9 minute read
Clausole di sostenibilità ambientale nei contratti dei Centri Commerciali
from retail&food 04 2024
by Edifis
I temi della tutela dell’ambiente e della sostenibilità, in linea con una tendenza ormai affermatasi e in auge da tempo, stanno assumendo uno spazio sempre più ampio tanto nell’ambito della normativa nazionale e dell’UE, quanto nell’ambito dei rapporti contrattuali, interessando ampiamente il settore retail real estate
L’argomento della sostenibilità è quantomai attuale e tornato alla ribalta in occasione dell’approvazione da parte del Parlamento Europeo della controversa direttiva “case green”, che propone la progressiva ristrutturazione del parco immobiliare dei Paesi membri allo scopo di conseguire edifici a emissioni zero, non senza incognite in merito a tempistiche, modalità di realizzazione degli interventi e, soprattutto, allocazione dei costi in capo ai privati interessati.
L’acceso dibattito sorto attorno all’approvazione della direttiva ha riaperto antiche ferite e divisioni tra gli (apparentemente) contrapposti interessi ambientali ed economici, mettendo in luce, da un lato, la necessità di implementare politiche che promuovano uno sviluppo sempre più eco-compatibile e, dall’altro lato, l’esigenza di tutelare gli operatori che devono fare i conti con ingenti investimenti, costi ed oneri sia economici sia organizzativi e gestionali, per poter far fronte a prescrizioni normative e contrattuali sempre più stringenti.
In particolare, nell’ambito della contrattualistica dei Centri Commerciali, un numero sempre maggiore di proprietà promuove da tempo nei propri format contrattuali le cosìddette “locazioni verdi” o green leases, espressione che allude a clausole volte a garantire il rispetto da parte dei tenant di determinati standard di ecosostenibilità.
Tali contratti, in sintesi, prevedono una serie di oneri di manutenzione, gestione, monitoraggio, informativa e coordinamento in capo ai tenant, finalizzati a massimizzare l’efficienza ambientale dell’immobile locato. Non solo, tali clausole negli anni si sono ampliate al fine di comprendere anche aspetti di sostenibilità sociale e di governance al fine di rispecchiare le esigenze det- tate dai principi ESG. Tali clausole rischiano, tuttavia, in alcuni casi, di porsi come eccessivamente onerose per gli operatori imponendo investimenti non sempre in linea con le loro previsioni economiche. Anche per tale ragione, nella prassi, le clausole green sono caratterizzate da una struttura molto disomogenea tra loro e non sono sempre vincolanti per gli operatori, ma sono in molti casi meramente orientative e di “best effort” con esclusione di conseguenze sanzionatorie in caso di non-compliance. Da ciò consegue il rischio che le disposizioni siano interpretate quali mere clausole di stile vanificandone conseguentemente la finalità.
Come fare dunque a promuovere e incentivare il rispetto delle clausole green? La strada da percorre non è senz’altro quella della contrapposizione degli interessi delle parti e di diffide o intimazioni, che hanno un impatto pratico molto scarso, ma l’introduzione di meccanismi premiali ed incentivanti che rendano il conseguimento degli standard di sostenibilità un obiettivo comune, secondo una logica win-win
Un modello da mutuare e a cui ispirarsi potrebbe essere, ad esempio, lo schema contrattuale dei così detti “Energy Performance Conctract”, disciplinati dal Decreto Legislativo 102/2014, in base ai quali un fornitore di determinati servizi si impegna a compiere una serie di interventi volti a migliorare l’efficienza di un edificio o di un impianto di proprietà del beneficiario, dietro il pagamento di un corrispettivo commisurato al livello di miglioramento dell’efficienza energetica conseguito nel tempo.
Sulla falsariga di tale modello, è dunque possibile prevedere, negli accordi tra le proprietà e i tenant, un impegno di questi ultimi ad implementare misure di miglioramento energetico e ambientale delle unità immobiliari, misurato e monitorato durante l’intera durata della locazione, in modo tale che, all’effettuazione di investimenti e al raggiungimento di determinati obiettivi di efficientamento, siano associati i più svariati meccanismi incentivanti e premiali a favore dei tenant, sia sotto il profilo di incentivi economici sia sotto il profilo di agevolazioni contrattuali di carattere operativo e gestionale.
Microlog, febbraio positivo per gli ingressi nei centri commerciali (+9,6%)
Nel mese di febbraio il trend nazionale degli ingressi nei centri commerciali è in aumento del +9,6% sul 2022. Lascia invece un -11,9% sul 2019, stabile rispetto al -12,0% del mese precedente. A confronto con il 2022, le regioni italiane con le performance maggiormente positive per il mese di febbraio sono la Puglia (+16,6%) e le Marche (+15,7%), mentre sul 2019 i trend migliori sono di Puglia e Veneto, che segnano rispettivamente un -2,3% e un -9,7%. Nello stretto confronto con il mese precedente, febbraio cede il -14,8% di ingressi su gennaio 2023. Continua quindi la tendenza positiva delle affluenze nei C.C. su anno precedente, e anche il divario sul 2019 recupera uno 0,1%. E’ quanto emerge dagli indici calcolati da Microlog
IRI e NPD diventano Circana
A seguito della fusione avvenuta ad agosto 2022 Iri e NPD cambiano nome. Le due aziende insieme sono da oggi Circana, gruppo specializzato nella gestione e interpretazione della complessità del comportamento del consumatore. Circana oggi è in grado di misurare l’andamento di 30 milioni di prodotti in 26 diversi settori, su oltre 2.000 categorie merceologiche e 550.000 negozi.
Kasanova accelera sul franchising
L’insegna Kasanova pensa in grande e, dopo aver chiuso il 2022 con 540 punti vendita in franchising, progetta di aprirne altri 500 entro il 2025. Nel corso del 2023 saranno 85 gli store in affiliazione che saranno realizzati in varie aree. L’azienda, quindi, punta ad arrivare a quota mille store in franchising.
Cushman & Wakefield si occuperà di Città Fiera
CCDF (Gruppo Bardelli e Klépierre), proprietario della porzione “storica” del Centro Commerciale Città Fiera di Torreano di Martignacco (Udine), ha affidato a Cushman & Wakefield un incarico di consulenza commerciale strategica e, in esclusiva, l’esercizio delle attività relative alla ricommercializzazione e ai rinnovi contrattuali della parte centrale di Città Fiera (circa 150 negozi).
Un corso per direttori di centri commerciali
LPP Group continua ad aprire in Italia e porta Reserved e Sinsay a Milano
Il gruppo polacco LPP Group, proprietario di diversi marchi di abbigliamento tra cui Sinsay e Reserved, ha annunciato il piano di espansione in Europa con l’apertura di 400 nuovi negozi. Lavori in corso anche in zona Duomo a Milano per il debutto in Italia del brand Reserved. Lo spazio del nuovo store milanese è quello occupato in precedenza dal negozio di Pull&Bear (1.200 mq). Fondato nel 1999, Reserved (specializzato in abbigliamento per donna, uomo e bambino) conta circa 460 negozi in 40 Paesi. Novità anche per il marchio Sinsay che, dopo il debutto italiano al centro commerciale Valecenter (Marcon, Venezia), apre un secondo punto vendita al Bicocca Village, a Milano. Lo store si estende su un’area di oltre 1.270 mq, con un’area dedicata non solo all’abbigliamento per tutta la famiglia, ma anche all’arredo casa, alla cura della persona e ai prodotti per gli animali da compagnia.
Nasce il primo corso universitario per la formazione di direttori di centri commerciali. Il percorso di studi, creato da ADCC in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano, il CNCC e Top Image-Accademia del Retail, è tenuto da professionisti del settore ed è riservato agli iscritti all’ADCC e a un pool di direttori scelti direttamente tramite il CNCC dalle società di gestione.
Nuove aperture al Molinetto (BS)
Il Centro Commerciale Molinetto (Brescia) gestito da Nhood Italy, arricchisce l’offerta con un nuovo ipermercato del Gruppo Tosano (19 ipermercati distribuiti tra Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Friuli-Venezia Giulia, e uno store Real Fashion & Home, concept store dedicato ai prodotti e complementi d’arredo per la casa.
BŌL House cresce in Piemonte
A tre anni dall’apertura, la catena BŌL House (specializzata in ricette) inizia il percorso di espansione, scommettendo ancora una volta su Torino. Oltre al raddoppio del locale di Via San Francesco da Paola, apre la BŌL Factory a Borgaro Torinese, dove è stata spostata tutta la panificazione. BŌL house scommette anche sul delivery e apre un punto nel primo food corner italiano di Glovo, nel quartiere Pozzo Strada.
Valmontone Outlet: aprono H&M e Cerba Health Care
Al Valmontone Outlet, gestito da Promos, è stato inaugurato Cerba Health Care, un centro medico di 1.500 mq con 4 ambulatori e 4 sale per esami strumentali. Da questo momento, e dopo le precedenti aperture della Farmacia Comunale e della Bludental Clinique, centro per la cura e prevenzione dentale, l’Outlet alle porte di Roma è il primo, in Italia ad ospitare al proprio interno un centro medico. Inaugurato anche un punto vendita H&M, il primo in un outlet: lo store si sviluppa su una superficie di oltre 1.700 metri quadrati, distribuiti su due piani. Nel negozio è previsto anche un punto di raccolta di abiti usati. Con questa apertura, il colosso scandinavo arriva così a 153 punti vendita nel nostro Paese.
Geox: crescita 2023 in doppia cifra. Il 41% dei ricavi dai negozi diretti, frena l’eCommerce
Dopo aver chiuso il 2022 con ricavi in crescita del 20,8%, Geox prevede anche per il 2023 un balzo in doppia cifra. Lo ha affermato il fondatore e presidente della società, Mario Moretti Polegato, in un’intervista al Sole 24 Ore. I ricavi del gruppo Geox, pari a 735,5 milioni di euro, provengono per il 26,5% dall’Italia e per il resto dall’estero. Come si legge nella relazione preliminare di bilancio, il 50,2% delle vendite arriva dai negozi multimarca, il 41,1% dal canale Dos (gestione diretta) e l’8,7% dal franchising. Da segnalare che, rispetto al 2021, i negozi fisici hanno mostrato una crescita delle vendite del 27% rispetto al 2021 (perimetro comparabile) mentre l’eCommerce è arretrato del 13%. L’online è comunque in aumento del 69% rispetto al 2019. Rispetto alla strategia retail, il brand ha spinto sulle aperture in Asia e Medio Oriente in particolare, mentre negli Stati Uniti la rete è stata razionalizzata, per puntare piuttosto sulla presenza in grandi catene come Nordstrom, Bergdof Goodman e sul digitale. A bilancio i negozi diretti sono 315, contro i 350 del 2021. Per il 2023, il gruppo punta a raggiungere 800 milioni di euro di ricavi.
Per Inditex un 2022 da incorniciare, +27% di utili
Per Inditex il 2022 è stato un anno da incorniciare. Il bilancio annuale del colosso spagnolo ha riportato, infatti, “il più alto risultato della sua storia”, nonostante l’impatto della guerra in Ucraina e l’elevato livello di inflazione con un utile netto, nel suo anno fiscale terminato il 31 gennaio 2023, pari a 4,13 miliardi di euro. In termini percentuali la crescita è stata del 27% rispetto al 2021 (3,24 miliardi) e del 13% rispetto al 2019 (3,64 miliardi). Come sottolinea la nota del gruppo, l’incremento delle vendite ha riguardato tutte le regioni geografiche, sia nei negozi fisici sia online. Nel canale degli store, le vendite sono migliorate del 23%, “nonostante il gruppo abbia il 10% in meno di negozi e il 6% in meno di spazi commerciali rispetto al 2021”, specifica la nota. In totale, l’azienda conta 5.815 negozi e per quest’anno prevede di aumentare la superficie lorda del 3 per cento.
Grandi Stazioni Retail, voci di vendita. No comment da parte del fondo Antin
Antin Infrastructure Partners starebbe preparando la vendita della quota di maggioranza di Grandi Stazioni Retail. La notizia è stata riportata da MF-Milano finanza. Secondo il quotidiano, Antin starebbe già cercando gli advisor finanziari per l’operazione, da svelare nel giro di una decina di giorni. Antin Infrastructure Partners, interpellata da retail&food, ha affermato che “al momento non rilascia commenti su questa indiscrezione”. Una non-smentita, dunque, che avvalora l’ipotesi della cessione. Attualmente il capitale di GS Retail è nelle mani di Antin Infrastructure per il 65,32%, mentre Icamap e Borletti Group ne possiedono il 23,12% e l’11,56%. Questa compagine azionaria è quella derivante dal processo di scorporo e vendita, definito nel 2016 con un gara pubblica dagli ex proprietari, Ferrovie dello Stato ed Eurostazioni. Il consorzio aveva preparato un’offerta pari a circa 950 milioni di euro. Grandi Stazioni Retail gestisce la parte media e commerciale delle principali stazioni dell’alta velocità, tra cui Milano Centrale, Torino Porta Nuova, Venezia S. Lucia, Verona Porta Nuova, Bologna Centrale, Firenze S.M. Novella, Roma Termini e Napoli Centrale. Il concorrente più diretto è attualmente Altarea.
Piombo all’estero, Gap negli outlet. OVS lavora sui brand
Prosegue lo sviluppo in Italia del marchio GAP, acquisito lo scorso anno da OVS con una predilezione per gli outlet. L’apertura più recente, a inizio marzo, è avvenuta all’interno di Scalo Milano. Poco prima, invece, il brand era approdato anche al Sud, al Puglia Village e in Campania, al Designer outlet La Reggia, di Caserta. Intanto, il gruppo OVS apre tre importanti negozi a marchio Piombo all’estero, a New York, Madrid e Parigi. Piombo è il marchio che prende direttamente il nome da Massimo Piombo, designer e direttore creativo di OVS. I negozi di New York e Madrid sono già aperti, quello parigini arriverà a maggio. In tutti i casi, la scelta è ricaduta su high street ad alto traffico. Oggi il gruppo guidato dall’a.d. Stefano Beraldo opera attraverso i marchi OVS, OVS Kids, Upim, BluKids, Stefanel, CROFF, GAP.
Aigrim: ricorso al Tar contro il nuovo schema di concessioni autostradali
Aigrim (Associazione Imprese Grande Ristorazione Multilocalizzate) ha promosso un ricorso al Tar contro la delibera 1-2023 approvata dall’Autorità di regolazione dei Trasporti. Il ricorso (rivolto al Tar del Piemonte perché l’autorità ha sede a Torino) vorrebbe consentire la presenza di più insegne della ristorazione nella stessa area di servizio, circa 470 quelle in Italia interessate. Secondo la sigla, una novità di questo tipo andrebbe a ridurre la convenienza ad investire da parte dei soggetti concorrenti. Inoltre, anche l’attività di bar e ristorazione svolta dai gestori delle pompe di carburante genera un’alterazione della concorrenza sfavorevole. Aigrim è critica anche verso l’auspicato calmieramento dei prezzi applicato dai gestori della ristorazione autostradale e chiede l’annullamento, dalla delibera, delle parti ritenute lesive della libertà di iniziativa economica.