Artemedica n.10

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ARTEMEDICA • ANTROPOSOFIA OGGI • NEWSLETTER TRIMESTRALE • NUMERO 10 • ESTATE 2008 • 8,00 EURO POSTE ITALIANE S.P.A - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE DL 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N.46) ART.1, COMMA I, DCB MILANO

Femminilità e spiritualità Quale contributo occorre allo sviluppo odierno della consapevolezza? Manicheismo: il Cristianesimo dimenticato del cuore Intervista a R. van Vliet su bene e male e autentico Cristianesimo

L’aspetto terapeutico della Parola cosmica L’efficacia dell’euritmia terapeutica spiegata dalle terapiste del Goetheanum

per non perdere neanche un numero della Newsletter

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Indice 3 Editoriale 4 Focus Femminilità e spiritualità di Susan Andersen

10 Ispirazione e composizione nei Vangeli tratto da Emil Bock

Newsletter Artemedica Antroposofia Oggi n.10 Estate 2008 Iscritta al tribunale di Milano al n. 773 registro stampa, il 12.10.2005

13 Il futuro dell’antroposofia in Italia

Direttore responsabile Luisa Abbà

15 Indirizzi e notizie dal movimento antroposofico

Direzione culturale Paulette e Giovanni Prouse

16 Antropologia del linguaggio

Coordinatore progetto Davide Colombi

18 Iscador aiuta anche l’animale

Redazione Anna Chiello

22 Manicheismo: il Cristianesimo dimenticato del cuore

Traduzioni Giuseppina Quattrocchi Teresa Buccheri

25 La parola ai lettori

Progetto grafico Bruno Laurenti - Ellemme Hanno collaborato Susan Andersen Giovanna Chiantelli Claudio Elli Francesca Ghelfi Sebastian Jüngel Frank Meyer Luisa Petrelli Giovanni Prouse Paulette Prouse Thomas Senne

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Tiratura 6000 copie

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Distribuzione 4000 copie abbonati 2000 copie distribuite presso i maggiori centri, scuole e associazioni di antroposofia, negozi biologici, erboristerie, centri artistici e ricreativi. Stampatore Abbiati - Via Padova 5 - Milano

EDITRICE NOVALIS Via Angera 3 (angolo Belgirate 15) 20125 Milano tel. 02 66984677 - fax 02 67116222 www.librerianovalis.it Redazione annachiello@artemedica.it

Gruppo giovani antroposofi in Italia

14 Dal mito alla coscienza immaginativa di Giovanna Chiantelli

a cura di Francesca Ghelfi di Frank Meyer e Claudio Elli intervista a Roland van Vliet

26 L’attenzione come cambia il nostro cervello? di Frank Meyer

28 L’aspetto terapeutico della Parola cosmica: l’euritmia terapeutica di Sebastian Jüngel

31 Kore: insieme per il dono dell’educazione di Luisa Petrelli

32 Editrice Novalis: presentazioni 34 Antroposofia nel Mondo Pedagogia Waldorf, nuove tecnologie e spiritualità intervista a Arie Ben-David

38 Piccoli annunci


Editoriale maschile. Egli conterrà in sé molte altre caratteristiche che oggi non potrebbero ancora coabitare in un solo essere umano. È un concetto che nel contesto antroposofico trova un terreno fertile per una discussione costruttiva e rivolta al futuro. Resta inoltre aperto il capitolo sul significato dell’omosessualità, sul quale Steiner ci ha lasciato soli, abbandonati alle nostre riflessioni personali. Non certo perché non avesse nulla da dire in merito, ma egli sosteneva che la sessualità era uno degli argomenti su cui non poteva esprimersi liberamente, perché l’umanità non era ancora pronta. E quindi non abbiamo solo il diritto di riflettere sul contenuto dell’antroposofia, ma abbiamo anche il dovere di interpretarlo e di aggiungere qualcosa che risulta dal nostro vissuto e riflette le nostre esperienze, in modo da permettere all’insegnamento di Steiner di continuare la sua profonda azione sull’evoluzione umana, capace di attualizzarsi e di adattarsi anche alle esigenze postmoderne, altrimenti sarebbe un dogma che equivarrebbe a una prigione del pensiero. Un altro argomento molto attuale è la comprensione del bene e del male. L’articolo sul Manicheismo porta alla luce l’esistenza di un antichissimo movimento che risale agli albori del Cristianesimo che si era diffuso in Cina, in Persia e in Occidente. Ha subito pesanti persecuzioni sia in Persia che in Occidente. Non poteva piacere ai potenti questo linguaggio futuristico sul bene e il male, ossia su un mondo di luce

e un mondo di ombra i quali stanno in un reciproco rapporto primordiale quasi a sentirsi indispensabili l’uno all’altro. È, in effetti, una teoria molto scomoda perché non si può più puntare il dito sull’altro, ma si deve cominciare da se stessi. Mani, il grande iniziato e fondatore del Manicheismo, è il maestro del cuore che redime il male con l’amore. Sapeva già allora come trasformarsi e inserirsi in varie culture e contesti religiosi, come in Persia ha saputo penetrare nello Zoroastrismo, in Cina nella corte dell’imperatore e in Occidente nel cuore del Cristianesimo. In questo senso ha dimostrato di essere un precursore dei nostri tempi, uno spirito adatto all’epoca della mondializzazione e dell’anima cosciente. L’olandese Roland Van Vliet nel suo libro sul Manicheismo ha fatto un’approfondita ricerca basandosi prevalentemente sul codice di Mani ritrovato nel 1969 a Colonia. La redazione vi augura una buona estate, col piacere di ritrovarci a settembre.

APPUNTAMENTI AL CENTRO ARTE MEDICA A ottobre inizieranno i seminari propedeutici alla scuola di formazione professionale di “Arte della parola a indirizzo igienico e terapeutico” a cura di Francesca Ghelfi - Per informazioni: Centro Artemedica, tel. 02 67116249, www.artemedica.it; Francesca Ghelfi, tel. 02 70602283 A settembre riprenderanno i nostri corsi: Ogni lunedì alle ore 21, gruppo di canto corale a cura di Angelika Spielberger. Ogni martedì dalle 10.15 alle 11.45, gruppo di recitazione guidato da Giuliana Tavoni. Ogni primo e terzo lunedì del mese, a partire dal 15 settembre alle ore 12.30, gruppo Novalis: Claudio Elli guiderà lo studio sul testo di Sergej O. Prokofieff Antroposofia e Filosofia della libertà. Per informazioni e iscrizioni ai corsi, segreteria Centro Artemedica, via Belgirate 15, Milano, tel. 02 6711621. Incontri, seminari e altri appuntamenti per l'autunno saranno definiti nel corso dell'estate.

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Il focus di questo numero estivo verte sul contributo dell’“essere donna” allo sviluppo dell’anima cosciente. Susan Andersen, arte terapista e scrittrice, è del parere che esistono specifiche qualità sulla via verso lo spirito dell’elemento femminile che sono della massima importanza. Sono sì qualità femminili ma non esclusivamente legate alla donna, poiché anche gli uomini hanno in loro un elemento femminile, così come le donne hanno in loro un elemento maschile. Rudolf Steiner ha spesso ripetuto che, nel corso delle nostre successive incarnazioni, alterniamo la nostra identità sessuale con una certa regolarità e che inoltre gli uomini hanno un corpo eterico femminile, mentre il corpo eterico delle donne è maschile. Sono affermazioni che dovrebbero togliere ogni illusione o discriminazione per il fatto di essere un uomo o una donna. Non sono necessariamente facoltà che provengono dal movimento femminista con le sue lotte politiche per la conquista di valori genericamente umani. Qui si tratta di un progressivo superamento della spaccatura degli esseri umani fra uomini e donne, della vittoria sulla separazione dei sessi, in quanto tale separazione viene accettata, come ogni differenza e individualismo, perché porta creatività che si espande, immettendo i suoi frutti che contribuiscono alla costruzione di questa grandiosa opera d’arte che sarà l’essere umano di domani, ossia l’uomo inteso come “Mensch”, che avrà superato le sue unilateralità e porterà in sé sia l’elemento femminile che quello

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Femminilità e spiritualità Quale contributo femminile occorre allo sviluppo odierno della consapevolezza?

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di Susan Andersen tratto da Info3, gennaio 2008

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“Baciami”, disse la rana “e smettila, una buona volta, di vedere in me un principe”. La principessa obbedì, le divenne simile e insieme sparirono per sempre nel pozzo freddo. Ah, sì, giusto: è completamente sbagliato! Tuttavia non è degno di nota che, di fatto, questa fiaba venga ricordata dai più come se un bacio bastasse per procurare la liberazione? Eh, ci piacerebbe! Io mi chiedo a che versione daremo retta noi donne, con le nostre azioni, in un’epoca apparentemente emancipata. Come la principessa e la rana possono venire interpretate quali simboli di differenti livelli sessuali, interpersonali e psicologicoevolutivi, così io posso vederci anche le componenti maschili e femminili dell’evoluzione della consapevolezza. Anche se in misura differente, ogni essere umano racchiude in sé ambedue. Quindi qui non m’interessa tanto stabilire i ruoli sessuali specifici. Tuttavia, quale contributo dà il principio femminile presente in noi all’evoluzione di quel livello di consapevolezza che Steiner definisce l’“anima cosciente”? Col concetto di “anima cosciente” si allude all’inizio di

un’approfondita consapevolezza di sé, nel senso che incomincia ad affiorare una consapevolezza della propria coscienza. Contrariamente a quanto si può ottenere col semplice pensiero razionale, l’essere umano impara a comprendersi nell’anima cosciente movendo da più vasti intrecci, inizia a pensare in modo complessivo, partendo, secondo le parole di Steiner, “da una verità e da un bene autonomi”, grazie ai quali diviene “partecipe dell’eterno”. Così l’individuo non si afferra solo nel crescente culto della personalità, ma combatte in svariate forme spirituali per superare gli angusti confini delle peculiarità egocentriche. L’antroposofia è d’aiuto a questa evoluzione o ne rafforza forse addirittura in modo unilaterale le qualità maschili di consapevolezza? In antroposofia non si distingue un “percorso” maschile o femminile, perché l’Io superiore non è in alcun modo legato al sesso ma partecipa piuttosto del principio creativo del Figlio. Per analizzare però a fondo le diverse qualità, rischi e opportunità racchiusi nel maschile e nel femminile, devo farmi un’opinione di differenze aggravanti. OM.C. Parkin, un

giovane insegnante Zen contemporaneo d’Amburgo, nel suo calendario di meditazione, propone due sfide completamente differenti che vale la pena ascoltare: “La via di liberazione maschile consiste nel totale rifiuto di tutto ciò che è falso, nella completa cessazione di qualsiasi attaccamento, nello svuotamento totale. Ad essere respinto è il mondo intero… La via di liberazione femminile è la totale accettazione di tutto ciò che è falso e di tutto ciò che è vero. Nella sconfinata accettazione dell’amore si dissolvono tutte le differenze…”, e prosegue: “Quando il nulla e la pienezza s’incontrano, la conoscenza è completa”.

quando il nulla e la pienezza s’incontrano, la conoscenza è completa Conoscere è più che pensare Purtroppo molti antroposofi credono che la conoscenza vada intesa come la conseguenza causale di un’attività pensante. Ciò è errato quanto lo è la supposizione, parzialmente dominante in epoche passate, che fosse solo il seme maschile a seminare nel grembo materno il frutto del corpo. La conoscenza è l’irrinunciabile premessa di un libero agire, vale quindi la pena osservare attentamente come ha luogo la conoscenza. A livello più semplice la esperiamo come incontro tra percezione e concetto adeguato. Per notare che dobbiamo fermarci a riflettere in merito,


La meditazione è l’elemento femminile del misticismo Analogamente accade nel caso della conoscenza superiore. La meditazione antroposofica si fonda su due passi polari: prima un contenuto viene talmente concentrato e richiamato alla coscienza col pensiero più vivente possibile, poi segue la pace del pensiero, i pensieri smettono di “correre all’intorno”, si spengono persino le rappresentazioni e si

fa spazio perché le relative entità spirituali si manifestino. Non posso provocare a viva forza la calma dei pensieri mettendo in fuga con piglio maschile tutti gli ospiti indesiderati della coscienza. Per mollare ogni attivismo, per aprirmi interamente a un’entità completamente diversa ho bisogno di fiducia. Steiner, ad esempio, descrive così questo “stato d’animo mistico” nei suoi Misteri: Non tendere con sforzo verso alcunché, restare pacificamente tranquilli, divenendo solo attesa della vita interiore dell’anima. Questo stato d’anima mistico, in quanto tale, è un principio femminile, mentre il pensiero precedente, concentrato, è maschile. Andiamo avanti nel processo di conoscenza; forse la più grande “esperienza illuminante” di cui oggi l’uomo è capace è l’incontro col Cristo. Col che il santo nome non deve venire necessariamente accoppiato a questo fenomeno, perché si verifica anche in altre religioni e in persone prive di confessione. Viene anche detto l’incontro col Sé superiore o la conoscenza di Sé. Ma come ci arriva l’essere umano? Allo scopo occorre una preparazione, un certo orientamento, un andare incontro dell’uomo, un libero atto di ricerca e di sforzo. Questa è la parte attiva maschile. Poi però l’essere umano arriva al punto in cui lui o lei non riescono più ad andare avanti, l’esperienza non può “venire provocata” neppure sbattendo la testa contro il muro. Spesso, nel bel mezzo di una crisi profonda, vi si contrappone a sorpresa un’esperienza di personale nullità, fallimento e impotenza. L’umiltà è difficile sia per gli uomini che per le donne Forse la maggior parte di noi oggi ha bisogno di questo punto zero per arrivare a trovare qualcosa di simile all’umiltà. La via iniziatica antroposofica è assolutamente impensabile senza umiltà. Su di essa si regge e matura l’intero movimento antroposofico. L’umiltà è straordinariamente difficile da raggiungere per ambedue i sessi; oggi per le donne questo vale per ragioni diverse da quanto avviene per gli uomini. Inconsciamente spesso gli uomini ritengono questo esercizio poco virile, lo tralasciano volentieri. Le donne, per contro, si oppongono veementemente a tutto ciò che, col pretesto della devozione, è stato loro richiesto in ogni ambito esistenziale e a cui sono state costrette durante una

umiltà nell’accezione di Steiner, non ha nulla a che vedere con la sottomissione o la scarsa consapevolezza di sé, essa è invece il libero coraggio di inchinarsi davanti ad altre entità repressione secolare. Eppure la devozione, o umiltà nell’accezione di Steiner, non ha nulla a che vedere con la sottomissione o la scarsa consapevolezza di sé, essa è invece il libero coraggio di inchinarsi davanti ad altre entità, grandi o piccole che siano. È il profondo rispetto di fronte a ogni essere, indipendentemente che agisca come un santo, un profano o sia addirittura profondamente malevolo. Nel suo libricino Wie erlangt man Erkenntnisse höherer Welten (L’iniziazione) Steiner dedica moltissimi paragrafi a questa premessa di una conoscenza superiore, come se oggi si dovesse accantonare un intero zodiaco di possibili obiezioni per permettere a ciascuno di capire davvero che non può evitare di chinarsi profondamente per afferrare cose che stanno in alto. Questa è la più scomoda realtà femminile dell’antroposofia. Maria e il Cristo non-maschile Cos’è che tante mistiche hanno venerato nella Madonna e hanno cercato di conquistare? L’immagine del “Concepimento verginale” non si occupa solo di una stupida negazione della sessualità, ma rappresenta l’anima dell’essere umano che si evolve per divenire Theotokos, generatrice di Dio. La venerazione meditativa di Maria prepara ciò a cui oggi tendiamo col pensiero del cuore. Conservare le parole nel cuore e meditarle nel cuore, come il Vangelo diceva facesse Maria, è uno dei suoi aspetti di forza. È interessante che siano tre le Marie che diventano le prime messaggere della Resurrezione presso la tomba vuota, prese comunque poco sul serio dagli uomini. Ma non basta, Maria affiora di nuovo come figura centrale dell’evento della Pentecoste. Qui scopriamo un segreto accenno al fatto che ella stessa sia l’incarnazione del principio dello Spirito. A una teologia che si è abituata a considerare assolutamente maschile il Dio trino non piace che si dica questo. In Steiner c’è una gran quantità di indizi che suggeriscono di vedere nel Dio Padre un principio maschile, nel Dio

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occorre un’insolita percezione, un ritardo tra percezione e comprensione. Persino per rendersi conto che il pensiero non viene semplicemente “fabbricato” da noi, ma viene afferrato per intuizione, occorre già una più sottile osservazione di sé. Per lo più notiamo poco del processo che conduce al desiderato “effetto d’illuminazione”. Se tuttavia capita che l’intuizione ci tenga in sospeso a lungo, nessuno sforzo del mondo, nessuna riflessione, per quanto lunga, può richiamare a forza l’idea risolutiva. Al contrario, spesso essa arriva proprio quando abbiamo ceduto le armi e ci rilassiamo. La storia delle scienze ci ha insegnato che, precedute da faticosi studi, molte scoperte sono state letteralmente fatte nel sonno, sognando. È proprio l’esperienza dell’impotenza, quando la conoscenza non funziona subito, a spingerci ad afferrare l’aspetto femminile del processo conoscitivo. L’impulso maschile è quello di tendere verso un’idea pensando, esso è in grado di osservare percependo una sorta d’espulsione del più sottile corpo animico, come un “afferrare”, ma questo da solo non basta. Ad esso deve aggiungersi un secondo gesto che sostiene una sorta di gesto interrogativo, una sorta d’inclusione, un gesto accogliente, non avidamente risucchiante, bensì invitante per le entità-pensiero. È importante capire con chiarezza che le idee non possono semplicemente venire afferrate, ma che sono entità spirituali che vogliono o non vogliono manifestarsi. Allo scopo all’anima occorrono delle qualità animiche quali la dedizione incondizionata. Quando la dedizione non è incondizionata contiene ancora dei desideri o delle paure in merito a come dovrebbe essere la verità, allora la relativa idea farà il diavolo a quattro per non manifestarmisi! Sarà molto facile che nel mio recipiente dei pensieri s’insedino al suo posto un errore magnificamente adeguato, una mezza verità o un sogno.

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Spirito, invece, un principio femminile e nel Dio Figlio il principio creativo del Figlio. Le molte rappresentazioni artistiche poco maschili di Gesù non voglio sottolineare che fosse dolciastro e “ammorbidito”, bensì che il principio del Cristo non può manifestarsi solo nel maschile e che tende piuttosto a bilanciare i due principi. Qui, in luogo della forza di Marte o Venere soltanto, regna la forza del Sole, il Figlio creatore! È noto che Rudolf Steiner descrive quale polarità anche alle forze di opposizione e i sessi come maggiormente propensi a una qualità ciascuno: il femminile a Lucifero, il polo surriscaldato e sognante, e il maschile alle potenze arimaniche, il polo indurente e raffreddante. In una conferenza Steiner parla anche dei tipi di esseri umani cosiddetti “positivi” e “negativi” (O.O. 59). Con ciò viene fatta allusione alle fasi esistenziali alternativamente positive e negative che contraddistinguono ogni biografia. Il “tipo positivo”, da non scambiare con una persona che esercita qualità positive, è uno che sta al mondo in modo attivo e ben corazzato, che non mette in dubbio se stesso e il proprio agire e che esercita la forza di volontà con successo. Non è quasi influenzabile e si sente in grado di ottenere risultati, è sano. Senza questo tipo non ci sarebbe progresso esteriore. Secondo Steiner lo si trova più di frequente tra gli uomini. Il “tipo negativo” invece – senza attribuire alla definizione una valenza di giudizio – da Steiner è descritto come una condizione tenera e plasmabile, che si mette in dubbio, che non basta a se stessa, insicura. Queste fasi “negative” si manifestano come crisi, malattie, o pause di riflessione. Secondo Steiner esse sono decisamente utili all’auto-conoscenza e ad afferrare delle verità superiori. Questo tipo è più facilmente reperibile tra le donne. Ogni essere umano, però, è un miscuglio di questi due tipi e li estrinseca in differenti fasi. Così l’evoluzione avanza su questi due binari, a volte stabile, si afferma esteriormente, poi di nuovo più tenera, si mette in dubbio, si rilassa, ascolta ed è disposta ad accogliere percezioni spirituali e nuovi orientamenti. Costituzione e sviluppo della coscienza Come si ripercuotono le diverse costituzioni di uomini e donne sui loro sforzi conoscitivi? Secondo Steiner lo sviluppo dell’“anima cosciente” è iniziato nel XV secolo, a partire dal Rinascimento, quindi. Secondo lui la formazione di questa qualità

c’impegnerà per altri duecento anni, movendo dalle qualità animiche di percezione sensoriale (educata nelle antiche culture superiori), razionalità e sentimento (educate dai greci e dai romani), sviluppate in precedenza. Chi dunque sente parlare nel contesto antroposofico della successione di anima senziente, anima razionale e anima cosciente, ritiene spesso che il livello superiore si distacchi dai livelli precedenti, che ora quindi sia opportuna una pura consapevolezza priva di sentimento e di emozioni. Un onorevole equivoco! Ogni nuovo livello ha bisogno di quelli precedenti e deve afferrare e trasformare adeguatamente le nuove esigenze! Per questa inclusione dei livelli precedenti in quelli successivi Hegel ha forgiato il bel concetto di “elevazione”, analogamente Ken Wilber parla del principio del “trascende and include”. Per sviluppare la consapevolezza di sé l’anima ha bisogno di una gran sobrietà, di un’educazione del pensiero e dell’osservazione ad opera delle scienze naturali. Allora in essa si desta la “spada di Michele” della duplice conoscenza di sé, sia critica nei confronti della propria natura ombra, sia risvegliante nei confronti della natura di luce e di fuoco, staccata dal corpo, dell’Io superiore. Quando l’Io non riconosce la propria fertile doppia natura cade egli stesso in una delle due spaccature identificate o nell’evidente basso egoismo o in un elemento più sottile e spirituale. Paradossalmente non è possibile conoscere se stessi se non si conosce il mondo. Ragione per cui questo è un processo mai concluso. Allo scopo occorrono coraggio, per pensare in modo autonomo, e umiltà, per riuscire ad accogliere il pensiero del mondo e per continuare a correggere gli errori. Occorre la spada della distinzione per riesaminare ciò che si ritiene una verità confrontandola con le realtà, nella misura in cui ciò è possibile sulla base delle proprie capacità. Gli uomini sono più dotati delle donne per sviluppare l’anima cosciente? O il contrario? È provato che gli uomini hanno una maggiore capacità di concentrazione e di portare a termine un’impresa senza distrazioni. Questo conferisce loro un vantaggio nel pensiero causale, deduttivo e consente loro di avere particolare successo nella scienza contemporanea. Le donne, per contro, si distraggono più

facilmente, in cambio, però, sono più abili nel fare collegamenti, associazioni e a pensare sinteticamente, nell’integrare ciò che è apparentemente inconciliabile. Esse dispongono di maggior competenza sociale e apertura allo spirituale e al religioso. Le parti costitutive dell’essere umano maschili spiccano nell’ambito del fisico e dell’Io, le parti costitutive femminili nel corpo vitale e nel corpo astrale. Ciò dota gli uomini maggiormente in ambito razionale e tecnico e le donne maggiormente in ambito sociale e artistico, senza confondere quest’ultimo col successo sul mercato artistico che, a sua volta, dipende invece da altri fattori. Questo non va considerato uno schema fisso, l’intelligenza dei singoli, infatti, può rivelare sfumature individuali del tutto diverse; è ovvio che ci sono donne tecniche e che ci sono dei danzatori, che ci sono donne matematiche e dei padri pieni di dedizione. Ma proprio questi capovolgimenti atipici, impensabili in tempi antichi, sono parzialmente possibili grazie e attraverso l’evoluzione dell’anima cosciente. Proprio grazie all’elemento di verità sovra-personale posso liberarmi da ruoli prestabiliti ereditari ed elaborarmi coscientemente qualcosa di nuovo, anche qualità che, sino ad ora, sembravano in gran parte di pertinenza dell’altro sesso.

la tendenza femminile a rispecchiarsi animicamente in se stessa continua la propria evoluzione nel dono di prendere coscienza differenziata dei propri punti di forza e di debolezza Nel migliore dei casi, la tendenza femminile a rispecchiarsi animicamente in se stessa continua la propria evoluzione nel dono di prendere coscienza differenziata dei propri punti di forza e di debolezza e pure degli espedienti di un’attività animica semicosciente. Spesso le donne vengono distratte dal pensiero lucido da un gran numero di emozioni. D’altro canto divengono sempre più capaci di osservare con autocritica e alla lente d’ingrandimento le emozioni, di scoprirne l’origine e gli effetti e di darsi da fare per modificarli. Gli uomini, sesso debole In questo sono piuttosto gli uomini ad essere il sesso debole. Andrew Cohen,


donne persino la relazione con un maestro spirituale è spesso contraddistinta dal desiderio di conferma personale… perché la maggior parte delle donne, consapevolmente o inconsapevolmente, ha sempre la sensazione di avere bisogno di un uomo per essere profondamente completata e soddisfatta”. Queste dichiarazioni sono davvero chiarificatrici. Sulle debolezze maschili degli uomini protesi verso lo spirituale purtroppo, però, Cohen non dice nulla. Sembrano essere minime. È davvero così? Oppure è proprio il diavoletto che sta sulla nostra spalla quello che non vediamo? Proprio nel caso di Cohen e Wilber la cosa salta evidentemente agli occhi e mi spiace doverlo dire senza riguardi; in quanto donna, infatti, preferirei lusingare i due signori. Wilber e Cohen, di fatto pensatori geniali, osservatori e iniziatori di una corrente spirituale moderna di successo, come molti altri pensatori del mondo antroposofico, tendono a dare una connotazione di assolutezza alle loro costruzioni logiche e a osservarle in modo piuttosto acritico. Tutto ciò che può essere incluso in modelli e schemi o essere rappresentato con grafiche disegnate al computer, agli uomini appare irresistibilmente convincente! Nel caso degli antroposofi, poi, può tranquillamente essere anche un murale creativo caotico alla Beuys. Molti strateghi uomini di successo della scienza dello spirito contemporanea hanno in comune la caratteristica di mettere al mondo delle dichiarazioni con infinita consapevolezza di sé, senza esaminare una seconda volta in modo davvero critico le loro tesi spesso assolutamente speculative. È un tratto che conosciamo anche noi antroposofi: imponenti edifici concettuali vengono fieramente venduti come “ricerca spirituale autonoma” ancora prima che l’interessato abbia conquistato una continuità di coscienza nel mondo spirituale. Come legittimazione vengono allora addotti saltuari stati d’illuminazione, una schiera di allievi grati ed entusiasti, apparenti dialoghi con persone mosse dallo stesso intendimento e forse addirittura il “puntello” scientifico in ambiti per cui

la scienza, però, è solo limitatamente competente. Ciò che è stato messo nero su bianco ed è stato sbandierato in pubblico, da quel momento, rivendica autorità assoluta e troppo spesso viene subito ripetuto pappagallescamente da una coscienza finita sotto la tutela dei media e usata come base di ulteriori speculazioni. Ci si compiace di se stessi nella propria potenza logica e della sensazione di pionieristica autonomia. Le donne sono più vicine allo spirito? Un tempo non solo credevo che le donne fossero esseri umani migliori, ma anche molto più vicine alle verità spirituali. La verità è, infatti, che il corpo astrale e il corpo eterico sono più facilmente trasformabili del corpo fisico e quindi le donne, una volta che hanno iniziato a educare se stesse, arrivano più rapidamente al godimento della spiritualizzazione, mentre gli uomini e il loro ego restano spesso ancora a lungo prigionieri impotenti nella gabbia del fisico. Inquietante rimane solo l’idea di (re)incarnarsi magari come uomo nella prossima vita. Che ne sarà allora della bella tensione verso lo spirituale, strabuzzerò gli occhi solo in direzione di Ferrari e macinini o irriterò lo spirito della Terra con chiacchiere intellettuali facendo ridere gli gnomi?

tutto ciò che mi facilita gli sforzi dovrebbe indurmi a diffidare, giacché anche come donna non posso evitare la parte maschile dello sforzo Frattanto in me cresce il disincanto che ciò che spesso promana fluttuando dalle donne come alta spiritualità, spesso altro non è se non castelli d’aria luciferici o instabili anticipazioni che con la loro chiara struttura cercano di sorvolare la difficile fase dell’anima cosciente. Per divenire autentica e forte nel mio Io, devo evitare scorciatoie del percorso spirituale. Tutto ciò che mi facilita gli sforzi dovrebbe indurmi a diffidare, giacché anche come donna non posso evitare la parte maschile dello sforzo. Questo significa allora che devo andare in giro col viso lungo e negare o soffocare i sentimenti solo perché nella Filosofia della libertà di Steiner sta scritto che “la via che

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maestro spirituale del movimento EnlightenNext, amico di Ken Wilber ed editore della rivista What is Enlightenment, ammette che gli uomini sono più semplici di “costituzione” e continua sostenendo: “Gli uomini di solito hanno due tipi di emozioni, le donne invece molti di più; gli uomini sanno solo andare avanti o indietro. Le emozioni non sono proprio il loro forte” (What is Enlightenment, autunno 2007). Il che, naturalmente, non significa che le emozioni degli uomini sono di conseguenza meno intense di quelle delle donne, bensì che essi le affrontano in modo meno complicato e consapevole. Per questo motivo, nella loro non filtrata violenza, le emozioni costituiscono a buona ragione un pericolo evitato. Cohen rivela alle donne come l’accentuazione che conferiscono all’ambito emozionale e relazionale può ostacolarle nello sforzo di elevarsi oltre il personale. Come la loro capacità d’adattamento e mania di piacere può ostacolarle nell’essere autentiche, come l’esperienza della debolezza fisica le renda insicure, atte a controllare gli altri e ad agire in modo manipolativo, a competere segretamente tra di loro e a esercitare potere sessuale sugli uomini. Senza giudicare, ma con saggia comprensione prosegue: “Siccome sono così spesso considerate degli oggetti, la tendenza narcisistica a guardare continuamente come le vedono gli altri è più intensamente sviluppata nelle donne che negli uomini…” e continua: “ Pe r le

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va al cuore passa appunto dalla testa”? In quanto antroposofo devo vergognarmi di essere così fuori moda da avere ancora dei sentimenti o persino di mostrarli? Non posso più ridere di cuore di qualcosa che è comicissimo o piangere alla vista dei notiziari televisivi? Non posso più avere degli sbalzi d’umore “dettati dagli ormoni” che ogni mese mi costringono a vivere delle “fasi negative”, fasi in cui le pulizie animiche non assumono solo forme amorevoli? Sul mio percorso iniziatico dovrei piuttosto combattere per un’imperturbabilità interiore? Ma certo. Solo che l’imperturbabilità non consiste nell’ottundimento dei sentimenti, bensì proprio nel fare spazio ai sentimenti forti, nell’osservarli ed equilibrarli. Nel non dare quindi loro potere sui miei giudizi e sulle mie azioni. Sì, soprattutto in quanto donna, ho il compito di superare un egocentrico sentimentalismo! Ciò facendo si tratta di mettere al centro della mia attenzione e partecipazione altri esseri e non solo sempre me. In molti passi Steiner deplorava che i nostri sentimenti fossero troppo superficiali, che i suoi colleghi che praticano la pedagogia curativa, ad esempio, non facessero salti mortali per l’entusiasmo quando un’idea terapeutica antroposofica trovava conferma nella pratica. Inizio lentamente a capire che anche la tensione verso la verità necessita una cultura del sentire, che essa riceva addirittura orientamento dal venir inserita in un sentire purificato. Da un canto c’è l’intuizione, che dura finché non riesco ancora a vedere e non sono ancora stata iniziata a tutti i livelli. Dall’altro canto c’è il continuare a sentire e la percezione di sé, l’empatia con la natura e molto altro. Ho bisogno di senso della verità e di battito del cuore per appurare se mi sono smarrita logicamente o se è arrivato il momento di manifestare qualcosa. Com’è la “qualità dell’ora”? Non devo necessariamente essere astrologo e calcolare costellazioni e pianeti per valutare il favore di un’ora. Di fatto, siamo tutti già sensibili e risvegliati ai nessi cosmici. La parte soprapersonale del corpo astrale è connessa al mondo delle stelle e compenetra senza impedimenti altri corpi astrali. Solo che questo sentire chiaroveggente nella coscienza desta legata al corpo viene continuamente sottolineato da violente emozioni narcisistiche e da stimoli sensori dominanti. Nell’ambito dell’imperturbabilità bisogna far fuoriuscire questi delicati moti e percezioni subliminali.

La ricerca della verità non è assolutamente solo una questione di pensiero e non è neppure obbligata solo a una spiritualità sovratemporale. Tutto al contrario, alcune verità sono “legate al tempo”, aleggiano in aria, alcune scoperte incalzano e vogliono venire capite ora! Facendo il dovuto silenzio e prestando la dovuta attenzione, bisogna imparare a leggere le immagini, i segni e le forme che si presentano, così come si può praticare il dono d’interpretare i sogni o le immagini delle fiabe. Ciò facendo capiamo che esistono altri tipi di logiche oltre a quelle, maschili, deduttive o positiviste di dimostrabilità esclusiva. Esiste una logica creativa delle possibilità, quale quella sviluppata da Goethe con la sua anima in certo qual modo molto femminile e con la sua penetrazione nell’eterico-vivente. Esiste una logica che si occupa delle metamorfosi. Sì, è possibile sviluppare una capacità profetica quotidiana senza ricorrere alla macchina del tempo. Un buon educatore percepisce qualcosa quando un suo pupillo “cova” una malattia, un attacco di rabbia o un qualche segreto. Da ultimo l’amore Non da ultimo, è l’amore stesso quell’organo percettivo che ci rivela la verità delle entità che ci circondano. Nel 1921 Rudolf Steiner in una conferenza afferma: …l’essere umano… fa (al secondo gradino di chiaroveggenza) l’esperienza di uscire quasi da se stesso, di non sentirsi, al contempo, più racchiuso dalla propria pelle. Quando, ad esempio, si trova di fronte a una pianta, a un animale o a un altro essere umano, sente come se un pezzo di lui stesso fosse dentro a quell’altra entità. Si sente come immerso in quell’altra entità. Ciò significa… che compassione e amore ci portano a distaccarci da noi stessi e a passare a vivere nell’altro essere. Di fatto, che si sia in grado di provare compassione e amore, è un mistero stupefacente della vita umana. (O.O. 135, IV conf.). Steiner parla relativamente di rado dell’amore. Per questo molti esoteristi lo ritengono freddo e privo di cuore. Egli è invece riservato, in un mondo che abusa di questo concetto inflazionato e malinteso. Dalla citazione riportata risulta chiaro che non solo la via che va verso il cuore passa attraverso la testa, ma anche che la via che va verso la verità passa attraverso il cuore! È però significativo che Steiner potè

affermare la prima verità quand’era un giovane studioso, ma l’altra solo quando divenne un maestro spirituale maturo. Chi conosce solo la prima finisce facilmente nell’unilateralità. Molti antroposofi s’irrigidiscono nella loro vita di sentimento per un’altra ragione ancora. Nella Filosofia della libertà Steiner mette in guardia da questo pericolo: Chi non si mette di fronte all’idea disposto a farne esperienza, finisce in sua servitù. Non basta quindi appropriarsi delle idee con chiarezza logica. Perché per non finire, nell’epoca dell’anima cosciente, per cristallizzarci in colonne di sale ambulanti dobbiamo emanciparci in modo vitale dalle idee. Dobbiamo avere il coraggio di sperimentare personalmente, anche se la nostra esperienza non riesce ancora a seguire del tutto lo stimatissimo maestro. Ciò facendo bisogna anche avere il coraggio di non credere o di rifiutare determinati contenuti e di metterli in dubbio. Sarò abbastanza libero di accogliere in modo sano una verità solo dopo essere diventato maturo per accoglierla. Solo quando esperisco e sento completamente la sua verità posso appropriarmene e incorporarla senza rischi. Allora potrò anche citare tranquillamente Steiner tutte le volte che vorrò senza perciò diventare un dogmatico erudito nozionistico.

coraggio di vivere, coraggio di sentire, coraggio di servire; allo scopo auguro al femminile in noi anche la forza maschile della collera Coraggio di vivere, coraggio di sentire, coraggio di servire; allo scopo auguro al femminile in noi anche la forza maschile della collera. Dobbiamo osare sfracellare contro la parete la rana fredda dell’adeguamento e della pigrizia che è in noi e disobbedire a tutte le indiscusse autorità, fossero anche Steiner e il Signore Iddio in } persona.

Sull’autrice Susan Andersen ha 44 anni, pratica la pedagogia curativa e la terapia artistica, è scrittrice e vive a Dortmund, in Germania.



Il futuro dell’antroposofia in Italia Gruppo Giovani Antroposofi in Italia

Nel settembre 2007 il Gruppo Giovani in Italia ha tenuto, presso la scuola Waldorf di Padova, il convegno intitolato “L’essere giovani: percorso interiore o di rinnovamento sociale?”. Grazie al contributo degli oltre 30 partecipanti e alla preziosa presenza di Elizabeth Wirsching, responsabile della Sezioni Giovani del Goetheanum, è risultato un momento di riunione, di studio, di socialità e di sperimentazione d’ar te perfettamente riuscito. L’importanza dell’evento, per quanto riguarda la realtà i t a l i a n a , s t a n e l l ’ ave r riconosciuto da parte dei ragazzi che sono maturi i tempi per un ricongiungimento dell’Antroposofia del nostro paese con il tessuto internazionale della Sezione Giovani del Goetheanum. Il contributo di Elizabeth Wirsching è stato cer tamente necessario per realizzare questo collegamento con Dornach e la Libera Università di Scienza dello Spirito, ma è stato soprattutto fecondo nell’approccio goetheanistico allo studio: osservare, dialogare e cercare qualcosa di nuovo senza appoggiarsi a ciò che è già formato. Questo metodo libero ci ha portato all’approfondimento dei versi “L’essere tessente della luce” tratti dal terzo e settimo quadro de La porta dell’iniziazione di Rudolf Steiner e dell’affresco La scuola di Atene di Raffaello. Al contempo la conferenza aperta al pubblico “Faccio ciò che penso?!” di Elizabeth W irsching ha suscitato l’interesse anche di molti genitori e amici della scuola Waldorf: il nodo centrale ha riguardato il legame tra

Informazioni Il Gruppo Giovani si riunisce ogni tre mesi. Poiché i suoi membri provengono da tutta Italia abbiamo deciso di incontrarci ogni volta in un luogo diverso. Pe r c o n t a t t a r c i s c r i v e t e a : sezionegiovani@googlegroups.com

pensiero e azione del singolo individuo con il “non ancora accaduto” di tutta la Terra, assieme alla consapevolezza che essi hanno un riverbero nel futuro del macrocosmo. Ne consegue che anche la più piccola idea affidata al destino dal singolo può avere un ritorno nel bene e nel male sull’intera umanità. A coronamento dell’ultima giornata Stefano Pederiva, in rappresentanza

osser vare, dialogare e cercare qualcosa di nuovo senza appoggiarsi a ciò che è già formato Cogliendo l’invito fin da subito porgiamo il nostro caloroso saluto a tutti i gruppi che come noi lavorano affinché ciò sia possibile. }

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della Presidenza della Società Antroposofica Italiana, ha dipinto una breve panoramica degli ultimi decenni della storia del movimento antroposofico in Italia incoraggiando i giovani presenti a scriverne con serenità la storia futura.

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Antropologia del linguaggio a cura di Francesca Ghelfi tratto da B. DenJean-von Stryk e D. von Bonin, Arte della Parola terapeutica, editrice Novalis

Le parti costitutive che sono inerenti al processo linguistico corrispondono alle “cinque azioni d’efficacia” della dinamica del linguaggio. Esse hanno un rapporto particolare con lo sviluppo umano.

nella crescita del bambino nel quale la conquista del linguaggio procede parallelamente al suo sviluppo

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Questo si può osservare nella crescita del bambino nel quale la conquista del linguaggio procede parallelamente al suo sviluppo. Qui si chiariscono le legittimità che hanno le loro validità in ogni fase della vita e che possono essere acquisite sempre di nuovo. Il bambino lavora, tramite il suo corpo e i suoi movimenti (per esempio il camminare dei piedi e attività motoria fina), al linguaggio e tramite questo, attraverso il respiro, al pensare. L’adulto percorre la via opposta: deve di nuovo entrare con la sua coscienza nei processi del linguaggio per poter influire sul corpo fisico tramite esso.

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Le “cinque azioni d’efficacia” dello sviluppo linguistico Sono cinque “azioni d’efficacia” del linguaggio che vivono legittimamente in esso e che sono la base di ogni sviluppo dello stesso. Poiché il bambino che cresce si appropria del parlare secondo queste legittimità afferrando tramite i processi del respiro, il suo corpo, Rudolf Steiner ha orientato secondo queste l’educazione del linguaggio e del respiro, inserendone le indicazioni nell’ambito del piano di studi delle scuole Waldorf(1).

1-Articolazione. La prima azione d’efficacia del linguaggio si rivela nei suoni. Tramite essi l’uomo impara, a partire dall’infanzia, ad articolarsi nel linguaggio e a regolare il respiro. La sua forza creatrice plastica ha un effetto formatore per gli organi, cioè l’Io par tecipa tramite l’ar ticolazione dell’individualità alla sua organizzazione fisica. Se le forze d’articolazione vengono usate in modo carente, rimane incompleto anche lo sviluppo degli organi. Se non influisce la forza dell’elemento consonantico nel linguaggio tramite esempio e imitazione nella età dell’infanzia, rimane per esempio il cervello non ben formato e non ar ticolato(2). L’Io inter viene creando la sua organizzazione animicospirituale e corporea con ogni formazione dei suoni chiaramente ar ticolata. Per sostenere questo processo occorrono giochi del suono e delle mani, “battere” il ritmo con molte consonanti, svolgere anche il racconto in modo “consonantico” nelle fiabe della prima classe elementare. Indicazione di Rudolf Steiner : “Richiamare i bambini al parlare chiaro”. 2-Ritmo. Il collegamento del suono nella sillaba segue al parlare ritmico. Tutto il ritmo si svolge nel passaggio tra contrazione ed espansione, un processo che è alla base della espirazione ed inspirazione. Così si ordinano i processi vitali ritmici che “ancorano” l’Io del piccolo bambino più fortemente all’organismo del respiro. Versi e filastrocche ritmiche anche battute con le mani e camminate (per esempio come cavalli veloci e lenti ecc.). Queste due azioni d’efficacia del linguaggio sono il presupposto fisico-

eterico di base per uno sviluppo sano del linguaggio. 3-Dinamica. Solo quando sono controllate le due azioni precedenti l’anima può sviluppare un sentimento per la dinamica intrinseca al linguaggio. Questa dinamica stessa conduce le forme plastiche d’articolazione e i ritmi del linguaggio in una musicalità vocale interiormente mossa, ascendente e discendente, più veloce e più lenta: nasce il melos. Per questo l’anima oscilla nel processo del linguaggio, si libera e si rafforza quanto più le è possibile di esprimere le sfumature delle vocali e quanto più piacevole trova il suo proprio suono di base. Un parlare ricco di sfumature si trova, per esempio, nei dialoghi delle fiabe che si esercitano nella II classe elementare. Stimolare un bel parlare può insegnare, nei vari piccoli giochi del linguaggio e nelle poesie, a udire come risuona diversamente il mondo. Un poderoso toro mandò in frantumi con le sue corna le assi più alte, Mentre passava attraverso la bassa porta della stalla. “Osser va, pastore” gridò un giovane vitello “Io non ti procuro certi danni” “Come mi sarebbe caro” replicò questi “Che anche tu lo potessi fare!” (Lessing) 4-Stile. Nei vari elementi stilistici del linguaggio si esprime la quarta azione d’efficacia. La creazione differenziata dell’approccio epico, lirico e drammatico, il modo di parlare declamatorio o recitatorio come i vari stili della poesia hanno un carattere risvegliatore per l’anima. Il respiro del bambino si è approfondito nell’undicesimo anno della vita in una misura che ora crea


5-Gesto. Tramite le sue legittimità, il linguaggio conduce l’uomo al gesto che, essendo la base delle parole, ne rivela il vero essere. L’uomo che parla diventa, con il lavoro sui gesti fondamentali, uno strumento complessivo del linguaggio vivente, una metamorfosi purificatrice del suo sé. Il gesto del linguaggio, che rende udibili i gesti principali degli esseri e delle cose nella creazione musicale-plastica della parola, conduce lo spaziale nel temporale e la materia nell’etericovivente: esso ha un’altissima qualità spirituale. Avvicinandosi al quattordicesimo anno di età, l’adolescente incomincia a dissociarsi da tutto ciò che fino ad allora era prestabilito, egli è sulla via della ricerca di se stesso e del senso dell’essere del mondo. Questa drammaticità interiore e il nuovo orientamento verso il tempo della “maturità terrestre” – pubertà – viene preparato tramite le ballate e finalmente si rende possibile in quell’età, nel teatro, l’esperienza del corpo e dell’anima in un nuovo ruolo. Le cinque azioni d’efficacia del linguaggio citate, dimostrano l’immagine primaria dell’uomo sano e del suo sviluppo. Partendo dall’Io il corpo fisico viene afferrato e creato dalla formazione dei suoni. Il ritmo è la base di tutto il vitale ed è l’espressione dell’essere dell’organizzazione eterica. Il corpo astrale oscilla in processi dinamici, differenziati. L’Io, che si sveglia allo

stile dell’altrui, può comprendere se stesso e rivelarsi secondo la sua spiritualità. La via d’esercizio dell’Arte della Parola sviluppata da Rudolf Steiner e da Marie Steiner-von Sivers è orientata verso le regole linguistiche-antropologiche sopra menzionate. Questa via è stata approfondita da Christa Slezak-Schindler in un lavoro di ricerca durato per decenni ed è stata por tata nella for mulazione oggi esistente(3). Nei primi cinque esercizi per l’articolazione (Dass er dir log… Protzig preist… – Da te di lor… Prezzi pranzi…) queste indicazioni sono state portate in passi chiari e, in altri gruppi d’esercizio, vengono sperimentate loro differenziazioni e ampliamenti. • Parlare chiaro - crea gli organi • Parlare ritmico - ordina • Parlare dinamico - libera e rafforza • Parlare stilistico - sveglia • Parlare con gesti animici - purifica La parola in rapporto alle altre arti(4) Con gli strumenti del linguaggio e con la figura umana da essi creata, lo spirito del linguaggio si è creato uno strumento che viene attivato dall’Io e che viene portato al movimento dal linguaggio stesso. Questo punto di vista è una base essenziale dell’antropologia antroposofica e dentro di essa la si trova rappresentata in vari modi(5). Dall’interiorità questa parola dovrebbe risuonare incontro allo spirito, poiché un tempo è stata creata dallo spirito stesso. Questo è l’obiettivo dello sviluppo umano: divenire una personalità individuale (personare - per suonare). La “casa uomo” è architettura del linguaggio. Da questa dipende come l’uomo riesca a svilupparsi parlando.

l’uomo Spirito sarà l’uomo del respiro trasformato dalla parola Tramite l’attivazione degli strumenti creatori dell’uomo si formano strutture plastiche nell’aria. Come l’artista che lavora le forme plastiche con la creta, lo scultore la pietra o il legno, nello stesso modo l’artista del linguaggio lavora nel flusso d’espirazione i gesti del suono. Nascono colori dell’anima

quando il ritmo del respiro circonda, nel suono delle parole e in uguale misura, la luce del pensiero, i processi non coscienti della volontà e li conduce all’unità che vive nella creazione vocalica-consonantica della parola. Se si trovano il ritmo del respiro e del linguaggio salgono immediatamente nell’anima le immagini colorate. All’anima stessa la voce dona una vita individuale tra melos e intonazione. L’altrimenti visibile nello spazio diventa udibile nel flusso del tempo e con la creazione del suono si libera l’essere dell’Io. La poesia, che al linguaggio rende possibile l’espressione artistica, si basa sui vari elementi stilistici. La parola del poeta si ricrea fin nei processi ritmici vitali quando viene percepita secondo il suo essere. Allo stesso modo l’organismo del linguaggio vive la sua trasformazione nell’esercizio dei vari punti d’articolazione dei suoni. Il gesto euritmico vive invisibile come forma del suono e del gesto animico nella voce creata artisticamente. In tale modo si creano gli elementi appariscenti dell’euritmia – passi della sillaba, forma del suono e gesto – nello spazio dell’ascolto. Sempre di più la voce e l’organismo del sangue, essendo le basi dell’egoità, si possono purificare lasciandosi trasformare dalle forze del linguaggio. Si può intuire che su un piano futuro l’uomo si sarà compenetrato con il linguaggio ed avrà così convertita, transunstanziata, tutta la sua organizzazione corporea in un processo di creazione del respiro. L’uomo Spirito sarà l’uomo del respiro trasformato dalla parola. }

Note 1) Stockmeyer, Rudolf Steiners Lehrplan für die Waldorfschule; Christa SlezakSchindler, Künstlerisches Sprechen im Schulalter; Stuttgart 1978. 2) R. Steiner, conferenza del 2/8/1922, in O.O. 347. 3) Christa Slezak-Schindler, Vom Leben mit dem Wort. Fünf Wirksamkeiten der Sprache und des Sprechens; Dornach 1992. 4) R. Steiner, Enigmi dell’anima, O.O. 21. 5) R. Steiner, conferenza del 20/1/1910, in O.O. 59.

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un rapporto con il sistema del sangue. Ora nasce un nuovo collegamento tra anima e corpo. Passo dopo passo si stabilisce un quoziente polso-respiro stabile. Questo processo, indispensabile per la cosiddetta “maturità del respiro”, viene supportato nella IV classe elementare, secondo le indicazioni di Rudolf Steiner, dal lavoro intenso sulla allitterazione declamatoria, approfondendo il respiro. Nella V classe elementare, quando sangue e respiro sono entrati in un dialogo, si lavora allo stile recitatorio dell’esametro ritmico e in tal modo si armonizzano i processi fisici e animici.

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Iscador aiuta anche l’animale

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di Frank Meyer tratto da Info 3, ottobre 2007

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La terapia antroposofica del vischio da circa nove decenni ha guadagnato il posto come il più importante metodo non convenzionale per la cura del cancro. Le conseguenze della terapia del vischio sono indiscusse da lungo tempo, e il miglioramento della qualità della vita nei casi di malattie tumorali curate mediante iniezioni regolari di estratti di vischio sono ormai evidenti. Ciononostante, i fautori di questo metodo terapeutico devono confrontarsi continuamente con la critica secondo cui ciò non accade grazie al preparato di vischio come sostanza, ma dipende dal contesto terapeutico, ovvero da una maggiore attenzione non convenzionale e individuale che i pazienti sperimentano attraverso il loro medico. Secondo i critici della terapia antroposofica, gli effetti del vischio sul sistema immunitario non sarebbero mirati e sarebbero troppo deboli contro le cellule tumorali per esercitare una vera funzione farmacologica; allo stesso modo si potrebbe iniettare qualsiasi altra sostanza (un placebo), purché si faccia credere al paziente di essere aiutato da questa. Non aiuterebbe Iscador ma “il principio speranza” che questa medicina incorpora. Con questa argomentazione la medicina convenzionale lascia intendere di trascurare i bisogni emozionali, comunicativi e individuali dei pazienti, di puntare non sulla loro competenza, ma sulla loro ignoranza, non sulla speranza ma sul fatalismo. La terapia del vischio non è una questione di fede Per quanto importanti siano l’approccio terapeutico centrato sul paziente e l’autodisciplina, cercare l’effetto dei preparati di vischio esclusivamente sul piano psicologico sarebbe un’impresa tanto unilaterale quanto quei tentativi di spiegazione che si riferiscono esclusivamente al piano materiale, come ad

esempio l’azione della lectina del vischio su alcuni specifici globuli del sangue, “cellule killer”, che giocano un ruolo nella difesa contro il cancro. Il fatto che i preparati antroposofici di vischio abbiano uno specifico effetto biologico, non è solo frutto delle esperienze di terapia del vischio che diversi medici hanno fatto con i preparati. Sono particolarmente interessanti le buone esperienze che alcuni veterinari da diversi anni hanno avuto con Iscador nella cura di piccoli animali (soprattutto gatti e cani) e di cavalli. L’utilizzo di Iscador negli animali è così importante per la medicina umana proprio perché dimostra che l’effetto del vischio non è dovuto solo a fattori specificatamente umani e psicologici. In altre parole: non è necessario credere al vischio per sperimentare la sua efficacia.

non è necessario credere al vischio per sperimentare la sua efficacia

Imparare dai maiali Grazie alla continua espansione della terapia del vischio nella medicina veterinaria, l’Istituto sperimentale per l’agricoltura biologica (FiBL), fondato in Svizzera e operante a livello internazionale, ha costituito una rete di veterinari (provenienti da Svizzera, Germania, Francia e Brasile) che impiegano Iscador nella loro pratica. Attraverso il contatto diretto e il continuo scambio di esperienze, si vuole raggiungere l’obiettivo di chiarire delle questioni aperte, sia scientifiche che pratiche, e ottenere delucidazioni riguardo ai presupposti ottimali per una terapia di successo di Iscador sugli animali. Le questioni poste vengono anche analizzate attraverso studi su diverse specie (gatti,

cani, maiali e cavalli). Vengono sviluppate nuove forme di applicazione del preparato di vischio, che siano adatte alle specificità e ai bisogni degli animali: ad esempio, per i maiali, in forma di un’applicazione di gel nel naso, nella vagina o nel retto. Questi studi potrebbero avere un effetto sulla terapia del vischio nella medicina umana; Iscador un giorno potrebbe venire usato come gel nei casi problematici in cui non fosse possibile un’iniezione, oppure in terapie locali specifiche. È da sottolineare il fatto che non si tratta di tradizionali sperimentazioni sugli animali, nelle quali gli animali vengono subordinati agli interessi della medicina umana e vengono sacrificate vite di animali per la vita umana; si tratta invece di ricerca veterinaria genuina con l’obiettivo di migliorare le possibilità di terapia delle malattie tumorali degli animali, estendendole a metodi delicati e non convenzionali. Ciò è di grande importanza soprattutto per forme di malattie per le quali non esistono terapie convenzionali efficaci.

Iscador un giorno potrebbe venire usato come gel nei casi problematici in cui non fosse possibile un’iniezione


Il vischio deve sostituire il bisturi chirurgico Fra queste malattie tumorali difficilmente curabili, che per i veterinari e i proprietari di animali rappresentano delle sfide estreme, troviamo anche il sarcoide equino (ES) diffuso a livello mondiale. L’ES è il più frequente tumore alla pelle dei cavalli, riguarda fino all’1% della popolazione equina. Questo tumore aggressivo non sviluppa delle metastasi, ma colpisce i cavalli spesso in più punti contemporaneamente, ha la tendenza a una crescita distruttiva e a riapparire dopo un’asportazione chirurgica. Fino ad oggi non esisteva alcuna terapia efficace contro questa malattia. La cura dell’ES si dimostra così difficile perché spesso vengono colpite anche delle parti critiche, soprattutto vicine agli occhi, dove possono essere eseguite delle operazioni chirurgiche in modo molto limitato. Il tumore spesso appare in cavalli molto giovani, durante i primi sei anni di vita, e limita molto le loro prestazioni. Per questo tumore non fanno differenza razza, colore e sesso. Lo sviluppo del sarcoide nel cavallo è multifattoriale – come lo sviluppo del cancro negli uomini – quindi non lo si può attribuire a una sola causa ma alle interazioni di molteplici fattori. La predisposizione genetica allo sviluppo

del sarcoide è sicuramente dovuta dalla presenza di un “gene per la predisposizione al sarcoide”. Contemporaneamente sembrano avere un ruolo importante alcuni virus (papillomavirus dei bovini BPV1 e 2) che possono essere trasmessi dalle mosche, poiché nei tumori è stata r i l eva t a l a p r e s e n z a d i a l c u n e informazioni genetiche di questi virus e anche di alcune specifiche proteine dei virus. Infine la determinazione della situazione delle difese immunitarie e di precedenti ferite alla pelle completa il quadro di una genesi multifattoriale del sarcoide. Fattori ambientali, allevamento e alimentazione possono influire inoltre sulla nascita del tumore. A causa delle poco efficaci e in parte molto invasive possibilità di cura convenzionale dell’ES – fra le altre la chirurgia, la chemioterapia e l’applicazione locale di batteri della tubercolosi (BCG) – i procedimenti alternativi e di cura naturale hanno acquisito una sempre maggiore importanza nella lotta a questo tumore. Nella ricerca di forme di terapia complementari i veterinari, negli ultimi anni, sono venuti anche in contatto con la terapia antroposofica del vischio. Sono state fatte esperienze positive con Iscador, che indicano molti successi promettenti. Nella maggior parte dei cavalli curati con Iscador è stato per lo meno riscontrato un arresto della crescita del tumore, in alcuni animali anche un regresso del sarcoide fino alla sua completa sparizione, anche dopo molti mesi dal termine delle iniezioni di Iscador. Per me, come medico antroposofo, è particolarmente interessante poter dedur re dalle esperienze dei veterinari che nella cura dei tumori dei cavalli effettivamente è diventato possibile ciò che Rudolf Steiner ha espresso una volta durante un convegno per medici e studenti (2 a p r i l e 1 9 2 0 ) : “ È a t t r ave r s o i l potenziamento del vischio che dovremo arrivare alla sostituzione del bisturi chirurgico nelle formazioni tumorali.”

Gli studi sui cavalli Le esperienze positive dei veterinari e degli allevatori con Iscador sono state provate anche nell’ambito di uno studio a doppio cieco randomizzato e controllato. “Randomizzato e controllato” significa che i cavalli sono stati curati secondo il principio della casualità con Iscador oppure sono stati assegnati a un gruppo di controllo che otteneva iniezioni placebo. “A doppio cieco” significa che né gli operatori né i cavalli “sapevano” quale animale appartenesse a quale gruppo. Di 53 cavalli ammalati di sarcoide, 32 animali vennero randomizzati nel gruppo Iscador e 21 nel gruppo di controllo. Ai cavalli del gruppo del vischio venne iniettato 1 ml di Iscador P, un preparato ricavato dal vischio di conifera che viene utilizzato anche per la cura dei tumori della pelle degli uomini, in una dose crescente da 0,1 a 20 mg; al gruppo placebo venne iniettata sottocute nella regione del petto 1 ml di soluzione salina 3 volte alla settimana in un arco temporale di 105 giorni. Quantità, localizzazione e forma del sarcoide equino, rilevati dopo accurate analisi, vennero protocollate durante un anno. Nei cavalli curati con Iscador si ottennero significativamente in fretta dei risultati migliori rispetto al gruppo di controllo placebo: così 25 cavalli curati con Iscador (il 78%) mostrarono per lo meno un arresto della crescita del tumore e 13 (il 41%) mostrarono un miglioramento (riduzione del tumore di almeno la metà); di questo gruppo nove cavalli (il 28%) mostrarono una guarigione completa. Nel gruppo di controllo fu osservato un arresto del tumore solo in otto cavalli (il 38%) e in tre cavalli (14%) un miglioramento o una guarigione.

il preparato di vischio di conifera, che si distingue anche negli uomini per la grande tollerabilità, fu perfettamente tollerato dai cavalli Il preparato di vischio di conifera, che si distingue anche negli uomini per la grande tollerabilità, fu perfettamente tollerato dai cavalli. Nessuno di questi mostrò effetti collaterali come febbre, apatia o altri sintomi. Solamente nella regione delle applicazioni delle iniezioni fu osservato un leggero gonfiore che spariva

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è attraverso il potenziamento del vischio che dovremo arrivare alla sostituzione del bisturi chirurgico nelle formazioni tumorali

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da solo dopo alcuni giorni, una tipica reazione locale che nella terapia del vischio è giudicata come segnale di risposta al preparato. Queste reazioni locali furono osservate maggiormente con l’utilizzo di alte concentrazioni di Iscador P, cioè da 10 a 20 mg di estratto di vischio. Più fiducia all’esperienza medica Parallelamente allo studio principale randomizzato furono curati con Iscador P, in uno studio cosiddetto “a braccio libero”, altri 23 animali che per diversi motivi non potevano fare parte dello studio di controllo. Nove di questi animali (il 39%) mostrarono un miglioramento

del sarcoide per più della metà, sei di questi (il 26%) poterono guarire completamente. In sette cavalli (il 30%) fu accertato un arresto della crescita. Nei rimanenti sei cavalli purtroppo la cura con Iscador non poté impedire la comparsa di nuovi tumori. I risultati della cura erano praticamente identici a quelli dei sopradescritti gruppi randomizzati. Ciò dimostra come uno studio randomizzato e controllato a doppio cieco eseguito sull’uomo, che nella medicina convenzionale vale come “standard d’oro”, non apporta un arricchimento di conoscenze maggiori di quelle ottenute da un puro studio di osservazione, soprattutto in presenza di malattie molto

gravi come il cancro, dove può esserne messa in discussione l’etica.

dare di nuovo più fiducia all’osservazione e all’esperienza medica Forse questo sensazionale studio di Iscador sui cavalli può contribuire a relativizzare ancora di più le generalizzate richieste di studi randomizzati nella medicina umana e a dare di nuovo più fiducia all’osservazione e all’esperienza medica. }

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Esperienze con Viscum album fermentatum nella clinica dei piccoli animali di Claudio Elli, medico veterinario

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Nella mia esperienza dell’uso del Viscum album fermentatum (vischio) nella clinica degli animali d’affezione (cane e gatto) non posso che confermare le considerazioni del dottor Frank Meyer. Quello che vorrei aggiungere è che anche nei casi in cui, con la terapia col vischio, non si riesca a fermare il tumore nel suo sviluppo, la qualità con cui il paziente prosegue la sua vita è decisamente elevata e i tempi di sopravvivenza sono inequivocabilmente aumentati. A prescindere dalla possibilità di bloccare o di far regredire il tumore, le due condizioni, miglioramento della qualità della vita e prolungamento del tempo di sopravvivenza, sono già due validi motivi per iniziare una terapia antitumorale con il vischio. Un’altra condizione ormai accertata è la possibilità del vischio di essere affiancato alla chemioterapia classica, con evidente diminuzione degli effetti collaterali della stessa. Altro aspetto positivo è la facilità della somministrazione; quasi tutte la terapie antitumorali prevedono la somministrazione endovenosa da fare presso una clinica o al massimo in sede ambulatoriale con grande stress per l’animale. L’iniezione sottocutanea con cui si somministra il vischio è una manualità facilmente assimilabile da parte del proprietario, evitando così all’animale ulteriori e inutili stress. Vorrei inoltre mettere in evidenza che, proprio perché la malattia tumorale è una patologia multifattoriale, la sua terapia non può essere demandata a un unico rimedio, esso non può portare sulle sue spalle tutta la strategia terapeutica. Va da sé che in uno studio a doppio cieco randomizzato e controllato, il farmaco deve essere somministrato da solo: questo ne riduce di conseguenza l’efficacia. Per raggiungere ciò che Rudolf Steiner auspicava, cioè che possa arrivare a sostituire il bisturi del chirurgo, il vischio non può essere lasciato solo nella sua azione terapeutica. Il cancro è una patologia multifattoriale, il vischio è una pianta, un vegetale, e se vogliamo che possa essere potenziato nella sua azione dovrà essere affiancato dagli altri regni della natura (minerale e animale). La patologia tumorale è solo apparentemente una patologia dell’individuo, e aspetta la sua soluzione nell’azione sociale a tutto campo; in questa direzione va l’esperienza dell’utilizzo del vischio anche in campo veterinario, dove il risultato terapeutico sull’animale sgombra il campo dai dubbi derivati sulla sua efficacia riferibile al solo “effetto placebo”. Il regno animale sta già quindi facendo molto Idiradando i dubbi sulla reale efficacia del vischio e degli altri farmaci della medicina antroposofica, ma spero che questo sia solo l’inizio di una collaborazione fra regno animale ed essere umano. A mio avviso, il concetto di socialità va quindi ampliato, non rivisto solamente nell’ambito umano, ma allargato anche agli altri regni della natura.


ISRAELE

Pedagogia Waldorf, nuove tecnologie e spiritualità

di avere a che fare con individui brillanti, capaci di sfidare coraggiosamente anche situazioni complicate e sconosciute con soluzioni nuove e non solamente a “cullarsi sugli allori” del passato. Questa scoperta rese tutti molto più comprensivi e rispettosi nei confronti del nostro sistema educativo.

intervista a Arie Ben-David, insegnante Waldorf di Paulette Prouse

Quali aspirazioni caratterizzano i vostri allievi? L’intento di progredire in ogni campo dell’educazione, al fine di poter influire sul concretamento di un avvenire più sereno e armonico, anche a costo di rinunciare a scelte professionali consone alle loro capacità, che forse li avrebbero incanalati verso cariche lucrose e prestigiose ma su un piano etico ben diverso. Anche per noi educatori è una sfida impegnativa avere di fronte tanti giovani dotati, energici, volenterosi ed esigenti. Racconto un episodio che può chiarire quanto sostengo. All’inizio della mia scelta professionale, circa 25 anni fa, un preside del liceo dove allora mi trovavo mi propose di impegnarmi per il recupero di una decina di allievi in grave difficoltà: si trattava di ragazzi allo sbando, che facevano uso di droghe e compivano furti. A quei tempi, pur avendo i miei primi contatti con l’Antroposofia, cercavo ancora di barcamenarmi in modo più che altro intuitivo. I genitori di quei ragazzi erano al confine della disperazione e il preside, per convincermi, ebbe a dirmi che le cose erano giunte a tal punto che qualunque idea io potessi escogitare sarebbe stata bene accolta e comunque meglio di nulla. Accettai il difficile compito, a patto di aver da lui carta bianca su tutte le scelte. La prima cosa che feci (ovviamente con il consenso dei genitori) fu di portali in una gita di sopravvivenza nella foresta fuori Gerusalemme, senza cibo e solo con un po’ di acqua. Mangiavamo radici e qualche cibo elargito sporadicamente dai passanti. Alla fine della gita avevamo sviluppato un reciproco rapporto di fiducia e di rispetto. Solo allora fu possibile dare inizio al percorso di riabilitazione. Mi rivolsi a un meccanico, affinché li aiutasse a riparare alcune automobili ridotte in rottami; questa fu per loro un’ottima occasione per imparare i primi rudimenti della meccanica. In

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Arie Ben David è insegnante a Gerusalemme e dirigente della sezione Waldorf nel Seminario per maestri “David Yellin”, riconosciuta e sovvenzionata regolarmente dallo Stato, che si conclude con un diploma accademico equivalente alla nostra laurea breve. Il nostro incontro ha avuto luogo durante una sua visita a Milano nei primi di febbraio di quest’anno.

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Ho sentito che in Israele ci sono 11 scuole Waldorf elementari e medie e circa 70 scuole materne e asili nido distribuiti sul territorio. Mi piacerebbe comprendere il motivo di questa grande considerazione per la pedagogia steineriana nel tuo paese. In primo luogo lo stato dà per ogni bambino un bonus alla famiglia in modo da poter scegliere liberamente la scuole per i figli. E quindi il problema economico non si pone come nella maggior parte dei paesi europei che non assegnano sovvenzioni alle scuole private. Tuttavia la vera motivazione consiste nel riconoscimento della qualità di un insegnamento che non contempla solo un apprendimento nozionistico; l’assiduo incoraggiamento degli allievi alla creatività agisce sul comportamento dei giovani e rappresenta un valido strumento per affrontare in futuro, in modo positivo, le grandi e impegnative sfide della vita quotidiana. Puoi raccontarci qualcosa della tua esperienza? Inizialmente la gente era molto sospettosa e si domandava: “Cosa è questa roba?”. Ma dopo essersi resi conto che i nostri studenti erano sia dotati che motivati, incominciarono a capire


Un circuito elettronico

capo a pochi mesi avevamo a nostra disposizione ben quattro automobili, riparate e pronte per le nostre avventure. Festeggiammo regalandoci un’allegra gita nella foresta. Successivamente abbiamo anche lavorato con un falegname, disegnando e costruendo una sorta di roulotte da attaccare alla macchina per campeggiare. Dopo aver visto che era possibile accomodare ogni sorta di carcassa e farla funzionare con buon esito, i loro occhi non erano più quelli disperati dell’inizio, ma divennero chiari come stelle e si illuminarono di speranza: se possiamo aggiustare e guidare le macchine rotte, possiamo anche riprendere in mano e guidare le nostre vite. Uno dei ragazzi di questo gruppo dipendeva dall’assidua presenza di un tutore perché si temeva che da solo avrebbe combinato guai troppo seri. Quando lo accolsi proposi alla persona che lo seguiva di scegliersi un’attività produttiva per dare il buon esempio al ragazzo e promisi di presentarmi settimanalmente col nostro protetto al suo cospetto affinché ne constatasse i progressi. Dopo tre anni ognuno di questi ragazzi concluse con successo il corso di studi e, a termine del tirocinio, presentarono un progetto innovativo collettivo. Potete immaginare la mia gioia quando per il mio trentesimo compleanno ho ricevuto, da quel ragazzo particolarmente difficile, una cartolina con le seguenti parole: “colui che cura i giorni, semina; colui che cura gli anni, pianta alberi; colui che cura le generazioni, educa gli esseri umani”. Dieci anni dopo, per i miei 40 anni, ricevetti un’altra cartolina dello stesso ex alunno, che era diventato il manager di una piccola ditta americana della quale aveva potenziato il giro d’affari da 500.000 dollari a 5 milioni. Egli scriveva: “un insegnante normale insegna ciò che ha imparato, un insegnante un po’ migliore insegna quello che sa, un ottimo insegnante suscita nei suoi allievi il desiderio di scoprire quello che non conoscono”. È una massima che cerco di applicare non solo nella mia professione di insegnante, ma la ritengo valida in generale e mi sforzo di metterla in atto in ogni progetto della mia vita. Inutile dirti quanto mi fa soffrire vedere insegnanti che continuano

Come sono i rapporti fra il Seminario di formazione Waldorf e il resto del mondo accademico? Come ho già detto, all’inizio c’era molta diffidenza ed eravamo percepiti come una minaccia, perché il nostro approccio educativo è molto diverso dal loro: se si fosse rivelato migliore avrebbe dovuto implicare un grosso cambiamento nei metodi tradizionali. Successivamente, grazie agli scambi regolarmente previsti tra gli allievi dalle varie classi, è sopraggiunto un superamento proficuo e un desiderio di collaborazione. Così abbiamo messo a punto programmi accessibili a tutti, come ad esempio il programma di educazione imprenditoriale affinché gli studenti possano dedicare circa il 10% del programma pedagogico a iniziative innovative, mirate a sviluppare dei progetti, in collaborazione col Dipartimento per lo Sviluppo Sociale del Comune di Gerusalemme, in favore delle Comunità svantaggiate. E collaboriamo anche col Dipartimento di Scienze su programmi di studi ecologici e di sostegno per l’utilizzo di acqua piovana per l’irrigazione dei giardini: i nostri studenti sono coinvolti, con la Società di protezione della natura, ad aiutare la gente nella coltivazione dei giardini. Attualmente ormai tutto il Seminario ha adottato la politica del “verde”. L’anno scorso abbiamo organizzato una giornata di studi per tutti gli insegnanti del David Yellìn per la sensibilizzazione ambientale. Durante la preparazione dell’evento, della cui organizzazione facevo parte anche io, suggerii di non servire le solite bevande artificiali in bicchieri di plastica, ma di trovare il modo di dare un segnale anche esteriore che rappresentasse la qualità ambientale per la quale lavoriamo. I membri del comitato, seppur favorevoli all’idea, non sapevano cosa proporre; suggerii di occuparmi personalmente dell’organizzazione del banchetto alla condizione di non superare la spesa prevista. Proposi l’idea agli studenti di otto diverse classi, dando loro il compito di sviluppare un sistema originale che escludesse il solito usa e getta: in breve si accumularono numerose proposte originali e il risultato fu un piacevole e gustoso pranzetto, che raccolse l’entusiasmo dei partecipanti all’evento. Alla fine del pranzo non c’era bisogno di buttare nulla, c’era poco da pulire ed eravamo riusciti a non sforare il budget previsto. Il preside si congratulò e, da quel giorno, siamo considerati gli “organizzatori ufficiali” di tutti i banchetti della scuola. Se all’inizio eravamo il lievito nel pane, ormai anche noi facciamo parte del pane stesso.

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ad applicare il vecchio metodo intellettuale basato sulla figura dell’insegnante “pozzo di scienza” che rovescia la sua conoscenza nelle “teste vuote” degli alunni. Puoi capire che lavorando con più di 130 studenti, in un ambiente altamente accademico, dobbiamo offrire loro qualcosa che sia di valenza significativa per il loro sviluppo e la loro vita. In primo luogo vengono curati in modo particolare i processi qualitativi dei rapporti umani. Inoltre la nostra premura è dare loro strumenti creativi che funzionino in un mondo in cui, secondo gli ultimi sondaggi, le sollecitazioni dovute alle continue scoperte rendono quasi impossibile l’aggiornamento conoscitivo. Quello su cui puntare è una preparazione idonea all’indole del giovane, che lo metta in condizione di sviluppare la capacità di adattarsi creativamente alle novità che a mano a mano si presentano durante il corso di studi.

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Nel programma delle scuole steineriane è incluso anche un corso di informatica? Sì, i nostri studenti imparano a usare il computer, fa parte dell’insegnamento; ma li aiutiamo anche a comprendere l’effetto che queste tecnologie hanno sull’infanzia e sulla società in genere. Possiamo già osservare, con i nostri studenti e ancora di più con i bambini, il rischio di possibili lacune nell’espressione linguistica e nei modi corretti dello scrivere e del parlare, nonché della comprensione interiore di concetti matematici (moltiplicazioni, divisioni…): il premere un tasto non è più un’esperienza interiore. Tuttavia queste nuove tecnologie creano nuove sfide e nuove possibilità. Per ogni nuova tecnologia esiste una capacità naturale parallela, un potenziale umano da incrementare.

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Puoi fare qualche esempio di questi paralleli? Prendiamo la vecchia linea telefonica casalinga che ci permetteva di comunicare a distanza con qualcuno: alle estremità della linea vi erano solamente due interlocutori. I telefoni cellulari permettono di comunicare più liberamente in qualsiasi parte del mondo; persino i bambini, oggi usano in continuazione questo mezzo per comunicare con genitori e amici. Questi moderni strumenti sono i paralleli tecnologici della capacità spirituale di sperimentare e di comunicare il contenuto dei pensieri altrui a distanza (ad esempio la telepatia). Usando assiduamente il telefono cellulare interrompiamo lo sviluppo di queste capacità naturali, poiché la tecnologia si sostituisce alla nostra attività sensoriale e inibisce le nostre facoltà intuitive. Così il risultato è un doppio inquinamento: inquinamento della persona (come appena descritto) e inquinamento energeticoambientale. Il fatto che in natura venga interrotto il flusso di energia naturale, a causa delle radiazioni malsane delle numerose antenne trasmettitrici, è ritenuto molto malsano da alcuni scienziati, i quali hanno rilevato che le api, che sono i mediatori della fertilità delle piante, perdono il senso dell’orientamento al punto di arrivare in gran numero alla morte. Ad Albert Einstein vengono attribuite le seguenti parole: “Se volete comprendere il destino degli uomini, osservate le api; se esse dovessero sparire, allora entro cinque anni avverrà una grave crisi per la sopravvivenza del genere umano”. Le api, create per danzare in un meraviglioso paesaggio tra i fiori e il sole, partecipi del grandioso processo di fertilizzazione, saranno ancora in grado di compiere il loro servizio alla natura e all’uomo? E per quanto riguarda la Rete? Internet è da considerarsi solo come aspetto negativo dell’evoluzione tecnologica? Internet crea l’infrastruttura che permette a milioni di persone di avere informazioni da ogni parte del mondo ed essere collegate fra loro. È causa del maggior cambiamento dell’assetto socioculturale internazionale avvenuto in pochissimo tempo. Verso la fine del XX secolo le grandi compagnie come Microsoft hanno iniziato ad assumere un’importanza internazionale pari, se non maggiore, alle grandi nazioni, alle grandi potenze. Un esempio di questo cambiamento è che, invece del vecchio controllo piramidale, si stanno creando delle reti sociali in grado di modificare completamente l’economia globale, tanto che la stessa Microsoft è disposta a pagare 150 milioni di dollari per ottenere il solo 1% del “Face Book”, una rete sociale creata due anni fa da un giovane appena ventenne.

Quali possono essere le implicazioni più direttamente spirituali dell’informatica? Questo inevitabile processo di globalizzazione, dovuto in parte a internet, può avere qualche effetto spirituale benefico sull’umanità, o siamo ormai in balia di forze incontrollabili? Come ho già detto, ogni tecnologia ha il suo corrispondente spirituale, così il parallelo di internet è la “Cronaca dell’Akasha”(1). La capacità di navigare in rete fra vari domini e siti e di attingerne immagini è relazionata alla facoltà spirituale degli iniziati (ma che ogni uomo dovrà a poco a poco conquistarsi), che permette loro di navigare nei domini spirituali con il potere immaginativo, inspirativo e intuitivo prendendo la conoscenza dalla sorgente che sta oltre il tempo. C’è un altro aspetto affascinante dell’innovazione tecnologica di questi ultimi venti anni, che sperimentiamo anche con i nostri ragazzi. Gli studenti, che all’inizio degli anni Novanta del secolo scorso avevano un più vasto patrimonio di conoscenze generali e di autodisciplina, si evolvono attualmente verso un tipo di ragionamento più individuale ma anche contenente connotati positivi per la comprensione del mondo spirituale. Questo favorisce anche un tipo d’interazione più personale e disinvolta col prossimo. Si può dire che al posto dell’erudizione e del senso di disciplina si sia inserito progressivamente un senso spontaneo dell’esperienza naturale. Come va letto, quindi, questo fenomeno sociale? Siamo completamente lasciati nelle mani del Diavolo oppure Dio continua ad avere ancora voce in capitolo? Dio ha ancora “tutto” da dire. In passato l’idea che si potesse comunicare con entità metafisiche si era scontrata con una grande resistenza. Oggi, in un mondo in cui la tecnologia porta gli uomini all’esplorazione del Cosmo e con internet si sono superati confini comunicativi inimmaginabili, anche il rapporto con defunti, Angeli e altri esseri spirituali assume un carattere di legittimità, di normalità. Dopo tutto, il mondo virtuale creato dal computer proietta l’uomo (a suo modo) al dì là della concretezza fisica. Purtroppo, come ho potuto osservare negli ultimi anni, esiste il pericolo di rimanere assorbiti a tal punto dal vortice delle tecnologìe, da perdere la libertà. Il lato positivo è che in concomitanza con una tale tecnologia diventa anche disponibile una nuova facoltà spirituale. Occorre sviluppare instancabilmente le facoltà spirituali, affinché le libere decisioni diventino più accessibili all’individuo e l’individualismo etico si elevi a una più alta consapevolezza della spiritualità umana. Direi che si tratta di un processo di continuità, dove proprio lo scontro tra gli antipodi può sfociare col tempo in una proficua rinascita. E il tutto a patto di non trascurare mai una buona dose d’umorismo. }

Note 1) La Cronaca dell’Akasha è una sfera al limite del mondo spirituale dove vengono custodite le tracce di tutto ciò che è stato realizzato nel bene e nel male nel mondo da esseri viventi.


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