AMANAGEMENT
ASSET MANAGEMENT
SSET
LA RIVISTA DEL RISPARMIO GESTITO
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Maggio - Giugno 2018 | N°4 |
ISSN 2532-9669
9 € | Maggio - Giugno 2018
VOGLIAMO RESTARE UNA BOUTIQUE DEL RISPARMIO L’amministratore delegato di Banca Finnat, Arturo Nattino, illustra le strategie e gli obiettivi del piano industriale dell’istituto romano fondato dalla sua famiglia. Che mira a raddoppiare entro il 2020 i private banker e le masse gestite
Prima immissione 11 / 06 / 2018
Arturo Nattino
SONDAGGIO
DISTRIBUZIONE
STRATEGIE
Quanto spazio ancora per i Pir?
Le nuove sfide delle reti
Gli investimenti sostenibili piacciono sempre di più
Prima dell’adesione leggere il Prospetto e il KIID, disponibili presso i collocatori
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Pubblicato e approvato da Legg Mason Investments (Europe) Limited, sede legale 201 Bishopsgate, Londra, EC2M 3AB. Società registrata in Inghilterra e Galles al n. 1732037. Autorizzata e regolamentata dall’UK Financial Conduct Authority.
EDITORIALE
Meno tecnicismo e più cultura finanziaria per il salto di qualità Angela Maria Scullica @AngelaScullica
I
concetti sui quali si è finora basata l’educazione finanziaria in Italia sono quelli di alfabetizzazione e di finanza comportamentale. Il primo esalta la diffusione della conoscenza dei prodotti, dei mercati e delle tecniche finanziarie. Il secondo invece si sofferma sulle motivazioni psicologiche di fondo che sono alla base delle scelte. I sostenitori dell’alfabetizzazione finanziaria quindi basano il loro programma educativo su una serie interventi intesi a colmare carenze e lacune. Gli altri invece partono dalla consapevolezza dell’esistenza di certe reazioni a determinati fenomeni che vanno comprese, interpretate ed, eventualmente, corrette. Ma in definitiva la differenza che c’è tra alfabetizzazione, finanza comportamentale da un lato e cultura finanziaria dall’altro è la stessa che c’è tra manipolazione in senso positivo e sviluppo diffuso di capacità critica. Le stesse considerazioni valgono anche per la cosiddetta spinta gentile, o paternalismo libertario teorizzato negli Stati Uniti dall’economista Richard Thaler, vincitore del premio Nobel per l’economia nel 2017. Tutte idee che si sviluppano da una matrice comune: e cioè che il risparmiatore, non essendo al corrente di tutte le conoscenze utili e indispensabili per una scelta corretta vada istruito in modo nozionistico e guidato nel suo percorso di investimento. Oggi però l’evoluzione tecnologica consente con una certa rapidità di raggiungere un maggiore livello di conoscenza in grado di sviluppare capacità critiche di analisi. Di conseguenza il mercato evolve verso un rap-
porto di consulenza diverso, più evoluto e olistico che possa garantire un valore aggiunto più elevato. Un tipo di consulenza basata sulla diffusione di una cultura orientata alla qualità e ai contenuti che va oltre i concetti di educazione finanziaria e di finanza comportamentale giudicati ormai troppo ristretti rispetto a una realtà tecnologicamente più avanzata. Un passo necessario che in Italia sembra manchi ancora per via di un atavico pensiero dominante che divide la società in due parti: da un lato gli esperti (pochi e istituzionali) e dall’altro la gran massa di individui e famiglie in preda all’emotività alla quale vengono fornite nozioni e presentate scelte di investimento sulla base di prevedibili modelli di comportamento. Un’idea ben radicata nella nostra società che spinge in non pochi casi a spendere tempo e risorse in iniziative esteticamente gradevoli ma poco efficaci. Iniziative cioè che non aiutano le persone a comprendere quanto sia diversa la nuova vita e quanta stabilità economica ci voglia per affrontarne il cammino in modo positivo e costruttivo. Mentre oggi si fa sempre più pressante e forte la spinta a intraprendere quel salto culturale necessario a comprendere i principi su cui è basata l’economia reale. Un salto che ha bisogno di una preparazione generale oggi assolutamente carente, che sfati molti miti e speranze di automatismi nello sviluppo armonico dell’umanità per edificare non una società utopistica in cui tutti siano esperti nelle tecniche ma una società in cui tutti siano in grado di valutare i rischi e le opportunità.
Maggio / Giugno 2018 Asset Management
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EDITORE
SOMMARIO
Le Fonti S.r.l. Via Dante, 4, 20121, Milano
DIRETTORE RESPONSABILE Angela Maria Scullica angela.scullica@lefonti.it REDAZIONE Federica Chiezzi federica.chiezzi@lefonti.it REDAZIONE GRAFICA Valentina Russotti SEGRETERIA DI REDAZIONE segreteria@lefonti.it COLLABORATORI Vanessa D’Agostino, Giulia Andreoli, Filippo Fattore, Gianenrico Levaggi, Duilio Lui, Massimo Scolari, Guido Sirtoli, Nino Sunseri, Paolo Tomasini, Gabriele Ventura COMUNICAZIONE E RELAZIONI ESTERNE Claudia Chiari
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Il risiko dell’industria del risparmio
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L’evoluzione tra capitale umano e intelligenza artificiale
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Così viene applicata la Mifid in Europa
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Nuove strategie per la selezione dei fondi
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Boom delle reti a fine corsa?
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Più tutele per gli investitori
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Le nuove sfide del cambiamento
PROTAGONISTI 16
COORDINAMENTO INTERNAZIONALE ( New York, Dubai, Hong Kong, Londra, Singapore) Alessia Liparoti alessia.liparoti@lefonti.it PROGETTI SPECIALI Alessia Rosa alessia.rosa@lefonti.it INNOVAZIONE E DIGITAL MARKETING Simona Vantaggiato simona.vantaggiato@lefonti.it
DISTRIBUZIONE
SCENARI
Banca Finnat: vogliamo restare una boutique del risparmio
MERCATI E BUSINESS 20
Nella gestione si fanno strada gli algoritmi
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Gli investimenti sostenibili piacciono sempre di più
REDAZIONE E STUDI TELEVISIVI Via Dante 4, 20121 Milano - tel. 02 87386306 Per comunicati stampa inviare a: press@lefonti.it
PRODOTTI E SERVIZI
EDITORIAL OFFICES Londra - Milano - New York - Singapore Dubai - Hong Kong
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TIPOGRAFIA Grafica Novarese Snc Via Marelli 2, San Pietro Mosezzo
Le regioni tirano la volata ai minibond
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Quanto spazio ancora per i Pir?
UFFICIO ADV press@lefonti.it DISTRIBUZIONE PER L’ITALIA MePe - Distribuzione Editoriale Via Ettore Bugatti, 15 - 20142 Milano SERVIZIO ABBONAMENTI Telefono 02 8738 6306 o inviare una mail a: abbonamenti@lefonti.it
FINTECH 58
L’algoritmo dal volto umano
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Al via il nostro sistema a distanza
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Il risparmio gestito popolare sul web
RUBRICHE 19
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Carriere
Morningstar Views
CAMBIO INDIRIZZO Si prega di comunicarci entro il 20 del mese precedente il nuovo indirizzo via mail a: abbonamenti@lefonti.it GARANZIA DI RISERVATEZZA PER GLI ABBONAMENTI Le Fonti garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi dell’art. 7 del D. leg. 196/2003 scrivendo ad abbonamenti@lefonti.it Pubblicazione bimestrale registrata presso il Tribunale di Milano il 09 Giugno 2017, numero 183. La testata Asset Management è di proprietà di Le Fonti. Direttore responsabile Angela Maria Scullica Prezzo di copertina € 9,00
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Asset Management Maggio / Giugno 2018
LA RIVISTA
N° 1DEI CEO
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LE FONTI
WORLD EXCELLENCE www.lefonti.it
LEGAL
LA RIVISTA N°1 DEGLI AVVOCATI
comitato scientifico le fonti (in ordine alfabetico)
SCENARI
CONCENTRAZIONI
IL RISIKO DELL’ INDUSTRIA DEL RISPARMIO L’acquisizione di Pioneer da parte di Amundi ha dato il via alle grandi manovre per la costruzione di campioni internazionali. La prima mossa è attesa da Eurizon per la quale si parla di un accordo con BlackRock Nino Sunseri
P
iccolo, a quanto pare, non è affatto bello: questo sembrano aver pensato i big dell’asset management negli ultimi mesi. Soltanto qualche mese fa Amundi è piombata sul mercato italiano acquisendo Pioneer: una partita delicatissima e un’integrazione complessa, andate a segno a tempo di record. I risultati sono tali che i competitor non possono far finta di ignorare. La casa francese, da gennaio, macina una raccolta record: 1 miliardo a gennaio e a febbraio, e ben 1 miliardo e 600 milioni a marzo. Successi che devono aver dato, e non poco, da pensare al competitor diretto che Amundi, neanche tanto nascostamente, ha messo nel proprio mirino: Eurizon. Il gruppo francese si è messo all’inseguimento diretto della Sgr di Intesa, che ha deciso di ricorrere a una contromossa: Eurizon ha annunciato di puntare, entro fine del 2018, ad aprire il proprio capitale a un grande operatore internazionale, che rilevi una quota massima del 10-20% e che agisca da facilitatore per eventuali successive aggregazioni dell’asset manager di Intesa Sanpaolo con altri protagonisti del comparto in Europa. Lo ha confermato il numero uno della società, Tommaso Corcos, intervistato nelle scorse settimane dal Sole 24 Ore. Il tema era stato già messo sul tappeto dall’amministratore delegato del gruppo Intesa, Carlo Messina, alla presentazione del piano industriale. I tempi dovrebbero essere celeri (si parla di un anno), la quota fra il 10 e il 20% e fra i pretendenti secondo i rumor ci sarebbe il colosso Usa BlackRock. Corcos ha aggiunto che «per un big player come Eurizon, con 314 miliardi di masse gestite, è difficile individuare alleati che non temano, a torto o a ragione, di essere fagocitati dall’aggregazione. Ecco perché il nostro piano ipotizza una partnership con un
operatore di dimensioni globali, che funzioni da acceleratore delle strategie di crescita garantendo anche successivi accordi con operatori di dimensioni uguali o inferiori alle nostre, che più facilmente potrebbero poi accettare di entrare a far parte di un polo ampio e dalla governance condivisa». La strategia è lineare: l’idea è quella di trovare un big a livello globale in grado di competere ad armi pari con Amundi, che non abbia paura di essere risucchiato da Intesa e che consenta alla banca di avere accesso alle sinergie messe a disposizione da una piattaforma globale. Una piattaforma che avrebbe le carte in regola per competere su un mercato dove le dimensioni sono sempre più importanti. E pazienza se, per ottenere un player in grado di giocarsela alla pari con competitori globali, sarà necessario accettare una «governance condivisa» del soggetto che nascerà: «Chi decide di star fermo rischia di sparire: forse non domani, ma sicuramente nel medio periodo», spiega un operatore ben informato. «Il nodo fondamentale è la MIfid 2 che ha reso evidente un punto: d’ora in poi sarà fondamentale offrire prodotti sempre più convenienti, dato che i costi a carico della clientela diventeranno più trasparenti. La concorrenza, perciò, diventerà ben più aspra. Questo significa che avere la capacità di fare sinergie e mettere sullo scaffale fondi, attivi e passivi, con commissioni contenute farà la differenza. Chi non avrà le dimensioni necessarie a proporre prodotti con queste caratteristiche rischia di non essere più competitivo». In questo senso va visto anche l’accordo tra Intesa Sanpaolo e Poste che, all’inizio di aprile, hanno stretto una partnership triennale di distribuzione di prodotti e servizi. Gli ambiti di collaborazione, spiega una nota
ALLEANZE Secondo Tommaso Corcos, ad e dg di Eurizon Capital, «con 314 miliardi di masse gestite, è difficile individuare alleati che non temano di essere fagocitati»
congiunta, riguardano principalmente mutui e prestiti personali erogati da Intesa Sanpaolo e collocati tramite la rete degli uffici postali e i prodotti di wealth & asset management gestiti da Eurizon. Non sembra un caso che Intesa abbia deciso di stringere l’accordo proprio con Poste che, per lungo tempo, era stata in pole position, non senza un silenzioso placet del governo Renzi, per l’acquisizione di Pioneer da Unicredit. E, in effetti, player globali che sono in grado di proporre l’intera filiera di prodotti iniziano a fare paura su questo fronte. Un’operazione di aggregazione con un asset manager globale, poi, potrebbe essere anche l’occasione per Messina per fare ulteriore ordine in casa propria: «Non è da escludere», continua l’operatore, «che il capo di Intesa sfrutti l’occasione per portare a termine anche una razionalizzazione che coinvolga Eurizon e Fideuram». Insomma, l’arrivo dello straniero potrebbe essere la chiave di volta per un riordino nella galassia dedicata al risparmio di Intesa. Il 2018 e il 2019 possono rappresentare anni cruciali
Maggio / Giugno 2018 Asset Management
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nel panorama del mercato del risparmio gestito in Italia, con big intenzionati a diventare ancora più grandi, per essere pronti a rispondere (e perché no, a sfruttare) i requisiti di Mifid 2. In questo scenario, che fine sono destinati a fare gli operatori più piccoli? Le Sgr di dimensioni inferiori dovranno rapidamente correre ai ripari. Devono anche far presto visto come ha reagito il titolo di Anima che, nel giorno dell’annuncio dell’accordo IntesaPoste, ha fatto segnare un calo di circa il 4%. «La notizia è chiaramente negativa per Anima» aveva commentato un analista di una primaria Sim milanese. «Anche se era noto che l’accordo con Poste non fosse su base esclusiva, l’alleanza con un partner come Eurizon potrebbe incidere negativamente sulle prospettive di raccolta futura di Anima sul canale Poste italiane». «Se Intesa dovesse trovare un partner globale per Eurizon», commenta un altro operatore, «potrebbe creare una piattaforma destinata ad aggregare anche altre Sgr attive in Italia. Si tratta ovviamente di uno scenario ancora difficile da decifrare, ma per i player
AGGREGATORE Se la banca guidata da Carlo Messina dovesse trovare un partner globale per Eurizon, potrebbe creare una piattaforma destinata ad aggregare anche altre Sgr
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Asset Management Maggio / Giugno 2018
NUOVI SCENARI Arca, la Sgr guidata da Ugo Loser, che qualche tempo fa si era candidata a diventare piattaforma aggregante, sarebbe ora attratta nella galassia di Anima
sul mercato il tema dei costi e delle sinergie si farà sempre più imprescindibile, a meno che non si ragioni su boutique in grado di puntare su delle nicchie di mercato». L’idea di costituire una sorta di piattaforma aggregante per le Sgr italiane a qualcuno, nel passato, era venuta: l’amministratore delegato di Arca, Ugo Loser, aveva dialogato con alcuni fondi di private equity, tra cui Atlas Merchant di Bob Diamond, studiando anche un’offerta da presentare agli azionisti. L’operazione, poi, non si era fatta, e, qualche mese dopo, la situazione si era ancor più complicata a causa del fallimento delle banche popolari venete, finite poi a Intesa. Le due popolari, che erano tra i soci principali di Arca, avrebbero dovuto cedere le proprie quote agli altri azionisti: Banca Popolare dell’Emilia Romagna e Banca Popolare di Sondrio. Dopo il fallimento di Vicenza e Veneto Banca la cessione è andata in stallo: i commissari hanno preferito dare la precedenza alla vendita di Banca Intermobiliare ad Attestor. La piccola boutique controllata da Veneto Banca
necessitava al più presto di un nuovo azionista in quanto la partecipazione era finita nel calderone della bad bank. Di mezzo poi ci sarebbe anche il prezzo delle quote di Arca Fondi che a fine 2015 era stata globalmente valutata tra 700 e 800 milioni di euro. Oggi Bper considera irrealistico quel valore. Insomma: lo scenario è cambiato e l’istituto modenese vuole fare bene i conti prima di impiegare capitale per l’acquisizione di nuove quote di Arca. Nel frattempo la sentenza della Corte Costituzionale che ha definitivamente dato il via libera alla riforma delle popolari sta impegnando Sondrio nel processo di trasformazione in Spa e di probabile fusione col Creval. Di fronte a un panorama così volatile pare che i liquidatori delle due popolari venete vedano con favore la possibilità di cedere le quote di Arca ad Anima: «Industrialmente l’operazione potrebbe avere un senso», conclude la nostra fonte: «Arca è stata oggetto di un processo di snellimento molto interessante, è ben posizionata su alcune linee di prodotto, come i Pir o il fondo pensione, ma ha una governance ancora complessa ed è difficile pensare che possa fare grandi passi in avanti o addirittura acquisizioni. Ovviamente, se la cessione a Bper e Sondrio sarebbe stata un passaggio in continuità col passato, una vendita ad Anima rappresenterebbe un completo cambio di scenario. Viene da chiedersi se, a quel punto, Bper e Sondrio non sarebbero spinte a cedere le rispettive quote, magari a fronte di un accordo di distribuzione vantaggioso». In effetti proprio Arca, che qualche tempo fa si era candidata a diventare la piattaforma aggregante, sarebbe attratta nella galassia di Anima. Quest’ultima, per un bizzarro gioco del destino, proprio per merito di Arca si trasformerebbe nella potenziale struttura in grado di costituire nella fabbrica prodotti delle ex banche popolari e non solo.
ASSET MANAGEMENT Marzo - Aprile 2018 | N°3 |
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L’amministratore delegato di Anima illustra le strategie e gli obiettivi del gruppo. Che ora punta a crescere all’estero con acquisizioni mirate
IL NUOVO POLO DEL RISPARMIO
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Prima immissione 30 / 03 / 2018
Marco Carreri
FINANZA RESPONSABILE
INNOVAZIONE TECNOLOGICA
L’ IMPATTO DI MIFID 2
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