World Excellence N°7 - Ottobre

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WORLD EXCELLENCE www.lefonti.it

7 OTTOBRE 2016

5 € | UK 6.00£ Mensile

FINANZA, ASSICURAZIONI E IMPRESE NELLA SFIDA GLOBALE

Carlo Bonomi

piccole e medie

IMPRESE

alla prova del mercato GLOBALE Per Carlo Bonomi, imprenditore ed esponente di Confindustria, le aziende di dimensioni ridotte devono combiare marcia. E per farlo...

TECNOLOGIA

STRATEGIE DI SVILUPPO

COSÌ L’ITALIA ENTRA NELL’INDUSTRIA 4.0

UBI BANCA SI RINNOVA Filiali senza cassiere, nuovi prodotti su salute e previdenza, finanziamenti alle filiere produttive. L’istituto di credito guidato da Victor Massiah punta a diminuire i costi e a incrementare i ricavi

ASSET MANAGEMENT

ASSET MANAGEMENT WORLD EXCELLENCE N°7

Gian Paolo Bazzani

Marcello Agnello

Giordano Beani

LA BREXIT HA GENERATO ULTERIORE INCERTEZZA

Gabriele Roghi

Gli Etf hanno spesso dimostrato di saper trarre vantaggio da situazioni di mercato particolarmente complesse

John Taylor





EDITORIALE

Meno vincoli protettivi più innovazione e ricerca Angela Maria Scullica @AngelaScullica

I

bassi tassi di sviluppo delle economie, i rendimenti quasi nulli del risparmio accompagnati dalla forte ondata di migranti, una conoscenza delle materie economiche finanziarie che appare superficiale, un progresso tecnologico incessante che impone invece uno stravolgente e radicale cambio culturale, stanno velocemente alimentando nei Paesi europei la deriva populista. Con tutti i rischi che questa comporta in termini di limitazione di libertà, democrazia e benessere diffuso. I timori che si possa cadere in situazioni ingovernabili che sfocino nel protezionismo e nell’autoritarismo e che l’Europa non riesca a trovare una valida ragione per tenere uniti i vari Stati membri, cancellando così tutti gli sforzi finora compiuti, si fanno oggi sempre più sentire. L’ha detto chiaramente il direttore dell’Fmi, Christine Lagarde, al G20 di Pechino quando ha sottolineato che una «crescita troppo bassa troppo a lungo, e a beneficio di troppo pochi», può alimentare una spirale che porta ad una politica populista e protezionista con inevitabili conseguenze negative sugli scenari economici. Non si può insomma tirare la corda per tanto tempo senza che dai sacrifici richiesti si intravedano benefici. È questa una presa di coscienza nella quale l’Europa sta entrando oggi. La paura concreta della disgregazione spinge infatti a riflettere sui passi finora compiuti e a ricercare nuove vie, come il rilancio del fondo europeo per gli investimenti strategici e la cooperazione nel settore della difesa, che possano rafforzare la coesione tra i Paesi membri. Che l’Europa ce la faccia è una scommessa aperta e non priva di grosse incognite. Così come è una scommessa aperta quella che l’Italia riesca a rimettersi in pista. Nonostante gli innumerevoli sforzi compiuti dal Governo, troppe sono infatti le carenze di base sulle quali poggia da anni il nostro sistema a partire dalla scarsa presenza di capitale di rischio. «Il capitale di rischio latita da noi», ha detto Salvatore Rossi, direttore della Banca d’Italia, nel suo intervento alla

giornata del risparmio, «Ma per espandersi, per conquistare nuovi mercati, per innovare, le imprese hanno bisogno di capitale di rischio, che è lo strumento principe per finanziare investimenti dal rendimento elevato ma incerto. Esso consente di ridurre i problemi di azzardo morale intrinseci nei contratti di debito, allineando gli interessi dei soggetti finanziati e dei finanziatori e permettendo a questi ultimi di beneficiare degli alti rendimenti dell’investimento in caso di successo». Mancano in Italia anche gli investitori istituzionali e gli imprenditori sono mentalmente più portati a difendere la propria quota familiare nel capitale che ad aprirsi a nuovi soci. Anche le imprese maggiori hanno nel tempo condotto una politica di difesa delle proprie posizioni all’interno dei confini nazionali piuttosto che di attacco e sfida sui mercati internazionali con il risultato che solo poche oggi riescono a muoversi nella globalizzazione mentre la stragrande maggioranza resta alla corda nel mercato interno. Ma una delle carenze più gravi dell’Italia è che per anni non ha dato importanza alla ricerca, al talento e al merito frenando l’iniziativa, penalizzando le capacità e la bravura in una sorta di appiattimento verso il basso. Con il risultato che tante occasioni sono andate perdute, molti giovani promettenti e preparati hanno cercato altrove di esprimersi e di realizzare le proprie ambizioni di studio, di lavoro, di famiglia. Ed è principalmente da qui che occorre ripartire. Dall’idea cioè che il benessere deve essere costruito di continuo e che il suo raggiungimento è frutto di ricerca e di fatica e che gli sforzi compiuti in tal senso vadano valorizzati, apprezzati e liberati da vincoli. In assenza di questa percezione collettiva è facile cadere vittime del canto delle sirene. La crisi e una visione a breve termine dei problemi oltre a frenare di per sé lo sviluppo, alimentano anche un terreno nel quale possono facilmente attecchire estremismi e dispotismi altamente negativi per la crescita. 

Ottobre 2016 World Excellence

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WORLD EXCELLENCE

DIRETTORE RESPONSABILE Angela Maria Scullica angela.scullica@lefonti.it REDAZIONE Federica Chiezzi (federica.chiezzi@lefonti.it), REDAZIONE GRAFICA Valentina Russotti SEGRETERIA DI REDAZIONE segreteria@lefonti.it COLLABORATORI Laura Colnaghi, Sergio Cuti, Filippo Cucuccio, Gloria Valdonio, Filippo Fattore, Luigi Dell’ Olio, Guido Sirtoli, Fabio Sgroi, Paolo Tommasini, Lucio Torri, Donatella Zucca RESPONSABILE COMUNICAZIONE E RELAZIONI ESTERNE Claudia Chiari COORDINAMENTO INTERNAZIONALE ( New York, Dubai, Hong Kong, Londra, Singapore...) Alessia Liparoti alessia.liparoti@lefonti.it PROGETTI SPECIALI Alessia Rosa alessia.rosa@lefonti.it REDAZIONE E STUDI TELEVISIVI Via Dante 4, 20121 Milano - tel. 02 8738.6306 Per comunicati stampa inviare a: press@lefonti.it EDITORE

SCENARI 10

E ora Berlino deve cedere il passo a Bruxelles

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L’ondata dei rendimenti negativi travolge le imprese

PRIMO PIANO 20

«La politica spinga la produttività »

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Il rispetto della natura premia l’agricoltura italiana

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La rete si allarga in Italia

TECNOLOGIA

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Il benessere della collettività

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L’auto aziendale continua la corsa

INTERNAZIONALIZZAZIONE Bulgaria, la perla sconosciuta si apre al mondo

FINANCE

STAMPA Arti Grafiche Fiorin - AGFiorin

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Ubi banca si rinnova

CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITÀ Opq s.r.l. Via G.B. Pirelli, 30- 20141 Milano tel. 02 6699.2511 | info@opq.it | www.opq.it

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L’Italia torna nel mirino dei fondi private

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La managerialità nelle imprese di famiglia

DISTRIBUZIONE PER L’ITALIA MePe - Distribuzione Editoriale Via Ettore Bugatti, 15 - 20142 Milano DISTRIBUZIONE ESTERO Johnsons International News Italia srl via valparaiso, 4 - 20144 milano SERVIZIO ABBONAMENTI Telefono 02 8738 6306 o inviare una mail a: abbonamenti@editricelefonti.it CAMBIO INDIRIZZO Si prega di comunicarci entro il 20 del mese precedente il nuovo indirizzo via mail a: abbonamenti@editricelefonti.it

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World Excellence Ottobre 2016

Un gruppo ristretto

80 di manager stranieri

MERCATI E IMPRESE

48 Editrice Le Fonti S.r.l. Via Dante, 4, 20121 Milano

LAVORO

ASSICURAZIONI 70

74

«Vogliamo una casa comune al passo con i tempi »

COSÌ LE COMPAGNIE INNOVANO IL RAMO RC AUTO

Così l’Italia entra nell’industria 4.0

ASSET MANAGEMENT 88

Come investire nell’era del rendimento “zero”

96

Boom di Etf nel post Brexit

RUBRICHE 8 19 47 53 61 82 83 98

Mondo Nuovo News Lifestyle Arte e design Luxury Carriere Top Executive Trend



MONDO NUOVO

La terapia d’urto dell’ Arabia Saudita Nasser Saidi

Ex capo economista del Dubai International Financial Center, ex vicegovernatore della Banca del Libano, ha servito come ministro dell’Economia e dell’Industria del Libano

P

er molto tempo l’Arabia Saudita ha basato la propria crescita e il proprio sviluppo economico sul petrolio. L’anno scorso, circa tre quarti del valore complessivo delle esportazioni del paese, così come il 90% delle entrate statali, è stato generato dal petrolio. Ma il recente crollo dei prezzi del greggio ha messo in luce un aspetto che avrebbe dovuto emergere già tempo fa: l’Arabia Saudita, come gli altri paesi del Medio Oriente ricchi di petrolio e gas, ha bisogno di un modello di sviluppo più diversificato. Oltre ad adeguarsi alla «nuova normalità» sul fronte dei prezzi del petrolio, l’Arabia Saudita deve ideare un modello economico completamente nuovo in grado di superare gli ostacoli strutturali alla produttività e alla crescita. In un documento lungo 110 pagine, che elenca le politiche e gli obiettivi che ministri ed enti governativi dovranno realizza re nel periodo 2016-2020, il National transformation program (Ntp) del principe ereditario Mohammad bin Salman, annunciato lo scorso mese di giugno identifica 543 riforme specifiche, il cui costo ammonta a 270 miliardi di riyal (72 miliardi di dollari), esclusi i costi di adeguamento del settore privato. Di fatto, l’aspetto cruciale delle riforme proposte riguarda proprio l’espansione del ruolo del settore privato in un’economia dominata dallo stato, così da creare più occupazione in comparti altamente produttivi. Finanziare le riforme, per non parlare di un massiccio investimento pubblico di 2mila miliardi di dollari per sostenere un’economia post-petrolifera, richiederà una maggiore efficienza, una privatizzazione rapida, partnership attive tra pubblico e privato, un’ampia base imponibile (inclusa un’Iva al 5%, da introdurre a partire dal 2018), e tagli alla spesa per progetti infrastrutturali esistenti. Tutto questo dovrà essere realizzato in modo funzionale al fine di favorire la realizzazione dell’altro obiettivo chiave del governo, ovvero il pareggio di bilancio entro il 2020. Gli obiettivi programmatici specifici sono estremamente ambiziosi. Il piano comprende target specifici per incrementare il contributo dei settori immobiliare, informatico, dei servizi, turistico, della difesa e delle industrie farmaceutiche al Pil. Il piano è, quindi, una sorta di lunga marcia, che richiede un’efficace collaborazione tra settori pubblico e privato, un’ampia partecipazione pubblica, e una strategia di comunicazione esplicita per attuare una profonda ristrutturazione economica sostenuta da riforme di macro-politica fiscale e non solo. Tale strategia ha dei precedenti: altri paesi ricchi di petrolio,

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come la Norvegia, la Malesia, l’Indonesia e il Messico hanno tutti diversificato la propria economia. Ma il contesto esterno in cui questi paesi hanno attuato le proprie riforme, caratterizzato da una globalizzazione emergente e una crescita in rapida espansione, era ben diverso da quello odierno. E, in ogni caso, le trasformazioni hanno impiegato anche fino a vent’anni per realizzarsi. Al contrario, l’implementazione dell’Ntp sarà una corsa contro il tempo e una lotta contro i venti sfavorevoli dei prezzi bassi del petrolio, un’economia globale più debole e un ritiro dalla globalizzazione. Inoltre, una crescita interna a breve termine rischia di essere soffocata dall’incertezza politica, il consolidamento fiscale, l’impatto immediato delle riforme e la necessaria inversione delle politiche monetarie e fiscali del paese, da procicliche ad anticicliche. Non si può dire con certezza se l’Arabia Saudita sarà in grado di affrontare queste sfide. Il successo dipenderà dalla capacità di assorbimento dell’economia e dalla competenza istituzionale del governo. E anche dalla capacità del paese di stimolare le energie e le ambizioni di tanti giovani sauditi impazienti, e liberare gli «spiriti animali» degli investitori privati. Per riuscire nell’intento, l’Arabia Saudita dovrà, però, fare altri passi, come liberalizzare il regime degli investimenti esteri diretti, consentendo una proprietà straniera al cento percento in alcuni casi selezionati; attrarre e trattenere talenti stranieri con la politica della green card; promuovere apertura e turismo attraverso una politica open skies (cieli aperti), e utilizzare i mercati nazionali dei capitali per finanziare il deficit infrastrutturale e pubblico. Infine, il paese dovrebbe avvalersi della forza dirompente della tecnologia finanziaria e istituire una borsa valori di secondo livello, che possa promuovere l’inclusione finanziaria e agevolare l’accesso ai finanziamenti da parte di piccole e medie imprese dinamiche. Come se queste macro-riforme non fossero abbastanza, l’Ntp implicherà anche un passaggio graduale a un sistema di diritto civile per la gestione dell’economia e delle imprese. Inoltre, il nuovo contratto sociale dovrà essere accompagnato da una maggiore trasparenza e responsabilità da parte del settore pubblico, nonché un maggiore impegno pubblico. L’Ntp incarna la consapevolezza della leadership saudita in merito alle sfide che dovrà affrontare, così come la sua volontà di affrontarle. L’unica certezza, però, è che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, e che la strada verso la trasformazione economica della Arabia Saudita è ancora lunga.



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