L’investitore Aprile-Settembre 2015 - N°36
Bill Gates
Robert Shiller
Anatole Kaletsky Howard Davies
Chi soffrira’ di piu’ a causa del cambiamento climatico?
Le frodi, gli sciocchi, e i mercati finanziari
Perche’ la fed ha seppellito il monetarismo
I segreti delle banche centrali
indice economia globale LE FRODI, GLI SCIOCCHI, E I MERCATI FINANZIARI
Direttore responsabile Guido Giommi Editrice Le Fonti S.r.l. Redazione, Amministrazione, Pubblicità Via Franchetti, 1 20124 Milano Telefono 02 873 863 06 r.a. Fax 02 706 358 39 E-mail redazione@editricelefonti.it www.editricelefonti.it
FinanzaeDiritto, n. 1 Ottobre - Marzo 2015 - Anno XII Responsabile del trattamento dei dati, Editrice Le Fonti S.r.l. Tribunale di Milano, n. 790, 16/11/04 Iscrizione al R.O.C. n. 11955 Progetto Grafico
Valentina Russotti Segretaria di redazione Paola Imbelloni Si ringrazia Project Syndicate per aver concesso la pubblicazione degli articoli © 2015 Project Syndicate
Articoli chiusi in redazione il 16 Febbraio 2015. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte della rivista può essere riprodotta e rielaborata senza l’autorizzazione scritta dell’Editore.
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economia globale I SEGRETI DELLE BANCHE CENTRALI
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speciale premio le fonti PREMIO LE FONTI 2015 - CEO SUMMIT: L’eccellenza passa da qui
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IMPRESE E PROFESSIONISTI Il compliance program anti-corruzione di Eni
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IMPRESE E PROFESSIONISTI JOBS ACT, PREGI E DIFETTI DELLA RIFORMA DEL LAVORO ANALIZZATA DA DIECI GIUSLAVORISTI ITALIANI
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IMPRESE E PROFESSIONISTI VINO & MADE IN ITALY, LE NUOVE FRONTIERE
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IMPRESE E PROFESSIONISTI VOLUNTARY DISCLOSURE: LUCI, OMBRE E SCADENZE SUL RIENTRO DEI CAPITALI. L’opinione di 10 esperti in materia tributaria
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IMPRESE E PROFESSIONISTI CAPITAL MARKETS: DALLA FRAMMENTAZIONE ALL’UNIONE DEI MERCATI EUROPEI
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IMPRESE E PROFESSIONISTI LUSSO MADE IN ITALY ALL’ESTERO. Il punto di vista di Silvana Ballotta
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diritto penale e imprese Auto-riciclaggio e imprese. Quale perimetro per la responsabilità 231? 4
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diritto penale e imprese
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Voluntary disclosure gli aspetti penali
diritto penale e imprese Il “nuovo” reato di falso in bilancio diritto penale e imprese ECOREATI: UNA NORMA VERSO IL PUNTO DI EQUILIBRIO
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diritto penale e imprese Le nuove fattispecie di false comunicazioni sociali: il tema caldo delle valutazioni
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diritto penale e imprese LE CONDOTTE ‘ABUSIVE’ SECONDO LA NUOVA LEGGE SUI DELITTI AMBIENTALI
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mercati e finanza Banche e Servizi finanziari in tempi “digitali”
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mercati e finanza
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mercati e finanza
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CLIENTELA ISTITUZIONALE: VOGLIA DI ALTERNATIVI
YouBanking e YouApp, la ricerca dell’eccellenza
sostenibilità CHI SOFFRIRA’ DI PIU’ A CAUSA DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO?
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economia globale
LE FRODI, GLI SCIOCCHI, E I MERCATI FINANZIARI La teoria di Robert Shiller, premio Nobel e professore di Economia a Yale
Robert Shiller
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EW HAVEN – Come è noto Adam Smith scrisse della “mano invisibile”, mediante la quale il perseguimento da parte degli individui del proprio interesse in un libero mercato competitivo fa avanzare l’interesse della società nel suo insieme. E Smith aveva ragione: i mercati liberi hanno generato una prosperità senza precedenti per individui e società. Ma, poiché noi possiamo essere manipolati o ingannati o anche solo passivamente tentati, il libero mercato cerca anche di convincerci a comprare cose che non vanno bene né per noi né per la società. Questa osservazione rappresenta una precisazione importante nella visione di Smith. Un argomento che George Akerlof ed io analizziamo nel nostro nuovo libro, Phishing for Phools: The Economics of Manip-
ulation and Deception. La maggior parte di noi ha subito il “phishing”: e-mail e telefonate indesiderate destinate a frodarci. Un “phool” è chiunque non comprenda pienamente la capillarità del phishing. Un phool vede esempi isolati di phishing, ma disconosce il grado di professionalità dedicato ad esso, né quanto profondamente questa professionalità condiziona le vite. Purtroppo, molti di noi sono stati phool – compresi Akerlof ed io, motivo per cui abbiamo scritto questo libro. Il phishing di routine può colpire qualsiasi mercato, ma le nostre osservazioni più importanti riguardano i mercati finanziari – abbastanza tempestive, visto l’enorme boom dei mercati azionari e immobiliari dal 2009, e le turbolenze sui mercati finanziari mondiali dal mese
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scorso. Come hanno imparato a loro danno i troppi ottimisti, i prezzi degli asset sono altamente volatili, ed è coinvolto un intero oceano di “pesci”. I mutuatari sono attirati in mutui sbagliati; le imprese sono private dei loro beni; i commercialisti inducono in errore gli investitori; i consulenti finanziari narrano di ricchezze create dal nulla; e i media sostengono pretese stravaganti. Ma chi ci rimette nelle recessioni non è solo chi viene ingannato. Una catena di ulteriori perdite si verifica quando gli asset gonfiati sono stati acquistati con denaro preso in prestito. In tal caso, i fallimenti e la paura del fallimento danno origine ad un’epidemia di ulteriori fallimenti, rafforzando la paura. In seguito, il credito si esaurisce e l’economia crolla. Questa spirale viziosa di fiducia delle imprese generalmente comprende i “phishes” – per esempio, le vittime dello schema Ponzi di Bernard Madoff – scoperti solo dopo la conclusione del periodo di esuberanza irrazionale.
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Le epidemie, in economia come in medicina, richiedono una risposta immediata e drastica. La risposta delle autorità alla Grande Crisi del 1929 fu modesta e lenta, e l’economia mondiale entrò in una “Epoca Buia” che attraversò la Grande Depressione degli anni trenta fino alla seconda guerra mondiale. La crisi finanziaria del 2007-2009 faceva presagire un esito simile, ma questa volta i governi del mondo e le banche centrali sono intervenute prontamente, in modo coordinato, e con un volume sufficientemente elevato di incentivi. La ripresa è stata debole; ma non siamo nemmeno lontanamente vicini ad un nuovo Medioevo. Dovremmo essere grati di questo. Eppure, oggi vi è chi sostiene che le autorità fiscali e monetarie non avrebbero dovuto rispondere così in fretta o con tanta forza allorché la crisi è scoppiata nel 2007-2009. Essi credono che la causa primaria della crisi è da individuare in quello che gli economisti chiamano rischio etico: dato che
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gli speculatori si aspettavano che le autorità sarebbero intervenute a proteggerli qualora i loro azzardi fossero andati male, si sono assunti dei rischi ancora maggiori. Al contrario, la nostra visione (supportata da una grande mole di dati) è che un rapido aumento dei prezzi solitamente riflette un’esuberanza irrazionale, supportata e avallata dai “phishes”. Gli “esuberanti irrazionali” non pensavano ai rendimenti che avrebbero incassato se le autorità fossero intervenute per sostenere l’economia e il flusso di credito (o, in casi estremi, se si fossero mosse per salvare la loro banca o impresa). Eventualità di questo tipo costituivano una considerazione marginale nell’euforia precedente alla crisi 2007-2009: coloro che vendevano a prezzi gonfiati realizzavano profitti; e gli acquirenti “sapevano” di fare la cosa giusta – anche quando non la facevano. La riluttanza a riconoscere la necessità di un intervento immediato in caso di crisi finanziaria si basa su una scuola di econo-
mia che non riesce a spiegare l’esuberanza irrazionale che io ho analizzato altrove, e che ignora il marketing aggressivo e altre realtà dei mercati dell’era digitale esaminati in Phishing for Phools. Ma l’adesione ad un approccio che sottovaluta questi fattori è cosa simile a voler abolire i vigili del fuoco, sulla base del fatto che senza di loro la gente sarebbe più attenta – e quindi non ci sarebbero incendi. Abbiamo scoperto molti anni fa, con grande rammarico del mondo, cosa succede quando a un’epidemia finanziaria è permesso di fare il suo corso. La nostra analisi indica che non solo ci sono forze endemiche e naturali che rendono il sistema finanziario altamente volatile; ma anche che un intervento rapido ed efficace è necessario di fronte al collasso finanziario. C’è bisogno che le autorità fiscali e monetarie siano libere di adottare misure aggressive quando la turbolenza finanziaria si trasforma in crisi finanziaria. Anche una sola “Epoca Buia” è già di troppo.
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economia globale
I SEGRETI DELLE BANCHE CENTRALI L’analisi di Howard Davies, nuovo presidente della Royal Bank of Scotland e professore al Sciences Po di Parigi
Howard Davies
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ONDRA – – Nel 1993, gli economisti Alberto Alesina e Larry Summers hanno pubblicato un articolo influente nel quale sostenevano che l’indipendenza della banca centrale tiene sotto controllo l’inflazione, senza conseguenze negative per la performance economica. Da allora, i Paesi di tutto il mondo hanno reso indipendenti le loro banche centrali. Nessuno ha invertito la rotta, e qualsiasi accenno al fatto che i governi potrebbero riaffermare il controllo politico sui tassi di interesse, come è avvenuto di recente in India, si è scontrato con l’allarme nei mercati finanziari e l’indignazione tra gli economisti. In realtà, tuttavia, ci sono molti gradi di indipendenza, e non tutte le banche centrali cosiddette indipendenti funzionano allo stesso modo. Alcune autorità monetarie, come la Banca Centrale Europea, stabiliscono i loro target. Altre, come la Banca d’Inghilterra (BoE), hanno piena indipendenza - il controllo sui tassi di interesse a breve termine - ma devono soddisfare un obiettivo di inflazione fissato dal governo. Ci sono differenze anche nel modo in cui le banche centrali sono organizzate per raggiun-
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gere i loro obiettivi. In Nuova Zelanda, il governatore della banca è l’unico decisore. Alla Federal Reserve, le decisioni sono prese dalla Federal Open Market Committee (FOMC), i cui membri - sette governatori e cinque presidenti delle banche regionali della Fed – godono di vari gradi di indipendenza. La Bce non pubblica i registri di voto e cerca il consenso durante le riunioni del suo Consiglio Generale. Al contrario, il Comitato di politica monetaria della BoE (MPC) ha nove membri, quattro dei quali sono esterni alla banca, e tutti i voti sono registrati individualmente; a nessuno è permesso di nascondersi dietro una veste istituzionale. La Fed non tiene un registro di voto, ma i “dissensi” dalle sue principali decisioni sono annotate (questi ultimi accadevano quasi raramente quando Alan Greenspan è stato presidente, ma da allora sono diventati più comuni). Ci sono differenze, inoltre, nel rapporto tra i policymaker e il loro personale, che influenza anche l’indipendenza della banca centrale. Presso la Fed, il personale presenta le proprie previsioni economiche al FOMC, senza suggerimenti da parte dei poli-
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cymaker che fissano il tasso di interesse. Alla BoE, l’Mpc è responsabile delle previsioni ufficiali, che pubblica nelle sue relazioni sull’inflazione. Ciò è utile per influenzare le attese, poiché una serie di punti di vista diversi da parte della banca centrale potrebbe confondere il settore privato; ma comporta il rischio
di pensiero di gruppo istituzionale. Il pensiero di gruppo può essere particolarmente pericoloso se la banca centrale fa anche da supervisore bancario, come ha dimostrato la crisi finanziaria globale del 2008. Nel 2006, ogni banca centrale che ha pubblicato un rapporto di stabilità finanziaria (in altre parole, la mag-
gior parte di loro) ha concluso che il sistema bancario del loro Paese era in ottima forma: ben capitalizzato e dotato di una governance robusta e di una forte gestione del rischio. Sembra improbabile che nemmeno un solo analista della banca centrale fosse un po’ preoccupato per la massiccia crescita del credito e l’effetto leva del momento. Gli economisti della Banca dei Regolamenti Internazionali un’organizzazione di banche centrali – mostravano i rischi in maniera molto decisa. E nonostante ciò non si è alzata neanche una voce dissenziente dal piccolo esercito di economisti delle banche centrali a livello mondiale. Le banche centrali probabilmente sono state indipendenti nei confronti dei governi dei loro Paesi, ma internamente era molto difficile allontanarsi dalla linea del partito. È necessario, naturalmente, trovare un equilibrio tra imporre una severa disciplina istituzionale e lasciare che sboccino cento fiori intellettuali. Una banca
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centrale non è un dipartimento di economia dell’università, in cui la diversità è quasi sempre una fonte di forza. Gli osservatori esterni sono tenuti a cercare di leggere i messaggi di politica tra le righe di ogni pubblicazione, che non sempre aiuta la banca a raggiungere i suoi obiettivi. Detto ciò, vi è chiaramente la possibilità di consentire un pensiero più eterodosso. Infatti è incoraggiante che la BoE stia sperimentando una piattaforma che permette di ascoltare una più ampia varietà di punti di vista: un blog chiamato Bank Underground (un riferimento alla stazione della metropolitana sotto la sede della Banca) che pubblica i messaggi del personale junior che sfida - o sostiene - la politica prevalente. Nel giro di qualche settimana, Bank Underground si è già affermato come una fonte feconda di idee provocatorie. Un post pubblicato a metà agosto (quando i vertici della Banca erano certamente lontani, dando così ampio spazio di manovra ai loro sottoposti) ha sottolineato alcune delle debolezze nei modelli di capitali interni delle banche, che sono il punto centrale dei requisiti di capitale di Basilea 3. L’autore, un impiegato della BoE di nome Tobias Neumann, ha sostenuto che incorporare più dati nei modelli potrebbe portarli a raccogliere troppi dati errati e a scambiarli per un segnale importante. Di conseguenza, ha concluso, i modelli altamente complessi
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possono produrre regolarmente informazioni fuorvianti. Un altro post, pubblicato nel mese di luglio, ha contestato esplicitamente il punto di vista “ufficiale” della BoE secondo la quale, mentre l’economia si riprende, possiamo aspettarci che le società non finanziarie inizino a ridurre i loro saldi di cassa per finanziare gli investimenti. Gli autori, Katie Farrant e Magda Rutkowska, suggeriscono che il comportamento delle aziende potrebbe essere stato modificato a seguito della crisi finanziaria, dal momento che le difficoltà di accesso al finanziamento bancario le ha portate ad aumentare le loro riserve di liquidità in modo permanente. Se fosse vero, ciò avrebbe importanti implicazioni per il sistema finanziario, e in particolare per le banche. Nella sua breve vita, Bank Underground ha già dato prova della sua validità. Il governatore della BoE, Mark Carney, merita grande credito per averci permesso di scrutare attraverso una piccola crepa nella facciata della Vecchia Signora di Threadneedle Street (tenendo presente, naturalmente, che il blog non è un’iniziativa del tutto priva di licenza!). Forse alla fine vedremo la comparsa di un blog rivale Fed Subway, anche se io non sono ottimista circa le prospettive di un blog Ecb U-Bahn il prima possibile. Nel frattempo, ho intenzione di passare più tempo sottoterra. La luce sembra essere migliore lì.
Fava & Associati è uno tra i più affermati studi italiani specializzati in diritto del lavoro. Fin dalla sua fondazione, avvenuta nel 2003, lo Studio assiste aziende italiane e multinazionali leader nei settori Bancario, Finanziario, Farmaceutico, Food & Beverage, Industria e Edilizia, Terziario, Trasporti e Infrastrutture, Media e Associazioni di categoria. Lo Studio opera in particolare nella gestione strategica ed operativa di ristrutturazioni, trasferimenti o cessioni di rami di azienda e vanta una solidissima expertise nella gestione di negoziati e nella stipula di accordi con le rappresentanze sindacali, nonché nella conclusione di accordi transattivi presso i competenti Uffici del Lavoro. Lo Studio è riconosciuto dai propri clienti come advisor di top manager e componenti dei Consigli di Amministrazione. Fava & Associati è composto da 5 soci e 9 collaboratori (tra i quali un Office Manager e un Marketing&Comunicazion Manager). Altresì, dispone di una rete di qualificati corrispondenti in tutta Italia, Europa, Stati Uniti, Cina, Giappone, Russia e Emirati Arabi per assicurare la presenza diretta dei propri avvocati in tutto il territorio nazionale e estero. Fava & Associati Studio Legale Studio Legale dell’Anno Diritto del Lavoro
Fava & Associati Studio Legale www.favalex.it Anna Salerno Responsabile Marketing & Comunicazione anna.salerno@favalex.it T. 02 55196406 – M. 366.9621053
speciale premio le fonti
PREMIO LE FONTI
2015 - CEO SUMMIT:
L’ECCELLENZA PASSA DA QUI
Alessia Liparoti
Grande successo per la V Edizione del Premio Internazionale Le Fonti – Ceo Summit & Awards, il riconoscimento dell’eccellenza italiana celebrata l’11 e il 25 giugno a Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana a Milano. Imprese, studi legali, assicurazioni, operatori finanziari e bancari e singoli CEO tra i vincitori del Premio patrocinato dalla Commissione Europea e in MediaPartnership con CorriereEconomia. Oltre 1000 persone e 100 società hanno partecipato a questa ricca edizione in cui hanno trionfato tra le aziende ENI, RAI, SNAM, IGT – Lottomatica Wind, BMW, Versace, Amplifon, Prysmian, Salini Impregilo; tra gli istituti finanziari e le banche BNP Paribas IP, Pioneer Investments, Banca Generali, Intesa SanPaolo e Banca Mediolanum; mentre tra i legali Pirola Pennuto Zei, NCTM, Paul Hastings, Bird&Bird e Skadden. La cerimonia di premiazione è stata preceduta in entrambe le serate da tavole rotonde con momenti di dibattito per individuare i fattori di crescita del sistema-Italia attraverso l’apporto sinergico di aziende, finanza e consulenti e gli spunti di
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premi Nobel, economisti e ministri come Joseph Stiglitz, Daniel Gros e Piercarlo Padoan. Lotta alla corruzione, internazionalizzazione, investimenti sostenibili, responsabilità sociale, ottimizzazione dei modelli di gestione, valorizzazione del capitale umano, innovazione tecnologica e strategie di telecomunicazione con la banda larga sono stati solo alcuni dei temi trattati. I premi individuali più importanti, vera novità di quest’anno, sono andati a 5 Chief Executive Officers su oltre 50 finalisti:
speciale premio le fonti
fra loro si sono imposti Piermario Motta, AD di Banca Generali, Boris Tuzza, CEO di TUV Rheinland Italia nel settore dei Servizi Certificativi e Stefano Pileri, CEO di Italtel nelle Telecomunicazioni. Chief Financial Officer dell’Anno, è stato invece insignito Antonio Paccioretti di Snam. «E’ fondamentale che accanto alle società – ha spiegato il Presidente di Editrice Le Fonti, Guido Giommi – venga riconosciuto il lavoro di leader e professionisti carismatici». Tra le imprese si segnalano an-
che Sanofi Pasteur MSD, Leasys, Yves Rocher, Trend Micro, Metro Cash&Carry, Clear Channel, Digitouch, Tempur, Officine di Cartigliano, d’Amico Società di Navigazione e Multivendor Service. Il mondo delle assicurazioni ha visto la riconferma del gruppo Generali, Coface e MSA Multisearass, mentre tra le new entry si segnalano Aviva e il software provider assicurativo RGI Group. Tra consulenti e professionisti Business Strategies è stata incoronata Advisor dell’Anno per l’Internazionalizza-
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speciale premio le fonti
zione delle Pmi, mentre Carnà & Partners si è imposto come Studio Professionale dell’Anno nel settore Compliance & Risk Management. Sul fronte bancario-finanziario BNP Paribas IP, Société Général, Banca Mediolanum, Intesa SanPaolo Private Banking e Banca Generali hanno fatto incetta di riconoscimenti, mentre la proposta multicanale di YouBanking di Banco Popolare si conferma vincente tanto da conquistare il titolo di Mobile Bank e di Banca Online dell’Anno. Fiduciaria dell’Anno si at-
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testa per la terza volta Unione Fiduciaria. Nel mercato legale ad ottenere la palma di Studio dell’Anno è stato Pirola Pennuto Zei & associati. A Freshfields è andato il riconoscimento nelle Operazioni Straordinarie, ad NCTM nel Capital Markets, a Bird&Bird nella Proprietà Intellettuale, a CBA e allo Studio Legale Associato Deloitte nell’Energy, a Francesco Rotondi di LabLaw e a Fava & Associati nel Diritto del Lavoro. Loconte & Partners si è invece aggiudicato la vittoria del Premio Le Fonti come
speciale premio le fonti
Studio Legale dell’Anno per la Fiscalità Nazionale, mentre Valente e Associati GEB Partners per la Fiscalità Internazionale. Tra le boutique d’eccellenza si sono aggiudicati la vittoria lo Studio Legale Menichetti, Stufano Gigantino Cavallaro, lo Studio Simone, lo Studio Ceccon e lo Studio Malinconico, mentre come avvocati Giuseppe Franco Ferrari e il penalista Roberto Pisano. Tra i penalisti hanno trionfato Giuseppe Iannaccone e lo Studio Diodà. Alleva & Associati e Giuseppe Fornari si sono imposti
nel Penale Finanziario, Perroni e Associati nel Penale Societario, Dinoia Federico Pelanda Simbari Uslenghi nel Contenzioso Penale, lo Studio Bolognesi e Luca Santa Maria di Santa Maria Valsecchi Vizzardi nel Penale Ambientale. L’appuntamento è ora a ottobre a Milano e a Londra per l’edizione europea del Premio Le Fonti, gli IAIR AWARDS, che a novembre approderanno a Dubai, a marzo a Hong Kong e ad aprile a New York per la 20esima edizione internazionale.
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speciale premio le fonti HR SUMMIT AL PREMIO LE FONTI 2015
CEO SUMMIT FINANZIARIO: dagli effetti del QE ai fondi a sostegno delle Pmi
CLO SUMMIT AL PREMIO LE FONTI 2015. Come sta cambiando il ruolo del Direttore Affari Legali in una grande azienda
IL CFO SUMMIT I responsabili dei dipartimenti finanziari di Prysmian, Salini Impregilo, D’Amico Società di Navigazione e Metro Cash & Carry a confronto CEO SUMMIT AVVOCATI E IMPRESE al Premio Le Fonti 2015
C-LEVEL SUMMIT al Premio Le Fonti 2015
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PUBBLICITÀ
SOLIDA, CONVENIENTE, MEDIOLANUM Dal risparmio di tempo a quello di denaro; oggi è possibile grazie ai prodotti e alle innovazioni tecnologiche
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i siete mai domandati quanto vi fa risparmiare la vostra banca? E quanto facilita e velocizza le attività quotidiane semplificando di conseguenza la vostra vita? Il tempo è denaro, recita un vecchio adagio. Ecco perché Banca Mediolanum ha sviluppato nel corso degli anni un servizio a 360 gradi che spazia dalla gestione dei risparmi all’ottimizzazione della quotidianità. Prendiamo per esempio i conti correnti: Banca Mediolanum offre conti correnti a canone zero che garantiscono un’operatività bancaria multicanale e servizi gratuiti. Dai conti correnti ai mutui e ai prestiti, passando attraverso strumenti assicurativi e previdenziali a tutela della sicurezza della persona: il gruppo guidato da Massimo Doris segue ogni aspetto della vita dei propri clienti, garantendo inoltre un’assistenza completa. Nella scelta dei prodotti è possibile infatti in ogni momento affidarsi alle mani esperte dei Family Banker, che tramite i 480 uffici sparsi in tutta Italia o direttamente a casa del cliente, indirizzano quest’ultimo verso i prodotti più adatti: anche così il cliente risparmia tempo prezioso da dedicare ad altro. Lo stesso tempo che Banca Mediolanum vi consente di risparmiare effettuando i numerosi pagamenti che si presentano nella gestione della vita quotidiana, grazie alle tecnologie ad hoc di cui la Banca si è dotata nel corso degli anni: dal pagamento di bollettini attraverso una semplice fotografia, al Mediolanum Wallet, grazie al quale è possibile acquisire i dati della propria carta di pagamento all’interno di una sim telefonica ed effettuare così i propri acquisti sem-
plicemente avvicinando il cellulare ai pos abilitati contactless. Ma il risparmio di tempo non è a scapito della serenità. La consapevolezza di aver depositato i propri risparmi in un porto sicuro come Banca Mediolanum, che ha uno tra i più alti indici di solidità sul mercato, consente di dormire sonni tranquilli. Non basta più che la banca sia "comoda", oggi il cliente deve sapere anche se è sicura, affidabile. Esiste, a questo proposito, un indicatore, il Common Equity Tier 1, che misura la solidità di un gruppo creditizio, mettendo in rapporto il capitale che ha a disposizione, con le attività ponderate per il rischio, come per esempio i prestiti concessi o le obbligazioni possedute. Ebbene, a Banca Mediolanum è riconosciuto un CET1 pari al 18,50%, ben al di sopra della soglia richiesta dalla Banca Centrale Europea.
Questa è una pagina di informazione aziendale con finalità promozionali. Il suo contenuto non rappresenta una forma di consulenza nè un suggerimento per investimenti.
Seguici su Pagina a cura di Relazioni con i Media Tiziana Castiglia - Rosamaria Salatino
speciale premio le fonti
CEO DELL’ANNO CEO DELL’ANNO
CEO DELL’ANNO SETTORE FARMACEUTICO
PIERMARIO MOTTA
NICOLETTA LUPPI
(BANCA GENERALI)
(SANOFI PASTEUR MSD)
Per l’indiscussa leadership e il carisma nel guidare Banca Generali dalla quotazione alle raccolte record di questi ultimi anni. Per aver riorganizzato e formato una rete di vendita motivata e aver creduto nel capitale umano facendo crescere il numero di dipendenti, di cui buona parte donne, e dando vita ad un istituto solido che gode della fiducia degli operatori italiani ed esteri.
Per aver saputo implementare un innovativo modello di business focalizzato sul Customer e, grazie a valori quali la trasparenza e il forte spirito di squadra, aver sviluppato programmi e politiche concrete di gestione delle Persone. La valorizzazione del capitale umano ha rappresentato il più importante investimento di Sanofi Pasteur MSD, poiché “Non si costruisce un business. Si costruiscono le persone e poi le persone costruiscono il business”.
l “E’ stata una vittoria inaspettata, il cui merito è dell’intero team che mi affianca. Il Premio ricevuto va a coronamento di una serata piacevole e piena di spunti interessanti” 20
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speciale premio le fonti
CEO DELL’ANNO TELECOMUNICAZIONI
CEO DELL’ANNO SERVIZI CERTIFICATIVI
STEFANO PILERI
BORIS TUZZA
(ITALTEL)
(TUV RHEINLAND ITALIA)
Per la capacità di guidare con carisma e professionalità una delle principali aziende di telecomunicazione in Italia in un contesto non facile per il mercato, riuscendo a garantirne la crescita e un alto livello di affidabilità e competenza tradotto nell’ingegneria di progetti di rete di ampio respiro e su scala internazionale.
Per il personale percorso di successo e per l’impegno che ha portato l’azienda a raggiungere prestigiosi risultati che, in un mercato sempre più competitivo come quello italiano, è riuscita a consolidare la propria leadership e a conquistare importanti quote di mercato.
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speciale premio le fonti
CEO DELL’ANNO REAL ESTATE CESARE FERRERO (BNP PARIBAS REAL ESTATE)
Per essere a capo di una realtà internazionale fortemente radicata in Italia con un’offerta di servizi che coprono l’intero ciclo del settore Real Estate: transazioni, consulenza, valutazioni, Investment e Property Management e Property Development.
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speciale premio le fonti
CFO DELL’ANNO CFO DELL’ANNO
CFO DELL’ANNO GRANDI OPERE COMPLESSE
ANTONIO PACCIORETTI
MASSIMO FERRARI
(SNAM)
(SALINI IMPREGILO)
Per la grande competenza dimostrata in attività complesse, quali il rifinanziamento del debito in seguito alla separazione proprietaria da Eni e altre operazioni di finanza straordinaria, e la profonda conoscenza maturata nella realizzazione di operazioni di M&A e di finanza strutturata in Italia e all’estero.
Per l’eccellenza nel ricoprire il ruolo di General Manager Group Finance & Corporate in un’azienda italiana leader nel settore costruzioni e la professionalità nel gestire procedure amministrative e finanziarie garantendo un lavoro sempre conforme ai principi contabili internazionali applicabili.
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speciale premio le fonti
CFO DELL’ANNO CAVI E SISTEMI AD ALTA TECNOLOGIA PIER FRANCESCO FACCHINI PRYSMIAN GROUP
Per essere un professionista autorevole dalle consolidate capacità nell’ambito finanziario e amministrativo che l’hanno portato a ricoprire una carica di prestigio all’interno di una società leader nel settore dei cavi e dei sistemi ad alta tecnologia.
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speciale premio le fonti
IMPRESE DELL’ANNO IMPRESA DELL’ANNO RESPONSABILITÀ SOCIALE AUTOMOTIVE
IMPRESA DELL’ANNO TELECOMUNICAZIONI
BMW
WIND TELECOMUNICAZIONI
Per la grande responsabilità e la sensibilità dimostrate nel sociale che hanno portato alla nascita del progetto SpecialMente finalizzato ad aiutare bambini e ragazzi affetti da malattie neurologiche nonché il continuo impegno supportato negli anni attraverso gli studi sulle cellule staminali adulte del cervello volto a migliorare il benessere dei piccoli pazienti e delle loro famiglie.
Per la chiarezza, la trasparenza e la semplicità delle offerte proposte e per la costante ricerca nel miglioramento dei servizi mettendo sempre in primo piano la soddisfazione del cliente, favorendo sempre il dialogo con i consumatori.
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speciale premio le fonti
IMPRESA DELL’ANNO CARBURANTI E COMBUSTIBILI ECOLOGICI
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IMPRESA DELL’ANNO INDUSTRIA CONCIARIA
EUROPAM
OFFICINE DI CARTIGLIANO
Per essere un professionista autorevole dalle consolidate capacità nell’ambito finanziario e amministrativo che l’hanno portato a ricoprire una carica di prestigio all’interno di una società leader nel settore dei cavi e dei sistemi ad alta tecnologia.
Per la capacità di mantenere e accrescere il proprio vantaggio competitivo attraverso l’innovazione a 360 ˚ nel mercato degli impianti per la lavorazione delle pelli. Creatività, dedizione, costanza e continua ricerca fanno di Officine di Cartigliano una delle più importanti eccellenze industriali vicentine.
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speciale premio le fonti
IMPRESA REAL ESTATE DELL’ ANNO PROPERTY DEVELOPMENT
MARKETING TEAM DELL’ANNO
BNP PARIBAS REAL ESTATE
BMW
Per la capacità di impegnarsi in progetti di grandi dimensioni e di gestire l’intero processo di sviluppo immobiliare dalla concezione alla consegna finale tramite la propria expertise tecnica interna. Gli obiettivi primari che mirano al rispetto dell’ambiente e al miglioramento del contesto di vita unitamente all’assistenza dei clienti con un’offerta completa e personalizzata fanno di BNP Paribas Real Estate un vero leader del settore.
Per l’efficienza di un piano strategico volto a far conoscere ai clienti i risultati e la qualità di BMW riuscendo a fissare nella mente dei consumatori i valori di un marchio premium rafforzando la sinergia tra i suoi brand BMW, Mini e Rolls- Royce.
l “Questo premio ci riempie di gioia perché arriva dopo un periodo di crisi economica globale, dove noi ci siamo impegnati a mantenere standard elevati e prodotti a misura dei clienti. Grazie a Le Fonti per aver riconosciuto il nostro valore” Finanza e Diritto 27
speciale premio le fonti
HR TEAM DELL’ANNO SOLUZIONI ACUSTICHE
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IMPRESA DELL’ANNO AMBIENTE LAVORATIVO RICERCA CLINICA
AMPLIFON
ISTITUTO EUROPEO DI ONCOLOGIA
Per la continuità nel servizio, l’elevata qualità e l’innovazione che consentono di soddisfare un numero sempre crescente di persone. Grazie alla combinazione di distribuzione, applicazione e personalizzazione, Amplifon è in grado di fornire ai propri clienti prodotti e servizi ad alto valore aggiunto.
Per l’eccellenza raggiunta nel campo della prevenzione, della diagnosi e della cura dei tumori grazie alla ricerca clinico scientifica e l’innovazione organizzativa e gestionale mostrando sempre una costante attenzione alle qualità del servizio per i propri pazienti.
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speciale premio le fonti
IMPRESA DELL’ANNO AMBIENTE LAVORATIVO SETTORE FARMACEUTICO
IMPRESA DELL’ANNO DISTRIBUZIONE PRODOTTI BIOLOGICI
MSD ITALIA
KI GROUP
Per essere leader nella produzione di farmaci e distribuzione di medicinali che curino e migliorino la vita delle persone e soddisfino i bisogni di medici e pazienti. L’integrità, le competenze, le singole peculiarità e il lavoro di squadra consentono a MSD Italia di perseguire costantemente l’eccellenza scientifica.
Per la leadership nel settore della distribuzione di prodotti biologici, biodinamici e naturali, raggiunta con l’aiuto di un personale qualificato che si dedica al 100% allo sviluppo di procedure mirate ad accrescere le proprietà di ogni singolo prodotto, la grande ambizione, la qualità e la sicurezza.
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Finanza e Diritto • n° 35
speciale premio le fonti
IMPRESA DELL’ANNO COSMETICA VEGETALE
IMPRESA DELL’ANNO ENERGIE RINNOVABILI
YVES ROCHER
BUILDING ENERGY
Per gli oltre 50 anni di esperienza nella cosmetica vegetale che testimoniano l’avanguardia nel credo dell’Intelligence Vegetale, e per la capacità di porre la ricerca al centro delle proprie formule cosmetiche, combinando integrità dei principi attivi e rispetto per l’ambiente.
Per la pluriennale esperienza nel settore e la capillare diffusione a livello internazionale, con un track record che conta 92 progetti in sviluppo a tecnologia fotovoltaica, idroelettrica, eolica e biomasse in 24 paesi del mondo. Ha inoltre stretto accordi e partnership con primari operatori mondiali del settore per promuovere la consapevolezza sul tema dei cambiamenti climatici e sui benefici economici, sociali e sostenibili degli impianti solari fotovoltaici.
l “Siamo felici di aver ricevuto questo riconoscimento
per il quarto anno consecutivo. Yves Rocher, grazie all’esperienza di oltre 50 anni nella cosmetica a base vegetale, si distingue per offrire ai propri clienti, nel rispetto dell’ambiente, prodotti che uniscono innovazione scientifica e benefici naturali, per ogni bisogno della pelle: trattamenti viso, corpo e capelli, make-up, solari e profumi.”
Finanza e Diritto
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speciale premio le fonti
IMPRESA DELL’ANNO AUTOMOTIVE NOLEGGIO A LUNGO TERMINE
IMPRESA DELL’ANNO E-COMMERCE
LEASYS
TEMPUR + SEALY
Per le brillanti intuizioni di mercato che hanno permesso di riformulare il noleggio a lungo termine, all’insegna dell’efficienza nella logistica e dell’economia nella gestione della flotta. L’innovazione e l’uso della tecnologia rendono fruibili i servizi con immediatezza, anche da parte della forza vendita con strumenti dinamici come I-Show.
Per le performance di successo del canale distributivo e-commerce in tutta Italia, unito alla qualità di sempre del materiale tempur brevettato dalla NASA, ed alla formulazione di un nuovo concept artistico che inserisce il sonno a tutti gli effetti in uno stile di vita di benessere.
l l “Un premio ambito e una serata gradevolissima. Binomio perfetto. Speriamo di ripetere la vittoria nel 2016”
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Finanza e Diritto • n° 35
“Una serata stimolante che ha riconosciuto le eccellenze anche in settori in forte espansione nel nostro paese come l’e-commerce. Abbiamo grandi aspettative per il 2016 e speriamo in un nuovo riconoscimento di Le Fonti”
speciale premio le fonti
IMPRESA DELL’ANNO DIGITAL ADVERTISING
IMPRESA IT DELL’ANNO SICUREZZA AZIENDALE
DIGITOUCH
TREND MICRO ITALY
Per l’offerta integrata di data management e le soluzioni pubblicitarie, con particolare accento sul mercato del mobile. Per le strategie di comunicazione digital e social che spaziano a 360 gradi, dalla gestione di interi progetti ai contenuti editoriali, al servizio di una vasta clientela nei più diversi settori.
Per l’eccellenza delle soluzioni di sicurezza, per la loro facilità di implementazione oltre che per la personalizzazione del servizio. L’uso di strumenti altamente innovativi per la protezione dei dati su più livelli e in tempo reale, così come la capacità di anticipare le nuove tendenze delle minacce informatiche, hanno reso Trend Micro un leader nella sicurezza it.
l “Un riconoscimento che ci inorgoglisce e ci dà nuovi stimoli per migliorarci. Una serata iniziata con dibattiti di elevato standing e finita, per noi, nel migliore dei modi”
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speciale premio le fonti
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IMPRESA IT DELL’ANNO PER INNOVAZIONE
MEDIA COMPANY DELL’ANNO PER INNOVAZIONE
MULTIVENDOR SERVICE
CLEAR CHANNEL
Per l’offerta variegata e altamente competitiva nella fornitura di soluzioni e servizi integrati volti all’ottimizzazione di infrastrutture IT distribuite. Per la capillare diffusione sul territorio Europeo che gli ha permesso di assicurare una rete di assistenza tecnica e una continuità operativa a tutte le filiali. La sinergia con i bisogni del cliente è alla base della sua architettura e strategia.
Per il sistema unico e innovativo del Bike Sharing integrato, un progetto di comunicazione che unisce creatività, eco-sostenibilità e mobilità condivisa. Un modello dinamico e flessibile, caratterizzato da un approccio locale, ma che sfrutta la propria scala globale, una profonda conoscenza del territorio e una forte attenzione alla qualità completano l’offerta di Clear Channel, azienda leader nel settore dell’Out-of-Home.
Finanza e Diritto • n° 35
speciale premio le fonti
ADVISOR DELL’ANNO INTERNALIZZAZIONE PMI BUSINESS STRATEGIES
Per la leadership nell’affiancamento del processo di sviluppo di piccole e medie imprese verso mercati esteri, specie nei settori dell’agroalimentare, del lusso e del vino, e per la capacità di valorizzare ogni singola azienda grazie ad un team multidisciplinare ed alla dettagliata conoscenza dei mercati target. Lo testimoniano i progetti sempre più complessi realizzati anche per mezzo di risorse dell’Unione Europea.
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speciale premio le fonti
ASSICURAZIONI DELL’ANNO ECCELLENZA DELL’ANNO NELL’ASSICURAZIONE
ECCELLENZA DELL’ANNO NELL’ASSICURAZIONE DEI CREDITI
AVIVA ITALIA
COFACE
Per le straordinarie performance di crescita sia nel segmento Danni che nel ramo Vita con un particolare focus nell’area Protection dove la Compagnia ha registrato un incremento della quota di mercato. La capillare distribuzione sul territorio nazionale e il network articolato, hanno contribuito a renderla un punto di riferimento per autorevoli clienti, tra cui tre dei principali gruppi bancari del panorama italiano.
Per la consolidata leadership nell’assicurazione del credito e il costante dialogo con tutti gli operatori del settore per rispondere al meglio alle esigenze del cliente, come con il lancio in Italia di EasyLiner. L’unicità di questa soluzione per la copertura dai rischi di mancato pagamento, disponibile online, rappresenta uno strumento innovativo ed efficace per le Pmi del nostro Paese.
l “Felici e onorati di essere parte di un evento così di nicchia e che riesce, in una serata, a coinvolgere le eccellenze del nostro settore e non solo.”
Finanza e Diritto
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ECCELLENZA DELL’ANNO NELLE ASSICURAZIONI TUTELA LEGALE
ECCELLENZA DELL’ANNO NELLA GESTIONE SINISTRI IN OUTSOURCING
DAS
MSA MULTI SERASS
Per la capacità di innovare costantemente i servizi di tutela legale, per aziende e famiglie, così come per persone con disabilità a cui vengono offerte soluzioni in grado di agevolare la loro mobilità sul territorio nazionale. Per la crescente attenzione all’ambiente con progetti che permetteranno di emettere le polizze in completa sicurezza e nel rispetto della normativa vigente grazie all’utilizzo della firma elettronica.
Per essere un Provider sinistri di alto livello, dotato di una squadra efficiente e motivata, di competenze distintive sia sul versante tecnico che di gestione progettuale e qualità del servizio di eccellenza assoluta, sempre corredata da una grande integrità personale e professionale.
l “Si è riconfermata una bellissima serata, un panel
di eccellenza e autorevoli soggetti coinvolti anche quest’anno. Ci onora essere di nuovo premiati da Le Fonti per la tutela legale e ci impegneremo, come team, a ottenere lo stesso risultato per il prossimo evento di premiazione previsto nel 2016.” 38
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ECCELLENZA DELL’ANNO
NELLA BANCASSICURAZIONE RAMO DANNI
ECCELLENZA DELL’ANNO NELLE ASSICURAZIONI ONLINE
CHIARA ASSICURAZIONI
GENERTEL
Per la consolidata esperienza nell’offrire sicurezza e affidabilità nell’ambito della sfera privata e professionale, attraverso la collaborazione con partner di rilievo e grazie a una complessa rete di canali distributivi che gli hanno permesso di offrire al cliente soluzioni semplici e trasparenti.
Per la completezza delle soluzioni offerte, dalla casa ai motori, dai viaggi alla pensione, e gli strumenti di prevenzione offerti, come quelli nel campo della salute, nonché per la crescente fidelizzazione della clientela.
l “Ringraziamo Le Fonti per aver riconfermato quell’impegno su cui noi ogni giorno investiamo da anni. Ripartiamo da questo risultato per costruire un altro anno ricco di soddisfazioni sperando in un’altra vittoria al Premio Le Fonti 2016”
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ECCELLENZA DELL’ANNO NELLE ASSICURAZIONI AGRICOLTURA
ECCELLENZA DELL’ANNO NELL’ASSICURAZIONE RAMO SALUTE
FATA ASSICURAZIONI
RBM SALUTE
Per il consolidato sodalizio con il mondo agricolo e per la protezione dedicata alla persona ed al patrimonio con soluzioni innovative. In particolare per il risparmio e le garanzie offerte dalla polizza auto multiveicolo che spicca anche per la gestione semplificata.
Per la capacità di offrire soluzioni e piani sanitari flessibili altamente competitivi in grado di coprire infortuni e malattie, in linea con le esigenze degli assistiti. Grazie ai servizi “managed care” che prevedono l’utilizzo del Network di Convenzioni e allo sviluppo tecnologico per l’accesso ad essi, RBM si conferma tra i leader nelle assicurazioni sulla salute.
l “Oltre alla vittoria che ci ha enormemente lusingato, il valore aggiunto della serata sta nel fatto che include non solo esponenti del modo assicurativo ma coinvolga imprese e banche con cui è possibile interagire e fare networking. La differenziazione del panel presente è stata molto apprezzata. ”
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Finanza e Diritto • n° 35
l “Serata di premiazione davvero emozionante, non ci aspettavamo la vittoria e ci impegneremo a raggiungere lo stesso risultato anche il prossimo anno”
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ECCELLENZA DELL’ANNO
ECCELLENZA DELL’ANNO
CONTE.IT
RGI GROUP
Per l’efficienza e la qualità di un servizio incentrato sempre sul cliente a cui si affianca l’ottima preparazione dei consulenti assicurativi capaci di assistere in maniera sempre più personalizzata i propri acquirenti.
Per l’estrema dinamicità e innovazione nell’offerta di prodotti software e di servizi tecnologici specifici per il settore assicurativo. La crescita del Gruppo è data dalla diversificazione del business, dalla politica di semplificazione ed efficienza e dall’espansione internazionale che lo vede presente in paesi come Irlanda, Francia, Maghreb e Germania.
NELLE ASSICURAZIONI ASSISTENZA CLIENTI NELL’ASSICURAZIONE SOFTWARE PROVIDER
l “Per noi è stata un’emozione vincere questo prestigioso riconoscimento e ringraziamo Le Fonti per aver premiato il percorso di crescita e consolidamento messo in atto dalla nostra società” Finanza e Diritto
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speciale premio le fonti
SOCIETA’ FINANZIARIE E DI CONSULENZA DELL’ANNO
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BANCA DELL’ANNO PER INNOVAZIONE
RETE DI PROMOTORI FINANZIARI DELL’ANNO
BANCA GENERALI
BANCA MEDIOLANUM
Per i record storici di raccolta e di utile raggiunti nell’ultimo anno e per le strategiche partnership e acquisizioni, tra cui quella del ramo italiano di Credit Suisse. Per l’attenzione agli investimenti tecnologici a vantaggio di un nuovo modello di consulenza e per l’innovazione di prodotto testimoniata dal successo di BG Stile Libero.
Per la capillarità della rete e il numero di promotori finanziari in grado di ottenere record di raccolta, segnando oltre il 50% di raccolta in più nel primo trimestre 2015 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e per la capacità di fornire soluzioni mirate alla clientela.
Finanza e Diritto • n° 35
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BANCA DELL’ANNO PRIVATE BANKING
FIDUCIARIA DELL’ANNO
INTESA SANPAOLO PRIVATE BANKING
UNIONE FIDUCIARIA
Per il forte consolidamento nel settore private sul mercato italiano con un rilevante aumento delle masse amministrative, grazie al risparmio gestito e ai servizi di consulenza finanziaria evoluta a cui aderiscono progressivamente sia la clientela di fascia alta che media.
Per essere la prima fiduciaria italiana per massa gestita, posizione ulteriormente consolidata da recenti acquisizioni e dalle attività di rientro dei capitali per la voluntary disclosure. L’innovazione è confermata, fra le altre, dalle soluzioni software offerte che coprono una vasta gamma di esigenze del settore finanziario.
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BANCA DELL’ANNO PRIVATE INSURANCE
BANCA ONLINE DELL’ANNO
INTESA SANPAOLO PRIVATE BANKING
YOUBANKING DI BANCO POPOLARE
Per l’alto livello del servizio di consulenza e per gli ottimi risultati nella gestione complessiva del patrimonio e nella performance dei prodotti di investimento, a conferma della capacità del management di operare scelte strategiche precise e della validità del modello di business.
Per rappresentare un punto di riferimento nel panorama bancario italiano. La volontà di essere innovativi e competitivi nel mondo dell’online, il costante posizionamento con i migliori benchmark di mercato e il traino nel tempo di nuova clientela e nuove masse consentono a YouBanking di confermare la propria leadership.
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BANCA ONLINE DELL’ANNO TRADING ONLINE
MOBILE BANK DELL’ANNO
IWBANK
YOUBANKING DI BANCO POPOLARE
Per l’offerta di prodotti flessibili e di eccellenza, l’innovazione nei servizi digitali e l’assistenza costante. Grazie a soluzioni pensate per soddisfare sia gli investitori più evoluti che coloro che ancora non hanno una esperienza consolidata e un articolato programma di formazione, IWBank si conferma leader nel suo settore.
Per la realizzazione di YouApp, un prodotto completo in grado di sostenere le sfide del mercato e sostituire i servizi erogati con l’Home Banking tradizionale. Grazie a semplicità, convenienza, istintività e innovazione, la strategia mobile di YouBanking si dimostra come sempre vincente.
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speciale premio le fonti
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APP DELL’ANNO PAGAMENTI ONLINE
ECCELLENZA DELL’ANNO NEL LEASING
CHEBANCA!
SOCIÉTÉ GÉNÉRALE EQUIPMENT FINANCE ITALIA
Per l’originale e innovativa versione dell’app che consente ai clienti di poter effettuare le principali operazioni sui conti correnti e restare sempre aggiornati su quelle effettuate.
Per l’elevata expertise conseguita nel settore leasing tramite le due società di proprietà, SG Leasing e Fraer Leasing, operative su territorio italiano e per l’apporto dato allo sviluppo del business, grazie alle migliori condizioni offerte nell’acquisizione di beni strumentali.
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speciale premio le fonti
ECCELLENZA NELL’ASSET MANAGEMENT ISTITUZIONALE
SOCIETÀ DI GESTIONE DELL’ ANNO OBBLIGAZIONARI EMERGENTI
BNP PARIBAS INVESTMENT PARTNERNS SGR
PIONEER INVESTMENTS SGR
Per l’offerta di alto standing garantita ad una clientela sofisticata ed esigente come quella istituzionale grazie ad una gestione sempre attenta all’innovazione di prodotto, alla diversificazione e alla pianificazione a lungo periodo. Grazie al know-how di una società consolidata a livello globale, BNP Paribas IP si attesta per il quarto anno consecutivo leader del settore.
Per l’approccio di gestione flessibile e selettiva del fondo Pioneer Funds Emerging Markets Bond e le sue ottime performance. Supportato da una forte ricerca, da una rigorosa disciplina di gestione del rischio e dalla vasta esperienza del team, il fondo è in grado di garantire un’esposizione strategica sui mercati emergenti grazie anche ad un’implementazione tattica delle strategie di hedging.
l “Anche quest’anno Le Fonti è riuscita a cogliere il nostro valore riassegnandoci questo autorevole riconoscimento. Ogni anno è un’emozione sempre maggiore. Contiamo anche sul prossimo anno”
l “Serata bellissima, emozionante. Siamo fieri del riconoscimento datoci da Le Fonti e ci impegneremo a mantenere questo standard anche per i futuri anni.” Finanza e Diritto
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speciale premio le fonti
SOCIETÀ DI GESTIONE DELL’ANNO OBBLIGAZIONARI EURO
SOCIETÀ DI GESTIONE DELL’ANNO FLESSIBILI
CONSULTINVEST ASSET MANAGEMENT SGR
MEDIOLANUM SGR
Per le ottime performance, in particolare a tre anni, dei fondi Consultinvest Reddito C e Consultinvest Valore C caratterizzati da un grado di flessibilità importante che permette di ricercare rendimento da top performer sulle diverse tipologie di bond in circolazione sul mercato domestico e dell’Eurozona.
Per le ottime performance, in particolar modo a tre anni, del fondo Mediolanum Flessibile Italia LA, superiore al benchmark di riferimento e per il rapporto rischio-rendimento. Per la gestione flessibile della SGR che in funzione delle attese sull’andamento dei mercati finanziari, è in grado di variare il peso della componente azionaria, modificarne la composizione o detenere titoli azionari anche stabilmente fino al 100% del portafoglio.
l “Complimenti a Le Fonti per la bella iniziativa, per la serata ricca di argomenti di attualità ampiamenti discussi e per la platea di alto livello. Il Premio ricevuto celebra un anno pieno di ottimi traguardi raggiunti.” 48
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speciale premio le fonti
FONDO DELL’ANNO AZIONARI EUROPA SMALL CAP
FONDO DELL’ANNO AZIONARI AMERICA SMALL CAP
BNP PARIBAS INVESTMENT PARTNERS SGR
JANUS CAPITAL
Per i rendimenti conseguiti dal fondo Parvest Equity Europe Small Cap in grado di garantire esposizione ai titoli azionari europei a bassa capitalizzazione con performance superiori alla media di categoria e al benchmark di riferimento. Il tutto grazie ad una strategia dinamica, diversificata e attenta ai settori IT e Materie Prime.
Per le eccezionali performance, notevolmente superiori al benchmark di riferimento, del fondo Janus US Venture A che investe nelle azioni delle piccole e medie imprese, per lo più statunitensi. Per la sofisticata gestione che si basa sulla costante espansione della gamma di prodotto verso soluzioni specifiche e innovative e per l’approccio disciplinato al rischio.
l “Essere premiati da Le Fonti è per noi motivo di grande soddisfazione. La serata è stata piacevole, con tanti spunti interessanti affrontati nei Summit e con tante personalità di spicco che rendono questo evento unico nel suo genere”
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speciale premio le fonti
VIRTUAL DATA ROOM PROVIDER OF THE YEAR DROOMS
Per le soluzioni di mercato offerte, finalizzate alla condivisione di documenti sensibili con tutti gli stakeholder e gli investitori, ai quali viene data possibilità di accesso rapido ed efficiente. Tutti i server, esclusivamente basati in Europa, hanno certificazione ISO ed offrono i massimi standard di sicurezza.
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Finanza e Diritto • n° 35
speciale premio le fonti
DIPARTIMENTO FINANZIARIO DELL’ANNO DIPARTIMENTO FINANZIARIO DELL’ANNO
CAVI E SISTEMI AD ALTA TECNOLOGIA
DIPARTIMENTO FINANZIARIO DELL’ANNO TRASPORTO MARITTIMO
PRYSMIAN GROUP
D’AMICO SOCIETÀ DI NAVIGAZIONE
Per gli ottimi rendimenti di mercato conquistati con l’offerta di soluzioni tecnologicamente avanzate sia in materia di business energia sia nel business telecomunicazioni ottenendo eccellenti ricavi in territorio italiano ed estero.
Per aver portato un’attività imprenditoriale ad essere una delle principali realtà dell’industria marittima e per essersi distinta sottoscrivendo accordi commerciali con numerose società armatoriali in tutto il mondo.
l “Questo riconoscimento ci riempie di gioia e soddisfazione. Vogliamo ringraziare Le Fonti per questo premio e per la motivazione a supporto, che riteniamo aver centrato perfettamente lo spirito e l’identità del nostro gruppo”
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Finanza e Diritto • n° 35
speciale premio le fonti
DIPARTIMENTO FINANZIARIO DELL’ANNO
DISPOSITIVI MEDICALI
DIPARTIMENTO FINANZIARIO DELL’ANNO SOCIETÀ DI LEASING
SORIN GROUP
ALBA LEASING
Per essere leader mondiale nella produzione e distribuzione di dispositivi medicali per la cardiochirurgia e per il trattamento dei disturbi del ritmo cardiaco, applicando sempre i più elevati standard di qualità, integrità ed etica; per lo sviluppo di tecniche atte ad incontrare le esigenze dei pazienti ottimizzando i costi sanitari.
Per aver portato la più giovane società di leasing ad essere la quinta in Italia nonché una delle più esperte assumendo un assetto organizzativo che è in grado di garantire una efficace azione commerciale e, al contempo, una adeguata efficienza operativa dei propri processi.
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speciale premio le fonti
DIPARTIMENTO AMMINISTRATIVO DELL’ANNO DIPARTIMENTO FINANZIARIO DELL’ANNO
SERVIZI TELEMATICI PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
METRO CASH & CARRY
LEPIDA
Per la costante crescita che ha permesso a Metro di costituire una consolidata rete distributiva diventando leader assoluti in termini di quota di mercato e di distribuzione territoriale.
Per il ventaglio di soluzioni digitali altamente innovative offerte per lo sviluppo telematico del territorio dell’Emilia Romagna, e capaci di creare anche opportunità per gli operatori ICT del mercato. Nel corso del tempo Lepida ha ampliato i servizi finali a disposizione dei soci, al fine di rispondere alle trasformazioni normative e alla sempre maggiore carenza di risorse.
CASH & CARRY
l “Sono orgoglioso di rappresentare la mia squadra
sul palco e di aver ricevuto questo prestigioso riconoscimento. Summit e dibattiti hanno dato un valore aggiunto alla serata”
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Finanza e Diritto • n° 35
speciale premio le fonti
DIREZIONE AFFARI LEGALI DELL’ANNO DIRETTORE AFFARI LEGALI DELL’ANNO
DIREZIONE AFFARI LEGALI DELL’ANNO
MASSIMO MANTOVANI ENI
ASSICURAZIONI GENERALI
Per la capacità di guidare autonomamente una struttura che ha le dimensioni e le competenze di un vero e proprio studio legale, capace di integrarsi con gli altri team di lavoro polifunzionali. Centrale è il suo ruolo nelle maggiori transazioni internazionali, e in progetti di sviluppo in Africa, Asia e Sud America. Insieme al suo team si è fatto garante della trasparenza e sostenitore del programma di anticorruzione con l’introduzione di nuovi strumenti normativi.
Per le ottime performance di crescita, sia nell’M&A, con il controllo di Generali Ppf Holding e Citylife, sia nel mercato dei capitali, con l’emissione del primo Catastrophy Bond in Italia. In un’ottica di innovazione ha supportato partnership strategiche, come quella con Discovery S.A., per la creazione ed il lancio in Europa di nuovi prodotti assicurativi.
Finanza e Diritto 55
speciale premio le fonti
DIREZIONE AFFARI LEGALI DELL’ANNO
CAPITAL MARKETS
DIREZIONE AFFARI LEGALI DELL’ANNO INTELLECTUAL PROPERTY
RAI
VERSACE
Per aver gestito e portato a compimento con successo la quotazione della controllata Rai Way, operazione di elevata complessità sia nelle fasi propedeutiche che nella fase attuativa. Il risultato, ottenuto in tempi record, ha visto il collocamento sul mercato telematico azionario gestito da Borsa Italiana, di 95 milioni di azioni della controllata.
Per l’impegno profuso nel supportare la Brand Protection Strategy, volta a eliminare la contraffazione e a tutelare il marchio, quale asset primario. La direzione legale ha supportato inoltre il restauro di Galleria Vittorio Emanuele II a Milano gestendo tutti gli aspetti amministrativi, contrattuali e di valorizzazione della Brand Reputation.
l “Un grazie a Editrice Le Fonti per la motivazione che ha accompagnato la nostra vittoria, in quanto essa racchiude tutta l’essenza del nostro team e dà valore a un premio che per noi è, e ci auguriamo che sia anche nelle prossime edizioni, fonte di grande soddisfazione” 56
Finanza e Diritto • n° 35
speciale premio le fonti
DIREZIONE AFFARI LEGALI DELL’ANNO CORPORATE SOCIAL RESPONSIBILITY
DIREZIONE AFFARI LEGALI DELL’ANNO CORPORATE GOVERNANCE
SNAM
CEMENTIR
Per la dedizione nel perseguire gli obiettivi di crescita e sviluppo sostenibile nel rispetto dello Statuto Sociale, del Codice Etico e del Bilancio di Sostenibilità. In linea con le maggiori Istituzioni e Convenzioni Internazionali, la direzione legale, così come l’intera azienda, ha promosso la trasparenza, la sicurezza e la cittadinanza di impresa.
Per l’importanza attribuita al miglioramento sia della governance a livello globale, attraverso l’implementazione di un modello unitario su scala internazionale, sia dei servizi legali attraverso una riduzione delle spese tramite l’applicazione della metodologia Lean Six Sigma.
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speciale premio le fonti
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DIREZIONE AFFARI LEGALI DELL’ANNO M&A
DIREZIONE AFFARI LEGALI DELL’ANNO FINANCE
IGT INTERNATIONAL GAME TECHNOLOGY
DEUTSCHE BANK
Per aver gestito l’acquisizione di IGT, definita “una delle maggiori operazioni di M&A del 2014”, e tutti i risvolti legali successivi. L’operazione, del valore di circa 4,7 miliardi di euro, ha portato alla creazione di uno straordinario operatore mondiale dell’industria del gioco.
Per la consolidata esperienza nei servizi finanziari e per la capacità di interfacciarsi con primarie SGR, Fondi e Investitori Istituzionali. Nel corso del 2014, il team ha guidato il conferimento un portafoglio di oltre 90 sportelli bancari ad un fondo immobiliare le cui quote sono state cedute a un investitore istituzionale estero.
Finanza e Diritto • n° 35
approfondimenti
STUDIO LEGALE DELL’ANNO CAPITAL MARKETS
STUDIO LEGALE DELL’ANNO BANKING & FINANCE
NCTM STUDIO LEGALE
PAUL HASTINGS
Per aver assistito con successo oltre la metà delle imprese italiane che nell’ultimo anno si sono quotate in Borsa all’AIM, grazie alla creazione di un dipartimento dedicato ai Mercati Finanziari e ad un approccio innovativo che ne fa una delle realtà legali più dinamiche nel panorama internazionale.
Per la costante capacità di innovare in aree quali la finanza e la finanza strutturata, per la comprovata abilità nel coniugare expertise bancaria, societaria e regolamentare nella soluzione di problematiche complesse. Per la qualità e l’efficienza nel distinguersi in operazioni articolate, riconosciute al team dai clienti e dal mercato.
Finanza e Diritto 59
speciale premio le fonti
STUDI LEGALI DELL’ANNO
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STUDIO LEGALE DELL’ANNO
STUDIO LEGALE DELL’ANNO OPERAZIONI STRAORDINARIE
PIROLA PENNUTO ZEI & ASSOCIATI
FRESHFIELDS BRUCKHAUS DERINGER
Per la leadership rivestita al fianco di primari operatori del mercato globale assistiti in maniera continuativa, grazie alla rete capillare, al servizio integrato e all’elevata specializzazione che fanno dello studio un’indiscussa eccellenza nel panorama legale.
Per il ruolo di primo piano in acquisizioni e ristrutturazioni complesse e per la capacità di fornire una vasta gamma di soluzioni strategiche e vincenti a clienti leader nel mercato farmaceutico, della grande distribuzione e del settore immobiliare.
Finanza e Diritto • n° 35
Partner per il successo
Premio Internazionale Le Fonti
BNP Paribas Investment Partners vincitrice nell’Asset management Istituzionale. Per il terzo anno consecutivo a BNP Paribas IP è stato assegnato l’importante riconoscimento per la capacità di offrire soluzioni su misura ad una clientela esigente come quella istituzionale, per la indiscussa professionalità e competenza del team e per la varietà dei prodotti e delle strategie di investimento, integrate con criteri ambientali, sociali e di governance (ESG), che consentono di contribuire ad uno sviluppo economico più responsabile.
bnpparibas-ip.it
BNP Paribas Investment Partners (BNPP IP) è il marchio globale di tutte le attività di gestione del risparmio del Gruppo BNP Paribas. Per ogni ulteriore informazione puoi contattare BNP Paribas Investment Partners SGR S.p.A., Corso Italia, 15 – 20122 Milano. Email: infosgr@bnpparibas.com. Il presente materiale ha natura pubblicitaria e viene diffuso con finalità promozionale.
Segui @BNPPIP_IT
speciale premio le fonti
STUDIO LEGALE DELL’ANNO EU, REGULATORY & COMPETITION LAW
AVVOCATO DELL’ANNO ENERGY
SANTA MARIA STUDIO LEGALE ASSOCIATO
ANTONELLA ALFONSI
Per la radicata vocazione cosmopolita che, sin dalla sua origine, lo ha visto in prima linea nei rapporti con le principali istituzioni e tribunali esteri. Si è fatto portavoce, a favore di prestigiosi clienti, della tutela del diritto comunitario e di quello relativo alla concorrenza e al commercio internazionale.
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Finanza e Diritto • n° 35
(STUDIO LEGALE ASSOCIATO DELOITTE)
Per l’offerta ai clienti di una conoscenza del settore eccezionalmente approfondita, supportata da una rete globale, soluzioni complete e integrate per affrontare al meglio le continue sfide e un approccio dinamico e intraprendente.
speciale premio le fonti
STUDIO LEGALE DELL’ANNO ENERGY
STUDIO LEGALE DELL’ANNO CONTENZIOSO
CBA STUDIO LEGALE E TRIBUTARIO
MACCHI DI CELLERE GANGEMI STUDIO LEGALE
Per il numero di incarichi ricoperti in operazioni straordinarie nel comparto energetico e per il ruolo svolto nella gestione di finanziamenti all’interno di progetti nel mercato delle rinnovabili, al fianco di primari operatori del settore.
Per i risultati ottenuti in sede di dibattimento, in difesa di colossi del mondo imprenditoriale e bancario in complesse vicende giudiziarie di risonanza mediatica, nonché per la consulenza strategica offerta in fase di pre-contenzioso.
Finanza e Diritto 63
speciale premio le fonti
STUDIO LEGALE DELL’ANNO PROPRIETÀ INTELLETTUALE & TECNOLOGIA MEDIA TELECOMUNICAZIONI STUDIO LEGALE BIRD & BIRD
SKADDEN, ARPS, SLATE, MEAGHER & FLOM
Per l’indiscussa leadership nel settore, comprovata dal prestigio dei clienti nazionali e internazionali che si affidano costantemente al team. Per il numero di cause pendenti, oltre 90, in materia di brevetti, marchi, design e diritto d’autore e per la consulenza ad ampio spettro, comprendente attività di deposito e prosecution dei titoli di proprietà intellettuale.
Per affiancare i principali gruppi aziendali italiani in primarie operazioni di M&A e di quotazione in Borsa. Tra gli ultimi mandati, gestiti sapientemente da un team inglese ma con madrelingua italiani, la fusione tra F.I.L.A e Space, l’acquisizione di Gentium da parte di Jazz Pharmaceuticals per un miliardo di dollari e la consulenza al Ministero dell’Economia per il programma U.S. global bond.
STUDIO LEGALE DELL’ANNO ITALIAN DESK
l “Siamo onorati di questo premio e ci impegneremo a riconfermare la nostra posizione sul mercato anche per il Premio Le Fonti 2016” 64
Finanza e Diritto • n° 35
speciale premio le fonti
STUDIO LEGALE DELL’ANNO RAPPORTI ITALIA GERMANIA
STUDIO LEGALE DELL’ANNO RAPPORTI ITALIA FRANCIA
JENNY AVVOCATI
CASTALDI MOURRE & PARTNERS
Per essersi dimostrato un interlocutore privilegiato per clienti italiani presenti in Germania e viceversa ai quali garantire un’assistenza costante, sia nella conclusione di importanti accordi e operazioni straordinarie, sia nei rapporti con le istituzioni straniere.
Per aver accompagnato primari clienti in complessi e strategici investimenti in Francia, facendo da intermediario con le maggiori istituzioni e i principali interlocutori in loco, grazie alla vasta esperienza acquisita nel corso degli anni.
l “Siamo molto lieti per questo prestigioso premio che riconosce il profondo legame che da sempre caratterizza Jenny Avvocati e il mondo tedesco. Uno dei nostri maggiori punti di forza è proprio quello di avere una specifica expertise nella tutela e assistenza degli interessi dei clienti tedeschi in Italia così come nella consulenza a clienti italiani che investono in paesi di lingua tedesca. ” Christoph Jenny, Managing Partner Jenny Avvocati
Finanza e Diritto 65
speciale premio le fonti
STUDIO LEGALE DELL’ANNO FISCALITÀ INTERNAZIONALE
STUDIO LEGALE DELL’ANNO FISCALITÀ NAZIONALE
VALENTE ASSOCIATI GEB PARTNERS
STUDIO LEGALE E TRIBUTARIO LOCONTE & PARTNERS
Per la capacità di offrire soluzioni innovative nell’ambito di operazioni straordinarie transfrontaliere. Per la spiccata competenza tributaria, è stato chiamato a svolgere un ruolo primario nella negoziazione di accordi bilaterali e multilaterali tra stati e istituzioni sovranazionali.
Per l’ottima padronanza del diritto tributario domestico con un’offerta dei servizi a misura del cliente. L’attività di ricerca e divulgazione giuridica ne hanno fatto un punto di riferimento per le imprese sia a livello nazionale che nelle operazioni dai risvolti internazionali.
l “Valente Associati GEB Partners accoglie con soddisfazione e gratitudine il riconoscimento quale Studio Legale dell’Anno Fiscalità Internazionale. Esso testimonia come la profonda dedizione all’attività svolta, l’attenzione per il cliente, il lavoro in team – inteso quale condivisione delle conoscenze e valorizzazione delle rispettive competenze – sono caratteristiche che non rimangono inosservate nel contesto professionale internazionale. .” 66
Finanza e Diritto • n° 35
speciale premio le fonti
STUDIO PROFESSIONALE DELL’ANNO COMPLIANCE & RISK MANAGEMENT
STUDIO LEGALE DELL’ANNO DIRITTO DEL LAVORO RELAZIONI INDUSTRIALI
CARNÀ & PARTNERS
SALONIA ASSOCIATI STUDIO LEGALE
Per la consulenza e le pubblicazioni di settore su tematiche di antiriciclaggio, corruzione e usura, specie nei settori farmaceutico e diagnostico, oil & gas e bancario, e l’attività internazionale testimoniata dalla realizzazione di modelli organizzativi che implementano direttive fornite da multinazionali per le sedi italiane.
Per aver assistito primari operatori italiani della grande distribuzione e della sanità, riuscendo, in accordo con le istituzioni e le organizzazioni sindacali, a preservare migliaia di posti di lavoro. Per il costante investimento nel capitale umano del proprio studio e per la crescente attenzione verso i settori del Capital Markets e degli appalti pubblici.
Finanza e Diritto 67
speciale premio le fonti
BOUTIQUE DI ECCELLENZA DELL’ANNO BOUTIQUE DI ECCELLENZA DELL’ANNO CONTRATTI D’IMPRESA & DISTRIBUZIONE COMMERCIALE STUDIO LEGALE LIMATOLA
STUDIO CECCON & ASSOCIATI
Per la riconosciuta competenza nel campo della contrattualistica d’impresa e della distribuzione commerciale, cui è dedicato un Dipartimento di oltre dieci avvocati. L’assistenza dei clienti dalla fase delle trattative sino alla conclusione del contratto, attraverso un’organizzazione snella ed efficiente, fa dello Studio Limatola un protagonista del settore.
Per rappresentare un punto di riferimento nel campo del Diritto Societario, sia nell’assistenza al contenzioso che nel settore delle operazioni straordinarie societarie. Grazie a uno spirito collaborativo e di scambio sempre teso all’eccellenza e a un approccio proattivo e innovativo, lo Studio si conferma leader nel settore.
l “Un evento di premiazione al di sopra delle nostre
aspettative. Le Fonti ci ha dato la possibilità di partecipare e vincere di fronte a numerose eccellenze del mondo legale”
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BOUTIQUE DI ECCELLENZA DELL’ANNO DIRITTO SOCIETARIO
Finanza e Diritto • n° 35
speciale premio le fonti
BOUTIQUE DI ECCELLENZA DELL’ANNO CONSULENZA
AVVOCATO DELL’ANNO BOUTIQUE DI ECCELLENZA DIRITTO AMMINISTRATIVO
MILITERNI & ASSOCIATI
GIUSEPPE FRANCO FERRARI (STUDIO LEGALE GIUSEPPE FRANCO FERRARI)
Per la capacità di assistere il cliente in tutte le problematiche di gestione interna, dall’analisi del budget e degli investimenti alla contrattualistica, garantendo il massimo impegno anche nella consulenza in operazioni di fusione e scissione.
Per la preparazione, professionalità, tempestività e riservatezza che lo contraddistinguono sia nell’assistenza legale che nell’attività didattica. Il supporto di un team dotato di una consolidata esperienza contribuisce a farne un protagonista autorevole del settore.
Finanza e Diritto 69
speciale premio le fonti
BOUTIQUE DI ECCELLENZA DELL’ANNO DIRITTO AMMINISTRATIVO
BOUTIQUE DI ECCELLENZA DELL’ANNO DIRITTO BANCARIO
STUDIO LEGALE MALINCONICO
STUDIO LEGALE SIMONE & ASSOCIATI
Per la qualificata competenza ed esperienza in tutti i campi del Diritto Amministrativo. L’impegno sia nel contenzioso dinnanzi alle autorità giurisdizionali sia nei rapporti con le autorità di vigilanza e con le altre autorità amministrative indipendenti unitamente al prestigio del fondatore, Avv. Carlo Malinconico, fanno dello Studio un punto di riferimento di grande valore.
Per la competenza e la professionalità acquisite in più di dieci anni di attività in campo legale. La recente trasformazione in Studio Associato, la crescita attorno alla figura del fondatore Avv. Giovanni Simone, il prezioso rapporto di fiducia instaurato con i clienti, gli aggiornamenti e l’attenzione alle innovazioni tecnologiche fanno dello Studio un importante punto di riferimento nel settore.
l “Un successo collettivo e una vittoria che ci rende orgogliosi. Un grazie a Le Fonti per la possibilità di concorrere fra tante eccellenze e di partecipare a una serata di intrattenimento e approfondimento”
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Finanza e Diritto • n° 35
speciale premio le fonti
BOUTIQUE DI ECCELLENZA DELL’ANNO DIRITTO AMBIENTALE
BOUTIQUE DI ECCELLENZA DELL’ANNO SHIPPING
BUTTI & PARTNERS AVVOCATI
GRIMALDI STUDIO LEGALE (DI GENOVA)
Per vantare, da molti anni, una rilevante esperienza a livello nazionale e internazionale in aree ben precise del diritto: ambiente e inquinamenti, sicurezza sul lavoro e responsabilità d’impresa. L’assistenza nelle trattative contrattuali e nei rapporti con la Pubblica Amministrazione e la consulenza alle imprese completano il prestigioso profilo dello Studio.
Per essersi distinto in un mercato di nicchia grazie ad una comprovata specializzazione nel diritto marittimo e della navigazione interna. Per l’ampia attività di convegnistica e docenza e per la consulenza integrata svolta a favore di aziende del settore, organi ministeriali e regionali.
Finanza e Diritto 71
speciale premio le fonti
BOUTIQUE DI ECCELLENZA DELL’ANNO CONTENZIOSO TRIBUTARIO STUFANO GIGANTINO CAVALLARO E ASSOCIATI
Per l’approfondita conoscenza delle tematiche fiscali dimostrata in complesse controversie gestite per conto di grandi gruppi bancari, industriali e di aziende multinazionali. Per l’ampia attività di divulgazione e informazione relativa ad argomenti di natura tributaria di stringente attualità.
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Finanza e Diritto • n° 35
speciale premio le fonti
STUDI LEGALI DELL’ANNO DIRITTO DEL LAVORO AVVOCATO DELL’ANNO DIRITTO DEL LAVORO
STUDIO LEGALE DELL’ANNO DIRITTO DEL LAVORO
FRANCESCO ROTONDI
FAVA & ASSOCIATI STUDIO LEGALE
(LABLAW)
Per la dedizione nella gestione di complesse tematiche giuslavoriste, con particolare attenzione al tema del top management. Per l’intensa attività didattica e le numerose pubblicazioni su tematiche contingenti.
Per l’approccio risolutivo e strategico su problematiche giuslavoriste legate a complesse ristrutturazioni e cessioni di rami di azienda, con una preparazione riconosciuta nella gestione di accordi con le rappresentanze sindacali. La presenza internazionale lo ha reso un punto di riferimento per aziende italiane verso mercati esteri e operatori stranieri interessati al mercato italiano.
l “E’ un onore incredibile per FAVA & ASSOCIATI ricevere
questo prestigioso premio come il miglior studio legale in materia del diritto del lavoro. Questa vittoria è un vero riconoscimento di consolidamento e di successo della Law Firm come advisor dei nostri clienti. Ringrazio tutto il mio team per il costante impegno, la preparazione e la dedizione, che lo contraddistinguono.” Gabriele Fava, Presidente Fava & Associati 74
Finanza e Diritto • n° 35
speciale premio le fonti
STUDIO LEGALE DELL’ANNO CONTENZIOSO DIRITTO DEL LAVORO STUDIO LEGALE ASSOCIATO QUORUM
Per il ruolo centrale in complesse cause sorte da inadempimenti, responsabilità contrattuale e risarcimento danni al fianco di multinazionali di primo livello e per la rapida crescita, sia interna sia esterna, con l’apertura verso nuove e strategiche frontiere nel mercato cinese, divenendo un punto di riferimento per gli imprenditori italiani interessati al mondo orientale.
AVVOCATO DELL’ANNO DIRITTO DEL LAVORO RELAZIONI INDUSTRIALI
VITTORIO DE LUCA (STUDIO DE LUCA AVVOCATI GIUSLAVORISTI)
Per aver dato il via ad un processo di espansione dello studio, sempre nell’ottica delle necessità della clientela, per la capacità di anticipare i rischi e offrire soluzioni strategiche nella gestione delle relazioni e delle transazioni internazionali.
l “Serata magnifica, dibattito di elevato standing e sebbene sia una vittoria individuale, la dedico a tutta la mia squadra”
Finanza e Diritto
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speciale premio le fonti
STUDIO LEGALE DELL’ANNO DIRITTO DEL LAVORO RELAZIONI INDUSTRIALI
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BOUTIQUE DI ECCELLENZA DELL’ANNO DIRITTO DEL LAVORO
SALONIA ASSOCIATI STUDIO LEGALE
STUDIO LEGALE MENICHETTI
Per aver assistito primari operatori italiani della grande distribuzione e della sanità, riuscendo, in accordo con le istituzioni e le organizzazioni sindacali, a preservare migliaia di posti di lavoro. Per il costante investimento nel capitale umano del proprio studio e per la crescente attenzione verso i settori del Capital Markets e degli appalti pubblici.
Per occuparsi, da oltre 40 anni, di tutti i settori del diritto del lavoro in ambito nazionale e transnazionale. L’autorevole profilo dello Studio, conosciuto in tutto il Nord Italia come uno dei migliori del settore, è arricchito da collaborazioni con riviste specialistiche e partecipazioni a convegni e seminari.
Finanza e Diritto • n° 35
Special Advertising Section
Dall’emersione dei capitali alla loro protezione: un percorso da seguire con una guida affidabile L’
introduzione anche nel nostro sistema giuridico della c.d. voluntary disclosure, la procedura per la regolarizzazione dei capitali illegittimamente detenuti all’estero, unitamente alle evoluzioni internazionali in materia di scambio di informazioni di natura fiscale e finanziaria tra i diversi Stati, hanno generato un’intensa attività legata alla necessità di gestire e riorganizzare questi patrimoni con la contestuale esigenza di realizzare la corretta esecuzione della procedura di emersione. All’effettuazione dell’emersione ed alla conseguente regolarizzazione della posizione fiscale del contribuente sarà opportuno far seguire un processo di riassetto dei propri assets al fine di porre il patrimonio, ormai legalizzato, al riparo dalle possibili «aggressioni», dovute non solo a fenomeni esterni quali creditori, pubblici e privati, ma anche derivanti da fenomeni interni alla vita delle persone quali, ad esempio, crisi familiari o passaggi generazionali. La pianificazione patrimoniale rappresenta un percorso virtuoso da attuare, con l’ausilio di professionisti qualificati, attraverso l’uso congiunto e sistematico di diversi istituti del diritto civile, da individuare in funzione delle particolari esigenze del soggetto interessato. La fattispecie civilistica deve essere armonizzata e resa compatibile con la norma fiscale, al fine di evitare inutili aggravi economici che potrebbero rendere meno efficiente la struttura disegnata. Il tutto, infine, deve essere coerente con la stringente normativa penale e la disciplina antiriciclaggio. Loconte & Partners, con il proprio team di professionisti multidisciplinari – avvocati, commercialisti e fiscalisti guidati dal Managing Partner Stefano Loconte, è in grado di assicurare un’assistenza completa e tempestiva sia in operazioni finalizzate all’emersione di patrimoni, anche di natura complessa e strutturata, fino ad oggi collocati all’estero sia alla successiva realizzazione di efficaci strategie di protezione patrimoniale attraverso i più moderni strumenti del diritto (polizze, trust, veicoli societari) per il raggiungimento di finalità meritevoli di tutela.
LOCONTE & PARTNERS STUDIO LEGALE E TRIBUTARIO
MILANO Via F.lli Gabba, 3 20121 T: +39.02.45476250 F: +39.02.45476251 Email: milano@studioloconte.it
BARI Corso della Carboneria, 15 70123 T: +39.080.5722880 F: +39.080.5759312 Email: bari@studioloconte.it
ROMA Via G. B. Martini, 14 00198 T: +39.06.8419536 F: +39.06.8419688 Email: roma@studioloconte.it
speciale premio le fonti
STUDI LEGALI DELL’ANNO DIRITTO PENALE
AVVOCATO DELL’ANNO DIRITTO PENALE
STUDIO LEGALE DELL’ANNO DIRITTO PENALE
GIUSEPPE IANNACCONE
STUDIO LEGALE DIODÀ
(STUDIO LEGALE AVV. GIUSEPPE IANNACCONE E ASSOCIATI)
Per essere un unicum tra i penalisti, con la straordinaria capacità di gestire contemporaneamente gli aspetti civili e quelli penali dei più complessi casi di cronaca giudiziaria. Dedizione e competenza fanno di lui uno tra i professionisti più quotati dal mercato, come testimoniano il consolidamento e la crescita dello studio legale.
l “Ringrazio gli organizzatori del Premio Le Fonti per il prestigioso riconoscimento assegnatomi. A rendermi particolarmente orgoglioso è la motivazione per la quale sono stato premiato: la contemporanea gestione degli aspetti civili e penali, infatti, non è soltanto un requisito per affrontare al meglio i complessi temi del diritto penale dell’economia, ma è soprattutto il valore su cui si è poggiato tutto il mio percorso professionale.” 78
Finanza e Diritto • n° 35
Per l’indiscussa leadership nel settore del Diritto Penale confermata da colleghi e competitor e dall’importanza degli incarichi assunti al fianco di istituti bancari e persone fisiche.
speciale premio le fonti
AVVOCATO DELL’ANNO CONTENZIOSO PENALE
STUDIO LEGALE DELL’ANNO CONTENZIOSO PENALE
MASSIMO KROGH
DINOIA FEDERICO PELANDA SIMBARI USLENGHI AVVOCATI
(AVV. MASSIMO KROGH STUDIO LEGALE ASSOCIATO)
Per aver affiancato istituzioni e primari gruppi societari nei più rilevanti procedimenti penali degli ultimi anni in Italia, ottenendo importanti risultati per i suoi clienti grazie ad una enciclopedica conoscenza del diritto e ad un’indiscussa capacità di gestire i contenziosi che ne fanno un autentico principe del foro.
Per la capacità di risolvere vittoriosamente casi complessi con una perfetta strategia difensiva e dibattimentale, sempre all’avanguardia e assoluto spicco. Per la vicinanza al cliente e per l’offerta integrata di soluzioni ritagliate a misura degli assistiti.
l “Un grazie a Le Fonti a nome di tutta la mia squadra per aver avuto la possibilità di salire sul palco e ricevere questo ambito riconoscimento”
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speciale premio le fonti
STUDIO LEGALE DELL’ANNO PENALE TRIBUTARIO
AVVOCATO DELL’ANNO DIRITTO PENALE FINANZIARIO
STUDIO LEGALE BANA
GIUSEPPE FORNARI (STUDIO LEGALE ORLANDO E FORNARI)
Per gli incarichi di rilievo in note vicende giudiziarie che coinvolgono primari istituti finanziari e multinazionali, e per la capacità di prevenire i rischi fiscali proponendo soluzioni vincenti sia nella consulenza che nel contenzioso.
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Finanza e Diritto • n° 35
Per il coinvolgimento in complesse vicende penali di natura finanziaria e per una comprovata expertise nei reati di falso in bilancio, manipolazione del mercato e bancarotta fraudolenta in difesa di primari istituti di credito, società quotate e persone fisiche.
speciale premio le fonti
STUDIO LEGALE DELL’ANNO DIRITTO PENALE FINANZIARIO
AVVOCATO DELL’ANNO DIRITTO PENALE AMBIENTALE
STUDIO LEGALE ALLEVA & ASSOCIATI
LUCA SANTA MARIA (STUDIO LEGALE ASSOCIATO SANTA MARIA VALSECCHI VIZZARDI)
Per la rilevanza dei casi seguiti e per la riconosciuta expertise nella materia finanziaria applicata al processo penale. Per la consulenza strategica offerta ai principali player del mercato finanziario e societario.
Per essere in prima linea nei maggiori processi relativi a gravi disastri ambientali, al fianco di società leader nel mondo chimico, energetico e farmaceutico. Per l’intensa attività di consulenza svolta a favore di primarie aziende in materia di sicurezza sul lavoro e normativa ambientale.
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speciale premio le fonti
STUDIO LEGALE DELL’ANNO DIRITTO PENALE AMBIENTALE
AVVOCATO DELL’ANNO DIRITTO PENALE SOCIETARIO
STUDIO BOLOGNESI AVVOCATI PENALISTI D’IMPRESA
GIOVANNA CORRIAS LUCENTE (STUDIO LEGALE AVV. GIOVANNA CORRIAS LUCENTE)
Per il forte impegno e l’attenzione ai reati ambientali, tra cui quelli recentemente introdotti dalla nuova normativa, senza tralasciare i delicati profili di rischio penale in materia di sicurezza del lavoro e malattie professionali. Per il costante affiancamento del cliente nell’adottare Modelli di Organizzazione e Gestione dell’Impresa in linea con le più recenti direttive.
Per aver ottenuto l’archiviazione o l’assoluzione dei propri assistiti, primari gruppi societari italiani, in casi di rilevanza internazionale e dai delicati risvolti diplomatici collegati a reati corruttivi, ambientali e finanziari. Per l’assidua attività convegnistica e divulgativa a cui affianca la consolidata expertise nel diritto dell’informazione e dell’arte contemporanea.
l “Serata perfettamente organizzata, accompagnata da un dibattito interessante e da una platea di tutto rispetto. L’aver ricevuto il Premio Le Fonti l’ha resa per me una serata da ricordare”
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Finanza e Diritto • n° 35
speciale premio le fonti
STUDIO LEGALE DELL’ANNO DIRITTO PENALE SOCIETARIO
AVVOCATO DELL’ANNO BOUTIQUE DI ECCELLENZA DIRITTO PENALE
PERRONI E ASSOCIATI
ROBERTO PISANO (STUDIO LEGALE PISANO)
Per le competenze dimostrate in fase dibattimentale e per la capacità di condurre vittoriosamente la difesa di illustri assistiti, tra cui noti istituti finanziari internazionali, società e autorevoli esponenti del mondo politico. L’articolata offerta di servizi di natura consulenziale ne fa un punto di riferimento sia per i clienti che per numerosi studi legali.
Per essere stato scelto da imprenditori di spicco, uomini politici e noti gruppi multinazionali in processi di corruzione, frode e bancarotta di enorme rilevanza. Per la capacità di gestire al processo tutti gli aspetti di internazionalità schierandosi al fianco di istituzioni e governi stranieri.
l “Essersi meritati questo premio è per noi motivo di soddisfazione perché riconosce il lavoro di squadra. Una serata ben riuscita e la presenza di colleghi autorevoli ne è la prova”
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speciale premio le fonti
BOUTIQUE DI ECCELLENZA DELL’ANNO DIRITTO PENALE STUDIO LEGALE BRUSA SPAGNOLO TOSONI & PARTNERS
Per l’abilità nel garantire una consulenza rigorosa e puntuale, specie nel diritto penale d’impresa, che ha consentito una forte crescita della struttura, e per aver condotto la clientela assistita verso esiti vincenti, anche in cause di estrema complessità e eco mediatica.
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Finanza e Diritto • n° 35
AVVOCATI D’IMPRESA, IN PERSONA Per le imprese, con le imprese: dalla sua fondazione lo studio ha dedicato assistenza e consulenza legale alle aziende nella risoluzione delle più svariate problematiche di tipo giuridico. Operatori economici pubblici e privati, Ope imprese di ogni dimensione trovano in Militerni & Associati uno studio legale capace di garantire un’assistenza completa.
MILITERNI & ASSOCIATI FONDATO NEL 1991 MILANO BERGAMO BRESCIA NAPOLI ROMA TORINO BELGRADO BRUXELLES
Forte di un’esperienza pluriennale e multidisciplinare sia in ambito giudiziale che stragiudiziale l’attività dello studio spazia dal recupero crediti alle operazioni straordinarie passando per la contrattualistica, gli appalti, il diritto del lavoro e la consulenza finanziaria.
02 8056043 - STUDIO@MILITERNI.IT
IMPRESE E PROFESSIONISTI
Il compliance program anti-corruzione di Eni Avv. De Rosa, Legal and Regulatory Affairs ENI
Eni è un’impresa integrata nell’energia, presente con oltre 84.000 persone in 83 Paesi nel mondo. Uno dei fattori chiave della reputazione di Eni è la conduzione del proprio business con lealtà, correttezza, trasparenza, integrità e nel pieno rispetto di leggi e regolamenti. In tale contesto, la corruzione rappresenta un ostacolo intollerabile all’efficienza del business e alla leale concorrenza. In coerenza con il principio di “zero tolerance” espresso nel Codice Etico, Eni ha voluto far fronte agli alti rischi cui la società va incontro nello svolgimento dell’attività di business, dotandosi di un articolato sistema di regole e controlli finalizzati alla prevenzione dei reati di corruzione: il cd. compliance program anti-corruzione. Il compliance program anti-corruzione è stato elaborato a partire dal 2009, nel rispetto delle vigenti normative e convenzioni internazionali anticorruzione (inclusi la Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, la Convenzione dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico sulla lotta alla corruzione dei pubblici ufficiali stranieri nel-
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le operazioni economiche internazionali, lo U.S. Foreign Corrupt Practices Act e il d.lgs. n. 231/2001 ) e si connota per la sua dinamicità, attenzione e allineamento all’evoluzione del panorama normativo, delle best practice internazionali e delle policy adottate da primarie società nel mondo.Il 15 dicembre 2011, sulla scia delle novità normative in materia anti-corruzione, Eni ha aggiornato tale compliance program approvando, con delibera del proprio Consiglio di Amministrazione, la prima versione della Management System Guideline Anti-Corruzione, con l’obiettivo di adeguare il proprio impianto normativo anticorruzione (già FCPA compliant) al U.K. Bribery Act del 2011 e ampliare quindi la condotta vietata, includendovi il concetto di “bribery of a private person”. In un’ottica di continuous improvement, nel corso del 2013 è stato svolto da parte di un esperto legale indipendente un global assessment finalizzato a valutare l’efficacia del compliance program anti-corruzione adottato da Eni. Dalla valutazione complessiva è emerso un giudizio di solidità sia di disegno che di applicazione del compliance program, in linea con i benchmark e le best practice internazionali. Il consulente esterno ha tuttavia individuato alcune raccomandazioni per un suo ulteriore rafforzamento. L’attuazione di tali raccomandazioni è stata completata nel 2014, in parte anche attraverso l’aggiornamento della MSG An-
IMPRESE E PROFESSIONISTI
ti-Corruzione, approvato il 29 ottobre 2014 da parte del Consiglio di Amministrazione di Eni S.p.A.L’attuale corpo normativo anti-corruzione di Eni è costituito dalla MSG Anti-Corruzione, che individua le aree di attività a rischio corruzione e stabilisce i principi generali di riferimento, e da circa 30 specifiche normative interne anti-corruzione che dettano la disciplina di dettaglio applicabile ai singoli processi aziendali. L’adozione e attuazione della MSG Anti-Corruzione e delle normative interne anticorruzione è obbligatoria per Eni S.p.A. e per tutte le sue società Controllate. Inoltre, Eni usa la propria influenza per far sì che anche le società e gli enti in cui ha una partecipazione non di controllo rispettino gli standard definiti nel compliance program anticorruzione, a tal fine adottando e mantenendo un adeguato sistema di controllo interno, in coerenza con i requisiti stabiliti dalle leggi anticorruzione.È fondamentale per Eni assicurare un’efficace attuazione di questo sistema di compliance in tutte le sue attività nel mondo e da parte di tutte le persone Eni. In tal senso, all’interno della Direzione Legale è stata costituita sin dal 2010 una struttura organizzativa dedicata, denominata Anti-Corruption Legal Support Unit, con il compito di fornire assistenza specialistica in materia anti-corruzione alle funzioni di Eni s.p.a. e alle società controllate non quotate in Italia e all’estero (le società controllate quotate hanno una
propria unità anticorruzione). Nel 2013 il Financial Times ha stilato una graduatoria dei team legali presso le società europee ed Eni si è classificata al primo posto come “Most innovative European in-house legal team”, per essere una tra le prime società ad aver costituito un’unità completamente dedicata all’anti-corruzione. Nella consapevolezza che il primo elemento per lo sviluppo di un’efficace strategia di contrasto al fenomeno corruttivo è rappresentato dalla maturazione di un’approfondita conoscenza degli strumenti di prevenzione, Eni ha posto in essere una capillare attività di sensibilizzazione del proprio personale. A tal fine, tramite l’Anti-Corruption Legal Support Unit, vengono organizzati programmi di formazione obbligatoria destinati al personale in Italia e all’estero. Complessivamente, dall’inizio dell’attività formativa (anno 2010) sono stati formati tramite un corso e-learning: circa 3674 dipendenti nel corso della prima edizione (2010-2012); circa 12.210 dipendenti nel corso della seconda edizione (dal 2013 al 30 giugno 2015), aggiornata in linea con l’evoluzione del compliance program. In aggiunta alla formazione e-learning, l’Unità Legale Anti-Corruzione svolge iniziative di approfondimento in aula (cd. Workshop), tenuti prevalentemente in aree geografiche considerate ad alto rischio di corruzione. Dall’avvio dell’attività formativa (anno 2010) al 30 giugno 2015 sono
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IMPRESE E PROFESSIONISTI
state formate circa 5.350 risorse, mediante 145 workshop. A inizio 2014 è stata inoltre avviata l’erogazione dei cd. “job specific training” - ovvero eventi formativi ad hoc per aree professionali a specifico rischio di corruzione - nel cui ambito sono state formate circa 1300 risorse. L’esperienza di Eni in materia di lotta alla corruzione matura anche attraverso la continua partecipazione a convegni e gruppi di lavoro internazionali, che rappresentano per la società un utile strumento di crescita e di promozione e diffusione dei propri valori. Tra le attività maggiormente rilevanti si ricordano: l’adesione al Global Compact delle Nazioni Unite, con particolare riferimento alla partecipazione ai Working Group sul 10° principio (Trasparenza e Anti-Corruzione); la partecipazione attiva all’Anti-Corruption Working Group (ACWG) del Business
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20 (B20) sin dal 2011 nonché, nel 2015, al “Working Group on Voluntary Self-Disclosure” costituito nell’ambito del World Economic Forum’s Global Agenda Council; le iniziative e i gruppi di lavoro dell’OCSE in materia di prevenzione della corruzione (specificamente, in tema di governance e di rischi di corruzione nel settore estrattivo). Negli anni Eni ha partecipato a varie analisi condotte da Transparency International (TI), sia a livello internazionale che nazionale, sui temi della trasparenza e della corruzione nell’ambito del corporate reporting. Nel 2014 Eni è risultata prima nella graduatoria “Transparency in Corporate Reporting”, stilata da Transparency International prendendo in esame le 124 maggiori società quotate a livello mondiale, giudicate in particolare per la trasparenza sui programmi anti-corruzione e sulla reportistica organizzativa. Nel 2013 Eni era risultata prima classificata nella corrispondente ricerca sulla trasparenza condotta da Transparency International Italia su un campione di 15 tra le maggiori aziende italiane.
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IMPRESE E PROFESSIONISTI
JOBS ACT, PREGI E DIFETTI DELLA RIFORMA DEL LAVORO ANALIZZATA DA DIECI GIUSLAVORISTI ITALIANI Lucio Torri
Il Jobs Act aiuterà l’Italia a lasciarsi alle spal- indubbiamente una grande novità nel panole la crisi economica più dura che il nostro rama legislativo del diritto del lavoro e inpaese ha vissuto nella sua storia repubbli- troduce forti elementi di discontinuità con cana? Il mercato del lavoro riformato dal il passato. La nuova normativa scardina un Governo Renzi determinerà un incremento sistema da tempo consolidato, dove tutti gli dell’occupazione, mai scesa a livelli così bas- attori, dai datori di lavoro fino agli avvocasi come quelli attuali, soprattutto per quanto ti e agli stessi magistrati, si muovono su un riguarda i giovani? E invoglierà le imprese terreno solido, consolidato. Gli effetti, dunstraniere ad investire nel nostro mercato, po- que, potrebbero essere anche dirompenti e tendo contare su regole più flessibili soprat- non necessariamente quelli previsti o auspicati», spiega Sergio Barozzi, tutto per quanto riguarda i socio dello studio Lexellent. licenziamenti? Questi temi, «Come ci ha insegnato Bill al centro del servizio conGates, tendiamo infatti semdotto da Finanzaediritto.it, pre a sopravvalutare gli efsaranno ulteriormente apfetti di una novità nel breve profonditi nel corso del Ceo periodo e a sottovalutarne Summit & Awards (al cui la portata nel lungo». L’efinterno è programmata una fetto “rivoluzionario” della tavola rotonda con la parteriforma è condiviso da Sercipazione dei ceo finalisti e gio Passerini, socio dello vincitori), in programma il 9 studio Ichino Brugnatelli e ottobre presso Palazzo MezAssociati. «Con l’insieme di zanotte, sede istituzionale riforme comunemente chiadi Borsa Italiana, in occa- Stefano Trifirò - Trifirò & Partners mato Jobs Act, a partire dal sione degli IAIR Awards. In Avvocati vista dell’evento, Finanzaediritto.it ha inter- decreto Poletti del marzo 2014 sino ai decreti pellato gli avvocati giuslavoristi di alcuni tra di attuazione delle deleghe conferite al Gopiù importanti studi italiani. Per raccogliere verno con la legge 183 del 10 dicembre 2014, il loro parere su temi che dividono da mesi sono state introdotte nel nostro ordinamenla politica, gli economisti, l’opinione pub- to molte profonde innovazioni in materia di blica. E per capire anche come la riforma ha rapporto e mercato del lavoro. Basti pensare impattato, o lo farà, sulla loro professione, alla riforma del sistema di tutele del lavosul loro lavoro quotidiano, dentro e fuori le ratore contro i licenziamenti illegittimi, con aule dei tribunali. «Il Jobs Act rappresenta una decisa inversione di tendenza rispetto
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IMPRESE E PROFESSIONISTI
al passato e la generalizzazione del rimedio solo risarcitorio». Ma non è tutto, sottolinea Passerini. «Si pensi anche all’abrogazione del contratto a progetto, al riordino delle tipologie contrattuali, alla riforma degli ammortizzatori sociali, alla revisione della disciplina dei controlli a distanza, alla riorganizzazione del mercato del lavoro. Si tratta di riforme destinate ad avere, nei prossimi anni, importanti effetti strutturali e di sistema, e forse anche
Franco Toffoletto - Toffoletto De Luca Tamajo e Soci
a cambiare la nostra cultura del lavoro e la nostra percezione del ruolo dei vari attori del mercato occupazionale». Una riforma strutturale «Il Jobs Act ha il pregio di essersi dato ed avere realizzato un obiettivo primario di por-
tata storica: avere attuato interventi di tipo strutturale nel diritto del lavoro non più rinviabili, aggiornando le norme ai nostri tempi ed al relativo contesto», concorda Olimpio Stucchi, fondatore dello studio Uniolex. «Potranno piacere oppure no le soluzioni adottate, magari non saranno stati affrontati tutti i temi del settore, ma di certo lo sforzo di semplificare e far chiarezza è stato notevole. Certamente è da apprezzare la lucidità e la esaustività di pensiero nel disciplinare la catena composta da: ingresso sul mercato del lavoro/costituzione del rapporto e sua gestione/uscita, ammortizzatori e sostegni al reddito». «Il Jobs Act non è, come i suoi detrattori vogliono far credere, una banale riforma della disciplina dei licenziamenti: è la prima riforma, da sempre, che tocca tutti gli aspetti del rapporto di lavoro con competenza, aspetto non scontato se guardiamo alle riforme del passato, e con un approccio pratico e attento alla soluzione dei problemi di sempre», dice Aldo Calza, managing partner e fondatore di hELP - the Employment Law Plant. «La riforma parte da un serio miglioramento dell’indennità di disoccupazione, oggi chiamata Naspi, frutto della constatazione che solo una buona indennità di disoccupazione rende possibile un alleggerimento dei vincoli al licenziamento. La riforma rivede poi e aggiorna tutti i principali istituti e contratti del diritto del lavoro, adeguandoli finalmente alle mutate esigenze imprenditoriali e sociali e rendendoli finalmente fruibili.
Finanza e Diritto
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IMPRESE E PROFESSIONISTI
flessibilità che caratterizza i rapporti di lavoro è da riconnettersi all’eliminazione del concetto di equivalenza dal codice civile. Infatti, secondo la nuova versione del primo comma dell’articolo 2103, l’azienda può assegnare il dipendente a mansioni diverse da quelle svolte in passato con il solo limite della riconducibilità allo stesso livello contrattuale e alla stessa categoria legale di inquadramento di quelle da ultimo svolte», dice Francesco D’Amora, partner dello studio Quorum. Luca Failla - Lab Law
co certo e crescente con l’anzianità di servizio in caso di recesso. La modernizzazione della disciplina sui controlli a distanza garantirà il superamento dei problemi sorti in passato a causa di una disciplina non più in linea con le esigenze di globalizzazione dell’economia e di informatizzazione dei processi produttivi». «Uno degli obiettivi principali del Jobs Act è senza dubbio la ricerca della flessibilità, non solo del mercato del lavoro, ma anche e soprattutto, nella gestione dei rapporti contrattuali. E’ proprio in quest’ottica che va collocata l’introduzione del nuovo ius variandi. Possiamo dire che, oggi, con margini più ampi rispetto al passato, il datore può modificare le mansioni dei dipendenti, senza incorrere in inadempimenti contrattuali dai quali possano derivare responsabilità di carattere risarcitorio. Innanzitutto, la maggiore
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La necessità di una ripersa economica solida Il giudizio sulla riforma di Stefano Trifirò, partner senior di Trifirò & Partners Avvocati, è invece sospeso. «Ad oggi, nell’ambito della nostra attività di contenzioso, stiamo lavorando ancora con le norme introdotte dalla Riforma Fornero. Non abbiamo affrontato casi legati alle novità del Jobs Act. Aspettiamo il test del Tribunale e allora capiremo la bontà o meno della riforma». Di certo, per Trifirò, i primi segnali di ripresa dell’occupazione non sono da imputare al Jobs Act, quanto ad un’economia che finalmente ha ripreso a crescere e, inoltre, agli incentivi alle assunzioni con contratto a tempo indeterminato in vigore da inizio anno. «Sarà poi importante capire se saranno garantite le coperture economiche necessarie per il nuovo sistema di ammortizzatori sociali, un altro importante capitolo della riforma». Anche a giudizio di Cristina Mazzamauro, socio di Tonucci & Partners,
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Dunque la corretta e tanto attesa riforma della disciplina dei licenziamenti è uno dei tanti ottimi interventi introdotti dalla riforma, ma non l’unico e forse nemmeno il più importante; è solo quello che dà più nell’occhio, soprattutto per i non addetti ai lavori o per chi non ha a cuore il destino del nostro mercato del lavoro». La flessibilità entra nella gestione dei rapporti contrattuali Il giudizio sulla riforma dell’avvocato Franco Toffoletto, presidente e managing partner di Toffoletto De Luca Tamajo e Soci, è «certamente positivo. Principalmente per l’intervento su tre norme, gli articoli 4, 13, 18 dello Statuto dei Lavoratori, ovvero la regolamentazione del controllo attraverso strumenti informatici, la disciplina dello ius variandi (la modifica delle mansioni) e la disciplina dei licenziamenti che ha ridotto notevolmente la discrezionalità dell’intervento giudiziario». Dopo l’introduzione del contratto a tutele crescenti con il regime flessibile del licenziamento, gli ultimi decreti del Job Act approvati al governo hanno in effetti introdotto altre importanti modifiche all’attuale sistema. A partire dalla possibilità offerta alle aziende, spiega Luca Failla, fondatore insieme a Francesco Rotondi dello studio LabLaw, «di “flessibilizzare” anche in pejus le mansioni in conseguenza di necessità aziendali, tanto che i postulati dell’organizzazione del lavoro do-
Olimpio Stucchi - Uniolex
vranno di certo essere rivisti». A fianco di ciò si colloca poi la semplificazione delle tipologie contrattuali con l’abrogazione del contratto a progetto introdotto dalla Legge Biagi. Chiude il capitolo la nuova disciplina dei controlli a distanza, che introduce importanti novità nell’ambito del rapporto tra azienda e dipendente in materia di privacy e, soprattutto, sul controllo sull’esatto adempimento della prestazione lavorativa anche a distanza tramite strumenti di lavoro». A giudizio di Angelo Zambelli, partner dello Studio Grimaldi, «il decreto di maggior rilievo è senza dubbio quello sul contratto a tutele crescenti che, limitando la reintegrazione nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo dei neoassunti ad alcuni casi espressamente tipizzati, ha stabilito una tutela principalmente indennitaria, con un ristoro economi-
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se la riforma ha avuto il coraggio e il pregio di modificare il mercato del lavoro in profondità,
Sergio Barozzi - Lexellent
per valutarne la bontà complessiva bisognerà attendere la fine del primo triennio di attuazione, quando scadranno appunto gli incentivi alle assunzioni con il nuovo contratto a tutele crescenti. «Perché la riforma produca gli effetti sperati, è infatti fondamentale che le imprese tornino ad investire e che l’economia riprenda a correre». L’evoluzione della professione: meno contenzioso e più consulenza Le novità introdotte dalla riforma, è opinione condivisa da molto giuslavoristi, spingeranno la professione a lavorare molto di più al di fuori delle aule dei palazzi di giusti-
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zia. «La normativa determinerà certamente un maggiore ricorso alla conciliazione a
Cristina Mazzamauro - Tonucci & Partners
scapito del contenzioso. Il lavorista andrà, probabilmente, meno in tribunale ma più spesso in azienda», riflette Francesco D’Amora. «Già adesso, la professione si sta adeguando agli standard europei in cui il lavorista non è solo chi licenzia nelle aziende, ma chi ne disegna le strategie complessive in termini di gestione delle performance, di motivazione e di negoziazione degli esodi». «Stiamo vivendo tempi importanti anche per noi avvocati giuslavoristi. Il contenzioso diminuirà e l’avvocato dovrà sempre di più essere consulente cercando di trovare soluzioni ”fantasiose” in linea con la nuova normativa e con le opportunità«, gli fa eco Luca Failla. «Anche il contenzioso sul licen-
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ziamento è destinato a cambiare pelle: sarà infatti sempre di più incentrato sulla discri-
Francesco D’Amora - Quorum
minazione e sulla nullità del licenziamento». Per Aldo Calza, «dopo un trentennio di immobilismo legislativo, finalmente noi giuslavoristi possiamo divertirci a studiare nuove strategie difensive e nuovi metodi di gestione delle attività stragiudiziali resi possibili dalla riforma.». L’impatto sulla professione sarà rilevante anche a giudizio di Cristina Mazzamauro. «L’avvocato giuslavorista dovrà sempre più porsi come il braccio destro dell’imprenditore, accompagnandolo nelle scelte di carattere organizzativo dello staff e delle risorse, a partire dalla individuazione delle tipologie contrattuali da applicare». Il Jobs Act dovrebbe inoltre ridurre il contenzioso e favorire gli accordi al di fuori del-
le aule giudiziarie, andando incontro ad un’esigenza sempre più prioritaria per gli
Sergio Passerini - Ichino Brugnatelli e Associati
imprenditori. «Le aziende cercano di evitare sempre di più la fase patologica della causa e di individuare soluzioni conciliative preventive». Anche la possibilità di ricorrere alla conciliazione per la risoluzione del rapporto di lavoro, «una norma introdotta dalla Riforma Fornero solo per il licenziamento per motivo oggettivo e ora estesa anche alle altre forme di risoluzione dei rapporti di lavoro con la proposta conciliativa successiva a licenziamento, ha un evidente obiettivo deflattivo del contenzioso». Tanto che a prestare attenzione alle novità della riforma sono state tante aziende. «La richiesta di formazione in azienda e di consulenza per l’adeguamento della modulistica o per la
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gestione dei casi alla luce delle nuove norme è stata intensa in questi mesi», dice Olimpio Stucchi. «E’ prevedibile che andremo incontro ad un periodo di deflusso del contenzioso, soprattutto in materia di licenziamenti, a meno che non intervengano letture delle norme non in linea con lo spirito ad esse sottostanti».
di dottrina e giurisprudenza, non esiste più da trent’anni. Inoltre, occorre un’efficienza organizzativa che prima non era neppure immaginabile. Certamente il Jobs Act ridurrà il contenzioso, ma aumenterà il lavoro di consulenza e assistenza nella redazione di contratti e procedure interne. Inoltre, l’avvocato
L’interdisciplinarietà sarà sempre più richiesta La strada della consulenza è stata da tempo intrapresa dagli avvocati esperti in diritto del lavoro alla luce di un mutato atteggiamento delle aziende nei confronti del processo. La crisi economica degli ultimi anni ha infatti fatto capire a tanti imprenditori che è meglio evitare, ove possibile, il contenzioso, e puntare semmai su soluzioni preventive e conciliatorie. «Da tempo siamo strutturati per evitare ai nostri clienti i conflitti nelle aule dei tribunali», conferma Stefano Trifirò. «Le nostre unità composte da avvocati giuslavoristi, consulenti del lavoro ed esperti di relazioni sindacali e industriali, si muovono per raggiungere un accordo di composizione preventiva e fare in modo così che in tribunale finiscano solo i casi “irrisolvibili”». Anche perché, sottolinea Franco Toffoletto, «il ruolo dell’avvocato giuslavorista non è cambiato per il Jobs Act, ma molto prima, già dagli anni ’90 del secolo scorso. La sua funzione è da tempo molto più consultiva di una volta, perché i clienti hanno bisogno da parte nostra della comprensione del business e della proposizione di soluzioni. Il parere di dieci pagine, con dotte citazioni
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Aldo Calza - hELP - the Employment Law Plant
giuslavorista dovrà approcciare la professione con un’ottica sempre più interdisciplinare, abbracciando le aree del fiscale, della privacy, della regolamentazione dei mercati e del diritto commerciale». Il passaggio dunque si annuncia epocale. «Probabilmente diminuiranno le controversie discusse in tribunale, ma l’importanza del ruolo dell’avvocato nella consulenza a lavoratori e imprese aumenterà sicuramente», dice Sergio Passerini. «Il filo conduttore di molte delle nuove norme è la
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valorizzazione dell’autonomia individuale del lavoratore e, dunque, il venir meno della possibilità di fare affidamento su norme di legge e di contratto collettivo precostituite. Sarà dunque bene che i lavoratori, in particolare i più qualificati, e i datori di lavoro si abituino fin d’ora alla
Angelo Zambelli - Studio Grimaldi
necessità di negoziare individualmente i contenuti del loro rapporto; e in questa contrattazione il ruolo dell’avvocato sarà essenziale». Così come avviene d’altronde in tanti ordinamenti stranieri, dove il ricorso all’assistenza di un avvocato nella definizione delle regole e del contenuto del contratto individuale di lavoro è molto frequente. «Se da un lato l’offerta di conciliazione con un indennizzo predeterminato, esente da tasse e contribu-
ti, potrebbe determinare una prevedibile riduzione dell’attività giudiziale, dall’altro potrebbe registrarsi un aumento del contenzioso fondato sui motivi discriminatori del recesso, rimasto sostanzialmente l’unico ambito di operatività residuale dell’articolo 18», avverte Angelo Zambelli. A giudizio di Sergio Barozzi, invece, l’archiviazione parziale della pratica dell’articolo 18 non garantirà la semplificazione del contenzioso. In futuro il nostro sistema importerà da altri paesi istituti come il constructive dismissal o i punitive damages. Il diritto del lavoro non morirà. Semmai diventerà più difficile e selettivo, richiederà maggior studio, impegno, capacità innovativa e non necessariamente renderà la vita degli imprenditori più semplice. Il contenzioso cui siamo abituati potrebbe, come già avviene in tanti altri paesi, essere acqua di rose rispetto a quello che verrà». La discussione su questi temi proseguirà dunque all’interno di IAIR Awards - Ceo Summit & Awards il 9 ottobre, l’evento che dopo Milano farà tappa a Londra il 28 ottobre con la partecipazione del volto storico della BBC Justin Webb. Anche in quest’occasione non mancheranno momenti di dibattito per individuare i fattori di crescita del sistema-Italia attraverso l’apporto sinergico di aziende, finanza e consulenti.
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VINO & MADE IN ITALY, LE NUOVE FRONTIERE Siamo secondi solo alla Francia ma le potenzialità sono ancora tante. Primi in Germania e usa, indietro in Cina e Far East Silvana Ballotta, CEO Business Strategies
È il fiore all’occhiello della nostra agricoltura e a tutti gli effetti un prodotto della terra che non ha nulla da invidiare ai baluardi della manifattura made in Italy. Il vino italiano - come la moda e molto più del nostro agroalimentare – piace e vola sui mercati internazionali, dove da due anni sfonda puntualmente quota 5mld di euro di export. Ci batte solo la Francia, che come spesso accade ha iniziato prima e meglio a dare un’impronta manageriale al proprio brand, trainato da Champagne, Bordeaux e Borgogna. La Francia è in vantaggio ed è fortissima in Cina, che ha solcato almeno un decennio prima di noi, ma l’Italia non sta a guardare: se è vero che i consumi interni arrancano, negli ultimi 10 anni il nostro export vinicolo è cresciuto nel mondo dell’88%, con punte notevoli in quelli che oggi rappresentano i mercati di sbocco per i nostri produttori, Usa e Germania in primis. In questi anni orribili per la nostra economia il vino è quindi stato un’eccezione positiva, una mosca bianca. Ma per mantenere la rincorsa occorre lavorare, e non poco, sui mercati emergenti e sul nostro brand, perché se è vero che il diavolo si nasconde nei particolari, il nostro vino ne sconta 2 abbastanza evidenti: il prezzo e il posizionamento in Cina e nel Far East. Per Mediobanca il prezzo medio del vino esportato è aumentato lo scorso anno dello 0,3 per cento a 2,49 euro al litro; molto più della Spagna (circa 1 euro al litro) - che però sta giocando un’altra partita, fondata sul mercato dello sfuso – ma meno della metà del nostro principale competitor, la Francia. E ancora, secondo Wine Monitor di Nomisma con cui Business Strategies ha realizzato un Osservatorio del vino sui Paesi Terzi - nei vini fermi imbottigliati il nostro prezzo medio nel mondo
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è di 3,11 euro al litro, contro i 4,64 euro dei vini francesi. La forbice si allarga per il valore delle bollicine, dove la performance della Francia è di 4 volte superiore alla nostra: 15,7 euro contro 3,5. La questione del prezzo è fondamentale, specie per i mercati consolidati, dove più che mai la partita si gioca sul riconoscimento del brand e sull’identificazione del prodotto vino al pari degli altri di alta gamma della manifattura made in Italy. PREZZO MEDIO VINO 2014 (€/litro)
Francia Italia Spagna Francia Italia Spagna
Fermi imbottigliati
Sparkling
4,64 3,11 2,03
15,70 3,47 2,33 Fonte: Wine Monitor - Nomisma
L’altro aspetto decisivo per il futuro del vino italiano riguarda l’export verso i Paesi emergenti, il vero traino per il nostro futuro enologico e non solo. Alcuni indicatori parlano chiaro: secondo le previsioni del Centro studi Confindustria e Prometeia, l’export dei prodotti italiani ‘belli e ben fatti’ – dall’agroalimentare all’arredamento nei 30 principali nuovi mercati raggiungerà i 16 mld nel 2020, con un +45% in 6 anni; e il vino è in prima fila tra le merci pregiate da esportare. Inoltre, secondo le elaborazioni dell’Osservatorio Business Strategies realizzato con Nomisma si assiste a una vera e propria ‘migrazione’ dei consumi di vino: un trend evolutivo che ha vi-
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sto il sorpasso (in valore) delle quote del nostro vino nei mercati terzi (58%), a scapito di quelli tradizionali europei. È l’effetto di un tasso medio annuo di crescita delle importazioni che indica una doppia velocità negli ultimi 10 anni, con le piazze extra europee che sono cresciute a ritmi del 7,7%, contro il +2,8% dell’Ue. Russia (+121%), Canada (+62%) e Cina (+57%) rappresentano le top crescite della domanda del vino dal 2000 al 2013, con un’impennata significativa del Paese del Dragone negli ultimi anni.
TOP CRESCITE Russia Canada Cina Usa TOP CALI Spagna Italia Francia
+121% +62% +57% +37%
-36% -29% -18% Fonte: Wine Monitor - Nomisma
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È il fiore all’occhiello della nostra agricoltura e E se su Russia e Canada siamo leader o ben posizionati, lo stesso non si può dire sulla Cina, autentico Eldorado per le esportazioni mondiali di vino assieme agli altri Paesi del Far East. In Cina il nostro prodotto enologico vale una ‘nanoquota’ del 7%, poco rispetto ad altri Paesi produttori come Cile (11%) e Australia (15%), pochissimo rispetto al gigante francese, che arriva a quasi metà dell’intero mercato (46%). Anche negli altri Paesi del Far East e Oceania le cose non vanno meglio: secondo Ismea la Francia è Paese leader in India, a Hong Kong, Singapore, Taiwan, mentre Cile, Australia e Nuova Zelanda hanno il pr imato rispettivamente in Corea del Sud, Tailandia e Australia. E l’Italia? Rincorre, in alcuni casi come ‘primo follower’ in altri da secondo o terzo follower. Una rincorsa annunciata e avviata, si spera, già da quest’anno che registra, nei primi mesi, segnali incoraggianti sul fronte cinese con un +20% nelle vendite. La strada però è ancora lunga e passa tutta attraverso 2 parole: semplificazione e promozione. Uno studio Business Strategies, presentato all’ultimo congresso mondiale della Vigna e del Vino dell’Oiv, evidenzia la necessità sempre più stretta per il nostro vino di instaurare con il mercato cinese un rapporto più semplificato, una fusione da raggiungere attraverso pochi punti chiave. Un percorso lungo, fatto di abbinamento
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con altri brand forti del made in Italy, di presenza costante e di ‘contaminazioni’ tra due culture così lontane ma da sempre così reciprocamente affascinate. Business Strategies, missione dell’internazionalizzazione La fiorentina Business Strategies, ‘professional trainer’ sui mercati internazionali di imprese italiane del lusso e
di circa 400 griffe enologiche italiane, è da tempo impegnata sulle principali piazze mondiali e su quella cinese in particolare, dove oltre ad avere una sede (a Shanghai) vanta importanti accordi in esclusiva con società e media locali del settore, impegnati nella crescita del prodotto vino nel Paese del Dragone. Le aziende assistite rappresentano tutte le regioni italiane e producono complessivamente oltre 100 milioni di bottiglie l’anno, il 70% delle quali esportati nei principali mercati stranieri come Usa, Cina, Russia, Giappone, Canada, Svizzera, Brasile e Sud est asiatico (Singapore, Malesia, Vietnam e Tailandia) per un valore complessivo di circa 500 milioni di euro.
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VOLUNTARY DISCLOSURE: LUCI, OMBRE E SCADENZE SUL RIENTRO DEI CAPITALI. L’opinione di 10 esperti in materia tributaria Federica Chiezzi
Giulio Andreani, Dla Piper
Marco Sandoli, Macchi di Cellere Gangemi
Francesco Bonichi, Allen & Overy
Vincenzo José Cavallaro, Stufano Gigantino Cavallaro e Associati
Alessandro Dragonetti, Bernoni Grant Thornton
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Marco Graziani, Legance
Divenuta legge il 14 dicembre scorso, la Voluntary Disclosure, ovvero la norma che prevede la riemersione e regolarizzazione dei capitali detenuti all’estero e in Italia in violazione delle leggi fiscali, per l’intero anno ha calamitato l’attenzione degli operatori del mercato tributario, che si sono dovuti destreggiare fra incertezza interpretativa e difficoltà gestionali. Finanzaediritto.it ha già affrontato il tema della Voluntary Disclosure in due puntate speciali dagli studi di Telelombardia, ondate in onda a giugno. Data la stringente attualità, la legge sarà di nuovo oggetto di dibattito durante il CEO Summit in programma il 9 ottobre presso Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana, in occasione degli IAIR Awards. All’interno della manifestazione è programmata una tavola rotonda con la partecipazione dei CEO finalisti e vincitori. Come preambolo al Summit in questione, sono state raccolte le opinioni di avvocati fiscalisti e dottori commercialisti sulla norma per il rientro dei capitali, a ridosso della scadenza dei termini. Proprio in questi ultimi giorni si è acceso il dibattito sui numeri relativi all’adesione alla Voluntary Disclosure, che, stando ai dati diffusi dall’Agenzia delle Entrate, nei primi otto mesi del 2015 sono risultati
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ben al di sotto delle aspettative. Il ritardo con cui la normativa è stata assimilata dai diretti interessati, cioè i contribuenti, è stato attribuito al pesante rinvio nel chiarimento di importanti variabili legate alla normativa. Solo nel mese di agosto è stato definito l’arco temporale di applicazione della procedura, la portata applicativa delle norme e alcune rilevanti correlazioni tra ambito penale e tributario. Il 27 agosto è stato reso disponibile il waiver svizzero per inviare all’Agenzia delle Entrate dati e posizione e solo il 2 settembre sono state introdotte delle modifiche alla disciplina del raddoppio dei termini per l’accertamento. Per uscire dall’impasse, il 14 settembre l’Agenzia delle Entrate ha annunciato, a sorpresa, una “mini proroga” alla scadenza, dopo che il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, fino a qualche giorno prima ne aveva smentito l’ipotesi. Secondo le nuove disposizioni, il termine per registrare l’istanza resta fissato al 30 settembre ma, in caso di ritardo nella consegna al Fisco di tutta la documentazione necessaria per la richiesta di emersione, sono concessi 30 giorni in più dalla data di registrazione. La notizia è stata accolta con favore dai fiscalisti che però restano concordi nel ritenere che 30 giorni non siano esaustivi. “Il periodo di proroga concesso è assolutamente necessario per poter rimediare ai ritardi con cui il legislatore ha chiarito alcuni elementi della Voluntary. La dilazione temporale ci permette di presentare in maniera più completa e chiara possibile le numerose e complesse adesioni
che i contribuenti ci hanno sottoposto negli ultimi mesi” ha affermato Tommaso Di Tanno, Fondatore dell’omonimo studio. Francesco Fabbiani, socio fondatore di F&C Studio legale tributario, l’ha definita un’estensione temporale “utile ma non sufficiente” aggiungendo che “restano ancora dei punti interrogativi sul quadro normativo, come ad esempio sulle norme antiriciclaggio, mentre altri elementi sono stati chiariti solo a un mese dalla scadenza, causando un sovraffollamento delle richieste di adesione da completare o rivedere”. Fiscalisti, intermediari e tributaristi hanno dunque avanzato una nuova proposta al vaglio in questi giorni: un’estensione di ulteriori tre mesi, fino al 31 Dicembre 2015, non soltanto per la presentazione della documentazione necessaria, ma anche per l’adesione stessa alla Voluntary Disclosure. Una possibilità, quest’ultima, non prevista dalla mini proroga e che rappresenterebbe un forte incentivo all’adesione, permettendo una gestione dei lavori più semplice e uno smaltimento delle adesioni più fluido. “Ritengo che il legislatore, non tenendo conto delle difficoltà che avrebbero avuto gli operatori nell’espletamento della procedura di emersione, abbia fissato un termine senza dubbio insufficiente. Se la mini proroga permetterà solo il completamento dei lavori per chi ha già consegnato la documentazione al 30 settembre, la proroga di ulteriori tre mesi permetterebbe invece di aprire il mercato a nuove adesioni” ha dichiarato Alessandro Dragonetti partner responsabile dell’area Tax di Bernoni
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Grant Thornton. In attesa di sapere come si evolveranno i termini di adesione, facciamo un bilancio su ciò che la Voluntary Disclosure ha rappresentato per gli operatori del mercato fiscale e per gli stessi contribuenti. La prima considerazione da fare è che la Voluntary Disclosure ha incrementato notevolmente il lavoro per i dipartimenti fiscali e per gli studi tributari richiedendo, in alcuni casi, il coinvolgimento di maggiori risorse e quindi il potenziamento dei team dedicati a questo tipo di fascicoli. Le squadre si sono organizzate per far fronte a una norma apparsa fin dall’inizio estremamente complessa e che, come tale, ha richiesto da subito un lavoro puntuale e articolato. “La Voluntary è stata un’ottima opportunità per i dipartimenti fiscali. L’incremento del lavoro e tutte le difficoltà legate alla procedura stessa ci hanno imposto di rafforzare il team puntando su risorse di livello e specializzazione” ha dichiarato Marco Sandoli, socio di Macchi di Cellere Gangemi. Anche Vincenzo José Cavallaro, socio di Stufano Gigantino Cavallaro e associati, ha affermato che “si sta parlando una norma di successo, che noi abbiamo interpretato con anticipo per riuscire a gestire la quantità di lavoro che ha sommerso in questi mesi tutti i team fiscali”. Della collaborazione volontaria è stato apprezzato fin da subito il carattere sovranazionale: “una norma intelligente” ha sostenuto Alessandro Dragonetti “perché si è adeguata al cambiamento in atto a livello internazionale”. In tal senso, la Voluntary Disclosure ha impegnato gli operatori nella gestione di tutti
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i risvolti e le implicazioni sorte al di fuori dei confini nazionali. “Il carattere internazionale della Voluntary Disclosure, che ritengo sia una norma positiva, ha determinato un incremento del lavoro per studi a vocazione internazionale come il nostro, in particolare per tutto ciò che concerne le problematiche relative ai rapporti con istituzioni, banche e ordinamenti stranieri nell’ambito delle procedure di regolarizzazione fiscale” ha affermato Giulia Cipollini, capo del dipartimento Tax di Withers. Un altro punto di forza che gli operatori hanno attribuito alla nuova norma soprattutto rispetto all’impostazione del vecchio scudo fiscale, riguarda la connotazione volontaria delle azioni che prevede. Su questo aspetto ha espresso il suo giudizio Francesco Bonichi, socio del dipartimento fiscale di Allen & Overy: “Nel complesso la procedura di Voluntary Disclosure, nonostante i profili di complessità tecnica che sono innegabili, si conferma come un’operazione eticamente condivisibile, in quanto rispetto allo scudo fiscale non è l’ennesimo condono ma una atto consapevole di trasparenza nel rapporto con il Fisco. In concreto, il contribuente sceglie volontariamente di correggere le proprie dichiarazioni fiscali pagando quanto avrebbe dovuto e questo ritengo sia un importante passo in avanti nella gestione delle questioni fiscali e nei rapporti con il Fisco”. Anche Gianluigi Strambi, responsabile del dipartimento fiscale di Gitti Raynaud and Partners ha esternato la sua idea: “In generale direi che la Voluntary Disclosure ha avuto buon esito, a cui ha contri-
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buito l’istituzione del reato di autoriciclaggio che è un forte incentivo alle adesioni. Tuttavia rimane un procedimento che richiede una gestione piuttosto complessa”. Della stessa opinione è Tommaso Di Tanno il quale ha dichiarato: “Si tratta di una norma certo complessa ma ben fatta e opportuna. L’unica critica che mi sento di fare riguarda il ritardo con cui sono stati definiti alcuni importanti componenti come i periodi di imposta interessati, definiti solo nei primi giorni di settembre. Ciò ha chiaramente reso più complesso il lavoro di studi tributari come il nostro, e ha rallentato complessivamente la presentazione delle autodenunce”. Marco Graziani partner di Legance ha aggiunto: “Ritengo che il successo della Voluntary Disclosure risieda nell’opportunità che ha dato a molti contribuenti di sistemare la loro situazione patrimoniale a costi ragionevoli. L’insuccesso o quantomeno il limite dell’operazione risiede invece nelle difficoltà che noi operatori abbiamo riscontrato nel reperimento, nella gestione e nell’analisi dei materiali trasmessi, specialmente di fronte a patrimoni di milioni di euro”. Nonostante un parere pressoché unanime su quanto sia stata necessaria e importante questa legge, la sua gestione ha messo in luce non pochi limiti. Uno fra
tutti, la sua complessità legislativa. “Sarebbe stato opportuno rendere più semplice e appetibile la nuova procedura, prevedendo una forfettizzazione della tassazione dei proventi finanziari più aderente ai rendimenti effettivi e una più elevata soglia di applicazione di tale forfettizzazione; si sarebbe dovuto inoltre garantire una maggiore copertura penale (si pensi ad esempio ai reati di falso in bilancio e di emissione di fatture per operazioni inesistenti), per consentire l’adesione alla procedura anche da parte di soggetti che, senza tale copertura, non hanno interesse ad accedervi, a parte una maggiore tempestività dell’Agenzia delle Entrate nel fornire chiarimenti a disposizioni di dubbia interpretazione” afferma Giulio Andreani, senior advisor di Dla Piper. La discussione su questi temi proseguirà dunque all’interno di IAIR Awards - Ceo Summit & Awards il 9 ottobre, l’evento che dopo Milano farà tappa a Londra il 28 ottobre con la partecipazione del volto storico della BBC Justin Webb. Anche in quest’occasione non mancheranno momenti di dibattito per individuare i fattori di crescita del sistema-Italia attraverso l’apporto sinergico di aziende, finanza e consulenti.
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CAPITAL MARKETS: DALLA FRAMMENTAZIONE ALL’UNIONE DEI MERCATI EUROPEI
Il punto di vista di sette avvocati attivi nel Mercato dei Capitali Federica Chiezzi
Antonio Coletti, Latham & Watkins
Carloandrea Meacci, Ashurst
Gianluca Fanti, Ashurst
Manfredi Vianini Tolomei, Chiomenti
Nicola Brunetti, Gattai Minoli Agostinelli & Partners
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Pietro Rossi e Gianluca Cambareri Tonucci & Partners
Il Capital Markets si attesta come uno dei mercati in crescita a livello globale, pertanto Finanzaediritto.it ha intervistato alcuni avvocati di primari studi legali attivi in questo comparto per verificare l’andamento delle operazioni, con particolare riferimento al contesto italiano. L’analisi elaborata fa da preambolo ad un più ampio dibattito sul tema in oggetto, che si svilupperà durante i Ceo Summit & Awards, il prossimo dei quali è in programma domani 28 ottobre a Londra presso Church House Westminster, con il giornalista BBC Justin Webb come moderatore e a cui seguirà, il 19 novembre, l’edizione di Dubai. Un mercato globale in crescita Per la maggior parte dei dipartimenti legali che si occupano attivamente di Capital Markets, il 2015 è stato un anno positivo. A livello globale, la generale ripresa era stata già percepita nel corso del 2014, soprattutto per ciò che concerne le quotazioni, che, stando ai dati contenuti nello studio Ey Global Ipo Trend, rispetto al 2013 avevano registrato un +35%. In Italia la ripresa è stata meno percettibile rispetto al resto del mondo, ma ha comunque infuso un generale senso di ottimismo tra i professionisti impegnati in questo filone legale. Durante le interviste effet-
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tuate da Finanzaediritto.it ad avvocati attivi in prima linea nel mercato dei capitali, si è parlato in modo pressoché unanime di un andamento in crescita per i mandati relativi a questo comparto di attività. “Sono stati 18 mesi impegnativi per il nostro team, in cui si sono susseguite numerose operazioni di equity, una fra tutte la quotazione di Ovs che noi abbiamo seguito dalla parte dell’emittente” ha dichiarato Antonio Coletti, managing partner di Latham & Watkins. Il trend di crescita, a detta di molti, si è mosso di pari passo con un nuovo atteggiamento di apertura nei confronti delle diverse opportunità che il mercato dei capitali può offrire. “Se la ripresa economica a livello nazionale stenta ad affermarsi rispetto a qualche anno fa, attualmente si nota una maggiore disponibilità degli imprenditori a prendere in considerazione l’apertura del capitale soprattutto verso investitori internazionali ed investitori istituzionali” ha affermato Gianluca Cambareri socio di Tonucci & Partners. In Italia, come a livello globale, l’accelerazione ha riguardato in primis il mercato delle Ipo, che ha visto quotarsi società di grandi dimensioni come Poste Italiane e Ovs, e altrettante piccole e medie imprese nel mercato Aim, ovvero il mercato alternativo dedicato alle pmi. Oltre alle offerte pubbliche iniziali in diversi segmenti del mercato telematico azionario di Borsa Italiana, “lo scenario è stato caratterizzato anche da operazioni di rafforzamento del capitale portate avanti da alcuni istituti di credito italiani” ha commentato Gianluca Fanti, partner del dipartimento di International finance di Ashurst. Inoltre, alcuni professionisti del settore hanno ri-
servato un’attenzione particolare alla quotazione di due nuove SPAC (Special Purpose Acquisition Company), CFP1 e Space2. Secondo Nicola Brunetti, partner dello Studio Gattai Minoli Agostinelli & Partners, si tratta di “strumenti di investimento interessanti, come dimostrato dalle varie business combination concluse quest’anno da SPAC già quotate nei due anni precedenti ovvero Fila con Space, Prima Vera SpA con Greentitaly 1 e LU.VE con Industrial Stars of Italy”. Passando in rassegna il mercato del Debt Capital Market, i dati mostrano un sostanziale allineamento con l’anno precedente, con una crescita delle operazioni di finanziamento mediante emissioni obbligazionarie effettuate da piccole e medie imprese, ovvero i cosiddetti minibond. “Il mercato del debito, in un tentativo di limitare l’intervento delle banche, si sta sviluppando nella direzione dei minibond, in relazione ai quali si è assistito ad una importante crescita delle emissioni negli ultimi anni. Gli emittenti bancari e finanziari sembrano, invece, non avere particolare bisogno di liquidità, viste anche le misure varate dalla BCE, per cui non sono particolarmente attivi sul mercato dei capitali” ha spiegato Pietro Rossi, socio di Tonucci & Partners. All’interno del comparto Debito, seppur in misura ancora ridotta rispetto agli Stati Uniti d’America, si fanno strada le operazioni di Private Placement, ossia collocamenti privati di debito con uno o più investitori, come ha affermato Antonio Coletti, Managing partner di Latham & Watkins: “Il mercato dei capitali di debito in Italia si sta sviluppando anche grazie ad Alternative Lenders, ossia fondi di credito, fondi
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pensione, assicurazioni ed altri soggetti, italiani e internazionali che, grazie alle riforme avviate a partire dal 2012, si propongono di finanziare imprese italiane, grandi e medio-piccole, con strumenti alternativi, principalmente obbligazionari. È un’opportunità per le nostre imprese per finanziare la crescita e per presentarsi ai mercati dei capitali, con possibili opportunità di espansione anche mediante operazioni straordinarie quali acquisizioni o fusioni e in prospettiva di una possibile quotazione in borsa”. Inoltre “sul fronte del debito, oltre a strumenti più tradizionali come sovereign bonds e high yield bonds, il mercato ha visto l’affermarsi del segmento dei project bonds in tutto il corso del 2014 e nei primi mesi del 2015” ha dichiarato Carloandrea Meacci, partner del dipartimento di Energy, Transport & Infrastructure di Ashurst.
scarsa liquidità e la complessità del processo di quotazione, ritenuto da Nicola Brunetti di Gattai Minoli Agostinelli & Partners “troppo lungo e costoso per le pmi”. “Per questo motivo – aggiunge Brunetti - molte imprese scelgono di quotarsi all’Aim, dove non è previsto il procedimento istruttorio della Consob”. Alcuni interlocutori hanno parlato di frammentazione, intesa come aumento del numero degli operatori ma riduzione della loro dimensione. Gianluca Cambareri di Tonucci & Partners ha descritto l’attuale composizione della nostra economia, “fatta prevalentemente da piccole medie imprese e offerente delle target adatte per lo più a fondi medio piccoli”. Ci sono poi fenomeni globali che inevitabilmente hanno effetto sui mercati di tutto il mondo, come l’instabilità derivata dalle oscillazioni dei prezzi e la crisi che investe alcuni mercati emergenti.
I limiti del mercato italiano Nonostante la situazione macroeconomica sembra favorire una ripresa del settore, non mancano alcune difficoltà che rendono il Belpaese meno attraente rispetto alle piazze estere. Tra i punti deboli del nostro mercato, gli esperti intervistati annoverano la natura ancora troppo “nazionale” delle operazioni: “Il mercato dei capitali nostrano continua ad essere prevalentemente domestico, specie nell’equity capital markets” ha affermato Gianluca Fanti di Ashurst, che ha aggiunto “a livello micro soltanto realtà imprenditoriali di grandi dimensioni sono attualmente nella posizione di stimolare l’ingresso di capitali esteri verso l’Italia”. Altro limite evidenziato riguarda la
Verso un Mercato unico dei capitali La soluzione alla generale frammentazione e disomogeneità su cui versa oggi il mercato dei capitali a livello europeo, è stata proposta lo scorso settembre dalla Commissione Europea. Quest’ultima ha presentato il piano d’azione che porterà al compimento di uno dei suoi principali obiettivi da qui al 2019: un Mercato unico dei capitali in Europa per promuovere investimenti e finanziamenti nei 28 Stati membri dell’Unione. “La direzione che dobbiamo seguire è chiara: dare forma a un mercato unico dei capitali partendo dalla base, individuando gli ostacoli e rimuovendoli uno ad uno. L’Unione dei mercati dei capitali mira a sbloccare liquidità presenti in abbon-
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danza, ma congelate, e a metterle al servizio delle imprese europee, in particolare delle pmi”, ha affermato il Commissario dell’UE Jonathan Hill, responsabile per la stabilità finanziaria, i servizi finanziari e l’Unione dei mercati dei capitali. Il progetto è stato accolto favorevolmente dall’opinione pubblica così come dagli stessi operatori. “Il progetto di legge apporterebbe vantaggi sia per gli istituti di credito, che ne trarrebbero una maggiore standardizzazione e di conseguenza anche una riduzione dei costi vivi delle varie issuances, sia per gli investitori che potrebbero godere, grazie a questo piano di azione, di modalità di informazione più complete e trasparenti” ha commentato Gianluca Fanti. Le aspettative, così come le raccomandazioni, verso questo importante progetto sono decisamente elevate. “Sono attese ulteriori misure per la semplificazione dei requisiti connessi alla pubblicazione di un prospetto informativo e per l’accesso al mercato da parte delle pmi” ha dichiarato Manfredi Vianini Tolomei, socio di Chiomenti. Nicola Brunetti ha aggiunto: “Da un punto di vista generale, credo che l’effetto di tutte queste misure sarà di incrementare gli investimenti diretti dall’estero, soprattutto da parte dei fondi di investimento e di venture capital, mentre dubito che, non cambiando anche la situazione macroeconomica, il mercato unico dei capitali possa favorire la tendenza agli investimenti da parte dei piccoli risparmiatori. Come operatore del diritto mi auguro che tutto ciò non si traduca nell’introduzione di un’ulteriore strato di regole, ma in una semplificazione e riorganizzazione”. La recente quo-
tazione di Ferrari a Wall Street è stata oggetto di riflessione nell’ambito del progetto di Unione dei capitali. Secondo quanto riportato a Finanzaediritto.it da Manfredi Vianini Tolomei, “questa Ipo ha mostrato come società globali privilegino mercati diversi dal mercato italiano e questo concorre a sperare in una accelerazione del processo di unificazione di tutti i mercati continentali per creare una piazza finanziaria alternativa a New York da una parte e delle borse asiatiche dall’altra”. Certo è che un progetto di tale entità, se portato a termine nel modo prefissato, cambierà del tutto lo scenario macroeconomico, massimizzando i vantaggi che i mercati dei capitali possono portare all’economia, alla crescita e all’occupazione, eliminando gli ostacoli agli investimenti transfrontalieri all’interno dell’UE e garantendo una effettiva protezione per consumatori e investitori. “Dal successo di questa iniziativa non solo dipende la stabilità finanziaria europea ma anche il rafforzamento della competitività internazionale delle aziende europee” ha concluso Pietro Rossi. La discussione sul tema proseguirà dunque all’interno di IAIR Awards - Ceo Summit & Awards domani 28 ottobre a Londra e il 19 Novembre a Dubai, quando non mancheranno momenti di dibattito per individuare le principali tendenze, i limiti e le potenzialità del sistema-italia e del sistema-mondo attraverso l’apporto sinergico di aziende, finanza e consulenti.
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LUSSO MADE IN ITALY ALL’ESTERO. Il punto di vista di Silvana Ballotta a cura di Silvana Ballotta, CEO Business Strategies
Se da una parte alcuni dei più noti brand del lusso italiano hanno una presenza consolidata all’estero, dall’altra i nostri prodotti di eccellenza hanno ancora un forte potenziale da esprimere. Un percorso di internazionalizzazione dunque ancora in gran parte da percorrere per affermarsi sul mercato globale. Silvana Ballotta, Fondatrice e General Manager di Business Strategies, ne ha tracciato con noi le linee guida. Dott.ssa Ballotta, quali categorie di prodotto vede in questo momento trainanti per l’export? Sicuramente il food&wine. La tradizione e cultura enogastronomica italiana sono riconosciute a livello mondiale e rappresentano il primo motivo di visita nel nostro Paese. Tuttavia, mentre il comparto vinicolo si è dimostrato uno stimolo importante per l’intera economia italiana, superando per due anni consecutivi la quota 5mld di euro, l’agroalimentare fatica a decollare. Con una crescita media del 7% dal 2010 ad oggi, il settore sta vivendo una stagione positiva, ma in netto svantaggio rispetto ai competitor europei.
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È sorprendente constatare che la Germania registra un export alimentare del valore di 55 miliardi di euro, il doppio rispetto ai 26 dell’Italia, superata anche dai cugini francesi (42 miliardi di euro) e seguita a stretto giro dalla Spagna (22 miliardi). Per colmare questo divario è necessario puntare su brand, efficienza e competitività di sistema, creando occasioni efficaci di promozione sui mercati esteri, attraverso strumenti e modalità che valorizzino la dimensione dell’esperienza e siano in grado di premiare la qualità dei nostri prodotti. Business Strategies affianca nel percorso di internazionalizzazione numerose aziende vinicole italiane. Ci sono dei mercati emergenti su cui siete focalizzati più che su altri? Teniamo gli occhi puntati su Cina e Far East, mercati dall’enorme potenziale e ancora in buona parte inesplorati. Con una quota di mercato pari solo al 7%, in Cina il vino italiano si posiziona infatti dietro gli altri Paesi produttori come Francia (che detiene quasi la metà dell’intero import cinese, con una quota del 46%), Australia (15%) e Cile (11%). Per colmare questo divario dobbiamo puntare su semplificazione e promozione, facendo in modo che sia la qualità del Made in Italy a parlare. Stiamo investendo nel creare una presenza costante nel Paese del Dragone e abbiamo avviato una collaborazione in esclusiva con Taste Italy! società di Shangai che promuove vino e agroalimentare italiano e che assiste le aziende italiane che si avventurano in Cina. E il mercato ci sta dando ragione: nei primi mesi del 2015 le vendite di vino hanno registrato un
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+20%, un segnale incoraggiante e uno stimolo a proseguire. Nell’ampio ventaglio di servizi che mettete a supporto delle imprese, dall’accesso ai finanziamenti alla consulenza, quali sono gli aspetti che più pesano per quelle del lusso Made in Italy? Tutte le componenti sono importanti e pesano allo stesso modo. L’ottenimento dei contributi messi a disposizione dalla UE, non è sufficiente se non è accompagnato da un chiaro ed efficace programma di sviluppo e di investimento nei paesi terzi. Lo sviluppo delle risorse umane deve essere accompagnato da un corretto posizionamento dei prodotti e dei servizi. Le vendite online dell’alto di gamma sono in aumento, oltre al fatto che il canale digitale registra un’importanza crescente nelle decisioni di acquisto del lusso. Qual è l’approccio delle imprese italiane a tal proposito, sui diversi mercati e segmenti di consumatori? Le aziende italiane stanno iniziando a comprendere la necessità di una comunicazione digitale efficace, con un processo di conversione graduale in cui c’è ancora molto da fare. Ma, come ha dimostrato il settore della moda, la promozione 2.0 non passa solo attraverso le imprese. Se vogliamo che il brand agroalimentare italiano si affermi sul web dobbiamo coinvolgere blogger, social network e creare un passaparola virale, basato sui contenuti ma anche veicolo di un lifestyle che è parte integrante dell’esperienza Made in Italy.
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Auto-riciclaggio e imprese. Quale perimetro per la responsabilità 231? A cura dell’Avv. Dario Bolognesi
Il reato di auto-riciclaggio è stato introdotto nel codice penale dalla l. n. 186/2014, approvata lo scorso dicembre per disciplinare il meccanismo della cd. voluntary disclosure, diretto a favorire il rientro dei capitali detenuti all’estero. Il nuovo art. 648-ter. 1, c.p. punisce colui che impiega, sostituisce, trasferisce in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative il denaro, i beni o le altre utilità derivanti dal delitto non colposo che lo stesso ha commesso o concorso a commettere. Ciò a condizione che la condotta sia idonea a ostacolare concretamente l’identificazione della provenienza illecita della provvista. Al contempo, si prevede la non punibilità delle condotte di mero utilizzo o godimento personale della provvista illecita, in linea con l’assunto per cui tali ipotesi costituiscono la naturale prosecuzione del reato base (il c.d. post factum non punibile). La disciplina della nuova fattispecie mira, in via principale, a rafforzare l’azione di contrasto alla criminalità economica e al riutilizzo delle risorse di provenienza illecita, nonché a incentivare l’adesione alla voluntary disclosure, poiché la punibilità per auto-riciclaggio è esclusa per coloro i quali si avvalgano di tale meccanismo. Sul piano sanzionatorio, l’art. 648-ter.1, c.p. prevede che l’auto-riciclaggio venga punito con la reclusione da 2 a 8 anni e la multa da 5.000 a 25.000 euro. Se il reato base è meno grave, vale a dire se risulta punito con la reclusione inferiore nel massimo a 5 anni, la misura della pena è ridotta: reclusione da 1 a 4 anni e multa da 2.500 a 12.500 euro, salvo il caso in cui il reato base sia stato commesso avvalendosi del metodo mafioso o per agevolare associazioni mafiose. La pena viene poi: i) aumentata se i fatti sono commessi nell’esercizio di una attività ban-
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caria, finanziaria o comunque professionale; e ii) diminuita se l’autore della condotta si è adoperato per evitare conseguenze ulteriori o per assicurare le prove del reato e l’individuazione delle utilità illecite. Si noti che la condotta deve essere posta in essere “in modo da ostacolare concretamente l’identificazione” della provenienza illecita della provvista. L’avverbio “concretamente” intende precisare la scelta di punire soltanto le condotte che denotino una particolare decettività, e questo elemento dovrebbe sperabilmente costituire un filtro al proliferare di improprie contestazioni per auto-riciclaggio. Un’interpretazione rigorosa della nuova fattispecie eviterebbe l’elevato rischio che l’autore di un reato tributario possa incorrere automaticamente nell’imputazione per auto-riciclaggio. I reati tributari determinano per la loro stessa natura un risparmio di imposta (la c.d. provvista illecita), che resta automaticamente inglobato nel risultato di esercizio per essere reimpiegato nella stessa attività economica dell’impresa. Di conseguenza, potrebbe accadere che la medesima condotta venga punita due volte sul piano penale (per il reato tributario base e per l’auto-riciclaggio), oltre che sul piano amministrativo, il che realizzerebbe una violazione del principio del ne bis in idem, di recente stigmatizzata anche dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. La l. n. 186/2014 ha inserito l’auto-riciclaggio nell’elenco dei reati presupposto della responsabilità degli enti, disciplinata dal D. Lgs. n. 231/2001 (di seguito, anche “Decreto 231”). Risultano applicabili le stesse sanzioni minacciate per i reati di ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita (di cui all’art. 25-octies). In particolare, l’ente si espone
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alla sanzione pecuniaria da 200 a 800 quote ovvero da 400 a 1000 quote, laddove il reato base è puni-
to con reclusione superiore nel massimo a 5 anni; e alle sanzioni interdittive per un tempo non superiore a 2 anni. Questa soluzione rende particolarmente severa la risposta sanzionatoria. Sempre in relazione all’esempio del reato tributario come illecito base dell’auto-riciclaggio, il rischio è che si cumulino le seguenti sanzioni: i) amministrativa per l’illecito fiscale; ii) penale per il reato base; iii) penale per l’auto-riciclaggio; iv) amministrativa ai sensi del Decreto 231, a carico dell’impresa. Ciò solleva nuovi dubbi di compatibilità col già evocato principio del ne bis in idem, fondato sul diritto a non essere giudicati o puniti due volte per lo stesso fatto. Di non poco conto risulta poi l’impatto che l’introduzione della nuova fattispecie avrà sull’adeguamento dei Modelli Organizzativi adottati dalle imprese. In proposito, è evidente che una delimitazione più chiara dell’ambito dei reati base rilevanti avrebbe l’effetto di chiarire i confini della responsabilità dell’ente. In particolare, si rileva che il legislatore non ha ritenuto di specificare in che modo debba intendersi il generico riferimento al “delitto non colposo” quale reato base dell’auto riciclaggio. Non è chiaro se l’eventuale responsabili-
tà dell’ente sia limitata ai casi in cui il reato base rientra tra i reati presupposto di cui al Decreto 231, ovvero se possa configurarsi anche in presenza di fattispecie diverse. Tale aspetto ha considerevoli ricadute sul piano pratico, in quanto ipotizzare la responsabilità dell’ente per tutti i reati previsti nel nostro ordinamento, quali reati base dell’auto-riciclaggio, vorrebbe dire sovraccaricare il sistema di prevenzione attivato dall’impresa, vanificandone l’efficacia. Sul piano operativo ne potrebbe derivare un’attività di aggiornamento del Modello Organizzativo pressoché impraticabile. D’altra parte, l’interpretazione estensiva sembra violare le fondamentali garanzie di legalità del Decreto 231, che prevedono che “l’ente non può essere ritenuto responsabile per un fatto costituente reato se la sua responsabilità amministrativa in relazione a quel reato e le relative sanzioni non sono espressamente previste da una legge entrata in vigore prima della commissione del fatto” (art. 2). È dunque preferibile, come chiarito anche da una recente circolare di Confindustria (n. 19867/15), una soluzione restrittiva che limiti la mappatura delle aree sensibili, la strutturazione della cautele e la formazione del personale ai focolai di rischio relativi a reati già contemplati dall’elenco degli illeciti che fanno insorgere la responsabilità dell’ente. Ulteriore enfasi nella costruzione o nell’adeguamento dei modelli andrà posta sull’elemento centrale della condotta di auto-riciclaggio, l’ostacolo concreto all’identificazione della provenienza della provista illecita. Occorrerà dunque intensificare le attività di verifica e reportistica dei flussi di denaro che diano garanzia di tracciabilità e non inducano le autorità di controllo a sospettare atteggiamenti elusivi o ostruzionistici da parte delle società.
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Voluntary disclosure gli aspetti penali Una sintetica disamina dei benefici offerti dalla Legge n. 186/2014 A cura dell’Avv. Giuseppe Iannaccone
presentata dopo che il richiedente abbia avuto, in 1. Premessa Nel presente contributo si approfondiranno ta- qualsiasi modo, “conoscenza di accessi, ispezioni luni degli aspetti penali connessi alla Legge n. o verifiche o dell’inizio di qualunque attività di 186/2014, la quale ha introdotto - nel nostro or- accertamento amministrativo o di procedimenti dinamento - la procedura della collaborazione penali, per violazione di norme tributarie, relativolontaria in materia fiscale, c.d. voluntary di- vi all’ambito oggettivo di applicazione della procedura di collaborazione sclosure. L’obiettivo volontaria.” La richiesta della nuova disciplina di utilizzo della collabolegislativa è chiaro: i razione volontaria, infisoggetti che abbiano ne, non può essere preomesso di dichiarare sentata più di una volta, al Fisco beni e attivianche indirettamente o tà detenuti all’estero per interposta persona. – ma anche in Italia Pur prevedendo una avranno la possibilità sensibile riduzione delle di sanare la propria sanzioni previste, la voposizione pagando, in luntary disclosure non un’unica o in più sodeve certamente essere luzioni, ed entro il 30 confusa con i condoni fisettembre 2015, le imscali varati ripetutamenposte accertate su tali te dal nostro Governo tra redditi nonché, in miil 2001 e il 2009, e meglio sura ridotta, le evennoti come “scudi fiscali”. tuali sanzioni tributa- Francesco Gennari, Avendo se stessi come unico punto di riferimento, 2004, stampa gelatina d’argento, cm.35x24 Lo scudo fiscale, infatti, rie (amministrative e penali) esistenti. Per poter essere ammesso alla consentiva al contribuente di sanare alcune delle procedura premiale, tuttavia, il contribuente do- irregolarità commesse nell’esportazione di capivrà fornire all’Amministrazione Finanziaria tutte tali all’estero, previo pagamento di un’imposta le informazioni relative tanto agli investimenti straordinaria con aliquote sintetiche (compreneffettuati all’estero, quanto ai redditi che servi- sive di sanzioni e interessi) relativamente basse rono a costituirli. Ulteriore limite imposto all’u- (nel 2009, l’imposta è stata pari al 5% delle attività tilizzo della disciplina in parola è rappresentato scudate). Tuttavia, non era previsto alcun tentatidalla previsione secondo cui la voluntary disclo- vo dell’Amministrazione Finanziaria di recupesure non sarebbe ammissibile se la richiesta fosse rare le imposte eventualmente evase sui redditi
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dente. L’odierna voluntary disclosure, al contrario, oltre a fondarsi su una confessione piena del soggetto richiedente - non solo circa le attività detenute all’estero, ma anche in riferimento ai redditi non dichiarati che servirono a costituirle prevede il preciso accertamento delle basi imponibili eventualmente evase. A differenza del passato, dunque, la collaborazione volontaria consta della ricerca di un difficile punto di equilibrio tra la necessità di fornire sufficienti incentivi all’emersione di capitali e l’esigenza di non premiare o incoraggiare l’evasione fiscale. Delineate le caratteristiche essenziali della nuova disciplina, è evidente come l’utilizzo della voluntary disclosure comporti l’ottenimento di importanti benefici di natura penale per il soggetto che vi aderisca.
Francesco Gennari, Autoritratto come eclissi di sole, 2010, stampa epson su carta cotone, cm.39x26
che avessero generato i capitali irregolarmente detenuti all’estero; al contribuente che beneficiava del condono, peraltro, era garantito “uno scudo” da opporre agli eventuali futuri accertamenti tributari. Infine, al contribuente era garantita la possibilità di mantenere il diritto all’anonimato rispetto all’Amministrazione Finanziaria proce-
2. La non punibilità dei reati tributari dichiarativi Innanzitutto, ai sensi dell’art. 5-quinquies, lett. a), della legge 186/2014, esistono numerosi delitti tributari per i quali, in favore dell’aderente alla procedura di voluntary disclosure, è stata esclusa la punibilità. Tali delitti non punibili sono i seguenti: • “dichiarazione fraudolenta mediante fatture o altri documenti per operazioni inesistenti” (art. 2 del D.Lgs. 74/20001). Tale reato punisce la falsa dichiarazione laddove questa sia fondata sulla deduzione di costi fittizi, documentati da fatture o altri documenti per operazioni inesistenti; • “dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici” (art. 3 del D.Lgs. 74/20002). Tale reato, fuori dai casi previsti al punto precedente, punisce la
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falsa dichiarazione che sia accompagnata da false appostazioni nella contabilità obbligatoria, nonché dall’utilizzo di mezzi fraudolenti rivolti ad ostacolare l’accertamento fiscale; • “dichiarazione infedele” (art. 4 D.Lgs. 74/20003). Tale reato punisce la falsa dichiarazione fiscale, purché la medesima non si accompagni ad un “impianto fraudolento” (cioè a fatture false, documenti per operazioni inesistenti o altri mezzi fraudolenti volti ad ostacolare l’accertamento delle autorità fiscali); • “omessa dichiarazione” (art. 5 D.Lgs. 74/20004). Tale reato punisce la semplice mancata presentazione della dichiarazione annuale sui redditi o ai fini IVA; • “omesso versamento di ritenute certificate” (art. 10 bis D.Lgs. 74/20005). Tale reato punisce – sempre al superamento di determinate soglie – il mancato versamento delle ritenute risultanti dalla certificazione rilasciata ai sostituti di imposta; • “omesso versamento dell’IVA” (art. 10 ter D.Lgs. 74/20006). Tale reato punisce – sempre al superamento di determinate soglie – il mancato versamento dell’IVA dovuta entro il termine del versamento della stessa per l’anno d’imposta successivo. Dall’elencazione dei reati sopra esposti, risulta che il Legislatore ha reso non punibili tutti i delitti tributari cd. dichiarativi, estendendo altresì la clausola di non punibilità a due fattispecie di omesso versamento delle imposte (IVA e ritenute certificate). Non risultano coperti dalla guarentigia penale, al contrario, i reati tributari aventi natura non di-
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Karen Kilimnik, The witches having fun at their halloween party on venus, 2010, cm.30,5x22,9
chiarativa. In particolare, i delitti tributari ancora punibili, anche nei confronti dell’aderente alla voluntary disclosure. , sono i seguenti: • “emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti” (art. 8 D.Lgs. 74/2000)7 . Tale reato punisce chiunque, al fine di consentire a terzi l’evasione delle imposte, emette o rilascia fatture o altri documenti per operazioni inesistenti; • “occultamento o distruzione di documenti contabili” (art. 10 D.Lgs. 74/2000)8. Tale reato punisce chiunque, al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, ovvero di consentire l’evasione a terzi, occulta o distrugge le scritture contabili o i documenti di cui è obbligatoria la conservazione; • “indebita compensazione” (art. 10 quater D.Lgs. 74/2000)9. Tale reato punisce chiunque non
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versa le somme fiscalmente dovute, utilizzando in compensazione crediti non spettanti o inesistenti; • “sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte” (art. 11 D.Lgs. 74/2000)10. Tale reato punisce chiunque aliena simulatamente o compie altri atti fraudolenti sui propri o su altrui beni, in modo da rendere in tutto o in parte inefficace la procedura di riscossione coattiva. A mio avviso, la scelta del Legislatore di escludere la punibilità per i soli delitti tributari c.d. dichiarativi è da considerarsi perfettamente ragionevole.Infatti, dal momento che i contribuenti legittimati ad aderire alla voluntary disclosure sono i soggetti che abbiano commesso talune violazioni dichiarative, ritengo sia coerente l’aver ancorato il trattamento premiale della voluntary disclosure proprio a quelle fattispecie delittuose (ovverosia i reati tributari dichiarativi) attraverso
cui il contribuente è riuscito a costituire l’illecita provvista all’estero. Le uniche perplessità interpretative sono suscitate dalla non punibilità del delitto di cui all’art. 2 D.Lgs. 74/2000 (ovverosia la dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti)11 rispetto alla mantenuta punibilità del delitto di cui all’art. 8 D.Lgs. 74/2000 (vale a dire l’emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti)12. Com’è evidente, i due reati in parola – l’uno (l’art. 2) sanzionando la condotta di colui che utilizza fatture false, e l’altro (l’art. 8) punendo la condotta di colui che emette le stesse fatture false – rappresentano “le due facce della stessa medaglia” di un medesimo progetto criminale. La scelta di prevedere un differente trattamento sanzionatorio per due fattispecie, che, su di un piano di fatto, sono così inscindibilmente connesse, può portare a situazioni davvero peculiari. Il contribuente che, al fine di aderire alla voluntary disclosure, ‘confessasse’ di aver depresso i propri redditi attraverso le false fatture emesse da un altro soggetto, sarebbe certo di andare esente da punibilità per il delitto di cui all’articolo 2 del D.lgs. 74/2000. Come evidente, peraltro, lo stesso contribuente, attraverso la propria ‘confessione’, finirebbe inevitabilmente con il denunciare anche il soggetto che ha emesso le false fatture, nei cui confronti non opererebbe, per converso, alcuna guarentigia penale con riferimento al diverso reato di cui all’articolo 8. Dal punto di vista di chi scrive, una simile differenza sanzionatoria non appare ragionevole; e allora, su questo specifico punto, non ci si può che augurare un pronto in-
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«1. È punito con la reclusione da un anno e sei mesi a sei anni chiunque, al fine di evadere le impo3. La non punibilità ste sui redditi o sul valore dei reati non tributari aggiunto, avvalendosi di La non punibilità offerfatture o altri documenti ta dall’adesione alla voper operazioni inesistenti, luntary disclosure, infiindica in una delle dichiane, è stata altresì estesa razioni annuali relative a taluni reati non avena dette imposte elementi ti natura tributaria. passivi fittizi. Ai sensi dell’articolo 5 2. Il fatto si considera quinquies, lett. b), della commesso avvalendosi di Legge 186/2014, infatfatture o altri documenti ti, è stato statuito che, per operazioni inesistenti nei confronti del conquando tali fatture o docutribuente che si avvalmenti sono registrati nelle ga della procedura di scritture contabili obblicollaborazione volongatorie, o sono detenuti a taria, è altresì esclusa fine di prova nei confronti la punibilità del delitdell’amministrazione fito di riciclaggio (di cui nanziaria». all’art. 648-bis c.p.13) e 2 del nuovissimo reato Karen Kilimnik, Doomed little things, 2001-02, olio L’art. 3 del D.Lgs. solubile in acqua su tela,cm. 40,3x50,8 di autoriciclaggio (di 74/2000 recita: cui all’art. 648-ter.1 c.p.14), così come introdot- «Fuori dei casi previsti dall’art. 2, è punito con la reto ex novo proprio dalla Legge 186/2014. In tal clusione da un anno e sei mesi a sei anni chiunque, al modo, il contribuente potrà accedere alla colla- fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore agborazione volontaria senza correre il rischio di giunto, sulla base di una falsa rappresentazione nelle dover essere perseguito per aver movimentato scritture contabili obbligatorie e avvalendosi di mezzi quei medesimi capitali oggetto di voluntary di- fraudolenti idonei ad ostacolarne l’accertamento, indisclosure. ca in una delle dichiarazioni annuali relative a dette imposte elementi attivi per un ammontare inferiore a 1 L’art. 2 del D.Lgs. 74/2000 recita: quello effettivo od elementi passivi fittizi, quando, contervento correttivo del nostro Legislatore.
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Karen Kilimnik, Waiting to go to church, easter sunday during the reformation, 2005, acquarello e olio su tela,cm.20,3x25,4
giuntamente: a) l’imposta evasa è superiore, con riferimento a taluna delle singole imposte, a euro trentamila; b) l’ammontare complessivo degli elementi attivi sottratti all’imposizione, anche mediante indicazione di elementi passivi fittizi, è superiore al cinque per cento dell’ammontare complessivo degli elementi attivi indicati in dichiarazione, o, comunque, è superiore a euro un milione». 3 L’art. 4 del D.Lgs. 74/2000 recita: «Fuori dei casi previsti dagli articoli 2 e 3, è punito con la reclusione da uno a tre anni chiunque, al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, in-
dica in una delle dichiarazioni annuali relative a dette imposte elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo od elementi passivi fittizi, quando, congiuntamente: a) l’imposta evasa è superiore, con riferimento a taluna delle singole imposte, a euro cinquantamila; b) l’ammontare complessivo degli elementi attivi sottratti all’imposizione, anche mediante indicazione di elementi passivi fittizi, è superiore al dieci per cento dell’ammontare complessivo degli elementi attivi indicati in dichiarazione o, comunque, è superiore a euro due milioni». 4 L’art. 5 del D.Lgs. 74/2000 recita:
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«1. E’ punito con la reclusione da uno a tre anni chiunque, al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, non presenta, essendovi obbligato, una delle dichiarazioni annuali relative a dette imposte, quando l’imposta evasa è superiore, con riferimento a taluna delle singole imposte a euro trentamila. 2. Ai fini della disposizione prevista dal comma 1 non si considera omessa la dichiarazione presentata entro novanta giorni dalla scadenza del termine o non sottoscritta o non redatta su uno stampato conforme al modello prescritto». 5 L’art. 10 bis del D.Lgs. 74/2000 recita: «È punito con la reclusione da sei mesi a due anni chiunque non versa entro il termine previsto per la presentazione della dichiarazione annuale di sostituto di imposta ritenute risultanti dalla certificazione rilasciata ai sostituiti, per un ammontare superiore a cinquantamila euro per ciascun periodo d’imposta». 6 L’art. 10 ter del D.Lgs. 74/2000 recita: «La disposizione di cui all’ articolo 10-bis si applica, nei limiti ivi previsti, anche a chiunque non versa l’imposta sul valore aggiunto, dovuta in base alla dichiarazione annuale, entro il termine per il versamento dell’acconto relativo al periodo di imposta successivo». 7 L’art. 8 del D.Lgs. 74/2000 recita: «1. E’ punito con la reclusione da un anno e sei mesi a sei anni chiunque, al fine di consentire a terzi l’evasione delle imposte sui redditi o sul valore aggiunto, emette o rilascia fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. 2. Ai fini dell’applicazione della disposizione prevista dal comma 1, l’emissione o il rilascio di piu’ fatture o documenti per operazioni inesistenti nel corso del medesimo periodo di imposta si considera come un
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solo reato. 3. Se l’importo non rispondente al vero indicato nelle fatture o nei documenti e’ inferiore a lire trecento milioni per periodo di imposta, si applica la reclusione da sei mesi a due anni». 8 L’art. 10 del D.Lgs. 74/2000 recita: «Salvo che il fatto costituisca piu’ grave reato, e’ punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni chiunque, al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, ovvero di consentire l’evasione a terzi, occulta o distrugge in tutto o in parte le scritture contabili o i documenti di cui e’ obbligatoria la conservazione, in modo da non consentire la ricostruzione dei redditi o del volume di affari». 9 L’art. 10 quater del D.Lgs. 74/2000 recita: «La disposizione di cui all’articolo 10-bis si applica, nei limiti ivi previsti, anche a chiunque non versa le somme dovute, utilizzando in compensazione, ai sensi dell’articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, crediti non spettanti o inesistenti». 10 L’art. 11 del D.Lgs. 74/2000 recita: «Salvo che il fatto costituisca piu’ grave reato, e’ punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, al fine di sottrarsi al pagamento di imposte sui redditi o sul valore aggiunto ovvero di interessi o sanzioni amministrative relativi a dette imposte di ammontare complessivo superiore a lire cento milioni, aliena simulatamente o compie altri atti fraudolenti sui propri o su altrui beni idonei a rendere in tutto o in parte inefficace la procedura di riscossione coattiva». 11 L’art. 2 del D.Lgs. 74/2000 recita: «1. È punito con la reclusione da un anno e sei mesi a sei anni chiunque, al fine di evadere le imposte sui
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redditi o sul valore aggiunto, avvalendosi di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, indica in una delle dichiarazioni annuali relative a dette imposte elementi passivi fittizi. 2. Il fatto si considera commesso avvalendosi di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti quando tali fatture o documenti sono registrati nelle scritture contabili obbligatorie, o sono detenuti a fine di prova nei confronti dell’amministrazione finanziaria». 12 L’art. 8 del D.Lgs. 74/2000 recita: «1. E’ punito con la reclusione da un anno e sei mesi a sei anni chiunque, al fine di consentire a terzi l’evasione delle imposte sui redditi o sul valore aggiunto, emette o rilascia fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. 2. Ai fini dell’applicazione della disposizione prevista dal comma 1, l’emissione o il rilascio di piu’ fatture o documenti per operazioni inesistenti nel corso del medesimo periodo di imposta si considera come un solo reato. 3. Se l’importo non rispondente al vero indicato nelle fatture o nei documenti e’ inferiore a lire trecento milioni per periodo di imposta, si applica la reclusione da sei mesi a due anni». 13 Ai sensi dell’648-bis c.p, è statuito che: “Fuori dei casi di concorso nel reato, chiunque sostituisce o trasferisce denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto non colposo, ovvero compie in relazione ad essi altre operazioni, in modo da ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa, è punito con la reclusione da quattro a dodici anni e con la multa da euro 1.032 a euro 15.493. La pena è aumentata quando il fatto è commesso nell’esercizio di un’attività professionale.
La pena è diminuita se il denaro, i beni o le altre utilità provengono da delitto per il quale è stabilita la pena della reclusione inferiore nel massimo a cinque anni”. 14 Ai sensi dell’648-ter.1 c.p, è statuito che: “Si applica la pena della reclusione da due a otto anni e della multa da euro 5.000 a euro 25.000 a chiunque, avendo commesso o concorso a commettere un delitto non colposo, impiega, sostituisce, trasferisce, in attivita’ economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative, il denaro, i beni o le altre utilita’ provenienti dalla commissione di tale delitto, in modo da ostacolare concretamente l’identificazione della loro provenienza delittuosa. Si applica la pena della reclusione da uno a quattro anni e della multa da euro 2.500 a euro 12.500 se il denaro, i beni o le altre utilita’ provengono dalla commissione di un delitto non colposo punito con la reclusione inferiore nel massimo a cinque anni. Si applicano comunque le pene previste dal primo comma se il denaro, i beni o le altre utilita’ provengono da un delitto commesso con le condizioni o le finalita’ di cui all’articolo 7 del decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203, e successive modificazioni. Fuori dei casi di cui ai commi precedenti, non sono punibili le condotte per cui il denaro, i beni o le altre utilita’ vengono destinate alla mera utilizzazione o al godimento personale. La pena e’ aumentata quando i fatti sono commessi nell’esercizio di un’attivita’ bancaria o finanziaria o di altra attivita’ professionale”.
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Il “nuovo” reato di falso in bilancio Studio Legale Bana
La recente legge 27 maggio 2015, n. 69 ha modificato le disposizioni degli artt. 2621 e 2622 c.c. che prevedono i reati di false comunicazioni sociali. Da un primo esame delle modifiche apportate, tuttavia, sorge il dubbio che l’intento del Legislatore di rafforzare e rendere più incisiva la tutela penale del bene giuridico dell’informazione societaria possa risultare vanificato da taluni degli ultimi emendamenti. Infatti, accanto a modifiche coerenti con l’obiettivo espresso - ad esempio quelle che hanno inasprito il trattamento sanzionatorio-, ce n’è una, in particolare, che potrebbe minare l’effettiva portata della riforma. Si tratta della modifica relativa alla descrizione della condotta attiva prevista dagli artt. 2621 e 2622 c.c.. Le nuove disposizioni puniscono infatti l’indicazione di “fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero”, con l’eliminazione del noto e discusso riferimento alle “valutazioni” dell’abrogata disciplina, dove si parlava di “fatti materiali non rispondenti al vero ancorché oggetto di valutazioni”. Il venir meno dell’inciso pone il problema di stabilire se le falsità concernenti le poste valutative siano o meno da ritenersi penalmente rilevanti. Stando a quanto riportato dalla stampa, in senso negativo si sarebbe espressa la Corte di Cassazione, Sezione V, con la sentenza n. 2151 del 16 giugno, ma sarà solo con il deposito della motivazione che si potrà verificare se l’annullamento (con rinvio) della decisione di merito sia fondato sulla nuova normativa in tema di false comunicazioni sociali concernenti poste valutative. La questione, peraltro, è tutt’altro che semplice, come è stato ben evidenziato in alcu-
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ni commenti seguiti alla riforma. Per esempio, è stato autorevolmente sostenuto che nella nozione di “fatti” dovrebbero pacificamente rientrare anche le poste valutative, con la conseguenza che l’eliminazione dell’esplicito riferimento alle “valutazioni” non modificherebbe il contenuto della fattispecie. Pur essendo quella ora indicata la principale e maggiormente commentata modifica intervenuta, la descrizione delle condotte punite è stata oggetto di ulteriori emendamenti. Con riferimento alle condotte omissive, ad esempio, le nuove disposizioni puniscono l’omessa indicazione di “fatti materiali” (che, nella sola fattispecie di cui all’art. 2621 c.c., non in quella di cui all’art. 2622 c.c., devono essere “rilevanti”) sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria della società o del gruppo al quale appartiene, la cui comunicazione sia imposta dalla legge, laddove in quelle abrogate si utilizzava il più semplice concetto di “informazioni”. E ancora, sempre in relazione alle condotte dei due reati di false comunicazioni sociali, è stato introdotto dal legislatore l’avverbio “concretamente”, per cui, ai fini dell’integrazione del reato, la condotta dovrà manifestarsi “in modo concretamente idoneo ad indurre altri in errore”. Anche sotto questo profilo, non è possibile identificare in modo univoco la portata innovatrice della modifica legislativa. L’idoneità della falsa indicazione ad indurre altri in errore era infatti da accertarsi in concreto anche ai sensi della precedente disciplina, restando quindi da stabilire se la specificazione inserita dal legislatore valga come semplice esplicitazione di tale necessità ovvero richieda un ulteriore accer-
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tamento. Altra novità introdotta dalla riforma è nell’eliminazione delle soglie di punibilità, che segna un ritorno in vita del c.d. falso qualitativo: la falsa comunicazione sarà quindi penalmente rilevante ogniqualvolta abbia ad oggetto la situazione economica, patrimoniale o finanziaria della società o del gruppo e sia concretamente idonea ad indurre altri in errore. Anche con riferimento all’elemento soggettivo dei due reati di false comunicazioni sociali sono intervenute modifiche: mentre le norme abrogate esigevano “l’intenzione di ingannare i soci ed il pubblico ed il fine di conseguire per sé o per altri un ingiusto profitto”, le nuove fattispecie criminose si limitano a richiedere “il fine di conseguire per sé o per altri un ingiusto profitto”. Quanto agli aspetti sanzionatori, come anticipato, la riforma segna un inasprimento delle pene previste per i reati in commento: per le società non quotate (ed equiparate) la pena è quella della reclusione da uno a cinque anni (in precedenza, il reato di cui all’art. 2621 c.c. era punito con l’arresto fino a due anni); per le società quotate (ed equiparate) la pena è della reclusione da tre a otto anni (precedentemente, il reato di cui all’art. 2622 c.c. era punito con la reclusione da
sei mesi a tre anni). Una parziale mitigazione del più aspro trattamento sanzionatorio previsto per la fattispecie di cui all’art. 2621 c.c. è introdotta dagli artt. 2621-bis e 2621-ter del codice civile, che prevedono una pena ridotta (da sei mesi a tre anni) “se i fatti sono di lieve entità”, requisito da valutarsi tenendo conto “della natura e delle dimensioni della società e delle modalità o degli effetti della condotta”. La medesima pena si applica anche nel caso in cui la falsa comunicazione riguardi società non soggette al fallimento. L’art. 2621-ter c.c. stabilisce poi, sempre con riferimento alla fattispecie di cui all’art. 2621 c.c., che – ai fini dell’applicazione della nuova causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dal recentemente introdotto art. 131-bis del codice penale – il giudice debba valutare “in modo prevalente l’entità dell’eventuale danno cagionato alla società, ai soci o ai creditori”: pur rimanendo il reato di cui all’art. 2621 c.c. un reato di pericolo, pertanto, si attribuisce esplicita rilevanza all’eventuale danno cagionato, la cui entità diviene fattore prevalente da valutare ai fini della non punibilità del reato.
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ECOREATI E FATTISPECIE PENALI
L’INTERVISTA ALL’AVV. DARIO BOLOGNESI Alessia Liparoti
1) Lo Studio Bolognesi si è aggiudicato il Premio Le Fonti 2015 come Studio Legale dell’Anno nel Diritto Penale Ambientale. Come commenta questa vittoria? Un riconoscimento così prestigioso premia soprattutto i miei collaboratori, ai quali va il maggior merito. La complessità del diritto penale ambientale, e del diritto penale dell’impresa tout court, ha raggiunto livelli tali che le sfide lanciate dalla prassi possono essere raccolte e vinte solo attraverso un accurato lavoro di squadra, spesso di carattere interdisciplinare. Ho la fortuna di poter contare, volendo utilizzare una metafora rugbistica, su un ‘pacchetto di mischia’ costruito e allenato in diversi anni di professione, e che mi aiuta ad … ‘andare in meta’, contribuendo a soddisfare con tempestività ed efficacia le richieste che provengono dalla clientela, e che reclamano una preparazione approfondita e aggiornata alle ultime novità normative e giurisprudenziali. 2) Il 2015 ha visto l’entrata in vigore della cosiddetta legge sugli Ecoreati che introduce cinque nuove fattispecie penali. Che conseguenze avrà? La riforma si collega a quanto richiesto dalla Direttiva dell’Unione Europea 2008/99/CE del 19 novembre 2008 sulla protezione dell’ambiente mediante il diritto penale, il cui Preambolo (art. 5) precisa che “attività che danneggiano l’ambiente, le quali generalmente provocano o possono provocare un deterioramento significativo della qualità dell’aria, compresa la stratosfera, del suolo, dell’acqua, della fauna e della flora, compresa la conservazione delle specie” esigono sanzioni penali dotate di maggiore dissuasività. La novella legislativa cerca di raggiungere un
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punto di equilibrio, dibattendosi fra istanze di segno opposto: per un verso, cerca di soddisfare l’esigenza di una definizione più puntuale delle fattispecie, operazione che si rivela ardua quando vengono introdotti concetti a contenuto “aperto” o connotazioni modali delle condotte la cui portata potrà essere misurata solo nella pratica; per l’altro, mira a non adagiarsi su una casistica che per definizione non può aspirare a contenere la possibile gamma delle manifestazioni criminose. Si spiega così il ricorso a concetti problematici, presenti nei delitti di inquinamento ambientale e di disastro ambientale, come “compromissione o un deterioramento significativi e misurabili” o “alterazione irreversibile dell’equilibrio di un ecosistema”, che porranno numerosi questioni di prova. Sotto il profilo sanzionatorio, merita sottolineare l’intervento di attenuanti a favore di chi si adoperi per evitare che l’attività delittuosa venga portata a conseguenze ulteriori, ovvero, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado, provvede concretamente alla messa in sicurezza, alla bonifica e, ove possibile, al ripristino dello stato dei luoghi, o ancora aiuta concretamente l’autorità di polizia o l’autorità giudiziaria nella ricostruzione del fatto, nell’individuazione degli autori o nella sottrazione di risorse rilevanti per la commissione dei delitti. Nella prassi è prevedibile che la normativa in questione faccia nascere complesse problematiche. Il nuovo art. 452-undecies c.p. prevede poi, in caso di condanna o di patteggiamento per alcuni dei nuovi delitti ambientali, la confisca delle cose costituenti il prodotto o il profitto del reato o che servirono a commettere il reato, ovvero, ove non sia possibile, la confisca per equivalente, di
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beni di cui il condannato abbia anche indirettamente o per interposta persona la disponibilità. Segnalo che in caso di condanna o patteggiamento per uno dei nuovi delitti ambientali, il giudice è tenuto a ordinare il recupero e, ove tecnicamente possibile, il ripristino dello stato dei luoghi, ponendo le spese per tali attività a carico del condannato e delle persone giuridiche obbligate al pagamento delle pene pecuniarie in caso di insolvibilità del primo. Rilevo infine un inasprimento della disciplina della prescrizione dei nuovi delitti, i cui termini vengono raddoppiati rispetto a quelli ordinari previsti dall’art. 157, comma 6 c.p.: allungamento pensato in rapporto alle fattispecie di inquinamento e disastro con condotte progressive e stratificate, in ordine alle quali si tratterà evidentemente, nella giurisprudenza, di verificare il termine iniziale di decorrenza. 3) A proposito della nuova normativa, in quali fattispecie possono incorrere le imprese? Per effetto della modifica recata dall’art. 1, comma 8, della legge 68/2015, si assiste a un ampliamento degli illeciti ambientali contenuti nell’art. 25-undecies del Decreto Legislativo 8 giugno 2001, n. 231, suscettibili di far insorgere la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche dipendente da reato. In particolare, per effetto della novella si prevedono a carico dell’ente specifiche sanzioni pecuniarie per la commissione dei delitti di inquinamento ambientale (da 250 a 600 quote), di disastro ambientale (da 400 a 800 quote), di inquinamento ambientale e disastro ambientale colposi (da 200 a 500 quote); di associazione a delinquere (comune e mafiosa) con l’aggravante ambientale (da 300 a 1.000 quo-
te); di traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività (da 250 a 600 quote). Inoltre, va segnalato che in caso di condanna per il delitto di inquinamento ambientale e di disastro ambientale, l’ente soggiace all’applicazione delle sanzioni interdittive previste dall’art. 9 del D. Lgs. n. 231 del 2001 (interdizione dall’esercizio dell’attività; sospensione o revoca di autorizzazioni, licenze o concessioni; divieto di contrattare con la PA; esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi ed eventuale revoca di quelli già concessi; divieto di pubblicizzare beni o servizi). La disposizione impone che per il delitto di inquinamento ambientale la durata di tali misure non può essere superiore a un anno, ma resta evidente la gravità delle conseguenze di un tale tipo di sanzioni, capaci di mettere in ginocchio l’impresa, la quale pertanto deve tutelarsi in preventivo adottando un Modello Organizzativo idoneo ed efficace.
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Le nuove fattispecie di false comunicazioni sociali: il tema caldo delle valutazioni Dinoia Federico Pelanda Simbari Uslenghi - Avvocati
A poco più di un mese dall’approvazione, la riforma degli artt. 2621 e 2622 c.c. (avvenuta con legge n. 69 del 27 maggio 2015) ha già fatto molto discutere di sé, registrando un deciso contrasto tra la migliore dottrina, espressasi all’indomani della sua entrata in vigore, e le prime pronunce della giurisprudenza. Il novellato art. 2621 c.c. (“False comunicazioni sociali”) punisce ora i soggetti qualificati che espongono fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero; analogamente, il nuovo art. 2622 c.c. (“False comunicazioni sociali delle società quotate”) trova applicazione nel caso in cui la non rispondenza a verità riguardi i fatti materiali. A prescindere dalla circostanza che solo l’art. 2622 c.c. punisce la falsità di tutti i fatti materiali, mentre per la fattispecie di cui all’art. 2621 c.c. il falso deve ricadere su fatti materiali che siano anche rilevanti (differenza probabilmente dovuta ad un’avvertita esigenza di limitare l’applicabilità della norma rispetto alle società non quotate), il tema cruciale è l’esatto significato del concetto di fatto materiale e, in particolare, la possibilità di ricomprendervi anche le valutazioni, che, come noto, influenzano la gran parte delle voci di un bilancio. A prima vista, la questione apparirebbe molto semplice: se è vero che la precedente versione degli artt. 2621 e 2622 c.c., introdotta con il d.lgs. n. 61 del 2002, espressamente contemplava le valutazioni tra le ipotesi di falsità, l’eliminazione dell’inciso finale (espone fatti materiali non rispondenti al vero, ancorché og-
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getto di valutazioni) nella formulazione attuale induce a ritenere che esse non rientrino più tra gli elementi rilevanti ai fini dell’affermazione di sussistenza del reato, che dunque resterebbe ora circoscritto alle ipotesi in cui il falso attenga alle voci obiettive di bilancio. Fa tuttavia molto riflettere l’autorevole opinione del prof. Mucciarelli, il quale ricorda come la rilevanza delle valutazioni sia da sempre riconosciuta dalla giurisprudenza come insita nella fattispecie di cui all’art. 2621 c.c., indipendentemente dalla sua formulazione; in particolare, ricorda l’Autore come la Corte di Cassazione avesse affermato la rilevanza delle valutazioni anche all’epoca della vigenza della formulazione ante 2002 (per intendersi, quella introdotta con D.P.R. n. 30 del 1986), che, al pari di quella attuale, non conteneva alcun riferimento espresso ad esse.Questa lettura sistematica è stata tuttavia disattesa dalla prima interpretazione della normativa fornita dalla quinta sezione penale della Suprema Corte di Cassazione, che con sentenza n. 2151 del 16 giugno 2015 ha sostenuto che “a seguito delle modifiche apportate agli artt. 2621 e 2622 c.c. non sono più penalmente rilevanti i fatti di false comunicazioni sociali derivanti da valutazioni estimative”. In attesa delle motivazioni, è facile tuttavia prevedere che la “responsabilità” di una simile coraggiosa decisione (nella circostanza, la Corte Suprema ha annullato senza rinvio condanne per bancarotta fraudolenta fino a 6 anni e 9 mesi) sarà imputata dai giudici proprio
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all’ultimo intervento legislativo e, in particolare, all’eliminazione – ritenuta evidentemente non casuale - dell’inciso finale della fattispecie, espressamente riferito alle valutazioni. È infatti vero quanto affermato dal prof. Mucciarelli, secondo cui il tema della rilevanza penale delle valutazioni era stato apprezzato dalla giurisprudenza anche prima della sua tipizzazione, avvenuta con la novella del 2002; è però anche vero che, nella formulazione ante 2002, l’art. 2621 c.c. puniva l’esposizione di “fatti non rispondenti al vero sulle condizioni economiche della società”, formulazione all’evidenza ben più ampia di quella attuale (in cui il legislatore si limita a parlare della falsità di “fatti materiali”) e tale da poter giustificare l’estensione anche alle valutazioni, senza nessuna controindicazione sistematica. Per altro verso, non può essere trascurato il fatto che l’originario d.d.l. – da cui è poi scaturita la formulazione attuale della norma – parlava espressamente di informazioni e non di fatti materiali (“espongono informazioni false ovvero omettono informazioni”), termine che all’evidenza si prestava ad un’interpretazione ben più estensiva della locuzione ora introdotta dal legislatore. Se a ciò si aggiunge il fatto che la nuova formulazione degli artt. 2621 e 2622 c.c. non prevede più alcuna delle soglie di punibilità precedentemente riferite proprio alle valutazioni estimative (2621 co. 4 c.c. e 2622 co. 5 c.c. nella formulazione previgente), la conclusione sembra inevitabile: non vi è più nulla, nel testo
della norma, che appaia consentire alcun appiglio alla punibilità delle false valutazioni. Chi scrive, dovendo confrontarsi quotidianamente con l’applicazione concreta di queste norme, non può esimersi dal denunciare la pericolosità di un simile stato di incertezza: di fatto, è oggi preclusa ai potenziali destinatari delle norme la possibilità di sapere a priori se l’indicazione in bilancio di una valutazione potenzialmente contestabile sia ancora produttiva o meno di un rischio penale. Una simile situazione diventa ancor più inaccettabile se si considera che essa è stata voluta dallo stesso legislatore: interrogato sul punto nel corso dei lavori parlamentari, il relatore del disegno di legge ha infatti risposto che il tema delle valutazioni deve considerarsi “un problema interpretativo” (!) … La nostra Corte di Cassazione dovrà valutare se gli elementi valutativi e le stime possano o meno rientrare … E’ un tema che la giurisprudenza affronterà” (così il Resoconto stenografico Assemblea del Senato 31 marzo 2015, p. 56). Si tratta di una risposta difficilmente compatibile con il principio della certezza del diritto, rispetto alla quale è di ben poco conforto il fatto che l’auspicato intervento della Corte di Cassazione sia già avvenuto e paia essere in linea con gli “indizi” normativi. E’ fin troppo nota, infatti, la tendenza al revirement - non sempre pro reo - della nostra giurisprudenza per ritenere che la pronuncia del 16 giugno scorso abbia posto definitivamente la parola “fine” sull’argomento.
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LE CONDOTTE ‘ABUSIVE’ SECONDO LA NUOVA LEGGE SUI DELITTI AMBIENTALI B&P Avvocati
I reati di ‘Inquinamento ambientale’ e ‘Disastro ambientale’ sono ora ricompresi nel codice penale e prevedono sanzioni molto elevate, graduate in modo diverso a seconda che il reato sia stato commesso intenzionalmente (dolo) o per negligenza (colpa). E’ questo l’effetto più evidente dell’entrata in vigore della legge 22 maggio 2015 n. 68 sugli ‘ecoreati’. Altri contenuti della legge sono tuttavia altrettanto importanti. Il più rilevante è il forte allungamento dei termini di prescrizione, che renderà quasi sempre inutili le tattiche difensive basate sull’allungamento dei tempi del processo. Il dibattito processuale - tanto da parte della difesa quanto da parte dell’accusa pubblica e della parte civile - avrà un elevato tasso di specializzazione tecnica, non solo sul fronte strettamente penalistico, ma anche per le indispensabili competenze nel diritto ambientale. Vorrei peraltro ora soffermarmi su un aspetto particolare della nuova legge: il significato dell’avverbio ‘abusivamente’, che compare tanto nella descrizione del reato di ‘Inquinamento ambientale’ (nuovo art. 452-bis del c.p.) quanto in quella del ‘Disastro ambientale’ (nuovo art. 452-quater del c.p.). Le nuove severissime pene si applicano quando l’inquinamento o il disastro vengono cagionati ‘abusivamente’. Cosa significa? Durante i lavori parlamentari, l’avverbio ‘abusivamente’ aveva ricevuto pesanti critiche da fronti opposti. Diverse associazioni ambientaliste avevano protestato ritenendo che la parola ‘abusivamente’ servisse ad escludere l’applicabilità del reato in tutti i casi in cui l’impresa dispone di un titolo autorizzatorio, pur violandone pesantemente le prescrizioni e causando pertanto un inquinamento o un disastro. Sul fronte opposto,
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si era lamentato come la necessità che il fatto illecito avvenga ‘abusivamente’ sarebbe descritta in modo troppo generico, lasciando così spazio ad incriminazioni imprevedibili basate soltanto – in presenza di una attività di impresa preventivamente autorizzata – sulla presunta e generica violazione di principi generali quali quello di precauzione. Certamente nella prassi applicativa delle nuove norme si potranno verificare dei casi controversi ed anche delle applicazioni improprie dei nuovi reati. Ma la loro descrizione – ed in particolare la necessità che i fatti incriminati avvengano ‘abusivamente’ - non appare contestabile alla luce della tradizionale giurisprudenza della Cassazione e dei principi generali del diritto. L’avverbio ‘abusivamente’ comporta che l’inquinamento o il disastro ambientale – per poter essere punti con le nuova gravissime sanzioni – dovranno essere commessi, alternativamente, attraverso una delle seguenti tre modalità: a) La effettuazione di una attività non autorizzata e dotata di impatto ambientale rilevante; b) La violazione sistematica di prescrizioni di una autorizzazione ambientale che possa comportare le gravi conseguenze del disastro o dell’inquinamento ambientale; c) La violazione altrettanto sistematica delle Migliori Tecniche Disponibili (le cosiddette BAT), che possa comportare le medesime conseguenze. Il caso della violazione delle BAT è ovviamente il più delicato, perché si presta al rischio di abusi e di contestazioni imprecise. Ma il ruolo ed il significato giuridico di queste ‘migliori tecniche disponibili’ è crescente nel diritto ambientale e non può essere misconosciuto. Inoltre il concetto di ‘Migliori tecniche disponibili’, come precisa-
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mente definito nella direttiva IED sulle emissioni industriali, tiene conto in modo esplicito del requisito della sostenibilità dei costi. Se una tecnica non è anche economicamente sostenibile per una impresa di un certo settore, la sua adozione non è obbligatoria (si veda su ciò anche la sentenza della Corte costituzionale n. 127 del 1990). Il crescente ruolo delle BAT richiede a mio avviso una loro più adeguata considerazione anche in sede di mappatura dei rischi, necessaria per predisporre i modelli organizzativi ai sensi del D. Lgs. n. 231/2001. In passato, si procedeva spesso alla mappatura dei rischi relativi ai reati ambientali in modo generico, limitandosi a riportare nella mappatura le descrizioni delle principali fattispecie di reato. Ora occorrerà invece anche che l’azienda si preoccupi di mettere sotto controllo le modalità con le quali viene tempestivamente a conoscenza ed organizza l’implementazione delle ‘Migliori Tecniche Disponibili’ (BAT) che la riguardano. Mi sia consentito chiudere con un auspicio. La nuova legge sui delitti ambientali prevede pene severissime, adeguando giustamente l’Italia a quanto già accade in Paesi come Stati Uniti, Germania o Regno Unito. Occorre ora che ci si adegui agli standard di tali Paesi anche nell’assicurare che i comportamenti delle autorità locali siano sempre caratterizzati da elevato approfondimento tecnico e siano alieni da atteggiamenti persecutori verso le imprese. Chiunque operi nel campo del diritto ambientale sa che, da questo punto di vista, vi è ancora molta strada da percorrere.
Partner
Avv. Marina Zalin
Avv. Federico Peres
Avv. Francesca Masso
Avv. Luciano Butti
B&P Avvocati è uno studio legale leader nei settori del diritto ambientale, della sicurezza sul lavoro e della responsabilità di impresa in generale. Lo studio, organizzato secondo un sistema certificato a norma ISO 9001, ha sedi operative a Milano, Verona, e Palermo. Nelle aree di specializzazione assistiamo le imprese nel contenzioso (civile e lavoro, penale, amministrativo e tributario) e nella consulenza stragiudiziale. I soci dello studio hanno al proprio attivo numerose pubblicazioni in Italia e all’estero, effettuano docenze presso varie Università e intervengono a seminari e convegni. Lo studio opera a livello internazionale attraverso la redazione di pareri relativi a profili di diritto transnazionale e partecipando a progetti di ricerca e cooperazione internazionale, con particolare riferimento al miglioramento della legislazione ambientale nei Paesi emergenti.
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mercati e finanza
Banche e Servizi finanziari in tempi “digitali” Ezio Viola, Managing Director, The Innovation Group
Come le tecnologie digitali stiano trasformando il modo di fare business e di operare delle aziende e di come stiano cambiando la relazione con i propri clienti e consumatori è oggi parte dell’agenda delle imprese più competitive. Gli esempi di industrie completamente rivoluzionate dall’utilizzo innovativo delle tecnologie digitali, rendendo obsoleti i modelli di business esistenti, sono già molteplici: dai media, alle telecomunicazioni, dai trasporti ai servizi. Le banche e i servizi finanziari potrebbero quindi essere le prossime. Secondo un recente rapporto di Goldman Sachs il 33% dei nativi digitali dichiara di non avere bisogno di una banca nei prossimi anni e circa la metà pensa che in futuro molte delle attività svolte oggi dalla banca possano essere svolte da start-up o in generale da aziende tecnologiche e non dalle banche. In questo contesto come si stanno muovendo le banche italiane?
Ezio Viola, Managing Director, The Innovation Group
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Molte banche stanno ancora sistemando i bilanci e individuando quali possano essere i modelli operativi redditizi per un ambiente competitivo post-crisi caratterizzato da sistemi regolatori e di gestione del rischio più onerosi, da una Unione Bancaria che cambia il campo da gioco e il sistema competitivo. Contemporaneamente cercano di cavalcare la rivoluzione digitale che è già esplosa, non solo abilitando i clienti all’accesso ai servizi bancari attraverso canali digitali diversificati (in primis il mobile), ma in alcuni segmenti specifici: dai pagamenti elettronici all’alternative finance e financing si stanno costruendo circuiti che escludono le banche intorno a nuovi ecosistemi digitali. Le banche di fatto hanno finora mantenuto un approccio in alcuni casi prudente perché vedono ancora remoto l’arrivo di potenziali nuovi entranti siano esse nuove banche digitali nazionali e/o straniere, sia giocatori provenienti da altri settori, sia nuovi competitor digitali come gli Over The Top (specialisti FinTech, motori di ricerca, aggregatori etc come potenziali disruptor dell’industria dei servizi finanziari). Le banche tradizionali si troveranno presto a dover fare delle scelte strategiche anche radicali su come cambiare i modelli di business esistenti troppo complessi e costosi. Tipicamente i giocatori FinTech hanno bassi costi fissi, un utilizzo di tecnologie avanzate, un’offerta di servizi più user friendly e sono focalizzati su segmenti specializzati dai pagamenti ai prestiti personali e commerciali al wealth management etc Gli investimenti in questi settori sono più che quadruplicati nei passati due anni. Sicuramente la maggior
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parte dei FinTech non diventerà sufficientemente grande da poter sostituire completamente le banche esistenti ma certamente avranno un impatto sul modo di fare banking e potranno essere gli alleati di nuovi entranti da altri settori (retail, media, utilities, telecom) che dispongono di un forte brand, di un’ampia capacità distributiva e una vasta customer base. In aggiunta hanno una profonda conoscenza dei clienti che possono profilare e segmentare; essi portano i nomi dei grandi giocatori di internet Apple, Google, Amazon, Facebook ma anche retailer come Tesco e Virgin e sono attivi nei pagamenti mobile, e-wallet, money transfer P2P, mobile-Pos, ma possono facilmente espandersi in altri segmenti core di servizi finanziari come depositi, prestiti, credito al consumo sviluppando piattaforme tecnologiche P2P. Oggi le banche italiane vedono queste solo come “minacce” lontane confidando forse troppo sulle barriere normative e regolamentari ancora esistenti. Le banche devono e possono capitalizzare sui loro punti di forza che rimangono i fattori di scala, la maggiore facilità di accesso a capitali e liquidità, la rete di filiali opportunamente rivisitata, la propria customer base e la relazione di trust che ancora possono consolidare con il cliente. Le banche italiane devono però accelerare la trasformazione digitale e l’innovazione, nel modo di fare banking e di essere banca con le nuove tecnologie digitali trasformative Mobile, Big Data, Social, Cloud, IoT e A.I. che impattano tutte le aree di business della banca commerciale, del private banking, del wealth e dell’asset management. Solo
un utilizzo innovativo delle tecnologie digitali genera quel Vantaggio Digitale che è alla base di questo processo di trasformazione e innovazione e che genera valore per: • semplificare radicalmente i processi e le strutture organizzative delle banche tradizionali • ridisegnare le reti distributive superando la divisione tra canali digitali/fisici • coniugare digital e human touch attraverso una relazione banca-cliente personalizzata attraverso una customer experience basata sulle tecnologie mobile e social • diversificare i servizi e i prodotti non solo per tipologia clientela ma per filiera e processo, passare dal prodotto/servizio a soluzioni bancarie, in base ai momenti di vita dei cliente • capire le opportunità di modelli di open banking e delle innovazioni portate dalle Fintech con cui creare ecosistemi di servizi finanziari Il futuro del banking e delle banche sta nel produrre e mantenere il Vantaggio Digitale potenzialmente senza limiti poiché fare banking può non essere più sinonimo di Banca per molte categorie di clienti. Il Banking Summit 2015 di The Innovation Group in programma il 23 Settembre a Milano affronterà questi temi-chiave partendo dalla visione dei principali rappresentanti della business e IT community, da esperienze, testimonianze del settore bancario e finanziario sia italiano che internazionale.
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CLIENTELA ISTITUZIONALE: VOGLIA DI ALTERNATIVI
Intervista ad Elisa Ori, Responsabile Clientela Istituzionale BNP Paribas IP Alessia Liparoti
BNP Paribas IP si è aggiudicata per il quarto del movimento dei tassi nella zona Euro (di nuoanno di seguito il Premio Le Fonti come Eccellen- vo al rialzo) e le vicende drammatiche legate alla za nell’ Asset Management Istituzionale. Quali crisi greca hanno scatenato un’ondata di prese sono le caratteristiche per perseverare nell’eccel- di profitto, che hanno, di fatto, azzerato i guadagni accumulati nell’anno sul comparto obblilenza con questa clientela così peculiare? La clientela Istituzionale è uno dei segmenti che gazionario e messo a forte rischio le plusvalenze dell’azionario. Sebbene da allora BNP Paribas Investment Partners la situazione si sia stabilizzata, e SGR serve da quando presente in sui mercati sia tornato un po’ di Italia. Negli anni, i servizi offersereno, il rischio di un ritorno alla ti sono cresciuti insieme ai nostri volatilità dei mesi scorsi è sempre clienti, si sono evoluti per risponin agguato ed il suggerimento di dere alle loro esigenze. Oltre alle BNP Paribas Investment Partners è capacità gestionali è fondamentale di muoversi con molta cautela, disaper venire incontro al cliente su versificando il portafoglio quanto una serie di servizi ancillari alla possibile e di esporsi alle diverse gestione. La nostra capacità di far asset class in maniera opportunifronte ai loro bisogni è stata prestica. miante negli anni e ci ha consentito di ottenere questo importante preChe ruolo hanno i fondi alternatimio. Elisa Ori vi? Nell’attuale contesto di mercato, Come BNP Paribas IP SGR sta orientando in questo 2015 l’asset allocation per con tassi d’interesse bassi, rendimenti bassissimi su governativi e credito, mercati azionari il segmento istituzionale? Il contesto nel quale si sono mossi i mercati in che hanno già corso tanto e crescente volatilità, questa prima parte dell’anno è stato particolar- l’interesse verso i prodotti alternativi è crescente, mente sfidante per gli investitori istituzionali ed soprattutto per i fondi di private debt e loans in i gestori finanziari ai quali affidano i loro patri- particolare. Le regolamentazioni sia per le assimoni: in uno scenario di tassi d’interesse bassi curazioni che per i fondi pensione rendono ora o addirittura negativi, una mossa sbagliata può più accessibile questo tipo di investimento. dare origine a perdite che risulta poi impossibile, o quantomeno molto difficile, recuperare nel cor- Gli alternativi possono essere dunque una buona so dell’anno. E’ la situazione alla quale abbiamo scelta anche per gli Istituzionali nell’ottica di otassistito tra aprile e giugno, quando l’inversione tenere maggiore rendimento?
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Quella di ottenere rendimenti ancora appetibili senza esporsi in maniera incontrollata ai rischi di mercato è un’esigenza alla quale BNP Paribas Investment Partners ha cercato di dare una soluzione già da qualche anno e la risposta non può essere univoca e uguale per tutti gli investitori. Il nostro suggerimento è di investire una parte significativa del portafoglio (dal 20 al 30%) in prodotti di risparmio gestito che perseguano strategie “absolute return”. Nella gamma d’offerta della nostra casa ve ne sono di diversi tipi e per rispondere a diverse esigenze: l’importante è definire assieme al cliente quale budget di rischio è adeguato al proprio orizzonte temporale d’investimento e su quali classi di attivo / strategie si è disposti ad impegnarsi. Se vuole, questa è una forma nuova di gestioni “alternative”, che si è sviluppata in anni recenti e che offre tutte le garanzie di trasparenza e liquidabilità dei prodotti UCITS. Che performance stanno riscontrando i vostri fondi Absolute Return? I fondi absolute return obbligazionari hanno fatto bene da inizio anno e superato al momento l’obiettivo di rendimento, ciascuno in funzione della volatilità massima consentita dalle proprie linee guida d’investimento. Nel secondo trimestre 2015, erratico per i mercati obbligazionari, entrambe i nostri fondi Absolute Return, Parvest Bond Absolute Return V350 e Parvest Bond Absolute Return V700 hanno avuto dei rendimenti positivi nonostante gli indici global aggregate siano stati negativi. I fondi multi asset hanno limita-
to le perdite nelle fasi più acute della crisi dovuta al problema in Grecia, recuperando successivamente e avvicinandosi all’obiettivo annuale di rendimento, che contiamo di raggiungere entro la fine dell’anno. Riguardo alle commodities, quali possono essere le più strategiche nei prossimi mesi? Rispondendo molto francamente, il nostro Gruppo non crede che l’investimento in commodities possa offrire, in questo momento, grandi opportunità di guadagno. Sulle commodities agricole BNP Paribas Investment Partners ha deciso di astenersi da qualsiasi tipo di intervento per motivi etici, ritenendo che il loro mercato sia troppo importante per le vicende di intere popolazioni dei paesi in via di sviluppo per farne oggetto di speculazione. Per quanto riguarda il settore dei metalli e delle fonti di energia, la nostra opinione è che occorreranno anni prima che lo sbilancio tra domanda (debole) e offerta (in espansione) torni in equilibrio. E’ l’effetto del super-ciclo che ha beneficiato il settore nella prima decade del secolo e che ora si sta lentamente riassorbendo.
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YouBanking e YouApp, la ricerca dell’eccellenza Alessia Rosa
ANGELA DALL’OLIO Responsabile Multicanalità, BANCO POPOLARE Da gennaio 2013 è la responsabile Multicanalità del Banco Popolare, compresi i Contact Center del Gruppo, sia con riferimento al segmento Privati che al segmento Aziende. Segue inoltre i programmi di Loyalty del Banco sui diversi target e i modelli di customer experience multicanale. In precedenza, in seguito alla nascita del Banco Popolare, ha ricoperto il ruolo di Responsabile Prodotti e Servizi Famiglie del Gruppo (2007-2012) con presidio in particolare sui canali online Privati, sui programmi di Loyalty, sulle iniziative di acquisition e retention. Nel periodo 2001-2007 in Banca Popolare di Lodi ha effettuato lo start-up dei canali online Privati dove ha ricoperto il ruolo di Responsabile Canali Remoti. Agli esordi ha lavorato alla Cassa di Risparmio di Imola dove, dopo una breve esperienza di filiale, ha cominciato ad occuparsi dei canali online e dei servizi diretti erogati alla clientela. Laurea cum laude in Scienze Statistiche ed Economiche presso l’Alma Mater di Bologna (1993).
Il cliente digitale è uno dei principali target di riferimento all’interno delle odierne strategie bancarie e gli investimenti in questo settore sono sempre più importanti. In quest’ambito, Banco Popolare, grazie alla linea di prodotti YouBanking e i relativi Servizi You, vanta ottimi risultati ed è considerato un benchmark di riferimento nel settore. Da anni la proposta online della banca contribuisce ai risultati di business ed ha inoltre ricevuto numerosi riconoscimenti. In particolare l’edizione 2015 del Premio Internazionale Le Fonti ha premiato YouBanking di Banco Popolare come Miglior Banca Online e Miglior Mobile Bank. Questo importante risultato è particolarmente gradito perché testimonia il fatto che la piattaforma, a distanza di 4 anni dal suo lancio, risulta sempre estremamente efficace e in grado di com-
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petere con i più recenti player di mercato. La costante manutenzione, l’integrazione delle novità tecnologiche e, in generale, un modus operandi alla continua ricerca dell’eccellenza rendono l’offerta YouBanking distintiva e ciò permette a Banco Popolare di prevalere all’interno dell’arena delle banche online. Il processo di acquisto di un prodotto bancario non è d’impulso e, prima di decidere, il cliente prospect valuta con attenzione la convenienza dei prodotti e l’affidabilità del gruppo bancario. Accanto a questa componente razionale, il cliente è influenzato però anche da una componente più emozionale, più immateriale che è la somma di diversi fattori: il design, l’attenzione alla usability, la sequenza logica con cui i dati vengono richiesti al cliente, la semplificazione dei contenuti, la trasparenza sono tutti
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fattori decisivi nella percezione del cliente. Si sottolinea sempre come “pochi click” possono trasformare un “prospect” in un “già cliente” ma è altresì vero che, senza cura e studio, gli stessi “pochi click” possono generare una user - experience non all’altezza e allontanare velocemente chi naviga. Alla luce anche di queste considerazioni, Banco Popolare ha, da sempre, curato con particolare attenzione il portale www.youbanking.it che, a tutti gli effetti, ne costituisce la vetrina pubblica online. Molti sono stati gli interventi di cui la piattaforma ha beneficiato nel tempo ma altri ne sono già previsti. A piano sono infatti inserite diverse implementazioni finalizzate a: • introdurre una sempre maggiore digitalizzazione del processo sfruttando le più recenti novità tecnologiche e la loro sempre mag-
giore diffusione; • creare, ancora di più, un ambiente accogliente in grado di semplificare, rendere familiare e gradevole un processo di per sé complesso ed elaborato. In relazione al primo punto, sono da citare, a titolo di esempio, l’introduzione della firma digitale, la possibilità di inviare la fotografia dei propri documenti e della propria firma, il riconoscimento a distanza tramite videocamera. Per quanto riguarda invece il secondo punto si può far riferimento alla declinazione del linguaggio verso una forma sempre più familiare e schematica e all’introduzione di un’assistenza clienti tramite chat video. YouBanking non è però solo un portale internet ma è anche il marchio che identifica i prodotti destinati alla clientela prospect. Con
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riferimento a questi ultimi, nel corso del tempo, “la famiglia si è allargata”: accanto agli iniziali conto corrente, conto deposito e carta conto sono stati creati prodotti ad hoc come il dossier titoli e il prestito dedicato. Le caratteristiche principali continuano ad essere l’estrema convenienza, parametro imprescindibile per questa tipologia di offerta e la facilità di gestione grazie alla complementarietà tra la rete territoriale ed i canali a distanza. Questi ultimi, denominati Servizi You, permettono al cliente un utilizzo dei propri rapporti in completa mobilità grazie alla multicanalità integrata fra PC, tablet, smartphone, telefono e ATM. Quest’anno il Premio Internazionale Le Fonti ha scelto YouBanking anche come Miglior Mobile Bank. Questo risultato gratifica ancor di più l’importante lavoro di Banco Popolare nel creare e manutenere YouApp, una delle applicazione bancarie italiane più gradite. Il mondo delle applicazioni è condizionato da una velocissima evoluzione tecnologica e questo, spesso, cambia le regole del gioco ad una velocità maggiore rispetto al passato. Inoltre, il vero elemento cruciale di questo nuovo canale sono le recensioni sugli store dedicati. Queste ultime, da monitorare e studiare con attenzione, sono l’unica vera cartina di tornasole capace di testimoniare la bontà o meno di un’applicazione. YouApp è presente sui principali store e, dalla sua nascita, ha sempre occupato le prime posizioni nelle classifiche di riferimento. L’attenzione ad ogni dettaglio, la ricerca dell’eccellenza come modus operandi appunto, è alla base dello sviluppo della multicanalità inte-
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grata per Banco Popolare. I livelli di servizio sono ad esempio parametri cruciali: i clienti, soprattutto se acquisiti online, sono particolarmente attenti al servizio che ricevono e vanno ascoltati con estrema attenzione; la semplicità con cui possono esprimere pubblicamente un’opinione li rende facili alla critica ma, contemporaneamente, può trasformarli in naturali referral positivi verso terzi e, le moderne strategie di comunicazione, dimostrano che una buona reputazione social, a volte, vale più di una campagna pubblicitaria tradizionale.
sostenibilità
CHI SOFFRIRA’ DI PIU’ A CAUSA DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO? La domanda di Bill Gates, fondatore di Microsoft Corporation
Bill Gates
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EATTLE – Alcuni anni fa io e Melinda siamo andati a trovare un gruppo di coltivatori di riso a Bihar, India, una delle regioni maggiormente colpite dalle alluvioni. Erano tutti estremamente poveri e dipendenti principalmente dal riso che coltivavano per sostenere le loro famiglie. Ci raccontarono che con l’arrivo delle piogge monsoniche ogni anno, i fiumi si ingrossano e minacciano le coltivazioni e le loro fattorie. Loro scommettono sempre sul fatto che le loro fattorie vengano risparmiate, ma è una scommessa che spesso perdono e una volta perso il raccolto vanno in città in cerca di un lavoro qualsiasi per sfamare le proprie famiglie. L’anno successivo tornano comunque alla fattoria (spesso più poveri di prima) pronti a ricominciare a coltivare il riso.
La nostra visita ci ha ricordato che per le famiglie più povere la vita è un esercizio di equilibrio senza rete di salvataggio. Non hanno accesso alle sementi arricchite, ai fertilizzanti, ai sistemi di irrigazione o ad altre tecnologie vantaggiose come i coltivatori dei paesi ricchi. E non hanno neppure un’assicurazione sui raccolti per proteggersi dalle eventuali perdite. Un solo colpo di sfortuna (una carestia, un’alluvione o una malattia) basta a farli diventare più poveri e a soffrire la fame. Oggi il cambiamento climatico aggiunge un ulteriore rischio alle loro vite. L’aumento delle temperature nei prossimi decenni porterà ad ulteriori problematiche per l’agricoltura, in particolar modo nelle zone tropicali. I raccolti non riusciranno a crescere a causa della scarsità o
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dell’abbondanza delle piogge, mentre i parassiti aumenteranno con il clima più caldo e distruggeranno i raccolti. Anche i coltivatori dei paesi più ricchi si troveranno ad affrontare dei cambiamenti, ma hanno gà a disposizione gli strumenti ed il sostegno necessario per gestire questi rischi. Per contro, i contadini più poveri vanno al lavoro ogni giorno per lo più a mani vuote; ecco perchè tra tutta la gente che soffrirà degli effetti del cambiamento climatico loro sono quelli che ne soffriranno di più. I contadini poveri sentiranno l’effetto pungente di questi cambiamenti, ma allo stesso tempo il mondo ha bisogno del loro aiuto per sfamare una popolazione in rapida crescita. In base alle stime, la domanda di cibo a livello globale dovrebbe arrivare al 60% entro il 2050. Un’eventuale riduzione dei raccolti metterebbe a dura prova il sistema globale dei prodotti alimentari con un aumento della fame e la distruzione dei progressi fatti contro la povertà negli ultimi cinquant’anni. Rimango comunque positivo rispetto al fatto che, se iniziamo ad agire adesso, saremo in grado di evitare le conseguenze peggiori del cambiamento climatico e continuare a garantire cibo a livello mondiale. É necessario che i governi investino urgentemente nelle innovazioni ad energia pulita che potranno ridurre in modo significativo le emissioni dei gas serra e bloccare l’aumento delle temperature. Allo stesso tempo, dobbiamo riconoscere che è invece già tardi per fermare tutti gli impatti derivanti dall’aumento delle temperature. Anche se si dovesse scoprire una fonte energetica pulita e a basso
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costo la settimana prossima, ci vorrebbe del tempo prima che possa eliminare le abitudini legate all’uso del carburante fossile e favorire il passaggio ad un futuro senza carbonio. Ecco perchè è assolutamente necessario investire nel sostegno al processo di adattamento dei più poveri. Molti degli strumenti di cui necessitano sono piuttosto basilari e sono cose di cui hanno bisogno in ogni caso per coltivare più cibo e guadagnare di più, tra cui l’accesso ai finanziamenti, migliori sementi, formazione e mercati dove poter vendere ciò che coltivano. Vi sono altri strumenti nuovi e progettati su misura per affrontare le sfide legate al cambiamento climatico. La Gates Foundation ed i suoi partner hanno collaborato per sviluppare delle nuove varietà di sementi in grado di crescere anche in caso di carestia o alluvione. I coltivatori di riso che ho incontrato a Bihar, ad esempio, stanno ora coltivando una nuova varietà di riso che resiste alle alluvioni (soprannominato “riso subacqueo”) e in grado di sopravvivere sott’acqua per due settimane. Sono quindi già preparati nel caso in cui eventuali cambiamenti del clima comportino nuove alluvioni nella regione. Al momento sono in fase di sviluppo altre varietà di riso in grado di resistere alla carestia, al caldo, al freddo e ai problemi legati al terreno come la contaminazione di un alto contenuto di sale. Tutti questi sforzi hanno il potere di trasformare le vite di questi contadini. E’ormai pratica comune vedere i coltivatori raddoppiare o triplicare i loro raccolti ed i loro profitti grazie all’accesso agli strumenti avanzati che i coltiva-
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tori ricchi danno per scontato. Questi nuovi strumenti permettono loro di migliorare le loro diete, di investire nelle fattorie e mandare i bambini a scuola. Inoltre, li aiutano a non vivere la loro vita sempre sul filo del rasoio garantendo loro un senso di sicurezza anche in caso di cattivo raccolto. Ci saranno senza dubbio delle minacce legate al cambiamento climatico che non possiamo ancora prevedere. Per essere pronti ad affrontarle dobbiamo quindi accelerare la ricerca nelle sementi e negli strumenti di sostegno ai coltivatori più piccoli. Una delle innovazioni più importanti per aiutare i coltivatori è la tecnologia satellitare. In Africa i ricercatori utilizzano le immagini satellitari per creare una mappa del terreno in grado di informare i coltivatori delle varietà di coltivazioni che possono prosperare nei loro terreni. E’ pur vero che delle sementi migliori o delle nuove tecnologie non possono tuttavia trasformare le vite delle famiglie degli agricoltori finchè non ne hanno accesso. Una serie di organizzaizoni tra cui un gruppo chiamato One Acre Fund sta pertanto cercando dei modi per garantire che i coltivatori possano avere accesso a queste soluzioni. One Acre Fund lavora a stretto contatto con più di 200.000 coltivatori africani garantendo accesso ai finanziamenti, agli strumenti disponibili e ai corsi di formazione. Lo scopo è di raggiungere 1 milione di coltivatori entro il 2020. Nella nostra lettera annuale di quest’anno, io e Melinda abbiamo scommesso che l’Africa sarà in grado di provvedere al suo fabbisogno alimentare da sola entro i prossimi 15 anni, anche dovendo affron-
tare i rischi posti dal cambiamento climatico. I coltivatori poveri si trovano senza dubbio ad affrontare un contesto difficile. Le loro vite sono come dei puzzle con molti pezzi da mettere insieme: dal piantare i sementi giusti ad utilizzare il fertilizzante adatto ad avere la formazione adeguata ed un posto in cui vendere il loro raccolto. Se anche un solo pezzo viene messo nel posto sbagliato, allora tutta la loro vita può cadere a pezzi. So che il mondo ha gli strumenti necessari per mettere i pezzi del puzzle nel posto giusto sia per le sfide di oggi che per quelle di domain. E, cosa ancor più importante, so per certo che anche i coltivatori hanno gli strumenti necessari per farlo.
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