World Excellence N°21 - Dicembre

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WORLD EXCELLENCE Dicembre 2017

LA RIVISTA

N° 1DEI CEO

INNOVAZIONE E CREATIVITÀ TRASFORMANO FINANCE SOFFERENZE BANCARIE

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Michael Mauer

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Il responsabile delle attività stilistico progettuali del gruppo Volkswagen illustra come, a breve, tecnologia e design cambieranno in modo radicale veicoli, ambienti e modalità di guida

EUROPA

LA LOTTA DELLE DONNE PER LA PARITÀ E L’ UGUAGLIANZA

La definizione delle modalità con cui garantire una maggiore velocità nello smaltimento dei crediti deteriorati si è trasformata in un conflitto a tutto campo sulle competenze della Vigilanza e sull’essenza stessa dell’Unione bancaria. La Bce, costretta al passo indietro dopo gli stop di Europarlamento e Consiglio europeo, sembra aver perso il primo round. Ma ...

SOSTENIBILITÀ

Il business dell’economia circolare Un sistema alternativo, capace di adattare l’industria alla natura, potrebbe generare, solo nell’area europea, un risparmio in termini di costi di produzione e utilizzo delle risorse pari a 1.800 miliardi di euro all’anno entro il 2030. E c’è chi si sta già muovendo

Danièle Nouy Responsabile Vigilanza della Bce

GIORNATA DEL CREDITO

IL SISTEMA FINANZIARIO ITALIANO ANCORA LONTANO DALLE IMPRESE

FORMAZIONE LE MIGLIORI SCUOLE DI MANAGEMENT ITALIANE



EDITORIALE

Le normative sul lavoro non più in linea con i tempi Angela Maria Scullica @AngelaScullica

L

a forte interrelazione tecnologica dei sistemi ciberfisici che caratterizza la quarta rivoluzione industriale e che va sotto il nome di Industria 4.0, avrà un impatto dirompente nel mondo del lavoro e richiederà una profonda revisione dell’impianto normativo attuale. Quest’ultimo, fondato sul concetto di lavoratore dipendente valutato sulla base di orario di lavoro, presenza in ufficio, esperienza e utilità delle prestazioni sta entrando rapidamente in crisi. È evidente infatti che il processo di digitalizzazione di questi ultimi due anni ha iniziato ad introdurre negli uffici una maggiore flessibilità cambiando i concetti di spazio, tempo e ponendo una maggiore enfasi sui risultati e sulla produttività delle persone. Quando (e non occorre attendere a lungo) l’Industria 4.0 entrerà a pieno ritmo nella vita di tutti i giorni, le interconnessioni che si creeranno tra i sistemi operativi stravolgeranno le organizzazioni, le modalità lavorative rendendo il contesto operativo fluido, flessibile e slegato da tutte quelle rigidità che lo hanno finora caratterizzato. “Nell’Industria 4.0 il lavoro dovrà necessariamente fare i conti con un ambiente operativo nuovo”, si è detto alla tavola rotonda organizzata da Le Fonti alla quale hanno partecipato tra i maggiori studi esperti in materia, “dove il lavoro si svolgerà spesso a distanza per luogo e tempo e dove assumeranno maggiore rilievo i risultati, piuttosto che il tempo dedicato all’esecuzione del lavoro, rendendo così obsoleta la struttura classica “salario uguale ore di lavoro”. Quest’ultima fa riferimento all’articolo 36 della Costituzione secondo il quale la retribuzione deve essere proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro intendendo con quantità il tempo lavorato mentre con qualità la tipologia delle mansioni espletate. Ma in uno scenario come quello prospettato dall’Industria 4.0 nel quale, grazie a collegamenti tecnologici sempre più stetti tra individui e oggetti, non sarà più necessaria la presenza giornaliera in ufficio e le mansioni, per stare al passo con l’evoluzione e il mercato, andranno costante-

mente aggiornate e implementate, il salario dovrà necessariamente cambiare parametri di riferimento. Già oggi a questo proposito il Piano nazionale del Governo “Industria 4.0” introduce nella parte relativa agli aspetti giuslavoristici, il “Salario di produttività” che riguarda la rimodulazione delle politiche retributive con incentivi legati ai piani di welfare aziendale e all’impiego di forme flessibili di lavoro in grado di soddisfare le esigenze della vita privata dei lavoratori. Pur trattandosi di una via di mezzo in quanto gli incentivi si riferiscono solo alla parte incrementale del salario e cioè all’ulteriore retribuzione che le aziende sarebbero disposte a riconoscere al lavoratore al fine di ottenere un aumento della produttività , la strada intrapresa va nella nuova direzione di premiare l’efficienza e il merito. L’altro fattore cruciale che andrà affrontato riguarda la non più necessaria presenza costante del lavoratore in ufficio. E qui si aprono i delicati fronti dei tempi di connessione e disconnessione digitale e delle modalità e limiti del controllo a distanza. Riguardo a quest’ultimo il Jobs act ha riscritto l’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori consentendo l’installazione di telecamere e dispositivi di controllo e il monitoraggio senza limiti su computer e smartphone aziendali utilizzati dai lavoratori. Ma sino a dove può spingersi l’interesse aziendale nel controllo a distanza del lavoratore senza violare le problematiche relative alla privacy? Oggi infatti si parla sempre di più dell’uso improprio di software di geolocalizzazione e dei social network per rafforzare i controlli sui dipendenti o per indurli a promuovere attività dell’azienda in un network allargato ai contatti personali. Come si può facilmente intuire le questioni aperte nel mondo del lavoro dall’Industria 4.0 vanno ben oltre quelle relative al contratto e al rapporto datore/lavoratore ma toccano in pieno anche i grandi temi sociali ed etici. Che tipo di società si vuole costruire? E quanta etica vi si vuole realmente introdurre? La discussione è aperta. 

Dicembre 2017 World Excellence

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Il responsabile delle attività stilistico progettuali del gruppo Volkswagen illustra come, a breve, tecnologia e design cambieranno in modo radicale veicoli, ambienti e modalità di guida

INNOVAZIONE E CREATIVITÀ TRASFORMANO

La definizione delle modalità con cui garantire una maggiore velocità nello smaltimento dei crediti deteriorati si è trasformata in un conflitto a tutto campo sulle competenze della Vigilanza e sull’essenza stessa dell’Unione bancaria. La Bce, costretta al passo indietro dopo gli stop di Europarlamento e Consiglio europeo, sembra aver perso il primo round. Ma ...

SOSTENIBILITÀ

EUROPA

LA LOTTA DELLE DONNE PER LA PARITÀ E L’ UGUAGLIANZA

Il business dell’economia circolare Un sistema alternativo, capace di adattare l’industria alla natura, potrebbe generare, solo nell’area europea, un risparmio in termini di costi di produzione e utilizzo delle risorse pari a 1.800 miliardi di euro all’anno entro il 2030. E c’è chi si sta già muovendo

Danièle Nouy Responsabile Vigilanza della Bce

GIORNATA DEL CREDITO

IL SISTEMA FINANZIARIO ITALIANO ANCORA LONTANO DALLE IMPRESE

FORMAZIONE LE MIGLIORI SCUOLE DI MANAGEMENT ITALIANE

DIRETTORE RESPONSABILE Angela Maria Scullica angela.scullica@lefonti.it REDAZIONE Federica Chiezzi (federica.chiezzi@lefonti.it), REDAZIONE GRAFICA Valentina Russotti SEGRETERIA DI REDAZIONE segreteria@lefonti.it COLLABORATORI Filippo Cucuccio, Vanessa D’Agostino, Luigi Dell’Olio, Filippo Fattore, Antonio Maria Ferrari, Piera Anna Franini, Laura Lamarra, Gianenrico Levaggi, Mario Lombardo, Chiara Osnago Gadda, Paolo Tomasini, Gabriele Ventura, Donatella Zucca, Francesca Vercesi RESPONSABILE COMUNICAZIONE E RELAZIONI ESTERNE Claudia Chiari COORDINAMENTO INTERNAZIONALE ( New York, Dubai, Hong Kong, Londra, Singapore...) Alessia Liparoti alessia.liparoti@lefonti.it

SCENARI

FINANCE

8

L’Europa alza le difese

48

Dietro il duello degli Npl, la sfida per la nuova governance

12

La lotta delle donne per l’uguaglianza e la parità

52

Un percorso virtuoso ancora all’inizio

PRIMO PIANO 16

PROGETTI SPECIALI Alessia Rosa alessia.rosa@lefonti.it

Largo alla creatività per l’auto del domani

INNOVAZIONE E DIGITAL MARKETING Simona Vantaggiato simona.vantaggiato@lefonti.it

MERCATI E IMPRESE

REDAZIONE E STUDI TELEVISIVI Via Dante 4, 20121 Milano - tel. 02 8738.6306

20

Business school, le top ten italiane

28

Il business del vintage

32

Alla ricerca del tempo perduto

34

Brevetti, l’Italia recupera posizioni

40

L’economia circolare salverà il pianeta?

Per comunicati stampa inviare a: press@lefonti.it EDITORE

Le Fonti S.r.l. Via Dante, 4, 20121, Milano STAMPA Arti Grafiche Fiorin - AGFiorin CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITÀ Opq s.r.l. Via G.B. Pirelli, 30- 20141 Milano tel. 02 6699.2511 | info@opq.it | www.opq.it DISTRIBUZIONE PER L’ITALIA MePe - Distribuzione Editoriale Via Ettore Bugatti, 15 - 20142 Milano DISTRIBUZIONE ESTERO Johnsons International News Italia srl via valparaiso, 4 - 20144 milano SERVIZIO ABBONAMENTI Telefono 02 8738 6306 o inviare una mail a: abbonamenti@lefonti.it CAMBIO INDIRIZZO Si prega di comunicarci entro il 20 del mese precedente il nuovo indirizzo via mail a: abbonamenti@lefonti.it

GARANZIA DI RISERVATEZZA PER GLI ABBONAMENTI Le Fonti garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi dell’art. 7 del D. leg. 196/2003 scrivendo a abbonamenti@lefonti.it Pubblicazione mensile registrata presso il Tribunale di Milano il 4 Dicembre 2015, numero 342. La testata World Excellence è di proprietà di Le Fonti. Direttore responsabile Angela Maria Scullica Prezzo di copertina € 7,00 UK 6.00£

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TECNOLOGIA

56 METTERSI AL RIPARO DA OGNI DISASTRO 60

Quando l’outsorcing non è sufficiente

RUBRICHE 5 66

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MONDO NUOVO

L’economia globale nel 2018 Michael Spence Professore di economia alla Stern School of Business della New York University è stato insignito del premio Nobel per l’economia nel 2001

N

el mondo sviluppato, il 2017 sarà probabilmente ricordato come un periodo di netti contrasti, con molte economie che hanno attraversato una fase di accelerazione della crescita, insieme a fenomeni di frammentazione, polarizzazione e tensione politica, sia a livello nazionale sia internazionale. Nel lungo periodo è improbabile che i risultati economici restino immuni dalle forze centrifughe politiche e sociali. Tuttavia, finora, i mercati e le economie hanno ignorato i disordini politici, e a breve termine il rischio di una sostanziale battuta d’arresto recessiva sembra relativamente basso. L’unica eccezione è il Regno Unito, che adesso affronta un processo di Brexit disordinato e divisivo. Un possibile shock a cui viene rivolta molta attenzione riguarda la stretta monetaria. Tenuto conto del miglioramento dei risultati economici del mondo sviluppato, una graduale inversione della politica monetaria accomodante non sembra costituire un grave freno o uno shock per i valori delle attività. Forse è a portata di mano la tanto attesa convergenza verso l’alto delle variabili economiche fondamentali per confermare le valutazioni di mercato. In Asia, il presidente cinese Xi Jinping si trova in una posizione più forte che mai, cosa che suggerisce che ci si può aspettare una gestione efficace degli squilibri e una maggiore crescita guidata dal consumo e dall’innovazione. Anche l’India sembra destinata a sostenere la sua crescita e il suo slancio riformista. Man mano che queste economie crescono, altrettanto faranno gli altri Paesi in tutta la regione e altrove. Quando si tratta di tecnologia, in particolare di tecnologia digitale, la Cina e gli Usa sembrano destinati a dominare per gli anni a venire, poiché continuano a finanziare la ricerca di base, ottenendo grandi vantaggi quando le innovazioni vengono commercializzate. Questi due Paesi ospitano anche le principali piattaforme per l’interazione economica e sociale, che beneficiano degli effetti di rete, della chiusura dei gap informativi e, forse cosa più importante, delle capacità e applicazioni dell’intelligenza artificiale che utilizzano e generano enormi quantità di dati importanti. Tali piattaforme non sono solo redditizie per se stesse; producono anche una serie di opportunità correlate per nuovi modelli di business che operano all’interno e intorno a loro, per esempio nella pubblicità, nella logistica e nella finanza. Ciò premesso, le economie sprovviste di tali piattaforme, come l’Ue, sono svantaggiate. Anche l’America Latina ha un importante operatore innovativo di e-commerce nazionale (Mercado Libre) e un sistema di pagamenti digitali (Mercado Pago). Nei sistemi mobili di pagamento online, la Cina è in testa. Poiché gran parte della popolazione del Paese si è spostata direttamente dai pagamenti in

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contanti a quelli mobili, saltando assegni e carte di credito. All’inizio di novembre, durante il Singles’ day, un festival annuale di consumo diretto ai giovani, che è diventato il più grande evento di shopping del mondo, la piattaforma di pagamento online leader in Cina, Alipay, ha elaborato fino a 256mila pagamenti al secondo, utilizzando una solida struttura di cloud computing. Sulla piattaforma Alipay vi è anche un notevole spazio per l’espansione di servizi finanziari, dalla valutazione del credito alla gestione patrimoniale e le attività assicurative, ed è già in corso la sua espansione in altri Paesi asiatici. Nei prossimi anni, le economie sviluppate e in via di sviluppo dovranno anche lavorare sodo per passare a modelli di crescita più inclusivi. L’automazione è destinata a sostenere, e persino ad accelerare, il cambiamento dal lato della domanda dei mercati del lavoro, in aree che vanno dalla produzione e dalla logistica alla medicina e alla legge, mentre le risposte dal lato dell’offerta saranno molto più lente. Di conseguenza, anche se nel corso di transizioni strutturali i lavoratori ottenessero forme di sostegno più forti, è probabile che aumentino gli squilibri del mercato del lavoro, ampliando le disuguaglianze e contribuendo a un’ulteriore polarizzazione. Nondimeno, ci sono ragioni per essere cautamente ottimisti. Per cominciare, rimane un ampio consenso tra le economie sviluppate ed emergenti sull’opportunità di mantenere un’economia globale relativamente aperta. L’eccezione degna di nota è costituita dagli Stati Uniti, anche se non è chiaro a questo punto se l’amministrazione Trump intenda effettivamente ritirarsi dalla cooperazione internazionale, oppure si stia semplicemente riposizionando per rinegoziare termini più favorevoli agli Stati Uniti. La situazione è simile per quanto riguarda la mitigazione dei cambiamenti climatici. Gli Stati Uniti sono ora l’unico Paese non impegnato nell’accordo sul clima di Parigi. Tuttavia, il mondo ha una lunga strada da percorrere, poiché la sua dipendenza dal carbone rimane elevata. Il Financial Times riporta che il picco della domanda di carbone in India arriverà tra circa dieci anni. Il mondo è ancora lontano anni dall’obbiettivo di crescita negativa delle emissioni di anidride carbonica. Tutto ciò suggerisce che l’economia globale dovrà affrontare sfide serie nei mesi e negli anni a venire. Inoltre, è incombente sullo sfondo una montagna di debiti che rende nervosi i mercati e aumenta la vulnerabilità del sistema rispetto a eventuali shock destabilizzanti. Tuttavia, lo scenario di base a breve termine sembra essere di continuità. Il potere e l’influenza economica continueranno a spostarsi da Ovest a Est, senza alcun cambiamento improvviso nel modello di polarizzazione del lavoro, del reddito, e a livello politico e sociale, principalmente nei Paesi sviluppati, e senza prevedibili convulsioni all’orizzonte.



SCENARI

VERSO NUOVI EQUILIBRI

L’EUROPA ALZA LE DIFESE

L’accordo per la Cooperazione strutturata permanente, firmato da 23 Paesi dell’Unione, potrebbe portare alla formazione di un esercito unico. Intanto nel mondo crescono dazi e protezionismo. E, grazie al global warming, la Russia diventa il maggior esportatore di cereali Mario Lombardo

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L

a bestia nera ora è il protezionismo. Dopo gli anni della crisi, le prime 60 economie del mondo hanno introdotto oltre 7mila tra leggi e regolamenti a limitazione dei commerci. Contemporaneamente i dazi internazionali hanno raccolto la cifra record di 400 miliardi di dollari, secondo una ricerca dello studio americano Gowling. Sono dati preoccupanti in quanto da un lato rilevano una stretta a quella globalizzazione che aveva fatto sperare nella ricchezza diffusa grazie a mercati sempre più vasti, dall’altro perché non fanno che aumentare i fattori di inquietudine che già attraversano le borse di tutto il mondo, con i rischi che ne possono conseguire. Intanto il presidente americano Donald Trump, ostile per definizione agli accordi commerciali internazionali, volato in Giappone ha, un po’ a sorpresa, lodato Shinzo Abe per l’Economic partnership agreement con la Ue, anche se la politica del premier giapponese, espansionista sia dal punto di vista monetario sia fiscale, non riesce proprio a sollevare le sorti di quattro grandi gruppi industriali come Kobe, Sharp, Sony e Toshiba. Vero poi che in Cina Trump ha fatto una figura modesta in confronto a Xi Jinping, il primo ministro cinese che ha vantato i grandi risultati raggiunti dal suo Paese e superiori a quelli americani: ma alla fine Trump ha portato a casa accordi commerciali per oltre 250 miliardi di dollari, e non è poco. Fa discutere la decisione di Mohammed Bin Salman, 32 anni, erede al trono dell’Arabia Saudita, che ha accusato di corruzione e arrestato un bel gruppo di notabili: almeno 11 sceicchi della famiglia reale Al Saud tra cui Al Waleed Bin Talal, principe miliardario e cugino di re Salman Bin Abdelaziz (quindi anche di Mohammed) e altri 38 tra ministri e funzionari di governo.

RIAVVICINAMENTO Nel corso della sua visita ufficiale in Asia, il presidente americano Donald Trump (a destra) e il premier cinese Xi Jinping (a sinistra) hanno firmato accordi commerciali per un valore di 250 miliardi di dollari

Mohammed vuole sganciarsi dal petrolio, dare spazio alle energie rinnovabili, all’high tech, ai giovani, alle donne, soprattutto combattere la corruzione, ma quale reazione provocherà l’uscita di scena di personaggi che detenevano un grande potere? Le conseguenze più immediate per ora sono state l’aumento del 38% del petrolio, volato subito dopo a 64,04 dollari al barile (Brent), il massimo dal 2015, oltre all’arresto di Bakr Bin Laden, il maggior azionista della società di costruzioni Saudi Binladin Group (Sbg), il più grande gruppo d’Arabia con base a Gedda. Bakr, fratello maggiore di quell’Osama che fondò la rete terroristica Al Qaeda, da cui ha da tempo preso le distanze, era alla guida di un impero edile in affari con imprese e investitori internazionali che ora temono di veder trasformati in carta straccia gli impegni precedenti e anche quelli firmati con la Kingdom Holding di Waleed Bin Talal. Oltre all’aspetto economico c’è poi da tener conto di quello politico, perché dopo che l’aeroporto di Riad, la capitale saudita, è stato bersaglio di un missile lanciato dallo Yemen, preda di una devastante carestia e di una guerra feroce che vede impegnata anche una coalizione di Paesi arabi voluta da Mohammed e guidata dall’Arabia, le frontiere tra i due Stati sono state chiuse dai sauditi per impedire ogni passaggio, anche quello dei convogli umanitari. E l’instabilità politica della regione si è aggravata quando Saad Hariri, primo ministro

libanese, è scomparso per alcuni giorni salvo riapparire in Arabia, a Riad dove a sorpresa ha rassegnato le dimissioni da premier del Libano, senza che si riesca a capire come è questa storia e quali saranno i suoi risvolti. A metà novembre il Medio Oriente è stato inoltre sconvolto da un terremoto che ha colpito il nord dell’Iran e il Kurdistan iracheno, provocando circa 450 morti e più di 7mila feriti. Oltre ai palazzi crollati e alle case ridotte in polvere c’è da tener conto che l’economia locale, già povera, è stata quasi azzerata dal sisma ed è inevitabile che una parte della popolazione, diverse migliaia di persone, abbandoni la zona dei monti Zagros per riversarsi in Iraq se non in Turchia, in Kuwait o addirittura in Arabia. Altri profughi che vorrebbero lasciare il Medio Oriente, e non troveranno facile ospitalità. Soprattutto in Europa, dove ai confini orientali i «quattro di Visegrad», cioè Cechia, Polonia, Slovacchia e Ungheria, rifiutano di accettare anche uno solo dei migranti. In Polonia, tra l’altro, sono scesi in piazza migliaia di ultranazionalisti, in conflitto culturale con la democrazia, per reclamare i diritti del suolo e del sangue. La filosofa ungherese Agnes Heller ha commentato: «Il passato torna tra noi, con il volto della vendetta», e Lech Walesa, fondatore di Solidarnosc e presidente della repubblica polacca fino al 1995 sostiene: «Ora la questione è come riuscire a restare nei limiti della democrazia e prevenire azione estreme».

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