Considerazioni su natura e valore di un sistema bicamerale - Adriano Olivetti

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XI CONSIDERAZIONI SULLA NATURA E SUL VALORE DI UN SISTEMA BICAMERALE


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1. Dualità delle forze, dei principi e delle forme politiche La ragione delle istituzioni risiede nella loro più o meno grande aderenza alla vita in continua evoluzione di una collettività, nella loro capacità a soddisfarne i bisogni in misura adeguata. Soltanto una revisione del significato politico e delle funzioni di una seconda Camera può ricondurre il Parlamento a quel prestigio e a quell’autorità indiscussa che fortunate circostanze storiche, verificatesi in Inghilterra, gli conferirono per un lungo periodo. La vera, sostanziale ragion d’essere di due assemblee legislative va ricercata in una legge cosmica: la presenza, nel divenire, di forze trasformatrici e di forze stabilizzatrici, di principi d’innovazione e di principi di conservazione, di forme pratiche e di forme teoriche. Lo sviluppo ordinato della società è solo possibile, cioè, quando la politica è determinata da speciali rapporti tra queste forze, questi principi, queste forme, che diano luogo a degli antagonismi creativi. L’organismo sociale ha gli stessi misteri della vita. Sarebbe quindi grave errore ritenere un assoluto la verità – puramente empirica – ora accennata, poiché in essa deve trovare libertà una forma del divenire più segreta e più complessa: la variazione. Di conseguenza, un’unica istituzione politica rappresentativa con un’unica base, qualunque essa sia, tende ad essere dominata da principi, da forze, da forme unilaterali che si risolvono in una perdita di valori e in una direzione delle cose politiche molto lontana da quella sintesi spirituale che abbiamo indicato come necessaria al divenire di una civiltà. Lo spirito di conservazione positivo, creativo, è solo quello fondato sull’autentico realismo proprio degl’intelletti superiori, di


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coloro che conoscono a fondo le origini, il significato, la struttura delle umane istituzioni e gli elementi di progresso che esse traggono dalla ricerca scientifica. Solo il dominio della realtà permette di scorgere come taluni innovamenti possano distruggere valori positivi e costituire di fatto un regresso, e ciò quando gl’idealisti propugnatori del nuovo non riconoscano, sotto la vecchia corteccia, le linfe ancora vitali, o si rifiutino di ammettere la validità di talune leggi che non si possono impunemente infrangere. Ma negli istituti cui è stata affidata la soddisfazione di una tale esigenza – come già abbiamo avuto occasione di rilevare – l’idea della conservazione indiscriminata, negativa, ha generalmente prevalso. Se, così come funzionano ora, i Senati sono paragonati da taluni trattati di diritto costituzionale a un primitivo freno meccanico, sarà bene ricordare – tanto per rimanere nel campo di un’analogia piuttosto grossolana – che la tecnica moderna ha saputo trovare metodi raffinati per rallentare le azioni motrici (si pensi, ad esempio, al dispositivo del recupero stabilito negli elettromotori in discesa, che, anziché una perdita di energia, ne costituisce una fonte). Nemmeno le complesse e non negabili necessità di equilibrio, che secondo la teoria dei “freni e contrappesi” caratterizzano il delicato funzionamento del regime parlamentare classico, potrebbero giustificare istituti fondati su criteri sorpassati. 2. I mezzi tradizionali di differenziamento I mezzi storicamente usati, e che riteniamo del tutto empirici o politicamente illegittimi, per ottenere una diversità di mentalità nelle due Camere sono:


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a) un limite di età più elevato per i Senatori che per i membri delle Camere dei rappresentanti; b) il mandato a vita; c) il suffragio indiretto con attribuzione di mandati non proporzionati all’entità della circoscrizione; d) la designazione totalmente o parzialmente affidata al potere esecutivo. Se le nuove istituzioni devono riflettere quella serietà di intenti che la situazione ormai urgentemente reclama, tali mezzi primitivi e arbitrari debbono essere assolutamente abbandonati. Maggiore giustificazione teorica dei procedimenti meccanicistici sopra considerati, e maggiore attitudine a suggerire soluzioni corrette, presentano: a) la scelta limitata a definite categorie; b) la designazione ad opera di corpi universitari; c) il procedimento di “cooptazione”. Taluni di questi mezzi, integrati da garanzie democratiche intese a conferire legittimità politica al procedimento, debbono essere considerati adatti a conferire ai Parlamenti esperienza e valore. Dev’essere, infine, esaminata l’idea di affidare il principio di continuità a mandati lunghi accompagnati da rinnovi parziali. Questo dispositivo, che riscuote ingiustificate simpatie, è del tutto contrario all’idea di democrazia che subordina l’esigenza della continuità a quella di un frequente rinnovo del rapporto che unisce governanti e popolo. Si ricordi quel che diceva Aristotele (Politica, Libro VII, I, 6):


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La libertà è il principio dello Stato democratico, il primo carattere della libertà, in senso democratico, è l’alternativa del comando e dell’obbedienza. In pratica, l’esperienza politica dimostra che i corpi da cui dipende la designazione di un’assemblea hanno una inerzia propria più che sufficiente a garantire che il rinnovo non sia eccessivo, senza che occorrano freni costituzionali. Ritorneremo più tardi su questo argomento. 3. La ricerca delle antitesi e dei metodi atti a determinarle Un sistema artificiale inteso a riprodurre un’integrazione umana di valori – quell’integrazione che in Inghilterra si è realizzata, per circostanze storiche particolari, in seno a un’aristocrazia ereditaria – che voglia, cioè, contribuire alla creazione di una civiltà materialmente e spiritualmente superiore, deve necessariamente fondarsi su una molteplicità di criteri. Il compito del legislatore nel creare una coerente assemblea consiste: a) nella ricerca delle antitesi politiche elementari, desunte dalle esperienze più significative del regime parlamentare; b) nella scelta dei metodi atti a determinare, per la forza delle cose, lo stabilirsi automatico delle antitesi stesse. Si deve abbandonare la tendenza demagogica a sminuire il valore obbiettivo delle forze stabilizzatrici in confronto di quelle trasformatrici. Un fisiologo non avrà né simpatia né antipatia verso l’uno


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o l’altro dei sistemi autonomi – vago e simpatico – che accelerano o ritardano determinate funzioni, ma si limiterà a studiarne le relazioni e gli effetti. Tali forze sono entrambe necessarie, purchè siano correttamente individuate e si esprimano in una forma politicamente legittima. 4. Schema del significato politico del sistema bicamerale La trattazione che seguirà, sulla formazione della Camera degli Ordini o Senato, farà comprendere come si possa ottenere, con mezzi semplici, un Parlamento che racchiuda in sé tutti quei valori antitetici e creativi che soltanto a un sistema bicamerale (e con questo termine s’intende più che altro la diversa procedura di reclutamento delle due Camere) si è in diritto di richiedere. Il quadro che segue indica sommariamente le antitesi che devono caratterizzare le due assemblee perché esse assolvano pienamente ai loro compiti. Per una chiara comprensione dello schema, riassumiamo il processo di formazione delle due Camere, anticipando quello riguardante la Camera degli Ordini, di cui si parlerà in seguito più diffusamente. Camera delle Comunità (Deputati): eletta nel seno dei singoli Consigli regionali per scrutinio individuale, in ragione di un egual gruppo di Deputati per ciascuna funzione politica. Camera degli Ordini (Senatori): eletta nel seno degli Ordini politici nazionali, in grande prevalenza col sistema della RP. Negli altri casi per “cooptazione” o per scelta da parte di corpi universitari designati dall’IP.


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CAMERA DELLE COMUNITà

necessità – maggioranza votazioni per scrutinio

CAMERA DEGLI ORDINI libertà – unanimità votazioni a mezzo rappresentanza proporzionale

particolare – decentramento votazioni entro comunità locali

universale – accentramento votazioni entro gruppi nazionali

conoscenza intuitiva – sintesi votazioni da parte di corpi che esprimono la totalità delle funzioni politiche

conoscenza logica – analisi designazioni da parte di corpi superiori specializzati

esperienza votazioni da parte di corpi inferiori

valore designazioni da parte di corpi superiori

FORZE TRASFORMATRICI

FORZE INIBITRICI

FORME POLITICHE TEORICHE E PRINCIPI ARISTOCRATICI

FORME POLITICHE PRATICHE E PRINCIPI DEMOCRATICI

Schema del significato politico del sistema bicamerale


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5. Le antitesi creative Lo schema riportato alla pagina precedente, inteso a far risaltare il significato politico del sistema bicamerale, dev’essere accompagnato da un breve commento sul valore delle antitesi considerate e dei metodi politici atti a determinarle. Libertà – necessità (unanimità – maggioranza) Si arriverebbe alla stasi politica, e quindi alla fine della democrazia, qualora ogni decisione fosse presa all’unanimità, se cioè le tendenze politiche fossero tra di loro in quel giusto e assoluto rapporto che la rappresentanza proporzionale assegnerebbe loro. È principio vitale per la collettività che la maggioranza, per necessità di cose, debba prevalere. La rappresentanza proporzionale meglio si addice a deliberazioni di carattere generale o teorico, a una difesa del tutto aristocratica della libertà, e corrisponde a quello che è il principio stesso della unanimità. Questo va dunque considerato come un principio inibitore di valore positivo, capace di garantire l’espressione delle minoranze, ma anche, ove fosse esteso a tutto il sistema politico, di impedire ogni progresso. Particolare – universale (decentramento – accentramento) I Parlamenti costituiti da rappresentanti di organismi regionali sono tratti a difendere la sovranità degli enti autonomi locali, sovrattutto quando, come nelle proposte qui contenute, i loro membri fanno parte contemporaneamente


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