Movimento Comunità - Statuto e Dichiarazione Politica (estratto)

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VIA JERVIS/9

MOVIMENTO COMUNITÀ

STATUTO E DICHIARAZIONE POLITICA

“Il Movimento Comunità dovrà differenziarsi dai normali partiti per realizzare una vera e nuova democrazia”

EDIZIONI DI COMUNITÀ


Ognuno può suonare senza timore e senza esitazione la nostra campana. Essa ha voce soltanto per un mondo libero, materialmente più fascinoso e spiritualmente più elevato. Suona soltanto per la parte migliore di noi stessi, vibra ogni qualvolta è in gioco il diritto contro la violenza, il debole contro il potente, l’intelligenza contro la forza, il coraggio contro la rassegnazione, la povertà contro l’egoismo, la saggezza e la sapienza contro la fretta e l’improvvisazione, la verità contro l’errore, l’amore contro l’indifferenza.


Movimento Comunità, Statuto e Dichiarazione politica © 2016 Comunità Editrice, Roma/Ivrea Per il testo Per una riforma costituzionale © 2016 Davide Cadeddu ISBN 978-88-98220-56-4 Redazione: Angela Ricci Impaginazione e ebook: Studio Akhu Progetto grafico: BeccoGiallo Lab

Edizioni di Comunità è un’iniziativa in collaborazione con la Fondazione Adriano Olivetti www.fondazioneadrianolivetti.it Direzione editoriale: Beniamino de’ Liguori Carino

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MOVIMENTO COMUNITÀ

STATUTO E DICHIARAZIONE POLITICA VIA JERVIS/9 Edizioni di Comunità


Per una riforma costituzionale: dai punti programmatici alla dichiarazione politica del Movimento Comunità di Davide Cadeddu*

Del «movimento per lo Stato Federale delle Comunità», Adriano Olivetti scriveva già nel suo memorandum Riforma politica riforma sociale tra l’autunno del 1942 e i primi giorni di gennaio del 19431. Generare un movimento intorno all’idea di riforma costituzionale dello Stato italiano era fin da allora un suo obiettivo chiaro. Questo progetto politico fu nel secondo dopoguerra realizzato progressivamente con la fondazione del Movimento Comunità nel giugno del 1947 e la partecipazione dello stesso ad alcune elezioni comunali nel 1952, fino a quelle politiche del 19582. I Punti programmatici del Movimento Comunità3, apparsi nel marzo-aprile del 1949, l’opuscolo Linee e mezzi d’azione, pubblicato nel maggio del 1949 (e contenente una ristampa degli stessi punti programmatici)4, e la dichiarazione politica Tempi nuovi metodi nuovi5 , apparsa nel gennaio del 1953, rappresentano i principali documenti per poter riflettere sull’orientamento ideale questa formazione politica. * Professore associato di Storia delle dottrine politiche all’Università degli Studi di Milano. È autore di Reimagining Democracy: On the Political Project of Adriano Olivetti (2012) e Adriano Olivetti politico (2009). Ha curato l’edizione di A. Olivetti, L’ordine politico delle Comunità (2014), A. Olivetti, Fini e fine della politica (2009) e A. Olivetti, Stato Federale delle Comunità (2004).


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Con i primi, redatti da Olivetti, pubblicati nel secondo numero di «Comunità» e in seguito ristampati più volte6, si offriva un quadro generale della proposta politica olivettiana. Come recitava il primo paragrafo, fine del movimento era promuovere all’interno dell’opinione pubblica, «direttamente nel popolo e nel seno dei diversi partiti», una sensibilità rivolta all’«instaurazione in Italia dello Stato Federale delle Comunità»7. A questo scopo – si precisava nel tredicesimo e ultimo dei punti programmatici – potevano «aderire al “Movimento Comunità” tutte le persone iscritte o non iscritte a Partiti politici», che si impegnassero a «rispettare nella forma o nello spirito» quanto espresso nei cinque paragrafi del documento8: si trattava degli aspetti fondamentali del «nuovo Stato» che – costituendo «l’indirizzo di azione» – il movimento avrebbe cercato di promuovere9. Adriano Olivetti – autore di questi punti programmatici – articolava il proprio pensiero all’interno di una tensione ideale animata segnatamente dal valore della cultura e dalla preoccupazione per le condizioni di vita delle persone meno abbienti. Si trattava di una tensione che era riassunta in modo assai significativo dal quinto punto: «Scopo della vita associata e individuale è precipuamente il perfezionamento spirituale della personalità. Ma poiché non si può prescindere dalla materia, sono indispensabili mezzi armonici di perfezionamento fisico, onde il nuovo Stato perseguirà strenuamente l’aumento generale del livello di vita di tutti gli strati sociali»10. Veniva da lui individuata, in particolare, «l’esistenza di un ostacolo di natura sociale conservatrice», che si op-


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poneva «all’elevazione materiale e culturale delle classi economicamente inferiori»11. Il perfezionamento spirituale della personalità era perseguito soprattutto attraverso il ruolo riservato alla cultura: essa, «in termini di ricerca indipendente di verità e bellezza», sarebbe stata «l’elemento caratteristico» della nuova civiltà da lui preconizzata12. I mezzi necessari all’elevazione del tenore di vita della società, invece, potevano essere favoriti da un’economia «socializzata e non statizzata» condotta da «gruppi autonomi» federati a livello nazionale (e in prospettiva internazionale), con una compartecipazione da parte sia di unità di lavoratori sia di enti territoriali locali. Lo Stato sarebbe intervenuto in economia solo al fine di «impedire la formazione di monopoli contrari al pubblico interesse» e di «garantire al consumatore un alto livello di qualità e un basso livello di prezzi»13. Più in generale, Olivetti auspicava una nuova economia fondata non «esclusivamente sull’idea del profitto individuale», bensì su quella di «servire la Comunità», maturando nel contempo un sentimento di orgoglio professionale intriso di «una più alta comprensione dei valori eterni della cultura»14. L’eguaglianza dei «mezzi di cultura», senza cui «la libertà dell’uomo è illusoria»15, e «una società più equa»16 potevano essere garantiti solo da un ordine politico democratico particolarmente sensibile al problema della formazione della classe politica: «arte, scienza e tecnica, condizionate da una seria esperienza di vita associata, saranno inserite come termini indissociabili nella formazione di una nuova classe politica»17. Cultura, competenza ed esperienza erano altre caratteri-


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