World Excellence N°14 - Maggio

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WORLD EXCELLENCE www.worldexcellence.it

14 MAGGIO 2017

7 € | UK 6.00£ Mensile

ECONOMIA, FINANZA, TECNOLOGIA

ISSN 2499-5282

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La mobilitá nella cittá del futuro

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Luigi Maggioni

Così il gruppo tedesco punta a sviluppare sul mercato italiano il business del trasporto innovativo all’interno degli edifici

INNOVAZIONE TECNOLOGICA ISSN 2499-5282

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LOGISTICA

VERSO UNA SUPPLY CHAIN ECOSOSTENIBILE

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CLASSIFICHE

Ecco chi corre di più nel risparmio gestito

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INDUSTRIA 4.0

Dai 14 miliardi di device già oggi in rete in tutto il mondo, si passerà a 50 miliardi entro il 2020. E il settore potrà generare un fatturato fra 3,9 e 11,1 miliardi di dollari all’anno

Davide Ceppi

UN MONDO SEMPRE PIÙ INTERCONNESSO INTERNET OF THINGS

La rivolta degli oggetti Con l’aumento del numero dei dispositivi in rete, cresce la possibilità per gli hacker di sferrare attacchi devastanti. Come quello clamoroso al provider statunitense Dyn

Gastone Nencini

Laurance Dine

Vincent Weafer


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EDITORIALE

La robotica, grande protagonista del XXI secolo Angela Maria Scullica @AngelaScullica

A

rriva dai Paesi asiatici, in primo luogo da Giappone, Cina, Corea del Sud e dagli Stati Uniti la grande rivoluzione tecnologica che ci sta portando velocemente nell’era dell’intelligenza artificiale che oltrepasserà quella digitale odierna. Nata infatti negli anni cinquanta con lo studio delle reti neurali artificiali, modelli che emulano le strutture e il funzionamento del cervello umano con l’obiettivo di generare apprendimento automatico, questa scienza si sta velocemente sviluppando grazie alla grandissima disponibilità di dati ed una potenza di calcolo mai vista prima. In Giappone, Cina e Stati Uniti sono apparsi già da qualche anno i primi robot con sembianze umane, del tutto simili agli uomini anche nelle modalità di ragionamento con la differenza di potere essere alimentati da un quantitativo potenzialmente infinito di informazioni. Molte start up e le più grandi aziende di Tech stanno investendo in questo settore. In Europa, la prima a crederci e a investirci con determinazione è stata la Germania nel 2007 con la High-Tech Strategy coniando anche il termine Industria 4.0. In Italia invece siamo fermi allo stadio iniziale. Di intelligenza artificiale e di robotica se ne parla da circa due anni in dibattiti che esprimono prevalentemente sentimenti di diffidenza, ansia e difesa dello status quo. Il nostro Paese, in cui è radicata l’idea biblica del lavoro inteso come sofferenza, per non avere investito con decisione e determinazione in ricerca tecnologica e innovazione negli anni passati (ma neppure oggi), si trova nella drammatica situazione di dovere subire un cambiamento al quale non si è preparato in tempo destinando risorse allo sviluppo della scienza e alla valorizzazione dei talenti. Le paure espresse da più parti si concentrano sul mantenimento e sulla trasformazione del lavoro in numerosi settori di attività, tra cui quello finanziario. L’allarme è scattato in particolare lo scorso anno (gennaio 2016) in seguito alla presentazione a Davos, dove si tiene il tradizionale Forum economico mondiale, del rapporto del Wef “The Future of Jobs” in cui si diceva che con la Quarta rivoluzione industriale entro il 2020, si sarebbero persi 5 milioni posti di lavoro, per la precisione 7,1 milioni di posti di lavoro che avrebbero fatto da contrappeso alla nascita di altri 2,1 milioni di posti di lavoro più specializzati. Se poi altre ricerche più recenti come quelle effettuate dall’Ocse e da Accenture si sarebbero rivelate molto più ottimiste sulla nuova occupazione, la sostanza alla fine non cambia. L’intelligenza artificiale porterà nel giro di poco tempo a cambia-

menti sostanziali nel lavoro non solo in termini di qualità, competenze, flessibilità, conoscenze richieste ma anche al tipo di attività, organizzazione e skill necessari per lavorare in un mondo sempre più popolato da macchine intelligenti e interconnesse tra loro. Oggi in campo finanziario si parla in Italia di robot advisor e cioè di piattaforme online che, sulla base di algoritmi di risk management e asset allocation, offrono ai risparmiatori soluzioni di investimento più o meno personalizzate, a fronte di una parcella definita “low cost”. I robot classificano il cliente in base al suo profilo di rischio e identificano la combinazione rischio-rendimento che meglio gli si adatta. Questi consulenti virtuali quanto spazio porteranno via a quelli in carne e ossa? E quale ruolo giocheranno nel rapporto con la clientela? Gli Stati Uniti ci hanno già investito parecchio, e continuano a farlo con intensità, perché da qualche anno sono alla ricerca di soluzioni adeguate ai millennials, i giovani cioè che vivono fin dalla nascita in una dimensione di relazioni digitali. In Europa pure, in particolare in Gran Bretagna, Spagna e Svizzera. Nel nostro Paese invece le realtà come Moneyfarm, si contano ancora sulle dita delle mani. Ma il mondo avanza a grandi passi. Non solo i robot advisor sono considerati tra i motori di crescita dell’asset management negli anni a venire anche perché consentiranno di abbattere enormemente i costi, ma quelli di cui si parla, che funzionano cioè con una serie di informazioni introdotte dagli uomini e che quindi possono avere un ruolo di complementarietà nella consulenza, appaiono in una visione globale ormai superati. Le nuove macchine (e siamo solo all’inizio) messe a punto con l’intelligenza artificiale sono infatti in grado anche di imparare e di acquisire esperienza sulla base di una conoscenza sempre più vasta e allargata con modelli di apprendimento in grado trovare soluzioni che gli esseri umani non potrebbero mai rilevare. L’estremo oriente è all’avanguardia nel loro utilizzo. Bank of Tokio-Mitsubishi UFJ e Mizuho Bank si sono mosse verso l’assunzione di personale non umano. Ma anche in Europa non sono mancate iniziative in tal senso. Basti pensare alla Germania dove due società di gestione tedesche si sono unite per lanciare sul mercato il primo fondo d’investimento gestito totalmente da un robot che non prevede l’intervento di alcun gestore nel processo decisionale. Uno scenario quindi in profonda evoluzione che richiede, per essere affrontato in modo adeguato, grande preparazione, formazione ed estrema flessibilità di pensiero. Maggio 2017 World Excellence

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N°13 | Aprile 2017 |

WORLD EXCELLENCE

14 MAGGIO 2017

7 € | UK 6.00£ Mensile

ECONOMIA, FINANZA, TECNOLOGIA

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Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/MI - prima immissione 10/04/2017

LA MOBILITÁ NELLA CITTÁ DEL FUTURO

WORLD EXCELLENCE

Ecco come il gruppo tedesco punta a sviluppare sul mercato italiano il business del trasporto innovativo all’interno degli edifici

INNOVAZIONE TECNOLOGICA ISSN 2499-5282

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LOGISTICA

Verso una suplly chain ecosostenibile

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70014

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CLASSIFICHE

ECCO CHI CORRE DI PIÙ NEL RISPARMIO GESTITO

INDUSTRIA 4.0

Dai 14 miliardi di device già oggi in rete in tutto il mondo, si passerà a 50 miliardi entro il 2020. E il settore potrà generare un fatturato fra 3,9 e 11,1 miliardi di dollari all’anno

Davide Ceppi

UN MONDO SEMPRE PIÙ INTERCONNESSO INTERNET OF THINGS

La rivolta degli oggetti Con l’aumento del numero dei dispositivi in rete, cresce la possibilità per gli hacker di sferrare attacchi devastanti. Come quello clamoroso al provider statunitense Dyn

Gastone Nencini

Laurance Dine

Vincent Weafer

DIRETTORE RESPONSABILE Angela Maria Scullica angela.scullica@lefonti.it REDAZIONE Federica Chiezzi (federica.chiezzi@lefonti.it),

SCENARI

ASSET MANAGEMENT

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Ecco chi corre di più nel risparmio gestito

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L’intelligenza artificiale entra nei portafogli

REDAZIONE GRAFICA Valentina Russotti SEGRETERIA DI REDAZIONE segreteria@lefonti.it COLLABORATORI Laura Colnaghi, Filippo Cucuccio, Vanessa D’Agostino, Luigi Dell’ Olio, Mario Lombardo, Filippo Fattore, Piera Anna Franini, Gianenrico Levaggi, Fabio Sgroi, Nino Sunseri, Paolo Tomasini, Milenia Treccarichi, Lucio Torri, Gloria Valdonio, Donatella Zucca RESPONSABILE COMUNICAZIONE E RELAZIONI ESTERNE Claudia Chiari COORDINAMENTO INTERNAZIONALE ( New York, Dubai, Hong Kong, Londra, Singapore...) Alessia Liparoti alessia.liparoti@lefonti.it PROGETTI SPECIALI Alessia Rosa alessia.rosa@lefonti.it INNOVAZIONE E DIGITAL MARKETING Simona Vantaggiato simona.vantaggiato@lefonti.it REDAZIONE E STUDI TELEVISIVI Via Dante 4, 20121 Milano - tel. 02 8738.6306 Per comunicati stampa inviare a: press@lefonti.it

PRIMO PIANO 12

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STAMPA Arti Grafiche Fiorin - AGFiorin CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITÀ Opq s.r.l. Via G.B. Pirelli, 30- 20141 Milano tel. 02 6699.2511 | info@opq.it | www.opq.it DISTRIBUZIONE PER L’ITALIA MePe - Distribuzione Editoriale Via Ettore Bugatti, 15 - 20142 Milano

CAMBIO INDIRIZZO Si prega di comunicarci entro il 20 del mese precedente il nuovo indirizzo via mail a: abbonamenti@editricelefonti.it

GARANZIA DI RISERVATEZZA PER GLI ABBONAMENTI Editrice le Fonti garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi dell’art. 7 del D. leg. 196/2003 scrivendo a abbonamenti@editricelefonti.it Pubblicazione mensile registrata presso il Tribunale di Milano il 4 Dicembre 2015, numero 342. La testata World Excellence è di proprietà di Le Fonti. Direttore responsabile Angela Maria Scullica Prezzo di copertina € 7,00 UK 6.00£

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TECNOLOGIA

«Dalla Sicilia irrighiamo il mondo»

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Imprese e lavoro con l’Industria 4.0

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Verso una supply chain ecosostenibile

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L’ignoranza può generare una guerra commerciale?

62 INTERNET OFTHINGS

UN MONDO SEMPRE PIÙ INTERCONNESSO

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La rivolta degli oggetti

SPECIALE

FINANCE 34

Il Quantitative easing mette il turbo ai cloni

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Obiettivo private banking

DISTRIBUZIONE ESTERO Johnsons International News Italia srl via valparaiso, 4 - 20144 milano SERVIZIO ABBONAMENTI Telefono 02 8738 6306 o inviare una mail a: abbonamenti@editricelefonti.it

«Così ho risollevato il business in Italia»

MERCATI E IMPRESE

EDITORE

Le Fonti S.r.l. Via Dante, 4, 20121, Milano

Lavoro al centro delle scelte politiche

ASSICURAZIONI 42

Per Amissima è l’ora del rilancio

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RUBRICHE 6 19 32 82

Mondo Nuovo News Carriere Trend



MONDO NUOVO

Londra sopravviverà alla Brexit? Howard Davies

L

Presidente della Royal Bank of Scotland, ha diretto la London School of Economics dal 2003 al 2011

a Brexit ha creato scompiglio tra i corridoi finanziari della City di Londra. Nessuno sa ancora che tipo di accesso al mercato unico europeo avranno le società con sede nel Regno Unito. Inoltre l’annuncio di Teresa May di indire le elezioni anticipate l’8 giugno ha ulteriormente peggiorato la situazione, almeno nel breve termine. Le società di servizi con sede nel Regno Unito, in particolare quelle che avevano scelto Londra come loro quartier generale europeo, stanno rivedendo le loro opzioni. In realtà, le autorità di regolamentazione li stanno obbligando a fare così, chiedendo loro in che modo riusciranno a mantenere una certa continuità di servizio per i loro clienti nel caso di una «hard» Brexit (il governo May preferisce parlare di una «clean» Brexit, ma si tratta solo di semantica). I centri europei rivali hanno annusato l’opportunità di riportare alcune delle attività nel continente (o in Irlanda). Altri governi sono da tempo infastiditi dal predominio di Londra. Era irritante che il principale centro di contrattazione di strumenti denominati in euro fosse al di fuori dell’Eurozona. Proprio pochi anni fa, la Banca centrale europea ha provato a insistere sul fatto che il clearing (la stanza di compensazione, ndr) degli strumenti in euro dovrebbe avvenire all’interno della sua giurisdizione, ma non può farlo a causa di una sentenza della Corte di giustizia europea. Ciò appare alquanto ironico: eliminare il Regno Unito dalla giurisdizione della Corte di giustizia europea è uno dei principali obiettivi della May. Quindi delegazioni su delegazioni di ministri, sindaci e svariati lobbisti di centri finanziari stanno riempendo i migliori hotel londinesi e stanno dando un’accelerata al settore della ristorazione. Lussemburgo, Francoforte, Dublino e altre città stanno preparando presentazioni patinate dei vantaggi competitivi delle loro città rispetto a Londra: costi immobiliari più bassi, imposte sulle imprese più vantaggiose, ristoranti stellati e concessionarie Porsche, tutti i servizi fondamentali che rendono vivace un centro finanziario. Alcune di queste presentazioni hanno suscitato qualche sorrisetto sarcastico. Il presidente francese François Hollande è stato eletto sull’assunto che il mondo dell’alta finanza era suo nemico. Tuttavia il presidente della regione di Parigi ha promesso di recente un «tappeto rosso, bianco e blu» per ogni manager di hedge fund che acquista un biglietto Eurostar solo andata per la Gare du Nord. Impovvisamente, tutti amano questi maestri dell’universo che hanno quasi distrutto il sistema finanziario mondiale nel 2008. Tutta questa attività promozionale ha sollevato nuovamente la questione su quale deve essere la combinazione di caratteristiche che deve avere un centro finanziario di successo. La domanda è

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stata posta diverse volte e le società di consulenza manageriale hanno guadagnato molto con le loro risposte scontate. Uno studio pre-crisi condotto da McKinsey per l’ex sindaco di New York Michael Bloomberg suggeriva di copiare il sistema regolamentare di Londra, che sarebbe esploso poco dopo. La revisione effettuata dai funzionari di Hong Kong sui loro regolamenti, fatta per identificare i modi di aumentare l’attrattività della città nei confronti delle società internazionali, ha scoperto che ciò che vogliono davvero le società è aria più pulita e scuole più internazionali. Molti dei sondaggi che chiedono alle società perché scelgono un luogo particolare producono essenzialmente risposte circolari. Dicono che sono lì perché ci sono altre società, e che possono pertanto fare impresa facilmente con le loro principali controparti. Ci sono, tuttavia, alcuni argomenti coerenti. Alle società estere piace pensare che sono trattate nella stessa maniera dei concorrenti nazionali. Vogliono anche un sistema giudiziario indipendente che sostenga i diritti di proprietà. E vogliono avere accesso a personale qualificato. Su questi punti, Londra e New York continuano a registrare dei buoni risultati. L’ultimo Global Financial Centres Index mostra che Londra resta in pole position, davanti a New York. Ma la valutazione di entrambe è scesa bruscamente nell’ultimo anno e il divario tra loro e la terza classificata, Singapore, più di 30 punti lo scorso anno, è solo di 20 quest’anno. In realtà, quasi tutti i centri asiatici hanno aumentato la loro posizione in classifica. Se guardiamo in particolare l’Europa, l’unico altro centro finanziario tra i principali 20 è Lussemburgo, che si posiziona al 18° posto, sei posti più in basso rispetto allo scorso anno. Francoforte, al 23°, perde quattro posizioni, e Parigi è rimasta ferma al 29°. Quindi Londra detiene una forte leadership in Europa. La Brexit farà abbastanza per alterare questo quadro? È difficile dirlo. Il sistema regolamentare di Londra probabilmente non cambierà; né il sistema giudiziario. Il fattore determinante potrebbe essere la disponibilità di personale qualificato. Le società finanziarie con sede a Londra sono abituate a selezionare personale da tutta Europa; infatti, le autorità britanniche sono state flessibili anche sul personale non europeo. Poiché la maggior parte degli aspiranti professionisti europei in finanza parla un buon inglese, le società hanno avuto a disposizione un mare profondo da cui pescare. La sopravvivenza di quel mare alla Brexit, diventerà la questione politica principale per la City di Londra nei prossimi negoziati. Il futuro primo ministro del Regno Unito, che potrebbe essere proprio la May, dovrà dare una buona risposta o Londra non resterà più per molto tempo in pole position.


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SCENARI EVOLUZIONE

LAVORO AL CENTRO DELLE SCELTE POLITICHE Il mondo occidentale si dibatte tra nostalgia del passato e ricerca di nuove strade per la crescita. Con l’occupazione in cima agli obiettivi Mario Lombardo

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a vera sorpresa politica dell’ultimo mese in Europa è venuta da Theresa May, che ha chiesto ai cittadini del Regno Unito di tornare a votare l’8 giugno prossimo. Nessuno aveva immaginato che la premier britannica volesse opportunisticamente approfittare della attuale debolezza laburista per assicurare una maggioranza e un sostegno più ampi al suo governo conservatore ma, come ha spiegato proprio la May, è necessario andare «al voto

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per dare più forza alla Brexit». Dal 29 marzo l’Unione europea conta infatti 27 paesi, perché la Gran Bretagna ha avviato ufficialmente le trattative per il leave, che ormai è realtà e non solo una minaccia politica: così si torna a parlare di barriere doganali, di dazi, di scontri commerciali… Serviranno due anni prima che questo addio si concluda dopo complesse trattative al termine delle quali il premier di un paese in cui la regina, o chi per lei, regna ma non governa, guarderà con dif-

fidenza il continente che imponeva troppe leggi ai cittadini britannici, e dall’altra parte della Manica si continuerà a criticare l’isola che rifiuta il sistema metrico-decimale e preferisce guidare a sinistra anche le auto di importazione, mentre la moneta di corso, che non è mai stata l’euro, continua a svalutarsi. Qualunque sia l’accordo finale, sarà difficile indicare un vincitore. Perderanno entrambe, l’Europa e il Regno Unito (se sarà ancora unito, viste le prese di posizione


BREXIT E CARBONE PER FAVORIRE L’OCCUPAZIONE La premier britannica, Theresa May, a destra, ha chiesto elezioni anticipate per assicurarsi una maggioranza più ampia e «dare più forza alla Brexit». Il presidente Usa, Donald Trump, a sinistra, vuole riaprire le miniere di carbone per creare nuovi posti di lavoro

la Corea del Nord, a quanto sembra senza rendersi conto, oppure trascurandolo volutamente, che in questo modo non fanno che accrescere la tensione e scatenano la rabbia e il desiderio di vendetta di coloro che aggrediscono o mettono sotto tiro. Non a caso c’è chi (Politico.com) indica le decisioni di Trump come «situazioniste», prendendo a prestito la definizione dai giovani che, nel maggio ’68, scendevano nelle strade reclamando «la fantasia al potere».

scozzesi), perché non sarà possibile trovare rapida soluzione ai problemi economici, politici, culturali e diplomatici che spunteranno come funghi. Non saranno facili i prossimi mesi nemmeno nel resto del mondo, vista l’agitazione che percorre il panorama internazionale, nel quale l’amministrazione Trump si muove in modo del tutto imprevedibile. Gli Stati Uniti tornano a presentarsi come gendarme del mondo, lanciano missili sulla Siria e minacciando

Dopo aver accantonato anche Stephen Bannon, il consigliere strategico di estrema destra che in un anno ha intascato 2,3 milioni versati in gran parte da comitati elettorali e altre organizzazioni politiche, Donald Trump ha compiuto una svolta a 180° nei confronti della Russia, ora accusata di aver fatto poco o nulla per impedire al governo siriano di impiegare armi chimiche contro l’opposizione, accomunandola così alla Cina che, sempre per l’amministrazione americana, fa troppo poco per frenare l’aggressività della Corea del Nord. La costante, nelle decisioni di Trump, è costituita solo dal rifiuto di riconoscere gli accordi sul clima

firmati a suo tempo da Barak Obama, accusato di molte nefandezze, e di puntare al ritorno del carbone, da utilizzare come combustibile industriale. Secondo il presidente e lo staff di economisti guidato da Gary Cohn, ex Goldman Sachs, riaprire le miniere del carbon fossile porterebbe da una parte vantaggi economici e dall’altra nuovi posti di lavoro. Ma i critici, e sono molti anche tra gli stessi repubblicani, sostengono che si tratta di un provvedimento di nicchia, che riguarda una fonte di energia obsoleta, antieconomica e per di più altamente inquinante. Poi, anche se si trovassero le centinaia o migliaia di uomini disposti a calarsi nelle miniere, cosa non facile, sarebbero sempre pochi se si considera che tra il 1999 e il 2011, secondo il World economic outlook presentato il 10 aprile a New York da Banca mondiale, Fmi e Wto, la Cina con i suoi prodotti ha cancellato negli Stati Uniti 2,4 milioni di posti di lavoro, di cui un milione circa (il 17%) nel settore manifatturiero. Le critiche nei confronti di Trump si accumulano, ma almeno per la border tax o «guerra dei dazi» che minaccia 40 miliardi di export eu-

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FINANCE PARLA CORRADO SFORZA FOGLIANI

Lasciate stare le banche popolari I

l 2017 sarà un anno importante per le banche popolari. La Corte

sione. Noi siamo decisi a difenderlo. I numeri ci danno ragione. Abbiamo

STRATEGIE DI DIFESA PRIMA CHE SIA TARDI

ASSET MANAGEMENT

PIR:SI PUNTA SU WELFARE E QUALITÀ

Da una ricerca svolta in 81 Paesi, risulta che tre imprese su quattro sono sensibilmente esposte agli attacchi hacker, ma quasi la metà sviluppa un piano di gestione del rischio solo dopo che la violazione si è verificata. Ecco, invece, tre testimonianze di chi ha imparato a proteggersi Giampiero Raschetti

Grande interesse sui Piani individuali di risparmio. Ma quanto dureranno

I ricatti dei malware Pag. 75

Simone Lo Nostro

Fabrizio Brogi

preparano nuove strategie

del tutto superato. I risparmiatori e gli investitori non possono essere chia-

I mensili dedicati all’economia, alla finanza e al mercato legale

Nei prossimi numeri Classifiche e Ranking: Migliori studi legali e avvocati Migliori fondi e asset manager Migliori banche e operatori della finanza più tecnologici Migliori imprese italiane Migliori assicurazioni Migliori scuole di formazione

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