Politiche del quotidiano, di Ezio Manzini (estratto)

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edizioni di comunità

Ognuno può suonare senza timore e senza esitazione la nostra campana. Essa ha voce soltanto per un mondo libero, materialmente più fascinoso e spiritualmente più elevato. Suona soltanto per la parte migliore di noi stessi, vibra ogni qualvolta è in gioco il diritto contro la violenza, il debole contro il potente, l’intelligenza contro la forza, il coraggio contro la rassegnazione, la povertà contro l’egoismo, la saggezza e la sapienza contro la fretta e l’improvvisazione, la verità contro l’errore, l’amore contro l’indifferenza.


Ezio Manzini

Politiche del quotidiano Progetti di vita che cambiano il mondo

edizioni di comunitĂ


Indice

Prefazione

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Voi siete qui. Un punto di vista e di azione sul mondo

1. Comunità leggere. Forme sociali in un mondo fluido

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Se il mondo diventa fluido - Innovazione sociale trasformativa - Discontinuità locali nella transizione Beni comuni sociali e la loro rigenerazione - Persone, incontri e conversazioni - Comunità come spazio di opportunità - Comunità di luogo - Incontri significativi e il loro ecosistema abilitante - Il valore alla leggerezza

2. Progetti di vita. Autonomia e collaborazione

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Progetti, progettisti e capacità progettuale - La modalità convenzionale e la sua crisi - Difficoltà, rischi, opportunità - Progetto, autonomia e nuove convenzioni - Capacità, strumenti e risultati - Progetti di vita come bricolage - Complessità e responsabilità individuale - Esplorazioni e trasformazioni del campo del possibile - Progetti collaborativi e autonomia L’abitare collaborativo, come esempio - Comunità d’interesse e comunità di scopo - Ecosistemi abilitanti e coalizioni progettuali - Anticipazioni di una quotidianità sostenibile.


3. Politiche del quotidiano. Attivismo progettuale e normalità trasformativa

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Il quotidiano si fa politica - Il mondo visto (e costruito) da chi lo abita - Cambiare il mondo da lì dove si è - Effetti sistemici delle scelte quotidiane - Si può sfuggire agli apparati di controllo? - Tattiche e strategie trasgressive - Dall’attivismo alla normalità trasformativa - Traiettorie dell’innovazione e scelte progettuali - Economia delle piattaforme e nuovo movimento cooperativo - Economia della condivisione ed economia collaborativa - Collaborazione, efficacia e valori relazionali - Politiche del quotidiano, altre politiche e altre democrazie.

4. Democrazia progettuale. Ecosistemi di idee e di progetti.

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La natura complessa della democrazia - Un regime capace di apprendere - Le dimensioni della crisi Esperimenti di democrazia distribuita - Esperimenti di democrazia digitale - Democrazia partecipativa e innovazione sociale - Ecosistemi abilitanti e partecipativi - Lo scenario della democrazia progettuale - Infrastrutture per la democrazia progettuale - Capacità progettuali diffuse.

Postfazione Un altro libro. Esperti di progetto e progettualità diffusa

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Prefazione

Voi siete qui. Un punto di vista e di azione sul mondo

Molti anni fa, mi aveva colpito un’immagine in cui si vedeva un ammasso di stelle e galassie e una freccia che indicava un puntino bianco con scritto “Voi siete qui”. Allora quest’immagine mi aveva detto qualcosa d’importante ma che al momento – ero ancora un ragazzino – non avevo capito bene. Ora credo di averla capita un po’ meglio: noi, esseri umani, siamo da qualche parte in un grande universo e nella sua enorme complessità. Ma d’altra parte, ci siamo e, da lì dove siamo, da quell’infinitesima areola di universo in cui ci è capitato di essere, agiamo, pensiamo, trasformiamo le cose che ci stanno attorno. Cioè viviamo. Partire da noi, e da dove siamo, non è dunque espressione di un irriducibile antropocentrismo. Al contrario, è l’accettazione di un limite: il riconoscere umilmente che qualsiasi cosa pensiamo e facciamo, non possiamo che pensarla e farla a partire da dove ci troviamo. Questo punto di vista e d’azione sul mondo, per me, è l’iperlocale. Dove il prefisso “iper” va inteso


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politiche del quotidiano

con due significati: è qualcosa di molto locale, ovviamente. Ma anche, e oggi più che mai, è un locale senza confini, da cui si può vedere e agire fino a molto lontano. Ma sempre e solo partendo da lì dove siamo. Nel libro assumo questo punto di vista per discutere la natura e il senso politico dei nostri progetti di vita, a partire dalla loro quotidianità. Il farlo, comporta di riconoscere la complessità del mondo e la relatività di quello che ne possiamo pensare, cercando di navigare la prima e accettare con i limiti che ci impone la seconda. In questo spirito, ognuno dei quattro capitoli di cui il libro si compone parte dall’osservazione di alcune situazioni particolari situate nel raggio di meno di venti chilometri da dove abito. In esse non c’è nulla di veramente speciale. Sono momenti di vita colti nella loro normalità e nella loro singolarità. Ma poiché sarebbe stata allo stesso modo normale e singolare qualsiasi altra situazione avessi proposto, ho pensato che tanto valeva partire da questi casi personali. Che almeno li conosco meglio. Il libro nasce dalla mia esperienza di progettista nel campo dell’innovazione sociale e vuole essere un contributo alla diffusione di una capacità progettuale critica e collaborativa. Non è dunque un libro di sociologia o di scienze politiche. E non è neppure un manuale di progettazione del quotidiano. È, o almeno vorrebbe essere, un libro di cultura del progetto il cui pubblico potenziale sia composto da tutti quelli che oggi, in un modo o nell’altro, in forma individuale o collaborando con altri, sono coinvolti in pratiche progettuali. Cioè, di fatto, chiunque.


prefazione

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Mi sono dunque scelto come interlocutore una persona che immagino curiosa e intelligente, ma non necessariamente esperta. Il che ha avuto un effetto anche sul modo in cui ho trattato i riferimenti bibliografici e le note: ho ridotto al minimo i primi e ho usato le note per segnalare qualcosa o qualcuno che mi ha particolarmente influenzato nello scrivere ciò che ho scritto.


Nella collana cheFare: AA.VV., Shareable! L’economia della condivisione a cura di Tiziano Bonini e Guido Smorto Ezio Manzini, Politiche del quotidiano


Comunità leggere. Forme sociali in un mondo fluido

Vicino al paese dove abito c’è un leccio secolare in mezzo a una bella radura tra boschi e vigneti. Una sera d’estate, verso il tramonto, un centinaio di persone, molto diverse tra loro, gli sta attorno, sotto la volta dei grandi rami che ricadono fin quasi a terra, definendo un magnifico spazio vegetale. Al centro, vicino al tronco ci sono degli attori che recitano, in questo caso, dei brani dell’Odissea. Tre musicisti suonano delle musiche contemporanee. Poi ci sarà del vino e del cibo. Il sole sta tramontando. Un momento di felicità condivisa. Anche se… Anche se tutti sanno che in quello stesso momento, altrove, altre persone stanno fuggendo, altri sono sotto il fuoco dei cecchini, altri stanno morendo di fame. Altri non hanno più alberi attorno ai quali riunirsi. Altri, molti altri, non sono in condizioni tanto drammatiche, ma ugualmente non hanno la possibilità di vivere un momento così: perché quel grande albero non lo hanno, o non lo sanno riconoscere. Perché invece qui, invece, tutto questo (ancora) c’è?


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