Rinnovare la casa

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www.edibrico.it

RINNOVARE LA CASA



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A cura della redazione della rivista FAI DA TE FACILE

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PREFAZIONE

PAVIMENTI E RIVESTIMENTI 6 UN’ISOLA IN SOGGIORNO 14 MOSAICO A TESSERE 18 PITTURA CERAMICA 24 PAVIMENTO DI CLINKER 28 MOQUETTE POSA FACILE 36 MURI D’ALTRI TEMPI 38 SMALTO PER CEMENTO 40 PIASTRELLE SUI MOBILI 46 SCALE NUOVE AL COTTO 48 RESINA SU PAVIMENTI E PARETI

AMBIENTE BAGNO 52 RUBINETTO DUE MANOPOLE 56 RADIATORE PIÙ LEGGERO

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LAVABO SU CARTONGESSO MONTARE LA TAZZA BOX DOCCIA A NUOVO ASPIRATORI SILENZIOSI E COMPATTI

STRUTTURE FUNZIONALI 76 DIVISORIO IN CARTONGESSO 82 SCALA TUTTA IN KIT 88 PORTA INTERNA IN SCATOLA 92 NUOVO TOP IN CUCINA 96 CAMINO CHE SCALDA LA CASA 100 PENSILINA PRONTA 106 PORTA A SCOMPARSA 110 GUARDAROBA IN MANSARDA 114 VETRO MATTONE VELOCE 118 RIPOSTIGLIO IN CARTONGESSO

© Copyright by EDIBRICO 2008 15066 GAVI (AL) Questo libro è assoggettato alle leggi IVA in vigore all’atto della distribuzione o vendita dello stesso. Stampa luglio 2008 - Rotolito Lombarda - Pioltello (MI)

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prefazione

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a casa è la più grande e bella officina del mondo. Lavorarvi per migliorarla e renderla più nostra è un piacere unico che, tra l’altro, ha un risvolto economico notevolissimo. E’ appena il caso di ricordare come la mano d’opera specializzata sia diventata ormai carissima (conseguenza appunto della su-

perspecializzazione) e non sempre rispondente ai nostri reali bisogni. Sì perché la cura, l’attenzione che noi possiamo mettere nel tappezzare una parete o nel riparare una guarnizione non l’otterremo mai da chi queste cose le fa per mestiere ed è pressato da tante altre richieste.

uE allora impariamo le tecnologie di base per rivestire una parete, per posare un pavimento, per rendere più funzionali i serramenti, per apportare significative migliorie con semplici lavori di muratura, elettricità e idraulica; l’impianto della corrente e dell’acqua, in particolare, abbisognano di con-

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PREFAZIONE

PARETI E SOFFITTI ISOLATI

Prima di ogni definitivo trattamento superficiale delle pareti occorre verificare che siano in perfetto stato, cioè asciutte, senza muffe e umidità. Può essere necessario talvolta provvedere ad un radicale risanamento con prodotti chimici o ad un isolamento e rivestimento con pannelli di cartongesso.

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tinue cure e ci sono in commercio nuove soluzioni che consentono di ottenere più funzionalità e più comfort. uAnche lo spazio esterno (il giardino, il vialetto, il cancello, il parcheggio dell’auto) può essere intelligentemente reso più consono alle nostre necessità. Per tutti questi casi il manuale propone non discorsi generali e teorici, ma concreti lavori, ben definite realizzazioni, che ci consentono di rendere più confortevole ed accogliente la nostra casa con la minor fatica ed il minor costo possibili. uSono, per le attrezzature che richiedono, per i materiali impiegati facilmente reperibili, per le tecniche elementari, lavori alla portata di tutti. E sono spiegati passo passo con convincenti immagini che non lasciano nulla all’immaginazione: dicono, con tutta evidenza, come si deve fare per ottenere il risultato che ci interessa.


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PAVIMENTI E RIVESTIMENTI

Le pareti, i pavimenti e i soffitti della casa possono essere trasformati con l’impiego di pitture, tappezzerie, piastrelle, pannelli di legno e perline: tante soluzioni, anche innovative ed originali, facili da realizzare

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Un’isola in soggiorno

Unire in un’unica stanza tre diverse tipologie di pavimentazione in modo da ottenere un insieme armonico, caldo e robusto: al centro piastrelline di marmo antichizzato contornate da una cornice a mosaico colorato, all’esterno un parquet a listoni

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a scelta del materiale da rivestimento per la cucina o la sala da pranzo mette in moto la solita diatriba tra coloro che prediligono il calore del legno e quelli che amano la robustezza e la praticità delle piastrelle. Con la posa “ad isola” si mettono d’accordo una volta per tutte le due scuole di pensiero. uLa parte centrale della stanza, quella occupata dal tavolo e dalle sedie, viene rivestita con materiali resistenti all’abrasione come marmo o ceramica, mentre per la zona perimetrale, meno sollecitata, si adopera un listone ad incastro prefinito trattato con vernici vetrificanti. uPer rifinire elegantemente il riquadro si utilizza una striscia di piastrelline a mosaico larga pochi centimetri, ma molto colorata. L’ISOLA CENTRALE

La posa parte dalla tracciatura dell’isola che va centrata perfettamente rispetto alle pareti e dimensionata in relazione allo spazio occupato dal tavolo con relative sedie. La posa in diagonale crea un piacevole contrasto con la linearità del listone. uLe dimensioni del rettangolo vanno calcolate in modo da ottenere, sul perimetro, piastrelle tagliate esattamente a metà. uAd esempio ciascuna piastrella da 150 mm di lato, posata con una fuga di 5 mm, occupa in diagonale 219 mm, per cui i lati del rettango-

MARMO

Il marmo può essere tagliato in piastrelle molto sottili e sostituirsi alla ceramica per impreziosire il pavimento. Necessita di un trattamento con cere per mantenersi sempre brillante.

MOSAICO

Le piccole piastrelline colorate sono incollate su di una reticella flessibile da incollare con lo stesso adesivo per le piastrelle e da stuccare accuratamente per mascherare tutte le fughe.

LEGNO

Nella zona perimetrale si ricorre a listoni multistrato prefiniti con ancoraggio ad incastro che permettono una posa flottante, cioè senza utilizzare collanti o chiodature, su di uno strato di materiale isolante.

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SUGHERO ISOLANTE

All’esterno della zona centrale si stende uno strato di isolante, ad esempio sughero, per attutire i rumori da calpestio e per livellare le tavole del parquet con le piastrelle che, essendo in marmo naturale, risultano leggermente più spesse di quelle in ceramica.

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L’ARTE DELLA FUGA

Le piastrelle di marmo utilizzate hanno un aspetto antichizzato ottenuto con la smussatura degli spigoli. L’utilizzo dei crocini è indispensabile per ottenere una spaziatura regolare, ma anziché inserirli in corrispondenza dei vertici si sistemano in verticale più all’interno. 1: al contrario delle piastrelle di ceramica il marmo va tagliato, partendo dalla superficie in vista, con una smerigliatrice munita di disco per pietre o disco diamantato, dato che i comuni tagliapiastrelle a rotella non ottengono risultati precisi. 2: l’allineamento per la posa viene ricavato da un vertice del rettangolo partendo da un quarto di piastrella tagliato a 45°. Si traccia con la matita sul massetto una linea lungo un lato delle piastrelle da usare come riferimento. 3: con una manara dentellata si stende la colla su una piccola porzione di pavimento per posare agevolmente le piastrelle senza sporgersi o sporcare. 4: la posa inizia su un lato lungo allineando con precisione le piastrelle sulla tracciatura, aiutandosi preferibilmente con una staggia di alluminio tenuta in posizione da due pesi. La colla in eccesso va rimossa dal perimetro con una spatola.


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lo devono essere multipli di questa misura. uPer ottenere un corretto allineamento si sistemano a secco alcune piastrelle nella corretta posizione, munite di crocini distanziali e, con una matita, si traccia sul massetto una linea lungo i loro bordi. uAiutandosi con una staggia di alluminio allineata alla tracciatura, si cominciano ad incollare le pia-

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SIGILLARE LE PIASTRELLE

Per la rifinitura si utilizzano speciali prodotti riempifughe a base di resine senza problemi di ritiro. Il prodotto in polvere viene stemperato in acqua fino ad ottenere una pasta liquida e poi tirato con uno spazzolone a labbri di gomma. La parte in eccesso va raccolta con una paletta.

LA RIFINITURA

Ora che la colla ha fatto presa (bastano 24 ore) si passa alla rifinitura con una striscia di mosaico di quadretti di marmo multicolore; una tavola dello stesso spessore del parquet ci aiuta a mantenere lo strato di colla entro lo spazio occupato dalle strisce di mosaico. uUna volta stuccata e ripulita la

Con una spugna bagnata si puliscono accuratamente le piastrelle. Il lavoro va fatto con una certa celerità dato che si hanno solo 30 minuti di tempo, passati i quali il prodotto comincia a far presa e diventa difficile da togliere. Per ultimo si passa uno straccio appena umido per togliere le velature biancastre.

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strelle su uno strato di adesivo steso con la manara dentellata. uAl termine si tolgono gli eccessi di colla sul perimetro per evitare che, indurendosi, interferisca con la posa della cornice a mosaico. Per la stuccatura delle fughe è necessario aspettare almeno 24 ore. uEsistono appositi riempifughe sintetici che garantiscono assenza di ritiro e finiture perfette.

INCOLLARE IL CONTORNO DELL’ISOLA 2

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1: il mosaico in cubetti di marmo colorato è montato su rete flessibile che si taglia con un cutter. 2: indispensabile un corretto allineamento dei due rivestimenti; il mosaico fa da raccordo compensando piccoli disallineamenti. 3: con una spatola si stende la colla in uno strato uniforme, facendola scorrere su una tavola. 4: si appoggiano le strisce di mosaico sulla colla e si premono con una tavoletta per livellare le superfici. L’eventuale sovrabbondanza attraversa la rete e permette di spianare il mosaico. Si raschia via la colla in eccesso. 5: si isola la fuga tra listone e mosaico con strisce di nastro maschera e si sigilla con silicone colorato come il riempifughe.

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parte in marmo si passa al parquet flottante ad incastro, ideale per le ristrutturazioni perché non richiede collanti ed è calpestabile appena finita la posa. uE’ necessaria una particolare attenzione al parallelismo dell’isola per evitare, al termine della posa sulle parti laterali, di dover eseguire tagli obliqui per riuscire a ricongiungere i listoni. uI faretti a pavimento dividono la zona pranzo dalla zona soggiorno e sono progettati per essere inseriti direttamente nello spessore della tavola. I fili possono essere stesi sotto il parquet senza ricorrere a canali sotto traccia. I conduttori fanno capo ad un trasformatore ospitato in una cassetta dell’impianto elettrico.

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RAPIDISSIMO PARQUET 2

1: sulle soglie delle porte è consigliabile montare un coprigiunto in ottone per migliorare l’estetica e pareggiare piccole irregolarità. 2: con i listoni ad incastro è obbligatorio cominciare la posa vicino ad una parete per cui è necessario calcolare con precisione la distanza dalle piastrelle al muro e considerare i tratti obliqui. 3: il pavimento viene ricoperto di listoni incastrati tra di loro. Alle estremità che combaciano con il mosaico e con la parete va tolta la parte scanalata che rimarrebbe fuori piano lasciando una cavità. Bisogna comunque lasciare una fuga di almeno 5 mm tra le tavole e le parti fisse (mosaico e altri pavimenti ) per consentire l’espansione o il ritiro del legno, fenomeno molto evidente nella posa flottante. Abbiamo scelto un parquet a listoni multistrato prefinito di grandi dimensioni (2010x160x13 mm) molto rapido da installare grazie agli incastri longitudinali e di testa.

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1: i listoni prefiniti si montano “a tolda di nave” cioè sfalsando le giunte. A questo scopo si taglia a circa 1/3 di lunghezza uno dei listoni posando contro il muro la parte più corta. La parte più lunga si utilizza al capo opposto nella striscia successiva.

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2: gli incastri di testa vengono solidamente uniti battendo con la mazzetta sull’estremità del listone utilizzando un tampone guarnito di gomma che non danneggia la superficie del legno.

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3: i listoni si assemblano sulla parte lunga appoggiando la parte maschio sull’incavo della tavola tenuta a 45°. Premendo e abbassando il listone si ottiene una solida unione che non si libera con il solo calpestio.


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CALORE E LUCE DAL LEGNO

1: il primo listone va rifilato con una sega circolare per ottenere tagli perfetti, specie in prossimitĂ delle piastrelle. Va considerato un gioco di circa 15 mm tra legno e muro per permettere le dilatazioni inevitabili del pavimento flottante. Per mantenere costante la distanza si sistemano spessori di legno. 2-3: per rendere perfetta la commessura tra listone e piastrelle è necessario eliminare l’incastro che sporge sulla parte inferiore della tavola (ed eventualmente parte del listone) per la lunghezza strettamente necessaria a circondare al meglio il quadrato piastrellato. Se si utilizza il seghetto alternativo è consigliabile eseguire il taglio appoggiandolo sul retro del listone in modo che la lama non scheggi la nobilitatura.

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Mosaico a tessere

Piccole e colorate, montate su una rete flessibile, le tessere del mosaico sono ideali per rivestire la zona lavabo; ecco alcuni interventi mirati a rendere più vivace e funzionale la stanza da bagno colorando le pareti e il top del lavabo

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e mai avesse senso fare una classifica dell’importanza dei locali di casa, si dovrebbe mettere al primo posto il bagno. Stanza ricca di impiantistica, esige un’igiene ad alto livello, un riscaldamento ottimale e un’estetica della medesima portata. uEcco pienamente giustificati una serie di interventi migliorativi che si possono effettuare in proprio senza grande difficoltà.

Si comincia da un abbellimento molto semplice: applicare inserti colorati qua e là nella piastrellatura, intervento particolarmente azzeccato se questa è di quelle tradizionali interamente bianca. uSe c’è comunque una piastrellatura monocolore che ha un po’ stancato basta togliere qualche piastrella sostituendola con fogli a mosaico e aggiungere una banda superiore, sempre a mosaico, ma-

gari intonata ai sanitari o alla tinta dei muri, che possono essere rinnovati per l’occasione. uE’ preferibile affidarsi ai colori vivaci delle piccole tessere premontate su rete flessibile, da tagliare nelle dimensioni che occorrono e già pronte per la posa. IL TOP DEL LAVABO

Può essere rinnovato completamente con le piastrelle di mosaico


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1: dopo aver steso la colla sul piano in MDF con la spatola dentata si posano i fogli con le tessere a mosaico (con la carta rivolta verso l’alto) fino a completare tutta la superficie. 2: a colla asciutta si passa sulla carta protettiva una spugna bagnata che la ammorbidisce e ne facilita l’eliminazione.

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PIASTRELLE PROTETTE 1

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3: si prepara lo stucco per le fughe e lo si stende sulle piastrelle con una spatola larga. Poi si passa il frattazzo di spugna eseguendo movimenti avanti/ indietro per farlo penetrare bene. 4: installato il piano, si inserisce il lavabo nella sede, provvedendo ad eseguire gli allacciamenti idraulici.

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5: si applica lungo il bordo del lavabo un sigillante siliconico dopo aver delimitato il perimetro con nastro di carta adesiva.

dando all’ambiente un’impronta classico-moderna. uOccorre un un piano in MDF, che funge da top, nelle dimensioni adatte a ricevere il lavabo scelto. Le misure vanno rilevate con precisione e al momento dell’acquisto si fa praticare il foro secondo l’esatta sagoma del lavabo. uSi stende la colla sulla superficie del top utilizzando la spatola dentata e ricoprendo una parte non

più grande di due fogli. uSi inizia a posare su questa parte i fogli con le tessere seguendo regolarmente la sagoma della superficie: la parte che presenta la pellicola va rivolta verso l’alto. uPer adattarsi alle sagomature il foglio va tagliato. Ne risulta una scalettatura i cui spazi vuoti possono poi essere completati con pezzetti di tessera tagliati con le tenaglie così che seguano al me-

glio lo spazio da riempire. uDopo aver completato la posa su tutto il piano ed aver atteso almeno 24 ore per consentire all’adesivo di fare buona presa, si elimina la pellicola di rivestimento delle piastrelle. uInumidiamo la superficie con una spugna bagnata d’acqua tiepida, si lascia che la carta si inzuppi bene e poi la si asporta con alcuni delicati passaggi di spugna e tiran-

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PAVIMENTI E RIVESTIMENTI

INSERTI COLORATI

do in una sola direzione con cautela: viene via facilmente. uSi prepara lo stucco riempitivo che serve per occludere le fughe, impastandolo con acqua e lasciandolo riposare qualche minuto prima di stenderlo. uCon una spatola piatta si stende lo stucco su tutta la superficie, poi col frattazzo di spugna si regolarizza l’applicazione, quindi, appena inizia ad asciugare, si passa la spugna pulendo il piano. uMontato il piano si installa il lavabo il cui bordo va sigillato per impedire infiltrazioni.

Le piastrelle a mosaico hanno tesserine con dimensioni da 10x10 mm a 50x50 mm secondo i motivi, montate su supporto di rete in fibra di vetro. Sono molto regolari e resistenti. Le piastrelle misurano intorno a 300x300 mm (ne servono 11 per coprire un metro quadro).

MATERIALI

Servono: smerigliatrice con disco diamantato per i tagli laterali (meglio ancora l’attrezzo a lama vibrante), scalpelli e mazzuolo. Per applicare il mosaico serve la malta in polvere da miscelare con acqua e da stendere con una manara dentata.

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PREPARARE LO SPAZIO VUOTO

APPLICARE GLI INSERTI

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1: l’operazione di sostituire una singola piastrella va eseguita con cura, per evitare che eventuali rotture si propaghino. Si inizia liberando le fughe dal cemento con una lama vibrante. 2: sempre agendo con molta cautela e senza dare colpi troppo forti, si esegue un’apertura d’invito al centro della piastrella da sostituire, con martello e punteruolo. 3: con martello e scalpello si allarga la fessura, progressivamente, stando sempre attenti che lo strumento non sfugga di mano scheggiando le piastrelle vicine. 4: dopo aver rimosso tutti i pezzi di piastrella e ripulito, si spalma uno strato sottile e uniforme di colla con la spatola dentata. 1: si taglia un pezzo quadrato del supporto a mosaico, nelle dimensioni della piastrella, e lo si inserisce nell’apertura, premendo forte sulla colla andando dal basso verso l’alto.

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2: nello stesso modo, con un cutter, si tagliano anche le strisce che servono per la banda superiore. Un’altezza di tre tessere può essere ideale. 3: con un righello largo quanto la banda e appoggiato al bordo superiore delle piastrelle, si traccia una riga orizzontale per delimitare la zona da spalmare di colla. Si applica la banda sulla striscia predisposta con la colla, fino a completare il perimetro. 4: come per qualsiasi piastrellatura, le fughe fra le tesserine si riempiono con la malta riempifughe, utilizzando una piccola cazzuola.

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Pittura ceramica

Un modo veloce ed economico per rinnovare completamente l’aspetto di una cucina o di un bagno senza dover eseguire lavori di demolizione sulle vecchie pareti piastrellate: ci vengono in aiuto nuovissimi smalti bicomponenti

PULITORE E SMALTO

Servono: una soluzione acida (il cui compito è quello di pulire e sgrassare le piastrelle) e lo speciale smalto. Questi smalti sono sempre bicomponenti, o da miscelare in un solo barattolo, o da dare in due mani successive, la prima di colorazione e la seconda di indurimento.Vanno cercati nei colorifici meglio forniti o nei centri brico più grandi in quanto non si tratta di prodotti di largo consumo.

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GRAN PULITO

1: tolti l’eventuale zoccolino e le placche degli apparecchi elettrici (sigillando le scatole con nastro adesivo), si fa una prima pulizia molto accurata con uno sgrassante domestico e, se del caso, si stuccano fori e fessure. 2: a stucco asciutto e levigato con carta abrasiva, si ripassa tutta la superficie con uno straccio che non perda peli o con panno carta imbevuti dello specifico pulitore per piastrelle.

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assano gli anni e quelle piastrelle che tanto erano piaciute al momento di decidere erealizzare il rivestimento della cucina o del bagno adesso sono venute a noia e non piacciono più. uIl sistema classico per rinnovarle sarebbe quello di staccarle dal muro e di sostituirle con altre.

PRIMA LE FUGHE

1: prima di cominciare a dare lo smalto si debbono proteggere con nastro mascheratutte le superfici che poggiano contro le piastrelle (piano di lavoro, pensili, sanitari).

2: non tutti gli smalti per ceramica hanno la stessa composizione e lo stesso modo d’uso; le istruzioni vanno seguite con la massima cura. Preparato lo smalto si comincia a seguire col pennello tutte le fughe, facendovi entrare a fondo il prodotto. 3: completata la maglia delle fughe, si tira lo smalto sull’intera superficie, con un rullino (specifico per il tipo di vernice) che uniforma perfettamente il colore. 4: dopo circa 30 minuti il prodotto acquista consistenza, pur rimanendo fresco, ed eventuali colature o imprecisioni possono essere eliminate ripassando lo smalto con un rullino asciutto: l’effetto a “buccia d’arancia” che si manifesta è solo temporaneo, lo smalto si ridistende spontaneamente.

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PRIMA...

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uSi fa presto a dirlo, ma si tratta di un lavoraccio che comporta il preliminare smontaggio dei pensili, un pesante lavoro di mazzetta e scalpello, polvere che invade tutta la casa, gran quantità di scarti, fra piastrelle e malta, da dover smalti-

re in una discarica, tanto che di fronte ad un simile disastro si finisce col tenerci le piastrelle così come sono e guardarle ogni volta con sempre maggior fastidio. uSe quello che meno ci piace nella vecchia piastrellatura è il colore,


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non c’è affatto bisogno di buttare all’aria tutto quanto: oggi l’industria delle pitture ha fatto passi da gigante e propone soluzioni innovative che fino a pochi anni fa sarebbero state del tutto impossibili.

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PREPARAZIONE E FINITURA 1

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1: prima della smaltatura delle piastrelle è necessario applicare sulla superficie una soluzione acida che pulisce e sgrassa la ceramica fornendo il sottofondo ideale per il successivo trattamento di smaltatura. 2: dopo aver aperto il barattolo dello smalto epossidico vi si versa tutto il catalizzatore.

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PITTURE SPECIALI

Come ci sono smalti per ferro che svolgono contemporaneamente la funzione di antiruggine e di decoro e che è possibile applicare senza dover prima levigare il metallo, così ci sono smalti, bicomponenti, che si aggrappano alla ceramica di qualsiasi tipo, smaltata o no, con una tenacia quasi pari a quella ottenibile con la cottura degli smalti e resistono agli urti, ai grassi, ai raggi ultravioletti, al calore e ad ogni altra aggressione possibile nell’ambiente domestico. uPitture del genere, naturalmente, richiedono un po’ più di attenzione di quanta non se ne ponga nel ridipingere la porta della cantina. uAttaccano bene solo su superfici assolutamente prive di unto e grasso ed hanno un “tempo di apertura” assai più breve degli smalti a solvente o ad acqua, per cui richiedono non solo una pulizia accuratissima delle vecchie piastrelle, ma anche un’applicazione veloce, premiata dal fatto che il nuovo smalto va “fuori polvere” dopo meno di un’ora e asciuga perfettamente, secondo la temperatura, in due o tre.

3: si mescola accuratamente così che il catalizzatore si distribuisca in modo omogeneo nel colore. 4-5: si inizia dalla parte superiore della piastrellatura applicando pennellate regolari e si prosegue lavorando zone non superiori a un metro quadrato. 6-7: dopo circa 30 minuti il prodotto diventa più consistente, ma può ancora essere ritoccato, per eliminare eventuali colature o imprecisioni, con un rullino asciutto: la superficie non sembra liscia, ma lo diventa asciugando del tutto.

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LA VASCA DA BAGNO

Per quanto gli smalti usati per le vasche da bagno siano compatti e duri, a lungo andare, fra utilizzo e pulizia (specie se per questa si usano prodotti abrasivi, in crema o in polvere), la loro superficie si riempie di minuscole crepe, invisibili ad occhio nudo, ma che offrono un tenace ancoraggio al calcare ed alle microparticelle di sporcizia. uSe dunque la vasca è ormai marchiata dal tipico ovale di calcare sul fondo e dalle gocciolature sotto i rubinetti, ma non vale la

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pena di sostituirla con una nuova, lo stesso rimedio usato per le piastrelle vale anche per la sua superficie: è un sistema abbastanza veloce ed economico che consente di riportarla al primitivo splendore. uReperibili più facilmente nei colorifici che nei centri far da sé, gli smalti a due componenti, applicati seguendo attentamente le istruzioni d’uso, formano una durissima ed impermeabile pellicola, in pratica un nuovo smalto, in grado di resistere per molti anni di uso. Il lavoro richiede due fasi.

uLa prima, quella dell’accurata ripulitura della vasca, va completata con una vera e propria levigatura (con carta abrasiva piuttosto fine) della superficie interna per eliminare gli spessori creati dal calcare, che non si è limitato a macchiare il bianco; si può usare anche un prodotto decalcificante. uLa seconda è quella della miscelazione e applicazione dello smalto che, per la sua composizione, ha un limitato tempo d’apertura ed è piuttosto duro da stendere con il pennello e da tirare con il rullino.


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LA PREPARAZIONE

cealto a dè il o. Riempita d’acqua la vasca, si versa il decalcificante e si tratta tutta la vasca con uno straccio. Piletta e troppo pieno vanno protetti.

Il lavoro del decalcificante si completa con spugne abrasive, strofinacci e numerosi risciacqui, da ripetere fin quando non si vede un buon risultato.

Un paziente lavoro di carta (o spugna) abrasiva umida, serve a levigare il vecchio smalto che poi si deve asciugare a fondo utilizzando una termopistola.

LA SMALTATURA

Protetta la piastrellatura con nastro maschera si mescolano i due componenti dello smalto (colorante ed indurente) fino ad ottenere una miscela omogenea. Poi si comincia ad applicarla col pennello.

Il tempo d’apertura dello smalto bicomponente è di solito limitato a 30/40 minuti, per cui è necessario procedere con una certa velocità a stenderlo a pennellate incrociate salendo dal fondo sulle pareti.

Finito il lavoro di pennello, lo smalto ancora umido si rifinisce col rullino impregnato di smalto, lavorando dal basso in alto e dal dietro in avanti. Questi tipi di smalto asciugano al tatto in alcune ore.

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Pavimento di clinker Piastrellare il pavimento del garage è un lavoro che ne facilita la pulizia e crea un senso di ordine: si usano le piastrelle di clinker, robustissime ed impermeabili allo sporco e all’unto

PRIMA E DOPO

Se si vuole piastrellare il locale è meglio farlo quando è ancora nuovo o quasi ed il cemento non ha ancora assorbito grassi ed olio che, eventualmente, vanno eliminati con trielina, benzina o altri solventi, perché comprometterebbero la presa del collante.

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ben difficile che l’impresa edile che ha costruito i posti auto, sia che si tratti di box singoli sia che si tratti di un posteggio condominiale, si sia presa la briga di rivestirne il pavimento (spesa che del resto a chi si è già svenato per comprare la casa pare del tutto eccessiva e superflua). uTutt’al più la finitura è a cemento levigato a macchina o a spatola ed il cemento, per quanto robusto e, soprattutto, economico, alla lunga diventa impossibile da pulire. uQuesto materiale, infatti, assor-

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be l’olio e le morchie rilasciate dall’auto formando una tenace miscela con il terriccio che, altrettanto inevitabilmente, viene portato dentro il locale negli intagli del battistrada o accumulato dentro i parafanghi dell’auto. uIl sistema più rapido per proteggere il pavimento dalle morchie e dal terriccio consiste nel dipingerlo con le apposite vernici a due componenti, piuttosto costose, non facili da stendere e che richiedono una nuova mano ogni tre o quattro anni.

uFra i tanti prodotti ceramici, vanto della nostra industria che li esporta in tutto il mondo, c’è il clinker: cotto ad altissima temperatura, ha un impasto vetrificato, che non soffre gli sbalzi di temperatura ed è assolutamente impermeabile. uDisponibile in vari formati e colori è il pavimento ideale per tutti i locali, come il garage o l’officina meccanica, in cui sono altamente probabili l’imbrattamento da sostanze oleose e gli urti con oggetti pesanti.

MATERIALE OCCORRENTE

Oltre, ovviamente, alle piastrelle ed alla taglierina, servono il collante, specifico per clinker, una secchia, cazzuola e manara dentata, crocini distanziali, un mazzuolo ed un blocco di gomma dura (o legno), matita, metro e livella. Pelli sensibili richiedono anche guanti protettivi.

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1: si stendono, senza incollarle, le prime due o tre file di piastrelle, interponendo i crocini distanziali. La misura dell’ultima piastrella si può ottenere sia col metro sia sovrapponendo l’ultima alla penultima per marcare la linea di taglio sulla penultima che, tagliata, diventerà l’ultima della fila. 2: la colla va preparata seguendo le istruzioni e in quantità che tenga conto del suo “tempo di apertura” e della velocità di lavoro. Va stesa sul pavimento in modo uniforme, con una manara dentata, in una striscia a tutta lunghezza, larga circa trenta centimetri. 3: piazzate la prima e l’ultima piastrella della prima fila, si tira il filo di riferimento che guida nella posa. Il riferimento può essere dato da una staggia d’alluminio poggiata contro il bordo anteriore delle piastrelle.

4: i crocini distanziali si trovano anche ad L ed a T, i primi per la posa negli angoli, gli altri per la posa lungo le pareti o per la posa sfalsata da una fila all’altra. Se non si trovano L e T, basta tagliare con un tronchesino affilato (ideale quello per le pellicine delle unghie) i rami superflui del crocino.


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LA POSA SFALSATA

Sfalsare le file, singole o a gruppi, rende più decorativo il pavimento e meno evidenti eventuali piccoli errori di allineamento. Con la posa illustrata si debbono usare solo distanziali a T (e in questo caso conviene trovarli perché ce ne vogliono tanti). Fila per fila, posate le piastrelle sulla colla, si spingono contro la fila precedente con la staggia d’alluminio o con un altro profilato metallico ben diritto e si battono con un mazzuolo curandone la perfetta planarità. Eventuali bave di colla vanno subito eliminate con uno straccio umido, entrando, delicatamente, fra le piastrelle.

TAGLIO PRECISO 1

1: per tagliare il clinker ci vorrebbe una rotella speciale, più dura ed affilata che per la ceramica. Se non la si trova, comunque, si tratta solo di fare un po’ più di forza nello spingere e premere la rotella normale sulla piastrella. 2: la linea di taglio, stabilita col metro o per sovrapposizione, va evidenziata con una matita a mina morbida che lasci una traccia ben visibile facile da seguire con la rotella della macchina tagliapiastrelle.

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POSARE LO ZOCCOLINO

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1: lo zoccolino si prepara tagliando a misura l’ultima piastrella di ogni parete. La colla si spalma dietro i pezzi, uno alla volta, più spessa in basso che in alto. 2: senza interporre distanziali fra le piastrelle, queste si incollano alla parete battendole, decisamente ma con delicatezza, con un mazzuolo di gomma fino a far uscire la colla superflua, da eliminare con lo straccio umido.

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Moquette posa facile

Naturale o sintetica, disponibile a rotoli e a quadrotte, in una vastissima gamma di colori e di tipi, abbastanza facile da posare con colla o nastro biadesivo, è una pavimentazione classica che conosce un grande ritorno di interesse

Prima di effettuare i necessari tagli della moquette bisogna stenderla sul pavimento e individuare la presenza di rientranze dei muri, tubi dei caloriferi, vani porta e finestra.

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alda, avvolgente, piacevole al tatto, facile da posare...: si potrebbe continuare con altri aggettivi per magnificare le qualità della moquette, una copertura per pavimenti molto usata nel nord Europa, che ha conosciuto alti e bassi, ma che sta ritornando di nuovo in auge grazie a materiali sempre più innovativi e pratici. uE’ importante scegliere quale tipo di moquette acquistare in funzione dell’ ambiente in cui andrà posata (ingresso, camere da letto, soggiorno, ecc), della calpestabilità e usura, della presenza o meno di animali e bambini piccoli, del ti-

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eliminare la colla dal pavimento e questo è un lavoraccio veramente ingrato. uLa posa con il nastro biadesivo consente una buona stabilità e ha il pregio di poter sostituire la moL’APPLICAZIONE quette con una certa facilità. La posa della moquette può essere uLa posa libera prevede la stesueffettuata con modalità diverse: ra della moquette come se fosse per incollaggio, per posa libera, un tappeto, senza sistema di incolcon nastro biadesivo. laggio o ancoraggio se non il blocuLa posa con colla assicura un’ot- caggio ai bordi col battiscopa. tima stabilità, ma presenta due in- uÈ utile in ambienti poco estesi e convenienti: non è facile da esesoggetti a rapido deterioramento guire perché esige una certa espe- della copertura o dove vi sia l’esirienza e poi, volendo sostituire la genza di una frequente sostituziomoquette, ci si trova costretti ad ne per altri motivi. po di casa (città o campagna). Sono fattori importanti anche l’umidità, la facilità di pulizia, il lavaggio, la manutenzione che ogni tipo richiede.

I TRE TIPI PRINCIPALI

Essenzialmente le moquette si distinguono in tre grandi famiglie e possono essere riportate su supporti in materiale vario (iuta, lattice di gomma o altro) nel quale vengono inseriti vari tipi di filati, sia sintetici che naturali, creando un sottile e resistente tappeto di grandi dimensioni in una vasta gamma di colori.

Agugliato. Moquette compatta e resistente all’usura. Non ha sottofondo di altro materiale, presenta pelo cortissimo e rasato. Ideale per ingressi, per ambienti di frequente passaggio. E’ discretamente facile da pulire.

Velour. Con sottofondo in iuta o lattice. Ha un mantello con i ciuffi diritti in pelo di vario spessore in materiale sintetico o naturale. Ideale per soggiorni. Non ha grande resistenza al frequente pedonamento. Non è ideale per ambienti con animali.

Bouclé. Moquette con ciuffi ricurvi, morbidi e cedevoli, inseriti in un robusto sottofondo di lattice o di altro tipo. Ha una media resistenza all’usura ed è ideale per camera da letto, stanza dei bimbi e in ambienti a passaggio limitato.

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UNA SERIE DI TAGLI PRECISI

Per tagliare la moquette si usano un cutter e un righello di metallo da appoggiare sulla copertura. Si lavora su un pannello resistente.

In presenza di rientranze o di colonne si effettuano i tagli lasciando una certa abbondanza di moquette in modo da poterla rifilare con più precisione.

Con l’aiuto delle forbici, fatte scorrere lungo la linea di piega contro la parete, si segna la traccia precisa in cui effettuare il taglio con il cutter.

Si procede al taglio facendo scorrere la lama del cutter in modo regolare. Ci si appoggia bene contro la parete in modo da realizzare un taglio netto.

In presenza di piccoli ostacoli, quali i tubi del calorifero, si praticano alcuni tagli nella moquette per permettere di far penetrare questi elementi nella copertura.

La moquette si inserisce tra i tubi fino a coprire completamente il pavimento. L’eccedenza si rifila seguendo accuratamente il profilo con il cutter.

FISSAGGIO A PAVIMENTO Moquette

Nastro biadesivo

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La posa con il nastro biadesivo è molto facile. Bisogna predisporre sul pavimento (ben pulito e privo di polvere) un reticolo di nastro biadesivo collocando i nastri ad una distanza di 50 cm uno dall’altro, da un’estremità all’altra della stanza in modo da formare una serie di quadrati. Sui nastri, dopo aver tolto la carta protettiva, si adagia la moquette posandola poco per volta in modo da evitare la formazione di bolle. A posa avvenuta si comprime bene con le mani e si attende un giorno prima di camminarci sopra.

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BATTISCOPA INCOLLATO

Per rifinire in modo elegante e coordinato una copertura di moquette conviene posare un battiscopa sempre di moquette applicato alla parete con nastro biadesivo. Il battiscopa di moquette è rifinito, sia nella parte superiore che in quella inferiore con particolari cordonature in modo da non sfilacciarsi e viene realizzato (a richiesta) nelle misure adeguate. Si comprime bene con le mani per una maggiore aderenza sul nastro biadesivo. Si taglia semplicemente con il cutter.

LA SOGLIA FISSA

La presenza degli stipiti delle porte può causare qualche problema. Si traccia sulla moquette il loro contorno. Va lasciata sempre una certa abbondanza, quindi si taglia con il cutter.

La soglia della porta si rifinisce con un elemento profilato fissato a pavimento con un paio di tasselli (ma ci sono anche le versioni autoadesive), contro cui si poggia la moquette.

Con il cutter si incide la parte eccedente di moquet- Nel profilato si inserisce a scatto la lamina coprite per raggiungere con precisione la scanalatura lon- soglia che blocca la moquette e crea un raccordo gitudinale del profilato. continuo con la pavimentazione.

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FACILE E PULITO RESILIENTE

esiliente è un termine tecnico che sta a significare (più o meno) morbido, che non si deforma e sopporta pazientemente tanti maltrattamenti. uIn casa un materiale con queste caratteristiche è la pavimentazione continua, che si stende come un tappeto e può essere di composizione vinilica o di linoleum. IL VINILICO

I pavimenti in linoleum sono prodotti in una vasta gamma che consente innumerevoli applicazioni. Offrono anche un’ampia serie di bordi decorati, elementi angolari e di raccordo. Forbo (www.resilienti.forbo.com).

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Robusto, sottile, insensibile alla maggior parte dei liquidi e materiali usati in casa, si acquista in rotoli alti 2 metri e si stende, preferibilmente, in ambienti molto trafficati e dove l’umidità è di casa come la cucina, il bagno, il box ecc. uOggi si trovano in commercio pavimenti vinilici di alto livello estetico preparati con polvere di corindone, fibra di vetro ed altre componenti che ne esaltano la bellezza. uLa posa si effettua per incollaggio. I teli si possono unire con un cordolo saldato a caldo. Stabile nel tempo e resistente all’umidità è facile da pulire e mantiene inalterata la sua bellezza per moltissimi anni. uI vinilici di migliore qualità pesano circa 2,8 kg al metro quadrato, possono essere applicati su pavimenti con riscaldamento a serpentina, presentano un buon isolamento elettrico; più economici del linoleum, si trovano anche in pan-

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nelli o piastrelle autoadesive molto pratiche per coperture veloci.

tazione continua di spettacolare bellezza che può simulare marmo, legno e altri materiali con una infiIL LINOLEUM nita gamma di colori e sfumature. E’ un composto di materie prime uUno strato protettivo superfinaturali: olio di lino, farina di suciale applicato al termine del lavoghero, farina di legno e iuta. ro offre un’eccellente protezione Il prodotto consente una pavimen- nel tempo e facilita la pulizia.

POSA VELOCE

1: la prima operazione consiste nel sagomare grossolanamente il telo per accostarlo alla parete di maggiore lunghezza e procedere poi ad una sagomatura più precisa. 2: con il cutter si incide la copertura e la si accosta allo zoccolo in modo da poter eseguire un taglio molto preciso. 3: con una riga metallica ben poggiata contro lo zoccolo si procede al taglio della copertura. 4: per avere una perfetta giunzione tra due teli adiacenti essi vanno sovrapposti di qualche centimetro e poi tagliati al centro della sovrapposizione per tutta la lunghezza. Tolta la strisciolina di scarto, i lembi combaciano alla perfezione. 5: per una posa rapida e removibile si applicano nastri biadesivi lungo i bordi e creando un reticolo sul pavimento. 6: una posa stabile e definitiva si realizza applicando sul pavimento la colla con la spatola dentata, che impedisce le bolle d’aria.

uLa posa si effettua con la colla. Se l’ambiente è grande e più teli vanno collegati, conviene utilizzare un cordolo di saldatura (che si effettua a caldo con un phon). Il linoleum è sagomabile con grande facilità: si taglia con un cutter per seguire profili complessi.

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STUOIA TECNICA

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1: prima di effettuare la posa definitiva a pavimento, questo va opportunamente pulito e privato di ogni eventuale asperità. Si srotola la copertura e si lascia riposare per un giorno per consentire di appiattire eventuali pieghe.

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2: dopo aver steso la copertura si eseguono lungo il perimetro della stanza i tagli con il cutter. Si rifila grossolanamente lasciando lungo i bordi una certa abbondanza. I tagli più precisi si rifiniscono quando si procede all’incollaggio.

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3: si stende sul pavimento, con una spatola, la colla speciale per moquette viniliche: va stesa in modo uniforme lavorando piccole zone per volta. Non si deve stendere uno strato troppo spesso, ma circa 150-200 g al mq.

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4: dopo aver lasciato asciugare l’adesivo per 15-20 minuti, si adagia il telo, premendolo con forza su tutta la superficie. Ci si può aiutare con un cilindro rigido, tipo mattarello, da premere con energia sulla parte interessata, spianandola.


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Per i materiali di rivestimento in foglio o rotolo (che sia moquette naturale o sintetica, sughero i linoleum) gli attrezzi che servono per la posa sono veramente pochi: una riga metallica e un buon cutter. Per molti di questi materiali si usa la colla, stesa con la manara dentata, partendo dal centro della stanza verso i bordi, e ripassando alla fine con un matterello, dal centro verso la periferia, per eliminare le bolle d’aria.

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i trovano in commercio speciali tessuti vinilici ad effetto stuoia specifici per pavimenti interni ed esterni. Coniugano la bellezza e l’eleganza di una stuoia in sisal (che è una fibra naturale) con le alte prestazioni di un materiale sintetico molto diffuso: il PVC. uRispetto alla moquette in sisal, che essendo una fibra tessile teme l’acqua, sono adatti anche ad am-

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5: per far aderire bene la copertura nell’angolo tra il pavimento e la parete ci si aiuta con un martello interponendo un tacchetto di legno. Si danno leggeri colpi in modo che la copertura si assesti per bene.

bienti umidi, non si macchiano e si puliscono facilmente grazie all’utilizzo del filato vinilico e della particolare struttura. GRANDE RESISTENZA

Hanno un’elevata resistenza alla luce e i colori non si modificano nel tempo. uQuesto tipo di copertura è disponibile sia in rotoli che in qua-

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6: le eccedenze si asportano con un cutter affilato, lasciandosi guidare dai fili della trama o dall’ordito della stuoia. Le mani vanno protette durante questa operazione. Il battiscopa bloccherà poi meglio l’insieme.

drotte da 50x50 cm, in un vasto assortimento di colori e fantasie. E’ di lunga durata e resistente. La sua struttura elastica e fonoassorbente consente un confortevole calpestio. uLa posa si effettua come quella di una normale moquette di buon spessore utilizzando l’apposito adesivo e rifinendo i bordi con un battiscopa.

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7: per effettuare le giunzioni, si sovrappongono i teli, posati nello stesso verso, per circa 10 cm: si appoggia al centro della sovrapposizione la riga metallica e con il cutter si tagliano contemporaneamente i due strati.

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8: tolte le due strisce di scarto, i teli presentano i tagli perfettamente corrispondenti: è sufficiente accostarli con precisione e spianare la linea di giunzione. Lungo tale linea conviene applicare nuova colla per stabilizzare l’insieme.

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Muri d’altri tempi

Rinnovare radicalmente una stanza con poche ore di lavoro passando da un anonimo muro bianco ad una rustica parete in pietra: si usa un materiale artificiale, la pietra finta o ricostruita, in piastrelle di forma più o meno regolare

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Il materiale è preparato in una ampia varietà di forme in modo da non generare figure ripetitive durante la posa. E’ consigliabile prelevare il materiale per la posa da diverse scatole per mescolare colori e forme.


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e pareti con pietre a vista ricorCINQUE SEMPLICI PASSAGGI dano murature antiche e donano calore e personalità anche alla 2 1 più anonima delle stanze. uAllo scopo esistono numerose versioni di rivestimenti in conglomerati cementizi colorati che imitano alla perfezione, sia nelle forme sia nella tinta, la pietra naturale con il vantaggio di consentire una posa semplice come in una normale piastrellatura. uUna delle facce è infatti liscia ed 1: sulle piastre di pietra ricostrui3 ta si stende, con una spatola, uno hanno spessori raramente magstrato sottile ed uniforme di adegiori di 3 cm e pesi che vanno da sivo da rivestimenti o anche una malta di calce e cemento. 30 a 50 kg/mq. 2: il pezzo viene posto sulla uL’unica attenzione riguarda lo parete e premuto con forza in stato del muro che deve essere somodo che aderisca perfettamenlido e privo di sfarinamento. te. E’ bene controllare con una livella che ciascun corso di pietre uLa posa può essere eseguita sia orizzontale e che le fughe perfino su cartongesso o tamposiano di ampiezza uniforme. nature in legno purché irrobustite 3: al termine della posa si procecon uno strato di malta in cui sia 4 de riempiendo le fughe con malta stata annegata una rete metallica. fluida. Il lavoro è facilitato dall’uso di una sacca conica che impediPer applicare le pietre si possono sce lo sporcamento delle pietre. adoperare normali adesivi da riveSe questo dovesse accadere si stimento o una malta composta può rimediare subito pulendo da una parte di calce, due di cecon una spugna bagnata. 4: quando la malta risulta commento e cinque di sabbia fine mepatta, ma non ancora del tutto scolate con acqua. indurita, si lisciano le giunzioni uLa posa non differisce troppo da con una piccola cazzuola o con quella delle piastrelle; l’irregolarità un ferro piegato. 5 5: la pulizia finale eseguita con delle forme, anche se utilizziamo una spazzola a setole dure elimiun materiale grossolanamente na i residui di malta prima che squadrato, richiede una particolainduriscano. Questa rifinitura è re attenzione per evitare errori di indispensabile, dato che le pietre ricostruite non possono essere posa. Frequenti controlli con una lavate con prodotti acidi. Le pietre livella a bolla o una moderna livelpossono essere trattate con la laser evitano di perdere l’allineaimpregnanti siliconici per ridurre mento orizzontale. l’assorbimento dello sporco.

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Smalto per cemento

E’ un prodotto innovativo che, steso su un fondo perfettamente asciutto e pulito, lo rende liscio, resistente, impermeabile: è uno speciale smalto bicomponente che elimina il fastidio della polvere e ravviva il garage col colore.

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ANTIPOLVERE

1: si usa malta di cemento a pronta presa per stuccare le crepe e si rasa la superficie con la cazzuola. 2: si provvede ad una completa pulizia del pavimento eliminando polvere e tracce di grasso; si spazzola energicamente usando un detergente per cemento.

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a superficie di un pavimento in cemento, lasciata allo stato naturale, oltre ad essere poco pratica da pulire e pronta ad assorbire ogni genere di liquido, col tempo inizia a sgretolarsi rendendo l’ambiente sempre più polveroso. uPer porvi rimedio bastano poche mani di smalto speciale: si tratta di un composto di resine poliuretaniche disciolte in base acquosa, inodore, non infiammabile, innocuo ed ecologico che si trova in commercio in molte tinte miscelabili fra loro. uSi stende, a rullo o a pennello, in 2-3 mani, e consente di ottenere, con poca spesa e fatica modesta, una superficie liscia, impermeabile, resistente all’abrasione e facile da pulire e lavare. PULIZIA ALL’ACETONE

Lo speciale smalto si applica su una superficie asciutta; nel caso di cementi nuovi occorre attendere qualche settimana. Se il pavimento è vecchio si elimina ogni traccia di grasso con acetone e si lava con shampoo per cemento strofinando con una spazzola dura. uSi sciacqua abbondantemente e si lascia asciugare prima di stendere la prima mano. Si possono individuare alcune zone che rendano più facile il posteggio dell’auto tinteggiandole con un colore diverso. Per rendere il pavimento antisdrucciolo, va aggiunta alla seconda mano un po’ di polvere di silice.

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SI STENDE A RULLO

1: si stende il nastro maschera sulle zone da delimitare, comprese eventuali demarcazioni relative a parcheggio o altro.

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2: è conveniente passare una prima mano diluendo il prodotto con un 5% d’acqua, mentre la seconda mano (e le eventuali successive) si stende pura.

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3: la stesura con rullo a peli corti consente maggior rapidità d’esecuzione, ma un pennello di dimensioni ridotte serve nei punti di incrocio con le pareti o le colonne per rifinire in maniera pulita.

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Piastrelle sui mobili

Cambiare faccia al bagno non è difficile: se si usano le stesse piastrelle del muro per rivestire anche i mobiletti il risultato finale è di grande impatto. Occorre attenzione per ottenere fughe assolutamente precise

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nche l’arredamento segue la moda e come la moda del vestiario non può che riciclare soluzioni già viste prima. I lavabi, ovali o rettangolari, con o senza colonna, sovra o sotto piano, saranno sempre concavi e dotati di foro di scarico. uIl rifacimento proposto rinverdisce la moda degli anni cinquanta: sono di quegli anni infatti i lavabi senza colonna ed i mobiletti in metallo o con profili metallici. In quel periodo le pareti, abbandonate le bianche piastrelle di maiolica 15x15 cm, si rivestono di colori più decisi, perfino rosso scarlatto o nero antracite. uPoi sono venuti di moda i lavabi di stile “svedese” con mobiletto chiuso in legno pieno (ma più spesso in truciolare bilaminato), con tutta la serie di accessori dello stesso stile e le pareti più sobrie con colori pastello ravvivati, a volte, da decori o listelli ispirati alla medesima sobrietà.

LO SMONTAGGIO 3

1-2: il lavoro comincia con il togliere di mezzo il vecchio specchio e le lampade, lasciando però i fili elettrici e isolandone i capi con morsetti a cappellotto. 3: tolto il mobiletto, si smontano i flessibili dopo aver chiuso, se esistono, i relativi rubinetti o, se mancano, il rubinetto generale. 4: non resta che togliere anche il sifone tappando il foro con uno straccio.

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MENSOLE E LAVABO

I ripiani di vetro smerigliato sono sostenuti da mensole tubolari munite di O ring antiscivolo, filettate internamente per poterle avvitare su doppie viti inserite nella muratura a tergo della specchiera.

La specchiera si monta dopo aver ripiastrellato la parete e inserite nella muratura le mensole per i ripiani di vetro ed i bulloni di sostegno del lavabo, ovviamente prolungati per compensare lo spessore del legno.

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LA SPECCHIERA IN UN DETTAGLIO 1

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1: dai lati lunghi del pannello si tagliano a 45° due strisce larghe circa 40 mm che, invertendone la posizione, si incollano ai lati del pezzo più grande per creare l’intercapedine per l’impianto di illuminazione. 2: per rinforzare l’unione si avvitano ed incollano negli angoli due listelli che poi si pareggiano a filo delle due paretine. 3: le dimensioni della “finestra” in cui montare con viti o adesivi lo specchio, da aprire con l’alternativo o la fresatrice, dipendono dal tipo della sua cornice, esistente o da realizzare, che ne copra i bordi. 4: inutile dire che, trovandosi la specchiera in un ambiente umido, bisogna proteggerne il legno con impregnanti adatti allo scopo e che ne mettano in risalto le venature. Meno soggetti all’azione dell’umidità, i multistrati di tipo “marino” richiedono solo una finitura estetica. 5: nel pannello occorre aprire, oltre la finestra per lo specchio, anche i fori per il passaggio dei bulloni di sostegno del lavabo, quelli per le viti delle mensole che reggono i ripiani di vetro e quelli per i rubinetti di carico e per il tubo di scarico. Per farlo con precisione il sistema più semplice è quello di fissare contro la parete, già piastrellata, un foglio di carta da imballaggio tagliato a misura della specchiera, marcarvi la posizione dei fori occorrenti e poi, poggiandolo sul pannello frontale, marcare sul legno con un punteruolo la posizione dei fori da aprire. La sporgenza del frontale potrebbe rendere necessario l’uso di prolunghe per l’allacciamento dei rubinetti di carico.


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LA PIASTRELLATURA DELLA PARETE 1

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1: i nuovi adesivi strutturali permettono di incollare le piastrelle direttamente su quelle esistenti, evitando il faticoso e sporco lavoro di smuratura. La colla va stesa con abbondanza con la manara dentata. 2: la prima piastrella si posa in alto a partire dall’angolo della parete; è indispensabile controllare sempre, piastrella per piastrella, misure ed orizzontalità. 3: fra una piastrella e l’altra si inseriscono i distanziali a crocetta. 4: mentre i tagli a tutta larghezza si fanno con la macchina tagliapiastrelle, per fori e scalini si usano il filo diamantato da montare nel seghetto e le tenaglie. 5: preparato il riempifughe, lo si stende con una spatola di gomma, premendolo con forza dentro le fughe. Quando diventa opaco si toglie il superfluo prima con una spugna umida, da lavare con frequenza, e poi con uno straccio asciutto. 6: il lavoro si conclude con l’applicazione di silicone di colore opportuno lungo le giunture verticali che il riempifughe non arriva a sigillare e dove sono più facili le infiltrazioni di umidità. 7: il pannello già montato e bloccato col lavabo, mostra in alto la finestra per lo specchio che in questo caso ha una doppia cornice metallica con scrocchetti di tenuta, per cui può essere montato a fine lavoro. Nella finestra si nota il pannello attrezzato per l’impianto elettrico a bassa tensione che alimenta lampadine alogene.

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COSTRUIRE LO SCAFFALINO 2

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1: si acquista il truciolare bilaminato e lo si fa tagliare nelle dimensioni adeguate. Si rivestono i tagli a vista applicando il bordino termoadesivo da fissare con il ferro da stiro. 2: quando il bordino è saldamente fissato al truciolare si passa alla sua finitura facendo scorrere il tagliente di uno scalpello lungo i suoi bordi per asportarne le eccedenze. 3: l’assemblaggio si realizza con viti per truciolare da 40x3 mm che vengono inserite in fori effettuati con una punta Ø 2 mm. La testa delle viti affonda in svasature create con la fresa conica. 4: i bordi che poggiano sul pavimento vanno dotati di alcune puntine con testa in materiale plastico per distanziare il truciolare dal pavimento e preservarlo dall’umidità.

uTutto passa, tutto cambia, tutto stanca e, dopo mezzo secolo, si può anche tornare (ma con molta più comodità) ai vecchi stilemi di moda nel dopoguerra, così come per l’arredo è diventato di moda il brocantage. uI due mobiletti che fiancheggiano il lavabo sono rivestiti con le medesime piastrelle applicate a parete. L’insieme non potrebbe essere più coordinato e l’effetto finale è particolarmente interessante. uSe si vuole creare qualcosa di simile si hanno due possibilità: acquistare dei mobiletti di opportune dimensioni e poi rivestirli, oppure auto costruirli utilizzando il

truciolare bilaminato. uSi tratta di acquistare piastrelle uguali a quelle del bagno (a meno che non si disponga di una certa scorta avanzata da precedenti lavori) e procedere al rivestimento con lo stesso sistema che si adotterebbe su una parete. Si stende con la spatola dentata, sulle superfici da rivestire, la colla per piastrelle. uSulla colla si fissano le piastrelle con le medesime fughe presenti sulle pareti utilizzando i distanziali a crocetta. uIl grande pannello di legno a vista che regge il lavabo, le mensole e lo specchio completano tutta la ristrutturazione.


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APPLICARE LE PIASTRELLE IN COORDINATO 2

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1: dopo aver tagliato (o fatto tagliare) le piastrelle nelle dimensioni adeguate, si applicano sulla superficie del mobiletto con la colla acrilica stesa con la spatola dentata. 2: si prepara la cornice che occulta il bordo delle piastrelle tagliando la piattina di alluminio spessa 2,5 mm e larga 30 mm. Si usa la guida per tagli angolati. 3: si stende sul bordo del mobiletto un paio di cordoni di adesivo acrilico e si applica il bordino di alluminio. 4: quando la colla per piastrelle è indurita si applica con una spatola di gomma una malta riempifughe ben lavorata. 5-6: con una spugna umida si pulisce la superficie e si regolarizzano le fughe riempite di pasta. Si pulisce definitivamente la superficie per uno splendido risultato finale.

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PAVIMENTI E RIVESTIMENTI

Scale nuove al cotto

Per rinnovare il rivestimento della scala, utilizzando le belle e robustissime piastrelle di cotto, si hanno a disposizione due metodi di posa: con la malta cementizia o con la pasta adesiva stesa su intonaco asciutto con la manara dentata

PRIMER SUI GRADINI

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l cotto è adatto sia per rivestimenti interni che esterni. Il trattamento è diversificato a seconda che si proceda alla posa con il metodo classico, che prevede l’uso di malta cementizia, o con il metodo più moderno che richiede l’uso della pasta adesiva o colla.

Se applichiamo le piastrelle con malta è sufficiente un sottile strato di primer sui gradini prima della posa; lo strato di malta cementizia spesso circa un centimetro va steso con la cazzuola sul dorso della piastrella.

uLa superficie di posa può essere abbastanza irregolare, poiché è la malta con cui si applicano le piastrelle che riempie i buchi e colma le asperità: è sufficiente stendere con la cazzuola, sulle alzate e sulle pedate, uno strato sottile di primer, costituito da un impasto di

cemento, acqua e additivo per favorire l’adesione della malta al vecchio sottofondo. uPoiché la pasta adesiva è in grado di colmare solo irregolarità inferiori al centimetro di profondità, sui gradini ancora grezzi può essere necessario un impasto costitui-


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to da 1 parte di cemento, 1 parte di calce, 6 parti di sabbia con cui ottenere un vero e proprio intonaco che raddrizza alzate, pedate, spigoli di ogni scalino: si bagna abbondantemente il fondo prima di stendere l’intonaco. uL’ordine con cui si posano le piastrelle è lo stesso per entrambi i metodi: prima si riveste l’alzata, poi la pedata, a partire dal gradino più in alto e procedendo a ritroso verso il basso. uI bordi tagliati delle piastrelle sono quelli in basso, per quanto riguarda le alzate; quelli verso l’alzata o la parete, per quanto riguarda le pedate. uSe si applicano le piastrelle con la malta, non è necessario attendere l’essiccazione del primer per iniziare la posa: l’adesione è ancora migliore applicando le piastrelle con il sottofondo non completamente indurito, mezz’ora dopo la sua stesura. uSe, al contrario, si utilizzano come legante uno dei tanti prodotti in commercio, venduto in polvere, occorre attendere almeno un giorno tra la realizzazione del sottofondo d’intonaco e la posa delle piastrelle. uLa pasta adesiva va applicata su un supporto ben asciutto e viene tirata con la spatola dentata che lascia uno spessore di 4-5 mm. uLa posa con la pasta adesiva consente di interrompere la lavorazione in qualunque momento.

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LA POSA DELLE PIASTRELLE

1: si stende la boiacca con il frattazzo, in modo che il suo livello superi di circa 5 mm il bordo delle piastrelle dell’alzata. 2: si posano sulla boiacca le piastrelle della pedata, battendole leggermente con il mazzuolo. 3: si riporta la misura sulla piastrella e la si segna con la matita da falegname; per tagli obliqui si traccia la linea di taglio. 4: si posa la piastrella tagliata sulla malta appena stesa, lasciando una linea di fuga larga da 3 a 6 mm con la piastrella adiacente; esistono allo scopo appositi crocini in plastica. Si controlla con la livella la planarità del rivestimento e, se necessario si eliminano i denti tra le piastrelle battendo col mazzuolo su una tavoletta.

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PAVIMENTI E RIVESTIMENTI

Resina su pavimenti e pareti Tecnica fortemente innovativa, prima riservata ai grandi spazi commerciali, ora si può applicare anche da soli in ogni ambiente domestico, ma soprattutto in cucina e in bagno, su precedenti rivestimenti senza rimuovere e smaltire detriti

O IN BAGN

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pavimenti e i rivestimenti continui vengono genericamente chiamati “di resina” e, al giorno d’oggi, sono molto in voga. uUtilizzati inizialmente solo per enfatizzare il minimalismo di ambienti grandi, come show room o loft, e realizzati con un sottofondo di cemento ben lisciato e rifinito con una vernice trasparente, oggi

A IN CUCIN

vengono adottati anche per le rifiniture di appartamenti. uQuesto perché grazie allo spessore di soli 3 mm si possono posare sulle piastrelle preesistenti con minor disagio quando si ristruttura, senza dover intervenire sull’altezza delle porte e senza lo smaltimento di macerie. uLa prima cosa da verificare è lo

stato del sottofondo, che deve essere assolutamente asciutto e ben livellato; su di esso si stende un primer per malte cementizie, idoneo anche per la posa di piastrelle e applicabile a rullo o a pennello, che dopo un paio di ore permette l’applicazione e l’adesione di una malta di supporto a ritiro controllato.


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uLa superficie è lavorabile dopo 24 ore e prevede l’applicazione di una pittura acrilica colorata. uQuesta può essere stesa uniformemente con pennello o rullo, ma se si vogliono avere effetti movimentati si può ricorrere ad una spugna o ad un guanto per pitture decorative, che permettono di realizzare superfici con effetto nuvolato in un piacevole chiaroscuro di colore. uIl tipo di resina per la finitura vale per l’applicazione a parete e a pavimento; a seconda del risultato finale voluto, può essere a basso o ad alto spessore. uMentre quelle a basso spessore sono a base acquosa, le resine per coperture ad alto spessore sono prodotti epossidici a solvente che permettono anche l’annegamento in fase di stesura degli oggetti più impensati: sassi, conchiglie, posate, perfino vecchi dischi in vinile. uL’applicazione della resina deve essere preceduta dalla stesura di un primer consolidante ad essa dedicato.

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SU PAVIMENTO

Per prima cosa si stende un primer per malte cementizie che facilita l’applicazione e l’adesione della malta di supporto. Il sottofondo deve essere ben livellato e asciutto: per supporti non piani conviene ricoprire la superficie con un prodotto autolivellante.

COPRIRE LE PIASTRELLE

Si stuccano le fughe per avere una superficie ben livellata.

Si stende una retina per muratura facendo attenzione a non lasciare scoperta nessuna zona.

Si applica la malta sulla retina e si livellano tutte le zone.

RESINA BICOMPONENTE

Si tratta di un materiale gelatinoso da miscelare con un catalizzatore, per provocarne l’indurimento. Il processo di indurimento rende la resina non più lavorabile dopo circa 60 minuti dalla miscelazione. La versatilità delle finiture consente di realizzare pareti e pavimentazioni ad elevato effetto artistico ottenendo effetti di tipo nuvolato, decorato e spatolato in tutte le colorazioni possibili.

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PAVIMENTI E RIVESTIMENTI

PITTURA ACRILICA

Dopo l’asciugatura della malta si applica a parete una pittura acrilica colorata. La pittura acrilica è applicabile anche a pavimento, stesa uniformemente con pennello o rullo, oppure con un guanto per pitture decorative.

SULLA PARETE

SUL PAVIMENTO

APPLICARE LA RESINA

La resina di finitura può essere applicata con spessore differente così da ottenere un diverso risultato visivo e tattile. Si applica con pennello o rullo; a pavimento può essere anche colata e, successivamente, uniformata con spatola e rullo. L’applicazione della resina è preceduta dalla stesura di un primer consolidante ad essa dedicato.

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SUL PAVIMENTO

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AMBIENTE BAGNO

Sempre maggiori cure ed attenzioni vengono dedicate a questo ambiente domestico, dove comfort e funzionalitĂ sono indispensabili: ecco alcune intelligenti soluzioni per rinnovare i rivestimenti, i sanitari e la stessa configurazione dello spazio

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AMBIENTE BAGNO

Rubinetto due manopole Oggi il lavabo è sempre monoforo, ma il rubinetto può essere a una o due manopole; sostituirlo è semplice, ma va fatto con giusto metodo prestando attenzione ai collegamenti con tubi di carico e scarico e al funzionamento del salterello

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rubinetti del lavabo (monocomando o normali) non sono né eterni né funzionano sempre nel modo migliore, sia perché le guarnizioni induriscono e perdono, sia perché l’acquedotto trasporta impurità che a lungo andare li danneggia. uQuando non basta un semplice intervento di manutenzione devono essere sostituiti. Se si decide di intraprendere il lavoro ne approfittiamo anche per sostituire i tubi flessibili di alimentazione e, magari, dell’impianto di scarico del lavabo. Oggi praticamente tutti i lavabo sono predisposti per rubinetti “monoforo”, molto più facili da montare dei vecchi tipi a due manopole separate. u Il collegamento fra rubinetto e tubi di alimentazione può essere fatto con raccordi flessibili oppure con tubi rigidi. Il primo sistema, risulta notevolmente più semplice e rapido. In occasione del montaggio del rubinetto è fondamentale esaminare (ed eventualmente rimontare) la piletta di scarico del lavabo. uDa essa non dipende solo il regolare deflusso dell’acqua del bacino, ma anche di quella proveniente dal “troppo pieno”, che se non trova via libera ristagna e diviene inevitabile fonte di odori sgradevoli. La piletta standard è costituita da due pezzi metallici e da due guarnizioni. uPuò risultare utile cambiare an-

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Rubinetto Tubi flessibili acqua fredda e calda Salterello

Piletta

Comando salterello

Lavabo Ghiera

Scarico a parete

Sifone (a S o a barilotto)

Situazione-tipo dei collegamenti di alimentazione del rubinetto e dello scarico di un lavabo. Quando si sostituisce il rubinetto vanno cambiati anche i tubi flessibili di alimentazione. Bisogna fare attenzione alla regolazione del salterello.

che il sifone, il dispositivo che impedisce la risalita di odori sgradevoli dall’impianto di scarico. Oggi i sifoni, se a vista, sono in ottone cromato. uTutti hanno un tubo verticale collegato al bacino ed uno orizzontale collegato allo scarico. Fra i due si colloca il sifone che può essere a barilotto, a bicchiere o a col-

lo d’oca. uDurante il lavoro va controllata la guarnizione di gomma o nylon presente sul tubo a parete: spesso questa si indurisce e lascia fuoriuscire odori sgradevoli. uIl collegamento implica il taglio del tubo ottonato da eseguire con il seghetto da ferro rifinendo poi con carta vetrata fine.

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AMBIENTE BAGNO Sostegni lavabo

Uscite dell’acqua

Imbocco dello scarico

Chiusi i rubinetti generali dell’acqua calda e fredda e smontato il lavabo, sulla parete si notano i sostegni del lavabo, qui viti sporgenti ma anche mensole, le uscite dell’acqua (di solito manicotti femmina da 1/2”) e l’imbocco dello scarico, oggi generalmente di PVC, Ø 32 o più mm.

DAI TUBI AL RUBINETTO 1

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1: per garantire un’ottima tenuta ed evitare le perdite, è necessario applicare qualche giro di nastro di teflon attorno al ma-schio dell’attacco delle valvoline di intercettazione. 2: usando una chiave a forchetta si stringono saldamente i due attacchi negli innesti. Alle valvoline vanno collegati i tubi flessibili che provengono dal rubinetto. 3: dopo aver avvolto le filettature con teflon (maschio da 3/8”, femmina da 1/2”) si collegano i flessibili al corpo del rubinetto. 4: si fanno passare i flessibili nel foro del lavabo. Il rubinetto va fissato al lavabo tramite una ghiera. Prima di collegarli alle valvoline si fissa la nuova piletta e il salterello.

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LA PILETTA CROMATA

La piletta standard è costituita da due pezzi metallici e da due guarnizioni. La piletta vera e propria è un imbuto col gambo filettato ed aperto da una finestra laterale. Vi si calza sopra una guarnizione e la si introduce nel foro di scarico del lavabo orientando la finestra laterale sullo scarico interno del troppo pieno.

Il sifone è il dispositivo che impedisce la fuoruscita di odori sgradevoli dall’impianto di scarico, in quanto tra il lavello e gli scarichi rimane un “tappo” d’acqua che si rinnova ad ogni utilizzo. Oggi i sifoni, se a vista, sono in ottone cromato. Fra il braccio verticale collegato al bacino e quello orizzontale che va allo scarico si colloca la bottiglia o il collo d’oca. 1: l’unica fase che richiede una certa attenzione è il taglio a misura dei tubi. 2: una grossa guarnizione di gomma raccorda lo scarico a muro col braccio orizzontale. 3: viene coperta da una campana scorrevole sul braccio orizzontale. 4: la tenuta fra i tubi ed il sifone è garantita da guarnizioni coniche strette dalle ghiere; una guarnizione piatta o un O ring garantiscono la tenuta fra sifone e piletta.

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1: si avvitano tra loro i due pezzi metallici che compongono la piletta. 2: dopo aver montato nella sede il braccio orizzontale del salterello (un’astina che attraversa una pallina di politene fissata nell’innesto da una ghiera filettata), si può fissare il lavabo sui suoi supporti. 3: si bloccano, infine, i flessibili alle valvole a squadra e si unisce il braccio verticale del salterello con quello orizzontale.

IL SIFONE

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AMBIENTE BAGNO

Radiatore più leggero

Arrugginito, o intasato dal calcare, o perché non piace più l’aspetto: cambiare il vecchio radiatore non è troppo complicato, ma occorre curare con attenzione i collegamenti idraulici e il fissaggio a muro

Questo enorme radiatore in ghisa pesa circa mezza tonnellata. Per rimuoverlo sono necessari un paio di cric oleopneumatici su ruote e l’aiuto di qualche volenteroso e robusto amico.

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PRIMA DI TUTTO 2

POCHI E ROBUSTI ATTREZZI

1: per un buon lavoro occorre chiudere il rubinetto generale di alimentazione e chiudere anche valvole e detentori di tutti i radiatori. 2: meglio ancora sarebbe scaricare l’impianto collegando un tubo flessibile alla valvola di deflusso.

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ggi esistono tre tipi di radiatori ad acqua: in ghisa, in alluminio e in acciaio. La ghisa si scalda lentamente, ma ha una forte inerzia termica, per cui continua a scaldare anche dopo aver chiuso la valvola o fermato la pompa. uOpposto il comportamento dei radiatori in alluminio (assai più leggeri e quindi maneggevoli) che raggiungono molto rapidamente la temperatura prevista, ma altrettanto rapidamente si raffreddano non appena si arresta l’afflusso dell’acqua calda. uEntrambi i tipi sono generalmente costituiti da elementi singoli avvitati fra loro con una dop-

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Una precisa livella a bolla d’aria ci permette di montare il radiatore nuovo. Chiavi fisse e regolabili a rullino o a pappagallo per svitare ed avvitare i raccordi. Canapa e pasta verde o prodotti analoghi per renderli ermetici. Il piccolo contenitore al centro è comodo ma non indispensabile per raccogliere la poca acqua che sgorga quando si regola lo sfiato. Mancano nella foto il secchio o il tubo per raccogliere l’acqua che esce nello smontare il radiatore vecchio.

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LO SMONTAGGIO

1: chiusa la valvola d’entrata, si comincia con lo svitare la valvolina di sfiato che può richiedere chiavi, pinze o cacciaviti. 2: si svita il dado di tenuta del detentore, da fare con gradualità e ponendo sotto il raccordo una vaschetta bassa e larga per raccogliere l’acqua contenuta dal radiatore. 3: solo quando il radiatore è vuoto lo si puo staccare dalla parete, allentando i dadi dei supporti o sollevandolo dalle mensole.

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AMBIENTE BAGNO pia vite con filetto destro da una parte e sinistro dall’altra, per cui possono essere allungati ed accor1: addossare il nuovo radiatore alla vecchia ciati a piacere (occorre una speciaparete, priva di isolale chiave a T che si incastra nei namento e quindi fonte di selli interni della doppia vite). dispersione del calore, sarebbe buttar via i soldi uI radiatori in acciaio, che termispesi per comprarlo. camente si comportano come Un telaio di travetti di quelli d’alluminio, sono per lo più legno avvitati alla parete scelti per arredamento e sono moed al pavimento, già di nopezzo. per sé isolante, crea un comodo alloggio per i uOgni radiatore ha quattro aperpannelli ed il supporto ture filettate: carico (valvola), scasia per le mensole del rico (detentore), sfiato e tappo di radiatore sia per un chiusura, che permettono di moneventuale rivestimento. tarlo nella posizione più comoda per collegarlo ai tubi dell’impianto.

ISOLARE BENE LA PARETE 1

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2: di pannelli isolanti esiste una vastissima gamma, dalla lana di vetro o minerale, sciolta o chiusa fra cartoni, al polistirolo espanso (meglio quello ad alta densità), al poliuretano ecc. I pannelli debbono essere spessi quanto i travetti del telaio (o viceversa) fra i quali, dopo averli tagliati a misura, vanno incastrati. 3: il telaio, riempito con i pannelli isolanti, può essere chiuso come meglio si accorda col resto dell’arredamento, perline, pannelli di compensato impiallacciato o fotografato o verniciato di bianco. In ogni caso prima bisogna marcarvi la posizione degli stanti del telaio, destinati a reggere i supporti del radiatore.

QUANDO IL RADIATORE HA MISURE DIVERSE DAL VECCHIO


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uVa detto, per completezza, che i radiatori in ghisa vengono venduti grezzi e debbono quindi essere verniciati, mentre tutti gli altri si presentano già protetti, generalmente con vernici epossidiche che non rallentano l’emissione del calore e non emettono odori sgradevoli quando si scaldano. uMontaggio e smontaggio dei radiatori richiedono solo lavoro di chiavi fisse e/o a rullino, ma se si tratta di radiatori in ghisa, pesantissimi, ci vogliono anche muscoli possenti e, possibilmente, la collaborazione attiva di un robusto aiutante. Se le misure del nuovo radiatore sono diverse da quelle del vecchio e se i tubi di carico e scarico non si possono spostare, bisogna raccordarli ai nuovi attacchi o saldandovi nuovi tratti di tubo o lavorando con manicotti, doppie viti e gomiti.

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COMPLETARE IL MONTAGGIO

1: prima di appendere il radiatore occorre montare lo sfiatatoio, il tappo di chiusura e i due raccordi per l’entrata e l’uscita dell’acqua calda, costituiti da un manicotto filettato maschio calzato dentro una ghiera filettata femmina.

2: protetto il maschio con canapa e pasta verde (o simili) lo si avvita nella sede del radiatore con una chiave a maschio esagonale. La ghiera filettata, sempre munita di guarnizione, si avvita sui maschi della valvola di entrata e del detentore, già avvitati sui relativi raccordi.

3: le valvole comandate dalle testine termostatiche hanno il pistoncino mobile ed una corona di risalto su cui si incastra la base della testina.

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Lavabo su cartongesso

L’uso di contropareti per realizzare nuovi impianti idraulici, senza dover eseguire pesanti lavori di muratura, o per mascherarne di vecchi a vista, rende più facile non solo il montaggio, ma anche le eventuali riparazioni

L’ALTERNATIVA

Le contropareti possono essere di legno (perlinatura) o di materiali edili come il cartongesso (nella versione speciale per ambienti umidi) o materassini di fibre sintetiche imbevute di gesso o cemento. Nei grandi magazzini di materiali per l’edilizia si trova una vasta gamma di tali pannelli, più o meno ampi o spessi o rifiniti, in grado di soddisfare ogni esigenza.

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Telaio portante in tubolare metallico

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Pannello in cartongesso

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Rivestimento in piastrelle di ceramica Tasselli ancoraggio lavabo

Lavabo a colonna Scarico

Zanche murate

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Attacco acqua fredda e calda

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1: lo spessore di armatura, pannello e rivestimento non deve superare la sporgenza degli attacchi idraulici. 2: lo stucco, specifico per ogni tipo di pannello, copre le giunzioni e le teste delle viti. 3: il tocco finale di rasatura prepara i pannelli al rivestimento, qui in piastrelle.

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MISURE E TRACCIATURE PRECISE

1: piastrellata la parete e montato il lavabo sulla colonna (meglio se qualcuno lo tiene diritto), la livella ci permette di stabilire l’altezza degli attacchi al muro. La posizione dipende anche dal tipo di attacchi (a gancio o a bullone con rondella). 2: ancora con la livella o col filo a piombo si segna la verticale in esatta corrispondenza del centro del tubo di scarico e si traccia sulla parete una riga orizzontale. 3: misurato l’interasse tra i fori posteriori del lavabo, si dimezza la misura e la si marca sulla riga orizzontale, stabilendo così l’esatta posizione degli attacchi.

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4: il lavabo è retto da un telaio dotato di piastra metallica d’attacco; in questo caso si apre nella controparete un foro di diametro adeguato a far passare il maschio che filetta il foro nella piastra metallica. Senza telaio conviene fissare alla parete, prima di montare i pannelli, una tavola di legno, spessa quanto l’armatura.


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a manodopera costa, trovare un idraulico che faccia anche il lavoro di muratore diventa sempre più difficile, spaccare i muri per inserirvi le tubazioni crea una nuvola di polvere ed un cumulo di macerie difficile da smaltire. uÈ su queste considerazioni che si va sempre più diffondendo l’uso di contropareti che permettono di nascondere gli impianti di servizio limitando i lavori di muratura all’uso di tasselli ad espansione.

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L’ARMATURA

La controparete è sempre tenuta ad una certa distanza dal muro da un’armatura: per le perline o i pannelli di legno e derivati questa è costituita da listelli; per il cartongesso e simili diventa un’armatura fatta di profilati metallici di varia sezione, di lamiera sottile che il sistema di piegatura rende rigida. uÈ il limitato spessore della lamiera, d’altronde, a permettere di inserirvi le viti autofilettanti che fissano i pannelli, senza dover fare il foro d’invito. La distanza fra gli elementi verticali dell’armatura dev’essere uguale alla larghezza dei pannelli da usare. uPreparata e fissata alla parete l’armatura si tagliano a misura (in generale basta un buon saracco) i pannelli e si avvitiano ai profilati metallici incassando a filo piano le teste delle viti. uI pannelli possono essere lasciati a vista, stuccando e rasando le giunzioni, o rivestiti con piastrelle.

COLLEGAMENTI IDRAULICI 2

1: inserito il lavabo sui perni filettati avvitati nel telaio di supporto o nella tavola di spessore, si infilano sui perni prima le rondelle di plastica, poi quelle metalliche ed infine i dadi. La dimensione dei fori posteriori della ceramica consente abbastanza gioco da livellarla con precisione. 2: l’ultimo atto (ma molti idraulici preferiscono farlo prima di fissare al muro il lavabo) è l’inserimento del miscelatore ed il suo collegamento agli attacchi dell’acqua calda e fredda.

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Montare la tazza

Con i nuovi moduli integrati, predisposti con tutti gli accessori per il fissaggio, montare i sanitari sospesi (a parete e perfino in angolo) diventa alla portata di tutti. Sono disponibili in diversi modelli per garantire maggiori igiene e pulizia

La parete d’angolo predisposta per installare il WC: l’ingombro è minimo, la cassetta a incasso è ispezionabile, sono già predisposti mandata e scarico e i due tasselli per sorreggere la tazza in ceramica. Si ottiene anche un piano d’appoggio in alto.

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a qualche tempo i sanitari sospesi sono sempre più di moda, sia per il loro piacevole aspetto, sia per la praticità e l’igiene: infatti le colonnine creano sempre angoli poco raggiungibili e difficili da pulire. uPer quanto riguarda il montaggio e la solidità, nessun problema: appositi moduli a incasso in acciaio zincato, spessi solo 120 mm, già predisposti con gli allacci e, per il WC, con la cassetta, si fissano direttamente all’interno della parete grezza e si completano con l’impianto di mandata e di scarico. uSi procede quindi alla tamponatura con un pannello in cartongesso, al rivestimento con piastrelle o altro e si fissa il sanitario con robusti tasselli direttamente alla struttura metallica. uPer quanto riguarda le cassette, diciamo addio a quelle esterne antiestetiche e ingombranti: sono molto più pratiche quelle a incasso, sottili fino a 80 mm, ma con capienza di 9 litri, rivestite in polistirolo anticondensa, per evitare muffe sul muro esterno, e con dosaggio dell’acqua di scarico o almeno con doppio pulsante. uBasti pensare che con quest’ultimo sistema, che consente di scaricare 3 oppure 9 litri, i consumi annuali d’acqua per una famiglia media si dimezzano! Inoltre le cassette sono facilmente ispezionabili per una facile manutenzione e per le riparazioni.

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Fissato il modulo metallico, mediante zanche murate, al pavimento e alla parete, si applicano la cassetta, bloccata sulla traversa superiore e i collegamenti: si usano un collare regolabile da 90 a 110 mm per il tubo di scarico e uno di diametro 50 mm per il tubo di immissione acqua.

Il connettore alla braga, fornito con la tazza, può essere tagliato di misura.

Le viti già predisposte per il fissaggio della tazza in ceramica hanno Ø 12 mm e un interasse variabile da 180 a 230 mm, regolabile, accertandosi che il piano del sanitario risulti in bolla, prima di bloccarlo definitivamente; le rondelle sono in teflon.

Il coperchio si fissa ai fori sul sanitario con due bulloni dotati di eccentrico e due dadi a galletto con rondella in teflon.

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AMBIENTE BAGNO

Box doccia a nuovo

Con pazienza, precisione e un buon impegno la vecchia doccia può diventare una confortevole cabina: basta eseguire i lavori di muratura per realizzare la struttura sollevata per il piano e per rivestire le pareti con le piastrelle di mosaico

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n una casa, fra cose nuove e cose da riparare, i lavori non finiscono mai: tra i tanti viene il momento di dare alla vecchia e poco funzionale doccia col piatto in lamiera smaltata, le pareti in cementite e la chiusura a tenda, una bella rinnovata. uPer prima cosa si smonta il piatto doccia, solitamente murato e

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bordato con una fila di piastrelle che è la prima da eliminare. uTolte le piastrelle, si svita la piletta e si lavora con uno scalpello a lama sottile, prima per scrostare la malta e poi per sollevare il piatto. Tolti il piatto ed il sifone, si chiude il foro di scarico con uno straccio. Se la doccia è a soffione fisso, si smonta anche questo scalpellando

la parete fino a mettere a nudo il tubo, da smontare fino al rubinetto. uL’idraulico provvederà a montare il nuovo miscelatore, l’attacco per il tubo flessibile della nuova doccia a telefono e, in base alle misure del nuovo piatto doccia, il raccordo per lo scarico. uResta il compito di eliminare le

IL PIATTO DOCCIA CON GLI ATTACCHI Il piatto doccia è di solito murato e bordato con una fila di piastrelle sigillata con cemento bianco o silicone. Lo si smonta con mazzetta e scalpello dopo aver svitato la piletta di scarico. Smontato il sifone, tappiamo lo scarico con uno straccio per evitare che ne escano cattivi odori e che vi entrino i detriti di muratura, da eliminare con cura.

Alcuni tipi di piatto doccia sono predisposti per l’applicazione di piedini regolabili allo scopo di tenerlo sollevato quel tanto che basti per l’alloggio del sifone e per metterlo in bolla, con una leggera pendenza verso il foro di scarico.

Oggi lo scarico dei piatti doccia è generalmente di plastica, composto da una corta piletta che si avvita nel corpo del sifone, di solito basso e largo. O già montata nel piatto o come accessorio, è sempre presente una guarnizione di gomma.

La piletta va avvitata stringendola quanto più possibile e dopo aver steso due cordoncini di silicone per idraulica tutt’attorno al foro di scarico, sopra e sotto.

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AMBIENTE BAGNO I blocchi e le sponde laterali si fissano con una malta grassa (1 parte di cemento e 2 di sabbia) giocando sul suo spessore per raggiungere l’altezza voluta.

mac poli carl

IL PI

Ne sia p tata vari form Collegato allo scarico il sifone, il piatto si cala in posizione sulla malta ancora fresca, regolandone la messa in bolla. Spesso nelle docce più vecchie la profondità della sede del piatto è insufficiente ad ospitare lo spessore dell’impianto di scarico. Difficile e faticoso approfondire lo scavo con lavoro di mazzetta e scalpello; assai più comodo sollevare il piatto con adeguati spessori, di cemento cellulare o di laterizi, o, per chi ama lavorare il ferro, con una pedana di ferri a T di misura adeguata.

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TAGLIARE IL CARTONGESSO

1: l’apertura che resta fra piatto doccia e pavimento si chiude con un pannello di cartongesso, tagliato a misura con un cutter. 2: per poterlo montare, nel pannello tagliato a misura conviene aprire, col gattuccio un paio di fori di presa. 3: messo a dimora il piatto e controllato, a malta fresca, che lo scarico non perda, si aspetta che la malta abbia fatto presa e si rivestono le pareti. Per chiudere l’apertura alla base, si stende a terra, sulle pareti e sul bordo superiore del pannello un cordone di malta. 4: afferrando il pannello con le due mani e inclinandolo, lo si incastra sotto il bordo del piatto per poi raddrizzarlo spingendolo delicatamente fino a immergerne la base nel cordone di malta a pavimento. Il pannello deve rientrare di tanto quant’è lo spessore del rivestimento previsto che deve risultare a filo del piatto.


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macerie, riempire con la schiuma poliuretanica gli scavi e di intonacarli e rasarli a filo della parete.

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quarto di cerchio, sia per le misure e la profondità della vasca. uLa scelta, che dipende dai gusti e dallo spazio disponibile, va naturalmente fatta prima di provvedere al rivestimento e di chiamare l’idraulico.

IL PIATTO DOCCIA

Ne esiste una gamma molto vasta sia per il materiale (lamiera smaltata, i più economici, plastiche di vario genere, ceramica) sia per la forma, quadrata, rettangolare, a

IL RIVESTIMENTO

Si va dal legno (perline o multi-

strato marino, ovviamente trattati con impregnanti idrofughi), alla piastrellatura in ceramica, maiolica o grés, alla pannellatura con materiali plastici o, applicati su multistrato o cartongesso, laminati plastici oppure le tessere che compongono il mosaico. uQuesta tecnica ha sulle spalle quaranta secoli di storia. Il tempo

Parete in piastrelle a mosaico

Anta vetrata

Telaio in acciao inox

Vetro laterale fisso

Scarico in PVC

Piatto doccia ovale

Piastrelle incollate

Parete in cartongesso incollata

Piedi cementati

Completata la parte costruttiva ed idraulica della doccia (se il gradino è più alto di 120 mm è opportuno affiancargliene un secondo che ne dimezzi l’altezza rendendo più comodo entrare ed uscire dalla cabina), non resta che montare le pareti e le porte. Sono disponibili scatole di montaggio complete di ogni accessorio, sia per cabine in plastica (più leggere ed economiche), sia per cabine in vetro, più eleganti e più facili da tener pulite.

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AMBIENTE BAGNO 1: di vetro o plastica che siano, le pareti fisse delle cabine sono sempre rette da profilati metallici da avvitare alle pareti, a filo del rivestimento e del piatto.

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2: usando come maschera di foratura i profilati di spalla, si inseriscono nelle pareti i tasselli necessari al fissaggio, scelti in base al tipo di muratura. 3: ogni fabbricante ha studiato il suo particolare sistema di inserimento dei pannelli nei montanti di spalla cercando di unire facilità di montaggio ed ermeticità. 4: quale che sia il sistema di montaggio, le istruzioni allegate alla cabina vanno seguite con la massima precisione per evitare trafilamenti d’acqua. 5: affinché le porte, scorrevoli o ad anta, chiudano perfettamente, i montanti di spalla debbono essere esattamente verticali e perpendicolari al piatto. Nelle confezioni, infatti, si trovano quasi sempre anche profilati di compensazione. 6: solo se i montanti e le pareti di spalla sono stati montati correttamente, le porte ad anta si apriranno con facilità. Meno difficile, ma più lungo, il montaggio delle porte scorrevoli cui le rotaie permettono un certo gioco frontale.

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non ne ha diminuito il fascino, ma ne ha resa assai più facile, nell’ambito domestico, la realizzazione che oggi vede le tessere saldamente incollate ad un supporto in rete o in carta, in quadrotti o strisce da tagliare a misura ed incollare agevolmente ai supporti. uIl tipo di rivestimento va deciso prima di chiamare l’idraulico che deve conoscerne lo spessore così da regolarsi per la sporgenza degli attacchi.

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Nelle porte ad anta l’ermeticità è affidata a morbide guarnizioni di battuta che si incastrano sotto il bordo inferiore del pannello, studiate in modo che l’acqua che schizza contro la porta scivoli all’interno del bordo del piatto.

LA CABINA

Anche per le cabine non c’è che l’imbarazzo della scelta. Si trovano di vetro (meglio se temperato) e di plastica (di solito policarbonato), con le porte ad anta singola o doppia, su cardini o scorrevoli e, naturalmente molto più costose della soluzione proposta, con un guscio completo di piatto e rubinetteria solo da collegare e mettere in posizione. uPareti fisse ed ante sono calibrate sulle misure standard dei piatti. Le porte scorrevoli si adattano anche a misure fuori standard. uTenuto presente che tutti i fabbricanti di cabine doccia studiano sistemi di montaggio il più stagni possibile, va detto anche che non sempre le pareti del locale sono a piombo e quadro, per cui anche un montaggio assolutamente perfetto può non garantire l’ermeticità della cabina: si ricorre soprattutto a guarnizioni e silicone acetico steso su tutte le giunzioni.

La guarnizione serve anche a sanare piccole irregolarità di montaggio. Chiusa l’anta con la sua guarnizione, questa, prima di fissarla col silicone, può essere spostata in su o in giù di quei decimi di millimetro occorrenti per garantire la tenuta stagna fra anta e piatto.

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Aspiratori silenziosi e compatti Si installano facilmente ed eliminano il ristagno d’aria da ambienti chiusi e umidi come bagni e cucine. Sono potenti, facili da installare e, per il loro design semplice e lineare, facilissimi da ambientare, quasi invisibili

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na buona circolazione d’aria è essenziale in tutti gli ambienti e spesso aprire le finestre non basta, soprattutto dove si è in presenza di forte umidità, a maggior ragione quando, come accade per alcuni bagni, le finestre sono piccole o mancano del tutto. uIn questi casi può essere utile installare un aspiratore a ventola, che espelle all’esterno l’aria viziata. uI modelli oggi in commercio sono versatili e pratici, anche da installare, a muro, soffitto o finestra. Sono disponibili in diverse versioni, con diametri del foro d’aspirazione da 90 a 150 mm, con valvola di non ritorno per evitare rientri d’aria, raffinati anche nel design, specie le versioni ultrapiatte o quelle con circolazione d’aria laterale. uPossono essere a comando manuale, con apertura ritardata delle alette, o con timer: in questo caso l’apparecchio si avvia automaticamente all’accensione della luce e funziona per un tempo prefissato. L’apparecchio espelle aria direttamente all’esterno o in brevi canalizzazioni. E’ indispensabile garantire anche un necessario rientro d’aria nell’ambiente, a maggior ragione in presenza di stufe o scaldabagni a combustibile.

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Si traccia il cerchio nel diametro necessario per eseguire l’apertura per la griglia esterna e si fora nel punto centrale. Eseguita poi una serie di fori con il trapano, si asporta la porzione di parete con punta e mazzuolo.

Inserito nel foro il tubo di collegamento si sigilla la fessura tutto intorno con un prodotto adatto, per esempio con schiuma poliuretanica, asportandone l’eccesso con un raschietto. Quindi si rifinisce con stucco per esterni.

All’aspiratore si abbina una griglia in plastica ad alette sul lato esterno, dello stesso tipo utilizzato come presa d’aria. Per montarla si applica una striscia di silicone sigillante sull’anello centrale.

La si incastra nel foro corrispondente del tubo fissato nel muro. Le griglie sono quadrate o rotonde con imbocco per il tubo fornito separatamente, in qualche caso con filtri o rete antinsetti.

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AMBIENTE BAGNO

IL SET COMPLETO

Ecco tutto quello che occorre per l’installazione: all’aspiratore, (qui il modello M120 della Vortice) adatto per piccoli-medi ambienti, con apertura di 119 mm, si abbina la griglia di espulsione dell’aria sul lato opposto del muro. C’è poi la cassetta di derivazione, il filo elettrico, la canalina, l’interruttore e i morsetti.

REGOLARNE IL FUNZIONAMENTO

Agendo sul trimmer del temporizzatore si può regolare il tempo di funzionamento da 3 a 20 minuti. Nei modelli elettronici, inoltre, un circuito collegato con un sensore attiva la ventola in presenza di una persona nel raggio d’azione.

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1: per fissare l’aspiratore a muro lo si appoggia prima nell’apertura, segnando a matita la posizione dei quattro fori per i tasselli. Infilato il filo elettrico nell’apertura superiore, si spellano le estremità e si eseguono i collegamenti mediante morsetti. 2: si completa con il coperchio di protezione.

LA SEQUENZA DEGLI ELEMENTI

griglia

tubo

ventilatore

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coperchio

Si vedono i vari pezzi come vengono montati: forati i due muri esterno e interno in corrispondenza, qualora il muro sia particolarmente spesso o con intercapedine, si inserisce un tubo per convogliare l’aria. All’esterno si completa con la griglia, mentre sul lato interno si fissa l’aspiratore e su questo il suo coperchio a incastro.


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STRUTTURE FUNZIONALI

Scale a chiocciola, porte per interno tradizionali o scorrevoli, nuovi piani per la cucina, tramezze e divisori attrezzati, pensilina sul portoncino d’ingresso, cabina armadio e ripostiglio in cartongesso, parete di vetrocemento: quante pratiche realizzazioni!

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STRUTTURE FUNZIONALI

Divisorio in cartongesso Una parete divide l’ampio salotto in due zone in cui ascoltare musica e televisione o lavorare al computer senza disturbarsi: la sia ottiene con una struttura metallica e con pannelli di cartongesso

DAVANTI

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uò essere utile una sistemazione per il PC e tutti gli ammennicoli relativi, comoda e riservata, ma nel locale centrale della casa. Può essere necessario altresì sistemare, nello stesso locale, in modo comodo e razionale il televisore

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col videoregistratore e tutta la serie di cassette, CD, DVD. uEcco l’idea di dividere il locale, fortunatamente abbastanza spazioso, con un’interparete “mediatica” che salvi computer e TV, uniti, sì, per non sprecare spazio, ma

Il divisorio ha due facce, una, tutta unita, in cui spiccano il televisore ed i suoi accessori, elegantemente incastrati a filo. L’altra faccia si presenta come un armadio a cinque ante (di MDF da 19 mm rivestito o verniciato incardinate ai montanti) attrezzato come posto di lavoro (o di svago) per il PC, archivio domestico per documenti, bollette, cartelle delle tasse, polizze assicurative ecc. Da questa parte è anche possibile accedere a tutti i cavi ed i collegamenti degli apparecchi dell’altra facciata e sbloccarne gli eventuali sistemi di fissaggio, per sostituirli o ripararli.

DIETRO

nettamente separati per non disturbarsi a vicenda. uUn’interparete con queste funzioni non può essere costruita in maniera fissa, cioè in muratura: deve essere smontabile nel caso che si cambi idea o se ne voglia cambiare il contenuto, non deve comportare lavori di muratura oltre quello di qualche tassello ad espansione, ma richiede un attento studio per una realizzazione solida e di piacevole aspetto. uL’interparete può essere costruita più bassa, più corta, più spessa secondo i gusti di chi la costruisce e l’uso che se ne deve fare, ma i principi costruttivi restano validi quali che siano le misure volute. La realizzazione prevede tre fasi distinte: struttura portante, cablaggio e rivestimento. LA STRUTTURA PORTANTE

Il divisorio è retto da elementi metallici ad incastro per scaffalature industriali. Ultimato il montaggio

Un unico ambiente viene elegantemente diviso in due spazi funzionali con una parete attrezzata.

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STRUTTURE FUNZIONALI

I SEGRETI DELLA STRUTTURA Anta in MDF incernierata Cerniera a scatto

Struttura portante in metallo

Pannello laterale in cartongesso stuccato Ripiani in MDF da 19 mm

Telaio in listelli d’abete 35x55 mm

Anche se il sistema ad incastro rende abbastanza facile cambiare di posto ai ripiani, la loro posizione va accuratamente studiata prima sulla carta e poi in opera, con i vari apparati inseriti provvisoriamente, in modo da garantire ad ogni oggetto da montare dentro l’interparete lo spazio necessario e sufficiente all’uso ed agli interventi di manutenzione e pulizia da eseguire da tergo. I ripiani di MDF, da 19 mm per irrigidire e tenere meglio in squadra la struttura metallica, si fissano con viti autofilettanti sulle traverse preventivamente forate per l’invito.

Vano porta TV

Ripiani interni in MDF da 19 mm Montanti in metallo per scaffalature industriali

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Mensolone in legno sporgente ancorato alla struttura

Pannelli frontali in cartongesso intonacati e stuccati


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1: le scaffalature ad incastro evitano l’uso di bulloni e dadi sporgenti. I pezzi vanno uniti battendo le traverse con un mazzuolo di gomma dura o, col martello, interponendo uno scarto di legno.

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4: dopo aver sistemato i vari telai orizzontali vi si avvitano contro i divisori di MDF sottile. Il tetto sempre di MDF da 19 mm entra fra i montanti, avvitato sull’ultima traversa in alto.

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7: studiato accuratamente il percorso dei cavi di alimentazione dei vari apparecchi, con una sega a tazza si aprono i passaggi.

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2: il primo telaio metallico va fissato al muro con tasselli. L’eventuale ancoraggio al soffitto si fa attraverso i listelli di rivestimento, lasciando lo spazio per introdurre la copertura di MDF.

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5: per i componenti più leggeri bastano telaietti di listello anche semplicemente appesi sotto i ripiani con viti lungo fibra (meglio sarebbero piastrine ad L che offrono un’assai maggior tenuta).

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8: i tubi portacavi si montano con gli attacchi, autoadesivi o a vite, fissati alla struttura metallica, da mettere a terra.

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3: collegati fra loro, a partire dal muro d’appoggio, i quattro telai verticali, si fissano ai montanti i listelli di legno. Quelli destinati a reggere le ante devono essere esattamente a piombo.

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6: nel ripiano che sporge sotto la TV si aprono gli scarichi che abbracciano i montanti; il ripiano viene saldamente avvitato su listelli e tavolette d’appoggio.

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9: dalla parete su cui è sistemato il televisore sporge un lungo mensolone da avvitare alla struttura interna della parete.

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STRUTTURE FUNZIONALI

IL TAGLIO DEL CARTONGESSO

Per tagliare i pannelli di cartongesso se ne incide la faccia con un taglierino ben affilato che affondi per circa metà spessore, seguendo una riga metallica.

Spostando il pannello sul piano di lavoro fino a far coincidere l’incisione con lo spigolo del tavolo, si piega in basso la parte sporgente e si taglia il dorso di cartoncino.

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Gli spigoli di contatto fra i pannelli si smussano col cutter per aumentare il gesso che sigilla le giunzioni.

Si taglia a misura della pianta, comprensiva dello spessore dei listelli di rivestimento, un pezzo di MDF da 19 mm e lo si poggia a terra nella posizione prevista per l’interparete sia per proteggere il pavimento sia come guida per il montaggio dello scheletro metallico di cui si segna sull’MDF la posizione dei montanti. Su pavimenti duri conviene fissarlo con nastro biadesivo; su moquette o simili meglio usare un paio di viti con tasselli ad espansione.

dei componenti, verticali ed orizzontali, sulle ali dei montanti si avvitano listelli d’abete sezione 35x55 mm, destinati da un lato a reggere il rivestimento di cartongesso e dall’altro a reggere le cerniere che articolano le ante. uL’installazione di cavi, prese ed interruttori, a norma di legge, va lasciata ad un elettricista qualificato che provveda a sistemare den-

tro la struttura tutto l’impianto elettrico di collegamento ai vari componenti, meglio se con i fili passanti dentro tubi di PVC retti da supporti a scatto avvitati agli elementi metallici. IL RIVESTIMENTO

La parete destinata ad alloggiare TV ed annessi e quella laterale si coprono con pannelli di cartonges-


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1: tagliati i pannelli alla larghezza dell’interasse fra i montanti della struttura metallica, si poggiano, tenendoli ben fermi, contro la struttura stessa. Lavorando da tergo si marcano sul cartoncino le aperture per gli apparati da inserire; la traccia va disegnata a 5 mm all’interno dei telai, lasciando margine per il lavoro di levigatura e lisciatura.

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3: il lavoro richiede una certa velocità in quanto bisogna operare entro il tempo di apertura dell’adesivo, indicato sulle confezioni. Gli adesivi strutturali hanno effetto ventosa, per cui non servono morsetti.

so aperti da finestre a misura dei vari apparecchi e poi decorati. uLo stucco/gesso va spalmato con una spatola larga fino a coprire completamente il metallo. Con lo stesso prodotto si stuccano le fessure tra i pannelli e la testa delle poche viti (anche queste in acciaio inox) adoperate per fissarli alla struttura. uQuando lo stucco degli spigoli,

2: il taglio dei pannelli va fatto con numerosi passaggi leggeri. In questa realizzazione si elimina la principale seccatura legata all’uso del cartongesso, cioè l’uso di innumerevoli viti per fissare i pannelli alla struttura. Non dovendo i pannelli sopportare alcun carico, per fissarli bastano un adesivo e poche viti.

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4: i due spigoli esterni dell’interparete vanno rinforzati con i coprispigolo d’alluminio forato, facili da tagliare con le cesoie o col seghetto.

delle giunzioni e delle finestre è ben asciutto, lo si leviga con mano leggera e carte di grana crescente. uTolta con un panno appena umido la polvere, la parete è pronta per un rivestimento di carta o stoffa o per una verniciatura con un prodotto adatto al cartongesso. uLa parete opposta è chiusa da ante che nascondono il PC e permettono di accedere al televisore.

5: una graffatrice blocca in posizione i coprispigolo; si usano graffette d’acciaio inossidabile perché non fioriscano macchie di ruggine.

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6: i bordi di tutte le finestre della parete TV (perfettamente a squadra con le facce), lisciati a filo dei loro telai, si coprono con la rete da stuccare.

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STRUTTURE FUNZIONALI

Scala tutta in kit

Leggera, elegante e robusta, si monta in un paio di giorni anche senza essere professionisti. E’ una scala autoportante perché collega i due piani senza bisogno di particolari ed ingombranti appoggi: il modulo assume l’angolazione desiderata


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l preventivo dell’artigiano non dà scampo: bisogna mettere in conto parecchie migliaia di euro. uLa nostra voglia di fare, davanti alla progettata costruzione di una scala per raggiungere il piano superiore, va in crisi perché, a prima vista, appare come un’impresa impossibile per un non addetto ai lavori. uMa oggi c’è la scala in kit che ci fa spendere meno della metà! Questo tipo di scala viene definito autoportante in quanto i supporti per i gradini sono collegati uno all’altro in un insieme solidissimo grazie ad un particolare sistema brevettato e quindi la scala nel suo insieme si regge da sola e non ha bisogno di alcuna struttura d’appoggio. uLa scala si fissa alla soletta su-

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IL SEGRETO È NEL MODULO

Tutti gli elementi che compongono il kit. Considerata la quantità e la varietà dei componenti, è bene aprire gli imballi e disporre il contenuto ordinatamente su di un’ampia superficie.

ARRIVA COSÌ...

Il kit della scala Arké di Albini e Fontanot è contenuto in un voluminoso cassone (130x100x50 cm) che contiene anche il DVD con il chiarissimo filmato di tutte le fasi del montaggio.

In questo modulo risiede il segreto e la genialità della scala. Si tratta di un brevetto internazionale che permette di modulare l’alzata e la pedata dei gradini nonché la rotazione che essi possono assumere in modo da ottenere sino a 152 configurazioni differenti. I due elementi principali vanno assemblati, in modo da averli pronti per portare avanti la sequenza di montaggio.

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STRUTTURE FUNZIONALI

SI PARTE DALL’ALTO

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1: dopo aver tracciato con precisione il punto di fissaggio del primo supporto, si effettuano i fori che consentono di bloccarlo con i tasselli.

Tassello

Piastra di ancoraggio alella soletta Scalini sagomati Corrimano in legno

Piastra di rinforzo a muro Puntello tubolare intermedio

Supporto a pavimento Supporto a pavimento

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2: il primo gradino va forato nei punti in cui si devono collocare le viti che lo fissano al supporto. Si procede quindi con l’avvitatura verificando l’orizzontalità e la verticalità dell’insieme.

3: si inserisce il secondo supporto sul primo e mantenendolo in posizione con l’aiuto delle pinze autobloccanti, si serrano i vitoni di bloccaggio con la chiave.


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MONTARE LA STRUTTURA PORTANTE

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1: l’aumento progressivo del peso, con il procedere del montaggio, rende necessario puntellare la struttura per mantenerla stabile. Si ricorre ad un paio di puntelli regolabili del tipo per edilizia (si possono noleggiare). 2: un supporto costituito da un puntello tubolare è dotato di una ghiera che va avvitata ad un supporto intermedio. Il suo compito è dare sicura stabilità alla scala. Quando viene montato si possono togliere i puntelli provvisori. 3: una volta serrati a fondo i bulloni, possono essere inserite le modanature che occultano i fissaggi e completano esteticamente la scala. Serve un martello in plastica dura.

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STRUTTURE FUNZIONALI

CURVA E BASE 1

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1: se l’angolo formato dalle due pareti non è di 90˚ (come in questo caso) bisogna sagomare con la sega uno o più gradini in modo da adattarli allo spazio.

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2: i gradini che formano la curva con cui la scala sale vanno poggiati sui supporti opportunamente fissati con un certo angolo di rotazione e quindi avvitati come gli altri. 3: il supporto finale va bloccato al pavimento. Si segna con una matita dove praticare i fori nei quali verranno inseriti i tasselli e si procede con il fissaggio.

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periore e a pavimento con robusti tasselli a espansione e poggia su un puntello in dotazione. uQuesto kit offre ben 152 sviluppi diversi in grado di adattarsi ad ambientazioni molto differenziate: con una o due curve (a L o a U), con rampe più o meno lunghe.

DISLIVELLI SUPERABILI

Il kit di base, con 12 alzate, si adatta a dislivelli compresi fra 225 e 303 cm; per altezze superiori sono disponibili alzate (con gradino) supplementari che permettono di raggiungere dislivelli di 373 cm. uI gradini, in faggio lamellare, so-

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LA RINGHIERA

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1: le aste della ringhiera vanno inserite in supporti che si avvitano ai gradini e si bloccano con viti a grano da stringere con chiave a brugola.

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2: verificata la verticalità delle colonnine, si tagliano a misura gli spezzoni del corrimano, che vanno poi montati sulle aste inserendo queste nell’apposita scanalatura. 3: gli spezzoni del corrimano vanno fissati, infine, con viti ai supporti snodati. Occorre verificare l’inclinazione del corrimano prima di fissare definitivamente.

no regolabili, oltre che in alzata (da 17 a 23,5 cm) anche in pedata (da 18 a 22 cm) per cui la scala viene realizzata veramente sulle misure che ci servono. uLa scala è completata da una ringhiera con il corrimano in faggio mentre le aste portanti sono

plastificate in nero, bianco o grigio. uMontare questa scala non è difficile, ma ci vogliono tempo (si tratta di avvitare ed imbullonare fra loro dai 650 ai 720 pezzi), attenzione, accurata lettura delle istruzioni di montaggio e la visione del DVD. È bene essere in due.

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STRUTTURE FUNZIONALI

Porta interna in scatola

Disponibili in kit con tutto l’occorrente, alcune porte interne consentono a tutti una rapida e semplice installazione; le schiume poliuretaniche completano il lavoro garantendone la stabilità senza bisogno di lavori di muratura

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er secoli e secoli le dimensioni di porte e finestre sono state stabilite, di volta in volta, da capimastri o architetti e i falegnami intervenivano solo a costruzione ultimata realizzando gli infissi in base alle aperture lasciate dai muratori. uMa quando il mastro falegname si dotò di macchine sempre più sofisticate che permettevano di abbattere del 90% il costo di una porta o di una finestra, se però di porte e finestre ne poteva fare a centinaia e tutte uguali, divenne opportuno standardizzare anche le dimensioni delle aperture che oggi sono tutte modulari. uPer l’apertura delle porte il modulo è 125 mm sia per l’altezza sia per la larghezza, per cui ci sono larghezze di 625, 750, 875 e 1000 mm per quelle ad una sola anta e di 10, 12 e 14 moduli per quelle a due, mentre l’altezza va da 15 a 18 moduli (da 1875 a 2250 mm). uStandardizzate le aperture, standardizzate le porte che infatti si trovano belle e pronte da montare sia nelle falegnamerie sia nei maggiori centri di bricolage.


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POCHI ATTREZZI

Per montare una porta completa occorrono ben pochi attrezzi: il metro, alcune zeppe, una livella ed una bombola di schiuma cui aggiungere, secondo la porta, chiodini e martello o avvitatore e viti. Per garantire la squadratura del telaio c’è (a sinistra) un apposito strumento, piuttosto caro. Per un uso occasionale bastano dei semplici distanziali in tavola (a destra).

MONTAGGIO E MESSA IN OPERA DEL TELAIO 1

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APERTURA DESTRA O SINISTRA

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Nell’ordinare una porta a battente ne va indicato il senso di apertura che, per convenzione, si chiama destro se la porta si apre spingendola con la mano destra e sinistro nel caso opposto.

1: il telaio è formato da sei elementi, tre ad angolo per l’arco interno con fissata la contromostra e tre per la cornice, da incastrare sul telaio dopo averlo fissato. Gli elementi sono in truciolare impiallacciato con lo stesso legno della porta. Si comincia con l’unire a squadra i primi tre pezzi, con accoppiatori ad eccentrico per la contromostra e viti e ragni per l’arco interno. 2: premesso che in questo caso per raggiungere le misure standard va intonacato anche l’interno della muratura, si inserisce nell’apertura il telaio, bloccandolo provvisoriamente solo in alto con una zeppa.

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A PIOMBO E IN BOLLA

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1: inserita la zeppa in un angolo superiore, si torna dall’altro lato e si fa aderire il telaio alla parete. 2: aiutandosi con la livella per mantenerla orizzontale, si blocca la traversa superiore con un’altra zeppa inserita nell’angolo opposto. 3: una volta messa in bolla la traversa si prendono le misure, esattissime, della distanza fra i due montanti del telaio.

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uCon le porte ci sono anche i telai, studiati per adattarsi ai vani delle pareti, con l’eliminazione dei falsi telai, prima necessari per compensare le differenze. uI telai si trovano più o meno larghi per adattarsi allo spessore delle pareti che può variare dai 75 mm di un tramezzo di forati ai 300 mm di un muro portante. uI kit sono completati dalle cornici che coprono la fessura fra telaio e muro e la chimica aiuta a realizzare un lavoro a regola d’arte. uFino a pochi anni fa il montaggio di porte e finestre comportava un delicato lavoro di muratura: oggi si usano le schiume poliuretaniche che, correttamente iniettate fra il muro ed il telaio, ne garantiscono tenuta e geometria.

PER UN’ESATTA LUNGHEZZA

1: se non si dispone dell’apposito attrezzo si tagliano due strisce distanziali di MDF da 20 mm all’esatta lunghezza della distanza fra i montanti al filo della traversa superiore. Oltre alle strisce occorrono anche due tacchi. 2: uno dei distanziali si inserisce alla base del telaio (se il pavimento non è in bolla si mette in bolla il distanziale con una zeppa). L’altro si poggia sui tacchi fissati ai montanti con chiodini sottili o nastro biadesivo, curandone l’orizzontalità. 3: se il pavimento non è in bolla si blocca in posizione il montante che non tocca terra con una zeppa, da togliere quando la schiuma adesiva avrà fatto presa.


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FISSAGGIO DEL TELAIO

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1: montate tutte le zeppe necessarie a mantenere nella giusta posizione il telaio, si inserisce fra il telaio ed il muro il beccuccio della bombola di schiuma (occorre quella specifica da montaggio) in alto, in basso ed al centro per i montanti, ad un terzo della larghezza per la traversa. La schiuma comincia ad indurire dopo pochi secondi. 2: quando il prodotto si è completamente indurito (dopo circa mezz’ora) se ne taglia via quanto sporge dalle fessure, con una sega o un coltello ben affilato.

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CORNICE E DETTAGLI

1: gli elementi della cornice frontale sono dotati di un listello a risalto che si incastra a misura nella scanalatura dei montanti. I capi bisellati vanno uniti fra loro con colla ed accoppiatori ad eccentrico. 2: inserita nella scanalatura una goccia di colla ogni mezzo metro circa, si incastra sul telaio la cornice completa, spingendola a fondo. 3: di solito le porte in kit hanno la serratura giĂ montata, per cui basta solo inserire quattro viti per mettere a posto la maniglia. 4: la porta si incardina su speciali cerniere regolabili anche in altezza; il telaio e la porta sono preforate per il loro montaggio.

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Nuovo top in cucina

Come dare un aspetto unitario ad una serie di mobili scompagnati migliorando sensibilmente aspetto e funzionalità della cucina? Un nuovo piano di lavoro, una paretina in lastre semitrasparenti dietro cui nascondere un’illuminazione a led

ella casa appena acquistata il vecchio proprietario aveva lasciato i mobili della cucina: un armadietto portalavello, una cassettiera e una cucina a gas allineati da destra a sinistra sulla parete con gli attacchi di luce e gas e lo scarico dell’acqua. I mobili lasciavano dopo i fornelli uno spazio vuoto. Cosa fare per migliorare la situazione?

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uLa soluzione consiste nella sostituzione del lavello e nell’applicazione di un nuovo top di truciolare, opportunamente sagomato, che corre dal lavello alla parete, coprendo anche lo spazio vuoto, diventato un mobiletto chiuso da un’antina. uListelli più o meno spessi, applicati sotto la cassettiera e la regolazione dei piedini a vite della cucina

a gas le mettono a filo orizzontale col lavello. uUn’accurata riverniciatura della parete e l’applicazione di profili verticali di acciaio inox che scandiscono la suddivisione fra gli elementi della base completano, con buon effetto estetico, la ristrutturazione, costata solo quanto occorre per l’acquisto del top, del lavello e dei profilati.


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APRIRE IL PIANO PER INSERIRVI IL LAVELLO 1: marcare sul top l’apertura per l’incasso del lavello richiede, se nella confezione manca la maschera di taglio, una misurazione molto accurata che centri esattamente il lavello, tenendo conto anche della presenza del miscelatore. Qui vediamo misurazione ed applicazione del nastro maschera.

2: nei quattro angoli della finestra vanno aperti altrettanti fori di diametro un po’ superiore alla larghezza della lama che si intende usare. Per impedire che la punta uscendo in basso strappi il materiale, cosa inevitabile col truciolare, si blocca contro la faccia inferiore un pezzo di legno di scarto. 3: la regola d’arte vorrebbe la suola del seghetto poggiata sulla faccia nascosta del top. L’applicazione del nastro autoadesivo sulla linea di taglio riduce sensibilmente la scheggiatura del laminato, comunque poi coperta dal bordo del lavello. 4: molti lavelli inox comprendono nella confezione anche la guarnizione autoadesiva da inserire sotto i bordi che poi le graffe di sostegno bloccano (attenzione alla centratura) sul top. Dove la guarnizione manca si ricorre al silicone spalmato lungo tutto il perimetro di appoggio dell’intero piano del lavello.

Disegnare l’ingombro del lavello

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INSERIRE E BLOCCARE IL LAVELLO NEL PIANO

1: uno dei vantaggi dei lavelli d’acciaio è la sua leggerezza. La rubinetteria e gli scarichi si montano prima di incassarlo. 2: posato capovolto il lavello su una coppia di cavalletti, sostenendolo con un paio d’assi di scarto, vi si calza sopra il top, anch’esso ovviamente capovolto, e dopo averlo centrato si procede al fissaggio seguendo il sistema previsto dal costruttore. 3: se il costruttore non ha previsto la guarnizione stagna, l’impermeabilizzazione è compito nostro. Bordato tutt’attorno il lavello con nastro maschera lasciando una fuga di non più di due millimetri, si inserisce il silicone trasparente, facendolo penetrare con un dito bagnato d’acqua e detersivo.

ULTIMA FASE: LA FINITURA DEL TOP

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1: per ogni tipo di top sono sempre disponibili i terminali termoadesivi, non di rado in spezzoni già tagliati e sagomati a seguirne lo stondo del bordo. In caso contrario il terminale va prima incollato (ricordarsi di levigare al meglio il bordo del top) e poi adattato allo stondo tagliandolo grossolanamente con le forbici e poi pareggiandolo con delicato lavoro di scalpello e di lima a taglio dolce. Il top viene reso solidale ai vari elementi della base da viti passanti dal basso che attraversano il tetto dei mobiletti in fori con diametro di un millimetro superiore a quello delle viti e con imbocco svasato per poterne affondare la testa a filo piano. Dove il tetto non esiste lo si sostituisce con traverse piatte inserite a filo piano nelle pareti del mobile di base (incastrate o fissate con piastrine metalliche ad L).

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2: tutta la zona di contatto del top con le pareti si impermeabilizza con un cordone di silicone. 3: fra gli accessori di montaggio dei top ci sono anche i bordi a guscia formati da una base piuttosto rigida da fissare sul top e da una morbida striscia sagomata che vi si incastra sopra.


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TRASPARENZE E LUCI DIETRO AI FORNELLI

er cambiare volto al bancone della cucina occorrono lastre di vetro sintetico semiopaco, profilato d’alluminio a C nella cui gola le lastre entrino a misura, tubo quadro sempre d’alluminio, piatto di alluminio, viti e tasselli. Si monta lungo la base l’impianto d’illuminazione, quindi si incollano verticalmente contro le piastrelle i tubi quadri lasciando un po’ di gioco per le luci. Si fissa sul piano un profilato a C a tutta lunghezza inserendo nella gola le lastre di plastica. Si bloccano in posizione le lastre avvitando i piatti contro i tubi quadri. Tubo illuminante Lastra

Profilato ad U

Piano della cucina

L’impianto d’illuminazione consiste in una “collana” di LED inseriti in tubi di plastica trasparente, da fissare con nastro biadesivo, con velcro o fissaggi a scatto per impianti elettrici. Per l’accensione si usa un interruttore passante installato sul cavo.

1: non soggetti a particolari sollecitazioni, tutti gli elementi del telaio d’alluminio possono venir fissati con nastro biadesivo (meglio se telato). 2: oltre agli strumenti per tagliare a misura lastre e profilati serve solo il trapano (non usare la percussione sulle piastrelle). Nel tubo quadro si notano i fori per i tasselli e quelli per le viti autofilettanti. 3: ancora il trapano viene usato per bloccare in posizione le lastre con le strisce metalliche.

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Camino che scalda la casa

Con la posa di un camino prefabbricato ad alto rendimento e pochi semplici lavori di muratura si può rendere più calda ed accogliente la casa: scelto il modello che meglio si adatta alle personali esigenze lo si riveste secondo il proprio gusto estetico

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l camino riscalda, arreda e intrattiene ed è da sempre il sogno di molte case: oggi il sogno può diventare realtà, grazie ai camini prefabbricati dell’ultima generazione, che si installano con semplici lavori di muratura e sono calcolati in fabbrica per un rendimento elevato, senza rischi di ritorno di fumi; l’unica precauzione è accertarsi con un tecnico che il solaio regga il peso del manufatto di alcuni quintali. LA COSTRUZIONE

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Occorrono mattoni forati e tutto il materiale edile necessario per costruire i muretti laterali e frontali: la sabbia ed il cemento si acquistano preferibilmente in miscele già pronte all’uso. L’attrezzatura è quella basilare per ogni lavoro di muratura. uPer alloggiare la struttura in metallo e predisporre la canna fumaria occorre demolire con attenzione una parte del muro perimetrale retrostante in modo da avere il tiraggio completamente verticale e non creare troppo ingombro nella stanza. uDiamo per scontato che esista


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la parte esterna della canna fumaria, con relativo comignolo a tenuta di vento; bisogna solo eseguire la parte iniziale, o con il metodo classico, in muratura, oppure utilizzando un tubo in acciaio inox flessibile ed allungabile. uTutto il lavoro inizia però dalla preparazione del vano adatto per il camino costruendo i muretti laterali che limiteranno la diffusione di detriti nell’ambiente: si dispongono i mattoni a coltello fino a raggiungere l’altezza del soffitto. uSi posa il caminetto predisponendo per bene le varie tubature di tiraggio e circolazione dell’aria e tamponando la parte anteriore con mattoni refrattari per la parte bassa e semplici mattoni forati per la restante zona. uPer realizzare l’architrave posto sopra la bocca del camino si utilizza un travetto preafabbricato di ferro; si intonacano e si rasano i muri con il frattazzo e si tingono le pareti con il colore prescelto. uOra si possono applicare gli elementi di finitura da fissare alla muratura con cemento, se si tratta di mattoni faccia vista, o stucco, se si tratta di gesso. uSi usa il silicone del tipo rosso per alte temperature per raccordare e fissare i tubi di tiraggio e circolazione dell’aria alle bocchette di uscita; si eliminano eventuali eccessi , prima dell’essiccazione definitiva, con acido acetico o comune aceto.

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Tubo fumo

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Bocchetta

Tubo aria calda Mensola Rivestimento in mattoni

Capitello Camino prefabbricato Mattoni sagomati

COSA OCCORRE

Gli utensili: secchio, cazzuola, spatola, filo a piombo, livella a bolla d’aria, metro, mazzetta, punta e scalpello per demolizioni, frattazzo, morsetti, tavole per armatura, silicone. I materiali: camino prefabbricato completo di relative strutture di finitura e guarnitura. Tubi flessibili in metallo; cemento, calce, sabbia (o miscela già pronta); stucco da muro; mattoni pieni ed a doppi fori; travetto prefabbricato.

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1: la costruzione dei muretti di rivestimento è la fase più complessa. Si dispongono i mattoni a coltello inserendo nella parte di testa un mattone in verticale alternato ad uno in orizzontale, per sfalsare i giunti almeno ogni due corsi. 2: occorre particolare cura nella fase di demolizione del muro, indossando occhiali e guanti protettivi. Si esegue con punta e mazzetta. 3: la zona da demolire è limitata e si deve fare un lavoro preciso senza produrre troppa polvere nella stanza. Le due paretine si innalzano fino al soffitto: la sede, ancora da intonacare, per il prefabbricato è pronta. 4: si intonacano le due paretine di nuova costruzione gettando la malta con la cazzuola e stendendolo con il frattazzo. Si recupera la malta che cade reimpastandola nel secchio.


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COME STRUTTARE L’ARIA CALDA 3

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1: si usa silicone specifico per alte temperature, che resiste ad oltre 200°C, rimane elastico nel tempo ed è ottimo per raccordare e fissare i tubi di tiraggio e circolazione dell’aria alle bocchette di uscita.

2: i risultati in termini di rendimento sono sorprendenti se si sceglie uno dei tanti modelli a circolazione convettiva dell’aria calda. Le canne che portano l’aria calda alle bocchette vanno posizionate con precisione.

3: le bocchette poste sul fronte del camino permettono la fuoriuscita dell’aria che entra dal basso, si scalda senza entrare in contatto con l’aria di combustione, sale progressivamente e si reimmette nella stanza attraverso i tubi.

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Pensilina pronta

La struttura di legno è in kit, ma va completata con la copertura in tegole, il sottotetto ed i pluviali di rame: si monta al muro con robusti tasselli chimici curando la centratura sulla porta e la perfetta sigillatura di tutti gli elementi per lo scarico delle acque

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n una giornata piovosa, può capitare di arrivare davanti alla porta di casa con le borse della spesa e l’ingombro dell’ombrello e non avere a portata di mano le chiavi per entrare: l’affannosa ricerca nelle tasche con le mani già impegnate a sorreggere riparo e sporte, vanifica lo sforzo fatto per evitare di bagnarsi. uE’ già un buon motivo per pensare di dotare l’ingresso di una copertura perenne che offra riparo in circostanze simili; se consideriamo poi che una pensilina salvaguarda la stessa porta dalle intemperie e dai cocenti raggi solari, che impreziosisce l’estetica della casa e che possiamo acquistarla in kit e montarla da soli, diventa una scelta irrinunciabile. ROBUSTA STRUTTURA IN KIT

Di pensiline “fai da te” ce ne sono per tutti i gusti, lineari o curve, sagomate in diversi modi per meglio adattarsi a qualsiasi estetica. uNel kit c’è tutto ciò che serve per realizzare la struttura, che deve poi essere completata con i canali di raccolta dell’acqua piovana


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e la copertura, che può essere fatta anche con tegole canadesi, più leggere di quelle tradizionali, aggiungendo un adeguato supporto. uPer l’installazione vera e propria bisogna procurarsi barrette filettate M10 con dadi e rondelle, tasselli a calza per foro da 12 mm ed ancorante chimico per il fissaggio a muro. uPer il sottotetto della pensilina sono necessarie 20 perline 1000x100 mm, sezione 10 mm, un listello 2000x85x60 mm, viti 4x45 mm, chiodini senza testa 1,4x30 mm; inoltre, 2 piastrine 150x40

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mm da sagomare e fissare a muro e montanti, affinché il peso della pensilina non abbia a gravare soltanto su di essi. uI montanti, composti da tre travetti ciascuno, si assemblano a secco, senza bisogno di colla, grazie ad un pratico sistema di incastro a puzzle molto preciso che ripartisce intelligentemente le sollecitazioni del peso che sono preposti a sostenere. ASTUZIA E PRECISIONE

Non sono necessarie opere di demolizione per murare zanche o al-

Copertura in tegole

Colletto in rame

COSA OCCORRE 2 montanti verticali da fissare a muro, 2 traverse di supporto per gli arcarecci e 2 saette di rinforzo, 3 arcarecci di collegamento da 2 o da 3 metri di lunghezza, perline, viteria e squadrette per assemblaggio struttura.

tri rinforzi da annegare nella muratura, sono sufficienti tre fori per lato per il fissaggio dei montanti, dopo aver misurato con esattezza la centratura rispetto alla porta e l’altezza più opportuna. uE’ indispensabile che i montanti si trovino a piombo ed alla stessa altezza, pertanto prima di praticare i fori passanti nel primo montante, lo si accoppia ad una striscia di compensato di uguale lunghezza, tenuta ferma con alcuni giri di nastro per mascheratura; forando anch’esso, si ottiene una maschera che consente di ripetere i fori sul

Sottotetto in perline accostate e inchiodate

Canale di gronda Incastri sagomati Saette incastrate Canale di scolo

Traversine sagomate

Bulloni passanti per fissaggio al muro

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STRUTTURE FUNZIONALI 1: sulla parte a vista dei montanti si praticano le svasature che permettono di incassare i fissaggi a muro, in modo da poterli poi occultare con pastiglie di legno. 2: fissando un listello di compensato da 4 mm sul lato del montante che va rivolto verso il muro, mentre si praticano i fori per le svasature, si forano insieme montante e compensato; quest’ultimo lo si usa come dima per riportare sul muro i punti precisi ove effettuare la foratura, senza caricarsi del peso dell’intero montante. 3: gli elementi che formano il montante vanno assemblati grezzi, in quanto gli incastri sono molto precisi e lo strato di finitura renderebbe difficoltoso il montaggio.

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secondo montante in maniera identica e di riportare l’esatta corrispondenza in facciata, per la collocazione dei tasselli. uGli arcarecci devono sporgere di uguale misura dai montanti e, per valutare correttamente il loro interasse, occorre procurarsi la copertura prima di effettuarne il montaggio.

L’ASSEMBLAGGIO DEI MONTANTI E I TASSELLI CHIMICI

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uPer non lasciare a vista gli arcarecci e la copertura, si può rivestire il sottotetto con perline adattandole alle dimensioni della pensilina e rifilandole prima di completare la copertura e montare la lattoneria per la raccolta dell’acqua piovana. uVa precisato che la zona superiore di raccordo tra muratura e

4: l’intersezione dei travetti deve essere stabilizzata con l’inserzione di una coppia di viti (in dotazione). 5: si esegue la foratura sul muro, si inserisce la calza e la si riempie con l’ancorante chimico usando una pistola per estrudere. 4: la barra filettata va introdotta con delicatezza, ruotandola per impastarla con l’ancorante; la quantità che fuoriesce va prontamente rimossa, avendo cura di non sporcare la parte di filetto che deve affiorare dalla muratura.

pensilina andrebbe rivestita per tutta l’ampiezza con una striscia di piombo, fissata alla muratura con chiodi in acciaio e ripiegata sul legno; in questo caso non è stata usata, in quanto la pensilina è parzialmente riparata dal tetto dell’abitazione e solo la metà sporgente verso l’esterno è esposta alle precipitazioni.


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FISSARE I MONTANTI E DISTANZIARE GLI ARCARECCI 1

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1-2: ad avvenuta presa dell’ancorante si montano gli elementi portanti calzandoli sulle barre filettate e serrando bene con dadi e rondelle. 3: prima di collegare gli arcarecci bisogna tracciare gli interassi e le sporgenze laterali; le viti, comprese nel kit, permettono il fissaggio intercettando i montanti. 4: considerato il peso delle tegole conviene sagomare una piattina con la giusta angolazione per essere fissata al muro ed alla parte superiore dei montanti, in modo da alleggerire lo sforzo. 5: per montare correttamente gli arcarecci, ci si aiuta con alcune tegole sistemate provvisoriamente prima del fissaggio, per determinare un’interasse che garantisca un appoggio sicuro alla copertura. 5: si fissano gli arcarecci con lunghe viti che li attaversano e raggiungono le traverse.

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SOTTOTETTO E RITOCCHI FINALI

1: i punti di fissaggio al muro si ricoprono con pastiglie ricavate da un tondino di legno, rifinendo con stucco ed una leggera levigatura. 2: le perline che formano il sottotetto si inchiodano agli arcarecci; la chiodatura rimane meno evidente se si inseriscono i chiodi nel dente delle perline stesse, incassandoli poi con un punzone.

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LA GIUSTA PROTEZIONE

Pur essendo realizzate con legno di conifera massiccio, le parti che compongono la struttura della pensilina devono essere trattate con impregnante o altri prodotti di finitura prima dell’assemblaggio, ad eccezione, come si è precisato, dei montanti. Se si preferisce dar loro una colorazione diversa da quella del legno, occorre stendere due mani di smalto all’acqua precedute da una mano di cementite.

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LA BOCCHETTA DI SCARICO

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La pensilina deve essere corredata di canali per la raccolta e lo scarico dell’acqua piovana. Occorre un canale di raccolta frontale nel quale va inserita la bocchetta di scarico ed il terminale sagomato, due testate per la chiusura del canale alle estremità, due scossaline laterali, tre ferri per l’ancoraggio e rivetti di rame. Serve anche una lastra di piombo lunga quanto la tettoia ed alta 150 mm e chiodi per il fissaggio. 1: dopo aver tracciato la circonferenza del raccordo si pratica all’interno della tracciatura una serie di fori ravvicinati. Il canale deve appoggiare sopra un pezzo di legno di altezza maggiore, per evitare flessioni durante la foratura; con una mascheratura della linea di taglio la punta evita di scivolare. 2: con l’aiuto di uno scalpello si asporta la porzione circolare; i bordi si rifiniscono con la lima semitonda. 3-4: un cordolo di sigillante per esterni, dato sul bordo inferiore del risvolto, prima dell’inserimento del raccordo, ne assicura la perfetta tenuta.

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LATTONERIA SAGOMATA, POI COPERTURA CON TEGOLE

1: come per la bocchetta di scarico, anche le testate che chiudono le estremità del canale vanno montate prima di posizionarlo stabilmente. Il canale si fissa poi alla struttura con viti, dopo aver adattato all’inclinazione della pensilina la piegatura che rimane sottocoppo. Le scossaline laterali devono essere sagomate per consentire lo scarico dell’acqua all’interno del canale; anche all’estremità superiore occorre effettuare un taglio obliquo, per far sì che rimangano perpendicolari al muro, per ovvi motivi estetici. 2: la posa delle tegole, opportunamente incastrate e sovrapposte, conclude la copertura.

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Porta a scomparsa

Cassonetto e ferramenta si acquistano in kit, ma la costruzione del pannello e il montaggio di tutta la struttura possono essere fatti in prima persona; anche i lavori di muratura necessari sono alla portata di tutti

CASSONETTO NASCOSTO NELLA PARETE

Il cassonetto in cui sparisce la porta sostituisce una porzione di muro e, una volta intonacato, diventa tutt’uno con la parete. Per montare la struttura in bolla e lasciare una luce di misura giusta, si adottano gli stessi accorgimenti che servono per il fissaggio dei controtelai delle porte.

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Struttura metallica

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asta una lieve spinta e sparisce dentro il muro. La praticissima porta a scomparsa non costituisce più una novità e tuttavia molti credono che non sia possibile montarla a posteriori, oppure che costi troppo in denaro ed energie. uIn realtà, l’unico fattore che può impedire o rendere difficoltosa la trasformazione è un muro portante. Per far sparire la porta dentro la muratura, bisogna sostituire la struttura muraria piena con un cassonetto vuoto. uSottile eppure robustissimo e

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facile da intonacare, il controtelaio per porte scorrevoli a scomparsa rende agevole e rapida la trasformazione (o la posa in opera in fase costruttiva) senza richiedere mano d’opera specializzata. uBasta sapere mettere dei tasselli a espansione e stendere un po’ d’intonaco, oppure raccordare dei pannelli di cartongesso con la superficie muraria. uQuanto alla porta, con qualche piccolo adattamento è possibile utilizzare quella che si ha già a disposizione. In alternativa, avendo

un minimo di dimestichezza con i lavori di falegnameria, se ne può costruire una molto semplice. MODELLI E MISURE

La grandezza del cassonetto deve essere commisurata alla porta che si vuole montare. Le altezze standard di tutti i modelli proposti sono di 2000 o 2100 mm, ma su richiesta è possibile ottenere controtelai alti da 2110 a 2700 mm, con variazioni di un solo centimetro per volta. uI valori delle larghezze di luce

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ACCESSORI METALLICI E FINITURA

1: il cassonetto ha una robusta struttura metallica. 2: per mezzo dei distanziatori, con l’aiuto di squadra e livella, si sistema il cassonetto, tenendolo in posizione verticale in modo che l’apertura delimitata dal telaio sia un perfetto rettangolo. 3: i pannelli hanno in basso delle alette in cui si inseriscono le viti per il fissaggio a pavimento. 4: le griglie che rivestono il cassonetto trattengono la malta. L’intonaco si stende con la cazzuola e si regolarizza con una riga di legno. Dopo avere steso l’intonaco, conviene dargli il tempo di maturare prima di montare la porta, onde evitare di rovinarlo con le inevitabili vibrazioni. 5: al termine dei lavori di muratura si può appendere il pannello scorrevole alla guida del cassonetto con i carrelli ad altezza regolabile.


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STAFFE E CARRELLI

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1: le staffe di sospensione vanno avvitate sulla costa superiore della porta, a circa una decina di centimetri dai lati. 2: i carrelli a ruote vanno infilati nella gola del binario (sfruttando la sua maggiore larghezza iniziale) con il bullone d’aggancio rivolto verso il basso.

3: la porta finita viene agganciata ai carrelli grazie alle staffe di sospensione e regolata in altezza per mezzo degli appositi bulloni. Il sistema di scorrimento va poi nascosto alla vista con una traversa per parte e il controtelaio rifinito con bordini coprifilo.

vanno, invece, di 10 in 10 cm. uIl modello base è in grado di accogliere una porta ad anta unica, lasciando una luce di passaggio larga da 600 a 1200 mm, e si monta in tramezze intonacate spesse 90, 105 o 125 mm, o rifinite con cartongesso spesse 100 o 125 mm. uIl tipo base doppio va bene per porte a due ante e consiste in due

cassonetti base posti uno a destra e uno a sinistra del varco. uIl controtelaio pronto va appoggiato direttamente sul pavimento finito e a questo fissato con tasselli ad espansione, dopo averne controllato l’allineamento, sia a piombo sia in piano. In caso di discrepanza conviene dare preminenza al piano, regolando la posizione

con piccoli spessori. uPrima di fissare il cassonetto, occorre incastrarvi il traverso con il binario di scorrimento ed a questo congiungere il montante opposto. Per tenere fermo il tutto si usano tavolette serrate con i morsetti o cagne, messe a cavallo tra la muratura esistente e la struttura nuova, piĂš i distanziatori forniti.

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Guardaroba in mansarda

Una parete attrezzata permette di sfruttare in modo funzionale ed elegante i solai e le mansarde “ritagliando” la parte più bassa e trasformandola in una spaziosa cabina armadio o in un ripostiglio per oggetti ingombranti

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ome sfruttare lo spazio nei locali in cui il tetto non è orizzontale, solai e mansarde? Una cabina armadio in cui riporre il cambio di stagione o la biancheria di scorta per bagno e letto od oggetti ingombranti di uso saltuario può essere una valida soluzione.

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Ripiani

Barre appendiabiti Parete

Il soffitto a forte pendenza ed un’alta parete di fondo creano le condizioni ideali per una cabina guardaroba per lui e per lei, con scaffali e barre appendiabiti più o meno alti. Le pareti in muratura forniscono un solido appoggio per le mensole su cremagliera e per gli appendiabiti. Va da sé che le misure della cabina dipendano strettamente dalla situazione ambientale.

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TAGLI, FORI E BLOCCAGGIO

1: i profilati metallici che reggono le lastre di cartongesso per quanto rigidi possono essere facilmente portati a misura o tagliati per piegarli. 2: montanti e traverse si fissano alle pareti con viti e tasselli ad espansione. È fondamentale curarne piombo e bolla per non trovarsi poi in difficoltà nel montaggio delle lastre. 3-4: fissata in quadro la cornice perimetrale vi si bloccano traverse e montanti intermedi: qui la struttura del divisorio.

La parete divisoria non tocca quella anteriore in quanto deve rimanere lo spazio necessario all’inserimento delle lastre di cartongesso del retro della parete anteriore.

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uLa collocazione ideale della cabina guardaroba è in un locale dove la falda del tetto abbia una pendenza notevole e lasci una parete verticale alta almeno un metro e mezzo. Con minore pendenza e parete più bassa, occorre montare, se davanti c’è abbastanza spazio, una controparete, magari aperta da una porticina che dia accesso a quello che diventa un ripostiglio. uPer un armadio la profondità minima, ad altezza di spalla, non deve scendere sotto i 550 mm.

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COME SI COMINCIA

Per prima cosa occorre intonacare o rivestire i muri, pavimento e falda del tetto con lastre di cartongesso, pannelli o perline. uTracciata sul pavimento la linea che garantisce la profondità necessaria, alzandosi da questa in verticale si misura l’altezza fino alla falda. uDisegnato, in scala, il perimetro della nuova facciata, lo si ripartisce, verticalmente ed orizzontalmente, secondo l’uso cui destinare la cabina. Ricordarsi di distanziare

gli elementi verticali in funzione della larghezza delle lastre. uLa tecnica per le realizzazioni in cartongesso è molto semplice (non le rifiniture): si tratta di tagliare a misura del progetto i profilati, ad U e ad omega, da avvitare a pavimento, soffitto e pareti a formare una solida cornice alla quale poi si rivettano (o avvitano o incollano) i montanti e le traverse intermedi, realizzando il telaio di sostegno delle lastre che vi si fissano con viti autoperforanti ed autofilettanti.

L’inevitabile fessura fra i profilati metallici e la muratura si chiude con lo speciale nastro autoadesivo, specifico per il cartongesso ed al quale lo stucco si aggrappa con tenacia.

Ci sono lastre coi bordi a squadra e lastre coi bordi bisellati. In ogni caso la fuga si chiude col nastro autoadesivo visto prima che si stucca e si leviga diventando invisibile. Le giunture fra i bordi bisellati si riempono e nascondono stuccandole. In questo caso è necessario che entrambi i bordi poggino sul telaio metallico.

AMICO CARTONGESSO

Le lastre di cartongesso sono prodotte a partire da un minerale, il gesso, costituito essenzialmente da solfato di calcio idrato. Questo può essere prodotto anche in maniera sintetica. Per produrre le lastre di cartongesso il gesso cotto viene mescolato con acqua e additivi che ne regolano la velocità di indurimento. La pasta risultante viene colata su di un foglio di carta e ricoperta subito da un secondo foglio di carta più scura (il dorso), incollata e livellata in un treno di rulli ad una velocità che si aggira intorno ai 100 metri di lastra al minuto. A presa avvenuta, si tagliano lunghi spezzoni che vengono essiccati con 45 minuti di permanenza nei forni; a questo punto il pannello può essere tagliato nei formati commerciali.

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STRUTTURE FUNZIONALI

Vetro mattone veloce

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SOLARIS GLASSTEIN

Robusto (si usa anche in strutture importanti), in varie sfumature di colore, luminoso, con proprietà di isolamento acustico e termico, è facile da montare e da pulire e crea piacevoli divisori in ogni ambiente

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SOLARIS GLASSTEIN

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ta riscuotendo un grande successo, nell’arredo per interni, il mattone di vetro, ideale per dare più luce ad ambienti altrimenti poco luminosi, ma soprattutto per creare pareti divisorie di grande impatto decorativo in cucina, in bagno, in salotto, nelle camere da letto, nell’ingresso. uIl cosiddetto vetrocemento ha innanzi tutto il pregio di lasciar filtrare la luce e dunque di suddividere i locali senza creare zone buie. Nei blocchi con superficie liscia, incolore e trasparente, il passaggio della luce raggiunge il 79%. uLasciar passare la luce, tuttavia, non significa necessariamente lasciar passare gli sguardi: secondo le finiture, si può avere una visione totale e non distorta, una che distingue vagamente i contorni senza poter riconoscere gli oggetti, un completo occultamento. uUn altro vantaggio è quello dell’insensibilità all’umidità e ai grassi, che fa dei mattoni di vetro un materiale ideale per locali “difficili” come il bagno e la cucina. uI blocchi di nuova generazione, realizzati in cristallo, offrono elevate prestazioni in tema di protezione dal fuoco, insonorizzazione, isolamento termico. uSono infine estremamente robusti: non temono le pallonate dei bambini, ma neppure i tentativi di intrusione di eventuali ladri. Oltre che come pareti divisorie interne si prestano all’inserimento

PARETI COLORATE

Per il montaggio di una parete “a bandiera” occorrono: mattoni di vetro, terminali lineari (uno curvo), croci in plastica, liste perimetrali, sigillante siliconico e colla vinilica. Una parete può prevedere l’assemblaggio di mattoni di diverse gradazioni di colore che vanno dal turchese al verde, dal giallo all’acquamarina.

Crocette di plastica Cornice Mattone

Terminale lineare

Liste perimetrali

La procedura d’assemblaggio prevede l’installazione a pavimento e a muro delle liste perimetrali. Su queste si installano i mattoni in vetro.

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nei muri perimetrali. uL’unica controindicazione era, fino ad oggi, una posa non precisamente facile. Ma adesso ogni difficoltà è superata: infatti la realizzazione di una parete si effettua con speciali accessori che semplificano notevolmente il lavoro, utilizzando attrezzi di uso comune. uMontare rapidamente in modo facile, pulito, economico e preciso solide e luminose pareti in tutto vetro è possibile anche al non professionista. uIl montaggio avviene utilizzando delle crocette in plastica che si inseriscono in fori già predisposti presenti su liste perimetrali da posizionare a pavimento e sulle pareti; questo dà la possibilità di premontare la parete senza incollaggio per valutarne la resa estetica e procedere ad eventuali variazioni. 1: una lista perimetrale, tagliata opportunamente, viene fissata al pavimento e un’altra alla parete, con viti. 2: si spalmano di colla vinilica le cornici alloggiate nelle intercapedini dei mattoni e si posiziona la prima fila. 3: si inseriscono nei fori già predisposti le croci in plastica che tengono unite le file di mattoni. 4: se la parete è “a bandiera” si fissa un terminale curvo all'incrocio dei due lati liberi. 5: i giunti (anche di soli due millimetri) vengono riempiti con un leggero filo di sigillante siliconico.


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COSA SERVE E COME SI POSANO SAINT-GOBAIN GLASSBLOCKS - PRAGOTECNA

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I mattoni in vetro sono pesanti: per assicurare la stabilità della parete occorre inserire profili di metallo lungo il perimetro e tondini tra le diverse file di mattoni. Tra i mattoni si stende del cemento con due spatole.

Quando la parete è bene asciutta, si provvede a stendere un liquido impermeabilizzante lungo le giunture fra un blocco di vetro e l’altro; l’operazione va eseguita con un pennello piuttosto fine.

Vanno sigillate anche le giunture laterali fra i mattoni di vetro e i profili di metallo. Conviene utilizzare una pistola e cartucce di silicone neutro, in modo che il sigillante penetri in profondità, riempiendo ogni fessura.

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STRUTTURE FUNZIONALI

Ripostiglio in cartongesso Un materiale dalle mille possibilità e dai mille usi forse a torto trascurato da chi fa da sé Predisposta la struttura fissa in profilati metallici, la si riveste trasformando l’angolo in un vero e proprio armadietto dove tutto è finalmente in ordine

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utte le comodità che rendono meno faticosa e più piacevole la vita sono legate all’esistenza di tubazioni, contatori ed apparati vari tanto necessari quanto antiestetici e che, proprio per questo, vengono relegati nei locali di servizio, garage, scantinati e simili. Ottima soluzione per occultarli è quella di costruire intorno un riparo con pareti in cartongesso. uIl cartongesso è un materiale leggero e facile da tagliare con precisione: con una spesa relativa e poche ore di lavoro, isola dall’u-

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midità, dai rumori, dal caldo e dal freddo, realizza robuste pareti divisorie e ripostigli eleganti, anche a prova di fuoco.

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Pannello di copertura Telaio portante Anta scorrevole esterno in cartongesso in profilati a C a scomparsa di ferro zincato Tubi idraulici Profilati ancorati al soffitto da nascondere

CONOSCERE IL CARTONGESSO

E’ prodotto da poche e specializzate ditte e distribuito, nei tipi più comuni, principalmente dai magazzini di materiali edili. Lastre di tipo speciale (idrofughe o ignifughe) di solito vengono fornite su ordinazione. uSi trovano in commercio lastre da rivestimento semplice, antincendio non infiammabile, antiumido per locali come bagni e cucine, antiumido ed antincendio, antincendio classe superiore, cioè incombustibile, lastre accoppiate con PVC (per pareti mobili ed elementi d’arredo), lastre isolanti accoppiate con polistirolo espanso,

Ripiani interni Reggimensole regolabili a parete Muro Anta scorrevole del garage Mensole interne a persiana in acciaio

Telaio in profilati ancorato al pavimento

TRACCIATURA A PAVIMENTO E BIADESIVO

Il lavoro comincia con un accurato disegno, in pianta ed in prospetto della zona da attrezzare, comprensivo della sporgenza dei vari apparati tecnici. In base al disegno si studia l’orditura metallica e se ne tracciano i contorni sul pavimento e sul soffitto.

Attenendosi esattamente alle tracce segnate, si tagliano a misura i vari tratti di guida curando la squadratura dei tagli. Se il pavimento è regolare, in bolla ed in piano, si applica sotto i pezzi di guida un tratto di nastro di spugna biadesiva.

I tratti di guida si fissano con tasselli ad espansione e viti a testa svasata con interasse non inferiore a 500 mm. Se le superfici di attacco non fossero regolari si usa, al posto del biadesivo, un adesivo strutturale applicato a punti.

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STRUTTURE FUNZIONALI 1: montate le guide di base (quelle a soffitto si fissano dopo il montaggio di parte dei montanti), vi si incastra il capo inferiore dei montanti, cominciando da quelli da fissare alle pareti. E’ necessaria la massima cura della verticalità. 2: il taglio dei profilati metallici può farsi anche con un buon paio di cesoie, ma è più facile farlo a squadra con una sega per cornici (dentro alle U va inserito un listello di scarto, così da evitare strappi della sottile lamiera). 3: i montanti si fissano alle pareti con tasselli ad espansione di tipo adatto alla muratura. Su muratura piena sono comodi i tasselli sottili con vite a chiodo.

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MONTANTI IN BOLLA BEN AVVITATI 3

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polistirene estruso o lana minerale di vetro, lastre forate e fessurate con rivestimento posteriore in feltro insonorizzante, particolarmente idonee all’isolamento acustico ed infine lastre sottili (6,5 mm) e flessibili particolarmente adatte al rivestimento di archi o volte a botte. uLa scelta dipende, superfluo dirlo, dall’uso cui sono destinate e dal risultato, funzionale o estetico, che si vuole raggiungere.

L’USO DEI PANNELLI

Il cartongesso si può usare, in interno, al posto dell’intonaco, su muri nuovi o muri con intonaco degradato. Costa più dell’intonaco, ma risparmia l’uso della betoniera, non richiede le tavole fra cui stendere l’intonaco da rasare con la staggia, non crea l’incredibile sporcizia causata dalla muratura. uSu muri nuovi o già intonacati le lastre si avvitano o si incollano (con lo speciale adesivo a base di

gesso) direttamente alla parete. uPer sanare vecchie murature irregolari in pietra o conci, le lastre si posano su un’intelaiatura di profilati d’acciaio zincato e, rimanendo più o meno distanti dal vecchio muro, creano una camera d’aria in cui si disperde l’umidità di risalita sempre presente in questo tipo di murature. uL’armatura occorre anche per le pareti divisorie. Studiando bene il montaggio del-

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STRUTTURA RINFORZATA

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1: la posizione di ogni elemento del telaio va sempre controllata con una squadra affidabile. 2: al primo montante fissato alla parete si rivetta, dall’interno per non creare spessori sulla faccia cui fissare il pannello, il primo tratto della cornice superiore. 3: l’elemento ad angolo che scavalca i tubi si ottiene tagliandone le ali e piegandone a squadra la base; si rivetta al primo elemento fissato al soffitto. 4: le paretine, inferiori e superiori, destinate alle antine, richiedono telai rettangolari, perfettamente in quadro e bolla. 5: negli spigoli esterni il montante si realizza con tre U rivettate fra loro a formare una vera e propria colonna. 6: l’incastellatura completa. Tutti gli apparecchi ed i tubi relativi, meno uno, troppo sporgente restano all’interno della struttura.

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STRUTTURE FUNZIONALI l’intelaiatura metallica è possibile creare nicchie e ripostigli che il sistema permette di modificare rapidamente in caso di necessità e montare nervature di aggancio per carichi rilevanti. uQuanto detto per le pareti vale anche per i soffitti. In questo caso il sistema permette anche di ribassare il locale e di inserire nel nuovo controsoffitto apparecchi illuminanti da incasso.

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INTELAIATURE METALLICHE

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Il sistema prevede due elementi principali: i montanti e le guide, da

APPLICARE IL CARTONGESSO

1: montata completamente l’incastellatura, comincia la fase del rivestimento, lavoro di pazienza e precisione. I pannelli si tagliano facilmente col cutter dalla faccia a vista. In casi particolari si possono utilizzare la circolare o l’alternativo, dalla faccia opposta.

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2: si comincia dai pannelli di base, fissandoli alla struttura con una vite ogni venti centimetri circa. Le viti debbono essere 10 mm più lunghe dello spessore del pannello. 3: per unire fra loro i pannelli occorre lo speciale adesivo, in barattolo o in cartuccia, da stendere con abbondanza fino a farne uscire un cordoncino.

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4: una volta asciutto si elimina con la spatola il cordone di silicone eccedente.


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acquistare della stessa marca dei pannelli per garantirne il perfetto accoppiamento. uGli uni e le altre sono in acciaio fortemente zincato spesso 0,6 o 0,8 mm ed hanno un profilo a U profondo di solito 50 mm per i montanti e 40 per le guide, larghe 55, 75, 100 e 150 mm che permettono di creare pareti divisorie di notevole spessore. In catalogo anche guide curvabili larghe 30, 50 e 75 millimetri. uLe ferramenta sono completate da accessori come paraspigoli copribordi e prespigoli.

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TAGLI ANGOLATI

5: sul cordone di adesivo si sistema il secondo pannello, premendolo bene sul primo e poi avvitandolo. Se lo si deve stringere occorre tenere il bordo tagliato verso la parete. 6: mentre i tagli che interessano l’intera larghezza (o lunghezza) dei pannelli si possono fare col cutter o la circolare, quelli che debbono seguire tracciati particolari richiedono l’uso del seghetto alternativo con una lama a denti molto fini.

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7: il pannello di rivestimento, per semplificare il lavoro, è tagliato a gradini a squadra. Miglior risultato estetico si avrebbe con tagli semicircolari che seguano il contorno dei tubi (con una linguetta che passi fra i due arrivando alla parete).

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STRUTTURE FUNZIONALI

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L’ARREDO INTERNO

1: i sistemi di scaffalatura a cremagliere sono quelli che permettono la maggior flessibilità in termini di spaziatura orizzontale e verticale. Si comincia con l’avvitare al muro, in alto, un profilato di riferimento di sezione tale da passare comodamente dietro le tubazioni. 2: contro il profilato di riferimento si appoggia la sommità delle cremagliere che poi si avvitano al muro bene a piombo e quindi equidistanti. Se le abbiamo accorciate col seghetto, ricordiamoci di tenere in basso il capo tagliato.

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3: nei ripiani, qui di truciolare bilaminato da 18 mm, si aprono con l’alternativo gli scarichi di passaggio per i tubi così che il bordo posteriore dei ripiani poggi contro il muro. Le mensole, di varia lunghezza e portata, vanno scelte in base alla profondità del ripostiglio ed al carico che debbono reggere. 4: i ripiani si fissano con viti dal basso attraverso la suola della mensola. Gli organi di comando e controllo degli impianti debbono restare accessibili.

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uLa sottigliezza del metallo non compromette la rigidità degli elementi, garantita da nervature, ma permette di tagliarli senza problemi col seghetto o con una roditrice. Altrettanto facile forarli per la rivettatura o unirli con viti autoperforanti necessarie per ancorare i pannelli ai telai metallici. TAGLIO E MONTAGGIO

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I pannelli sono costituiti da una lastra di gesso (con eventuali aggiunte di additivi per quelli antiumido e/o antifiamma) chiusa fra fogli e bordi di cartone speciale che vi aderiscono perfettamente. uPer i tagli diritti a tutta misura (larghezza o altezza) basta incidere con un cutter la faccia a vista e spezzare il gesso premendo il pannello su uno spigolo vivo. Un’altra passata di cutter sulla faccia cieca ed il taglio è fatto. uPer gli altri tagli (angolati o curvi) si ricorre al saracco, dalla faccia a vista, o al seghetto alternativo, da quella cieca. uPreparata l’intelaiatura (l’interasse fra i montanti dev’essere regolato sulla larghezza delle lastre, infittendolo per pareti suscettibili di urti), i pannelli tagliati a misura vi si avvitano infossando la testa delle viti sotto il filo piano. uCon un avvitatore potente e con le viti autoperforanti non occorre il foro di invito, ma è indispensabile la guida di profondità per non lacerare il cartone.


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LA FINITURA

I bordi verticali delle lastre da accostare presentano smussature o bisellature destinate a ricevere prima il nastro di armatura (di tipi diversi secondo i pannelli) e poi lo speciale stucco a base di gesso che sigilla le fessure per renderle invisibili (bisogna farci la mano e seguire alla lettera le istruzioni per l’uso). uAnche gli stucchi, in polvere o in pasta, di tipi diversi, vanno scelti in base alla natura delle lastre. Con lo stesso stucco si coprono le teste delle viti inserite lontano dai bordi. uLo stucco, perfettamente seccato, si leviga con carta abrasiva di grana alta (almeno 180) preparando la parete all’eventuale finitura con carta, tessuto, idropittura, smalti, piastrelle, ecc. uIl lavoro a questo punto va completato con due fasi distinte: il montaggio di scaffalature e ripiani di sostegno e quello delle ante che celano completamente alla vista tutto ciò che la struttura contiene. ATTREZZARLO

Lasciare dentro il ripostiglio solamente tubi, valvole e contatori sarebbe uno spreco di spazio, utilizzabile invece per riporre quelle cose che nel menage familiare si usano saltuariamente, come, per dirne una, lo sturalavandini o le scorte di detersivi e carta igienica. uSe il locale, poi, è adibito anche a laboratorio per il far da sé, il ri-

ANTINE SU MISURA 1

1: non sempre le misure delle antine persianate disponibili presso il fornitore soddisfano le nostre necessità. Per piccole differenze basta giocare sulla larghezza dei montanti e delle catene sommitali (una passata sulla circolare), ma se la differenza è notevole occorre un po’ più di lavoro (di precisione), accorciando a misura l’anta. Occorre farlo stringendola, in quanto le stecche non sono incollate.

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2: tagliate a metà e sfilate le due prime stecche in alto, si ricavano quattro “tappi” lunghi quanto la profondità delle asole dei montanti. Il pezzo avanzato va smontato per ricavarne la catena sommitale. Eventuali spine di fissaggio vanno tagliate a filo. 3: inseriamo ed incolliamo i tappi nelle due coppie di asole così da ottenere due estremità massicce. 4: fra queste possiamo inserire ed incollare la catena sommitale, ricavata dal pezzo di scarto dell’anta. Un paio di viti o, meglio, due lunghe spine garantiscono la tenuta della modifica.

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LE GUIDE DI SCORRIMENTO 1

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1: la mancanza di un montante nell’angolo interno della struttura di base impedisce di articolare le antine su cerniere, per cui è giocoforza farle scorrevoli. Il loro peso limitato non richiede una rotaia a carrelli, quindi basta creare, con listelli di legno duro, ben diritti, una coppia di binari lungo la cui mezzeria si scava una scanalatura profonda circa 15 mm in quello inferiore e circa 25 nell’altro.

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2: la scanalatura dev’essere larga un paio di mm inpiù dello spessore delle ante. Al centro del canale si aprono i fori passanti, svasati, per le viti che lo fisseranno ai profilati metallici. 3: le due rotaie entrano nella parte laterale del ripostiglio, così da permettere l’apertura delle ante. Dove la rotaia incontra il profilato della parte stretta occorre aprirvi uno scarico.

postiglio può accogliere attrezzature come il compressore o la saldatrice o quant’altro si ritenga comodo riporvi. uÈ ovvio quindi che la sistemazione dipenda sia dalla posizione di tubazioni ed annessi, sia da quanto si ritenga opportuno mettere nel ripostiglio. uVa tenuto comunque presente che, quale che sia la sistemazione scelta, questa non deve impedire o rendere scomodo l’accesso agli organi di comando o di controllo delle installazioni nascoste (se fra queste, per esempio, ci fosse la valvola generale dell’impianto idraulico, da chiudere in caso di perdite, sarebbe una bella seccatura dover spostare questo e quello per arrivarci). uIl sistema fatto di cremagliere,


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mensole e ripiani si rivela, per la sua flessibilità, il più idoneo a risolvere il problema. Indispensabile, per il miglior risultato, studiare preventivamente, con carta, matita e precise misure, lo schema di montaggio.

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IL MONTAGGIO FINALE 1

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CHIUDERLO

La struttura va chiusa con porte, ante o sportelli comodi da aprire e chiudere ed esteticamente degni di coronare tutto il lavoro fatto per montare profilati e cartongesso. uIl tipo di chiusura dipende dalle installazioni a muro. Solo se non esiste pericolo di umidità e se non ci sono tubazioni di gas si possono usare ante chiuse che, in caso contrario, impedirebbero l’evaporazione dell’umido o potrebbero far accumulare pericolosamente le pur minime perdite di gas dalle tubazioni.

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ANTINE PERSIANATE

Per realizzare la chiusura con antine persianate si possono adattare quelle commerciali alle dimensioni della struttura fissa (ma si potrebbe anche partire dalla misura delle antine disponibili per stabilire quelle della struttura). uLe antine aperte si possono fare anche inserendo in una cornice specchi di masonite traforata, mentre per quelle chiuse si possono usare pannelli di multistrato o truciolare bilaminato spessi almeno 10 mm.

1: le due rotaie si avvitano alla struttura metallica con viti autofilettati a testa svasata, ben incassata sotto filo piano. I due canali vengono rilevigati e lubrificati passandovi dentro una candela. 2: il sistema è lo stesso usato per i vetri scorrevoli. Carrelli inseriti nella guida inferiore rendono più dolce il movimento. 3: per estetica e tenuta si monta sul lato sinistro della struttura un terminale identico alla rotaia inferiore. Le ante si inseriscono sollevandole dentro la rotaia superiore e facendole scendere in quella inferiore.

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PAVIMENTI, RIVESTIMENTI E ARREDI PER UNA CASA NUOVA E CALDA Piastrelle di ceramica e listoni di legno possono essere abbinati per creare un pavimento unico ed originale: un’isola centrale di piastrelle circondata dal parquet.

Una parete divisoria, una tramezza può essere costruita, oltre che in muratura o cartongesso, anche con i luminosi mattoni di vetro disponibili in diversi colorazioni.

Vogliamo rinnovare il rivestimento in piastrelle bianche della cucina o del bagno? Basta togliere qualche piastrella qui e là sostituendola con quelle coloratissime di mosaico.

Rinnovare può voler dire sostituire il lavabo, rifare il piano della cucina, piastrellare la scala, installare il nuovo caminetto, costruire un ripostiglio con pannelli di cartongesso.

RINNOVARE LA CASA € 13,00


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