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Materie prime Un tranquillo triennio di paura
Prima di leggere le risposte che abbiamo raccolto nella nostra inchiesta sulle materie prime, ripercorriamo le vicissitudini che si sono susseguite negli ultimi tre anni, tra scenari impensabili e imprevedibili e un futuro quanto mai incerto
Mai come negli ultimi tre anni il settore della gomma ha sperimentato scenari impensabili e imprevedibili fino a poco tempo prima. Pur registrando ancora, almeno fino a oggi, risultati in definitiva positivi dal punto di vista della fornitura di materie prime, gli avvenimenti del triennio appena terminato lasciano intravedere un futuro quanto mai incerto e suscitano forti dubbi sulla globalizzazione e sulla filiera di fornitura.
2020
L’anno inizia bene per la gomma, a ritmi sostenuti in alcuni casi, ma l’insorgere della pandemia da Covid-19, alla fine di febbraio, fa diventare l’Italia il nuovo epicentro del virus, che incomincia a spostarsi da una regione all’altra del mondo, bloccando i movimenti di persone e l’economia come non succedeva dalla seconda guerra mondiale. L’effetto sulle attività industriali produttive è immediato e un primo rallentamento è seguito dalla chiusura di molte aziende, con l’eccezione dei settori farmaceutico, alimentare, mangimistico e detergenza. Il comparto gomma, dopo un primo momento di confusione e in- certezza, si assesta gradualmente con sistemi di smart working, customer service, videochiamate con fornitori, clienti e colleghi, revisione dei turni di lavoro del personale, che consentono alle aziende di continuare a lavorare, sia pure nei limiti consentiti dai codici Ateco assegnati.
L’andamento del mercato nel corso dell’anno si mostra decisamente mutevole: dopo un secondo trimestre molto penalizzato, già da luglio prende piede un recupero delle perdite e l’ultimo trimestre evidenzia una decisa inversione di tendenza che, con ripresa di fiducia e ordini, consente alla maggior parte delle aziende fornitrici di materie prime di chiudere l’anno con perdite limitate spesso a una sola cifra in percentuale. In effetti un dato molto positivo si rivela la mancanza di fallimenti e insolvenze, chiaro sintomo di un settore e di un mercato sostanzialmente sano e corretto, che rispetta gli impegni presi nei confronti dei fornitori, a loro volta solerti nel cercare di reperire e distribuire i materiali richiesti, e che di fronte a una crisi improvvisa e inaspettata reagisce con prontezza ed efficacia.
L’anno si chiude con serie preoccupazioni per la disponibilità delle materie prime, per la continuità di importazioni da Far East e Americhe, per la tempistica degli approvvigionamenti e per la diminuzione delle scorte di magazzino da parte di produttori e distributori.
2021
Il 2021 si apre con un’evidente voglia di ripartire, sia pure fra tante difficoltà, che si scontra con la consapevolezza di un momento molto complesso dal punto di vista delle forniture di materie prime dal Far East, situazione confusa determinata dalla decisa ripresa dell’economia cinese, che assorbe gran parte della domanda lasciando gli attori europei a contendersi le rimanenze.
L’intera economia mondiale si riprende più velocemente delle aspettative e soprattutto delle capacità produttive (diversi impianti hanno cessato o rallentano le produzioni) e della logistica globale, che faticano a supportarla: tutti questi fattori fanno aumentare i costi di trasporto, soprattutto marittimi, e lievitare i prezzi delle materie prime (la domanda supera l’offerta e la speculazione gioca la sua parte), con la conseguenza che la scarsa disponibilità, in tempi e volumi, di molti se non di tutti i materiali costringono i fornitori ad allocare le quantità disponibili.
Ancora segnato dalla pandemia, con la svolta iniziale rappresentata dall’avvio della somministrazione delle prime dosi di vaccino, con l’adozione dei provvedimenti di Green Pass e obbligo vaccinale e, a concludere, con il miglioramento dei ricoveri ma con la preoccupazione per le mutazioni del virus, il 2021 è caratterizzato soprattutto da:
- congestione del traffico marittimo, per scarsità di navi e di container, con aumenti vertiginosi dei noli per recuperare le perdite del 2020 e con tempi di consegna più che raddoppiati;
- accaparramento di materie prime da parte della Cina;
- prezzi delle materie prime alle stelle, a causa di una domanda eccessiva, rispetto all’offerta limitata, e superiore alle reali necessità degli utilizzatori, preoccupati di costituire scorte di magazzino adeguate.
L a reazione del mercato si concretizza in un adeguamento obbligato alla situazione, con accettazione degli aumenti successivi dei prezzi e, da parte dei fornitori di materie prime, con estrema attenzione a mantenere livelli di magazzino adeguati per garantire costanza di fornitura ai clienti. Come per il 2020, anche il 2021 si chiude in modo positivo per la maggior parte delle aziende, in termini soprattutto di fatturato, visti gli aumenti dei prezzi dei materiali, ma spesso anche di volume.
2022
L’inizio del 2022 vede finalmente avvicinarsi la fine della pandemia, con le aziende che tornano a una quasi normale gestione pre-Covid, pur mante - nendo ad esempio in vigore lo smart working per alcune categorie di lavoratori, ma proprio quando le speranze di fine 2021 in una diminuzione dei prezzi e una migliore disponibilità delle materie prime stanno per concretizzarsi, lo scoppio della guerra in Ucraina le vani- fica e apre nuovi preoccupanti scenari. Le conseguenze del conflitto si manifestano quasi subito in uno stallo delle importazioni dalla Russia, che però riprendono dopo poco tempo, sia pure con difficoltà connesse alla logistica, a causa della chiusura delle frontiere, che obbliga al trasbordo delle materie prime russe (polimeri, carbon black e PEG) su automezzi europei per trasporto e consegna ai clienti della Comunità Europea, con tempi lunghi di sdoganamento e difficile reperimento di mezzi e di autisti per le rotte europee. Le difficoltà aumentano nei mesi successivi, sia per la disponibilità dei materiali che per i conseguenti aumenti di prezzo, che a volte ne impediscono l’utilizzo e favoriscono la ricerca di materiali alternativi su altri mercati. Occorre poi considerare che alcune aziende decidono di rinunciare a utilizzare materie prime di produzione russa, mentre le aziende italiane che esportavano i loro prodotti in Russia vedono annullate le esportazioni con pesanti conseguenze economiche.
Nonostante questa situazione, il primo semestre dell’anno registra un aumento di lavoro per molte aziende trasformatrici, in particolare per i produttori di mescole, che per questo motivo e per i continui aumenti di prezzo tendono a costituire maggiori scorte di magazzino. Nella seconda parte dell’anno si assiste a un’inversione di tendenza che, a partire già da luglio ma soprattutto da settembre, determina un ritorno a ritmi di lavoro normali. Nel contempo aumenta la disponibilità di parecchie materie prime, che incominciano a manifestare diminuzioni di prezzo. A consuntivo, anche il 2022, nonostante la sofferenza di alcuni settori, come l’automotive, e i pesanti aumenti dei costi energetici nel secondo semestre, si conclude positivamente per il settore della gomma, lasciando comunque grosse incognite per il futuro e importanti interrogativi, a cui è difficile, se non impossibile, dare una risposta al momento attuale.
IL FUTURO È UN’IPOTESI
Attualmente la situazione economica è molto complessa, per le troppe variabili in gioco e per la mancanza di sicurezze: tuttavia non è tanto la carenza di materie prime e prodotti in se stessa a preoccupare, quanto il mancato coordinamento internazionale nella gestione della pandemia e della filiera di fornitura globale.
Possiamo limitarci a prendere atto delle difficoltà manifestatesi in questi tre anni e a ipotizzare cambiamenti da adottare per cercare di impedire che si verifichino nuovamente, ma alla base di una seria ricerca delle cause, che le hanno scatenate, sta forse una semplice riflessione critica su globalizzazione e delocalizzazione, tanto osannate in anni recenti come panacea.
L’Europa, in particolare, si dimostra incapace di affrontare e gestire situazioni di emergenza, sembra essere diventata solo una regione di consumi, ha perso capacità produttive e si avvolge sempre più in una rete di certificazioni, regolamenti, manuali di qualità, che alimentano gestioni burocratiche del tutto incapaci di dare slancio e crescita all’econo- mia, con un Greenwashing (ecologismo di facciata) che sembra rimpiazzare lo slancio ambientalistico di partenza. Il 2023 manifesta per ora una tendenza al ribasso per quasi tutte le materie prime, ma già si affacciano nuovi aumenti per i costi energetici, il rallentamento del mercato italiano ed estero lascia spazio a scenari incerti e mutevoli, le nuove sanzioni alla Russia rischiano di far mancare all’Europa una parte considerevoli dei consumi di carbon black e polimeri dopo giugno 2024. Di certo il futuro non si presenta roseo nell’immediato ma, confidando nella forte e connaturata resilienza della gomma, la speranza è che il settore sarà in grado di superare anche questa fase di accentuata criticità. u
Le nostre domande
1.
Anche il 2022, come l’anno precedente, è stato un anno positivo per il settore della gomma. Siete d’accordo su questa affermazione?
2.
Nel 2022 l’andamento del mercato ha manifestato due diversi scenari nella prima e nella seconda metà dell’anno, sia per i prezzi delle materie prime che per la consistenza del lavoro per le diverse aziende utilizzatrici. Avete riscontrato anche voi questa situazione?
3.
La guerra in Ucraina ha reso difficile, se non problematico, l’approvvigionamento di materie prime dalla Russia, in particolare per elastomeri e carbon black. Questo ha influito sulla vostra attività?
4.
L’ultimo pacchetto di sanzioni UE per la Russia, varato il 24 febbraio scorso, ha praticamente bloccato le importazioni di gomma sintetica e carbon black sia pure con deroga, entro determinati limiti di volume, sino alla fine del 2023. Quale pensate che sarà l’impatto sul mercato europeo e, in particolare, sul mercato italiano?
5.
L’inizio del 2023 è stato caratterizzato da incertezza e confusione sull’approvvigionamento delle materie prime anche, e soprattutto, per la generalizzata tendenza al ribasso dei prezzi: potete ipotizzare a quali scenari si potrebbe arrivare nel corso dell’anno?