EDITORIALE
Tecnologia e Mifid 2 accelerano il cambiamento Angela Maria Scullica @AngelaScullica
L’
accelerato progredire della tecnologia, gli scenari internazionali in forte mutazione e interrelazione tra loro, i cambiamenti negli stili di vita, nei valori, nella cultura e quindi nelle evoluzioni dei mercati stanno radicalmente trasformando l’industria del risparmio gestito e la distribuzione finanziaria. Il settore attraversa una fase di profonda innovazione impostando e rivedendo l’approccio al mercato, ai processi e alle strutture con nuove organizzazioni, nuovi prodotti, nuove politiche di asset allocation, gestione, marketing e via dicendo in un’ottica più tecnologica e adeguata. In questo scenario figure e processi tradizionali che non si dimostrano in grado di evolvere verso modelli in linea con le rinnovate sensibilità ed esigenze di un mercato sempre più competitivo e globale, sono destinati all’emarginazione. La prorompente avanzata dell’innovazione tecnologica ha, e avrà sempre di più, un forte impatto sui processi interni, sui sistemi di distribuzione, sulla creazione di nuovi prodotti, sulle modalità di comunicazione e promozione. La rete consente una rapida diffusione delle informazioni e delle applicazioni operative che modificano le prestazioni dei servizi in numerosi settori della distribuzione. Sul mercato dei servizi finanziari, di pagamento e di consulenza agli investimenti, i nuovi operatori del Fintech che si pongono in diretta concorrenza con quelli tradizionali hanno già avviato la loro attività proponendo modelli di servizio innovativi rivolti a fasce di clientela retail. Il loro numero è in crescita ed anche la loro attrattività. Alcuni operatori tradizionali, per diventare velocemente più tecnologici, li stanno già inglobando. La crisi di questi ultimi anni ha reso più veloce il cambiamento. I bassi tassi di interesse di mercato e la riduzione della leva finanziaria hanno infatti compresso le tradizionali
fonti di crescita e di redditività delle banche e delle società finanziarie e hanno reso indispensabile la ricerca di nuovi prodotti e servizi. Una necessità che con Mifid 2 e Idd 2, entrambe in vigore a partire dal 2018, sarà ulteriormente accentuata. Le nuove direttive europee per il settore finanziario (Mifid 2) e assicurativo (Idd2) aumenteranno infatti trasparenza ma anche i costi del business rendendo sempre più importante la definizione di nuove strategie volte al mantenimento dei margini. In particolare Mifid 2 creerà nuovi costi per gli asset manager, in ricerca, adeguamenti informatici, formazione dei consulenti e così via, riducendo ulteriormente i margini con ripercussioni su tutta l’industria. L’effetto sarà il tentativo di andare a cercare nuovi clienti per conquistare fette di mercato nel private banking e di introdurre nuove strategie di gestione strutturando maggiormente l’offerta per la clientela mass e affluent. Un target particolarmente colpito dalla crisi nelle sue capacità di generare risparmio che manifesta un’aumentata ricerca di soluzioni volte alla stabilizzazione del reddito e al sostegno della previdenza. Bisogni che si aggiungono a quelli dei cosiddetti millennials, nati e formati con la tecnologia digitale, per i quali l’offerta deve necessariamente cambiare e rendersi più adeguata alle loro esigenze. La nuova rivista Asset Management di Le Fonti nasce con gli obiettivi di seguire e approfondire l’evoluzione in corso nell’industria del risparmio gestito, nella distribuzione finanziaria e nel mercato con articoli, dossier, interviste, dibattiti, ricerche, inchieste e studi, fornendo informazioni dettagliate, precise e indipendenti ai lettori. E di contribuire a diffondere nell’industria del risparmio gestito idee, progetti innovativi, nuovi modelli di business di un settore in profonda trasformazione.
Nov - Dic 2017 Asset Management
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EDITORE
SOMMARIO
Le Fonti S.r.l. Via Dante, 4, 20121, Milano
DIRETTORE RESPONSABILE Angela Maria Scullica angela.scullica@lefonti.it REDAZIONE Federica Chiezzi federica.chiezzi@lefonti.it
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Il settore si concentra
REDAZIONE GRAFICA Valentina Russotti SEGRETERIA DI REDAZIONE segreteria@lefonti.it COLLABORATORI Giulia Andreoli, Vanessa D’Agostino, Luigi Dell’Olio, Filippo Fattore, Nino Sunseri, Paolo Tomasini, Gloria Valdonio, Gabriele Ventura, Francesca Vercesi, Nick Zonna (foto eventi Le Fonti)
PROTAGONISTI 10
Pir, fenomeno di massa
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Un nuovo modello di service ai gestori
COMUNICAZIONE E RELAZIONI ESTERNE Claudia Chiari COORDINAMENTO INTERNAZIONALE ( New York, Dubai, Hong Kong, Londra, Singapore) Alessia Liparoti alessia.liparoti@lefonti.it PROGETTI SPECIALI Alessia Rosa alessia.rosa@lefonti.it INNOVAZIONE E DIGITAL MARKETING Simona Vantaggiato simona.vantaggiato@lefonti.it REDAZIONE E STUDI TELEVISIVI Via Dante 4, 20121 Milano - tel. 02 87386306 Per comunicati stampa inviare a: press@lefonti.it EDITORIAL OFFICES Londra - Milano - New York - Singapore Dubai - Hong Kong
DISTRIBUZIONE
SCENARI 34
L’impatto della Mifid2 sugli intermediari finanziari
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La sfida della trasparenza
PRODOTTI E SERVIZI 44
Attrazione crescente per la gestione passiva
CONSULENZA FINANZIARIA
MERCATI E BUSINESS 18
Giappone: l’arcipelago fuori dalla tempesta
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Fondi, quanto pesano i costi su patrimonio e rendimento
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Trend in crescita per gli investimenti responsabili
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Robo-advisor opportunità o minaccia?
FINTECH
RUBRICHE 25
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Carriere
Blockchain technology i nuovi confini
TIPOGRAFIA Grafica Novarese Snc Via Marelli 2, San Pietro Mosezzo UFFICIO ADV press@lefonti.it DISTRIBUZIONE PER L’ITALIA MePe - Distribuzione Editoriale Via Ettore Bugatti, 15 - 20142 Milano SERVIZIO ABBONAMENTI Telefono 02 8738 6306 o inviare una mail a: abbonamenti@lefonti.it CAMBIO INDIRIZZO Si prega di comunicarci entro il 20 del mese precedente il nuovo indirizzo via mail a: abbonamenti@lefonti.it GARANZIA DI RISERVATEZZA PER GLI ABBONAMENTI Le Fonti garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi dell’art. 7 del D. leg. 196/2003 scrivendo ad abbonamenti@lefonti.it Pubblicazione bimestrale registrata presso il Tribunale di Milano il 09 Giugno 2017, numero 183. La testata New Insurance è di proprietà di Le Fonti. Direttore responsabile Angela Maria Scullica Prezzo di copertina € 9,00
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LA RIVISTA
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SCENARI
RISIKO
IL SETTORE SI CONCENTRA Margini sempre più bassi, Mifid 2 che impone profonde trasformazioni all’offerta, necessità di investire sull’evoluzione tecnologica che solo i big player possono sopportare. Le grandi manovre sono iniziate e la selezione è già partita Luigi Dell’Olio
T
utto ruota intorno ai tassi bassi, che da una parte spingono un numero crescente di risparmiatori a rinunciare al fai da te per affidarsi a gestioni professionali e, dall’altra, costringono gli operatori a fare i conti con margini risicati. È il fattore principale che spiega il trend di fusioni e acquisizioni che sta coinvolgendo l’industria dell’asset management in tutta Europa, con un ruolo importante svolto dall’Italia. Perché nel nostro Paese il risparmio delle famiglie supera i 4mila miliardi di euro (quasi il doppio del debito pubblico, due volte e passa il Pil), eppure ci sono pochi grandi operatori e una platea di pesi medi che costituiscono un target per i compratori.
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I motori delle aggregazioni. Il tema dei tassi bassi, destinato a restare centrale anche quando la Bce avvierà la stretta sui tassi (dato che il processo sarà graduale e sarà difficile immaginare i rendimenti dei Btp sui livelli visti nel pre-crisi), non è l’unico a spingere fusioni e acquisizioni. Un ruolo di grande rilievo lo gioca anche l’evoluzione normativa: il 2018 si aprirà con il debutto della Mifid2, normativa europea che imporrà profonde trasformazioni all’offerta, a cominciare da una maggiore trasparenza sui costi dei prodotti offerti alla clientela (saranno immediatamente percepibili dai sottoscrittori che si troveranno indicato l’ammontare in euro e non più in percentuale come accade oggi) e dalla definizione di un più stretto legame di collaborazione tra
fabbriche prodotto e distributori. Il risultato sarà una selezione del mercato, dato che non sarà facile giustificare commissioni elevate se non garantendo una qualità elevata. E le performance oggi si fanno anche riducendo la struttura dei costi, cosa resa possibile dalle economie di scala che le aggregazioni possono assicurare. C’è poi il tema dell’evoluzione tecnologica, che sta diventando centrale (dai robo advisor all’intelligenza artificiale), ma comporta investimenti che solo i grandi gruppi possono sopportare. Tutto ciò porterà inevitabilmente a una selezione sul fronte dei prodotti (sono oltre 4mila solo sul mercato italiano). Il tema riguarda soprattutto i gruppi internazionali (Pictet ha già annunciato una riduzione dei comparti
GENERALI
Anche il Leone punta sull’asset management Il gruppo guidato da Philippe Donnet, già leader in Italia con una forte esposizione sugli istituzionali, guarderà con forza anche al segmento retail
Il risparmio gestito è uno
nali, mentre d’ora in avanti si guarderà con forza dei settori di maggiore inanche al segmento retail. teresse nei servizi finanziari Gli obiettivi sono due: Gein Italia, considerata l’elevanerali mira a raggiungere ta propensione al risparmio entro il 2020 un risultato delle famiglie e anche il rinetto di 300 milioni l’anno dotto assorbimento di caper la divisione dedicata pitale alla luce delle regole e di 500 miliardi di asset europee. Si spiega così Philippe Donnet, in gestione, un progresso l’interesse crescente per il group ceo di Generali che dovrebbe consentire settore non solo da parte di incrementare di 150 milioni l’utile dei gruppi bancari, ma anche di planetto di gruppo. L’efficienza del busiyer di comparti vicini. Come dimostra ness ridurrà poi il rapporto costi/ricavi l’annuncio fatto da Philippe Donnet, fino al 55% entro il 2020. Al momento group ceo di Generali, che ha indinon sono previste acquisizioni di ascato proprio il risparmio gestito tra i set manager esterni, ma il gruppo triefiloni sui quali punterà con maggiore stino ha messo in cantiere 35 milioni decisione il Leone di Trieste. Che è di investimenti per attirare talenti della già leader in Italia con 470 miliardi di gestione nella piattaforma nascente e euro in gestione, frutto soprattutto di sfruttare così gli asset già esistenti. una forte esposizione sugli istituzio-
da 86 a 70), meno le Sgr italiane, che in buona parte sono ancora controllate dalle stesse banche che collocano i loro fondi. Secondo gli analisti del mercato si andrà verso una riduzione degli accordi di distribuzione, con le reti chiamate a effettuare una selezione, dato che diverrà più costoso governare i rapporti con numerose società di gestione. I movimenti in atto. Alcune fusioni sono già in fase esecutiva. Si tratta di Amundi, colosso francese del risparmio gestito, che ha acquisito Pioneer Investments da Unicredit, mettendo sul piatto 3,54 miliardi di euro. Quando il gruppo di piazza Gae Aulenti ha deciso di mettere sul mercato la controllata nell’ambito del piano di
rafforzamento patrimoniale che è passato anche attraverso un aumento di capitale, vi sono state manifestazioni d’interesse anche da parte di operatori italiani, che evidentemente sono risultate di ammontare inferiore rispetto all’offerta dell’asset management che fa parte di Credit Agricole. Sul versante internazionale è stata completata l’integrazione tra Janus Capital ed Henderson, dando vita a a Janus Henderson Group. Un’operazione carta contro carta, dalla quale ha preso vita un colosso da 330 miliardi di dollari di asset in gestione e con una capitalizzazione di mercato intorno ai 6 miliardi di dollari. Al di là della potenza di fuoco del nuovo aggregato, va segnalato un dato indicato nel piano di fusione: l’operazione permetterà di ot-
tenere sinergie di costo nette al lordo delle imposte su base annuale per almeno 110 milioni di dollari. Tornando all’Italia, Banco Bpm ha raggiunto un’intesa con Anima Holding per cederle il 100% della società di gestione del risparmio Aletti Gestielle (portata in dote nel nuovo gruppo dal Banco Popolare) per un importo di circa 950 milioni di euro. I due operatori hanno siglato in parallelo una partnership strategica di durata ventennale, che dovrebbe portare il valore complessivo dell’operazione oltre quota 1,1 miliardi di euro. In questo modo Anima, al completamento dell’operazione, salirà a oltre 93 miliardi in gestione e potrà contare su una rete complessiva di 4.800 sportelli per distribuire i suoi prodotti.
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STANDARD LIFE ABERDEEN
«L’offerta deve evolvere alla luce delle nuove esigenze»
ni precedenti». Parte del sucer Martin Gilbert, cocesso degli asset manager chief executive officer di americani di grandi dimenStandard Life Aberdeen, sioni, ricorda, è nella capacità la sfida più grande per di vendere al cliente strategie l’industria del risparmio d’investimento multiple. «La gestito è tenere il passo capacità di offrire soluzioni dell’evoluzione che cabasate sul cliente e, ad esemratterizza la domanda. pio, includere smart beta «I grandi asset manager e alternativi può essere un devono essere in grado Martin Gilbert, co-chief executive complemento ad allocazioni di offrire ai clienti un venofficer di Standard tradizionali in obbligazioni, taglio più ampio di strateLife Aberdeen azioni o immobiliare», sottoligie alla luce delle nuove nea. «Per avere successo, i più grandi esigenze, a partire dalla necessità asset manager su scala mondiale doper i singoli individui di farsi carico di vranno fornire sia prodotti su misura di risparmiare per il proprio futuro, più di “alta sartoria”, sia un insieme di stratequanto abbiano mai fatto le generazio-
gie più esteso. Dovranno anche essere in grado di far arrivare la loro gamma di prodotti e strategie in tutto il mondo», aggiunge. L’altra grande tendenza nel settore del risparmio gestito è una triplice valutazione dei costi. «Il fatto che le persone siano più responsabili dei loro risparmi porta a un monitoraggio attento di questa voce», sottolinea l’esperto. «Un esame minuzioso che si associa a quello degli investitori istituzionali che cercano di ridurre i costi operando con meno case di gestione che offrano un maggior numero di prodotti e strategie. L’ultima analisi è ad opera delle autorità di controllo che spingono gli asset manager alla trasparenza e a fornire ragioni tangibili per le commissioni applicate». La fusione tra Standard Life e Aberdeen nasce proprio per intercettare questi trend. Un’operazione che ha dato vita a un colosso con masse in gestione per circa 730 miliardi di euro, con una capitalizzazione intorno ai 12 miliardi, uffici in 80 Paesi del mondo e un migliaio di professionisti attivi.
Caccia alle nuove prede. E altre operazioni sono inevitabili, alla luce di tutte le ragioni fin qui viste. Di sicuro cambieranno gli equilibri all’interno di Arca, Sgr partecipata al 40% complessivo da Veneto Banca e Popolare di Vicenza. L’asset non è entrato nel perimetro dell’acquisizione da parte di Intesa Sanpaolo, per cui si cerca un compratore della quota, che lo renderebbe il primo azionista. Considerato che l’ingresso di nuovi azionisti è subordinato al placet di quelli attuali, e che la forza di Arca è soprattutto negli accordi di distribuzione, è inevitabile che il 15° asset manager italiano per dimensioni (32 miliardi di patrimonio gestito) verrà rilevato da Bper, forse in accoppiata con l’altro socio, Popolare di Sondrio. Si tratta solo di trovare un accordo sul prezzo, dato che i liquida-
nali sia internazionali per sviluppare eventuali alleanze». Infine c’è la pressione portata dai fondi passivi. La crescita degli Etf è inarrestabile (a fine giugno gli asset in gestione su Borsa italiana hanno raggiunto quota 67 miliardi di euro, con un rialzo del 26% nel confronto a un anno) e a livello internazionale c’è la concorrenza dei fondi low-cost che hanno Vanguard come principale player. L’asset management, per altro, è da tempo in predicato di sbarcare in Italia. La tendenza, segnala un report di Morningstar, sarà verso una polarizzazione del mercato: da una parte i grandi gruppi capaci di generare economie di scala e dall’altra le boutique specializzazione, con prodotti di grande qualità e forte personalizzazione del servizio.
Il successo, è convinto Martin Gilbert, a capo della seconda casa d’investimento europea, sta nella capacità di vendere al cliente strategie d’investimento multiple
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tori dei due istituti veneti spingono ovviamente per massimizzare l’incasso. Più piccolo, ma importante, è anche Aureo Gestioni, che conta masse per 7,5 miliardi di euro ed è il gestore di riferimento del credito cooperativo, alle prese con un processo di riforma che porterà alla nascita di due holding nazionali con poteri stringenti sulle Bcc aderenti. Presentando il gruppo che nascerà dal riassetto delle Bcc targato Iccrea Banca, il direttore generale Leonardo Rubattu ha sottolineato: «Se ce ne sarà bisogno, potremo valorizzare alcuni asset per evitare di diluire gli azionisti nella capogruppo», ricordando che alcune controllate, tra le quali Aureo, non hanno ancora una dimensione ottimale, tanto che il gruppo «è aperto il dialogo con operatori sia nazio-
Difesa o attacco? Da un lato i progetti di partnership, dall’altro i piani per crescere rapidamente e attrarre entità di dimensioni minori: solo così si riesce a restare sul mercato
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iccardo Ambrosetti, presidente e fondatore di Ambrosetti Asset Management, considera inevitabili nuove aggregazioni. «Chi non ha una posizione molto competitiva nella distribuzione subisce l’incremento generalizzato dei costi senza poter godere dell’espansione necessaria a mantenere un equilibrio costi ricavi adeguato». E questo spinge verso la ricerca di modalità di crescita per vie esterne. «Stiamo osservando due fenomeni: da un lato operazioni di carattere difensivo, cioè generalizzati tentativi di mettere insieme entità una volta competitor che ora ritengono la partnership strumento necessario per la sopravvivenza puntando al contenimento dei costi; dall’altro tentativi volti a crescere rapidamente in termini
AUMENTARE LE MASSE Secondo Roberto Russo, ad di Assiteca, «si deve puntare su un forte incremento della massa critica in gestione»
di masse, ricavi e patrimonio in modo da porsi come aggregatori di altre entità di dimensioni minori», sottolinea. Ricordando poi che le prime ipotesi di partnership sono originate da progetti verticali. «Un player, per esempio specializzato nella gestione, si associa con un altro specializzato nell’intermediazione per completare il processo aziendale», sottolinea Ambrosetti. Più di recente si assiste anche al fenomeno delle integrazioni «orizzontali», cioè fusioni tra aziende che lavorano in settori limitrofi: «Come società di asset management tradizionale che si associano con altre specializzate nel private equity, corporate finance o altro al fine di allargare la piattaforma di offerta». Dunque uno scenario in fermento che cerca di creare entità diversamente organizzate così da generare economie di scala sostenibili. «Nell’arco dei prossimi due-tre anni arriveremo a una maggiore concentrazione di business nelle mani di pochi big player, con la riduzione delle case di media dimensione e la sopravvivenza di alcune boutique molto specializzate», conclude. Secondo Roberto Russo, amministratore delegato di Assiteca Sim, lo spazio per la crescita del mercato italiano non manca. «Allo stato attuale solo il 30% delle attività finanziarie delle famiglie italiane è gestito contro una media europea del 41%, il che rende ancora più appetibile il settore
VIA OBBLIGATA Per Riccardo Ambrosetti, fondatore di Ambrosetti AM, «le nuove aggregazioni sono inevitabili»
che, tra l’altro, sta vivendo un periodo storico di grande trasformazione che impone ai principali attori di mercato un rapido adattamento del modello di business. L’industria, per contrastare lo tsunami normativo e tecnologico in atto, non può fare altro che puntare su un forte incremento della massa critica in gestione; la strada primaria per raggiungere tale obiettivo è quella del consolidamento. Unire le forze», sottolinea, «significa avere forti economie di scala, elemento determinante per favorire la diffusione di prodotti standardizzati su piattaforme tecnologiche efficienti e fronteggiare la contrazione dei margini». Una visione in parte condivisa da Jacopo Ceccatelli, ad di Marzotto Sim. «Già oggi le società di dimensioni medio-piccole (con masse gestite da poche centinaia di milioni in giù) fanno fatica a erogare i servizi di collocamento e gestione patrimoniale in maniera economicamente profittevole. Con Mifid 2 ci sarà il doppio effetto di costi crescenti e (presumibilmente) maggiore difficoltà a caricare la clientela di costi elevati. L’ovvia conseguenza dovrebbe essere il consolidamento».
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