Ognuno può suonare senza timore e senza esitazione la nostra campana. Essa ha voce soltanto per un mondo libero, materialmente più fascinoso e spiritualmente più elevato. Suona soltanto per la parte migliore di noi stessi, vibra ogni qualvolta è in gioco il diritto contro la violenza, il debole contro il potente, l’intelligenza contro la forza, il coraggio contro la rassegnazione, la povertà contro l’egoismo, la saggezza e la sapienza contro la fretta e l’improvvisazione, la verità contro l’errore, l’amore contro l’indifferenza.
Adriano Olivetti
L’ordine politico delle comunità a cura di Davide Cadeddu
collana Olivettiana/2
Edizioni di Comunità
Indice
Nota del curatore Introduzione I. Di una società fondata sull’idea di una Comunità concreta
1. Del territorio delle Comunità 2. La misura umana della Comunità 3. I mezzi tecnici non possono aumentare negli amministratori la comprensione dei fattori umani 4. La Comunità come spazio naturale dell’uomo 5. Le grandi città moderne sono incapaci a conferire armonia di vita 6. Ordine di grandezza media delle Comunità 7. Dei nomi delle Comunità 8. I comuni piccoli e medi conserveranno le amministrazioni tradizionali 9. I grandi comuni come gruppi di Comunità 10. La Comunità facilita i compiti dell’urbanistica moderna 11. Le grandi città saranno trasformate e non distrutte 12. Delle funzioni economiche della Comunità 13. Un diaframma umano tra individuo e Stato 14. Persona e Comunità 15. La Comunità è la cellula base dello Stato federale 16. La famiglia, modello della Comunità
17. La legge superiore della Comunità è l’Evangelo 18. La libertà vive soltanto in una società compiutamente cristiana 19. I popoli attendono un rivolgimento morale nella politica 20. Il perfezionamento spirituale della Persona esige adeguate premesse materiali 21. Civiltà è sintesi spirituale 22. Note – chiarimenti – esemplificazioni
II. Decentramento e autonomia 1. La Comunità come unità amministrativa
intermedia tra comune e Regione 2. Lo Stato federale delle Comunità presenta una grande capacità di adattamento 3. Regime amministrativo misto degli Stati regionali e delle Comunità
III. Di taluni principi che reggono l’ordinamento delle Comunità
1. Una nuova democrazia 2. La partecipazione politica dei lavoratori 3. L’umana cultura come elemento spirituale integrativo 4. La inammissibilità della rappresentanza economica diretta 5. Rappresentanze politiche e rappresentanze economiche 6. Riferimenti alle molteplici comunità territoriali o ideologiche della società 7. Il principio politico funzionale 8. La competenza specifica
1. Della classificazione delle Comunità 2. Dell’ordinamento politico-amministrativo della Comunità 3. Delle Divisioni amministrative della Comunità 4. Del Comitato di presidenza
IV. L’ordinamento politico e amministrativo della Comunità
5. Della formazione del Consiglio esecutivo della Comunità 6. Breve commento al sistema di formazione del Consiglio esecutivo 7. Delle elezioni del Presidente della Comunità 8. Del Procuratore del lavoro, Presidente della Divisione relazioni sociali 9. Del Presidente della Divisione cultura 10. Del Presidente della Divisione di giustizia 11. Del Presidente della Divisione assistenza sociale 12. Dell’architetto Presidente della Divisione urbanistica 13. Della Divisione economia sociale 14. Del Presidente della Sezione finanze 15. Degli organi amministrativi inferiori della Comunità (Della Vicinanza) 16. Dei Direttori generali delle Divisioni 17. Del Consiglio superiore della Comunità 18. Del Consiglio generale della Comunità 19. Della competenza legislativa della Comunità 20. Dell’importanza delle norme di dettaglio 21. Nota sulla formazione dei dirigenti sindacali
V. IL REGIONALISMO NEL SISTEMA DELLE COMUNITÀ
1. Dello Stato regionale 2. Del nome di Stato regionale 3. La formazione dello Stato regionale 4. Delle Comunità regionali 5. Necessità di un forte collegamento unitario
VI. L’ORDINAMENTO POLITICO REGIONALE
1. Degli organi legislativi regionali 2. Della nomina dei membri del Consiglio superiore dello Stato regionale 3. Della identità delle cariche di amministratore della Comunità e di membro del Consiglio regionale 4. Dei Consigli regionali degli Ordini 5. Dei Consigli regionali tecnici ausiliari 6. Del Governatore, Presidente regionale
7. Del Consiglio di Stato regionale 8. Della Giunta di governo regionale 9. Della designazione dei Ministri dello Stato regionale
VII. DELL’ISTITUTO POLITICO FONDAMENTALE
1. La formazione di una élite politica 2. Ordinamento e compiti dell’Istituto politico 3. Della nomina dei Presidenti della Divisione cultura e urbanistica 4. Breve considerazione generale sull’IP 5. Della docenza IP 6. Dell’indipendenza dell’Istituto politico fondamentale
VIII. INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLE FUNZIONI POLITICHE
1. Carattere spirituale delle funzioni politiche 2. La finanza è funzione che deve essere riservata all’autorità coordinatrice 3. L’urbanistica come funzione politica 4. L’assistenza, sicurezza ed igiene sociale come funzione politica 5. Industria, agricoltura, distribuzione: tecniche subordinate a una funzione politica
IX. COMUNITÀ TERRITORIALI E ORDINI POLITICI COME ELEMENTI DI UN NUOVO FEDERALISMO
1. Gli “Ordini” politici 2. Classificazione degli Ordini politici 3. Delle comunità territoriali 4. Il nuovo equilibrio politico nello Stato delle Comunità 5. Rappresentanza plurima della Comunità 6. Legittimità dell’integrazione tra comunità territoriali e Ordini politici 7. Breve esame del valore del principio funzionale e del principio territoriale 8. Un nuovo federalismo
9. Le funzioni politiche nell’ordinamento giuridico internazionale
X. DELLA CAMERA DELLE COMUNITà
1. Posizione del Parlamento 2. Carattere della Camera delle Comunità
1. Dualità delle forze, dei principi e delle forme politiche 2. I mezzi tradizionali di differenziamento 3. La ricerca delle antitesi e dei metodi atti a determinarle 4. Schema del significato politico del sistema bicamerale 5. Le antitesi creative 6. Del principio di continuità e delle “mutazioni” 7. Valore empirico, relativo dello schema 8. L’evoluzione in senso unitario 9. L’unità nella pluralità
1. Della nomina dei Senatori, rappresentanti gli Ordini politici 2. Carattere della Camera degli Ordini
XI. CONSIDERAZIONI SULLA NATURA E SUL VALORE DI UN SISTEMA BICAMERALE
XII. DI UN SENATO COME ESPRESSIONE DEGLI ORDINI POLITICI
XIII. DEGLI ORGANI DI COOPERAZIONE E DI COLLEGAMENTO TRA IL LEGISLATIVO E L’ESECUTIVO
1. Ritorno alla separazione e all’equilibrio dei poteri 2. Incapacità tecnica dei Parlamenti a risolvere il problema di un nuovo regime della proprietà 3. La separazione della capacità legislativa dalla capacità esecutiva 4. Distinzione degli organi di collegamento tra legislativo ed esecutivo 5. Esperienze costituzionali di collegamenti tra il legislativo e l’esecutivo
6. Il Consiglio superiore del Parlamento 7. Rapporti tra il potere legislativo e le pubbliche amministrazioni 8. Il regime delle commissioni in Francia (1932-39) 9. Conclusioni critiche sul regime delle commissioni parlamentari 10. I principi di legittimità politica degli organi legislativi specializzati 11. I Consigli superiori degli Ordini 12. Divisione del lavoro legislativo 13. La giunta esecutiva dei Consigli superiori degli Ordini
XIV. LE GARANZIE DELLA LIBERTà
1. Delle garanzie della libertà 2. Del Capo dello Stato 3. Dei Ministri 4. La limitazione del potere
XV. DEGLI ORGANI DEL POTERE ESECUTIVO E DEL POTERE GIUDIZIARIO NELLO STATO FEDERALE
1. Degli organi del potere esecutivo nello Stato federale 2. Del Consiglio supremo dello Stato federale 3. Del Presidente federale 4. Del Primo ministro 5. Della formazione del Gabinetto 6. Dei Sottosegretari di Stato federale 7. Della responsabilità ministeriale 8. Della separazione della capacità esecutiva dalla capacità legislativa 9. Del Consiglio di governo 10. Del Consiglio federale di giustizia 11. Della Corte suprema federale di giustizia costituzionale 12. Riassunto della situazione riguardo ad alcuni poteri fondamentali
nota del curatore Davide Cadeddu è professore di Storia delle categorie politiche all’Università degli Studi di Milano. È autore, tra l’altro, di Reimagining democracy: On the political project of Adriano Olivetti (2012) e Adriano Olivetti politico (2010). Ha curato l’edizione critica di A. Olivetti, Fini e fine della politica (2007) e A. Olivetti, Stato Federale delle Comunità (2004).
Questa non è un’edizione critica. Il fine principale della presente pubblicazione è rendere nuovamente disponibile nelle librerie un’opera rilevante come L’ordine politico delle Comunità, che rappresenta il fondamentale lascito teorico di Adriano Olivetti. Non sono molti coloro che in passato riuscirono a leggerla completamente e ancor meno coloro che la capirono compiutamente. Si tratta, in effetti, di un testo complesso, che tende a prendersi gioco di analisi superficiali o inconsapevoli. Molti dei principi qui espressi dall’autore sono, però, più facilmente intelligibili e condivisibili oggi di quanto non fossero circa settanta anni fa, in un contesto dominato da preclusioni ideologiche. La prima edizione apparve nel settembre del 1945, pubblicata dalle Nuove Edizioni Ivrea e stampata in Svizzera dalla Engadin Press Co. di Samedan. L’opera costituiva il punto di arrivo di tutta una vita e, in particolare, di una sistematica riflessione, avviata nella seconda metà del ’42 in Italia e condotta a termine da Olivetti durante l’esilio elvetico, dopo numerosi e intensi confronti con antifascisti italiani di differente orientamento politico. La seconda edizione fu stampata a Ivrea nella Tipografia Ico e pubblicata a Roma dalle Edizioni di Comunità nel giugno del ’46, proprio in coincidenza con la prima seduta dell’Assemblea costituente, che aprì i suoi lavori il 24 giugno di quell’anno e li concluse il 22 dicembre
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Introduzione
La crisi della società contemporanea non nasce secondo noi dalla macchina, ma dal persistere, in un mondo profondamente mutato, di strutture politiche inadeguate. Tra i principali motivi di turbamento dell’ordine sociale possiamo elencare i seguenti: a) dissociazione tra etica e cultura e tra cultura e tecnica; b) conflitto tra Stato e individuo; c) deformazione dello Stato liberale ad opera dell’alto capitalismo e di sistemi rappresentativi insufficienti; d) mancanza di educazione politica, in generale, e di una classe politica, in particolare; e) obsolescenza della struttura amministrativa dello Stato; f) disconoscimento di un ordinamento giuridico che tuteli gli inalienabili diritti dell’uomo; g) incapacità dello Stato liberale ad affrontare le crisi cicliche e il problema della disoccupazione tecnologica; h) mancanza di misure giuridiche precise atte a proteggere i diritti materiali e spirituali della Persona contro il potere diretto e indiretto del denaro. Per uscire da questa crisi complessa, molti intendono costringere erroneamente il mondo a scegliere tra il socialismo di Stato e il liberalismo (un “vero” liberalismo ricondotto alle
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sue origini), che rappresentano i soli edifici politico-economici coerenti che si conoscano. Il presente piano è invece un tentativo di indicare concretamente una terza via che risponda alle molteplici esigenze di ordine materiale e morale lasciate finora insoddisfatte. Alla base di questo piano di riforme vi è la concezione di una nuova società che, per il suo orientamento, sarà essenzialmente socialista, ma che non dovrà mai ignorare i due fondamenti della società che l’ha preceduta: democrazia politica e libertà individuale. Vedremo lungo tutto il corso di questo studio come il principio della democrazia politica possa essere mantenuto integro entro limiti determinati. Accenneremo invece qui a ciò che per noi significa libertà. La libertà, che non è arbitrio, implica l’esistenza di leggi che reprimano le offese dell’uomo alla società e della società all’uomo e la soluzione della “crisi della libertà” consiste appunto nello scoprire i nuovi vincoli giuridici che la nuova struttura della società ha reso indispensabili. Stabiliti questi vincoli – e l’atmosfera rivoluzionaria conseguente alla tragedia della guerra ne faciliterà l’accettazione – la personalità umana sarà finalmente libera di manifestarsi entro l’ambito di una collettività che restituisca interamente all’uomo il diritto di esprimere la propria opinione, qualunque essa sia e con qualunque mezzo. Libertà significa scelta di iniziative economiche, di carriera, di professione, diritto di trasferire la sede della propria attività senza incontrare limiti ingiusti, non fondati sul generale interesse e consenso. Libertà significa ampia possibilità di raffronto di particolari risultati culturali, tecnici, economici, con quelli altrove ottenuti. Il liberalismo economico arriva a un tale risultato grazie al metodo della concorrenza. La nuova società non manterrà
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tale metodo in modo esclusivo e non gli riconoscerà il merito di essere il solo che possa garantire il progresso culturale e tecnico, ma accetterà anche altri sistemi che raggiungano lo stesso scopo con minori sacrifici da parte dell’uomo. Libertà, infine, è un atteggiamento dello spirito che intuisce e accoglie sino in fondo ogni imprevedibile umana esigenza. In mezzo, tra il “non giudicate” del Vangelo e l’amore della verità, vive la Libertà.
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L’idea fondamentale della nuova società è di creare un comune interesse morale e materiale fra gli uomini che svolgono la loro vita sociale ed economica in un conveniente spazio geografico determinato dalla natura o dalla storia. La Comunità è intesa a sopprimere gli evidenti contrasti e conflitti che nell’attuale organizzazione economica normalmente sorgono e si sviluppano fra l’agricoltura, le industrie e l’artigianato di una determinata zona ove gli uomini sono costretti a condurre una vita economica e sociale frazionata e priva di elementi di solidarietà. Le Comunità, creando un superiore interesse concreto, tendono a comporre detti conflitti e ad affratellare gli uomini. 1. Del territorio delle Comunità Il territorio di una Comunità coinciderà normalmente con un’unità geografica tradizionale che potrà essere il circondario, la diocesi, il distretto, il collegio elettorale. Ad esso saranno apportate gradualmente le correzioni necessarie a creare unità che abbiano nella natura il loro fondamento e nell’uomo i loro limiti. Le Comunità italiane saranno costituite nella loro forma definitiva sull’area consentita da una divisione conveniente di ciascuna provincia. 2. La misura umana della Comunità La “misura umana” di una Comunità è definita dalla limitata possibilità che è a disposizione di ogni persona per dei contatti sociali.
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Un organismo è armonico ed efficiente soltanto quando gli uomini preposti a determinati compiti possono esplicarli mediante contatti diretti. Gli eletti di una Comunità non potranno certo conoscere personalmente i centomila componenti della Comunità stessa. Viceversa costoro conoscono assai bene le vicende private di quelli, i tratti del loro carattere, la loro competenza generale o specifica. A sua volta l’eletto potrà trattare in seno alla Comunità analiticamente e mediante contatti e sopralluoghi diretti tutti i casi importanti o che eccedono l’ordinaria amministrazione relativi alla propria competenza e alla propria responsabilità. Tutti i problemi, in una Comunità, entrano in limiti semplici e facilmente controllabili: il raggiungere un campo sperimentale, un reparto autonomo di una officina, una clinica per fanciulli, un cantiere edile, uno studio d’architetti o di un pittore, è possibile usando mezzi umani o naturali. La Comunità sarà il dominio dell’uomo, la Regione è controllabile soltanto col mezzo di un autoveicolo, lo Stato col mezzo di un aereo o di una ferrovia. Unica, completamente umana, è solamente la Comunità. 3. I mezzi tecnici non possono aumentare negli amministratori la comprensione dei fattori umani I mezzi di trasporto moderni e di telecomunicazione non aumentano che apparentemente i contatti umani. Li spostano solo di luogo, ma il numero delle persone con le quali il potere può avere scambi di idee o di servizi dipende dalla energia nervosa di uomini e dal loro tempo personale giornaliero di lavoro, condizioni che non possono essere modificate da mezzi tecnici. La risoluzione dei problemi di vita dell’uomo implica, da parte del potere, conoscenze attinenti a rapporti
Adriano Olivetti, L’ordine politico delle Comunità © 2014 Comunità Editrice, Roma/Ivrea © Fondazione Adriano Olivetti ISBN 978-88-98220-13-7 Edizioni di Comunità è un’iniziativa in collaborazione con la Fondazione Adriano Olivetti www.fondazioneadrianolivetti.it Direzione editoriale: Beniamino de’ Liguori Carino Coordinamento editoriale, grafica e comunicazione online: BeccoGiallo Lab In copertina: disegno di Adriano Olivetti per la Comunità dell’area di Torino (ca. 1958) © Fondazione Adriano Olivetti/Archivio privato famiglia Olivetti facebook.com/edizionidicomunita twitter.com/edcomunita www.edizionidicomunita.it info@edizionidicomunita.it Condividiamo la conoscenza: i testi contenuti in questo libro sono rilasciati con licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale <http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/deed.it> Puoi condividere e diffondere quest’opera riportandone sempre l’origine e senza fini di lucro.