Legal N°13 - Giugno

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LEGAL IL MENSILE DEL MERCATO LEGALE

Anno II / N°13 / Giugno 2017 / € 20 ISSN 2499-8370

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Filippo Modulo di Chiomenti illustra le strategie da seguire per operare con efficacia sui mercati internazionali

Anno 2017 - Prima immissione 8/06/2017

IL RUOLO DELL’ AVVOCATO NELLE OPERAZIONI CROSS BORDER CLASSIFICHE Gli Studi legali più coinvolti nel settore energy

PROCESSO CIVILE

IL RIORDINO DEL CONTENZIOSO

DIRITTO SOCIETARIO LE RESPONSABILITÀ DEI TOP MANAGER


Reflusso Difficoltà di digestione Acidità

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ANCHE IN GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO


EDITORIALE

Banche e Stati: l’Europa chiede una netta distinzione dei ruoli ANGELA MARIA SCULLICA

@AngelaScullica

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egli ultimi due anni il sistema bancario italiano è stato investito da una serie di provvedimenti che ne stanno velocemente cambiando il volto. Si tratta di un percorso accelerato che l’Italia, per competere in un mercato globale, avrebbe già dovuto intraprendere da tempo e che ora, per non averlo fatto prima, si trova costretta a subire senza avere messo bene a punto una propria linea strategica di medio e lungo termine. Il nostro è sempre stato un Paese chiuso con corporazioni molto forti che hanno mantenuto per anni le leve del potere e dello sviluppo economico e finanziario in mano ad oligarchie con scarso interesse verso la concorrenza e il mercato. E sarebbe continuato ad esser così se la sua partecipazione all’Unione europea, non si quanto ancora metabolizzata, e l’incessante innovazione tecnologica non ci avesse proiettati nel giro di pochissimo tempo in un mondo fortemente interconnesso e partecipativo dove valgono le regole di business di un mercato aperto e fortemente proiettato verso standard qualitativi elevati a prezzi trasparenti e contenuti. Se si esaminano i provvedimenti che hanno investito il settore bancario negli ultimi due anni, si vede subito che essi non colpiscono particolarmente sistemi già competitivi ma che impattano in modo significativo sulle logiche di quelli più chiusi e meno dinamici come il nostro. L’idea guida maturata in Europa, a seguito della crisi dei debiti sovrani del 2011, è quella di creare sistemi privati solidi e omogenei capaci di assorbire le crisi in modo che lo Stato non debba intervenire con risorse proprie nei dissesti delle banche. La direttiva europea n° 2014/59 (Brrd) che prevede una serie di modifiche per la risoluzione delle crisi bancarie tra cui il cosiddetto bail-in con l’esclusivo e diretto coinvolgimento di azionisti, obbligazionisti, correntisti della banca stessa è ispirato a questi principi. In Italia, in vista del suo recepimento (gennaio 2016), il Governo già a partire dal 2015, introdusse radicali mutamenti nel settore bancario: la riforma delle banche popolari, l’autoriforma delle Fondazioni bancarie, la riforma delle Bcc, l’introduzione del meccanismo di Garanzia sulla Cartolarizzazione delle Sofferenze (GACS), e la velocizzazione dei tempi di recupero crediti. Un proliferare frenetico di norme decise con urgenza, che si è fondato sul presupposto che banche più grandi, forti e trasparenti sarebbero state in grado di sostenere la ripresa, fornire servizi migliori a famiglie e imprese e gestire con più efficienza i crediti deteriorati. Questi ultimi nel frattempo, con il perdurare della crisi, erano notevolmente lievitati venendo a rappresentare per il sistema economico-bancario italiano una notevole zavorra. Il 22 novembre 2015, quando venne approvato il primo decreto banche, che disciplinava la risoluzione di Carichieti, Cariferrara, Banca Etruria e Banca Marche, si ebbe il primo caso di burden sharing a carico degli obbligazionisti subordinati che si trovarono così esposti all’ipotesi di azzeramento dei titoli. E per le banche le conseguenze sul mercato furono immediate in termini di perdita d’immagine e di fiducia tanto che, per recuperare terreno, il Governo italiano, dovette promuovere lo scorso dicembre 2016, sempre con urgenza, il decreto 237 cosiddetto “salva banche”, che prevede una garanzia dello Stato sulle passività bancarie. Il decreto seguiva ad altri due provvedimenti relativi al lancio (aprile 2016) del Fondo Atlante di investimento privato, che aveva il compito di intervenire nelle crisi provocate dai crediti deteriorati, e del Fondo Atlante 2 (8 agosto 2016) riservato agli investitori professionali che investe unicamente in credititi deteriorati e strumenti ad essi collegati. Ora l’attenzione si sposta sulla governance, perché per l’Europa, la risoluzione dei crediti deteriorati e la stabilità delle banche dipende da una buona governance. E, anche su questo punto, l’Italia dovrà adattarsi in fretta. Per troppo tempo le nostre banche sono state governate da logiche politiche e di potere locale che hanno portato anche alla concessione di crediti a sostegno di iniziative o attività antieconomiche. Le linee guida pubblicate dalla Bce lo scorso marzo sono molto esplicite e chiedono agli istituti di credito una visione olistica che parta da una esatta definizione di ruoli, responsabilità e gerarchie.  GIUGNO 2017

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IL MENSILE DEL MERCATO LEGALE

Sommario Anticorruzione la normativa, da sola, non basta più

PROTAGONISTI

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Come vendere (bene) le eccellenze italiane

DI PIERO MAGRI

DI GABRIELE VENTURA

Transfer pricing e modelli di business

MERCATI E BUSINESS

16

Le law firm fanno il pieno di energia DI GABRIELE VENTURA

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Avvocati per sport DI LUIGI DELL’OLIO

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Le responsabilità del top manager DI FILIPPO CUCUCCIO

36

Il ddl “anti bufale” serve davvero?

SCENARI

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Penalisti in trincea DI GABRIELE VENTURA

PROFESSIONE AVVOCATO

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DI MILENIA TRECCARICHI

52

Flat tax per attrarre capitali esteri

BANKING & FINANCE Aumenta la domanda di consulenza per entrare in Borsa

DI LUIGI DELL’OLIO

Le banche italiane tra crisi e innovazione

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Mondo legale

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Carriere

68

DI FEDERICA CHIEZZI

RUBRICHE General Counsel

60

DI LAURA FRANCO

Come cambia il sistema finanziario

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56

DI LUIGI DELL’OLIO

Rc Avvocati, corsa alla polizza

PENALE E FISCO Una riforma a metà

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DI DAVIDE BERGAMI

DI GLORIA VALDONIO

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In corsa

IMPRESE E LAVORO Il ddl concorrenza fa ancora discutere

72

DI FILIPPO FATTORE

DI FABIO CIANI

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RESPONSABILE COMUNICAZIONE E RELAZIONI ESTERNE Claudia Chiari

EDITORE

COORDINAMENTO INTERNAZIONALE (New York, Dubai, Hong Kong, Londra, Singapore) Alessia Liparoti (alessia.liparoti@lefonti.it) PROGETTI SPECIALI Alessia Rosa (alessia.rosa@lefonti.it)

Le Fonti S.r.l. Via Dante, 4, 20121 Milano DIRETTORE RESPONSABILE Angela Maria Scullica (angela.scullica@lefonti.it) REDAZIONE Federica Chiezzi (federica.chiezzi@lefonti.it) SEGRETERIA EDITORIALE segreteria@lefonti.it COLLABORATORI Filippo Cucuccio, Luigi Dell’Olio, Filippo Fattore, Laura Franco, Paolo Tomasini, Milenia Treccarichi, Gloria Valdonio, Gabriele Ventura

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INNOVAZIONE E DIGITAL MARKETING Simona Vantaggiato (simona.vantaggiato@lefonti.it) UFFICIO GRAFICO Valentina Russotti REDAZIONE E STUDI TELEVISIVI Via Dante 4, 20121 Milano tel. 02 8738.6306 Per comunicati stampa press@lefonti.it EDITORIAL OFFICES Londra, Milano, New York, Singapore, Dubai, Hong Kong CONCESSIONARIA PUBBLICITÀ Opq s.r.l. Via G.B. Pirelli, 30- 20141 Milano tel. 02 6699.2511, info@opq.it, www.opq.it

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SCENARI

RIFORMA ORLANDO

Penalisti in trincea L’Unione delle camere penali si sta battendo da mesi per modificare il disegno di legge che, dopo la contestata fiducia al Senato, è ora alla Camera. Tra i motivi della protesta, l’allungamento dei termini di prescrizione e l’estensione dell’istituto del processo a distanza. E, se il Ddl non verrà modificato, si dichiara pronta a continuare la «battaglia culturale affinché le norme che si pongono in contrasto con il giusto processo vengano eliminate» DI GABRIELE VENTURA

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eno diritti per gli imputati e processi infinitamente più lunghi. Sono gli effetti principali che, a parere dell’Unione delle camere penali, avrà sul sistema giustizia il disegno di legge sul processo penale. Per questo, l’Ucpi, ormai da mesi, si sta battendo contro la scelta di porre la fiducia al Senato sul provvedimento. Tanto che da marzo a oggi ha indetto quattro astensioni, l’ultima dal 22 al 25 maggio, in concomitanza con la discussione del ddl in aula alla Camera. Non solo: l’Ucpi ha avviato anche, a inizio maggio, una raccolta firme a favore della proposta di legge sulla separazione delle carriere. In pochi giorni, sono state raccolte oltre 10mila firme solo nei tribunali, e da metà maggio l’Unione è scesa nelle piazze dei comuni italiani, mentre altre camere penali hanno iniziato la raccolta in ulteriori presidi, sia dentro che fuori dai tribunali (l’elenco completo dei punti raccolta è pubblicato su www.separazionedellecarriere.it). A spiegare a Legal le ragioni della protesta dei penalisti contro il ddl sul processo penale è il presidente dell’Unione delle camere penali italiane, Beniamino Migliucci, il quale annuncia che, se la risposta del governo non dovesse essere adeguata, «continueremo una battaglia culturale affinché le norme che si pongono in contrasto con il giusto processo vengano eliminate».

TEMPI INFINITI Secondo Beniamino Migliucci, presidente dell’Unione delle camere penali italiane, la riforma, «invece di aumentare le garanzie e rendere ragionevolmente breve il processo, comprime i diritti degli imputati e rende i processi infinitamente lunghi»

Quali sono le ragioni delle ripetute proteste degli avvocati penalisti? Quali sono le previsioni contenute nel ddl di riforma del processo penale che vanno a vostro avviso modificate? Le ragioni della protesta riguardano la scelta di porre la fiducia al Senato su questioni che riguardano i diritti e le libertà delle persone e, nel merito, l’allungamento dei termini di prescrizione e l’estensione dell’istituto del processo a distanza. Tali riforme, invece che aumentare le garanzie e rendere ragionevolmente breve il processo, come richiede l’art. 111 della Costituzione, comprimono i diritti degli imputati e rendono i processi infinitamente lunghi.

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Quali sono le proposte di modifica avanzate dall’Unione? L’Unione, come nella sua tradizione, ha trasmesso alla Camera una serie di proposte emendative accompagnate da una relazione esplicativa, che tendono a eliminare le criticità indicate e a migliorare il ddl. I penalisti ritengono che le riforme del processo penale debbano essere organiche e porre al centro del processo il dibattimento come momento fondamentale di formazione della prova. Le indagini dovrebbero avere una durata contenuta, il che consentirebbe, tra l’altro, di evitare la valorizzazione, anche mediatica, delle stesse. Qual è il bilancio della partecipazione alle ultime giornate di astensione? Il bilancio è positivo sia per la partecipazione massiccia degli avvocati penalisti, sia perché ha consentito di trovare diffuso consenso all’interno di vasti settori dell’accademia, della politica, della cultura, dell’informazione, che hanno compreso le ragioni dell’astensione, totalmente estranee a interessi di tipo corporativo e finalizzate alla tutela del giusto processo e della dignità della persona. Che tipo di risposta vi aspettate da parte dalle istituzioni e quali altre iniziative intendete portare avanti qualora la risposta non si dovesse rivelare soddisfacente? Ci aspetteremmo da parte del governo una attenta riflessione sulle critiche argomentate che sono state evidenziate sia dalle proposte emendative, sia dai documenti dell’Unione delle camere penali. D’altro canto, più di una forza politica ha stigmatizzato il ricorso alla fiducia, e ha condiviso la contrarietà a riforme che minano alla radice l’idea di un processo equo. Non può essere ritenuto giusto far durare un procedimento penale 15 o 20 anni e questo nell’interesse non solo dell’indagato, ma anche delle persone offese e della società e neppure può considerarsi rispondente a principi costituzionali privare un imputato

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La proposta di legge: separazione delle carriere e anche dei Csm L'Unione delle camere penali sta raccogliendo le firme per una legge costituzionale di iniziativa popolare

Obiettivo 50mila firme per

la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare «Separazione delle carriere». Sul sito creato dall’Unione delle camere penali (separazionedellecarriere.it)è possibile consultare sia il testo del progetto di legge, sia la relazione illustrativa. Secondo i penalisti, la separazione delle carriere è un obiettivo non più prorogabile perché è inscritto nella Costituzione. In particolare, il riferimento è all’art. 111, laddove impone che il giudice sia non solo imparziale ma anche terzo. Terzietà, secondo i penalisti, significa appartenenza del giudice a un ordine diverso da quello del pubblico ministero. Separando le carriere, quindi, il processo penale diventerebbe più equo perché lo assegna a un giudice terzo. A parere delle Camere penali è necessario oggi porre nuovi limiti all’agire della magistratura penale, tenendo presente che gli effetti delle decisioni dei giudici sono destinati ad avere ricadute «sugli equilibri sociali ed economici, sulla sicurezza e sulla promozione e sulla tutela dei diritti e delle

garanzie». Inoltre, la proposta di legge punta alla riforma della composizione del Consiglio superiore della magistratura attraverso il superamento dell’attuale forma di autogoverno concentrato in un unico Csm, che decide dello status, del reclutamento, e della disciplina sia dei magistrati requirenti sia di quelli giudicanti. Nel dettaglio, la proposta di legge interviene sugli articoli 104, 105, 106, 107, 110 e 112 della Costituzione, con l’aggiunta degli artt. 105 bis e 105 ter. Sono modificate anche, nella parte II della Costituzione, le rubriche del titolo IV e delle Sezioni I e II. L’art. 104 viene modificato con l’espressa previsione che l’ordine giudiziario è costituito dalla magistratura giudicante e dalla magistratura requirente, governate da due distinti Consigli superiori. I pubblici ministeri continueranno, quindi, a essere magistrati e a godere delle garanzie di autonomia e indipendenza proprie dei magistrati, ma apparterranno a un ordine giudiziario distinto da quello dei giudici. Il modificato art. 106 prevede invece che i magistrati giudicanti e requirenti siano nominati in base a concorsi separa-


della possibilità di seguire il proprio processo davanti al proprio giudice e di fianco al proprio difensore. Se la risposta non fosse adeguata continueremo una battaglia culturale affinché le norme che si pongono in contrasto con il giusto processo vengano eliminate.

ti. Al fine di scongiurare che, da organi autonomi e indipendenti di governo della magistratura, i Consigli superiori della magistratura giudicate e requirenti operino quali organismi corporativi e autocratici, ne viene mutata la composizione. La modifica dell’art. 104, che riguarda il consiglio superiore della magistratura giudicante, nel mantenere quali componenti di diritto il presidente della Repubblica e il primo presidente della Corte di Cassazione, dispone che gli altri componenti siano scelti per la metà tra i giudici ordinari e per l’altra metà dal Parlamento in seduta comune, tra i professori ordinari in materie giuridiche e gli avvocati con quindici anni di esercizio della professione. L’art. 105 bis

prevede invece l’istituzione del Consiglio superiore della magistratura requirente, di cui sono componenti di diritto il presidente della Repubblica e il procuratore generale della Corte di Cassazione. La restante parte è delineata con le medesime proporzioni del Consiglio superiore della magistratura giudicante, salvo che la componente togata è scelta tra i pubblici ministeri ordinari. A entrambi gli organismi spettano le assunzioni, le assegnazioni, i trasferimenti, le promozioni dei magistrati che da loro dipendono, nonché i provvedimenti disciplinari. L’art. 112, regolante l’obbligatorietà dell’esercizio dell’azione penale, è modificato con la previsione che essa è esercitata nei casi e secondo i modi previsti dalla legge.

In parallelo, l’Unione ha avviato una campagna di raccolta firme per la presentazione di una legge sulla separazione delle carriere. Ci può illustrare le ragioni di questa iniziativa, i punti salienti del provvedimento e come sta andando la raccolta? La raccolta firme sulla proposta di legge di iniziativa popolare per l’introduzione in Costituzione della separazione delle carriere tra magistratura inquirente e requirente promossa dall’Unione delle camere penali italiane è partita lo scorso 4 maggio e sta riscuotendo grande successo, basti pensare che nelle prime due giornate sono state raccolte oltre 7mila firme. La proposta vuole dare attuazione all’art. 111 della Costituzione, che prevede che il giudice debba essere terzo per garantire l'imparzialità della decisione. In tutti i Paesi di tradizione liberale e democratica il giudice deve essere distinto da chi accusa e da chi difende, e ciò rende effettivi gli altri principi costituzionali del contraddittorio svolto nella parità delle parti. Sono convinto che riusciremo nell’obiettivo di raccogliere 50mila firme, ma, in ogni caso, le uniche battaglie perse sono quelle che non si fanno. Come valuta il periodo che sta attraversando l’avvocatura e cosa servirebbe alla categoria per affermarsi maggiormente sul piano politico? L’avvocato è presidio di legalità e non a caso in molti Paesi dove non sono rispettate le regole democratiche la funzione difensiva viene calpestata e gli avvocati minacciati e anche uccisi. L’autorevolezza dell’avvocatura si misura nella sua capacità propositiva e di difesa degli ideali di giustizia e di libertà e nell’abbandono di ogni logica corporativa. 

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