GSA 3/2016

Page 36

SCENARI INTERVISTA

mauro papalini: l’uomo del sogno... marchigiano di Simone Finotti

36 MARZO 2016

Dalle vetrine sporche dei negozi a una SpA con 1800 persone e 1000 cantieri da Bolzano alla Sicilia, da giovanissimo caposquadra a Cavaliere della Repubblica, la traiettoria di Mauro Papalini, numero uno di Papalini SpA è quella di un vero “self made man” del settore. Una storia da sogno americano... in salsa pesarese. Esistono ancora i self made men? Molti dicono di no, ma a sentire certe storie viene da pensare proprio il contrario. E cioè che il vecchio adagio latino che vuole ogni uomo artefice della propria fortuna non vada poi tanto lontano dal vero. La traiettoria di Mauro Papalini, 50 anni, numero uno della SpA che porta il suo nome (fino a pochi mesi fa Pulirapida Srl), ricorda molto da vicino una delle tante storie del miracolo americano, con il garzone di bottega o lo strillone di turno che dopo 20 anni si ritrovano seduti su un impero commerciale e finanziario. Solo che in questo caso non siamo all’ombra degli skyscrapers di Chicago o New York, ma a Fano, città molto amata dai romani che qui -guarda un po’-vi veneravano la dea Fortuna. E non siamo nemmeno nel cuore degli anni ruggenti, ma nell’Italia degli Ottanta, dove un giovane molto intraprendente, intorno ai 16 anni, decide di cominciare a guadagnare qualche soldino. “Ero giovanissimo, ma in famiglia eravamo abituati a lavorare. Mia mamma gestiva un chiosco estivo sul mare, e d’estate le davo una mano. Poi aiutavo mio padre, che era autotraspor-

tatore, a scaricare e caricare i camion. A 16 anni, però, decisi di cercare la mia strada, e mi misi a lavorare in un’impresa di pulizie.” Com’era questo mondo 30 anni fa? “Completamente diverso. Le pulizie ordinarie venivano quasi tutte gestite internamente, le imprese non mancavano ma erano chiamate quasi solo per i lavori di fondo o straordinari. C’era un mercato tutto da costruire, e mi buttai in questa nuova esperienza con grande entusiasmo.” Durò molto? “Un paio d’anni, ma furono per me preziosissimi. Il mio datore di lavoro credeva molto in me, tanto che dopo nemmeno un anno mi fece caposquadra. La cosa divertente è che, non avendo la patente, ero portato sul cantiere dalle persone che io stesso dirigevo.” Cosa provava allora? “Mi affascinava, mi piaceva. Non era il classico lavoro statico di fabbrica. Ogni giorno si andava in un ambiente diverso, c’era un lavoro nuovo. Questo era l’aspetto che mi piaceva di più.” E poi? “Come spesso succede, decisi di staccare il cordone ombelicale. Non fu facile perché con il mio datore c’era un ottimo rapporto, mi aveva insegnato moltissimo. Ma i tempi erano maturi per camminare da solo.” E cosa fece? “Cercai di mantenere un buon rapporto, non andando a chiedere il lavoro ai clienti precedenti che già mi conosce-

vano, anche se ormai avevo un rapporto di fiducia. Per questo dovetti ripartire da zero, per onestà. Questo mi portò a uscire nei comuni limitrofi. La mia attività è iniziata con la pulizia delle vetrine dei negozi nei comuni vicini a Fano. Dove vedevo una vetrina sporca mi fermavo, chiedevo, oppure lasciavo un biglietto. Giravo con un secchio, una scopa e un cucchiaio di sapone per piatti e mi proponevo, tutto qui. Lì è stata la mia prima, vera esperienza d’impatto coi clienti. C’era chi non ti rispondeva, chi ti dava ascolto e poi diceva di no, chi ti snobbava e chi ti trattava come un mendicante. Molti però ne sentivano la necessità, la vedevano come un’opportunità e diventavano miei clienti, e restavano soddisfatti della qualità e rapidità con cui lavoravo. Non fu facile, ma l’entusiasmo giovanile mi aiutò moltissimo. A quell’età queste difficoltà le superi, se hai entusiasmo e passione. Poi siccome le vetrine si risporcano pensai agli abbonamenti: un po’ di sconto in


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.