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15 GIUNGO 2017
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ECONOMIA, FINANZA, TECNOLOGIA
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SULL’ITALIA
La maison di gioielleria raddoppia la produttività e punta a sorpassare Cartier per diventare la numero uno al mondo. Con queste strategie Jean Christophe Babin
INNOVAZIONE TECNOLOGICA OUTSOURCING
FOOD & BEVERAGE
Competizione e nuovi stili di vita innovano il settore
FINTECH
La banca nell’era dell’intelligenza artificiale
Quando la gestione si affida all’ esterno Danilo Ughetto responsabile Ict di Assimoco
La strategia seguita per l’esternalizzazione di funzioni e servizi interni segue interessi e obbiettivi aziendali. Ma è influenzata anche da trend di settore. Ecco come si sono mosse Cassa Padana e Assimoco
CUSTOM E BIZETA
L’hi-tech made in Italy si ispira a Olivetti
Carlo Stradi
Andrea Preite
EDITORIALE
Si apre la frontiera dell’Insurance Tech Angela Maria Scullica @AngelaScullica
I
l mondo delle assicurazioni italiano ha vissuto per anni in una sorta di “recinto” sicuro e protetto che ha garantito ai suoi pochi protagonisti continuità, rendimenti, stabilità. Un’“oasi felice” nella quale la concorrenza è stata bassa e, di conseguenza, pure l’inventiva, la creatività e la disposizione a porre il cliente al centro delle proprie azioni e politiche di marketing. Concetti come trasparenza, semplificazione dei contratti, customer satisfaction e via dicendo, al lato pratico non hanno mai trovato una loro effettiva e concreta applicazione nel campo assicurativo. Un “recinto” che le assicurazioni hanno voluto conservare a lungo resistendo, ben più delle banche, al cambiamento in atto. A differenza del settore assicurativo, quello bancario è andato invece incontro da tempo a un intenso processo di ristrutturazione: già a metà degli anni Novanta si era infatti cominciato a parlare di esuberi ed era emersa la necessità di tagliare i costi e di aumentare l’efficienza. Il modello assicurativo tradizionale, basato su una distribuzione multicanale che privilegia la componente umana fatta di agenti e broker ha sostanzialmente retto finora abbastanza bene l’urto dell’apertura dei mercati e del rinnovamento. Oggi però, con l’incalzare del progresso tecnologico, sta entrando, come in genere tutti gli schemi operativi, nella cosiddetta fase distruptive, nella quale buona parte, se non tutti, i paradigmi del passato non sono più riproponibili e la resistenza al cambiamento diventa una componente negativa. L’Intelligenza Artificiale e cioè la capacità di un computer di svolgere funzioni e ragionamenti tipici della mente umana, sta prendendo piede molto velocemente e nel giro di tre anni, si parla infatti del 2020, potrebbe arrivare a sconvolgere usi, costumi, abitudini, modalità di relazionarsi col pubblico e via dicendo. Nel settore assicurativo abilita una serie di tecnologie, come la driverless car, i robo-advisor, le chatbot, i motori di ricerca, i blockchain, gli analytics che si traducono in una mole
innumerevole di informazioni personalizzate gestite da macchine intelligenti e in grado di apprendere velocemente dall’esperienza. Macchine che potrebbero sostituire con estrema e moltiplicata efficienza una serie di funzioni e capacità attribuite finora all’uomo. Google, Amazon, Apple, Ibm, Yahoo, Facebook, Intel da tre anni a questa parte vi stanno già investendo con decisione. A partire dal 2015 hanno già acquistato oltre una ventina di aziende attive nel campo e il loro buget dedicato all’implementazione di queste tecnologie è in aumento. Il mercato d’altra parte è in espansione. Sono infatti sempre più numerose le start up di insurance tech nate negli ultimi tempi con l’obiettivo di avviare innnovative tecnologie chatbot che soddisfino il target dei nuovi consumatori millennial e post-millennial; un mercato con abitudini di acquisto on line alla ricerca dell’offerta migliore e pronto a rivolgersi immediatamente altrove, se non la trova o non si ritiene per qualche motivo soddisfatto. Spixii, tanto per citare qualche nome, fondata a Londra nel 2016 da due italiani e un francese, ha sviluppato un software che permette alle assicurazioni di entrare in contatto con i clienti attraverso Facebook, Messenger e Skype in modo che possano trovare in pochi minuti una risposta adeguata al proprio bisogno assicurativo; Insurify, sempre nel 2016, ha lanciato Evia (Expert Virtual Insurance Agent), un agente di assicurazione virtuale dotato di intelligenza artificiale che si propone di trovare la migliore assicurazione per l’auto usando una semplice foto della targa. E via di questo passo. Il futuro prossimo è insomma nell’Intelligenza Artificiale, il che significa anche nel totale e rivoluzionario cambiamento culturale che l’accompagna. Che va affrontato in fretta con grande apertura mentale, senza barricarsi nel recinto del passato. Solo così infatti è possibile cogliere anche le innumerevoli opportunità che dischiude in termini di crescita professionale e di business.
Giugno 2017 World Excellence
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N°15 | Giungo 2017 |
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SULL’ITALIA La maison di gioielleria raddoppia la produttività e punta a sorpassare Cartier per diventare la numero uno al mondo. Con queste strategie
Jean Christophe Babin
INNOVAZIONE TECNOLOGICA OUTSOURCING
FOOD & BEVERAGE
Competizione e nuovi stili di vita innovano il settore
FINTECH
La banca nell’era dell’intelligenza artificiale
Quando la gestione si affida all’ esterno Danilo Ughetto responsabile Ict di Assimoco
La strategia seguita per l’esternalizzazione di funzioni e servizi interni segue interessi e obbiettivi aziendali. Ma è influenzata anche da trend di settore. Ecco come si sono mosse Cassa Padana e Assimoco
CUSTOM E BIZETA
L’hi-tech made in Italy si ispira a Olivetti
Carlo Stradi
Andrea Preite
DIRETTORE RESPONSABILE Angela Maria Scullica angela.scullica@lefonti.it
SCENARI
ASSET MANAGEMENT
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Manovre per un nuovo ordine internazionale
60
Il Trump Bump alla prova del Congresso
SEGRETERIA DI REDAZIONE segreteria@lefonti.it
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65
COLLABORATORI Filippo Cucuccio, Vanessa D’Agostino, Luigi Dell’Olio, Filippo Fattore, Antonio Maria Ferrari, Piera Anna Franini, Mario Lombardo, Chiara Osnago Gadda, Gianenrico Levaggi, Gianluigi Raimondi, Fabio Sgroi, Nino Sunseri, Paolo Tomasini, Gloria Valdonio, Donatella Zucca
Sfida franco-tedesca sul futuro delle authority Ue
L’asset management al bivio fintech
PRIMO PIANO
REDAZIONE Federica Chiezzi (federica.chiezzi@lefonti.it), REDAZIONE GRAFICA Valentina Russotti
RESPONSABILE COMUNICAZIONE E RELAZIONI ESTERNE Claudia Chiari COORDINAMENTO INTERNAZIONALE ( New York, Dubai, Hong Kong, Londra, Singapore...) Alessia Liparoti alessia.liparoti@lefonti.it PROGETTI SPECIALI Alessia Rosa alessia.rosa@lefonti.it INNOVAZIONE E DIGITAL MARKETING Simona Vantaggiato simona.vantaggiato@lefonti.it REDAZIONE E STUDI TELEVISIVI Via Dante 4, 20121 Milano - tel. 02 8738.6306 Per comunicati stampa inviare a: press@lefonti.it EDITORE
Le Fonti S.r.l. Via Dante, 4, 20121, Milano STAMPA Arti Grafiche Fiorin - AGFiorin CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITÀ Opq s.r.l. Via G.B. Pirelli, 30- 20141 Milano tel. 02 6699.2511 | info@opq.it | www.opq.it DISTRIBUZIONE PER L’ITALIA MePe - Distribuzione Editoriale Via Ettore Bugatti, 15 - 20142 Milano
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CAMBIO INDIRIZZO Si prega di comunicarci entro il 20 del mese precedente il nuovo indirizzo via mail a: abbonamenti@editricelefonti.it
GARANZIA DI RISERVATEZZA PER GLI ABBONAMENTI Editrice le Fonti garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi dell’art. 7 del D. leg. 196/2003 scrivendo a abbonamenti@editricelefonti.it Pubblicazione mensile registrata presso il Tribunale di Milano il 4 Dicembre 2015, numero 342. La testata World Excellence è di proprietà di Le Fonti. Direttore responsabile Angela Maria Scullica Prezzo di copertina € 7,00 UK 6.00£
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World Excellence Giugno 2017
Bulgari scommette sull’Italia
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MERCATI E IMPRESE 20
Il made in Italy che fa più gola
26
Big pharma sempre più grandi
38
A difesa del Jobs act
FINANCE 42
La ripresa si consolida
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L’impresa italiana apre il capitale
OUTSOURCING
QUANDO LA GESTIONE SI AFFIDA ALL’ESTERNO
71
Al primo posto il settore finance
76
Gli uomini non potranno più fare a meno dei robot
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L’ hi-tech made in Italy si ispira a Olivetti RUBRICHE
50
DISTRIBUZIONE ESTERO Johnsons International News Italia srl via valparaiso, 4 - 20144 milano SERVIZIO ABBONAMENTI Telefono 02 8738 6306 o inviare una mail a: abbonamenti@editricelefonti.it
TECNOLOGIA
La banca nell’era dell’intelligenza artificiale
6 40 82
Mondo Nuovo Carriere Trend
ASSICURAZIONI 54
Axa, agenti e compagnia a confronto sul nuovo modello organizzativo
La tavola rotonda “Verso una supply chain ecosostenibile” pubblicata sul numero di maggio di World Excellence è stata organizzata da Simona Vantaggiato di Le Fonti
MONDO NUOVO
Macron può farcela? Dani Rodrik
Professore di Economia politica internazionale alla John F. Kennedy School of Government dell’Harvard University
L
a vittoria di Emmanuel Macron su Marine Le Pen è stata la buona notizia tanto attesa da chiunque prediliga le società aperte e liberali rispetto a quelle nazionaliste e xenofobe. Ma la battaglia contro il populismo di destra è lungi dall’essere vinta. Le Pen ha ottenuto più di un terzo dei voti al secondo turno e l’affluenza alle urne è stata nettamente inferiore rispetto alle precedenti elezioni presidenziali, il che indica che molti elettori si sentono delusi. Se Macron fallirà il suo compito nei prossimi cinque anni, Le Pen tornerà sulla scena più baldanzosa che mai, e i populisti si rafforzeranno sia in Europa sia altrove. Le idee economiche di Macron non si prestano a una facile caratterizzazione. Durante la campagna per le presidenziali, è stato spesso accusato di scarsa concretezza. Per molti, sia di sinistra sia dell’estrema destra, Macron è un neoliberista con poche differenze rispetto alle politiche tradizionali di austerità che hanno tradito l’Europa trascinandola nell’attuale impasse politica. L’economista francese Thomas Piketty, che ha sostenuto il candidato socialista Benoît Hamon, ha descritto Macron come uno che rappresenta «l’Europa di ieri». Molti dei progetti economici di Macron hanno effettivamente un’impronta neoliberista. Ha promesso di abbassare l’aliquota dell’imposta sulle società dal 33,5% al 25%, tagliare 120mila posti di lavoro nella pubblica amministrazione, mantenere il deficit pubblico al di sotto del 3% del Pil fissato dall’Ue, e aumentare la flessibilità del mercato del lavoro. Ma ha anche promesso di mantenere le prestazioni previdenziali, e il suo modello sociale preferito sembra essere la flexicurity in stile nordico, una combinazione tra elevati livelli di sicurezza economica e incentivi di mercato. Nessuna di queste misure aiuterà granché, certamente non nel breve termine, ad affrontare la sfida chiave destinata a definire la presidenza di Macron, cioè la creazione di posti di lavoro. Come osserva Martin Sandbu, l’occupazione era la preoccupazione principale dell’elettorato francese e pertanto dovrebbe essere la priorità principale della nuova amministrazione. Dai tempi della crisi dell’Eurozona, il tasso di disoccupazione francese si è mantenuto elevato, pari al 10%, e ha quasi sfiorato il 25% tra gli under 25 anni. Non esiste praticamente alcuna prova del fatto che la liberalizzazione dei mercati del lavoro farà aumentare l’occupazione, a meno che l’economia francese non riceva anche uno stimolo significativo sul fronte della domanda aggregata. E qui entra in gioco l’altro elemento del programma economico di Macron. Egli ha proposto un piano quinquennale di stimolo del valore di 50 miliardi di euro, che include investimenti in infrastrutture e tecnologie verdi, unitamente a un vasto programma di formazione per i disoccupati. Considerando, però, che ciò corrisponde a poco più del 2% del Pil annuo della Francia, il
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World Excellence Giugno 2017
piano di stimolo da solo potrebbe non fare molto per aumentare l’occupazione complessiva. L’idea più ambiziosa di Macron è compiere un grande passo in avanti verso un’unione fiscale dell’eurozona, con un Tesoro comune e un ministro delle Finanze unico. Nella sua ottica, ciò consentirebbe trasferimenti fiscali permanenti dai Paesi più forti a quelli che sono penalizzati dalla politica monetaria comune. Il bilancio dell’Eurozona verrebbe finanziato da contributi provenienti dalle entrate fiscali degli Stati membri. Un parlamento dell’Eurozona separato garantirebbe sorveglianza e responsabilità a livello politico. Tale armonizzazione renderebbe possibile per Paesi come la Francia incrementare la spesa per le infrastrutture e rilanciare l’occupazione senza sforare alcun tetto fiscale. Ma le politiche palesemente europeiste di Macron non sono solo una questione di politica o di principio. Sono anche cruciali per il successo del suo programma economico. Senza una maggiore flessibilità fiscale o trasferimenti dal resto dell’Eurozona, difficilmente la Francia uscirà dalla sua depressione occupazionale tanto presto. Il successo della presidenza di Macron, pertanto, dipende in larga misura da una cooperazione a livello europeo. E questo ci conduce alla Germania. La prima reazione di Angela Merkel al risultato elettorale non è stata incoraggiante. Pur congratulandosi con Macron, che «incarna le speranze di milioni di cittadini francesi», la cancelliera tedesca ha anche dichiarato che non intende prendere in considerazione eventuali modifiche alle regole fiscali dell’Eurozona. Ma se anche Merkel (o un futuro governo guidato da Martin Schulz) fosse più ben disposta, resta il problema dell’elettorato tedesco. Avendo raffigurato la crisi dell’Eurozona non come un problema di interdipendenza, ma come un racconto morale (tedeschi lavoratori e frugali contro debitori prodighi e sleali), non sarà facile per i politici tedeschi convincere i propri elettori a seguirli in un progetto fiscale comune. Prevedendo la reazione tedesca, Macron ha così replicato: «Non si può dichiarare di essere a favore di un’Europa forte e della globalizzazione, ma di non volere assolutamente un’unione dei trasferimenti». Questa, a suo avviso, è una formula destinata a generare disgregazione e una politica reazionaria: «Senza trasferimenti, non si consentirà alla periferia di convergere verso il centro e si creerà una divergenza politica verso gli estremisti». La Francia non si trova certo alla periferia dell’Europa, ma il messaggio di Macron alla Germania è chiaro: o mi aiutate e insieme costruiamo una vera unione, economica, fiscale e anche politica, o finiremo travolti dall’onda estremista. Macron ha quasi sicuramente ragione su questo. Per il bene della Francia, dell’Europa e del resto del mondo dobbiamo sperare che la sua vittoria sia seguita da un ripensamento da parte della Germania.
IMPERI A CONFRONTO Donald Trump e la first lady Melania, a destra, con il presidente cinese Xi Jinping e la moglie Peng Liyuan, a sinistra (foto D. Myles Cullen)
EQUILIBRI INSTABILI
Manovre per un nuovo ordine internazionale Mentre il presidente Usa, che rischia l’impeachment per il Russiagate, stringeva un nuovo patto (e contratti per 110 miliardi di dollari) con l’Arabia Saudita, incontrava il Papa e al G7 di Taormina mandava su tutte le furie Angela Merkel, la Cina di Xi Jinping metteva sul piatto un programma da almeno mille miliardi di dollari per facilitare i rapporti economici tra Oriente e Occidente e segnare una svolta a 360° rispetto al modello americano. E intanto in Italia... Mario Lombardo
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World Excellence Giugno 2017
S
tiamo scoprendo l’acqua calda. E fingiamo di stupirci di fronte al fatto che la Gran Bretagna non vuole pagare all’Europa il costo della Brexit, che appena insediato all’Èlysée, il nuovo presidente francese ha tirato fuori dal cassetto un facsimile del nostro manuale Cencelli, che Trump sta correndo il rischio di impeachment, che la Cina progetta altre e grandiose vie di comunicazione per sviluppare i suoi commerci. Ma forse e più semplicemente si tratta di ipocrisia, un atteggiamento globalizzato, che da tempo è dilagato in tutto il mondo. Solo così si può capire chi ora si meraviglia se Theresa May e i tories dichiarano di non voler sostenere la spesa del leave, dopo che il ministro degli Esteri britannico Boris Johnston aveva già spiegato più volte che semmai è l’Europa a essere in debito, e che dalle casse di Londra non uscirà un penny in direzione di Bruxelles. Oppure chi guarda perplesso la lista dei ministri francesi, chiamati a comporre il primo governo di Emmanuel Macron, l’europeista che vuole «un’Unione più solida e differenziata», sostenendo che si tratta solo di una miscellanea di componenti politiche. In Francia c’era già stato qualche imbarazzo quando, poco più di un anno fa, Macron aveva fondato En marche, un nuovo partito che prometteva di avere come obiettivo quello di cambiare il Paese e di essere trasversale. Ci si era chiesti da dove provenissero i finanziamenti a sostegno dei cosiddetti “marciatori”, chi ci fosse dietro il giovane politico che li guidava, ma tutto poi era passato in secondo ordine di fronte al timore che fossero Marine Le Pen e il Front National a vincere le competizione elettorale. Ora che il pericolo è passato, ora che Le Pen ha riconosciuto la sconfitta e dichiara addirittura di voler cambia-
re nome e programma del suo partito, rientra nella logica delle cose che Macron usi il bilancino del farmacista nella composizione del suo governo, come un tempo facevano i democristiani in Italia. L’unica costante riconoscibile, in un insieme composto paritariamente da uomini e donne provenienti da regioni e esperienze politiche diverse, è che gran parte di loro ha studiato all’Ena, l’Ecole nationale d’administration da cui è uscito anche Macron. La Francia è una Repubblica presidenziale, tocca quindi a Macron guidare un esecutivo composto nella
SCELTE BILANCIATE Il neo presidente francese, Emmanuel Macron ha usato il bilancino del farmacista per comporre il suo governo
maggioranza da giovani che non hanno mai avuto esperienza di governo. Il neo presidente, meno di 40 anni, ha invece alle spalle una stagione politica importante in cui ha già avuto un incarico governativo (ministro dell’Economia con Hollande presidente), è giovane e raccoglie simpatie trasversali, in Francia e nel mondo. Rappresenta la novità nel panorama internazionale, e non incute particolare apprensione essendo dichiaratamente un moderato. C’è da augurargli che riesca a svolgere in pace il suo programma. Se si guarda alla Francia con simpatia, non altrettanto avviene però per gli Stati Uniti dove Donald Trump,
con le sue esternazioni, è riuscito a creare un clima difficile sia all’interno del paese sia all’estero. Molti dei suoi concittadini non accettano il suo modo di esprimersi per mezzo di slogan e lo accusano di porre scarsa attenzione ai problemi che investono il paese per la sua particolare posizione geopolitica. Ma Trump tra l’altro non è il primo presidente americano che sappia poco di politica estera, di quanto gli esperti definiscono problemi internazionali: tra i presidenti repubblicani Ronald Reagan e George Bush ne sapevano quasi nulla, tra i democratici persino Clinton e Obama hanno dovuto mettersi a studiare geopolitica, non appena arrivati alla Casa Bianca. Trump crede di potere tutto in quanto primo cittadino del paese più potente del mondo. E non ha misure, né limiti diplomatici, tanto da aver rivelato segreti di intelligence al ministro degli Esteri Lavrov e all’ambasciatore russo Kislyak, sostenendo poi: «Ho dato informazioni ai russi, è un mio diritto assoluto». Ora però Robert Mueller, ex capo dello Fbi, è stano nominato special counsel e, appunto in qualità di super procuratore, è stato chiamato dall’amministrazione Usa a indagare sulle interferenza russe nella campagna presidenziale e sui rapporti tra Russia e gli uomini di Trump, nel cosiddetto Russiagate. Perché ora c’è addirittura chi insinua che Trump abbia ricevuto soldi da Putin e comunque al termine di una lunga procedura di indagine The Donald rischia l’impeachment, l’incriminazione che lo costringerebbe a lasciare la presidenza. Anche all’estero c’è molta attenzione per le mosse del presidente americano. A quattro mesi dall’insediamento a Washington, poco oltre la metà di maggio ha compiuto la sua prima missione internazionale in Arabia Saudita, dove ha venduto armi per più
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OGNI MESE IN EDICOLA WORLD EXCELLENCE www.worldexcellence.it
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VERSO UNA SUPPLY CHAIN ECOSOSTENIBILE
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INDUSTRIA 4.0
Ecco chi corre di più nel risparmio gestito
Dai 14 miliardi di device già oggi in rete in tutto il mondo, si passerà a 50 miliardi entro il 2020. E il settore potrà generare un fatturato fra 3,9 e 11,1 miliardi di dollari all’anno
Davide Ceppi
UN MONDO SEMPRE PIÙ INTERCONNESSO La rivolta degli oggetti
CORRUZIONE PRIVATA DIBATTITO SULLA NORMATIVA
IL BUSINESS DEI CREDITI DETERIORATI Gastone Nencini
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Con l’aumento del numero dei dispositivi in rete, cresce la possibilità per gli hacker di sferrare attacchi devastanti. Come quello clamoroso al provider statunitense Dyn
Anno 2017 - Prima immissione 14/05/2017
INNOVAZIONE TECNOLOGICA
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Secondo Claudia Parzani di Linklaters è un momento storico di grandi opportunità per chi si prepara ed è in grado di proporre soluzioni innovative, non solo legali ma anche di mercato
Così il gruppo tedesco punta a sviluppare sul mercato italiano il business del trasporto innovativo all’interno degli edifici
Luigi Maggioni Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/MI - prima immissione 17/05/2017
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La mobilità nella città del futuro
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VOLUNTARY DISCLOSURE 2 TRA LIMITI E OPPORTUNITÀ
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Nei prossimi numeri Classifiche e Ranking: Migliori studi legali e avvocati Migliori fondi e asset manager Migliori banche e operatori della finanza più tecnologici Migliori imprese italiane Migliori assicurazioni Migliori scuole di formazione
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