanatore Insect Killer

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disordine

Composto da un fianco e da un top fissati alle pareti, nessun dorso e neppure il fondo, mentre davanti è chiuso da quattro ante a libro

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eonardo Fasano ha trovato una soluzione valida al problema del disordine in ingresso: nel luogo in cui campeggiava un appendiabiti a parete, sotto il quale si raccoglievano caoticamente borse, scarpe, pantofole e ombrelli, ha deciso di mettere un armadio a parete. Lo spazio a disposizione in questo caso non era troppo limitato, forse sarebbe stato possibile reperire qualche mobile di produzione, ma potendo contare su una buona manualità, ha preferito fare da solo, per deciderne liberamente le misure in larghezza, altezza, profondità e, soprattutto, il sistema d’apertura delle ante, scelto a libro in modo che, dovendo lasciare momentaneamente aperto l’armadio, la zona di passaggio potesse rimanere comunque libera e praticabile. l L’armadio è posizionato in un angolo ed è fissato direttamente alla parete posteriore e a quella laterale. Verso i muri ai quali è fissato non ha pannelli di separazione, e neppure verso il pavimento. Alcuni listelli di legno, fissati alle pareti con tasselli a espansione, sono a loro volta l’elemento di ancoraggio per il top, il fianco, nonché l’incernieramento delle ante su un lato. l Dopo aver fatto il consueto progetto di massima, la costruzione inizia realizzando le ante; infatti, solo quando se ne conoscono con esattezza le misure, si può pensare di procedere con il taglio del fianco libero, del top, nonché dei listelli di rinforzo a terra e di attacco alle pareti. n

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1. Le sedi per le cerniere da antine si fanno con una punta Forstner del diametro corretto, montata sul trapano. Bisogna fare molta attenzione al posizionamento del foro, quindi si devono affiancare i due pannelli che vanno uniti con le cerniere, in modo da fare i segni di riferimento alla stessa quota su tutti e due. I fori devono avere la giusta profondità. 2. Anche le cerniere che permettono la chiusura “a libro” delle ante è meglio che siano posizionate quando il legno non ha ancora ricevuto la finitura. In questo caso vanno fatti solo i prefori in cui si mettono successivamente le viti definitive.

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3. Sia per le ante, sia per il fianco e il top si usa multistrato spesso 18 mm; la finitura prevede la stesura di due mani di cementite data a pennello e successivamente la laccatura a spruzzo, eseguita con diverse passate. Ovviamente lo stesso trattamento va riservato anche ai listelli di fissaggio a parete e a pavimento. 4. Dopo aver unito le ante con le cerniere a libro, si provvede al fissaggio a parete dei listelli, si montano il fianco, il top e poi si collegano le cerniere mettendo in sede le due ante intere, che alla fine vanno regolate per il perfetto allineamento.

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progetti BRICO’ Cesare Valeri di Ascoli Piceno vince un premio offerto da EUROEQUIPE Elettroinsetticida Big Pac-Zan ed Elettroemanatore Insect Killer

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Valigetta da ceramista Per praticare il proprio hobby preferito anche quando si è via da casa, l’ideale è una valigetta autocostruita, che contenga tutto il necessario e faccia anche da supporto al lavoro

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a passione spesso conduce a esplorare territori nuovi. Ovviamente non si sta parlando di geografia, ma di attività divertenti, costruttive, educative, gratificanti e arricchenti. Il tutto si può riassumere con il semplice neologismo: far da sé. Capita così che Cesare Valeri e sua moglie, grandi appassionati di realizzazioni in ceramica, di cui sono esperti decoratori, non vogliano rinunciare alla loro attività preferita nemmeno quando vanno in vacanza o nei fine settimana via da casa. l Nasce così l’idea e il conseguente progetto per la costruzione di una valigetta contenente tutto il necessario per la decorazione di vasellame, incluso il piatto di supporto, che può ruotare per orientare l’oggetto man mano che si lavora, oppure essere bloccato per averne una visione fissa. l La valigetta è fatta con legno multistrato; la parte esterna di spessore 10 mm, mentre i setti di separazione interni, il pannello portasmalti e gli sportellini hanno spessore 8 mm; da 5 mm ci sono solo i bordini guida sulla chiusura. La valigetta è formata da due contenitori di identiche dimensioni uniti su un lato tramite cerniere di ottone da 40 mm; sul lato opposto, invece, ci sono due chiusure, anch’esse di ottone. Due spezzoni di corda di buona sezione attraversano lo spessore del legno per essere usati accoppiati, a mo’ di maniglie di trasporto. n

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SUPPORTO PORTAPIATTO E POGGIAMANO 1. Impostato il coperchio della valigetta con l’inclinazione più confortevole per lavorare, si applica il piatto di supporto sul dorso del coperchio stesso vincolandolo con una vite centrale a passo metrico. Due viti di lunghezza adeguata attraversano il piatto girevole e, nel caso si voglia impedire la rotazione del supporto, si avvitano in due bussole con filettatura interna a passo metrico, inserite nel legno. Altro elemento è il poggiamano, costituito da un parallelepipedo di legno, ben levigato, che si fissa con una vite dall’interno. 2. Il piatto di supporto ha una grossa vite centrale e una larga rondella; la vite attraversa lo spessore del coperchio della valigetta e viene fermato dalla parte opposta da un cubetto di legno in cui si inserisce una bussola (A) con filetto interno adeguato, mentre il blocchetto poggiamano (B) ha una bussola di dimensioni inferiori. 3. A valigetta chiusa, il cubetto di legno viene utilizzato per bloccare il piatto di supporto all’interno del coperchio.

ORGANIZZAZIONE INTERNA 1. L’interno della valigetta si divide in diversi settori: due spazi estesi in lunghezza dove riporre principalmente i numerosi pennelli necessari, insieme ad altri strumenti utili, poi un grande spazio quadrato in cui sistemare i vari colori. 2. Gli spazi sono separati da setti costruiti con tavolette di multistrato da 8 mm fissate tra loro e al contenitore principale. Ognuno dei due settori destinati ai pennelli ha un suo coperchio che si articola su un lato del pannello portacolori tramite cerniere a libro. Rimuovendo il pannello con i fori per i barattoli di smalto, vengono via anche i due sportellini. 3. Il coperchio della valigetta si può bloccare aperto in diverse posizioni, a seconda delle necessità. Questo avviene grazie a due cremagliere collocate e fissate con colla vinilica a sinistra e a destra del fondo della valigetta. Le cremagliere sono fatte tagliando a dente di sega i profili di due strisce di multistrato, tenendole affiancate e solidali una all’altra, in modo da ricavare due pezzi identici. Il sostegno al coperchio è dato da due stecche di legno che si snodano al centro per poter essere ripiegate in due e rientrare in una sede a loro dedicata per la chiusura.

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...E ANCORA TANTE VOSTRE REALIZZAZIONI

PORTAGIOIE TRASFORMATO

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ro alla ricerca di un regalo che lasciasse senza parole la mia futura moglie Elena e, leggendo l’articolo “Cornice al traforo” su FAR DA SÉ di maggio 2012, ho trovato l’ispirazione giusta. Ho rispolverato il mio vecchio traforo, una passione di gioventù, e ho cominciato a realizzare un cofanetto portagioie. l Partendo da un disegno floreale elaborato secondo le misure necessarie, l’ho trasferito su multistrato di pioppo da 6 mm con la carta carbone. Ho forato con un trapanino le parti interne e, con la lama più fine, ho intagliato con calma e pazienza tutti i contorni. Ho assemblato tutte le parti con colla vinilica e poi ho coperto la parte interna con fogli di compensato sottile rivestiti di velluto rosso. Dopo un’accurata levigatura ho verniciato a spruzzo il cofanetto e l’ho fatto trovare a mia moglie con una sorpresa che non può mancare nello scrigno di una donna. Alessandro Valagussa (Monza Brianza)

MOBILE DA CUCINA CON INSERTO

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nche se sono alle prime armi con la falegnameria mi sono lanciato nella realizzazione di un mobiletto per cucina su ruote, per rendere più comodo l’accesso alla caldaia per le pulizie e la manutenzione, utilizzando solo le semplici attrezzature manuali che possiedo. l Il mobile è suddiviso in tre parti: a destra ci sono 2 cassetti con sopra un vano portaoggetti aperto, al centro un’anta e a sinistra una cassettiera in plastica gialla con 3 cassetti che uso come portafrutta. Sul piano ho incollato un foglio di laminato color marmo così mia moglie può utilizzare il mobiletto come piano di lavoro. Fabrizio Maschio (Torino)

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PASSEPARTOUT PER IMPIANTO FOTOVOLTAICO

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a poco ho fatto installare un impianto fotovoltaico sul mio tetto e tutti i componenti del quadro di controllo sono stati sistemati sul muro ritagliando la controparete di cartongesso. l Siccome non è consigliabile chiudere un impianto di potenza in un armadietto per problemi di scarsa ventilazione, ho deciso di rifinire gli spazi con una sorta di passepartout. Prima ho ritagliato una dima di prova in cartone e l’ho trasferita su un pannello di multistrato spesso 10 mm. Nel pannello trovano posto due griglie in modo da favorire la circolazione dell’aria. Il pannello è stato pitturato con cementite e, senza fissarlo con viti e tasselli, rimane da solo al suo posto, grazie ai numerosi appoggi sulle scatole; ciò consente un rapido smontaggio in caso sia necesario accedere ai collegamenti. Carlo Audino (Catanzaro)

“UOMO MORTO” TUTTOFARE

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er riporre gli abiti in modo ordinato ho costruito questo “uomo morto” a tre supporti a partire da grucce appendiabiti in legno fissate con lunghi montanti su una solida base. l Per la parte posteriore, la più alta, ho scolpito anche una testa di legno desti-

nata ad appoggiare i cappelli. In basso ho aggiunto un piano ribaltabile utile per poggiare e calzare le scarpe. Su un lato ho costruito un supporto di acciaio con agganci tondi per calzascarpe e spazzola per il lucido. Francesco Paolomba (Napoli)

UN OMAGGIO A TUTTI Gli autori dei lavori pubblicati in queste pagine riceveranno una confezione PG contenente un set di spazzole per metalli, a mano e da trapano, e un set di accessori di protezione. La foto è puramente indicativa del contenuto del pacco.


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...E ANCORA TANTE VOSTRE REALIZZAZIONI

SPORTELLO RASO MURO

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l soppalco in cui riporre le cose di uso meno frequente aveva bisogno di uno sportello per cui ho deciso di realizzarne uno a filo con la parete. Ho acquistato un pannello di lamellare di pino e l’ho tagliato a misura con il seghetto alternativo, poi ho rifinito la superficie chiudendo tutte le imperfezioni con stucco per legno, levigando al termine con la levigatrice orbitale. l Con la fresatrice ho intagliato una cornice sui bordi e le nicchie per le cerniere. All’interno del soppalco ho sistemato due travetti verticali, uno per sorreggere le cerniere e l’altro per la battuta. Al termine ho verniciato con pittura all’acqua. Matteo Salvi (Frosinone)

VECCHIA SINGER AL RESTAURO

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er non rimanere con le mani in mano, dopo un’estate di lavoro, mi sono dedicato al restauro di una vecchia Singer di un amico, lasciata alle interperie per molto tempo. l Per prima cosa ho bonificato il ripiano dalle tarme sostituendo le impiallacciature staccate. Ho spazzolato e carteggiato le parti in ferro riverniciandole di nero lucido. Infine ho aperto e lubrificato la meccanica rifinendo con smalto nero l’intera macchina a eccezione delle scritte e dei disegni dorati. Giovanni Croce (Trapani)

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IN SELLA COL MODELLINO

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el numero di FAR DA SÉ del gennaio ‘92 ho visto una pregevole riproduzione di un trattore Landini fatta dal lettore Rebecchi e da quel giorno ho cominciato la costruzione di un modellino della mia Suzuki 550 GSL in scala 1:4,75. l Ho impiegato circa 2.900 ore, costruendo tutti i particolari, dal carburatore alla catena, dal motore al sedile, usando un tornio della Valex e una fresatrice autocostruita. L’unica cosa che ho dovuto comperare è stata la resina per fare i copertoni. Il risultato è indistinguibile dall’originale! Mario Tumini (Chieti)

DISPENSER PER GATTO

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iccome mi capita di assentarmi per giorni e non so a chi lasciare il mio gattino, ho pensato di costruire una “stazione di rifornimento” dove il micio può trovare da mangiare e da bere. l Con una sega a nastro ho realizzato i triangoli laterali e il fondo in compensato, nel quale ho intagliato una maniglia e praticato otto fori per i sostegni delle bottiglie per l’acqua e per i croccantini. Entrambe scaricano solo quando il gatto ha consumato quello che c’è nelle vaschette. Ettore Torrieri (Roma)

ELEFANTE A DONDOLO

IL LUME FLINSTONES

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rendendo come spunto l’era preistorica dei Flinstones, ho costruito un lume con alcune pietre ben levigate trovate sulla spiaggia. l Le ho forate al centro con una punta al widia da 10 mm e le ho trattate con vernice spray trasparente, poi le ho inserite in un tubetto filettato da 1/8”, fissato a una base in legno, attraverso cui ho fatto passare il cavo di alimentazione. Ho inserito le pietre, dalla più grande alla più piccola, completando con un paralume di pergamena. Giuseppe Costa (Salerno)

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o reinterpretato il classicissimo cavallino a dondolo rendendolo un po’ più esotico: l’elefantino è costruito in modo molto semplice a partire da due pannelli rettangolari di lamellare di pino da 30 mm, con un’estremità tagliata a semicerchio, fissati su un paio di pattini arcuati. l La schiena dell’elefante è fatta con listelli larghi 3 cm fissati con viti ai due pannelli curvi. Testa, orecchie e zanne sono fissate al pannello frontale con spine e colla. Carlo Mascherpa (Pavia)

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...E ANCORA TANTE VOSTRE REALIZZAZIONI

SPIRALE DI LISTELLI

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uesta realizzazione a costo zero nasce da una raccolta di tavole di scarto, recuperate da imballaggi e destinate al macero. Da ciascun pezzo vengono ricavate piĂš tavolette larghe 50 mm e spesse 8 mm usando una troncatrice con piano e riscontro in squadra. l Una volta tagliate e rifinite, le tavolette sono forate al centro con una punta da 16 mm attraverso cui si fa passare un tubetto di plastica, di quelli usati dai fioristi, dello stesso diametro, fissandolo a una solida base. Bloccando solidamente il pacco di tavole con nastro adesivo, si tracciano due linee inclinate simmetriche e si tagliano via i due triangoli esterni con la circolare. Togliendo il nastro le tavolette sono libere di girare e di creare forme spiralate, coniche o caotiche sempre nuove semplicemente spingendo con una mano la scultura. Dino Bernardi (Mantova)

LIBRERIA SOSPESA IN LAMELLARE

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el locale adibito a studio dei miei nipoti mancava lo spazio per i libri per cui mi sono messo all’opera per costruire due ampie librerie. l I ripiani sono realizzati con lamellare di faggio tinto noce chiaro trattato antigraffio spesso19 mm e largo 240 mm. Gli sportelli invece sono in lamellare di noce, sempre da 19 mm. I ripiani sono uniti da barre filettate M8 su cui calzano tubetti di acciaio inox da 12 mm come distanziali. Le barre, in alto, terminano con un dado cieco e sono sostenute da staffe fissate alla parete con tasselli fischer. Ogni libreria ha tre vani chiusi con antine a ribalta che si aprono verso l’alto grazie a cerniere a incasso e meccanismi per rallentare la chiusura. Mario Sommaruga (Milano


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I leader mondiali della saldatura

Telwin, 50 anni di grandi successi L'azienda veneta definita “Cittadella della saldatura”, un fiore all’occhiello della produzione italiana, taglia un importante traguardo e continua a investire in tecnologia e innovazione per consolidare la leadership del marchio Telwin nel comparto della saldatura

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e è passato di tempo da quando Telitalia, l’azienda fondata nel 1963 da Giovanni Spillere, immise sul mercato la prima saldatrice a elettrodo compatta dedicata al fai da te, la TLP130. Poi è stata la volta del figlio Antonio, che ha portato l’azienda ai massimi livelli in Europa e nel 1982 l’ha trasformata in Telwin (Telitalia Welding International), estendendo il successo a tutto il globo; oggi, con Stefano Spillere, figlio di Antonio, l’azienda si prepara ad affrontare e vincere tutte le sfide, ricercate o imposte dal mercato. l Telwin fa parte di Valenia Group, insieme a Valex, che commercializza prodotti per il fai da te e il giardinaggio, e Valenia, specializzata nella produzione di inverter per il settore fotovoltaico: tradotto in numeri, vuol dire 8 stabilimenti per 250.000 mq di superficie, 400 collaboratori, 120 mercati spalmati sui 5 continenti e un fatturato di 120 milioni di euro. l Ma qual è la ricetta di un successo crescente che, per fortuna, sembra destinato a continuare con la terza generazione? Mettere al primo posto la ricerca e l’innovazione è stata la scelta che ha permesso all’azienda di essere più volte in vantaggio sul lancio di nuovi prodotti, già quando, all’inizio degli anni ‘80, fu lanciata la Minimax, prima saldatrice a filo compatta, fino ai giorni nostri, dove la tecnologia elettronica inverter sta diventando la protagonista assoluta nell’offerta del catalogo Telwin. Oggi le saldatrici, i caricabatterie e gli avviatori a marchio Telwin sono protagonisti del mercato, le gamme si ampliano continuamente e vantano qualità certificate di prodotto e di processo produttivo. Le crisi di mercato si vincono con la qualità e la determinazione. n

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www.telwin.com

Con una superficie di ben 120.000 mq, Telwin merita a pieno titolo di essere definita una cittadella, all'interno della quale si progettano e si assemblano saldatrici a elettrodo, a filo e a TIG, caricabatterie, avviatori, impianti di taglio al plasma e puntatrici.

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Telwin, 50 anni di grandi successi SALDARE A FILO NON È MAI STATO COSÌ FACILE Facile da usare, intelligente, leggera e compatta, Technomig 150 Dual Dynergic è la nuova saldatrice inverter a filo sinergica di Telwin per saldature senza gas (FLUX) e con gas (MIG-MAG) su acciaio, acciaio inox, alluminio. Si distingue per la semplicità e la rapidità nell’impostazione dei parametri di saldatura: grazie alla tecnologia “OneTouch” è sufficiente impostare lo spessore della superficie per iniziare a saldare. In aggiunta, la saldatrice dispone di un’altra regolazione che consente di modellare il cordone di saldatura a piacimento. Technomig 150 Dual Synergic garantisce una grande flessibilità di utilizzo, un’estrema maneggevolezza e saldature di elevata qualità. È ideale sia per l’utilizzatore privato sia per il professionista per interventi in interni ed esterni, per operazioni di riparazione, manutenzione, installazione. Technomig 150 Dual Synergic

LA SOLUZIONE PER SALDARE A ELETTRODO OVUNQUE Advance 187 MV/PFC è la nuova saldatrice inverter a elettrodo MMA adatta a funzionare in condizioni operative difficili quali tensioni di alimentazione variabili entro un largo range (da 100 V fino a 240 V), sorgenti instabili (picchi istantanei, per esempio motogeneratori), lunghe distanze dalla rete di alimentazione (uso di prolunghe lunghe più di 100 metri). Tutto questo grazie al sofisticato dispositivo MV/PFC, che permette di collegare una saldatrice ad alte prestazioni come Advance 187 MV/PFC a una comune presa della rete domestica (fusibile da 16 A). Compatto, maneggevole, leggero (peso inferiore a 6 kg), l’inverter garantisce un’eccezionale stabilità della corrente di saldatura e un ottimo controllo dell’arco mediante i dispositivi arc-force, hot start e anti-stick. Salda elettrodi rutili, basici, inox, ghisa con risultati professionali e consente interventi in TIG-DC con innesco a striscio.

Advance 187 MV/PFC

UNA CARICA INTELLIGENTE

T-Charge 12

T-Charge 20 Boost

Inverter Telwin - Made in Italy

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Nel campo dei caricabatterie, Telwin propone T-Charge, apprezzata gamma di caricabatterie/manutentori intelligenti composta da 5 modelli, indicati per la carica di tutti i tipi di batterie (GEL, AGM, WET, PbCa) di motocicli, automobili, imbarcazioni, furgoni, mezzi stradali. Particolarmente interessante è la funzionalità di mantenimento che assicura il livello di carica ottimale a batterie di veicoli stagionali o poco utilizzati. Grazie alla tecnologia Pulse Tronic, infatti (controllo, interruzione e ripristino automatico del processo di carica a impulsi elettronici), i T-Charge mantengono la piena carica delle batterie senza surriscaldarle, anche rimanendo collegati alla rete di alimentazione per lunghi periodi di tempo. Semplicissimi da utilizzare, sono forniti con pinze di carica e con presa jack accendisigari per caricare la batteria del veicolo dall’interno dell’abitacolo, senza nemmeno alzare il cofano della vettura. In funzione dei modelli, sono disponibili tensioni di carica di 12 V (mod. 10, 12, 18, 26) o 12/24 V (mod. 20) con funzionalità di carica veloce - boost (mod. 18, 20, 26).


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q Pagherò in contrassegno quando il postino mi consegnerà i libri ordinati. Se l’ordine di libri supera i 65 euro riceverò in omaggio il compressore 12V per automobile

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ANTEPRIMA alcuni dei servizi del numero di luglio 2013 - FAR DA SÉ n° 428

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