Le Fonti Legal | N°23 | Aprile

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LE FONTI

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Aprile 2018 | N° 23| 20 € Mensile

LEGAL LA RIVISTA N°1 DEGLI AVVOCATI

ANTIMAFIA E TERRORISMO LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE CONTRO LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA

REATI PENALI E TRIBUTARI

COSA È CAMBIATO CON LA RIFORMA

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Con l’ingresso del gruppo in Ferrovie dello Stato, continua il processo di ristrutturazione che ha portato a una internalizzazione degli incarichi, a investimenti in nuove tecnologie e a una maggiore attenzione alla tutela aziendale. Ne parla Claudia Ricchetti, responsabile della direzione legale e societaria

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Claudia Ricchetti ISSN 2499-8370

Anno 2018 - Prima immissione 26/04/2018 | Anno III | N°23 | Aprile 2018

LA RIORGANIZZAZIONE INTERNA DI ANAS

CLASSIFICHE GLI STUDI PIÙ ATTIVI NELL’ ENERGY


Prima dell’adesione leggere il Prospetto e il KIID, disponibili presso i collocatori

CON UN UNICO PUNTO DI VISTA NON PUOI CERTO AVERE IL PUNTO DELLA SITUAZIONE Idee diverse, un unico obiettivo. Noi di Legg Mason abbiamo riunito nove gestori specializzati e indipendenti, ognuno con le proprie idee e convinzioni. Tutto questo per offrirti un’ampia scelta di strategie e strumenti che ti aiutino a diversificare i tuoi investimenti, ottenere i risultati che desideri e realizzare così i tuoi obiettivi finanziari.

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Pubblicato e approvato da Legg Mason Investments (Europe) Limited, sede legale 201 Bishopsgate, Londra, EC2M 3AB. Società registrata in Inghilterra e Galles al n. 1732037. Autorizzata e regolamentata dall’UK Financial Conduct Authority.


EDITORIALE

Il rispetto della privacy come fattore competitivo ANGELA MARIA SCULLICA

@AngelaScullica

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l nuovo Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali (Gdpr- General Data Protection Regulation), in vigore in Italia dal 25 maggio 2018, impone alle imprese italiane un profondo cambiamento culturale. Se prima infatti, con la vecchia legge della privacy, spettava solo agli interessati e cioè ai proprietari dei dati personali preoccuparsi di proteggere la propria privacy, accorgendosi e intervenendo nei casi in cui questa non venisse rispettata, ora invece, sulla base dei due nuovi concetti di privacy by design e privacy by default introdotti dal Gdpr, toccherà alle aziende dimostrare di avere messo in atto tutte le procedure necessarie per evitare un uso dei dati dei clienti non autorizzato né strettamente necessario. Se non lo fanno, rischiano di incorrere in pesanti sanzioni (sino al 4% del fatturato globale) che possono arrivare anche fino a 20 milioni di euro. Questo cambio radicale di prospettiva che vede l’impresa rispondere in prima persona del trattamento dei dati personali della propria clientela, rientra a pieno titolo nella nuova visione europea che innalza la tutela dell’individuo a principio fondamentale e inderogabile della vita economica, lavorativa e sociale dei Paesi membri dell’Unione. A riprova di ciò basti pensare che in questa direzione stanno andando anche le recenti leggi che disciplinano i settori economici e finanziari come Mifid 2 (finanziario) e Idd (assicurativo). Entrambe le direttive partono infatti dal concetto di tutelare il risparmiatore con un’offerta adeguata, trasparente e disinteressata. Lo stesso principio della tutela vale anche per la nuova legge sulla privacy che garantirà invece ad ogni consumatore il diritto di conoscere con precisione come sono custoditi i propri dati personali e la possibilità di richiederne la completa cancellazione. In quest’ottica il lavoro da svolgere è notevole in quanto le aziende dovranno intervenire sui sistemi informatici e sulle piattaforme elettroniche o applicazioni che finora sono servite a raccogliere i dati personali. Dovranno mettere a punto modelli di privacy governance conformi ai principi e agli obblighi sanciti dal regolamento, prevedere la figura del Data protection officer (Dpo), dotarsi di un Registro dei trattamenti dei dati personali che dovrà essere messo a disposizione dell’Autorità Garante e contenere tutta una serie di informazioni. Inoltre dovranno formare il personale per metterlo in grado di adempiere agli obblighi richiesti dalla nuova normativa. Nel caso in cui un’azienda venisse a conoscenza di irregolarità nel trattamento di dati che potrebbe dare luogo ad una violazione di quanto prescritto nel regolamento, dovrà provvedere, immediatamente o comunque entro 72 ore, a informarne l’Autorità garante e gli interessati. È facile quindi intuire quanto queste disposizioni sulla privacy possano ripercuotersi anche sull’operatività delle imprese. L’osservanza della nuova privacy, così come conformata nel Gdpr, non potrà più essere vista come una semplice formalità, ma come un elemento basilare delle politiche aziendali. In un mercato sempre più sensibile ai temi dell’etica, della trasparenza e della sicurezza, il rispetto rigoroso di quanto previsto dalle nuove disposizioni, se efficacemente comunicato, può essere utilizzato come fattore competitivo per accrescere la reputazione.

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LE FONTI LEGAL LA RIVISTA N°1 DEGLI AVVOCATI

Sommario IMPRESE E LAVORO

PROTAGONISTI

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Così prosegue il riordino del gruppo

La rivoluzione della privacy

DI FEDERICA CHIEZZI

DI LUIGI DELL’OLIO

MERCATI E BUSINESS

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Le novità della riforma fallimentare

Gli studi legali in prima linea nell’energy DI GABRIELE VENTURA

29

Editoria digitale, nuove questioni giuridiche

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Una riforma per migliorare le carceri DI FILIPPO FATTORE

DI FEDERICA CHIEZZI

BANKING & FINANCE

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Nuovi spazi per gestire la ricchezza

60

DI LUIGI DELL’OLIO

In Germania è tutta un’altra storia

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DI FRANCESCO ROTONDI

PENALE E FISCO Cosa è cambiato con la riforma

59

DI MICHELE BRUNETTA

SCENARI

DI LIVIANO SINOPOLI

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PROFESSIONE AVVOCATO

RUBRICHE

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70

General Counsel

Mondo legale

69

72

Carriere

Eventi

74

La cooperazione internazionale contro la criminalità organizzata

In corsa

«E ora diamo spazio al capitale»

66

DI LUIGI DELL’OLIO

LE FONTI AWARDS

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DI FILIPPO CUCUCCIO

LEGAL n. 23 - Aprile 2018 EDITORE

RESPONSABILE COMUNICAZIONE E RELAZIONI ESTERNE Claudia Chiari COORDINAMENTO INTERNAZIONALE (New York, Dubai, Hong Kong, Londra, Singapore) Alessia Liparoti (alessia.liparoti@lefonti.it) PROGETTI SPECIALI Alessia Rosa (alessia.rosa@lefonti.it)

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INNOVAZIONE E DIGITAL MARKETING Simona Vantaggiato (simona.vantaggiato@lefonti.it)

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SEGRETERIA EDITORIALE segreteria@lefonti.it COLLABORATORI Filippo Cucuccio, Luigi Dell’Olio, Filippo Fattore, Alice Trevisan, Paolo Tomasini, Gabriele Ventura

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comitato scientifico le fonti (in ordine alfabetico)


SCENARI

Dal Consiglio dei ministri è arrivato il primo via libera al provvedimento che ora però dovrà passare al vaglio di una nuova maggioranza parlamentare non favorevole al testo. Approvazione definitiva invece per le modifiche alla procedibilità dei reati ORDINAMENTO PENITENZIARIO

Una riforma per migliorare le carceri DI FILIPPO FATTORE

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vuota-carceri per alcuni. Provvedimento di civiltà giuridica per altri. La strada del nuovo ordinamento penitenziario è tutta da definire. La riforma piace poco ai Cinque Stelle di Luigi Di Maio e pochissimo alla Lega di Matteo Salvini. E la maggioranza che la scorsa estate aveva dato il via libera alla legge delega non esiste più. D’altra parte, sostengono i promotori, è dal 1975 che l’ordinamento penitenziario andava adeguato agli orientamenti della Corte costituzionali, della Corte di Cassazione e delle Corti europee. Ed

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ora il testo è lì, pronto per essere approvato. Dopo l’ok del Consiglio dei ministri, arrivato lo scorso 16 marzo, e malgrado il terremoto elettorale, la riforma è ad un passo dal diventare legge: bastano i pareri delle commissioni Giustizia di Camera e Senato. Oppure, ove questo non fosse possibile per la mancata formazione degli organismi, la pratica sarà affidata ad una commissione speciale, quella che in attesa che si costituisca una maggioranza, viene istituita per gli affari urgenti.


Diminuire il sovraffollamento Le norme messe a punto dal ministro della Giustizia uscente, Andrea Orlando, si propongono di «ridurre il ricorso al carcere in favore di soluzioni che, senza indebolire la sicurezza della collettività, riportino al centro del sistema la finalità rieducativa della pena indicata dall’art. 27 della Costituzione». L’altro obiettivo è quello di «diminuire il sovraffollamento, sia assegnando formalmente la priorità del sistema penitenziario italiano alle misure alternative al carcere, sia potenziando il trattamento del detenuto e il suo reinserimento sociale in modo da arginare il fenomeno della recidiva». Con la riforma ci si prefigge, infine, di «razionalizzare le attività degli uffici preposti alla gestione del settore penitenziario, restituendo efficienza al sistema, riducendo i tempi procedimentali e risparmiando sui costi» e di «valorizzare il ruolo della Polizia Penitenziaria, ampliando lo spettro delle sue competenze». In sintesi, il decreto attuativo dà la possibilità di accedere alle misure alternative al carcere anche a chi ha un residuo di pena fino a quattro anni, ma sempre tramite la valutazione del magistrato di sorveglianza. E in ogni caso non estende questa possibilità ai detenuti al 41bis per reati di mafia e quelli per reati di terrorismo. L’allarme di Antigone A lanciare l’ennesimo l’allarme per la difficile situazione delle carceri italiane è stato, qualche mese fa, l’osservatorio Antigone. «Il 2017», ha spiegato il presidente Patrizio Gonnella «è stato un anno che ha visto una crescita nel ricorso al carcere dopo alcuni anni in cui si era assistito ad una contrazione dei numeri e del suo utilizzo. In 12 mesi i detenuti presenti sono circa 3.000 in più rispetto a quelli che si registravano alla fine del 2016. Il tasso di affollamento ha raggiunto il 115%, mentre solo un anno fa era di poco superiore al 108%». In aumento anche il numero di coloro che si trovano in carcere in custodia cautelare, che attualmente sono circa il 35%. «Una percentuale», ha proseguito Gonnella «che si alza nel caso degli stranieri».

RICORSO AL CARCERE

«Il 2017», ha spiegato Patrizio Gonnella, presidente dell’osservatorio Antigone, «è stato un anno che ha visto una crescita nel ricorso al carcere dopo un periodo di tempo in cui si era assistito ad una contrazione dei numeri e del suo utilizzo».

Madri detenute A crescere è anche il numero delle madri detenute con i loro figli. Una situazione per la quale, nonostante la casa protetta inaugurata a Roma, non si riesce a trovare una soluzione definitiva anche a fronte di numeri molto contenuti. Un anno fa le madri erano 34 con i loro 37 bambini, oggi sono 50 con 58 figli. Altri dati da sottolineare sono quelli che arrivano dalle visite effettuate dall’osservatorio di Antigone in 78 carceri italiane dalle quali emerge che in 7 di esse (9%) c’erano celle senza riscaldamento, in 36 (46%) senza acqua calda, in 4 (5%) il wc non è in un ambiente separato, in 31 (40%) l’istituto non ha un direttore tutto suo, in 37 (47%) non ci sono corsi di formazione professionale e in 4 (5%) non è garantito il limite minimo di 3mq a detenuto. Secondo Gonnella quello che sta per concludersi «è stato un anno di luci e nuove ombre per il sistema penitenziario italiano». «Da un lato», ha spiegato, «c’è la riforma dell’ordinamento penitenziario che speriamo porti ad un maggior rispetto della dignità delle persone recluse, dall’altro c’è una crescita della popolazione detenuta che, se non controllata, potrebbe nel giro di qualche anno riportarci alla situazione che determinò la condanna della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo del 2013 per il trattamento inumano e degradante nelle carceri». Il sostegno dei penalisti L’Unione delle Camere penali italiane ha espresso «soddisfazione per la decisione del Consiglio dei ministri di approvare la riforma dell’ordinamento penitenziario, senza le modifiche indicate dalle commissioni Giustizia di Camera e Senato che, di fatto, avrebbero svuotato di significato la riforma che, contrariamente a quanto sostenuto da taluno, garantisce maggiore sicurezza ai cittadini, attuando principi costituzionali». Auspicando che l’iter per la formalizzazione dell’approvazione «sia completato in tempi brevi», i penalisti hanno ricordato che «chi è ammesso all’esecuzione di pene alternative, rispetto alla detenzione in carcere, una volta scontata la pena difficilmente delinque di nuovo, come riportato dai dati statistici ministeriali. Gli

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stessi dati rivelano che circa il 70 per cento di coloro che scontano la pena in carcere, una volta eseguita la pena commette altri reati, mentre la percentuale di recidiva è bassissima per chi svolge un lavoro e ottiene misure alternative al carcere». La verità, ha spiegato il presidente dell’Unione camere penali, Beniamino Migliucci, è che «le carceri sono di nuovo piene,in esubero. I detenuti hanno superato quota 55mila. E il 35 % sono in attesa di giudizio,cioè presunti innocenti».

ostilità è stata manifestata anche dagli operatori. Per i sindacati della polizia penitenziaria il reale effetto della riforma sarà quello di compromettere l’ordine pubblico e la sicurezza. Tra le principali novità, hanno sottolineato il segretario nazionale e il segretario regionale dell’Uspp, Giuseppe Moretti e Ciro Auricchio, c’è infatti «la modifica che prevede l’uscita dal carcere di detenuti pericolosi per l’abolizione di una serie di preclusioni all’accesso alle misure alternative, come, ad esempio, la previsione della possibilità di accedere Il rientro nella società alle misure alternative o al lavoro all’esterno La riforma ha ricevuto il pieno sostegno ano ai permessi premio persino per i detenuti che delle associazioni che seguono e tutelano per i quali il Procuratore nazionale antimachi finisce dietro le sbarre. Il provvedimento, fia abbia segnalato l’attualità dei collegamenti ha spiegato il Garante nazionale delle persocon la criminalità organizzata». La riforma, ne detenute o private della libertà personale inoltre, hanno proseguito i due, «ha la finaMauro Palma, «introduce due principi fonlità di garantire una vita detentiva quanto più damentali. Il primo stabilisce che per le pervicina alla vita esterna. Viene però del tutto sone in detenzione va sempre organizzato un ignorato che, a seguito del regime detentivo percorso per il ritorno alla società. Un peraperto per cui i detenuti trascorrono la magcorso in cui le misure alternative non devono gior parte del giorno fuori dalle celle, sono di essere viste come diminuzione dell’afflizione gran lunga aumentate le aggressioni nei condetentiva, ma come tappe fronti del personale di che permettano loro di Per i sindacati della polizia penitenziaria polizia penitenziaria e reinserirsi meglio, ed anche, per questo, la siil reale effetto della riforma sarà che alla società di avere curezza nelle carceri elementi di conoscenza quello di compromettere l’ordine pubblico è completamente al e la sicurezza. delle persone molto più collasso». chiare per garantire al meglio anche la sicurezColpo di coda za esterna. Il secondo principio si propone Sul piede di guerra pure il Sap, che giudica di abituare i detenuti e le persone prive della nuova legge un vero e proprio schiaffo a la libertà personale ad assumersi le proprie chi è finito nel mirino della criminalità. «Un responsabilità. Questa responsabilizzazione, colpo di coda, ultimo rantolo di un governo considerare le persone non come oggetto fatiscente che tutto ha avuto nelle sue prioridi un trattamento deciso da altri aiuta anche tà, tranne la tutela delle vittime di reati violenad elaborare cosa si è compiuto e cosa si è ti», hanno detto Gianni Tonelli, segretario fatto. Altrimenti il rischio è quello di restitunazionale del Sap e neo eletto deputato leire persone identiche a come sono entrate, ghista, e l’avvocato Elisabetta Aldrovandi, se non peggiorate, e questo non garantisce presidente dell’Osservatorio nazionale sostenessuno». gno vittime. «I decreti attuativi della riforma Orlando, che sulla carta vorrebbe riformare il La rabbia dei poliziotti sistema penitenziario, ma che nei fatti regala Le voci critiche, però, non mancano. Anzi. sconti di pena e benefici a pioggia», hanno Accanto alle polemiche, durissime, sollevate spiegato i due, «rappresentano l’ultimo atto dai vincitori delle urne, il centrodestra in pridi un governo che, nonostante la delegittima fila, con Salvini che ha già promesso di mazione delle urne, dimostra di non voler affossare la riforma se andrà al governo, forte cedere di un passo fino all’ultimo giorno di

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vita. Ora gli amici di Caino possono esultare: i condannati fino a quattro anni non dovranno più scontare la pena in carcere, e questo è un gravissimo sfregio alle vittime, perché unendo riti alternativi e sconti di pena, anche uno stupratore o un rapinatore avranno ottime possibilità di evitare la prigione». Sotto accusa anche la possibilità di non revocare automaticamente le misure alternative al carcere in caso di mancato rispetto delle regole che le riguardano, ma di affidare la singola valutazione al giudice. Questo, hanno detto Tonelli e Aldrovandi, «determinerà sempre più il convincimento che in Italia si può delinquere. E si può farlo impunemente». Nessun rispetto, hanno concluso, «per le vittime e per le forze dell’ordine che ogni giorno rischiano la vita per arrestare delinquenti che, nonostante reati molto gravi contro la persona e il patrimonio, non vedranno aprirsi le porte del carcere ma quelle di misure alternative che significano, di fatto, libertà».

ma con querela rimettibile, e di conseguenza una maggiore efficacia dell’azione di punizione dei reati più gravi. In particolare, la procedibilità a querela viene introdotta per i reati contro la persona puniti con la sola pena pecuniaria o con la pena detentiva non superiore a quattro anni, con l’eccezione per il delitto di violenza privata, nonché per i reati contro il patrimonio previsti dal Codice penale. Viene fatta salva, in ogni caso, la procedibilità d’ufficio qualora la persona offesa sia incapace per età o per infermità, o ricorrano circostanze aggravanti a effetto speciale ovvero le circostanze aggravanti indicate all’articolo 339 del Codice penale o, in caso di reati contro il patrimonio, il danno arrecato alla persona offesa sia di rilevante gravità. Inoltre, in relazione a reati che già prevedono la procedibilità a querela nella ipotesi base, si riduce il novero delle circostanze aggravanti che comportano la procedibilità d’ufficio.

La procedibilità dei reati Ma mentre infuria la polemica sulle misure alternative, il governo uscente, sfruttando il polverone della nuova legislatura, nell’ultima riunione prima dell’insediamento del nuovo Parlamento ha messo a segno un altro colpo, questa volta senza possibilità d’appello, se non per via legislativa. Il Consiglio dei ministri del 21 marzo ha infatti approvato, in esame definitivo, il decreto legislativo di attuazione della legge di riforma del Codice penale, del Codice di procedura penale e dell’ordinamento penitenziario (legge 23 giugno 2017, n. 103), nella parte relativa alla modifica della disciplina del regime di procedibilità per taluni reati. Il provvedimento amplia l’istituto della procedibilità a querela di parte, estendendola a quei reati contro la persona e contro il patrimonio che si caratterizzano essenzialmente per il valore privato dell’offesa o per il suo modesto valore offensivo, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza del sistema penale, favorendo meccanismi di conciliazione per i reati di minore gravità, anche attraverso la collegata operatività dell’istituto della estinzione del reato per condotte riparatorie, che riguarda i reati procedibili a querela

La palla al nuovo governo Le nuove norme, secondo il governo uscente, «fanno emergere e valorizzano anche l’interesse privato alla punizione del colpevole in un ambito connotato dall’offesa a beni strettamente individuali, collegandolo alla necessità di condizionare la repressione penale di un fatto, astrattamente offensivo, alla valutazione in concreto della sua gravità da parte della persona offesa». Anche queste misure non hanno mancato di suscitare accese discussioni, prima fra tutte quella relativa alla potenziale depenalizzazione del reato di stalking, ipotesi peraltro sempre smentita dal Pd e dallo stesso ministro Orlando. La palla, in ogni caso, passa al nuovo Parlamento. A differenza dell’ordinamento penitenziario, che dovrà ripassare da Palazzo Chigi dopo i pareri delle Commissioni, per modificare le nuove norme sulla procedibilità dei reati sarà però necessaria una nuova legge. Il che significa, considerate le priorità del prossimo governo e tenuto conto delle difficoltà legate alla formazione stessa di una maggioranza stabile, che l’ipotesi non rientra in un arco temporale di breve o medio periodo.

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PROTAGONISTI

ANAS

Così prosegue il riordino del gruppo

Con l’ingresso in Ferrovie dello Stato Italiane, continua il processo di ristrutturazione interno che ha portato a una internalizzazione degli incarichi, a investimenti in nuove tecnologie e a una maggiore attenzione alla tutela aziendale. Ne parla Claudia Ricchetti, responsabile della direzione legale e societaria DI FEDERICA CHIEZZI

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l 2017 si è chiuso con una delle operazioni di m&a più importanti per il settore delle infrastrutture. Il 29 dicembre scorso, infatti, Ferrovie dello Stato Italiane ha deliberato l’aumento di capitale di 2,86 miliardi di euro mediante conferimento dell’intera partecipazione Anas detenuta dal Ministero dell’economia e delle finanze. Un’operazione, questa, che ha permesso al Gruppo Fs Italiane di diventare il primo polo integrato di ferrovie e strade in Europa per abitanti serviti e per investimenti, che

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ammontano a 108 miliardi di euro nei successivi dieci anni. Dal punto di vista legale, il deal si è rivelato particolarmente interessante perché, a differenza di quanto accade nella maggior parte delle operazioni di m&a, è stato interamente gestito dai team in-house delle due società coinvolte, i quali hanno lavorato in sinergia con il management aziendale per completare con successo, e in pochi mesi, il trasferimento. L’ingresso nel Gruppo Fs Italiane ha segnato per Anas una svolta partico-


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