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MISTERY | Elettronica

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OGGI CAMBIO IL PC SÌ, MA CHE FATICA…

Racconto di un sabato pomeriggio di acquisti da MediaWorld, tra spazi che sembrano il grand hotel e assistenza ancora in affanno diAdriano Lovera

Ormai che si lavora da casa, il portatile sta tirando le ultime. E per chi non è troppo attento, il cellulare cade e si rompe spesso. È il momento di comprarli nuovi. Prendiamoli buoni, se no invecchiano presto (maledetta obsolescenza). Si prospetta, quindi, un piccolo/grande investimento, in cui spenderemo come niente più di mille euro. Un sabato pomeriggio di inizio giugno andiamo alla nota MediaWorld di viale Certosa a Milano, rinnovato a metà 2020. Un negozio importantissimo per la catena, il primo nel formato “tech village” (il secondo è a Rotterdam) basato sui più alti livelli di “experience” a favore del cliente.

Bella location: inizio promettente

Non solo per l’aria condizionata, contro il caldo torrido esterno, l’inizio è davvero promettente. Ambiente fresco, luminoso, spazi ampi. L’angolo bar non ha nulla da invidiare a un vero punto vendita di ristorazione. Ci sono chicche come la sfilza di postazioni gaming per i fanatici del gioco. E poi, lungo i muri esterni, tutti i corner dei singoli brand, da Apple ad Hp passando per Alexa-Amazon e Oppo, sono veramente gradevoli e moderni. Eppure, per tutta l’ora e mezza che passiamo in negozio, rimarranno sostanzialmente vuoti. E in effetti, in tutto lo spazio, non c’è poi così tanta gente, per essere le 16 di un sabato. Sarà il caldo o l’effetto eCommerce. Iniziamo la caccia al nuovo portatile Windows. La scelta non manca, guidata da un’utile suddivisione dei modelli, a seconda dell’utilizzo richiesto: professionali, svago, ultra potenti per il gioco. Il problema, però, si presenta subito. Parte la caccia all’addetto

Dopo la caccia al prodotto, inizia la caccia all’addetto. E qui, inutile dirlo, non solo MediaWorld, ma tutte le catene di elettronica scontano un difetto di fondo. Lo sanno le aziende, ormai lo sanno anche i clienti. La caccia è antipatica, svilente. A chi chiedo? Magari, in questo periodo, anche questo settore incontra problemi nel reperimento delle risorse umane. Ad ogni modo, il ragazzo con la polo blu può dare solo informazioni tecniche: ce le dà, sembra competente, ma in sostanza segue una persona con la voce e altre due con lo sguardo. Per sapere se un prodotto è in magazzino o quali siano le caratteristiche dello sconto, serve invece il ragazzo con la polo rossa. E qui, almeno così racconta un addetto, ce n’è uno solo a presidio di quattro corridoi. Poi ci sono altre addette, che cercano di dare una mano ma in realtà rispondono solo per alcuni brand. Alla fine optiamo per un buon modello Hp, in offerta al 30% di sconto, quindi dobbiamo prendere quello in esposizione. “Non preoccupatevi, è come nuovo. Solo qualche minuto per ricondizionarlo”. Scopriremo, dopo, che i minuti di attesa sono invece 40, perché il pc va sostanzialmente riportato alle condizioni di fabbrica. “Signore, la polizza!”

Ma intanto andiamo agli smartphone. Qui abbiamo le idee chiare, vogliamo un Android di fascia medio buona (tra 400 e 500 euro), ne troviamo uno anch’esso in offerta (Samsung). Il ragazzo che ci assiste è solerte, ma onestamente, più che sulle caratteristiche tecniche, insiste a più non posso per inserire la polizza assicurativa (altro tema su cui, un giorno, varrebbe la pena spendere un articolo) in aggiunta alla normale garanzia. Tanto per curiosità, quanto costa la protezione? Sono circa 100 euro un anno, 149 euro per due anni. Il cellulare costava 599 euro, scontato al 20%, quindi circa 480 euro. La polizza costa tra il 20% e il 30% del prodotto stesso. Un po’ tantino, no?

Sensazione di distanza

Battute a parte. L’effetto che deriva da questa esperienza è davvero a due facce. Dal punto di vista estetico e della disposizione degli spazi e dei prodotti, non si potrebbe stare meglio. Però la bellezza resta fine a se stessa. Sì ha sempre la sensazione di dover correre, di non poter “sprecare” nessuna domanda perché quei secondi dell’addetto alla vendita sono preziosissimi e guai a mostrarsi impreparati e indecisi, perché il prossimo cliente è già in agguato alle spalle. Qualcuno cerca un accessorio da 40 euro, altri devono spendere un bel po’ per uno strumento di lavoro. Eppure, il tempo e la profondità del colloquio a disposizione, sembrano gli stessi. La nostra visita non ha esaurito l’ombrello di servizi che avremmo potuto testare, a partire da quelli digitali (tipo Pick&Pay) e diamo per scontato che funzionino alla grande. Ma avremmo voluto uscire dal negozio con quest’idea: la prossima volta torno, perché Paola, o Luca o chicchesia, mi ha servito alla grande. Invece, purtroppo, sembra ancora che sul mercato i clienti si rechino in un determinato punto vendita dell’elettronica o perché di strada o perché attirati dalla promozione del momento. Ma non, perché fidelizzati concretamente al servizio di un brand, rispetto a un altro.

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