POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE DL.353/2003 (CONV.IN L.27/02/2004 N.46) ART.1 COMM1 I, DCB MILANO 4,00€
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ANTR FIA O OPOSO GGI
EDITORIALE Inverno 2016
Il tema centrale di questo numero sarà l’uomo nel suo processo di materializzazione che, nella sua rapida escalation, lo conduce verso forme di vita sempre più legate alla tecnologia. L’amico Jean Michel Bortheirie, che è anche impegnato come missionario in Africa, ci ha mandato l’interessante articolo sul transumanesimo, inspirato da Huxley. Alcuni grandi pensatori del XIX secolo come Puschkin avevano previsto la disumanizzazione progressiva della scienza; Leopardi, che oltre a essere un grande poeta, era anche un fine pensatore, ha definito l’era moderna un’epoca che “ascolta solo i numeri e non le canzoni”. La scienza è più autoritaria di quanto mai nessuna religione abbia osato essere. Nelle scuole viene insegnata la storia della letteratura invece della letteratura. Un nostro giovane amico, Sergio Gaiti, ci dice che la scienza e le tecnologie hanno superato il ruolo di strumento nel campo pratico, intervenendo pesantemente nella sfera vitale con iniziative che seguono soprattutto le leggi di mercato, polari a quelle vitali. In una simile società prenderà sempre più piede la “meccanicizzazione”. Lo possiamo già constatare nell’interesse dei nostri bambini per i giochi elettronici, di cui gli adulti portano la maggiore responsabilità. In occasione del Natale rivolgiamo, quindi, un pensiero particolare ai più piccoli, per i quali la magia e la spiritualità di questa festa è più viva e sentita. Per questo, nella scelta dei regali dobbiamo porre particolare attenzione affinché il bambino ritrovi nei doni tutta la poesia di cui ha bisogno. Magari, per una volta, dimentichiamo gli ammalianti giochi elettronici, che sono la polarità del calore natalizio. Tocca a noi adulti accompagnare i più piccoli nella predisposizione propria della loro età, affiancandoli nei giochi di famiglia, proponendo loro attività ludiche manuali capaci di stimolare la loro fantasia. Con i migliori auguri da parte mia e della redazione.
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SOMMARIO Inverno 2016 4 Dall’albero della conoscenza all’albero di Natale 6 Il mistero degli alberi dell’Eden Sergej O. Prokofieff
31 Il diplomatico della Demeter intervista a Alexander Berger
L’arte di invecchiare
34 Esigenze e compimenti karmici da Rudolf Steiner, O.O. 236
focus: uomo-macchina
8 Transumanesimo e religioni Jean-Michel Bortheirie
37 La sapienza evangelica del cristianesimo primitivo da Emil Bock, Das Evangelium
13 Lo Spirito del Tempo e la poesia Michael Engelhard
Associazione Menschen
40 La dignità del malato nel coraggio dell’amore Maurizio Pietro Morisco
15 Facebook, cuore e triarticolazione Sergio Gaiti
18 Disagi giovanili
Appunti di viaggio
42 Il Cairo, una bellezza ammaliante Cris Thellung
Patrizia Bertuzzi Associazione La Monda
21 Risanati dormendo 7 consigli per un sonno sano
44 Educare all’autonomia a cura di Roberta Tazzioli
Frank Meyer
22 Ma le Sibille esistono ancora? Vincenzo Bevilacqua
28 Per la rinascita del Sud: le nuove frontiere dell’agroecologia Bruno Lanata
46 Il filo rosso della vita affiora dove qualcosa non funziona intervista a Mathias Wais
Il sogno di una morfologia
48 Evoluzionismo: non solo Darwin Emilio Ferrario
Dall’albero della conoscenza La sacra Vigilia di Natale e l’abete decorato sono strettamente legati alla navità di Gesù Cristo. Il 25 dicembre è anche Giorno di Adamo ed Eva, a sua volta legato alla nascita dell’uomo, al regno dei bambini, che in quella notte si sentano felici protagonisti. Ma quali sono le origini dell’albero di Natale? Anche se alla base dell’albero natalizio ci sono gli antichissimi usi, tipici di varie culture, che possono essere fatti risalire agli Alberi della vita dell’antichità più remota, i primi alberi di Natale – così come oggi li conosciamo – fanno la loro comparsa nel XVII secolo nelle case dell’Alsazia. Una cronaca di Strasburgo del 1605 riferisce: “Per Natale i cittadini si portano in casa degli abeti (Dannenbaumen nel tedesco dell’epoca), li mettono nelle stanze, li ornano con rose di carta di vari colori”. A proposito delle origini dell’albero di Natale, Rudolf Steiner sottolinea come “sarebbe un errore ritenere che questo simbolo sia antico. … Esiste un quadro che raffigura l’albero di Natale nel salotto della famiglia Lutero. Questo quadro, … dipinto … all’inizio del diciannovesimo secolo, ci presenta qualcosa di falso poiché ai tempi di Lutero … non esisteva ancora tale albero di Natale”. Vari erano i tipi di decorazioni impiegate ma, soprattutto, venivano utilizzate per gli addobbi rose di carta rossa e candele. La scelta dell’abete quale albero simbolo del Natale non risponde al semplice fatto che questo, essendo una conifera sempreverde, sia
all’albero di Natale particolarmente rigoglioso anche nella stagione invernale, ma ha significati più profondi, connessi ai forti legami con le leggi della natura, cariche di simbologie invernali. Così come la Corona d’Avvento, che con le sue quattro candele scandisce le settimane dell’avvento (e l’eventuale quinta candela che appare però solo in alcuni Paesi, a rappresentare il giorno della nascita di Gesù), l’albero di Natale, accolto nell’intimità della casa, crea un’atmosfera di sacralità. Ponendo le luci e le rose sui rami facciamo proseguire la creazione oltre il punto dove la natura lo ha condotto, ossia verso il futuro, a similitudine di una fioritura liberata dal vincolo terrestre. “In molti paesi d’Europa esisteva un’usanza diffusa. Quella di cercare, durante le settimane antecedenti il Natale, ogni specie di germogli … che potessero sbocciare o di cui si potesse almeno forzare la germogliazione nella notte di Natale”. Da questa usanza nacque in alcuni il “presentimento della vita invincibile … che deve essere vittoriosa sopra la morte”. “Possiamo avvertire qualcosa nell’albero che ci sta innanzi come albero di Natale, qualcosa come un simbolo di quella luce che deve sorgere dall’intimo dell’anima nostra e per mezzo della quale possediamo l’immortalità nell’esistenza spirituale. [...] Sia per noi un simbolo per ciò che deve illuminare e ardere nelle nostre anime, per innalzarci al mondo spirituale!"
le citazioni sono tratte dalla Conferenza tenuta da Rudolf Steiner a Berlino il 21 dicembre 1909
Il mistero degli alberi dell’Eden Un’indagine antroposofica: la festività del Natale G
Sergej O. Prokofieff
La festività del Natale secondo l’Antroposofia si ricollega all’esistenza di due Gesù, nati in Palestina a distanza di quasi un anno l’uno dall’altro, alla Svolta dei tempi. L’immagine dei due alberi è strettamente collegata ai due Gesù. In questo articolo Sergej O. Prokofieff parla dell’archetipo dei due alberi e del significato che hanno per noi oggi. Nella storia dell’Umanità è difficile ritrovare binomio più significativo di quello dei due Gesù. Quello nato il 6 gennaio, come narra il Vangelo di Matteo, fu uno degli individui più evoluti dell’antichità. Già presente nell’epoca dell’antica Atlantide come discepolo prediletto di Manu, la guida dell’Oracolo Solare di Atlantide, raggiunse l’alto grado di iniziazione. Nell’Era post-atlantica, attraverso sette reincarnazioni, fece proprie le sette correnti della saggezza del Rsi affinché potessero confluire tutte insieme nella sua anima e adempiersi nell’ottava incarnazione. Questo processo avvenne grazie al fatto che, essendo nato cieco e sordo, si trovò a interfacciarsi solo con il proprio mondo interiore e, memore delle sette correnti di Rsi, creò una sorta di involucro per accogliere la grande rivelazione del Cristo futuro che apparve sotto forma della grande Aura solare di Ahura Mazda. Questo individuo, con il nome di Zarathustra, si ritrovò dunque a fondare la seconda Era post-atlantica in cui l’uomo si confrontava per la prima volta con la conoscenza vera del mondo della materia. Nel sesto secolo prima di Cristo, Zarathustra si incarnò a Babilonia con il nome di Zarathas. Durante tale incarnazione ebbe tre discepoli che, in un secondo momento, sarebbero diventati i tre re magi di-
retti dall’Oriente in Palestina per rendere omaggio alla nuova reincarnazione – quella più sacra e importante di tutte – del loro maestro di un tempo. Dopo aver sacrificato, durante le incarnazioni terrene, il proprio corpo eterico per Mosé e il corpo astrale per Ermete Trismegisto, fondatore della cultura egizia, era il momento di compiere il sacrificio più grande, l’immersione nelle acque del Giordano del corpo di Gesù di Nazareth e offrirlo a Cristo, nei millenni venerato come spirito del Sole Ahura Mazda. Un’origine totalmente diversa ebbe l’indagine spirituale di Rudolf Steiner volta alla ricerca dell’altro essere, il Gesù del Vangelo secondo Luca. In questo caso ci si confronta con un individuo giunto sulla Terra per la prima volta alla Svolta dei tempi. In quanto anima affiliata di Adamo, avveduta grazie alle conseguenze dovute alla caduta, rappresentò il ritratto vivente celeste dell’uomo nei Mondi spirituali. Da lì accompagnò sempre le evoluzioni dell’Umanità e nell’ambito dei Misteri rimase sempre legato agli iniziati. In quanto Essere del Paradiso privo di esperienza terrena e, in tal senso, rappresentante della forza fanciullesca umana nella sua purezza originaria, il Gesù di Luca nacque alla Svolta dei tempi. Compiuto il dodicesimo anno di età, la sua anima ricevette l’essenza indivi-
S. Ambrogio Tesoro, Scuola del Bergognone, Gesu fra i Dottori
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duale di Zarathustra e in tal modo le due essenze, la più giovane e la più anziana, poterono preparare nel corso di diciotto anni l’involucro terreno per l’Essere di Cristo. Questo sacrificio congiunto per la venuta di Cristo fu il solo a rendere possibile l’incarnazione sulla Terra di quest’ultimo.
Il futuro degli alberi dell’Eden Che significato ha avuto l’azione congiunta di questi due individui per la venuta (Avvento) del Cristo? In quel frangente la legge primordiale di ogni evoluzione trova compimento ed è solo attraverso l’unione di due grandi poli opposti che può nascere una terza entità, che rappresenta il nuovo e il grande per eccellenza. Perciò l’unione della forza fanciullesca primordiale di Gesù con quella della maturità e saggezza dell’altro furono necessarie ad accogliere Cristo come Sole spirituale nel Mondo. Quel che accadde storicamente alla Svolta dei tempi nel Mondo deve essere vissuto ripetutamente da ciascuna persona a livello interiore, affinché il Cristo si inglobi e si manifesti nell’animo umano. Solo quando riesce a prendere quelle strade che lo portano a ritrovare le forze fanciullesche anche in età matura, attraverso la saggezza spirituale, e a renderle efficaci grazie alla consapevolezza, l’uomo riesce a fare spazio nella sua anima per permettere a Cristo di essere presente nel nostro tempo. Ma non tutte le forme di saggezza riescono a risvegliare le forze fanciullesche nell’uomo. Qualsiasi intellettualismo è letale. Solo la nuova saggezza spirituale di cui l’Umanità dispone grazie all’Antroposofia è in grado di raggiungere lo scopo. Perciò l’Antroposofia prepara all’ingresso del Cristo nell’animo umano. Nel Mondo spirituale esiste un altro essere particolarmente legato all’evoluzione interiore dell’uomo: è Michele, lo spirito che governa l’era attuale. In che modo, però, è legato al mistero precedente dei due Gesù e all’effetto che hanno avuto nel momento della Svolta dei tempi? Questi due individui, Zarathustra e Gesù di Luca, che hanno l’uno portato a termine il cammino dell’Umanità sulla Terra e l’altro rappresentato l’uomo nel Mondo spirituale presso la sorgente celeste, sono stati associati da Steiner anche all’immagine dei due alberi dell’Eden. In questa immagine l’Albero della conoscenza corrisponde al Gesù del Vangelo di Matteo (Zarathustra) e l’Albero della vita al Gesù secondo Luca. In Paradiso i due alberi si trovavano nel mezzo, ma l’uno opposto all’altro. Uno dei figli di Adamo, Set, durante l’iniziazione poté accedere una volta nell’Eden dove gli apparvero come tutt’uno, con un nuovo guardiano, l’Arcangelo Michele. «Una volta in Paradiso, Set si accorse che l’Albero della vita e quello della conoscenza erano intrecciati. L’Arcangelo Michele – che stava al cospetto di Dio – gli concesse di prendere tre semi di questo albero intrecciato». Da questa descrizione di Steiner si può evincere che i due alberi, originariamente a sé stanti, da quel momento siano diventati uno solo, che nell’immaginario rappresenta il fu-
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turo dell’Umanità. I tre semi presi da Set, infatti, rappresenterebbero la futura natura spirituale dell’uomo: il sé spirituale, lo spirito della vita e l’uomo spirituale. L’unione dei due alberi dell’Eden, comparsi dopo la chiusura delle porte del Mondo spirituale a seguito della caduta, rappresenta l’archetipo dell’influsso partecipato dei due Gesù sulla Svolta dei tempi, sorta dalla compenetrazione tra le forze fanciullesche più pure e la saggezza suprema.
E Zarathustra cosí parlò al popolo: “Io vi insegnerò cos’è il Superuomo. L’uomo è qualcosa che deve essere superato. Che cosa avete fatto per superarlo?” La via di Michele verso Cristo L’immagine dei due alberi intrecciati protetti da Michele nel Mondo spirituale, oggi, nell’era della sua prima reggenza sull’Umanità dopo il Mistero del Golgota, assume una nuova dimensione del reale nell’anima dell’uomo. Per questo è nata l’Antroposofia. Durante il percorso scolastico si agisce sulle forze fanciullesche originarie attraverso la nuova saggezza spirituale e in ogni uomo si ricrea l’archetipo che rimanda ai due alberi. Il che permette di ricavare nell’animo lo spazio che serve per fare vivere Cristo. Si tratta di un aspetto attuale determinante per il percorso iniziatico moderno, che Steiner chiamava anche «Via di Michele, che continua poi nella Via di Cristo». La concezione antroposofica della festività del Natale rivela dunque l’archetipo che deve fiorire in ogni anima per raggiungere una realtà ricca di valore sempre valida che porti l’uomo a incontrare Cristo sulla strada di Michele, in piena consapevolezza. Nella storia del pensiero, per primi furono i Rosacroce a riconoscere e studiare questo mistero. Perciò questo profilo del mistero del Natale potrebbe anche essere definito rosicruciano, motivo per cui Rudolf Steiner, in un suo schizzo, ha associato il simbolo dei Rosacroce al tema natalizio. I tratto da Das Goetheanum
Bibliografia S.O. Prokofieff, I Misteri alla svolta dei tempi - I pastori e i Re, I due Giovanni, Giovanni Battista e Giovanni Evangelista, Widar edizioni. Rudolf Steiner, O.O. 96. Rudolf Steiner, O.O. 109. Rudolf Steiner, La missione di Michele, O.O. 194, Editrice Antroposofica. Rudolf Steiner, Il Vangelo di Matteo, Editrice Antroposofica. Rudolf Steiner, Il Vangelo di Luca, Editrice Antroposofica.
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focus
uomo-macchina
Transumanesimo e religioni G
Jean-Michel Bortheirie
i ritiene generalmente che sia stato il biologo Julian Huxley – fratello di Aldous Huxley e primo direttore dell’Unesco – il primo a utilizzare la parola “transumanesimo” nel 1957, anche se il concetto cui lui fa riferimento differisce in parte da quello che venne attribuito al transumanesimo a partire dal 1980. Huxley definisce il transumano come un “uomo che resta un uomo, ma trascende se stesso manifestando nuove possibilità”. E aggiunge: “La qualità delle persone, e non solo la quantità, è quello cui dobbiamo mirare: di conseguenza, è necessario concertare una politica per evitare che la marea crescente della popolazione travolga le nostre speranze in un mondo migliore”. Si tratta, pretanto, di migliorare la ‘qualità’ degli individui, così come si migliora la qualità dei prodotti. Julian Huxley era in effetti uno dei biologi che nel 1939 elaborarono il Manifesto Umanista – firmato da numerosi, prestigiosi genetisti – che ha promosso un’eugenetica di “sinistra”, dove il miglioramento delle condizioni sociali è presentato come la condizione per il successo e l’efficacia di una politica eugenista. Il vero inizio del movimento transumanista si concretizza nel 1980, proponendosi come una ricerca per “lo sviluppo delle capacità umane” che “si riferiscono a una duplice realtà, tecnica e filosofica”. Nel 1999, l’associazione transumanista ha dichiarato “il diritto morale per coloro che desiderano utilizzare la tecnologia per migliorare le loro capacità fisiche, mentali o riproduttive ed esercitare un miglior controllo sulla propria vita.” Ciò è reso possibile dalla “convergenza” attraverso la quale diverse scienze – nanotecnologie, biotecnologie, tecnologie dell’informazione e scienze cognitive, generalmente indicate con l’acronimo NBIC – consentono di trasformare completamente l’uomo in tempi rapidi. Grazie all’intelligenza artificiale, dotato di percezioni virtuali quasi-reali, l’uomo trascende il proprio corpo e si libera finalmente dal male e dalla sofferenza. E visti i risultati attuali, ci aspettiamo che questa mutazione umana possa realizzarsi tra il 2030 e il 2050; periodo in cui “l’ibridazione uomo/animale o uomo/macchina, non presenterà più particolari difficoltà tecniche”. Trasformare il cervello umano in un computer dalla memoria espandibile e addirittura programmabile sembra rientrare nell’ordine dei progetti realizzabili. Bisogna però distinguere il concetto di “uomo riparato” da quella di “uomo aumentato”. I sostenitori del transumanesimo prendono in considerazione l’installazione nel corpo
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umano di miliardi di “nanorobot” incaricati di correggere, riparare, ma anche consentire nuove sensazioni, nuove percezioni, permettere di poter provare emozioni sempre piacevoli e paradisiache. Bene e male sono ridotti a produzione biologica del cervello. L’uomo non vive più come individuo capace di cercare da solo il piacere. I transumanisti chiamano ‘ingegneria paradisiaca’ (paradise engineering) la promessa di una felicità senza fine sulla terra, come se si trattasse di ricercare sempre e unicamente l’uomo perfetto, l’uomo senza difetti, senza sofferenza, senza miseria, vincitore della morte, circondato da androidi destinati a servire la sua famiglia, i parenti e gli amici. Gustave Thibon ha inserito la definizione di Simone Weil (per la quale l’inferno sarebbe “credersi per errore in paradiso”) nella sua rappresentazione teatrale, Vous serez comme des dieux (Voi sarete come dei), che racconta la disperazione di un’eroina in un mondo di immortalità dove Dio è diventato inaccessibile. Il sogno transumanista ha trovato forti echi in questo testo che ha preceduto, ma già presentiva, le possibilità tecnologiche che saranno offerte all’uomo. Nella virtualizzazione dei rapporti umani e l’incessante divertisment di Blaise Pascal che ci opprime sempre di più, si osserva un annientamento progressivo di tutto ciò che è spirituale. Bernanos lo aveva già affermato ne La France contre les robots (La Francia contro i robot, 1947): “Non potremo capire assolutamente niente della civiltà moderna, se non ammettiamo prima che si tratta di una cospirazione universale contro ogni forma di vita interiore”. Il transumanesimo sarebbe pertanto una nuova versione del “Sarete come Dio” (cfr. Gn 3) da dove provengono tutte le sofferenze che noi ora abbiamo il dovere di alleviare ma anche di accettare, di trascendere ma non negare.
Il transumanesimo è una nuova religione? Se il progetto del transumanesimo fosse un successo, l’essere umano potrebbe trasformarsi in una nuova specie: il “post-umano, un discendente dell’Homo sapiens, le cui capacità avranno talmente superato quelle dell’uomo che non farebbe più parte della stessa specie”. Tuttavia, spesso trascurato nel dibattito attorno a queste idee, l’aspetto religioso di questo movimento colpisce per le sue origini, ideologie e promesse. Nato dalla ragione, dalla scienza e dalla tecnologia, il transumanesimo può – a prima vista – sembrare un movimento ateo. Non di meno, oltre le apparenze, si trova un’ideolo-
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uomo-macchina gia fortemente ispirata del cristianesimo. Il paleontologo e teologo Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955), per esempio, è stato uno dei primi a prendere seriamente in considerazione il futuro dell’evoluzione umana. Le sue ricerche trattano il campo dell’ingegneria genetica, la nascita di un sistema di comunicazione globale (che per alcuni è considerato il precursore di Internet) e l’accelerazione del progresso tecnologico verso un’intelligenza superiore a quella umana. Questi temi sono oggi in qualche modo ripresi dai transumanisti. Ideologicamente, il transumanesimo può essere interpretato come un misto di cristianesimo e varie “eresie” cristiane, con un tema di base ricorrente: la caduta e la salvezza dell’uomo. Anche se la dottrina della caduta non è esplicitamente presente nel transumanesimo, lo è implicitamente. Questa ideologia è, infatti, una risposta salvifica per l’uomo che, come nel cristianesimo, è lontano dall’ideale che potrebbe essere. È per questo che l’ideologia è ossessivamente orientata a voler trasformare l’uomo in super-uomo. Questa trasformazione può essere effettuata in tre modi: l’uomo può diventare immortale biologicamente, bionicamente o virtualmente. Qui, come nel cristianesimo, il nemico finale è sempre la morte. A ogni modo, per il transumanesimo, l’immortalità si acquisisce attraverso una trasformazione tecnologica, mentre per il cristianesimo deriva dalla resurrezione del corpo in Cristo. Inoltre, la salvezza vista attraverso il transumanesimo contiene alcuni aspetti che sono già stati considerati come devianti da parte dei cristiani. Lo gnosticismo, per esempio, prova disprezzo per il corpo e la materia. Per il cristianesimo, la materia e il corpo umano non costituiscono di per sé il male, altrimenti la resurrezione della carne non avrebbe senso. Inoltre, nel transumanesimo è presente l’idea che uomo debba essere salvato, ma la grazia di Dio è stata sostituita dal sapere umano. Qui, alcuni vedrebbero una ripresa del pelagianesimo, che insegna che l’uomo può vivere senza peccato grazie alla sua volontà. In un certo senso, l’uomo può salvare se stesso scegliendo il bene, senza ricorrere alla grazia divina. Nel transumanesimo, la salvezza viene dall’ingegno umano, non per grazia divina. Le virtù attribuite a Dio – come onnipresenza, onnipotenza e onniscienza – sono caratteristiche ambite dai transumanisti, per i quali nuove e future tecnologie ci permetteranno di acquisirle. In ogni caso, queste caratteristiche solitamente riservate alla divinità potrebbero essere rubate agli dei così come fece Prometeo. I transumani avranno l’amore e il sacrificio del dio cristiano? Questi nuovi poteri saranno al proprio o all’altrui servizio? Visto che, insieme a queste nuove facoltà, sorgeranno nuove responsabilità. È per questo che alcuni parlano di una crescita morale, che potrebbe realizzarsi con l’aiuto di medicinali. Ma in questo modo l’uomo potrebbe perdere la libertà e il libero arbitrio. Un aspetto positivo, connesso alla sfida transumanista e alle nuove tecnologie, è che queste ci obbligano a porci do-
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mande sul fondamento delle nostre credenze, sulle aspettative e i valori. Il transumanesimo forse non è una religione nel senso convenzionale del termine ma, allo stesso modo di una religione, offre qualcosa in cui si può riporre la propria fede e la propria fiducia. Come la religione, ci promette la trascendenza, ma con la differenza che la trascendenza è acquisita tramite i nostri mezzi tecnologici, e non attraverso Dio. A questo punto la domanda sorge spontanea: possiamo riporre la nostra speranza, la nostra fiducia, e la nostra stessa fede nella visione del mondo transumanista?
Jean-Michel-Borthierie con due sacerdoti durante il suo ultimo anno trascorso come misisonario cattolico nel Ciad meridionale, dove ha lavorato per diversi anni nel campo agronomico.
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Se il transumanesimo è, a modo suo, una religione, è pensabile che faccia concorrenza alla fede nella resurrezione? La dimensione religiosa ricopre un ruolo fondamentale nella corrente transumanista. Anche in questo caso, come in ogni religione, è richiesta una certa predisposizione ideologica che qui è data dalla promessa fatta agli individui di poter disporre di un più elevato potere su se stessi. Denis Müller, teologo protestante, afferma che il transumanesimo «è una filosofia idealista, sia materialistica sia quantitativa, ossessionata dalla crescita dell’uomo piuttosto
che dal suo miglioramento morale e spirituale. La salvezza è acquisita attraverso le opere della tecnologia umana, e per questo l’uomo stesso diventa un mezzo e non più un fine. I fini spariscono dall’orizzonte transumanista: tutto è solo mezzo, compreso il fine supremo della salvezza. Il superamento dell’uomo da parte dalla tecnologia, e lo scivolare verso il post-umano che ne consegue, risponde a un’esponenziale volontà di potere, piuttosto che a un progetto di vita... La fede nella resurrezione è una fiducia in una promessa; ora, il transumanesimo è messa in opera di quell’orgogliosa, insolente, tracotanza che porta l’uomo alla prevaricazione del potere divino (hybris) in nome della quale non si aspetta più nulla dal suo Creatore, ma conta solo sulle proprie forze». Jacques Ellul, nel 1973, aveva sostenuto, con lucidità premonitreice, “che non è la tecnica che ci rende schiavi, ma il sacro trasferito alla tecnica” (Les nouveaux possédés, p. 316). È illusorio voler vivere al di fuori da questo mondo così fortemente tecnologizzato; quello che possiamo fare è vivere in questo mondo smettendo di sacralizzarlo. Si tratta dunque di profanare la sacralità della tecnologia, riducendo le tecniche a fini utilitaristici che non meritano né la nostra adorazione né la nostra consacrazione né il sacrificio della nostra vita. La profanazione del tecnico-sacro, appoggiandosi sulla fede e la speranza in un unico dio, ha detto Denis Müller, sembra essere l’unica attitudine capace di arrestare l’attuale delirio tecnologico e di rinunciare ai fantasmi transumanisti che poggiano su un rapporto di religiosità nei confronti della tecnologia.
Il rapporto con la storia delle religioni occidentali In Occidente, la religione ha vissuto tre tappe. In primo luogo, i politeismi, seguito logico dello sciamanesimo, che trovano il loro culmine all’epoca greco-romana. In seguito, il monoteismo delle religioni del “Libro”. Oggi emerge una terza era: quella dell’uomo-dio. Per i transumanisti, la battuta di Serge Gainsbourg L’homme a créé des dieux; l’inverse reste à prouver (Gli uomini hanno creato gli dei: il contrario è da provare), è un’evidenza. Dio non esiste ancora: lo sarà l’uomo di domani, dotato di poteri quasi infiniti grazie a nano-tecnologie, biotecnologie, informatica e scienze cognitive. L’uomo realizzerà quello che si supponeva solo gli dei potessero fare: creare la vita, modificare il genoma, riprogrammare il cervello e decidere sulla morte. Ray Kurzweil, ingegnere capo di Google, nell’ottobre 2015 ha affermato: “A partire dal 2030, potremmo disporre, grazie all’ibridazione del nostro cervello con nano-componenti elettronici, di un potere demiurgico (divino)”. Per la prima volta, un movimento filosofico pretende di strappare l’uomo dalla sua condizione di elemento sballottato dalla natura per conferirgli un ruolo attivo nell’evoluzione. Questa terza era religiosa comporta dei rischi. In un’appassionante conferenza del 1972 all’Università di Louvain, Jacques Lacan ha spiegato perché la morte ci aiuta a vivere e perché la vita sarebbe terribile se fosse infinita. Quando
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uomo-macchina
grazie all’intelligenza artificiale, Secondo l’opinione di Bruce Bentutto è possibile, l’essere umano dotato di percezioni virtuali quasi-reali, derson, scrittore americano, auimpazzisce. La psicoanalisi ci ha tore dello studio Transhumain, gli insegnato a che punto l’assenza di l’uomo trascende il proprio corpo uomini che non evolveranno favincoli conduce a un senso di smarrimento. L’ideologia transu- e si libera finalmente dal male e dalla sofferenza ranno parte di una specie inferiore. Vale a dire che quella specie manista che glorifica le nostre ospotrà sopravvivere solamente in stato di schiavitù. sessioni di onnipotenza è protatrice di numerose patologie Se il discorso transumanista si presenta come un fattore psichiatriche. Il transumano vivrà nell’illusione della sua universale, è imprescindibile comprendere in quale quadro onnipotenza, che è il grande nemico della nostra psiche. culturale questo si struttura e a quale ambito di antiche creAl di là del cristianesimo, l’idea di trascendere la condidenze storiche e religiose fa riferimento. L’immortalità, la zione umana è presente negli antichi miti. Ad esempio, si percezione della morte come un nemico, deriva da un conpuò citare la figura di Ercole (Eracle): espressione di umacetto culturale. Dopo Copernico l’uomo occidentale è stato nità trascesa, sfidato dagli dei, avvelenato da sua moglie ferito tre volte nel suo ego: quando gli è stato rivelato che Deianira che gli offre una tunica avvelenata, Eracle sale sul non è collocato al centro dell’universo; quando ha appreso rogo che consuma la sua componente mortale. Egli, dunche è determinato da forze che lo oltrepassano, con Freud que, modifica la sua natura per trascendere la sua condie Foucault; e nel momento in cui è venuto a conoscenza zione umana e diventare un dio. Grazie alla tecno-scienza, del fatto di essere, in sostanza, il risultato dell’evoluzione, quella dell’eroe non è più solamente una ricerca spirituale, vale a dire un animale. Il pensiero transumanista tende a rima ricorre alle nuove tecnologie offerte dalla scienza per spondere all’affermazione di Jacques Monod “Le vivant prendere il controllo della sua trascendenza. E questa advient par hasard, la vita avviene per caso” (Le Hasard et tecno-scienza è presentata come universalmente desiderala nécessité , Il caso e la necessità). Il soggetto post-umano, bile per l’intera umanità. L’ideologia porta con sé una dil’ideale del movimento transumanista, impone all’universo mensione di integrità, con la scommessa che l’umanità la sua necessità di vivere, di essere imperituro per il suo esaccetterà liberamente di mutare la sua specie attraverso le sere eterno. tecnologie avanzate. Il termine del percorso sarebbe dunque il Paradiso proTrascendere la condizione umana non sarà più il frutto di messo, o al contrario, un mondo senza storia, senza libertà una situazione di eccezione riservata a un eroe come Erae, a conti fatti, un inferno? A noi rifletterci. I cle, ma potrà essere diffusa e condivisa, a condizione di essere contrattata.
Note La France contre les robots (La Francia contro i robot) è uno studio di Georges Bernanos pubblicato nel 1947. Si tratta di svariati testi che muovono una decisa critica della società industrializzata. Bernanos sostiene che l’uso delle macchine limita la libertà umana e disturba persino il modo di pensare. Per lui la civiltà francese è incompatibile con l’idolatria per la tecnica propria del mondo anglosassone. Bernanos contesta l’idea secondo la quale la libera impresa condurrebbe automaticamente alla felicità degli uomini, in quanto, secondo lui, ci sarebbe sempre più da guadagnare a soddisfare i vizi degli uomini piuttosto che i loro bisogni. D’altra parte, spiega come un giorno potranno finire in rovina, da un momento all’altro, un gran numero di famiglie, per il semplice fatto che, a migliaia di chilometri di distanza, si potrà produrre la stessa merce per due centesimi in meno alla tonnellata. Affermazione questa che sorprendentemente prefigura quello che si sta verificando oggi, a settant’anni di distanza. Bernanos prevede anche una rivolta dalla gioventù contro una società troppo materialista in cui non possono esprimersi. Eroe e semidio della mitologia greca, Eracle (Ercole nella mitologia romana e Hercle in quella etrusca) era figlio di Alcmena e di Zeus. Dotato di forza sovraumana, nel corso della sua esistenza compì incredibili imprese tra le quali si annoverano le “dodici fatiche”. Eracle sposò Deianira, mitica figlia di Eneo, re di Calidone, e di Altea; ma secondo un’altra tradizione sarebbe nato da Altea e da Dioniso. Sofocle, nella sua tragedia Le Trachinie, racconta come Deianira abbia causato la morte della parte terrestre di Eracle facendogli indossare una tunica intrisa di veleno. Durante un viaggio, Eracle si trovò a dover attraversare un grande fiume in piena. Rendendosi conto che la traversata sarebbe stata eccessivamente rischiosa per Deianira se l’avesse portata con sé, decise di affidare la moglie a un centauro battelliere, Nesso, che l’avrebbe trasportata in battello sull’altra sponda. Mentre stava attraversando il fiume a nuoto, Eracle si accorse che Nesso stava insidiando Deianira. Scagliò quindi una freccia intrisa del veleno dell’Idra di Lerna verso il centauro, colpendolo a morte. Mentre agonizzava, Nesso disse a Deianira di raccogliere il suo sangue, convincendola che esso avrebbe costituito un potentissimo filtro d’amore che avrebbe reso Eracle fedele a lei per sempre. Purtroppo la scellerata ubbidì. Qualche tempo dopo Deianira, timorosa di perdere il suo sposo che si era invaghito di Iole, figlia di Eurito, re di Ecalia, fece indossare a Eracle una tunica intrisa del sangue di Nesso. Il sangue del centauro, contaminato dal veleno dell’Idra, si era trasformato in un potente veleno che gli divorava la carne. In preda a dolori lancinanti, sentendo le carni bruciargli in modo insopportabile, l’eroe decise di darsi la morte facendosi bruciare su una pira funeraria. Giove, impietosito dalla sorte del suo figlio prediletto, scese dal cielo e lo prese con sé nell’Olimpo, ponendo fine alla sua agonia.
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ARTEMEDICA - n. 44 - Inverno 2016
Risanati dormendo 7 consigli per un sonno sano G
Frank Meyer
La durata ottimale del sonno è diversa da individuo a individuo e decresce nel corso della vita. Al mattino vi dovreste sentire ristorati e riposati: in tal caso avete trovato la durata del sonno ottimale per voi. Temporaneamente, per qualche settimana, alla maggior parte delle persone è sufficiente, se necessario, dormire anche fino a due ore in meno, senza che siano da temere ripercussioni sfavorevoli. Dal quarantesimo anno può essere del tutto normale svegliarsi più volte di notte, soprattutto nella seconda metà della notte, durante la quale di solito il sonno è più superficiale. È importante non inquietarsi per questo.
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L’ora ottimale per andare a dormire dipende dal fatto che voi siate una persona mattiniera o notturna (una “allodola” o una “civetta”). I mattinieri seguono un loro ritmo interno, che tendenzialmente è più breve delle 24 ore, e si stancano prima dei notturni, il cui “orologio interno” segue un ritmo più lungo. È fondamentale andare a letto a un’ora regolare, uguale, sia questa prima o dopo la mezzanotte. Frequenti rinvii si ripercuotono sfavorevolmente.
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I cancelli cronobiologici verso il sonno si aprono più volte nel corso della giornata. Oltre alla notte si offrono le prime ore del pomeriggio. Chi ha bisogno di recuperare ore di sonno lo può fare attraverso una dormita prolungata al mattino o con un sonno pomeridiano. Anticipare l’andare a letto non invece è consigliabile, poiché nelle prime ore della serata la maggior parte delle persone non riesce a prendere sonno.
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Rituali del sonno – come esercizi di rilassamento, meditazione, preghiera o un esame retrospettivo della giornata – servono per distaccarsi dagli affari del giorno. Aiutano anche a controllare i pensieri e le sensazioni disturbanti e ad accordare le proprie anime e i propri corpi col sonno.
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L’ambiente dove si dorme dovrebbe essere buio, tranquillo e pulito. La semplice presenza di piccole luci attraverso la finestra (l’illuminazione della strada) o all’interno della stanza (radiosveglie con indicatori luminosi) può pregiudicare in modo rilevante la qualità del sonno.
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Influssi disturbanti vengono anche da sostanze voluttuarie come l’alcool (favorisce l’addormentamento, ma diminuisce la profondità del sonno), caffè o nicotina. Pasti pesanti o lavori stressanti nelle ultime due ore prima di andare a dormire peggiorano il sonno. Queste ore sono il tempo ideale per la distensione e per l’ozio. È importante stabilire gli orari del sonno, in modo che la durata sia sufficiente per assicurare il riposo, e strutturare l’organizzazione della giornata con un rapporto equilibrato tra il movimento fisico e l’attività mentale: sono fattori che migliorano l’efficacia del sonno. Le buone giornate sono la miglior condizione per delle buone notti.
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tratto da Info3
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a cura dell’Associazione
La Monda
Roberta Tazzioli
Educare all’autonomia
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ARTEMEDICA - n. 44 Inverno 2016
L’essere um ano non giu nge rendersi cura di sé, percepire ed esprimere i propri bisogni, saper a speriment a r e la libertà prendere iniziative, fare domande, cercare soluzioni, dare un senso quan do lo si vuo le costring alla propria attività: sono tutte sfaccettature del vastissimo concetto ere, bensì quan di autonomia. Spesso diamo di questa parola una versione impoverita, che do si desta in lu i riguarda soltanto parametri standardizzati, anche se certamente importanti,
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come il saper camminare, nutrirsi o lavarsi; e invece essere autonomi significa, innanzitutto, poter prendere in mano la propria vita, rendersi responsabili del proprio orientarsi fra le scelte. La strada per costruire autonomia è lunga e faticosa, spesso richiede passaggi dolorosi e grandi terremoti nell’anima. Tutti noi ricordiamo l’adolescenza come il momento in cui emerge questa aspirazione profondamente umana a trovare un’identità; e poi ancora, nella prima giovinezza, ecco sorgere l’urgenza di esprimere una volontà autonoma. La nostra esperienza è però infinitamente meno complicata di quella di un adolescente o un giovane che abbia avuto in eredità da questa vita l’ingombrante bagaglio di una disabilità. Nel caso della disabilità fisica, la continua necessità di assistenza mina il consolidarsi di un confine fra sé e l’altro. Nel caso della disabilità intellettiva mancano oggettivamente i passaggi cognitivi necessari a creare un orientamento stabile e sicuro. Per tutte le persone portatrici di disabilità è difficile, estremamente difficile, crearsi quel modello di riferimento interiore sulla cui base è possibile costruire la propria identità e dunque la propria autonomia. Dice Rudolf Steiner in Educazione e insegnamento fondati sulla conoscenza dell’uomo: “L’essere umano non giunge a sperimentare la libertà quando lo si vuole costringere, bensì quando si desta in lui. Ma non può destarsi nella povertà dell’anima”. L’educazione ricevuta a scuola spesso ha creato un’integrazione artificiale, in cui le diverse abilità non hanno avuto l’adeguato nutrimento. E alla fine dell’esperienza scolastica resta il vuoto sociale; è raro per esempio che si siano costruite vere amicizie con i compagni. La nostra società, con i suoi ritmi e i suoi obiettivi di successo, diventa sempre più lontana dall’esperienza di vita di questi giovani, che a volte esprimono nel loro comportamento rabbia e rifiuto. È quindi indispensabile costruire per loro un percorso educativo che accolga il tema della formazione di autonomie come obiettivo realizzabile concretamente anche nelle condizioni di disabilità. Chi lavora con persone disabili adulte conosce bene questo tema, che emerge continuamente nelle loro biografie. E così anche noi de “La Monda” ci siamo interrogati su come poter essere d’aiuto. La Monda è un’associazione con sede ad Arcisate (Varese). Ha aperto una comunità residenziale per persone disabili adulte dal 2006; è un ente per la pedagogia curativa e socioterapia antroposofica, e ha la felice condizione di condividere lo spazio e il lavoro della Cooperativa sociale agricola biodinamica che ha il medesimo nome. Nel 2016 è stato inaugurato un Servizio di Formazione all’autonomia che accoglie giovani disabili di un’età compresa fra i 16 e i 35 anni; il servizio è stato regolarmente autorizzato e diversi servizi sociali della zona hanno iniziato a richiederci una collaborazione. Il gruppo si è formato in pochi mesi e il progetto è attualmente pienamente operante. La frequenza è variabile a seconda delle diverse esigenze; il servizio è aperto dal lunedì al venerdì con orario diurno. Ciò che ci caratterizza è soprattutto il fatto di poter integrare questi ragazzi in una realtà estremamente vivace e pienamente concreta, quale quella offerta dal lavoro agricolo biodinamico. In questo senso l’elemento sociale si fa terapia e risponde al bisogno fondamentale di suscitare progetti, di strutturare un percorso di crescita. L’autonomia non si suscita nel vuoto, ma richiede la partecipazione a un progetto di vita condiviso con altre persone; in questo contesto emerge il valore del proprio gesto, della propria volontà operante. Lavorare insieme aiuta a percepire se stessi, crea autostima e dà punti di riferimento per orientarsi in spazi più ampi. Ovviamente insieme alle attività di lavoro i ragazzi hanno l’opportunità di partecipare ad attività culturali, artistiche e artigianali che possono dare l’avvio all’emergere o al consolidarsi di interessi personali. L’autonomia è un processo che deve essere nutrito per tutta la vita, e la costruzione di sé richiede di imparare sempre di nuovo, sempre rinnovando se stessi, le proprie conoscenze e il proprio sguardo sul mondo. E questo accomuna i ragazzi che frequentano La Monda, così come gli educatori che ne hanno cura. I n. 44 Inverno 2016 - ARTEMEDICA
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a cura del prof. Mauro Vaccani Per lʟiscrizione – obbligatoria fino a esaurimento posti – inviare entro il 10 febbraio 2017 una email a info@ripra.it (indicare nome e cognome), oppure telefonare a Ripra al cellulare 339/1415955