New Insurance N°1 - Novembre Dicembre

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9€ Bimestrale

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NSURANCE NOVEMBRE/DICEMBRE 2017

ISSN 2532-9332

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GENERALI

PUNTA SUL

WELFARE Il Gruppo di Trieste lancia una nuova compagnia per entrare sul mercato della previdenza, della salute e dei servizi integrati a famiglie e imprese Marco Sesana

DISTRIBUZIONE

SCENARI

Più partnership per UN’INDUSTRIA la bancassurance IN RADICALE

TRASFORMAZIONE Salute, previdenza e disastri naturali. In questi tre ambiti le assicurazioni possono trovare le opportunità per rinnovare il loro modello di business. E darsi un ruolo forte nella crescita del Paese

ASSIMOCO

Le nuove strategie di sviluppo

Ruggero Frecchiami



EDITORIALE

La tecnologia dirompe anche nelle assicurazioni Angela Maria Scullica @AngelaScullica

I

l rapido sviluppo delle tecnologie sta provocando radicali cambiamenti in tutti i campi. Le logiche di produzione e di distribuzione che per anni hanno permeato l’industria assicurativa non reggono più alla luce della rivoluzione culturale e di costume che il mondo sta attraversando oggi. Internet infatti pervade sempre di più la vita di ognuno e i giovani, cosiddetti nativi digitali, parlano, comunicano e si scambiano opinioni principalmente attraverso social network e chat. Una generazione, fra poco adulta, che difficilmente entrerà in banca o in agenzia per stipulare un conto corrente o un contratto assicurativo e che cercherà nel web, almeno in prima battuta orientamenti e consigli nelle scelte di consumo e di risparmio. In questo scenario dominato dalla tecnologia il settore assicurativo sta attraversando una fase di profonda innovazione impostando e rivedendo il proprio approccio al mercato, ai processi e alle strutture con una nuova organizzazione nella quale la tecnologia diventa fondamentale per il business. Figure e processi tradizionali sono destinati all’emarginazione se non si dimostrano in grado di evolvere verso modelli più avanzati, in linea con le rinnovate sensibilità ed esigenze di un mercato sempre più competitivo e globale. La recente evoluzione dell’InsurTech e l’ingresso di grandi aziende multinazionali del web, come Amazon nel campo delle assicurazioni, stanno infatti rivoluzionando gli scenari. Basti pensare che, nel settore, in poco meno di un anno, sono stati investiti in 1,7 miliardi di dollari investiti in startup. Inoltre secondo il “Global IoT in Financial Services Market, 2017” di Frost & Sullivan, l’intelligenza artificiale e soprat-

tutto il ruolo rivoluzionario dell’Internet delle cose (IoT) aiuteranno le aziende a comprendere meglio i clienti e fornire i prodotti giusti in modo tempestivo attirando investimenti significativi dai segmenti Fintech e InsurTech. Già oggi l’Intelligenza artificiale e l’automazione hanno raggiunto un livello di alta qualità a costi sostenibili per il settore assicurativo. In questa particolare fase storica e sociale di profondi e rapidi cambiamenti dovuti al progredire della tecnologia, diventa quindi importante seguire e conoscere gli scenari, le innovazioni, le nuove organizzazioni, i modelli di business e via dicendo in un’ottica dinamica e orientata al futuro. New Insurance, la nuova rivista di Le Fonti, dedicata al mondo assicurativo, nasce proprio per questo. E cioè con l’obiettivo di approfondire l’evoluzione in atto nel settore assicurativo dovuta all’innovazione tecnologica e all’apertura dei mercati, in ogni suo aspetto operativo, organizzativo e di governance. Si propone inoltre di esaminare i cambiamenti in corso nel mercato, nell’offerta, nella domanda, nella concorrenza, nella cultura con un’ottica di apertura internazionale e un’attenzione alle partnership, agli accordi, alle operazioni di concentrazione. E di analizzare le normative che riguardano il settore e l’attività assicurativa e il loro impatto sul settore e sul business assicurativo. Siamo infatti convinti che per cogliere tutte le opportunità che inevitabilmente rivoluzioni e cambiamenti epocali, come quello attuale, dischiudono ed essere protagonisti della nuova era tecnologica a cui stiamo andando incontro occorre informarsi, conoscere, approfondire e osservare con attenzione. E con una mente flessibile e aperta al nuovo. 

Nov - Dic 2017 New Insurance

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EDITORE

SOMMARIO

Le Fonti S.r.l. Via Dante, 4, 20121, Milano

DIRETTORE RESPONSABILE Angela Maria Scullica angela.scullica@lefonti.it

MERCATO & PRODOTTI

SCENARI & BUSINESS

REDAZIONE Federica Chiezzi federica.chiezzi@lefonti.it

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L’oracolo di Omaha è sbarcato in Italia

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Unipol RE apre a Dublino il quartier generale

SEGRETERIA DI REDAZIONE segreteria@lefonti.it

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La via obbligata del consolidamento

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COLLABORATORI Giulia Andreoli, Filippo Cucuccio, Luigi Dell’Olio, Filippo Fattore, Gianenrico Levaggi, Fabio Sgroi, Guido Sirtoli, Nino Sunseri, Paolo Tomasini, Gloria Valdonio, Gabriele Ventura

Polizze per avvocati, da obbligo a facoltà

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Un’industria in radicale trasformazione

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Il tesoretto nascosto

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Tutti pazzi per il car sharing, ma quali rischi corrono i clienti?

REDAZIONE GRAFICA Valentina Russotti

COMUNICAZIONE E RELAZIONI ESTERNE Claudia Chiari COORDINAMENTO INTERNAZIONALE ( New York, Dubai, Hong Kong, Londra, Singapore) Alessia Liparoti alessia.liparoti@lefonti.it

PROTAGONISTI 18

PROGETTI SPECIALI Alessia Rosa alessia.rosa@lefonti.it

DISTRIBUZIONE & INTERMEDIARI

INNOVAZIONE E DIGITAL MARKETING Simona Vantaggiato simona.vantaggiato@lefonti.it REDAZIONE E STUDI TELEVISIVI Via Dante 4, 20121 Milano - tel. 02 87386306 Per comunicati stampa inviare a: press@lefonti.it EDITORIAL OFFICES Londra - Milano - New York - Singapore Dubai - Hong Kong TIPOGRAFIA Grafica Novarese Snc Via Marelli 2, San Pietro Mosezzo

Il neo welfare per le famiglie

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Il ceo agli agenti: «Trabajamos juntos»

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Arriva l’Idd e cambia tutto

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Più partnership per la bancassurance

UFFICIO ADV press@lefonti.it

RUBRICHE

DISTRIBUZIONE PER L’ITALIA MePe - Distribuzione Editoriale Via Ettore Bugatti, 15 - 20142 Milano

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WELFARE 52

Compagnie in manovra sul welfare aziendale

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Generali scommette su Welion

INSURANCE TECH 60

Ecco il primo broker tutto digitale

Carriere

SERVIZIO ABBONAMENTI Telefono 02 8738 6306 o inviare una mail a: abbonamenti@lefonti.it CAMBIO INDIRIZZO Si prega di comunicarci entro il 20 del mese precedente il nuovo indirizzo via mail a: abbonamenti@lefonti.it GARANZIA DI RISERVATEZZA PER GLI ABBONAMENTI Le Fonti garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi dell’art. 7 del D. leg. 196/2003 scrivendo a abbonamenti@lefonti.it Pubblicazione bimestrale registrata presso il Tribunale di Milano il 09 Giugno 2017, numero 183. La testata New Insurance è di proprietà di Le Fonti. Direttore responsabile Angela Maria Scullica Prezzo di copertina € 9,00

WORLD EXCELLENCE LA RIVISTA

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New Insurance Nov - Dic 2017

N° 1DEI CEO

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LE LE FONTI FONTI

LEGAL LEGAL

LA RIVISTA LA RIVISTA AVVOCATI AVVOCATI N°1 DEGLI N°1 DEGLI

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SCENARI

CONCENTRAZIONE

L'ORACOLO DI OMAHA È SBARCATO IN ITALIA Con l’acquisizione del 9%, Warren Buffett è diventato il primo azionista di Cattolica. La scommessa che in tempi brevi la società cooperativa si trasformi in Spa o il segno che, nonostante la caduta dei rendimenti, sta tornando l’interesse internazionale sul mercato italiano? Nino Sunseri

C

he cosa ha spinto Warren Buffett a investire in Cattolica Assicurazioni? L’interrogativo circola da diverse settimane nel mondo delle polizze senza aver trovato ancora risposta sicura. Si tratta di un semplice investimento di portafoglio o è l’inizio di una strategia più articolata che potrebbe riaprire il risiko sulle polizze in Italia? E, in questo caso, quali sono le condizioni di salute del nostro sistema? Per rispondere serve una premessa che pochi ricordano visto che, finora, l’oracolo di Omaha non si è mai occupato di assicurazioni nel nostro Paese e, in generale, non ha mai considerato l’Italia un mercato interessante su cui investire. In realtà Buffett, attraverso il fondo Berkshire è uno dei più grandi assicuratori del mondo. Il quarto

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negli Stati Uniti e fra i primissimi a livello globale per capitalizzazione di Borsa. Le sue compagnie sono molto forti nel ramo danni (e questo presenta la prima affinità con Cattolica) e nelle riassicurazione con Gen Re. Un gruppo talmente solido che nemmeno le forti perdite provocate dall’11 settembre erano riuscite a scalfire. Eppure si parla di indennizzi nell’ordine di 50-60 miliardi. L’avventura di Buffett nel mondo delle polizze era iniziata nel 1967 con l’acquisto di National Fire e Marine Insurance e poi National Indemnity specializzata nella copertura dei disastri naturali. Da allora è partita un’espansione lenta ma graduale secondo quelle che sono le tradizionali strategie di Buffett. Aggiungiamo che, un paio di anni fa c’erano

stati degli incontri del suo staff con Gianni Tamburi, probabilmente il più quotato banchiere d’affari italiani, per studiare possibili operazioni in comune. Alla fine non se n’era fatto niente fino all’annuncio dell’acquisto del 9,9% di Cattolica messo in vendita dai liquidatori della Banca Popolare di Vicenza. Con questa acquisizione Buffett è diventato il primo azionista della compagnia veronese. Il regista dell’operazione è stato il giovane Angelo Moratti che può contare sulla vasta agenda di contatti della sua famiglia. Sulle ragioni dell’operazione molto si è ragionato. Tanto più che Cattolica è una delle poche cooperative quotate rimaste in Borsa dopo il decreto sulle banche popolari. Che cosa può aver spinto il più blasonato investitore


Usa a scegliere una media compagnia d’assicurazione tuttora ancorata al voto capitario, un sistema di governance lontanissimo dai parametri di Wall Street? Certo non è escluso gli uomini di Buffett puntino sulla trasformazione in Spa in tempi brevi. In questo caso il valore delle azioni potrebbe crescere abbastanza rapidamente. Una scommessa che si scontra, naturalmente, con le forti resistenze esistenti all’interno della compagnia a cominciare, ovviamente, dalla componente che esprime il presidente Paolo Bedoni e buona parte del consiglio d’amministrazione. Forse di diverso parere potrebbe essere l’amministratore delegato Alberto Minali sbarcato a Verona (sua città natale) dopo l’uscita come direttore generale di Generali. «Buffett ha investito nella Cat-

L'ASSICURATORE INASPETTATO Attraverso il fondo Berkshire, Warren Buffett è uno dei più grandi assicuratori del mondo: il quarto negli Stati Uniti e fra i primissimi a livello globale per capitalizzazione di Borsa. Le sue compagnie sono molto forti nel ramo danni

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tolica di oggi e, soprattutto, in quella di domani, perché crede che sia sottovalutata e che ci sia un grande margine di crescita», ha detto Minali dopo l’arrivo di Berkshire. Un entusiasmo che ha fatto pensare a lui come regista dell’operazione. Un ruolo sul qualche il diretto interessato preferisce glissare assicurando di non essere neppure «stato messo al corrente» dell’acquisto. «Conosco bene la Berkshire Hathaway e gli uomini di Buffett negli Stati Uniti», ha dichiarato però al quotidiano di Verona l’Arena, «e con loro abbiamo lavorato in questi mesi a una partnership tecnico riassicurativa che ci consentirà di averli tra i nostri riassicuratori». Certo per un fondo delle dimensioni di Berkshire (80 miliardi di dollari di patrimonio) l’investimento in Cattolica (poco più di 100 milioni di euro) è praticamente irrilevante. Questo ovviamente consente di aspettare anche a lungo l’eventuale trasformazione in società per azioni. A favore di questo salto giocano forze potenti. Per esempio Cariverona, diventato azionista al 4% avendo rilevato un altro pezzo della partecipazione messa in vendita dai liquidatori della Banca Popolare di Vicenza. Si tratta di un azio-

GRANDI MARGINI Secondo Alberto Minali, ad di Cattolica, Buffet ha investito «perché crede che la società sia sottovalutata e che ci sia un grande margine di crescita»

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nista stabile e di lungo periodo. Però vincolato all’obbligo di rendere il patrimonio sempre più redditizio. Per non parlare, ovviamente, delle autorità di vigilanza. Non bisogna dimenticare, infatti, che presidente dell’Ivass è Salvatore Rossi che divide l’incarico

ricevuto la benedizione del governo preoccupato dal fatto che il colosso triestino finisse in mani straniere. Uno scenario che a Palazzo Chigi e al Tesoro guardano con preoccupazione, considerando il notevole investimento del gruppo Generali in titoli di Stato

Le società assicurative subiscono una pressione crescente per migliorare i loro margini di profitto

con quello di direttore generale di Banca d’Italia. Via Nazionale è stata in prima linea nell’imporre alle banche popolari il salto da cooperativa a società per azioni. Facile immaginare che la medesima attenzione venga posta al mondo delle assicurazioni. Con il cambio di governance i principali azionisti delle ex popolari (tranne qualche eccezione) sono i grandi fondi americani e inglesi che oggi, peraltro, hanno in mano gran parte del sistema bancario italiano. Cattolica dunque come grimaldello per riaprire il risiko delle polizze declinato sul fronte internazionale? Come escluderlo? Soprattutto considerando che i grandi gruppi stranieri hanno sempre considerato l’Italia come una frontiera molto interessante. Soprattutto per quanto riguarda il ramo vita. Addirittura per Allianz è il secondo mercato dopo la Germania. Ora gli appetiti sono in calo vista la caduta dei rendimenti. Tuttavia la partita potrebbe riaprirsi da un momento all’altro. Un primo assaggio si è visto alla fine dell’anno scorso quando Intesa Sanpaolo ha studiato a lungo la possibile integrazione con Generali. Un’operazione che, secondo molti osservatori, aveva

(circa 60 miliardi). E così Carlo Messina ha cominciato a studiare la possibilità di integrazione fra Intesa e Generali. L’obiettivo era quello di creare un super-campione nazionale nel mondo della finanza e, soprattutto mettere il gruppo triestino a riparo da eventuali raid stranieri. Un’incursione che diventa tanto più facile adesso che Mediobanca ha annunciato che è in vendita una quota del 3%. Ridurrà la partecipazione al 10% e secondo autorevoli indiscrezioni potrebbe scendere al 7% rendendo il gruppo guidato da Philip Donnet ancora più facilmente contendibile. Per blindare il controllo del gruppo assicurativo Mediobanca, secondo le indiscrezioni di stampa, aveva pensato a costruire una sub-holding nella quale far confluire l’intera partecipazione in Generali. Piazzetta Cuccia avrebbe tenuto il 51% e avrebbe distribuito il resto fra alcuni azionisti di lungo corso (per esempio Cdp o qualche ricca fondazione). In questo modo avrebbe ottenuto un duplice obiettivo: tenere saldamente ancorato in Italia il possesso del gruppo assicurativo e liberare capitale per proseguire la strategia di diversificazione della banca. Alla fine, però, nessuno dei due piani aveva visto la luce. Quello di piazzetta Cuccia proba-


LO STUDIO DI BLACKROCK

Diversificare per contrastare il calo di reddittività Per accrescere i ricavi e tagliare i costi, le società di assicurazione stanno ripensando i propri portafogli d’investimento

Uno

studio commissionato da BlackRock, condotto fra 300 senior executive di compagnie assicurative, ha rivelato che due terzi delle società sta ripensando al proprio portafoglio d’investimento come mossa essenziale per mantenere o rinvigorire la redditività futura del business. Oltre due quinti (41%) hanno dichiarato di sentirsi sempre più spesso costrette ad attingere agli investimenti per aumentare la redditività generale. In un contesto di tassi d’interesse estremamente bassi e di difficoltà a ottenere margini, negli ultimi anni le società di assicurazione hanno intrapreso numerose misure per accrescere i ricavi e tagliare i costi e questi sforzi sembrano aver dato alcuni frutti: circa la metà degli intervistati (44%), infatti, ha dichiarato di non aver subito cambiamenti in termini di redditività nell’ultimo quinquennio, malgrado le difficoltà del settore. Per ottenere questi risultati, molte compagnie assicurative si

sono concentrate per lo più sulle attività di sottoscrizione e sui cambiamenti operativi. Ora però, per aumentare la redditività, due terzi degli intervistati (66%) pensa che la riformulazione dei portafogli d’investimento sia la chiave di volta. Si tratta di uno spostamento significativo: solo il 28% degli intervistati ha dichiarato di attribuire un’importanza prioritaria all’aumento dei rendimenti da investimento. La stragrande maggioranza dei partecipanti (84%) ha affermato che scegliere asset alternativi o il mercato privato sarà fondamentale per aumentare le performance d’investimento, mentre circa il 70% vede un «ampio margine» di miglioramento nella gestione del rischio di portafoglio e nell’efficienza dei capitali. Patrick Liedtke, responsabile della divisione asset management per il settore assicurativo di BlackRock in Europa, ha commentato: «Le società di assicurazione subiscono una

pressione crescente per migliorare i margini di profitto, pur in un contesto di persistente incertezza geopolitica, scarsi rendimenti, limiti normativi e competizione agguerrita in fatto di sottoscrizioni. Ci stiamo rendendo conto che l’attenzione si è spostata sui portafogli d’investimento e sulle performance come fonte principale di redditività. Stante la minore propensione a investire in asset rischiosi osservata lo scorso anno, le compagnie assicurative cercano di generare rendimenti ottimizzando piuttosto il rischio e abbandonando le asset class tradizionali».

bilmente per la difficoltà di trovare investitori disposti a puntare su una scatola non quotata. Quello di Messina perché troppo costoso. Banca Intesa, infatti, punta a costruire un colosso delle polizze al suo interno. La geografia delle assicurazioni è completamente cambiata da quando la banca ha deciso di conteggiare fra i suoi premi anche quelli prodotti dalla sua compagnia irlandese (ma con polizze vendute in Italia). Il gruppo bancario guidato da Messina ha così scavalcato tutti nella graduatoria dei rami vita e danni congiunti. Adesso è la prima compagnia italiana con

11,7 miliardi di euro di raccolta, avendo superato Poste che ha soltanto 11,6 miliardi, mentre Generali è al terzo posto con 11,1. Il sorpasso, dunque, è già avvenuto. anche se il primato di Intesa è basato sulla raccolta vita. Invece per i danni, con soli 0,2 miliardi a giugno è ancora 15ª in una classifica dominata da Unipol con 7,74 miliardi, davanti a Generali con 5,89 miliardi. Crescere nel danni, per Messina, è a questo punto quasi una via obbligata: avendo sbaragliato tutti nel vita, ora deve trovare altra linfa vitale se vuole crescere ancora nel comparto assicurativo.

Certo, l’obiettivo è a dir poco ambizioso: Messina ha detto che in relazione al comparto danni, il target «è diventare una delle prime compagnie nei prossimi quattro anni e la prima nei quattro anni successivi». Alla fine di questo percorso, se riuscirà, ci troveremo di fronte a un colosso bancario assicurativo di proporzioni ragguardevoli, anche se tutto concentrato in Italia. E forse unico a livello mondiale. Ed è su questo punto che si riapre il risiko: cercare nuove fonti di guadagno visto che la politica dei tassi zero avviata da Mario Draghi è destinata a durare ancora a lungo. 

A CACCIA DI RENDIMENTI Patrick Liedtke, di BlackRock, sostiene che le compagnie «cercano rendimenti ottimizzando il rischio e abbandonando le asset class tradizionali»

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