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POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE DL 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004N.46) ART.1, COMMA I, DCB MILANO
Estate 2012 - Numero 27 - Periodico Trimestrale
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ARTEMEDICA
NEWSLETTER ANTROPOSOFIA OGGI
Il Cielo è caduto In questo
numero
Amiche api
Antroposofia e protezione dell’animale (2° parte)
Perché una banca non deve per forza crescere
Una via lunga verso la libertà
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Nell’articolo di Giovanni Simoncini “Il cielo è caduto” viene messo l’accento su un aspetto ancora molto misterioso, ossia, l’azione del mondo eterico sulla terra, vista sempre di più nella sua interazione con le forze del cosmo. L’etere universale plasma la materia, ma dopo l’evento del Golgota dalla materia nasce un fermento che a sua volta plasma l’universo. È un enorme sconvolgimento, un grande gesto che annienta il dualismo, poiché fra periferia e il nostro intimo nucleo esiste un diretto scambio. E ciò deve avvenire con una chiara coscienza, non in una forma patologica come nel caso dell’autismo. E neanche come avviene nel postmortem, descritto da Steiner, di quello che durante la vita abbiamo fatto in bene o in male al noDIREZIONE CULTURALE stro prossimo, quello lo dobbiamo sperimentare rivivendolo nella PAULETTE PROUSE nostra interiorità, mentre il nostro io si percepisce nella periferia. Dobbiamo soprattutto tener conto che procediamo per tappe in un flusso evolutivo. È un fatto che viene rispecchiato nell’ultimo libro della Bibbia che è l’Apocallisse di Giovanni, di cui Lutero diceva che avrebbe preferito che non fosse mai stato scritto, poiché gli era del tutto incomprensibile. La terra deve passare attraverso un processo di morte ed è proprio questo che rende possibile lo sviluppo della nostra coscienza. Cristo diceva che “cielo e terra spariranno, ma le mie parole resteranno”. Forse sono delle prospettive sconvolgenti, ma hanno anche qualcosa di liberatorio. Sarebbe quasi insopportabile pensare che tutto debba rimanere per sempre nell’attuale stato di indurimento. L’indurimento e la pietrificazione sono legati al dolore; lo scioglimento sarà accompagnato da felicità. Con la Rivelazione, Giovanni dimostra di aver fiducia nella nostra capacità di accogliere grandiosi pensieri che smuovono immagini sublimi nelle nostre anime. Solo con pensieri ampi possiamo essere all’altezza del compito affidatoci dal nostro tempo. Solo in essi possiamo attingere la vitalità per dominare la paura del futuro. Occorrono pensieri forti per illuminare la nostra vita interiore, con una qualità di Cristianesimo cosmico non inteso in senso dogmatico. Così come lo vive la signora birmana Suu Kyi, legata ad un buddismo moderno per cui dice di non essere mai caduta nella tentazione di odiare i suoi avversari. Se l’avessi fatto, così dice, sarei stata abbandonata a loro. “Se io dovessi odiare quelli che mi hanno tenuto prigioniera, mi sarei portata al fallimento con le mie proprie mani”. Durante un comizio in campagna elettorale è stato dato l’ordine da un ufficiale di fucilare lei e tutti i membri del partito. Allora Suu Kyi andò da sola con passo deciso verso il plotone militare con i fucili puntati su di lei, con lo sguardo in direzione dei soldati, ma poi venne dato un contrordine: non sparare! Riferendosi a quell’episodio Suu Kyi disse: “mi era sembrato più facile per i soldati avere un solo bersaglio su cui sparare”.
Paulette Prouse
Autunno 2012 - Numero 27 ARTEMEDICA
Editoriale
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NEWSLETTER ANTROPOSOFIA OGGI n. 27 - Autunno iscritta al tribunale di Milano al n. 773 registro stampa, il 12.10.2005
Direttore Responsabile Lucia Abbà Direzione Culturale Paulette Prouse Redazione Anna Chiello Grafica e Copertina Joint Design sas Traduzioni Paulette Prouse Stampatore Mediaprint S.r.l. via Mecenate, 76 - 20138 Milano
LA PUBBLICITÀ SU ARTEMEDICA È ECONOMICA E EFFICACE unico concessionario per la pubblicità EDITRICE NOVALIS via Angera, 3 - 20125 Milano tel. 02 67116249 fax 02 67116222 www.librerianovalis.it INFORMAZIONI info@librerianovalis.it
il cielo è caduto
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Amiche api
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Medicina Antroposofica fra tradizione e modernità
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Una via lunga verso la libertà
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Perché una banca non deve per forza crescere
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Il bambino diviso Quando papà esce di casa
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Menopausa ovvero “une fable convenue” pag.
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La salute come processo di guarigione
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Antroposofia e protezione dell’animale
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Life Mental Fitness: ginnastica per la mente
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SOMMARIO
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OLTRE 50 TITOLI IN CATALOGO: QF: Quaderni di Flensburg, interviste monotematiche su argomenti di attualità COLLANA MEDICINALIA che affronta temi della medicina antroposofica FIABE E NARRATIVA PER BAMBINI E RAGAZZI VARIA, testi antroposofici EDITRICE NOVALIS MILANO VIA ANGERA 3 TEL. 02-6711621 - www.librerianovalis.it
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AMICHE
API S
to passando di fretta davanti a un muro ricoperto d'edera, in un assolato pomeriggio d'inizio autunno, ma non posso fare a meno di fermarmi qualche momento a contemplare, rapita, un incessante andirivieni di api su questa pianta, una delle pochissime in fiore, in questa stagione. Mentre a malincuore riprendo il cammino, rivivo il ricordo di una tranquilla domenica pomeriggio in cui ho deciso di fare una passeggiata al Parco Nord qui a Milano, a due passi da casa. Il sole caldo del pomeriggio e la leggera brezza del vento sulla distesa verde del pratone mi invitavano a distendermi piacevolmente. Mentre ero lì, tranquilla, la mia attenzione è stata attratta da piccoli ronzii: c'erano vicino a me alcune api, tutte intente a visitare i fiori dei cespugli di lavanda. Le osservavo e rimanevo incantata a vedere questa loro “danza” nell'entrare e nell'uscire dai fiori e, più le osservavo, più mi venivano in mente riflessioni e ricordi ed è come se qualche arcano mi si stesse rivelando. “Che belle che sono!”, pensavo, e intanto notavo che mai due api litigavano per entrare nello stesso fiore e con quanta eleganza svolgevano il proprio lavoro, senza interferire con quello delle altre. Già due primi esempi di rispettabilità mi venivano regalati allo sguardo ed alla coscienza. Il lavoro delle api; già, ma che lavoro stavano svolgendo? Le vedevo impegnate in un continuo andirivieni tra le corolle dei fiori, a succhiarne il nettare, e mi sovveniva di come i fiori le agevolino, indicando loro l'esatta ubicazione del nettare, tramite particolari linee (invisibili all'occhio umano, perché sulla lunghezza d'onda dell'ultravioletto) sui loro petali, che l'ape “vede”, o meglio, percepisce, col suo senso del gusto-odorato; raggiunge, così, il calice e sfodera la sua ligula, una sorta di tubicino col quale aspira il nettare e lo deposita nell'ingluvie, la borsa melaria, dove viene temporaneamente stoccato e addizionato di invertasi, un enzima che scinde il saccarosio in glucosio e fruttosio.
di Anna Rita Ragazzo
Andando, così, di fiore in fiore, alla ricerca del nettare, le nostre amiche api provvedono all'impollinazione e alla perpetuazione di moltissime specie: è proprio grazie al lavoro inconscio svolto dagli insetti pronubi, di cui le api sono le maggior rappresentanti, che noi umani possiamo annusare i fiori, ammirarne i colori, apprezzarne i profumi e riempire i nostri cuori e le nostre anime di gioia e poesia, oltre che gustare la gran varietà di frutti che Madre Natura ci regala.
IN UNA GOCCIA DI MIELE Col cuore colmo di gratitudine per questi piccoli Imenotteri (così vengono classificate), mentre continuavo a osservarle, pensavo a quella bionda prelibatezza che le api producono, il miele, dolce alimento che è stato, per secoli, l'unico edulcorante usato dall'uomo. Se solo provassimo ad immaginare che… in una goccia di miele ritroviamo l'essenza di centinaia di fiori visitati dalle api durante i loro instancabili voli! Quasi tutti conosciamo le proprietà emollienti, blandamente lassative, detossificanti e antibatteriche del miele, ma pochi sanno di come l'alveare, e quindi anche il miele, venga mantenuto a 37° C, proprio la temperatura del corpo umano, e di come esso, immagazzinato nelle celle esaedriche dei favi, accolga la forza formatrice della silice, la stessa che edifica i cristalli di quarzo, l'ape stessa e il corpo umano! Proprio queste due proprietà sono deficitarie nelle patologie tumorali, caratterizzate da una carenza di calore e da cellule informi e proliferanti, per cui si può utilizzare il miele come farmaco preventivo, 1 - 2 cucchiaini al giorno sono sufficienti. Anche bambini e adulti deboli, ma soprattutto anziani, possono beneficiare dell'assunzione di piccole quantità di miele, proprio per la presenza delle suddette forze formative. Le api “bottinatrici” svolgono questo lavoro solo in età adulta, quando lasciano l'alveare, ma prima hanno molte altre occupazioni.
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LA VITA NELL’ALVEARE Ricordo il sentimento di tenerezza che avvertii quando, da bimba, la maestra ci spiegava come era costituita la “casetta delle api”, l'arnia. Ricordo che mi colpì sentire parlare del loro carattere sociale e gregario, che porta ciascun individuo a vivere in interdipendenza funzionale con gli altri: un'ape separata dal gruppo per più di duetre giorni è destinata a morire. Mi affascinò anche il sapere che all'interno dell'arnia ogni ape ricopre un ruolo e svolge funzioni ben precise e finalizzate al benessere ed alla salvaguardia della comunità, anche a costo di perdere la propria vita. È il caso delle api più vecchie, che in inverno si accalcano vicino alla regina ed alla covata, per mantenere costante la temperatura, con il rischio, però, di morire di freddo, o dell'abnegazione delle api guardiane che, pur di proteggere l'alveare, non esitano a pungere l'aggressore, andando incontro alla morte, poiché al loro pungiglione resta attaccata parte delle viscere. Mi colpì anche il fatto che la specializzazione lavorativa delle api non è determinata al momento della nascita, ma ogni ape svolge vari compiti, a seconda delle fasi della sua vita. Infatti, nei suoi primi tre giorni, l'ape operaia effettua i lavori di pulizia delle cellette in cui la regina depone le uova. Dal quinto giorno incomincia a produrre un tipo di pappa reale piuttosto grezza, che viene utilizzata per nutrire le larve più anziane, e solo quando sarà prodotta pura, verrà somministrata alle larve più giovani ed a quelle destinate a diventare ape regina. Fino al tredicesimo giorno l'ape continua a svolgere le mansioni di nutrice, poi, con la regressione delle ghiandole ipofaringee e mandibolari, cessa di produrre pappa reale e cambia tipo di attività: diventa magazziniera, riceve, cioè, il polline dalle api bottinatrici e lo conserva, oppure fa la pulitrice, o la necrofora, o la sentinella all'entrata dell'alveare. Dal diciassettesimo giorno può cominciare a produrre la cera, grazie a quattro paia di ghiandole addominali: secerne delle scagliette, che mastica e elabora, fino a tra-
sformarle in questa sostanza con cui costruirà le cellette dei favi. Chi ha avuto la fortuna di accendere candele fatte con vera cera d'api, ne conosce il magico profumo! In passato, poi, si usavano le tavolette di cera per scrivere; essa veniva utilizzata anche nella pittura, nella scultura e, soprattutto, per l'illuminazione, per portare la luce nell'oscurità! Forse è stata proprio l'epoca cristiana a enfatizzare l'impiego delle candele, solenne e con un effetto piacevole anche esteticamente: basta pensare al buio delle chiese di oggi, dove le candele sono elettriche, e cosa poteva, invece, significare l'accensione dei molti ceri in passato! Torniamo alle nostre api: solo dal ventunesimo giorno (21 giorni occorrono anche affinché le larve delle api operaie si schiudano) sono in grado di lasciare l'alveare e diventare bottinatrici, cioè di andare a raccogliere il nettare o il polline dei fiori (che trasportano nella corbicula, un cestellino che hanno nelle zampette posteriori, e che è l'unica loro fonte di proteine, perciò detto “il pane delle api”), o le resine, da cui produrranno la propoli, o l'acqua. Rientrate nell'alveare, le api rigurgitano il nettare trasportato nell'ingluvie, che, a contatto con le loro secrezioni salivari, diventa miele. Esso deve essere disidratato, per assicurarne la conservazione, a tal scopo le api adottano una tecnica tutta particolare: le bottinatrici lo depongono in strati sottili sulla parete delle cellette e le ventilatrici, sbattendo le ali, provocano una corrente d'aria che fa evaporare l'acqua; quando questa si riduce al 17-22%, il miele è pronto per essere immagazzinato in altre cellette che, una volta piene, saranno opercolate, cioè sigillate.
UN INSETTO SIMBOLICO E PROFETICO IN LEGGENDE, MITI E RELIGIONI Che pomeriggio incredibile! Un semplice relax all'aria aperta si è trasformato in un concentrato di idee e riflessioni e che pace respiravo! Poi ancora mi venivano in
rituali degli uomini. Ancora altre immagini: la regina che non tocca mai terra; il volo nunziale che può avvenire solo in pieno sole; la fecondazione da parte del fuco che vola più in alto degli altri; la deposizione delle uova in senso circolare, spiraliforme, quasi fosse una creazione! L'ape è proprio l'essere solare per eccellenza, per questo suo rapporto esclusivo con la luce e il calore, rappresentato, quest'ultimo, persino dal suo veleno! Impossibile non collegarla con l'Essere Solare che, con amore infinito, si è legato all'evoluzione della nostra Terra, il Cristo, del quale l'ape ricorda lo spirito di sacrificio, di abnegazione e di fratellanza!
SUI TERRAZZI PICCOLE OASI DI BIODIVERSITÀ Per un attimo ho socchiuso gli occhi; ero piacevolmente immersa in questi miei pensieri, quando all'improvviso mi è venuta in mente la frase attribuita ad Albert Einstein (ma di cui si ignora la vera origine) : “Se le api si estinguessero, all'uomo resterebbero soltanto quattro anni di vita!”. Ho avvertito un brivido di freddo lungo tutta la schiena, mi sono guardata intorno: il Sole era stato coperto da nuvoloni e alla tiepida brezza del pomeriggio si era sostituito un vento abbastanza fresco. Strano, ho avvertito questo cambiamento climatico proprio sulla frase di Einstein... Si stava avvicinando un temporale, così decisi di rientrare a casa; ma quel brivido...mi aveva proprio infastidito! Quasi volesse raffreddare il calore che mi aveva riempito, guardando e pensando alle api! Intanto pensavo ad alcuni articoli letti, riguardanti la moria delle api e lo spopolamento degli alveari, il CCD (Colony Collapse Disorder), dovuti a inquinamento elettromagnetico, mutamenti climatici, varroa (un acaro che si riproduce attaccandosi all'ape e succhiandone l'emolinfa), uso indiscriminato di pesticidi e altre cause non ben identificate. Avevo guardato anche video molto interessanti su You Tube, per esempio riguardanti la “concia dei semi”: specialmente il mais, ma anche vigneti e frutteti, che venivano irrorati con antiparassitari a base di neonicotinoidi, terribili veleni per le cellule nervose degli insetti, da qualche anno vietati in Italia. Intanto, arrivata alla macchina, mi era venuta un'idea per aiutare queste preziose creature: passare da un vivaio a comperare delle piante fiorite (non trattate con pesticidi!) e metterle sul mio terrazzo, per creare, così, una piccola oasi ristoratrice e, magari, esortare gli amici a fare altrettanto. No, il freddo non lo avvertivo più, mi era tornato il sorriso: ora sapevo cosa fare per queste preziose amiche! Fra terrazzi, balconi e davanzali, chissà se riusciamo a creare una rete di piccole oasi di biodiversità nel deserto cementato delle nostre città! ■
Riferimenti bibliografici: Rudolf Steiner: “Le api” - Editrice Antroposofica Milano; Udo Renzenbrink:”Dieta contro il cancro” - Natura e Cultura Editrice; Jakob Streit: “Martino e le api” - Filadelfia Editore; Giuseppe Leonelli : “Le api e l'uomo” - lezioni a cura dell'Associazione per l'Agricoltura Biodinamica; Appunti degli incontri con il Gruppo Farmacisti in ArteMedica.
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mente tanti altri piccoli ricordi sulle api e tantissime associazioni di idee, per esempio che l'ape è stata, fin dall'antichità, un insetto simbolico o profetico in leggende, miti e religioni. Ancora oggi si tramanda una leggenda che racconta di una bimba, al suo quinto giorno di vita, verso la fine del 1300, che dormiva dentro una cesta, sotto un albero, mentre i suoi genitori erano nei campi, intenti a mietere. Un contadino si ferì con la falce ed abbandonò il lavoro per farsi medicare; passando davanti alla piccola, vide delle api intorno alla cesta e notò che alcune le entravano ed uscivano dalla bocca: con la mano ferita, tentò di allontanarle. In realtà le api non punsero la piccola, ma le depositarono in bocca del miele e, toccando la ferita del contadino, la guarirono miracolosamente. Il contadino pensò di trovarsi davanti ad una figura importante: proprio così! La bambina, infatti, divenne Santa Rita, “l'avvocatessa dei casi difficili”. Anche un altro bimbo (siamo nel 339) durante il giorno, mentre dormiva nelle sua culla, fu improvvisamente circondato da uno sciame d'api che si posarono sul suo viso, entrando ed uscendo dalla sua bocca aperta. Il bimbo non si svegliò ma sopraggiunse il padre che, dopo un iniziale momento di panico e sbigottimento, ritenendolo un fatto prodigioso, proibì alla domestica di scacciare le api e presagì qualcosa di grande per il suo figliolo, Ambrogio. Egli divenne governatore, vescovo, scrittore e protettore dei poveri; dopo la sua morte fu canonizzato. In ricordo della leggenda, Sant'Ambrogio, oltre ad essere protettore di Milano e della Lombardia, è considerato il patrono delle api, degli apicoltori e dei fabbricanti di cera. Ancor molto tempo prima (siamo nel 70 a.C.), anche sulla bocca di Virgilio, ancora bambino, si racconta che si fossero posate le api ed anche questo fu un segno profetico: infatti egli divenne il più grande poeta dell'antichità, il più amato in Europa, fin oltre il medio evo, il maestro, il mago, considerato, nel mondo cristiano, come colui che aveva addirittura preannunciato la venuta del Cristo in uno dei suoi poemi. Egli è forse, tra gli autori dell'antichità, quello che con più intensità ha posto attenzione al mondo delle api, dedicando loro tutta la quarta delle sue “Georgiche”. Leggendo Virgilio possiamo farci un'idea di come gli antichi vedevano l'elemento spirituale al di là della fisicità dell'insetto, di come hanno concepito questo essere e il suo legame con l'uomo. Emerge che l'ape è un essere che riceve dagli Dei doni speciali; li riceve per gratitudine: Giove, da piccolo, fu nascosto in una grotta e nutrito con miele, all'insaputa del padre, che altrimenti lo avrebbe divorato. Egli, per riconoscenza nei confronti delle api, per avergli salvato la vita, fece loro il dono della partecipazione alla mente divina. Per questo, per esempio, il loro sciamare o il loro comportamento vennero considerati delle profezie sulle qualità spi-
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MEDICINA ANTROPOSOFICA FRA TRADIZIONE E MODERNITÀ di Luca Sermoneta Con l’aiuto di contributi di esperti autorevoli nel campo delle medicine complementari, desideriamo portare a conoscenza, sia degli specialisti che del pubblico più ampio, il contributo che la conoscenza antroposofica dell’uomo può offrire alla comprensione delle meDr. Sermoneta todiche intuitive tramandate dalle culture tradizionali, così come di quelle derivate dalle interessanti scoperte empiriche della moderna ricerca scientifica. Per gettare questo ponte ci permettiamo dunque di accompagnare i testi tratti dalla letteratura contemporanea con un breve commento di approfondimento, al quale il lettore può far seguire un dialogo su questi temi contattandone l’autore presso il centro Arte Medica di Milano. Iniziamo con un breve stralcio di un’intervista di Wolfgang Weirauch a Volker Fintelmann, medico antroposofo di grande esperienza in medicina convenzionale e complementare. Intervista tratta da FH115 (liberamente tradotta).
ORGANI E ORGANISMO W.W. Cos’è l’organo come unità funzionale, dal punto di vista della scienza naturale? V.Fintelmann. In medicina qualifichiamo l’organo come struttura istologica in sé conchiusa, che nella maggior parte dei casi si distingue per avere un tessuto cellulare inconfondibile. Ogni studente di medicina deve frequentare un cosiddetto corso di istologia, dove tra l’altro apprende come si presentino un tipico tessuto del fegato, del rene o del cervello. Da una parte abbiamo quindi la particolarità della conformazione tessutale, dall’altra la funzione relativa, che un tale organo svolge per l’intero organismo. Distinguo sempre volentieri tra il vero e proprio organo e il sistema organico; infatti difficilmente si può qualificare un muscolo come organo, poiché in questo caso si tratta effettivamente di un sistema organico. La muscolatura nel suo insieme ha la caratteristica di un organo. D’altra parte, alla maggior parte dei medici riesce difficile considerare il sangue come un organo; tuttavia è un organo. Da ciò si può comprendere che non è necessariamente dato un confine rigidamente definito tra organo e tessuto.
Queste semplici considerazioni ci conducono gradualmente ad una visione più dinamica degli organi, che corrisponde più fedelmente alla realtà di quella puramente strutturale-anatomica, assunta come criterio di base per la comprensione dell’organismo: cercare di dedurre la funzione dallo studio dei dettagli strutturali, così come viene fatto, ed in tal caso con ragione, per una macchina, che viene concepita e realizzata dall’assemblaggio delle sue parti. Ma nessun organismo vivente trae la sua origine da un assemblaggio di pezzi, bensì deriva dalla progressiva differenziazione di una struttura iniziale di partenza, la più piccola nella quale si manifesti la vita (così potremmo caratterizzare la cellula, che non è per nulla semplice!), in una ancor più complessa, dove le differenti funzioni vitali (ecco le vere “unità funzionali”, processi, non strutture!), già preesistenti nella struttura di partenza, conformano la struttura organica necessaria al loro compito nell’organismo. Il caso del sangue è esemplare – anzi estremo –, infatti questo liquido considerato soltanto come il componente passivo della circolazione, non si altera solo se resta in continuo stato dinamico, ed inizia in realtà il suo movimento durante lo sviluppo embrionale prima della formazione del cuore: esso avrà luogo nel punto di convergenza di movimenti fluidi spontanei dei liquidi tessutali, movimenti che anche nell’organismo pienamente sviluppato rendono ragione del flusso sanguigno nei microscopici capillari, dove la forza esercitata dalla pompa cardiaca sarebbe del tutto insufficiente a superarne l’enorme resistenza. W.W. Sarebbe meglio distinguere tra organo e tessuto? V. Fintelmann. Si potrebbe, ma anche questo è difficile, poiché ad esempio in relazione al fegato si parla del suo tessuto. Quando eseguo una punzione del fegato, prelevo tessuto del fegato. Quando si parla di tessuti, si parla più propriamente di ciò che si è differenziato in modo specifico rispetto al tessuto embrionale originario, il quale resta ancora assai indifferenziato.
Tutti i tessuti dell’organismo traggono origine da tre strati di tessuti embrionali, ai quali corrispondono nello sviluppo successivo non particolari strutture anatomiche, quanto piuttosto tre ambiti funzionali distinti: la capacità di percepire e reagire all’ambiente interno ed esterno, la possibilità di sostegno e movimento sia per il trasporto interno che nel-
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© Goetheanum, foto: Charlotte Fischer
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Goetheanum, Dornach/Svizzera
l’ambiente, le funzioni nutritive nel senso più ampio del termine per l’elaborazione delle sostanze nelle sue diverse forme: assimilazione, secrezione, escrezione. Ancora una volta l’osservazione fedele dei fenomeni biologici mostra come per l’organismo il principio funzionale stia appunto “al principio” del suo sviluppo, ed altrettanto accade in qualunque processo di guarigione, quando l’organismo deve ri-generarsi, da cui la necessità, per una terapia efficace, di stimolare i processi vitali anziché sostituirsi ad essi. W.W. E quale sarebbe un concetto antroposofico dell’organo? V. Fintelmann. I concetti scientifico-naturali ne sono il fondamento, in quanto noi medici antroposofi ci portiamo concetti e rappresentazioni delle scienze naturali. A ciò si aggiunge però il significato degli organi, ad esempio chiedendosi in che misura un organo sia al servizio dell’anima in un senso specifico, ed in che modo ancor più specifico sia al servizio dell’Io. Ovvero: in che senso l’io necessita del polmone, rene, fegato o cuore? Lo stesso vale per la loro funzione animica.
Allo sguardo scevro da preconcetti e modelli ma aderente ai fenomeni, come inaugurato dagli studi naturalistici di J.W.Goethe, e che può condurre alla loro riscoperta come accennato in precedenza, la conoscenza antroposofica dell’uomo aggiunge l’esplorazione della loro relazione con altri fenomeni altrettanto reali ed essenziali per l’essere umano: quelli che si svolgono nella sua vita interiore, nella sfera della coscienza nei suoi diversi stati e risvolti, ad esempio di sonno o veglia, di sensazione od intenzione, di sentimento o concetto, solo per citarne alcuni. Così come l’organismo umano, considerato con sacra venerazione dalle culture antiche come il tempio di Dio, si presenta in modo estremamente complesso, altrettanto si può certamente affermare del tempio della coscienza nell’interiorità umana, che nei suoi molteplici aspetti è in relazione con l’intero organismo, e non con il solo sistema nervoso; ne parlano diffusamente le medicine tradizionali, ma non solo: la moderna ricerca scientifica parla di psico-neuro-immuno-endocrinologia nel tentativo di districarsi tra fenomeni tanto complessi, che dimostrano come tutto in medicina sia da riscoprire alla luce della relazione tra psiche e soma, ovvero del misterioso nesso tra anima e corpo.
W.W. Che cos’è in confronto a questo un organismo? V. Fintelmann. Un organismo è l’unione e la collaborazione tra tutti gli organi e tessuti organici che gli appartengono, ma non solo al semplice livello fisico-corporeo, bensì per il fatto che oltre a ciò nell’uomo si trovano anche un organismo liquido, una specie di organismo aereo e di luce, ed un inequivocabile organismo di calore. Ciò nonostante abbiamo l’abitudine di chiamare questi organismi organizzazioni, a differenza del concetto di organismo. La differenza non è del tutto senza importanza, poiché l’espressione organismo è quella che si riferisce alla totalità. La totalità della corporeità sarebbe per me la massima espressione del concetto di organismo.
Nelle culture tradizionali occidentali, da quella greco-romana in avanti, si distinguono in natura quattro forze fondamentali o quattro elementi: terra, acqua, aria e fuoco, ai quali far risalire i processi osservati nel mondo organico ed inorganico. La medicina antroposofica li riprende come principi interpretativi della fisiologia globale dell’organismo, corrispondenti ai principali sistemi organici che mantengono l’integrità di quell’insieme compiuto di funzioni che costituisce il microcosmo interno dell’organismo (fegato, rene, cuore e polmoni, ma intesi nell’accezione più ampia delle funzioni di cui sono l’espressione anatomica). Si tratta dunque nel senso più profondo di una medicina olistica, così come lo sono tutte le moderne tecniche di medicina complementare che vedono il loro fondamento nella regolazione del terreno biologico, identificabile a livello dei tessuti corporei di cui accennato all’inizio nella matrice mesenchimale, ovvero l’ambiente organico in cui sono immerse le singole cellule specializzate, nel quale devono aver luogo punto per punto ed istante per istante tutte le funzioni vitali rappresentate a livello macroscopico dagli organi menzionati: in breve scambi circolatori e respiratori, assimilazione ed eliminazione di sostanze. In proposito porteremo più avanti esempi concreti sia nel loro aspetto organico che psicologico, con le loro applicazioni cliniche e pedagogiche. ■ Dr. Luca Sermoneta, formazione in medicina e pedagogia antroposofica, medicina funzionale e biologico-regolativa. sermoluca@bluewin.ch; Centro Artemedica, tel. 026711621
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UNA VIA LUNGA
VERSO LA LIBERTÀ
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uu Kyi è una figura simbolica della resistenza non violenta in Birmania; per 15 anni è stata in prigione o agli arresti domiciliari. In quel periodo non aveva il diritto né di viaggiare, né di ricevere ospiti e non poteva comunicare con nessuno senza previa autorizzazione e verifica della censura. Ma ella ha una missione. La sua biografia riassume il tragico destino di tutto un popolo, rispecchia la sofferenza e la speranza
AUNG SAN SUU KYI È UNA DONNA CON UNA PAZIENZA ILLIMITATA, UN AMMIREVOLE CORAGGIO E UNA STOICA TENACIA. E QUESTO IN UNA SITUAZIONE, FINO A POCO TEMPO FA, SENZA ALCUNA SPERANZA IN BIRMANIA, LA SUA PATRIA. A PASQUA È USCITO “THE LADY”, UN FILM APPASSIONANTE DI LUC BESSON SULLA VITA DI AUNG SAN SUU KYI. CHI È QUELLA DONNA MINUTA CON UN GRAZIOSO SORRISO E UN FIORE NEI CAPPELLI?
di libertà, democrazia e autodeterminazione. Da più di 50 anni quel popolo è schiavizzato da un’impietosa dittatura militare. Da quel paese quasi completamente isolato ci giungevano, fino a poco tempo fa, solo brevi e terribili comunicazioni simili a quelle di tante altre dittature: notizie di oppressioni di minoranze etniche e di repressione di ogni aspirazione alla libertà. Infine, nel 2011, l’esercito ha rotto la tregua concordata con la “Kachin Indipendence Army”, un gruppo di dissidenti che esisteva da 52
UN PERCORSO OSTACOLATO Myannar, una ex colonia britannica con il nome oggi ancora usato di Burma (Birmania in Italiano) ha una superficie almeno il doppio di quella dell’Italia con circa 54 milioni di abitanti. Economicamente il paese è sull’orlo del precipizio, fa parte dei paesi più poveri del mondo. A causa delle terribili sanzioni internazionali, l’attività commerciale può solo passare attraverso i trafficanti cinesi e tailandesi. La storia di questo paese, multietnico e dalla forte impronta buddista, è il doloroso cammino moderno di un popolo che dall’oppressione e lo sfruttamento coloniale inglese cerca di conquistarsi la democrazia, l’autodeterminazione e la libertà. È un cammino molto lungo, ma c’è una costante, esiste una compagna di viaggio, coraggiosa e fedele al suo popolo e ai suoi principi. Suu Kyi non ha mai smesso di lottare in favore della democrazia per il popolo birmano. Sfida ogni ostacolo per affermare i fondamentali valori di libertà e non violenza. Contro la rigidità dei vecchi militari, ella oppone una visione femminile di uguaglianza, di dignità e di una forza che poggia su qualità di bontà e di etica. Con lei l’oppressore deve misurarsi con la sua volontà di riconciliazione. Questa donna è autentica e credibile.
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anni. L’esercito attaccava semplici contadini nei villaggi commettendo atrocità fra la popolazione civile. I racconti sconvolgenti di coraggiosi giornalisti raramente riuscivano a richiamare l’attenzione internazionale. Neanche davanti ai monaci il brutale regime si era fermato. Nel 2007 una pacifica dimostrazione contro la scarsità del carburante era degenerata in un’esplosione di rabbia della popolazione contro l’oppressivo regime dispotico. La dimostrazione era sfuggita di mano, venne brutalmente repressa e finì in un bagno di sangue. Il mondo prese coscienza di questa catastrofe. Vennero applicate sanzioni economiche. Dopo il devastante uragano Nargis e le inondazioni del delta Irrawaddy che, nel maggio del 2008, hanno provocato circa 140.000 morti e spinti 2,4 milioni di persone nella miseria e nella disperazione – tra cui più di un milione di senza tetto – il regime ha rifiutato con sconvolgente arroganza l’aiuto umanitario internazionale. Solo con reticenza il regime ha successivamente ceduto consentendo l’aiuto esterno. A causa degli abusi, dei crimini e del sistematico ricorso alla violenza contro la popolazione civile, il regime militare venne messo sotto accusa dalla Corte Internazionale.
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LA STORIA DI QUESTO PAESE, MULTIETNICO E DALLA FORTE IMPRONTA BUDDISTA, È IL DOLOROSO CAMMINO MODERNO DI UN POPOLO CHE DALL’OPPRESSIONE E LO SFRUTTAMENTO COLONIALE INGLESE CERCA DI CONQUISTARSI LA DEMOCRAZIA, L’AUTODETERMINAZIONE E LA LIBERTÀ.
UNA NUOVA PRIMAVERA Oggi i media riprendono a parlare di lei e della sua prospettiva. Nel 2010 il regime ha messo in scena delle elezioni, manovrando in modo da portare ufficialmente la giunta militare a formare un governo che si propone di avviare alcune modestissime riforme. È ragionevole essere scettici considerando che il generale Thein Sein ha scambiato la sua divisa con un abito per farsi chiamare presidente, sottointeso di uno stato civile. Tuttavia, da allora esiste la speranza di un pacifico cambiamento. Nel marzo del 2010 Suu Kyi venne liberata dagli arresti domiciliari. Subito dopo riprese le sue attività politiche; ora può muoversi liberamente e insieme al suo partito si è conquistata, nell’aprile del 2012, una grandiosa vittoria eletto-
rale. Ella stessa ha preso il 90% dei voti nel suo distretto elettorale, la NLD ha ottenuto 42 seggi su 45: una vittoria oltre i più arditi prognostici. È un trionfo del popolo, disse Suu Kyi in un’intervista televisiva e aggiunse che sperava essere all’inizio di una nuova era. Ad ogni modo ridimensionò sensibilmente le aspettative, quando un giornalista le fece la domanda su come valutava il trionfo elettorale su una scala di democratizzazione che va da 1 a 10.Rispose 1! La battaglia elettorale l’ha portata ad un’estrema stanchezza, al limite delle sue forze per cui nella fase finale ha dovuto ritirarsi per qualche giorno. Dovunque Suu Kyi appare, la gente reagisce con riverenza, si dimostra commossa e euforica. Molti portano la T-Shirt con il suo ritratto e agitano bandierine del suo partito. Solo due anni fa sarebbero finiti in prigione solo per il fatto di avere una sua immagine. È inimmaginabile, ma girano articoli dei suoi fan sulla “Lady”, poster, etichette e adesivi con immagini di devozione. In passato nessuno avrebbe avuto il coraggio di parlare apertamente di politica, ovunque le spie erano in agguato. Adesso sono di nuovo aperte le porte della sede del partito NLD, sul tetto sventola la bandiera del partito: rossa con stelle e un pavone all’attacco, simbolo nazionale della Birmania. “La paura è svanita perché viene la Lady” è il titolo di un articolo apparso sullo Spiegel. Si parla della “Primavera Birmana” in riferimento alla campagna elettorale. Nei paesi occidentali si comincia a parlare di alleggerimento delle sanzioni economiche che sono in atto dagli anni ‘90, per aiutare il paese a rimettersi in piedi, e riaccogliere il paese nella comunità internazionale.
FORZE DALLA SAGGEZZA BUDDISTA Dove sta il segreto di questa donna che nel suo paese viene venerata come una Dea e in Occidente viene osannata come un campione della democrazia? Il documentario The Lady, di Luc Besson, mostra uno scenario molto commovente che rispecchia fedelmente la realtà: nell’aprile del 1989 durante una campagna elettorale, soldati posizionati in una formazione, con l’ordine di sparare su Suu Kyi e i membri del suo partito. Lei avanza sola con lo sguardo sicuro e il passo diretto verso il plotone dei soldati. Il film mostra in modo impressionante i volti disperati dei soldati che hanno ricevuto l’ordine di sparare. In riferimento a quella scena, Suu Kyi più tardi avrebbe detto: “Sembrava più facile offrire loro un solo bersaglio.“ L’ordine di sparare venne fermato all’ultimo momento da un ufficiale di grado superiore. “Siamo semplicemente passati nei ranghi dei soldati tra cui alcuni erano inginocchiati e palesemente sconvolti, stavano mormorando“, ricorda Suu Kyi. Successivamente fallì anche un secondo attentato. Era scampata a un attacco minuziosamente pianificato nel 2003 durante una campagna elettorale grazie all’abilità e il coraggio del suo autista. Non c’è alcun dubbio sulla matrice del complotto, dato che il generale che ne era responsabile ammise che quell’azione fu un’idea sua. Tuttavia più di 70 membri del partito vi persero la vita. Dopo il secondo attentato Suu Kyi ha passato più di 7 anni
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Suu Kyi è nata nel 1945 a Ragun, figlia del leggendario combattente indipendentista, Aung San che fu assassinato nel 1947 da un oppositore politico durante una seduta del consiglio dei ministri. La Birmania era un gioiello dell’Impero Britannico. Aung San era generale nell’Armata di liberazione Birmana, alleata del Giappone nella seconda guerra mondiale. Egli condusse con successo la resistenza contro l’occupazione britannica. Sua figlia era cresciuta senza padre a Rangun. All’età di 15 anni Suu Kyi si trasferì in India al seguito della madre (nominata ambasciatrice per quel paese) e lì visse in un ambiente di élite politica. Studiò scienze politiche a Dehli, poi si laureò in filosofia e scienze politiche ad Oxford. Proseguì per due anni uno studio accademico a New York, dove visse allora U Thant, un amico birmano che fu segretario generale dell’ONU. Dopo il suo ritorno in Inghilterra si sposò con Michael Aris, un compagno universitario. Vissero una vita abbastanza tranquilla con i loro due figli maschi. Tuttavia Suu Kyi passò un certo tempo in Giappone sulle orme del padre che vi aveva studiato. Ebbe una borsa di studio a Kioto e divenne segretaria delle Nazioni Unite a New York, infine fu segretario della National League for Democracy (NLD). Nel 1988 fu nominata presidente del partito NLD e nelle elezioni del 1990 il suo partito ottenne l’82 per cento dei seggi. La volontà del popolo aveva deciso, ma la giunta militare si rifiutò di riconoscere il trionfo della democrazia. Con questo risultato elettorale, quale capo dello stato, ella avrebbe dovuto sconfiggere il regime militare, invece fu messa agli arresti domiciliari: lei, la “Lady”, come viene chiamata amorevolmente nella sua patria, l’oppositrice politica per la sua dignitosa emanazione, per la sua delicata e nobile statura, il suo modo elegante di vestire e il fiore che porta sempre tra i capelli. I tratti del suo volto sono caratterizzati da un sorriso incoraggiante e un umorismo che è sempre riuscita a mantenere. Con questi modi ella fa pensare al Dalai Lama. Nel 1999 suo marito morì di cancro in Inghilterra, dopo che gli era stato negato il diritto di raggiungere la moglie. Suu Kyi avrebbe potuto lasciare il suo paese, ma senza possibilità di ritorno. Dopo essersi consultata col marito, lei si decise in favore del suo popolo: egli non avrebbe mai messo in questione la decisione della moglie di rimanere col proprio popolo. Sono anni che non vede i suoi figli che sono rimasti in Inghilterra.
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agli arresti domiciliari. Con il suo ritorno in “L’OSCURITÀ DEL MONDO INTERO NON pubblico e grazie alla grande forza e calma È IN GRADO DI INGHIOTTIRE IL PIÙ che emanava, si cominciò a fare delle riflessioni sulla sua entità. Non sembrava essere PICCOLO RAGGIO DI LUCE, PERCHÉ invecchiata, esternamente era rimasta quasi L’OSCURITÀ NON È ALTRO CHE uguale, non piegata nella sua volontà in favore ASSENZA DI LUCE. MA UNA PICCOLA della libertà, con la stessa amichevole serenità ella sembra irraggiare da una dimensione LUCE NON PUÒ RISCHIARARE quasi soprasensibile. Peter Popham scrive L’ENORME CUPOLA DEL SINISTRO BUIO nella sua biografia La Lady e il Pavone che ella CHE REGNA INTORNO A NOI. non era solo invincibile alle pallottole e alle bastonate, ma che aveva ovviamente bevuto l’elisir della vita. “Simili esagerazioni possono essere utili per indurci ad andare oltre e farci delle domande”. Il libro Aung San Suu Kyi: Il cammino verso la libertà getta un profondo sguardo nel Buddismo moderno. Suu Kyi dice che non era mai caduta nella tentazione di odiare i suoi avversari. Se l’avessi fatto, così dice lei, sarei stata abbandonata a loro. “Se io dovessi odiare quelli che mi hanno tenuta prigioniera, mi sarei portata al fallimento con le mie proprie mani“. Alla domanda su cosa si aspetta dal futuro del nostro pianeta, e se ha ancora un po’ di speranze per l’umanità, risponde: “Sì, io coltivo speranza per l’umanità, perché faccio qualcosa. Tento di dare il mio contributo per fare della terra un luogo migliore, e quindi devo sperare. Sono convinta che ci sono tanti esseri umani che si impegnano con tutte le loro forze per migliorare il mondo. Intendo persone semplici che hanno ancora un senso del dovere, che è un concetto che nel sembra essere fuori moda, un senso del dovere nei confronti dell’umanità e dell’ambiente in cui si vive“. Quel leitmotiv della sua vita diventa ancora più chiaro quando si legge il suo saggio Sulla via di un autentica salvezza. “L’oscurità del mondo intero non è in grado di inghiottire il più piccolo raggio di luce, perché l’oscurità non è altro che assenza di luce. Ma una piccola luce non può rischiarare l’enorme cupola del sinistro buio che regna intorno a noi. La luce deve crescere”. Per lei luce significa anche vedere le cose che non si vuole vedere.
È NATO UN MITO Già molti anni fa nel suo paese era nato un mito intorno a lei. Ella sarebbe più di un essere umano, forse è un Bodhisatva, un Budda vivente, nata per salvare il popolo dalla disperazione. È nato un mito della salvezza. Viene confermato da leggende che raccontano che in tutto il paese statue del Budda versano lacrime dalla sinistra del petto. Ciò viene percepito come una prova della dimensione soprasensibile della sua esistenza, dato che la parte sinistra del petto piange di compassione e, nella credenza popolare, questo è il simbolo del principio femminile. Così è destinata a fare il proprio cammino. La stima e l’apprezzamento internazionali di questa donna non sono di ordine minore rispetto alla credenza popolare nel suo paese. Ella si è impressa nella coscienza del mondo occidentale come una sorta di santa della politica. I critici non trovano argomenti convincenti contro di lei. Forse non è una brutta idea accettare semplicemente che questa donna sia una personalità eccezionale. Ci fa bene sapere che fra di noi esiste un tale essere umano. ■