Dieter Beck/Henriette Dekkers/Ursula Langerhorst: Malattie borderline
Dieter Beck/Henriette Dekkers/Ursula Langerhorst
M A L AT T I E B O R D E R L I N E Contributi per lo sviluppo di una psicoterapia antroposofica A cura della Sezione medica del Goetheanum di Dornach tramite l’Istituto di psicoterapia ad indirizzo antroposofico, gruppo specialistico della Società dei medici antroposofici tedeschi Friedrich-Husemann-Klinik, 79255 Buchenbach, Dr. Dieter Beck
2005
E D I T R I C E N OVA L I S Mi l a n o
L’edizione tedesca è pubblicata con il titolo “Borderline-Erkrankungen” (1998) dalla casa editrice “Verlag Freies Geistesleben” di Stoccarda
Traduzione dal tedesco di Micaela Taroni Riveduta da Enrica Ligi
© 1998 Verlag Freies Geistesleben & Urachhaus GmbH, Stuttgart Copyright © 2005 Editrice Novalis, via Angera 3, 20125 Milano ISBN 88-88444-11-4
Presentazione all’edizione italiana La pubblicazione in Italia di un libro che affronta la problematica della sindrome borderline in un’ottica terapeutica antroposofica non solo è una nuova visuale che si apre nell’ambito della ricerca psicopatologica, ma è soprattutto una testimonianza di azione interdisciplinare di studio e ricerca, fondamento del modello d’intervento comunitario che la terapia antroposofica propone. Quando ci troviamo come terapeuti di fronte all’essere umano che chiede aiuto, ci troviamo di fronte ad una complessa storia di leggi di sviluppo che vogliono ritrovare il loro ordine. Il dis-ordine presente nella patologia può essere più esattamente riconosciuto se più punti di osservazione collaborano in modo armonico nel “restituire” l’immagine sana di ciò che è il delicato processo del divenire umano. I contributi allo studio della malattia borderline che troviamo in questo lavoro partono dal punto di osservazione di un medico, una euritmista ed una psicoterapeuta. Tre ambiti diversi, uniti comunque da una stessa “scienza”, innanzitutto quella del vivente, e dunque da uno stesso metodo adatto a tale oggetto d’indagine: il metodo di osservazione fenomenologica. Tale metodo, inaugurato da Goethe, scienziato del vivente, viene ampliato e trova completamento nell’indagine scientifico-spiritule di Rudolf Steiner. I risultati di osservazione della patologia borderline ottenuti attraverso questo metodo d’indagine offrono un’esplicativa immagine del dinamismo patologico quando leggi di sviluppo non si inseriscono nel loro giusto piano e nella loro giusta successione, dislocandosi o bloccandosi in gravi arresti evolutivi. È un contributo prezioso che ci auguriamo stimoli nuovi spunti di ricerca e riflessione non solo nell’ambito dello studio della psico-
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patologia, ma anche negli ambiti pedagogici, come azione di maggiore attenzione ad aspetti e fasi di sviluppo non ancora pienamente comprese nella loro decisiva importanza evolutiva. L’uscita del libro avviene in sincronicità con la nascita ufficiale in Italia di un cammino di studi e ricerche alla luce di una psicoterapia ampliata in senso antroposofico. Ed è questo un evento che, silenziosamente, nutre l’impulso di una trasformazione culturale, profonda e decisamente diretta a favorire e promuovere il lavoro terapeutico come compito sociale di comunità.
Enrica Ligi
Introduzione Nel febbraio 1979 un gruppo di psicoterapeuti fondò a Stoccarda l’Istituto di psicoterapia ad indirizzo antroposofico. Da allora questo istituto pubblica contributi e appunti di lavoro per lo sviluppo di una psicoterapia ad orientamento antroposofico. Base di questo lavoro sono regolari incontri e conferenze svolti nella Filderklinik di Stoccarda nell’ambito delle settimane di studi psichiatrici superiori al Goetheanum e di recente tenuti due volte all’anno presso la clinica Friedrich-Husemann di Friburgo. Lì proseguono sotto la guida dello psichiatra Dieter Beck. Obiettivo dell’antroposofia è mostrare – soprattutto nel campo della medicina – che i processi spirituali, psichici e somatici possono essere compresi solo nel loro rapporto reciproco. In conformità a ciò Rudolf Steiner ha sempre sottolineato con energia che l’origine di malattie psichiche non va ricercata primariamente nella psiche ma nella costituzione fisica e che la cura deve svilupparsi di conseguenza. L’euritmia terapeutica gioca quindi un ruolo essenziale nel trattamento di malattie psichiche poiché essa mira, attraverso l’esercizio di determinate forme di movimento, ad agire regolando direttamente processi corporei di crescita e di declino. Con questo libro sulla sindrome borderline viene affrontato un tema che, al di là della cerchia degli psicologi e degli psichiatri attivi in campo psicoterapeutico, dovrebbe risultare di grande interesse anche per insegnanti, pedagoghi e pediatri. Questa malattia, descritta per la prima volta in modo completo nel 1967 da Kernberg, presenta il quadro di un disturbo della personalità sempre più diffuso a livello mondiale e con il quale di conseguenza sempre più persone entrano in contatto. Gli autori si sono
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confrontati per molti anni con questa problematica e spiegano che si tratta di un complesso disturbo dell’incarnazione che riguarda in particolare i tre fondamentali passi dello sviluppo nell’apprendere a camminare, a parlare e a pensare nella prima infanzia. Da questa premessa essi sviluppano non solo un programma terapeutico per il trattamento del disturbo borderline estremamente comprensivo ed empatico, ma indicano anche vie per prevenirlo nel modo più efficace possibile. “Uomini di frontiera tra cielo e terra”: così Henriette Dekkers definisce nel suo contributo la personalità borderline. Non lo siamo comunque tutti, noi uomini? Quanto è difficile oggi raggiungere una chiara consapevolezza del proprio radicamento “in cielo”, cioè nella patria spirituale dell’esistenza umana prenatale e post-mortem, rendendola feconda per il nostro cammino e la nostra condotta di vita. E quanto difficile è d’altra parte anche accettare il mondo di oggi con tutti i suoi problemi irrisolti, le sue preoccupazioni per il futuro, la sua angoscia esistenziale e le crescenti difficoltà a costruire relazioni umane solide e di fiducia. Le persone che devono combattere con la problematica borderline contribuiscono a rafforzare la consapevolezza per la vulnerabilità e per la sensibilità ai disturbi dello sviluppo e dell’esistenza umana. I punti di vista diagnostici e terapeutici presentati in questo libro indicano in quale direzione debbano muoversi un’educazione e una terapia orientate verso il centro della personalità umana, l’Io, se si vuole fronteggiare in modo efficace un ulteriore aumento di questi disturbi. Cogliamo l’occasione della pubblicazione di questo testo – dopo una pausa di diversi anni – per ringraziare a nome della Sezione medica del Goetheanum i fondatori dell’Istituto di psicoterapia ad indirizzo antroposofico per il loro intenso lavoro che dura ormai da 19 anni. Speriamo che questo volume sul disturbo borderline trovi ampia diffusione, mettendo in evidenza il contributo che la psicoterapia ad indirizzo antroposofico può offrire per superare crisi e disturbi dello sviluppo. Sezione medica del Goetheanum di Dornach/Svizzera Michaela Glöckler 8
Indice Presentazione all’edizione italiana
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Introduzione
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Prefazione
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Dieter Beck
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Lo sviluppo del camminare, del parlare e del pensare e l’origine dei disturbi borderline
Ursula Langerhorst
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Euritmia terapeutica con pazienti borderline
Henriette Dekkers
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Uomini di frontiera tra cielo e terra Borderline: un disturbo dell’incarnazione dell’anima sulla via verso la terra
Sugli autori
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Prefazione
Questo volume è il primo di una serie in programma con la quale si intende far rivivere la collana di scritti “Contributi per lo sviluppo di una psicoterapia ad indirizzo antroposofico” nata nel 1979 grazie a Paul von der Heide. Come in passato, la collana è un organo dell’Istituto di psicoterapia ad indirizzo antroposofico. Purtroppo allora apparvero solo due volumi che ormai sono da tempo fuori catalogo. Nell’ambito della nuova collana che ci accingiamo a iniziare è prevista una riedizione dei contributi essenziali tratti da questi vecchi volumi. Obiettivo di lavoro dei membri dell’Istituto è sviluppare e presentare al pubblico, sulla base della Sezione medica della Libera scuola per la scienza dello spirito del Goetheanum, una psicoterapia sperimentata con successo nella pratica e fondata sulla visione antroposofica dell’uomo e del mondo. Siamo consapevoli della problematica legata al concetto di psicoterapia; tuttavia non vogliamo rendere confusa l’appartenenza ad un gruppo professionale presentando una nostra definizione. Una tale “psicoterapia” desidera ricercare sulla base dell’antroposofia percorsi di guarigione completi (quindi corporei, animici e spirituali) per persone il cui destino, la cui malattia specifica richiede un aiuto specialistico che vada al di là della consulenza per problemi o crisi, al di là del trattamento somatico-medico e della cura dell’anima. Dal 1980 l’istituto organizza regolarmente due volte l’anno incontri per medici attivi in campo terapeutico e psicologi clinici. Questi incontri si tennero originariamente nella Filderklinik e dal
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1988 nella clinica Friedrich Husemann. Finora si sono svolti 35 convegni. I membri del gruppo d’iniziativa dell’istituto hanno creato insieme ad altri psicoterapeuti un corso di formazione triennale per psicoterapeuti antroposofi. Il primo corso è iniziato a Pasqua del 1997. Esso si tiene in parte nell’ospedale di Herdecke e in parte nella clinica Friedrich Husemann di Buchenbach. Con il presente libro sui disturbi borderline si è tentato di accrescere la comprensione dal punto di vista antroposofico di una delle malattie più significative del nostro tempo, dell’ultimo terzo di questo secolo, e bisogna presumere del prossimo, in modo che si sviluppino nuove premesse terapeutiche specifiche e individualmente applicabili. La malattia borderline è caratterizzata da un profondo disturbo dell’identità e dell’orientamento: non si sa chi si è e cosa si vuole dalla vita. Ciò è spesso legato a tendenze suicide o comunque a frequenti pensieri suicidi. Altre caratteristiche sono la fragilità o la vulnerabilità della struttura della personalità, dell’organizzazione animica, della fermezza interiore legata ad una scarsa capacità di sopportare le difficoltà. A ciò si aggiungono uno scarso equilibrio animico, una disarmonia degli stati d’animo, una generale lacerazione del sentimento, una sregolata impulsività, che si manifesta spesso come rabbia primitiva, e una sensazione basilare di vuoto e noia. I rapporti umani sono spesso impetuosi, instabili. Le altre persone appaiono o completamente buone o totalmente cattive, venendo idealizzate o sminuite. Mancano i toni intermedi. Nei conflitti si è legati: si vuole lasciare qualcuno ma non è possibile, si vuole stare con qualcuno ma non ci si riesce. Nell’anima è sempre presente una profonda paura della solitudine che condiziona tutti i rapporti con un partner e le amicizie. Spesso si manifesta, come aleggiando su questi elementari sentimenti, un delicato anelito al bello e all’ideale che si ferisce nell’impatto con la realtà ma che aiuta comunque anche a sopportarla. L’autore vuole dimostrare nel suo saggio che questa malattia è costituita da un disturbo basilare dell’incarnazione dell’individualità, un disturbo nello sviluppo delle fondamentali facoltà umane del 12
camminare, del parlare e del pensare. Si tratta quindi di un tipo completamente nuovo di malattie – alle quali appartengono anche altre malattie “moderne” come per esempio l’autismo – che non sono dovute all’ereditarietà o ad un problema del nucleo spirituale che forma il corpo, ma all’individualità stessa che si inserisce in modo incerto nel corpo. È un tipo di malattia che non si sviluppa principalmente in modo naturale, ma che è condizionata essenzialmente dall’ambiente umano circostante. Nel suo contributo Ursula Langerhorst ricerca nel movimento euritmico i sintomi dei disturbi nel camminare e nel parlare e traccia un programma terapeutico basato sull’euritmia. Henriette Dekkers descrive la psicodinamica, come essa si manifesta essenzialmente dopo la nascita dell’Io all’inizio dell’età adulta. L’autrice evidenzia i desideri, la lotta, le paure e la frattura tra l’individualità e i suoi involucri, il centro dell’Io troppo poco sviluppato nella vita animica, il senso di estraneità. Dekkers descrive i tentativi di autoguarigione che portano a conflitti e che si manifestano quindi come sintomi della malattia. Ella avverte nei ricordi dei pazienti il cronico sovraccarico emozionale durante lo sviluppo infantile e giovanile nei primi tre settenni di vita. La collana non si rivolge solo agli psicoterapeuti in senso stretto ma a tutti i medici, psicologi, euritmisti terapeutici, terapeuti artistici e terapeuti sociali. Anche per il profano che si confronta con il problema questo libro può essere illuminante e di aiuto. La comprensione dei saggi presentati presuppone una certa familiarità con la concezione antroposofica dell’uomo e del mondo. Senza di essa non è possibile un giudizio obiettivo. Dieter Beck
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Dieter Beck
Lo sviluppo del camminare, del parlare e del pensare e l’origine dei disturbi borderline
La teoria e la pratica psicoanalitica e successivamente la psichiatria generale si occupano dei cosiddetti disturbi borderline in maniera crescente dalla metà di questo secolo, in particolare dai lavori pionieristici di Kernberg a partire dal 1967 che hanno dato al problema dei contorni definiti. In quanto problema dell’umanità moderna su ampia scala, i disturbi borderline ci pongono nella pratica medica e psicologica davanti a compiti terapeutici difficilissimi. In questo saggio tenteremo di trovare una chiave di comprensione di queste malattie dal punto di vista antroposofico in modo che si possa formare una visione più ampia dei cosiddetti disturbi precoci allargando lo spettro terapeutico al di là dei più recenti sviluppi psicoanalitici e dei tentativi terapeutici farmacologici. L’obiettivo è ampliare la gamma delle possibilità legate alla terapia del linguaggio, all’euritmia terapeutica, alla terapia artistica e anche ai trattamenti mediante medicamento. Questo tentativo si basa sulla concezione di Rudolf Steiner, secondo il quale con l’apprendimento delle facoltà del camminare, del parlare e del pensare, che distinguono l’uomo dall’animale, vengono compiuti i basilari passi dello sviluppo nei primi tre anni di vita. Il tentativo di percorrere questa direzione apparentemente nuova si è sviluppato sulla base dell’esperienza e della consapevolezza che l’approccio organico-psicologico, prezioso nel trattamento delle psicosi e delle nevrosi “classiche”, può dare un aiuto solo super-
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ficiale quando si tratta di quell’insieme di malattie caratterizzate dai cosiddetti disturbi nevrotici precoci.
Il disturbo borderline Il disturbo borderline viene considerato oggi in base a valutazioni psicodinamiche fondate sulla più recente psicoanalisi essenzialmente come malattia a sé stante. Essa è caratterizzata da uno specifico disturbo dell’Io (Io nel senso psicanalitico) che si manifesta nell’incapacità di rimuovere e in meccanismi difensivi immaturi come la scissione e altri meccanismi simili. Si può parlare di strategie di negazione e di un inadeguato modo di rappresentarsi tutto o in bianco o in nero. Dal punto di vista fenomenologico, la malattia borderline viene descritta spesso con un gruppo di sintomi variabile che tende con una notevole imprecisione soprattutto verso i disturbi della personalità schizotipici ma anche narcisisti e istrionici. Spesso vengono usati i criteri descrittivo-diagnostici del DSM,1 che sono piuttosto rigidi e includono solo un ristretto gruppo di malati, escludendo alcuni pazienti che dal punto di vista della struttura dell’Io soffrono chiaramente del disturbo borderline. Per la definizione del disturbo viene utilizzata anche l’intervista semi-standardizzata DIB di J.G. Gundersohn e J.E. Kolb (1978) e altri cataloghi con domande che mirano a far emergere il disturbo. È da notare che i pazienti borderline spesso saltano meno all’occhio nelle interviste strutturate, per esempio nell’HAWIE, mentre nell’ambito di test psicologici non strutturati (ad esempio TAT, test di Rorschach) emergono in modo molto rapido i danni al pensiero formale e contenutistico, all’espressione linguistica e all’elaborazione affettiva (Singer 1977; Singer e Larsson 1981; Berg 1982). È da citare in particolar modo anche l’intervista a pazienti bor1 DSM – Manuale diagnostico-statistico, quarta edizione: DSM IV (vedi bibliografia)
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derline di Kernberg (1977, 1981), in parte descrittiva e in parte organizzata in modo strutturale, che fonda la diagnosi su tre criteri: diffusione di identità, livello delle operazioni di difesa (la scissione e i meccanismi ad essa collegati come l’idealizzazione primitiva, l’identificazione proiettiva, la negazione, il controllo onnipotente, la svalutazione) ed infine – per la limitazione delle psicosi – la facoltà di sondare la realtà. La definizione “borderline” si riferisce originariamente al fatto che questi disturbi non si lasciano catalogare né come nevrosi né come psicosi. La sindrome borderline manifesta sintomi di entrambi i tipi di malattia e anche del campo dei disturbi gravi della personalità, differenziandosi comunque da ciascuna di queste tre categorie di malattie. La malattia si manifesta come disturbo della personalità con caratteristiche strutturali permanenti, oltre a scompensi episodici che si manifestano in situazioni di conflitto che rientrano di regola spontaneamente dopo ore o giorni, fino a raggiungere dimensioni psicotiche (sintomi paranoici o dissociativi, anche allucinazioni, deformazione dell’immagine corporea, ecc.). I sintomi apparentemente nevrotici sono, a differenza della “nevrosi classica”, polimorfi, fluttuanti e “stabili instabili” per utilizzare un espressivo termine di Schmideberg (1959). Secondo il DSM IV si diagnostica un disturbo borderline quando i tratti costanti della personalità rispondono ad almeno cinque dei nove criteri seguenti (per la trattazione successiva i nove criteri vengono qui elencati in successione diversa rispetto al DSM IV): – disturbi dell’identità, spiccata e continua instabilità dell’autoimmagine e dell’autopercezione – impulsività in almeno due ambiti potenzialmente autodistruttivi (eccessi nelle spese, sessualità, abuso di sostanze, guida sconsiderata, attacchi di bulimia) fatta eccezione per azioni suicide o autolesioniste – ripetute azioni suicide, riferimenti al suicidio o minacce di suicidio, comportamento autolesionista – rabbia esagerata o difficoltà a controllare la rabbia (ad esempio esplosioni di ira violenta, ripetute risse), costante ira 17
– temporanee visioni paranoiche scatenate da stress o gravi sintomi dissociativi – sensazione cronica di vuoto o noia – instabilità affettiva a causa di una forte reattività dell’umore (ad esempio disforia episodica ad alto livello, irritabilità o paura). Queste tensioni durano generalmente alcune ore o solo di rado alcuni giorni – un quadro di rapporti umani instabili ma intensi caratterizzati da un’oscillazione tra gli estremi dell’idealizzazione e della svalutazione – tentativi disperati di impedire un effettivo o presunto abbandono I primi cinque criteri possono essere raggruppati intorno al concetto di disturbo dell’identità, alla difficoltà nel venire a patti con se stessi e sapere ciò che si vuole. A questo si aggiungono esperienze croniche di spersonalizzazione oltre a frequenti e acute esperienze di spersonalizzazione poco connotate da paura (il panico in relazione alla spersonalizzazione indica spesso un imminente scompenso psicotico), reazioni dissociative di tutti i tipi (stati di dormiveglia isterici, stati di fughe, amnesie con disturbi della coscienza, possibile anche la cosiddetta personalità multipla). Gli ultimi tre criteri riguardano il problema della mancanza di centratura nel campo del sentimento. A ciò appartiene la paura cronica e fluttuante, la depressione senza sensi di colpa che si scarica spesso come rabbia cieca verso se stessi o gli altri. Il criterio della cronica sensazione di vuoto costituisce un passaggio tra le due categorie. Tra i nove criteri non vengono descritti i disturbi del pensiero, fatta eccezione per la sindrome delle visioni paranoiche. I disturbi del pensiero e della percezione tipici dei pazienti borderline non sono del tutto sconosciuti. Essi si manifestano spesso in modo sommesso e limitato a situazioni di conflitto sotto forma di percezioni selettive, esperienze di pseudo-allucinazioni prevalentemente di natura visiva, dismorfosie, modifiche nella percezione corporea, in parte arti che non vengono più avvertiti come legati al corpo oppure sensazioni di estraneità di tutto il corpo (provocate e agevolate da azioni autole18
sioniste). Inoltre, si manifestano paure multiple legate al corpo, stati ipocondriaci, bizzarri sintomi di conversione. Viene descritto un pensiero fantastico, associativo e confabulatorio, un collegamento di concetti slegati tra loro sulla base della loro vicinanza spazio-temporale invece che secondo un’attribuzione logica, spesso un sovraccarico affettivo di immagini fino ad allucinazioni isolate e spesso distoniche, una sorta di logica privata.
Camminare, parlare, pensare Cosa ha a che fare tutto ciò con lo sviluppo del camminare, del parlare e del pensare? Per comprendere questo collegamento è necessario compiere due passi: – un’ampia comprensione di queste tre capacità, del camminare, del parlare e del pensare non solo dal punto di vista esteriore, cioè il porre un passo dopo l’altro o l’emettere suoni più o meno significativi seguendo una sequenza di pensieri, ma in quanto configurazioni di forze attive in tutto il sistema spirituale, animico e fisico attivo nell’uomo. Nella valutazione bisogna inserire anche tutto ciò che è legato alla posizione eretta e che senza di essa non si svilupperebbe o si svilupperebbe in modo differente. Lo stesso vale per il linguaggio e il pensiero cerebrale; – puntare lo sguardo sull’origine spirituale prenatale di queste forze e la loro trasformazione nella vita corporea sulla terra, sull’incarnazione. Questo secondo passo non è semplice da seguire. Tuttavia i risultati della ricerca nel campo della scienza dello spirito condotta da Rudolf Steiner in tutt’altri ambiti si sono rivelati fruttuosi per la diagnosi e la terapia di disturbi precoci in quanto essi indicano le connessioni tra l’elemento corporeo e animico-spirituale che schiudono uno spettro terapeutico a tutto tondo.
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Camminare, parlare e pensare sono abbreviazioni, espressioni sintetizzate di qualcosa di molto più ampio. Nell’apprendere a camminare c’è molto di più che il semplice passaggio dal muoversi a gattoni alla posizione eretta e al compiere dei passi. C’è molto di più che non l’allungarsi e la posizione verticale dell’asse corporeo e il movimento oscillante delle gambe. Tutto l’organismo si trasforma per camminare in modo eretto. Questo è particolarmente evidente nelle gambe, nella loro struttura ossea, nella colonna vertebrale con la sua oscillazione, nella posizione della testa. Ci sono molti altri ambiti coinvolti dal processo dell’apprendere a camminare. Tutto l’organismo con le sue possibilità di movimento si inserisce nello spazio tridimensionale con il quale si instaura quindi anche un rapporto animico-spirituale. L’orientamento e il rapporto orientato si formano di conseguenza nel senso corporeo, animico e spirituale più ampio. Avviene una potente differenziazione nelle braccia e nelle gambe. I piedi si piantano più solidamente sulla terra e si adeguano a ciò sin nella struttura fisica. Le braccia e le mani diventano libere, si emancipano fin nella loro forma e nella loro possibilità di movimento dal legame con la terra, sono molto più a disposizione dell’elemento animico. Parlando in termini musicali: le gambe sviluppano una forma di movimento ritmico e cadenzato con la quale la persona si adegua con il suo ritmo e la sua cadenza interiore al mondo esterno. Le braccia sviluppano un movimento melodico nel quale si manifestano i temi della vita. L’andamento ritmico-cadenzato e la melodia dell’anima si basano su questi movimenti corporei, risuonando quindi insieme sia nell’armonia che nella disarmonia. Nell’imparare a camminare è racchiuso tutto il modo in cui l’uomo entra in equilibrio in modo statico o dinamico con il mondo fisico. Ciò penetra fin nel campo spirituale e morale. In tutto ciò che il bambino fa fluire individualmente nella statica e nella dinamica e che apprende con l’imitazione si trovano già gli impulsi del suo destino. Nell’andatura si manifesta il modo in cui l’Io afferra la terra e prende possesso del suo corpo e nella relazione dell’Io con entrambi si manifesta anche il carattere. Nell’erigerci cerchiamo l’equilibrio fisico e nello stesso tempo l’equilibrio animico, la posizione dalla quale creiamo il nostro destino. 20
Nel movimento coordinato della gamba destra e sinistra ci poniamo in rapporto dinamico con ciò che si trova sotto di noi. Le braccia si sciolgono e formano un’espressione in movimento, sviluppano nei movimenti e nei gesti un elemento linguistico attraverso il quale ci poniamo in relazione con l’ambiente circostante. I movimenti liberati, l’abilità, e in particolare anche il movimento che accompagna le forme linguistiche, divengono la base del parlare con la voce. Essi hanno come effetto il consolidamento del linguaggio parlato – e indirettamente del linguaggio terrestre in generale – in tutto l’organismo. “Come la mano si muove, come la mano compie i gesti, come la forza fluisce nella mano, tutto ciò va nel cervello e costituisce il motore del linguaggio…” (Rudolf Steiner). Se il bambino impara a parlare prima che apprenda a camminare, allora manca questa base del linguaggio, questo radicamento della facoltà linguistica e quindi anche delle relazioni sociali nell’orientamento. Proprio nei pazienti borderline emerge in modo sorprendentemente frequente che da bambini hanno imparato prima a parlare che a camminare. L’imparare a parlare si basa e si regge normalmente sull’imparare a camminare e ciò che ad esso è collegato si sviluppa come orientamento nello spazio. Tuttavia è necessario l’intervento di una seconda forza basilare: la facoltà di apprendere il linguaggio rendendolo proprio grazie all’imitazione delle altre persone che parlano. L’essenza di questo apprendimento, di questo intervento della seconda facoltà basilare nella formazione corporea sulla terra avviene in circostanze normali intorno al secondo anno di vita. “Se si guarda in tutta questa connessione, se si osserva come nel processo di formazione delle frasi le gambe agiscano sulla parola dal basso verso l’alto, come nel processo di formazione dei suoni, quindi nel sentire interiore della struttura della frase, si inseriscano i contenuti di parola, allora si ha il segno di come agisce il movimento ritmico-cadenzato del movimento delle gambe sui movimenti tematici interiori delle braccia e delle gambe. Se il bambino ad esempio preferisce un passo ritto e regolare… allora si ha una base corporea che …emerge dallo spirito manifestandosi però in forma fisica: questa 21
fornisce anche la struttura necessaria ad una corretta suddivisione nella parola in modo che il bambino impara con il movimento delle gambe anche a formare correttamente le frasi… E se un bambino non impara ordinatamente a compiere movimenti armonici con le braccia, allora il suo linguaggio è gracchiante e non suona bene. Allo stesso modo se non si porta un bambino a sentire la vita con le sue dita, non svilupperà alcun senso per la modulazione del linguaggio… (L’individuo) fa fluire la statica e la dinamica della sua facoltà motoria in ciò che manifesta creando la parola attraverso l’aria… Con il linguaggio assorbiamo ciò che animicamente ci annettiamo dall’ambiente circostante. (Rudolf Steiner, conferenza del 16 aprile 1923). Come terzo passo si impara a pensare, facoltà che si fonda sul camminare e sul parlare, ma che avviene anche grazie all’intervento di una terza forza, di una terza predisposizione. Ciò avviene normalmente nel terzo anno di vita. Inizialmente il bambino associa ai suoni che imita solo dei sentimenti. Il pensiero si deve ancora sviluppare dal linguaggio. Esso si sviluppa conformemente alla lingua, alle sue correnti, alla sua luce, ai suoi colori, alla sua articolazione, al suo ritmo del fluire e del condensarsi, alla sua melodia, alla sua velocità, alla sua coerenza, all’accentuazione, alla differenziazione e alle sfumature, alla sua fluidità e al suo controllo a seconda della plasticità e della forza dei singoli suoni e gruppi di suoni e così via. Mentre il pensiero si sviluppa dal linguaggio esso entra sempre più consapevolmente in relazione con l’elemento concettuale, inizialmente con lo spirituale nel mondo esterno e poi con lo spirituale in generale. Camminare, parlare, pensare – le tre specifiche facoltà umane – non sono indipendenti l’una dall’altra: al contrario, una si fonda sull’altra, quella precedente su quella successiva. Ad ogni gradino si aggiunge tuttavia un nuovo impulso che trasforma il precedente. Attraverso il camminare, il parlare e il pensare l’uomo originaria22
mente tripartito in componente fisica, animica e spirituale diventa un essere che, affidato nei suoi primi anni di vita al mondo esterno in senso spaziale, animico-sociale e spirituale, sviluppa l’elemento morale, il carattere e l’anima con le simpatie e antipatie della vita e il loro equilibrio. Sviluppa quindi la natura esteriore, incluso il suo stesso corpo, e si incarna quindi nel suo volere, sentire e pensare. Il mondo circostante si avvicina in questa sequenza al bambino: spirito, anima, corpo e natura. Su questa base si sviluppa e differenzia più tardi - nell’età in cui i disturbi borderline si manifestano come malattia – l’anima. L’acquisizione delle facoltà di camminare, parlare e pensare nella giusta successione è il presupposto per una corretta limitazione e per una giusta collaborazione tra le manifestazioni fisiche, animiche e spirituali nella vita umana. Tutti i tre passi avvengono grazie all’imitazione dell’ambiente circostante. Il bambino decide chi imitare in base a criteri fondati sull’amore e sulla dedizione. Nel primo passo si sviluppa – in modo ancora provvisorio – l’Io individuale; si inizia a diventare uomini in senso fisico con l’Io. I passi successivi avvengono sotto i raggi dell’Io-Sole che dall’inizio individualizza tutto. Con il secondo passo, il bambino si inserisce con un linguaggio concreto in un popolo o in un’etnia. Con il terzo passo si unisce a tutto ciò che è umano. A margine citiamo un consiglio di Rudolf Steiner che può avere notevole significato terapeutico davanti alla domanda: come si può correggere uno sviluppo sfavorevole nei primi tre anni di vita in fasi successive dell’esistenza, quando le condizioni di sviluppo sono completamente diverse? Rudolf Steiner sottolinea che tre atteggiamenti animici che vengono incontro al bambino dal suo ambiente circostante sono di aiuto decisivo nell’apprendimento del camminare, del parlare e del pensare. Imparando a camminare si apprende l’amore, nell’imparare a parlare la verità, nell’imparare a pensare si apprendono chiarezza e determinazione. A margine sottolineiamo anche che Rudolf Steiner evidenzia i 23
legami che intercorrono tra disturbi nei tre grandi passi dei primi tre anni di vita e successive tendenze a sviluppare malattie somatiche: disturbi nell’apprendere a camminare dispongono a malattie del metabolismo, reumatismi e gotta. Disturbi nell’apprendere a parlare a causa di mancanza di verità nel rapporto con il bambino, in particolare nel secondo anno di vita, dispongono a problemi di digestione. Disturbi nell’imparare a pensare a causa di scarsa chiarezza nell’ambiente circostante favoriscono infine l’insorgere, in fasi più avanzate della vita, di tutti i tipi di nervosismo. Sarebbe interessante indagare se e come queste malattie e questi disturbi siano correlati a disturbi psichici precoci.
L’origine prenatale delle tre facoltà umane fondamentali Per addentrarci ancora più profondamente in tutta la problematica, dovremmo domandarci da dove provengano le forze che nella vita terrena si manifestano come facoltà di camminare, parlare e pensare. Da dove hanno origine queste facoltà? Quali facoltà prenatali si trasformano in queste facoltà terrene? Rudolf Steiner fornisce la seguente descrizione dei rapporti postmortem e prenatali e della loro trasformazione al momento dell’incarnazione nelle tre manifestazioni della natura umana attraverso le quali l’uomo diventa in realtà l’essere che è sulla terra: il camminare, il parlare e il pensare. Nella consapevolezza cosmica tra morte e nuova rinascita non esistono spazio e orientamento nello spazio, non esiste lo stare in piedi e camminare su un terreno fisico. Non esiste nessuna espressione linguistica che risuoni nell’aria, nessuna percezione sensoriale legata alla formazione di concetti che partono dal cervello, nessun pensiero secondo il collegamento di concetti supportato dal cervello. Camminare, parlare e pensare sono facoltà che vengono deposte dopo la morte e trasformate in facoltà che corrispondono alla coscienza cosmica.
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Come ci orientiamo e muoviamo allora? Come comunichiamo con altri esseri? Come assorbiamo i pensieri e come li elaboriamo? Dopo che nella prima “metà” della vita tra morte e nuova rinascita abbiamo rielaborato la trascorsa vita terrena in relazione a gerarchie sempre più elevate, prepariamo la seconda “metà” della futura incarnazione terrena sempre in collaborazione con altri esseri gerarchici. In modo completamente contrario rispetto alla vita terrena, la nostra interiorità si manifesta come un cosmo stellare. Tutto il mondo è la nostra interiorità. La nostra attività esteriore è volta a formare il nostro futuro corpo. Esso si forma come un essere spirituale che porta in sé forze che organizzano il corpo fisico. Forze che sono imparentate con le forze terrestri provenienti dal padre e dalla madre in un “flusso ereditario”. Questa essenza spirituale, chiamata nucleo dello spirito, non contiene alcuna predisposizione, alcuna forza atta a permetterci di camminare, parlare e pensare. Le forze presenti in questo nucleo spirituale si manifestano nella vita terrena in modo naturale, come anche le numerose predisposizioni alle malattie dovute a disturbi di origine karmica. Le facoltà di camminare, parlare e pensare non si formano durante la vita terrena in modo naturale. Esse hanno origine direttamente dalle forze dell’individualità, ma si formano solo grazie all’esempio e all’insegnamento di altri uomini sulla terra. Queste facoltà non sono già formate nello spirito, ma vengono acquisite dall’individualità animico-spirituale solo durante la vita terrena. Questa individualità abbraccia il corpo, quale risultato di spirito ed ereditarietà che si sviluppa nella vita embrionale, nell’infanzia fino alla metà della vita. Come abbiamo visto, tutto ciò è legato, soprattutto nell’infanzia, ad una profonda trasformazione del corpo. Quali sono le forze dell’individualità prenatale che si manifestano nei primi tre anni di vita come facoltà di camminare, parlare e pensare grazie al fatto che l’individualità si inserisce umanizzando il corpo e ancorandosi nel mondo fisico? Rudolf Steiner spiega che nel mondo spirituale l’uomo, prima di intraprendere la discesa in una nuova incarnazione terrena, entra in contatto con altre entità umane e gerarchiche, rendendosi simile a loro, imparentandosi con loro. Egli si sente legato a loro in senso ani25
mico e vive sotto il loro influsso ciò che parte da loro come forze di simpatia e antipatia. Egli viene spiritualmente attratto e respinto da loro. Egli cerca un rapporto o la separazione da loro, a seconda di ciò che necessita per il suo sviluppo. Nel congiungersi o ritrarsi da determinati esseri egli si orienta tra le individualità del mondo spirituale. La facoltà di orientarsi spiritualmente a livello centrifugo e centripeto tra questi esseri si trasforma nel primo anno di vita sulla terra nella facoltà di orientamento fisico nello spazio, che sta alla base della capacità di stare eretti e di camminare. Questa trasformazione è collegata al fatto che l’Io che giunge sulla terra si collega con il sistema metabolico formandolo. Alla facoltà prenatale di incontrare altri esseri si aggiunge un’altra facoltà. Durante questi processi di incontro, l’essere umano si ritira in un certo senso alternativamente in modo ritmico in se stesso, poi si riapre di nuovo e protende i suoi organi di percezione spirituale. Egli lascia fluire spiritualmente il suo essere nelle lontananze, diventa tutt’uno con il cosmo, e poi si ritira in un processo di respirazione spirituale il cui ritmo si orienta secondo le stelle, che con il loro moto e la loro posizione regolano il ritmo dei mondi. Noi usciamo, viviamo là fuori secondo un ritmo del mondo con il quale, in un certo senso, inspiriamo il mondo morale-eterico. Ciò che là fuori abbiamo colto inizia a rivelarci cos’è: è il Logos nel quale ci siamo immersi e che poi parla in noi. Nell’inspirare la nostra essenza, le parole, diffuse nell’universo, entrano in noi e si manifestano come parola dei mondi. Questa facoltà di inspirare la parola cosmica portandola interiormente a coscienza si trasforma intorno al secondo anno di vita sulla terra nella facoltà di parlare il linguaggio terreno. In relazione a questa trasformazione il corpo astrale dell’essere che si sta incarnando si unisce con l’organizzazione linguistica fisica, con tutto il sistema ritmico dell’uomo, formandolo. Unendo in noi nell’esistenza prenatale ciò che il Logos ci dice, si illuminano nel nostro essere i pensieri del mondo. Dal linguaggio del Logos assorbiamo i luminosi pensieri cosmici. Questa terza facoltà si 26
trasforma, di solito durante il terzo anno di vita sulla terra, nella facoltà di pensare in senso terreno, in modo quindi più buio, meno luminoso. Questa trasformazione si accompagna alla formazione del cervello come organo di pensiero attraverso il corpo eterico dell’essere che si sta incarnando. Nel corpo eterico sono inserite forze stellari che nella vita si possono manifestare come forza del linguaggio, del movimento, della saggezza, della bellezza e dell’amore, del calore animico e come forze di protezione.1 Per riassumere, citiamo le parole di Rudolf Steiner tratte da una conferenza del 26 novembre 1922: “Quando l’uomo scende sulla terra in relazione al suo nucleo spirituale…, provenendo dal mondo spirituale non è in grado di pensare parlare e camminare in senso terrestre, ma ha la predisposizione a muoversi e ad orientarsi tra gli esseri delle alte gerarchie. Non è predisposto a parlare: è predisposto a far risuonare il Logos in sé. Non è predisposto ai bui pensieri della vita sulla terra: è predisposto ai pensieri che in lui si illuminano nel cosmo. Ciò che qui sulla terra chiamiamo camminare, parlare e pensare ha le sue analogie nel mondo spirituale: prima di tutto nell’orientamento tra le gerarchie, secondariamente nell’echeggiare vitale della parola cosmica e infine nel brillare interiore del pensiero cosmico”. In un altro punto della stessa conferenza Rudolf Steiner dice: “Finché l’uomo… si trova sotto l’influsso di Saturno, Giove e Marte, in realtà non vuole diventare un essere che cammina, parla e pensa in senso terrestre; al contrario, si vuole orientare tra gli esseri spirituali, vuole sperimentare il Logos in sé, vuole far risplendere in sé i pensieri cosmici. E con queste intenzioni interiori viene fatto scendere sulla terra il nucleo spirituale dell’organismo fisico. L’uomo che scende dai mondi spirituali sulla terra non ha infatti 1 Si noti: l’incarnazione dell’Io nell’uomo terreno, del corpo astrale nell’organizzazione ritmica, del corpo eterico nel cervello può essere anche seguito in altro modo nella sua rilevanza psichiatrica con l’aiuto della “Conferenza sullo svincolamento” (Rudolf Steiner, conferenza del 14 gennaio 1917).
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alcuna predisposizione ad adeguarsi alla pesantezza terrena, non ha alcuna predisposizione a camminare, a far vibrare gli organi linguistici in modo che risuoni un linguaggio fisico e a pensare con il suo cervello fisico di cose fisiche. Non ha tutto questo. Egli ottiene tutto ciò grazie al fatto che, in quanto seme spirituale del corpo fisico, viene fatto scendere sulla terra dalle sfere delle forze di Saturno, dopo essere passato attraverso il Sole ed essere giunto nelle sfere planetarie di Mercurio, Venere e Luna. Le sfere di Mercurio, Venere e Luna trasformano nell’interiorità le predisposizioni cosmiche all’orientamento spirituale, all’esperienza del Logos e al riflettere pensieri cosmici nella facoltà di camminare, parlare e pensare. Il punto di svolta è reso possibile dal Sole, cioè il Sole spirituale”. A margine indichiamo che i sopra citati effetti planetari contengono indicazioni per un trattamento mediante medicamenti dei disturbi legati a questo processo di incarnazione.
L’incarnazione e i suoi disturbi La trasformazione delle tre facoltà cosmiche spirituali-animiche in possibilità fisiche implica in primo luogo una grande perdita in senso animico-spirituale. Le facoltà cosmiche dell’orientamento nell’incontro con altri esseri, del cogliere le forze spirituali della parola e la facoltà di sperimentare le connessioni e gli obiettivi spirituali spariscono nelle forme corporee. Facoltà terrestri corrispondenti devono prima essere conquistate nella vita terrena in particolare grazie allo scambio con altri uomini, imitando il loro esempio, e grazie alla loro sollecitazione. Presupposto perché ciò avvenga sono dei presagi che ci rimangono dalla vita prenatale. Essi risvegliano in noi un anelito che è un aspetto spirituale del camminare, del parlare e del pensare. Questo anelito ci può apparire come un’aura di queste tre facoltà terrene. In questo contesto possono verificarsi diversi disturbi che agiscono in due modi: da un lato come sviluppo incompleto del cammina-
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re, del sentire e del parlare nel senso indicato sopra e dall’altro nelle corrispondenti facoltà animico-spirituali nella vita terrena. Alla perdita della terza facoltà cosmica è legata una perdita in senso animico-spirituale molto grande. Trasformandosi le facoltà celesti in qualità terrestri l’uomo perde l’esperienza della morale cosmica. “L’orientamento tra gli esseri delle alte gerarchie viene vissuto… come orientamento morale. Allo stesso modo il Logos parla in modo morale. E allo stesso modo i pensieri del mondo spirituale rilucono nel senso della moralità… Solo trasformando queste caratteristiche qualità nella facoltà del camminare, del parlare e del pensare l’uomo perde gli elementi morali”. E successivamente nella stessa conferenza: “Potrebbe anche essere – se nell’ordine del mondo fosse deciso ciò per volere divino – che l’uomo non abbia sulla terra alcuna idea del fatto che egli debba essere oltre che un individuo fisico anche un essere morale, che il suo camminare, il parlare, il pensare qui sulla terra corrispondano ad un orientamento celeste, ad un Logos celeste e ad uno stato di illuminazione celeste grazie ai pensieri cosmici. Sulla terra l’uomo non sa molto di queste immagini celesti che corrispondono al suo stato terreno se non vengono stimolate in lui; dei presagi sono tuttavia presenti. Se sulla terra non ci fossero comunque degli strascichi del celeste, tutto ciò che unisce l’uomo ai mondi spirituali verrebbe dimenticato senza traccia, nemmeno la coscienza si smuoverebbe” (Conferenza del 26 novembre 1922). Tre facoltà prenatali dell’individualità che si sta incarnando si metamorfosano nelle tre facoltà terrestri del camminare, del parlare e del pensare; queste si realizzano grazie all’imitazione di modelli. Inoltre continuano ad agire gli strascichi delle facoltà prenatali che, a seconda del modello e dello stimolo, possono essere più o meno completamente sviluppate e rese qualità animico-spirituali. Si tratta di qualità che nella vita terrena permettono un collegamento con i mondi spirituali grazie all’elemento spirituale nell’altro individuo e nel mondo dei sensi. Il camminare, il parlare e il pensare sono in stretta correlazione con queste facoltà animico-spirituali: il cam29
minare è strettamente legato alla capacità di incontro con gli altri esseri e con l’orientamento; il parlare è collegato alla facoltà di cogliere e far risuonare in sé quanto espresso in parole, per esempio cogliendo con sicurezza intuitiva quello che nell’ambito di un incontro umano l’altro intende esprimere. E infine il pensare con il pensiero terreno è legato alla facoltà di far risplendere almeno in via di principio i pensieri spirituali. È necessario sia voler diventare un autentico essere terreno acquisendo pienamente le facoltà del camminare, del parlare e del pensare apprendendo da esempi, sia voler mantenere un collegamento con i mondi spirituali. Questo collegamento con i mondi spirituali rimane come presagio nel camminare, nel parlare e nel pensare e può crescere e realizzarsi come qualità nella vita terrena se adeguatamente stimolato. Nel caso di malattie che alterano questo sviluppo, entrambi questi aspetti sono disturbati. Gli euritmisti terapeutici ma anche i ginnasti Bothmer possono osservare molto bene i disturbi legati al camminare.1 Gli euritmisti terapeutici e i terapeuti specializzati in formazione del linguaggio possono osservare i problemi legati al linguaggio. I problemi nel pensare si manifestano in ogni discorso che sfida il paziente in quanto uomo terreno. Chiunque abbia a che fare con tali pazienti conosce il tira e molla senza luce nel quale il discorso minaccia continuamente di sprofondare e conosce l’apparente inconfutabile logica, l’inflessibilità degli argomenti che possono comparire; dal punto di vista psicologico si verificano le seguenti situazioni: – l’insicurezza nell’incontro con gli esseri (con le persone ma anche con esseri spirituali come ad esempio gli angeli), la mancanza di orientamento sulla terra nello spazio e nel corpo sia in relazione al proprio essere che alla propria immagine (il comportamento autolesionista e le tendenze suicide hanno qui la loro radice) sia nel campo professionale, degli obiettivi personali e della sessualità, sia in relazione agli amici e al partner; 1 Vedi il saggio di U.S. Langerhorst in questo volume.
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– non si sa chi si è e cosa si vuole dalla vita; – il senso di vuoto e di noia per mancanza di obiettivi, che a sua volta accresce il pericolo che la persona costituisce per se stessa; – l’instabilità nel campo dei sentimenti, nel quale non c’è certezza riguardo a ciò che animicamente si assorbe dall’ambiente circostante; la vita in estremi che va da un polo all’altro; l’improvviso che porta alla dissociazione; la sensazione di estraneità, la paura, l’impulsività e l’irritabilità; il vedere tutto o bianco o nero, l’idealizzazione e la svalutazione come causa di instabilità nelle relazioni. Questa instabilità provoca a sua volta la paura dell’abbandono, che è anche un disturbo nell’orientamento riguardo al proprio Io; – l’essere prigioniero dei propri processi di pensiero fisici fino alla paranoia, la mancanza di libertà nello sviluppo del pensiero, nella comprensione delle connessioni più ampie, nella luminosità del pensiero, nel vivere connessioni e obiettivi spirituali. Nel pensiero del paziente borderline troviamo una frattura tra la dura e logica (o apparentemente logica) correlazione tra concetti fissi che assomigliano ad un pensiero strisciante e dall’altra parte pensieri sottili, estetizzanti, senza forma, spirituali. Tutto ciò non si collega né con un pensiero terreno morbido e flessibile e neanche con una solida spiritualità. Nel sentire si manifesta una frattura, una mancanza di mediazione tra l’agire terreno e il desiderio di spiritualità, tra l’interiorità dell’anima e le facoltà sociali. L’anima si presenta come se il radicamento fisico nell’organizzazione ritmica si fosse allentato e si manifesta come capovolta nell’ambiente circostante, vulnerabile e senza protezione. Il corpo astrale cade da un estremo all’altro. Al momento della sua incarnazione l’Io non era ancora in grado di mantenere l’unità delle proprie forze perché non era abbastanza ancorato nel camminare. Ecco perché i sentimenti tendono a sottrarsi ad un’elaborazione basata sull’Io, a negare verità scomode (la verità dell’ambiente dell’infanzia agisce in modo curativo), a non cogliere le connessioni 31
come esse sono effettivamente. Ancora una volta si registra una frattura, la frattura tra le emozioni elementari e immature (“Orrore borderline”, vedi il saggio di H. Dekkers) e i più nobili sentimenti per l’ideale, ai quali manca però la forza che dà sostegno. Con questi disturbi nel processo di incarnazione nei primi tre anni di vita – cioè la trasformazione delle facoltà animico-spirituali prenatali nelle facoltà terrene del camminare, del parlare e del pensare, l’inserimento di un’eco delle facoltà prenatali nelle capacità terrene e la realizzazione delle potenzialità ad esse connesse grazie all’esempio di altre persone – con questi disturbi che comprendono anche i disturbi borderline ci troviamo di fronte ad una nuova categoria di malattie. Esse hanno tutt’altra genesi rispetto alle malattie naturali, le cui cause sono da ricercare nella corrente ereditaria oppure – indipendentemente dalla loro natura - in disturbi del nucleo spirituale come in psichiatria li ritroviamo nelle cosiddette psicosi endogene o anche nella disposizione a molte nevrosi. Queste nuove malattie sono apparse in modo evidente solo nel nostro secolo e dagli anni Sessanta in poi i casi sono aumentati di decennio in decennio. Si potrebbe sospettare che si tratti di karma del materialismo. Quale può essere la missione di queste malattie? Il loro attacco si volge al camminare, al parlare e al pensare – le facoltà specificamente umane – quindi contro l’uomo in quanto essere terreno e contro il suo legame con il mondo spirituale prenatale. Questi malati, combattendo la loro battaglia per la guarigione, non si conquistano in modo tutto speciale il loro essere persone sulla terra? Non conquistano qualcosa che all’umanità sarà data in futuro in modo sempre meno ovvio? La cura cosciente dell’umano, oggi sempre più frequentemente ignorata, non viene così praticata in altro modo?
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