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SABATO 23 MAGGIO
Le pievi di Scandicci San Giuliano a Settimo, San Vincenzo a Torri e Sant’Alessandro a Giogoli: le tre Sentinelle del Medioevo
Aperitivo presso RISTORANTE TRIPPERIA BELLA CIAO via Volterrana, 8, Scandicci 055 741502
Le pievi di Scandicci Nel Medioevo le pievi (dal latino plebs, popolo) erano il cuore dell’organizzazione delle Diocesi sul territorio: erano infatti le uniche detentrici del fonte battesimale e del cimitero. Le pievi costituivano inoltre il fulcro di tutto il territorio circostante (la pievania). Con le risorse dovute alle “decime”, con le quali un decimo della rendita dei terreni che insistevano sulla zona confluiva nelle casse della Pieve, si riusciva a ristrutturare e mantenere l’edificio, commissionare la realizzazione di oggetti sacri ed espletare molti servizi alla comunità.
A Scandicci esistono tre pievi, San Giuliano a Settimo, Sant’Alessandro a Giogoli e San Vincenzo a Torri. La loro importanza nel Medioevo dipendeva soprattutto da quanta popolazione contava il territorio su cui avevano competenza ma le pievi ricoprivano un ruolo strategico anche rispetto alla viabilità allora esistente. Sono infatti tutte e tre collocate vicino ad altrettante arterie di collegamento: la via Pisana per San Giuliano a Settimo; la via Volterrana per Sant’Alessandro a Giogoli; la via Empolese per San Vincenzo a Torri.
San Giuliano a Settimo È in assoluto la chiesa più antica di Scandicci, ricordata per la prima volta nel 774 e nel 866 e ricostruita in stile romanico alla metà dell’XI secolo. Relative a quell’epoca sono ancora ben visibili le tre absidi e la pianta dell’edificio (a 3 navate e priva di transetto). L’aspetto attuale interno è frutto di un rifacimento seicentesco. Dal XV secolo la pieve divenne patronato della famiglia fiorentina dei Mannelli, il cui stemma è più volte ripetuto in facciata, all’interno e nel chiostro. Tra le opere custodite spicca la Madonna dei Fiori, attribuita alla bottega di Donatello e oggetto tutt’oggi di una forte devozione popolare.
San Vincenzo a Torri La prima menzione di questa pieve è in un documento della diocesi fiorentina datato 1058. È probabile che originariamente la chiesa fosse suddivisa in 3 navate, mentre oggi è ad aula unica, a seguito della ricostruzione datata 1745-1768. All’interno troneggia il crocifisso ligneo, un vero e proprio capolavoro della scultura medievale, realizzato intorno al 1230 da un artista ancora purtroppo anonimo. L’opera ha un grande impatto visivo e un’espressività molto particolare: Cristo non appare né trionfante sulla morte, né abbandonato ad essa; è contemporaneamente Uomo e Re dei Cieli. Un crocifisso che si dimostra ormai ricettivo rispetto alle novità di quel tempo, soprattutto all’arrivo degli ordini mendicanti.
Sant’ Alessandro a Giogoli Ricordata per la prima volta nel 1011, la sua struttura attuale (a tre navate, priva di transetto e con una sola abside semicircolare) è databile al XII secolo. L’edificio ricevette nel XVIII secolo una veste architettonica rococò, oggi visibile solamente nelle cappelle laterali, a seguito del restauro condotto negli anni ’20 del ‘900, che ha di fatto ripristinato l’originale stile romanico. All’interno spiccano la cripta, composta da colonnine e piccole volte (volticciole), e il monumento funebre del 1393 al pievano Baldo Naselli. L’edificato intorno alla chiesa aveva anche valenza difensiva, come dimostra la torre medievale adiacente alla pieve.
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