GSA 3/2016

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TERZA PAGINA SUBAPPALTI

subappalto, ma quanto mi costi! di Simone Finotti

20 MARZO 2016

Subappalti e consorzi permettono anche alle imprese meno strutturate di accedere a commesse di un certo rilievo. Ma c’è anche un lato oscuro: cosa succede quando le piccole imprese svaniscono nel nulla, falliscono o non sono più in grado di proseguire il lavoro? Qui iniziano i guai e a farne le spese sono soprattutto i fornitori, che a volte si trovano “buchi” di decine o centinaia di migliaia di euro. C’è subappalto e subappalto. C’è un subappalto sano e uno malato, ma in quest’ultimo caso sono dolori. Spesso infatti accade che quello che prima era un rapporto diretto fra committente e fornitore si complichi e che quest’ultimo perda soldi ed energie. Oppure accade, e questo è il caso dei consorzi, che un organismo consortile affidi a un’impresa un lavoro, salvo poi non rivelarsi in grado di vigilare sulla correttezza dei singoli soggetti. E così finisce che a rimetterci sono i fornitori,

in assenza di una normativa chiara in materia di responsabilità solidale nei confronti dei fornitori stessi (mentre esiste, come abbiamo più volte sottolineato, a tutela dei lavoratori).

Committente Datore di lavoro

Ecco come vanno le cose

Cerchiamo però di vederci più chiaro, andando a capire cosa succede nella pratica. Immaginiamo un grande committente privato, che può essere un’industria automobilistica, una grossa compagnia di trasporti, una catena di ipermercati o quant’altro. Immaginiamo adesso che questo grande committente decida di esternalizzare il servizio di pulizia. A chi si rivolgerà? Naturalmente a un’impresa in grado di assicurare un servizio strutturato e capillare, magari su un’area geograficamente vasta quando non su tutto il territorio nazionale. Ora, chi è in grado di farlo se non un consorzio? Detto fatto: il consorzio, che è un soggetto serio e affidabile (per comodità lo chiameremo appaltatore A), firma il contratto con il committente. Qui però iniziano i problemi. Il perché ce lo spiega Luigino Durante, di Ica System, che purtroppo situazioni come queste ne vede quasi tutti i giorni: “Il punto è che il consorzio definisce un contratto-quadro, poi decide l’impresa che prende i lavori (che noi chiameremo, giusto per capirci, subappaltatore B). Ed è questa impresa che noi fornitori serviamo, con macchine e attrezzature, noleggio, eccetera. A questo punto accade che il subappaltatore B non paghi, paghi male, in ritardo. Oppure che fallisca, vada in liquidazione, sparisca lasciandoci buchi importanti. Il consorzio, che non è responsabile, chiama allora una

Contratto di appalto

Subappalto

ditta “C”, ma intanto la “B” non mi ha ancora pagato. E così via all’infinito, con danni che per noi possono arrivare anche a centinaia di migliaia di euro.” Tutto questo, secondo Durante, si potrebbe evitare chiarendo una volta per tutti le responsabilità del soggetto consortile anche nei confronti dei fornitori. “Non è facile farsi riconoscere ciò che spetta, anche quando le responsabilità sono evidenti. Per noi è un danno veramente notevole.”

Beni e prodotti di consumo: anche qui la perdita è notevole

Anche Gerolamo Lopresti, responsabile Italia di Paredes, è molto critico nei confronti del sistema del subappalto “selvaggio”. Nel caso della fornitura di beni e prodotti di consumo il problema è molto sentito. “Spesso il meccanismo del subappalto per noi fornitori si rivela una tagliola, oltre che una complicazione burocratica”, ricorda. Spesso infatti accade che un rapporto diretto fornitore-committente, che


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