Legal N° 8-9 - Gennaio / Febbraio

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IL MENSILE DEL MERCATO LEGALE

Anno II / N°8-9 / Mensile / Gen.-Feb. 2017 / € 20

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PUNTARE SU RISORSE UMANE E NUOVI MERCATI

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ISSN 2499-8370

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www.lefonti.it

LEGAL Investimenti sui professionisti e possibili aperture internazionali. Così lo studio Loconte mira a consolidarsi in Italia e all’estero

Anno 2017 - Prima immissione 06/02/2017

Stefano Loconte

DIBATTITO IL RUOLO STRATEGICO DELLA RESPONSABILITÀ SOCIALE D’IMPRESA

RISTRUTTURAZIONI LA DIFFICILE COSTRUZIONE DEL BRAND

ANTIRICICLAGGIO LINEE GUIDA PER GLI AVVOCATI



EDITORIALE

Non si può prescindere dal contesto socioculturale ANGELA MARIA SCULLICA

@AngelaScullica

N

egli ultimi anni in Italia c’è stata una corsa per introdurre leggi che facessero avvicinare il nostro Paese ai sistemi giuridici degli Stati ritenuti più avanzati. L’integrazione europea, la competizione globale, la sempre più stretta interconnessione tecnologica sono state certamente tra le cause che hanno spinto verso questa proliferazione legislativa. La fretta però in molti casi non ha giovato generando confusione, contraddizione e superficialità. I motivi per cui istituti giuridici di successo in altri Paesi possono rivelarsi di difficile applicazione nel nostro, sono molteplici ma alla base di tutti c’è il diverso modello culturale sul quale si basano schemi, rapporti, atteggiamenti e valori di una società. Prendiamo per esempio il caso del Whistleblowing, istituto giurico anglosassone di successo, sulla cui diffusione e popolarità nel panorama nazionale sorgono invece molti dubbi. In inglese viene identificato con il termine whistleblower (“soffiatore nel fischietto”) la persona che lavora in un’impresa o in un ente (pubblico o privato) che denuncia illeciti commessi al suo interno, riportandoli alle autorità competenti o all’opinione pubblica o anche alla stessa organizzazione se sono previsti meccanismi per raccogliere queste segnalazioni. Uno degli aspetti più delicati del Whistleblowing riguarda la tutela di chi fa la segnalazione. Di essa se ne parlava già da tempo nella maggior parte degli Stati aderenti al G20, con conseguenze e esiti più o meno diversi da Paese a Paese a partire dagli Stati Uniti che ne hanno dato una concreta e corretta applicazione grazie a numerosi strumenti legislativi messi in atto. In Italia invece la proposta di legge che si impegna a difendere i lavoratori che denunciano fatti illegali o contrari alle regole di un’azienda o di un’istituzione, è passata alla Camera dei deputati solo nel 2016, dopo mesi di valutazioni, per poi arenarsi in Senato. Le cause, secondo gli esperti della materia, sono da attribuire alle numerose lacune e incertezze che il testo di legge contiene. Ma per comprendere appieno le difficoltà che l’applicazione di questo genere di istituti incontra da noi, bisognerebbe anche fare riferimento al substrato culturale italiano che non premia in generale chi difende l’etica e la trasparenza. Nella proposta di legge non è prevista la possibilità dell’inversione dell’onere della prova nel caso in cui il whistleblower venga licenziato per ritorsione dall’azienda. Come risulterebbe anche problematico sapere se chi denuncia lo fa con la consapevolezza di porre in essere calunnia o diffamazione o se sia mosso da volontà di ledere piuttosto che da quella di perseguire la legalità. Uno dei pochi precedenti lavoristici in materia ha stabilito che il licenziamento del dipendente che denuncia in maniera infondata è illegittimo se non si accerta l’effettiva volontà del dipendente di ledere un altro soggetto denunciando un falso comportamento illecito. In sostanza il Whistleblowing difficilmente troverà efficace applicazione nel nostro Ordinamento, dal momento che tale disciplina, essendo di derivazione anglossassone, fonda le proprie radici in una cultura giuridica diversa dalla nostra. Come è stato segnalato nella tavola rotonda promossa da Legal sull’argomento «Negli Stati Uniti, ove l’azione penale non è obbligatoria, la frequente dinamica negoziale tra prosecutor e corporation è inserita in un meccanismo premiale finalizzato proprio a favorire le segnalazioni, da parte delle società, con riferimento ad illeciti penali commessi al loro interno o da loro stesse; ciò significa che gli enti che decidono di collaborare con le autorità inquirenti possono evitare anche attività di indagini, accertamenti e, quindi, l’eventuale danno reputazionale ». In Italia invece le relazioni industriali sono sempre in contrapposizione. E, senza arrivare alle cogestioni di derivazione tedesca, imprese e sindacati da noi non viaggiano quasi mai verso un obiettivo comune. Quindi il sistema premiale, importante architrave dell’istituto in questione, difficilmente potrà avere applicazione in Italia. La stessa cosa si può dire riguardo alla tutela dell’anonimato nel contesto della Pubblica Amministrazione (art. 54-bis D. Lgs. 165/2001) che è destinato a cadere con il procedimento penale che si viene a instaurare a seguito della segnalazione. Alla fine ciò che determina il successo di qualsiasi struttura giuridica contrattuale o sanziontoria è la condivisione sociale. Se il dettato normativo si discosta da quello sociale, sarà sempre quest’ultimo a prevalere. 

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IL MENSILE DEL MERCATO LEGALE

Sommario BANKING & FINANCE

PROTAGONISTI

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Le ragioni di una crescita a doppia cifra

Nel labirinto della riforma

DI FEDERICA CHIEZZI

DI GABRIELE VENTURA

MERCATI E BUSINESS

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Il ruolo strategico della responsabilità sociale d’impresa DI MILENIA TRECCARICHI

20

Quando scatta il conflitto d’interesse DI FILIPPO CUCUCCIO

24

Tutela del concept store fra marchio e diritto d’autore DI SIMONA LAVAGNINI E MIRIAM LORO PIANA

PENALE E FISCO

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Linee guida per gli avvocati DI GABRIELE VENTURA

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Pegno non possessorio, innovazione “all’italiana”

Le nuove frontiere della gestione di Npl

SCENARI

EDITORE

6 Strada in salita

per il nuovo processo penale DI FILIPPO FATTORE

RUBRICHE

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Italian Desk

General Counsel

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Mondo Legale

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Carriere

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In corsa

Arte e Design

REDAZIONE Federica Chiezzi (federica.chiezzi@lefonti.it) SEGRETERIA EDITORIALE segreteria@lefonti.it COLLABORATORI Flavia Giuliani, Gloria Valdonio, Andrea Salvadori, Guido Sirtoli Filippo Cucuccio, Luigi Dell’ Olio, Filippo Fattore, Paolo Tomasini Alessandro Amantonico, Gabriele Ventura

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Il whistleblowing non convince ancora

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DI FEDERICA CHIEZZI E MILENIA TRECCARICHI

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La difficile costruzione del brand

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DI LUIGI DELL’OLIO

«Ecco dove (e come) vogliamo investire»

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DI GABRIELE VENTURA

SPECIALE

Lifestyle Un anno da record RESPONSABILE COMUNICAZIONE E RELAZIONI ESTERNE Claudia Chiari

PROGETTI SPECIALI Alessia Rosa (alessia.rosa@lefonti.it)

DIRETTORE RESPONSABILE Angela Maria Scullica (angela.scullica@lefonti.it)

IMPRESE E LAVORO

PROFESSIONE AVVOCATO

COORDINAMENTO INTERNAZIONALE (New York, Dubai, Hong Kong, Londra, Singapore) Alessia Liparoti (alessia.liparoti@lefonti.it)

Le Fonti S.r.l. Via Dante, 4, 20121 Milano

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DI PAOLO CARRIÈRE

DI MAURIZIO BERNARDI

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INNOVAZIONE E DIGITAL MARKETING Simona Vantaggiato (simona.vantaggiato@lefonti.it) UFFICIO GRAFICO Valentina Russotti REDAZIONE E STUDI TELEVISIVI Via Dante 4, 20121 Milano tel. 02 8738.6306 Per comunicati stampa press@lefonti.it EDITORIAL OFFICES Londra, Milano, New York, Singapore, Dubai, Hong Kong CONCESSIONARIA PUBBLICITÀ Opq s.r.l. Via G.B. Pirelli, 30- 20141 Milano tel. 02 6699.2511, info@opq.it, www.opq.it

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STAMPA Arti Grafiche Fiorin S.p.A DISTRIBUZIONE PER L’ITALIA MePe - Distribuzione Editoriale Via Ettore Bugatti, 15 - 20142 Milano UFFICIO ABBONAMENTI Telefono 02 8738 6306 o inviare una mail a: abbonamenti@lefonti.it www.worldexcellence.it/abbonamenti/ CAMBIO INDIRIZZO Si prega di comunicarci entro il 20 del mese precedente il nuovo indirizzo via mail a: abbonamenti@lefonti.it GARANZIA DI RISERVATEZZA PER GLI ABBONAMENTI Le Fonti garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi dell’art. 7 del D. leg. 196/2003 scrivendo a abbonamenti@lefonti.it. Pubblicazione mensile registrata presso il Tribunale di Milano il 10 Marzo 2016, numero 83. La testata Legal è di proprietà di Le Fonti. Direttore responsabile Angela Maria Scullica Prezzo di copertina € 20,00



SCENARI

DDL GIUSTIZIA

Strada Stradain insalita salita per perililnuovo nuovo processo processopenale penale Dopo il congelamento imposto da Renzi, il premier Paolo Gentiloni ha inserito il provvedimento tra quelli da portare a termine con urgenza. Ma le perplessità della magistratura e i tempi stretti per l’approvazione dei successivi decreti attuativi, rischiano di portarlo su un binario morto

DI FILIPPO FATTORE

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uando lo scorso 18 novembre il governo Renzi ha tagliato il traguardo dei mille giorni, Andrea Orlando ha voluto tracciare il bilancio della sua azione da Guardasigilli. La testimonianza del lavoro svolto è stata affidata a un lungo post pubblicato su Facebook. Dopo aver premesso che sono stati «mille giorni di lavoro intenso in cui abbiamo dedicato tutte le nostre energie a ridare forza, prestigio e funziona-

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lità a un sistema giustizia per lungo tempo lasciato in abbandono», il ministro ha stilato l’elenco degli obiettivi raggiunti. Sulle carceri, si legge, «abbiamo superato tutti i rilievi mossi» dalla Corte europea dei diritti dell’uomo e «attualmente il tasso di sovraffollamento italiano è in media con gli altri paesi europei e più basso di Francia e Regno Unito». È passato dal 141% del 2013, quando c’erano 62.536 detenuti per 47.400


no corruttivo, oltre che all’ordinamento penitenziario per l’effettività rieducativa della pena» è stato presentato alla Camera il 23 dicembre 2014. L’esame in commissione è iniziato il 13 gennaio 2015 e si è concluso il 24 luglio dello stesso anno. La discussione nell’aula di Montecitorio si è chiusa il 23 settembre 2015 con l’approvazione del testo. Il giorno dopo il provvedimento è stato trasmesso al Senato, dove si trova ancora, malgrado più di un anno di trattazione.

posti, al 109% del 2016 (54.912 detenuti per 50.062 posti). E presto saranno pronti 800 nuovi posti.

I risultati Sulla giustizia civile, ha proseguito Orlando, «l’Italia ha scalato, dal 2013 a oggi, 49 posizioni nel rapporto «Doing business» redatto dalla World Bank, nel parametro che misura la risoluzione delle controversie commerciali. Nel 2013 erano 5 milioni le cause pendenti, oggi sono scese a 3,8. E l’Italia «è il primo paese d’Europa ad avere informatizzato integralmente il processo civile». E sul fronte degli arretrati sono stati raggiunti importanti risultati anche nel penale, dove da 1.655.000 cause pendenti del 2013 si è scesi a 1.584.000 di oggi. Inoltre, la durata media del rito collegiale è passata da 672 a 644 giorni e quella del rito monocratico da 610 a 591 giorni. Quanto, infine, alle risorse umane e finanziarie, sono stati investiti 1,6 miliardi aggiuntivi nella giustizia rispetto al 2013, con 4mila nuove unità di personale amministrativo. C’è stato inoltre il rinnovo del parco tecnologico con 30mila nuovi pc, 5mila laptop e 7mila stampanti e scanner. Numeri a cui si devono aggiungere anche quelli contenuti nella legge di Bilancio, che ha costituito il nuovo fondo per il finanziamento degli investimenti per l’informatizzazione giudiziaria e ha previsto lo stanziamento di risorse per l’immissione in servizio di 346 nuovo magistrati. Tra gli impegni della manovra, Orlando ha anche sottolineato lo stanziamento di 200 milioni per l’edilizia penitenziaria e di 120 milioni per il lavoro dei detenuti. La riforma mancante L’elenco è corposo, ma incompleto. All’appello manca, infatti, quella che per Orlando può essere considerata la riforma delle riforme, il fiore all’occhiello della sua attività politica, ovvero il ddl sulla giustizia penale. Il tempo per portare a casa il provvedimento non è davvero mancato. Il disegno di legge 2798 «Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale per il rafforzamento delle garanzie difensive e la durata ragionevole dei processi e per un maggiore contrasto del fenome-

IL VETO «Misure inutili e dannose», ha tuonato il presidente dell’Anm, Piercamillo Davigo, mettendo in cima alla lista la questione della prescrizione

Le modifiche al codice La portata della riforma è ampia. Tra le principali modifiche al codice penale c’è la possibilità per il giudice di dichiarare estinto il reato in relazione alle condotte riparatorie dell’imputato, con riguardo ad alcuni reati non perseguibili a querela. In particolare, il giudice può dichiarare estinto il reato, sentite le parti e la persona offesa, quando l’imputato ha riparato interamente il danno con le restituzioni o il risarcimento e ha eliminato le conseguenza dannose o pericolose per il reato. L’altro pilastro riguarda l’inasprimento delle pene per il reato di scambio elettorale politico-mafioso (reclusione da sei a 12 anni invece della pena attuale da quattro a dieci anni) e per alcuni reati contro il patrimonio (furto in abitazione e con strappo, furto aggravato, rapina). Il ddl concede inoltre la delega al governo per modificare il regime di procedibilità per alcuni reati (in particolare con la previsione della procedibilità a querela dell’offeso in relazione ai reati contro la persona e ai reati contro il patrimonio, che arrechino offese di modesta entità all’interesse protetto), e la disciplina delle misure di sicurezza (in particolare con riguardo ai presupposti della loro applicazione, alla definizione dell’infermità mentale, alla previsione, nei casi di non imputabilità, di misure di cura e di controllo). La nuova procedura Ancora più fitto il menù sulla procedura penale. Senza entrare troppo nel dettaglio il ddl riforma il procedimento per incapacità dell’imputato, la disciplina dell’impugnazione della sentenza di non luogo a procedere, alcuni riti spe-

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ciali, la disciplina della richiesta di prove nel dibattimento, il contenuto necessario della sentenza. Il provvedimento, inoltre, delega il governo a riformare le intercettazioni e i giudizi di impugnazione. In particolare, per le intercettazioni sono previsti principi a tutela della riservatezza delle comunicazioni ed è prevista una nuova fattispecie penale (punita con la reclusione non superiore a quattro anni) a carico di quanti diffondano il contenuto di conversazioni fraudolentemente captate, al solo fine di arrecare danno alla reputazione. La punibilità è esclusa quando le registrazioni sono utilizzabili in un provvedimento amministrativo o giudiziario o per l’esercizio del diritti di difesa e del diritto di cronaca. Altro capitolo importante riguarda le carceri su cui il ddl affida la delega al governo per la riforma dell’ordinamento penitenziario del 1975, con specifici criteri per le esigenze rieducative dei detenuti minori. Il provvedimento, infine, modifica la disposizioni del codice di procedura penale relative alle indagini preliminari, l’archiviazione e l’udienza preliminare, tra l’altro intervenendo sui tempi delle diverse fasi, sulle garanzie della persona offesa dal reato e sulla nullità del provvedimento di archiviazione. Soprattutto, si prevede che, allo scadere del termine di durata massima delle indagini preliminari, il pm abbia tempo 3 mesi (12 per i reati più gravi) prorogabili una sola volta, per decidere se chiedere l’archiviazione o esercitare l’azione penale, altrimenti l’indagine sarà avocata dal procuratore generale della corte d’appello.

Corsa a ostacoli Il cammino del ddl è stato contrassegnato da diverse battute d’arresto per i veti provenienti non solo dall’opposizione, ma anche dall’interno della maggioranza, su molti punti toccati dalla riforma. Un vero e proprio vespaio che ha costretto Orlando a continui negoziati parlamentari per evitare l’insabbiamento del provvedimento. Tra i nodi più difficili da sciogliere quello legato alla prescrizione, tema inglobato nella riforma con l’accorpamento di alcune misure già approvate dalla Camera. L’accordo sembrava raggiunto già

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prima dell’estate, con l’intesa di Pd e Ap in commissione Giustizia su una sospensione dei termini di 18 mesi sia tra il primo grado e l’appello sia tra il secondo grado e la cassazione. Di fatto tre anni in più concessi al processo. Che diventano 18 (azzerando i dimezzamenti introdotti dalla legge Cirielli) nel caso dei reati di corruzione. In autunno, però, alcune componenti del Pd sono tornate all’attacco. In particolare il relatore Felice Casson, che in aula ha proposto un emendamento per congelare definitivamente la prescrizione dopo il primo grado. Un intoppo che sembrava superato da un nuovo accordo politico. Accordo fragile, però, che per essere rispettato, superando le molte ritrosie anche interne alla maggioranza, avrebbe richiesto un voto di fiducia per blindare il testo. Ed è qui che ha iniziato a pesare l’effetto referendum.

L’EMENDAMENTO Il senatore del Pd, Felice Casson, ha proposto un emendamento per congelare definitivamente la prescrizione dopo il primo grado

L’effetto referendum Matteo Renzi, infatti, a poche settimane dal voto che, come si è poi visto, sarebbe stato decisivo per il futuro della sua permanenza a Palazzo Chigi, ha preferito evitare di aprire altri fronti di battaglia. Anche perché nel polverone sulla giustizia si sono tempestivamente inserite anche le toghe, che hanno colto la palla al balzo per denunciare, insieme ad alcune misure del ddl, una serie di interventi governativi non condivisi. «Misure inutili e dannose», ha tuonato il presidente dell’Anm, Piercamillo Davigo, mettendo in cima alla lista la questione della prescrizione, «perché non ha senso che dopo il primo grado, acquisita la prova, decorra». E subito dopo quella dell’avocazione. «L’idea che scaduti i tre mesi i procuratori generali debbano avocare a sé i procedimenti, significa che un numero enorme di procedimenti verrà trasferito alle procure generali, le quali non hanno affatto i magistrati per farlo e quindi finiranno per dover applicare magistrati di primo grado. Quindi questi ultimi che non sono riusciti a fare i processi in procura, dovranno andare a non farli alla procura generale». Posizioni sufficienti a spingere Renzi a stoppare tutto. «Noi abbiamo fatto delle regole che secondo me sono buone», ha detto l’ex premier in un’intervista, «ma io ci penso su due volte


a mettere la fiducia su una cosa che Davigo definisce provvedimenti dannosi o inutili, su atti della giustizia che vogliono aiutare i magistrati, con i magistrati che dicono che sono dannosi. Tendenzialmente escludiamo il voto di fiducia».

il voto. Un esito poco gradito al ministro: «Ritenevo che l’approvazione della riforma della giustizia penale potesse dare una mano anche sostanziale alla proposta riformista che vogliamo far vincere con il referendum. Rinviarla a dopo capisco che corrisponda a un’esigenza di cautela, a evitare rischi di imboscate in Senato in un quadro di numeri ristretti, ma penso che sia stato in qualche modo un errore cui spero si rimedi con un’approvazione tempestiva all’indomani del referendum».

L’intesa con le toghe Il ministro Orlando, però, non si è perso d’animo. E a continuato a dialogare con i magistrati, invitandoli a presentare controproposte alle misure osteggiate. Nel tentativo di trovare un compromesso sono poi state anche aggiunte al pacchetto la promessa di nuove L’errore fatale L’errore si è rivelato assunzioni per il personale amministrativo, fatale per il provvedimento. Il voto refela riqualificazione di quello già in servizio rendario ha infatti provocato non solo un e l’impegno a riflettere terremoto nella magsulla proposta dell’Anm gioranza, ma la caduta L’errore fatale è stato rimandare di trattenere tutti i madel governo, lascianl’approvazione a dopo il referendum: gistrati fino a 72 anni, do la riforma appesa la caduta del governo ha lasciato finché non vengono a un filo sottilissimo, coperti totalmente gli la riforma appesa a un filo sottilissimo se non inesistente. La organici. Quanto all’aformazione lampo del vocazione, le toghe nuovo governo guidahanno messo sul tavolo to da Paolo Gentiloni la loro proposta di limitare l’utilizzo della e, soprattutto, la conferma di Orlando alla norma solo ai casi di giustificato ritardo e di Giustizia, hanno riaperto qualche spiraglio. allungare i tempi da tre a sei mesi. Al termiPer il Guardasigilli la ripartenza del cammine di un vertice con Renzi e Orlando di fine no della riforma è sicuramente una priorità. ottobre la questione sembrava risolta. «CreA suo favore gioca il fatto di aver già ragdo», ha detto Davigo, «che la disponibilità giunto un accordo con la magistratura. Ma del presidente del Consiglio sia stata vera, non è escluso che le toghe, viste la fase di incredo che tutto andrà bene e che le nostre certezza politica e la situazione di debolezza ragioni siano state comprese e condivise». dell’esecutivo, non colgano l’occasione per Il ddl, però, ha continuato a stazionare nei tentare di portare a casa qualche risultato in cassetti di Palazzo Madama senza che a più. Resta poi da vedere se il ministro riuscinessuno venisse in mente di calendarizzarlo rà un’altra volta a portarsi dietro l’esecutivo. per l’esame dell’aula. «Domani o dopodoA far ben sperare c’è l’inserimento della mani ci sarà una conferenza dei capigrupriforma tra quelle «in corso» su cui il neo po: mi auguro che questo provvedimento premier ha detto di voler «ridare slancio» e sia calendarizzato. So che anche nel mio «ulteriore impulso». Ma i numeri più ridotti partito ci sono resistenze e nel governo ci della maggioranza proprio tra i banchi del sono perplessità», ha dichiarato il 14 noSenato, con l’uscita dei verdiniani di Ala, vembre un sempre più sconsolato Orlando. potrebbero rendere comunque la missione Solo un paio di giorni più tardi è arrivata la impossibile. Ammesso che ce la faccia, una capitolazione. «La questione ancora non è volta approvato dovrebbe tornare alla Cachiusa, ma mi pare si vada a dopo il refemera per il via libera definitivo, e allora si rendum». Comunicazioni ufficiali non sono aprirebbe la partita dei decreti legislativi. E lì mai arrivate. Ma da una riunione tra il Guarentra in gioco il tempo, di cui il governo non dasigilli e l’Anm è emerso che Renzi avrebdispone in abbondanza. Anche ipotizzando be promesso una fiducia, dal sapore un po’ una legislatura piena, fino al 2018, ci sarà cobeffardo, per il 7 dicembre, tre giorni dopo munque bisogno di correre. 

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PROTAGONISTI

LOCONTE & PARTNERS

Le ragioni di una crescita a doppia cifra

Investimenti su risorse interne, acquisizione di professionisti senior e possibili nuove aperture internazionali. Questi i pilastri della strategia con cui Stefano Loconte punta a consolidare il posizionamento nazionale dello studio e l’insediamento all’estero DI FEDERICA CHIEZZI

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scito da un biennio di crescita esponenziale in termini di fatturato, aree di expertise e investimenti sulle risorse umane, lo studio Loconte & Partners, nato a Bari nel 1996 e in breve stanziatosi a Roma, Milano, Padova e Londra, è oggi un punto di riferimento per aziende e clienti privati in primis nel comparto del diritto tributario e della gestione di asset patrimoniali e, con sempre maggiore preponderanza, anche nel corporate e nel settore bancario. Il fondatore, Stefano Loconte, ha spiegato a Legal le ragioni di un così rapido sviluppo e le strategie, nazionali e internazionali, per far crescere l’insegna non solo in Italia ma, in prospettiva futura, anche all’estero.

ti da un ristretto numero di professionisti, come quello del wealth management e della pianificazione patrimoniale, che sono pregni di soddisfazioni e di margini di crescita.

La voluntary disclosure vi ha visto molto impegnati negli ultimi due anni. Quali sono state le principali problematiche su cui avete lavorato in tema di collaborazione volontaria? Le problematiche sono state ampie e variegate, anche perché la posizione di ogni cliente rappresentava un mondo autonomo e a se stante che andava necessariamente trattato in quanto tale. In considerazione della nostra particolare expertise su tale tema, abbiamo lavorato molto nelAvete chiuso il 2015 con un la regolarizzazione di posizioni collegate fatturato 10 volte superiore a trust e a strutture complesse estere. In all’anno precedente. Qual è il alcuni casi, dopo un’analisi approfondita bilancio sull’anno che si è apdella fattispecie, abbiamo considerato tali pena concluso? enti come meri interposti e abbiamo reIl 2016 si è rivelato un anno molto imgolarizzato le attività pegnativo ma pieno imputandole diretdi soddisfazioni in Il mercato legale prosegue la fase tamente in capo alle quanto chiudiamo di assestamento. Pochi settori sono persone fisiche che proseguendo il trend a forte valore aggiunto, come quello li avevano costituiti di crescita con perceno che ne risultavano tuale a doppia cifra. del wealth management beneficiari. In altri La grande sfida del e della pianificazione patrimoniale casi, invece, trattan2016 era consolidare dosi di strutture vere l’imponente crescita abbiamo lavorato per dell’anno precedente riportarle direttamente in Italia sotto il e direi che l’obiettivo è stato raggiunto e profilo fisico o anche solamente fiscale. ampiamente superato. Si è trattato, indubbiamente, di un lavoro particolarmente coinvolgente e interesParlando in termini più gesante per tutti i professionisti che se ne nerali, quale ritiene sia stato sono occupati. l’andamento del mercato legale tra il 2015 e il 2016? Il decreto fiscale collegato alla Il mercato legale ha continuato la sua fase legge di bilancio 2017 (dl n. di assestamento che ne ha fortemente 193/2016), ha riaperto i termimodificato il contenuto. Da un lato una ni per aderire alla procedura di lunga serie di attività che il mercato ritievoluntary disclosure bis. Cosa ne ormai quasi commodity e per cui l’ucomporterà il ritorno della nornica leva possibile per generare fatturato ma per l’attività del suo stuè quella del prezzo di vendita con consedio? guente forte erosione della marginalità e In realtà la riapertura dei termini per aderedditività di tali attività. Dall’altro, pochi rire alla procedura di voluntary disclosusettori che continuano a essere visti come re non comporterà grossi stravolgimenti a forte valore aggiunto, peraltro pratica-

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Nei prossimi numeri Classifiche e Ranking: Migliori studi legali e avvocati Migliori fondi e asset manager Migliori banche e operatori della finanza piĂš tecnologici Migliori imprese italiane Migliori assicurazioni Migliori scuole di formazione

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