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INFLAZIONE E CARO ENERGIA NON FRENANO LE APERTURE
from retail&food 04 2024
by Edifis
Nonostante l’incertezza del 2022, le insegne non hanno rinunciato alle nuove location. Abbiamo tracciato una breve mappa. Balzo di Pizzium, niente exploit per California Bakery, corre il gruppo Teddy
A stendere un comunicato e annunciare al mondo un piano di nuove aperture, si fa in fretta. Discorso diverso è dar seguito ai proclami. Certo, nell’industria le incertezze sono dietro l’angolo, che si tratti di ristorazione, abbigliamento, convenience store o qualsiasi altra categoria. L’anno scorso era stato caratterizzato dalla fiammata dei prezzi dell’energia, poi in parte rientrati, e dall’inflazione che ha galoppato sopra l’8%. Variabili che hanno messo a rischio i consumi delle famiglie. Questa situazione ha senz’altro influito sulle catene retail. Anche se, bisogna ammetterlo, i piani di aperture si programmano su un periodo di medio-lungo termine e non sono, o non dovrebbero, essere direttamente collegati alla contingenza. Come si sono comportate le catene italiane? Per restituire uno scenario abbiamo effettuato un rapido esercizio, di sicuro non esaustivo, ma in qualche modo sintomatico. Abbiamo esaminato i comunicati stampa di alcune aziende che, tra la fine del 2021 e la prima metà del 2022, avevano annunciato una serie di aperture, e siamo andati a vedere quanto sia stato rispettato. In generale, il risultato è stato buono. Ci sono alcune insegne che hanno centrato l’obiettivo, altre che devono accelerare, poche che l’hanno sparata un po’ grossa. Andiamo, per non scontentare nessuno, in ordine alfabetico. marzo del 2021 entrava nell’orbita di TEN Group, dell’imprenditore ligure Gabriele Volpi. Certo la catena non ha perso posizioni, la qualità del menù è rimasta intatta e qualche operazione è andata a buon fine. Il brand ha anche diversificato i canali ed ha messo un piede all’interno del Designer outlet di Serravalle (McArthurGlen). Eppure, due anni fa, era stato prospettato un obiettivo ambizioso, ossia arrivare a regime a 60 location, suddivise per metà in gestione diretta e per metà in franchising. Proprio l’affiliazione pare sia stato il tassello mancante. Oggi,
Food: proseguono gli investimenti
Tra i brand che maggiormente si sono impegnati in piano di crescita, ci sono naturalmente le catene di ristorazione. Vediamone alcune. Tra le più diffuse, come numero, c’è senz’altro La Piadineria, marchio controllato dal private equity Permira. Nonostante la pande-
Crocca e ha dato vita a Locanda Carmelina (cucina napoletana) e Gelsomina (pasticceria). A 5 anni dall’apertura, a inizio 2022, Pizzium contava 24 pizzerie in Italia, di cui sette a Milano. Poco prima era arrivato anche l’ingresso nel capitale della società di private equity Equinox. L’anno scorso, la società aveva dichiarato l’obiettivo di aprire almeno altre venti pizzerie in un biennio, quindi entro la fine del 2023, indicando le prime operazioni nelle città di Firenze, Torino, Genova e Salerno. Com’è andata? In questo caso, si può dire che l’azienda abbia corso ancora più rapidamente di quanto previsto. A oggi sono aperte in Italia già 35 pizzerie a marchio Pizzium, 5 opening sono già pianificate, mentre Crocca conta ora su tre punti vendita, più un quarto nel bresciano vicino all’apertura. Chi invece non è riuscito a tenere fede ai piani è stata California Bakery, che a a distanza di un biennio, la “California” è ferma a 15 negozi e tutto sommato resta un marchio milanese, forte appunto di 10 ristoranti concentrati nel capoluogo lombardo.Dalla cheesecake allo gnocco fritto, ecco Dispensa Emilia, catena mia, aveva operato 25 nuove aperture nel 2020 e 48 nel 2021, arrivando così a un totale di circa 310 tra Italia e Francia. Lo scorso marzo inaugurava a Milano il format salutare “Tasty & free” e, nel contempo, dichiarava l’intenzione di chiudere il 2022 con altri 50 punti vendita in aggiunta. Com’è andata? Il brand è andato avanti, oggi conta circa 335 negozi. Quindi, non ha interrotto minimamente la crescita. Ma forse erano troppo rosee le aspettative tracciate prima che si presentasse una seconda metà del 2022 così complicata. Un’altra catena di pizzerie molto attiva è Pizzium, fondata nel 2017 dalla collaborazione tra Nanni Arbellini e Stefano Saturnino. Il gruppo ha messo in portafoglio anche il marchio controllata dal 2018 da Investindustrial (che a settembre ha acquisito anche la maggioranza di Eataly). A marzo 2022, il brand comunicava la nomina di Alessandro Medi come nuove amministratore delegato e un piano triennale di sviluppo, con in previsione “una trentina di nuove aperture, che porteranno il brand di ristorazione emiliana a quota 60 locali”. Considerato che a quell’epoca si partiva da 28 ristoranti, senz’altro il brand è avanzato ed oggi è arrivato a 33. Per la seconda parte dell’anno e per il 2024, il management è chiamato però a una buona accelerazione se vuole te- ner fede al piano. Cresce anche Fra Diavolo, catena di pizzerie entrata sotto il controllo di Gesa (Cioccolatitaliani, Bun Burgers e Pizzeria Italiana Espressa, della famiglia Ferrieri) insieme a Mir Capital. A marzo scorso, in occasione di un’inaugurazione a Varese, il brand aveva comunicato l’obiettivo di aggiungere 16 nuovi locali nel 2022, agli 8 già esistenti, dunque un totale di 24. Anche in questo caso, bisogna dare atto al brand di aver proceduto in avanti, diversificando le città e i canali, e di aver messo a segno una decina di nuove aperture, arrivando oggi a 18, qualcuna in meno del previsto.
Obiettivo: accelerare.Un altro marchio in grande espansione, anche per mezzo di acquisizioni di catene esistenti, è Poke House, che oltre all’Italia ha puntato forte sull’estero. Nel 2021 era entrata nel capitale della californiana Sweetfin. Ad aprile 2022 era diventa azionista di maggioranza di Honu Tiki Bowls, leader del poke in Austria. In quell’occasione Poke House, nata a fine 2018 dalla collaborazione tra Matteo Pichi e Vittoria Zanetti, dichiarava 90 insegne attive e una pipeline di almeno 80 nuove aperture nel corso del 2022 tra Italia ed estero. La somma avrebbe dato 170. Nel marzo di quest’anno Poke House ha dichiarato la chiusura del bilancio 2022 a 100 milioni di euro, a livello di gruppo, con 130 insegne aperte in 9 Paesi. Anche in questo caso, quindi, la crescita è stata comunque continua, ma un po’ troppo azzardata la previsione precedente. Da segnalare anche Signorvino, marchio che appartiene al gruppo Calzedonia, che abbina la vendita di vino (in negozio e on line) all’offerta di ristorazione. A fine 2021 aveva comunicato la chiusura d’anno con 25 punti vendita e un obiettivo di dieci nuove aperture nel corso del 2022. Il marchio ha continuato a crescere, ma si è fermato alla metà del previsto e oggi conta su circa 30 ristoranti.
Andando al non-food, e in particolare alla cura della persona, si incontra dm Drogerie Markt, che aveva chiuso il 2021 in Italia con 66 punti vendita. Per l’anno fiscale2021/2022, che terminava al settembre dell’anno scorso, l’indicazione era di operare 15 nuove aperture. Il brand tedesco è promosso quasi al 100%, considerando che oggi i punti vendita in Italia sono arrivati a 75, mentre è stato lanciato anche lo shop online. Lo scorso maggio Action, catena discount olandese, festeggiava il suo primo anniversario in Italia, raggiungendo quota dieci negozio con uno store in provincia di Bergamo. Nell’occasione, il brand aveva annunciato un piano di espansione, con l’assunzione di 500 addetti in Italia entro la fine dell’anno, un volume che corrisponde a circa 25-30 nuove aperture. Tutto sommato l’insegna è stata di parola, perché le operazioni non si sono mai fermate e all’inizio di febbraio 2023, Action ha comunicato il 29esimo punto vendita italiano, ancora una volta nella bergamasca, a Caravaggio.
Est Europa e Medio Oriente, portando il gruppo a raggiungere il numero di 800 negozi a livello globale. Un altro brand che ha attirato molti consumatori italiani grazie al “basso costo” è Pepco. Entrato in Italia a inizio 2021, il marchio si è rapidamente espanso, inizialmente al Nord. Nel corso di un’intervista con retail&food, a metà 2021 venivano dichiarati circa 20 negozio, poi l’anno si era chiuso a quasi 50 insegne. Pepco, parte di un gruppo quotato, non ha mai pubblicato un dato soltanto relativo all’Italia, ma nel documento finale di bilancio relativo al 2022 dichiara 163 nuovi negozi in mer- cati strategici come Italia, Spagna, Germania e Austria. Le nuove aperture italiane sono state una trentina e oggi i punti vendita sono circa 80.
Nell’ambito dell’abbigliamento, uno dei colossi di casa nostra è il Gruppo Teddy, con quartier generale a Rimini, che controlla i marchi Terranova, Calliope e Rinascimento. Dopo aver effettuato 120 aperture a livello globale nel 2021, per il 2022 aveva dichiarato l’intenzione di mettere a segno un centinaio di operazioni, di cui oltre la metà in Italia. Il risultato è stato raggiunto, perché a gennaio il gruppo ha fornito un resoconto sul 2022, chiudendo con 91 nuove aperture avvenute in 24 Paesi, con focus su Italia,