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Dal lavoro di concetto al concetto del lavoro Enrico Morteo
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Dalla parte di Roberto Alberto Saibene
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Enciclopedia in forma d’ufficio Marco Meneguzzo
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Via Manzoni 14 Milco Carboni
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Shock Room Paolo Brenzini e Riccardo Quasso
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Documenti Testi in inglese
Dal lavoro di concetto al concetto del lavoro Enrico Morteo Nel 1964 l’americana Herman Miller presentava il sistema di arredi per ufficio Action Office. Il progetto fu disegnato da George Nelson, direttore creativo dell’azienda, cui spettò il compito di dare forma al dettagliato programma funzionale definito da Robert L. Propst, capo del Herman Miller Research Department, il quale si era preso la briga di ripensare i modi di abitare e vivere l’ufficio alla luce delle veloci trasformazioni che stavano attraversando la struttura stessa del lavoro.
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Prima di essere un cambiamento fisico dell’ambiente
l’inadeguatezza dei normali mobili da ufficio (scrivania,
ufficio, si trattava infatti di una trasformazione cultura-
schedario, seggiola e tavolo per la macchina per scri-
le, che vedeva il baricentro della società e dell’econo-
vere) già emergesse alla fine degli anni ’50, la risposta
mia americana iniziare a slittare dal rigido modello
dei produttori di arredi non fu pronta e veloce.
offerto dalla fabbrica verso quello indefinito ed elastico proposto dallo scambio e dal consumo. A metà degli anni ’50 i colletti bianchi in America
In assenza di soluzioni adeguate, in America si agì pragmaticamente utilizzando in maniera meno convenzionale gli arredi esistenti, scompaginando le
sono oramai più numerosi degli operai dell’industria,
maglie di uffici già comunque impostati su grandi spazi
a riprova del fatto che la ricchezza non deriva dal
aperti. In Europa, dove ancora predominavano strut-
prodotto in sé quanto dalla sua capacità di render-
ture organizzate per stanze di piccole o medie dimen-
si attraente, disponibile, convincente, seducente. Il
sioni, il progetto di nuovi uffici imponeva di ripensare
problema non è più produrre, ma gestire, spedire,
l’architettura stessa degli edifici. Investimenti impor-
comunicare, contabilizzare, promuovere, pubblicizzare,
tanti, che suggerirono di procedere in maniera siste-
impacchettare, vendere.
matica all’analisi dei nuovi flussi del lavoro, cercando
Dovendo coordinare le proprie mansioni
di definire una relazione univoca e scientificamente
all’interno di un articolato paesaggio di comunicazioni
certa fra le nuove disposizioni spaziali dell’ufficio e un
e relazioni, l’impiegato abbandona la sua anonima
tangibile aumento della produttività.
solitudine e, trascinato dalle nuove dinamiche del
Condotta soprattutto dal gruppo tedesco
lavoro, si ritrova interconnesso con molteplici settori
Quickborner Team, tale indagine si sedimentò in una
dell’azienda. Anche la figura del capufficio sbiadisce
vera e propria teoria, che ripensava l’ufficio come un
con l’affermarsi del manager, non solo anello di congi-
paesaggio libero, al cui interno riaggregare in aree
unzione con la direzione quanto supervisore sul campo
omogenee e ristrette i diversi gruppi di lavoro, coag-
di processi e flussi operativi. Solo i dirigenti di alto
ulando le funzioni in nuclei disposti lungo sequenze
livello vedono confermato e rafforzato il proprio ruolo
spaziali che ricalcano le fasi di elaborazione delle infor-
di governo strategico, mantenendo una distanza fisica
mazioni. Conosciuto come Bürolandschaft (poi inter-
e simbolica all’interno dell’azienda.
nazionalizzato come Office Landscape), tale approccio
Il mutare del lavoro allontana l’ufficio dai suoi
fu molto importante per ripensare il ‘macroambiente’
archetipi tradizionali ben più di quanto non avesse
dell’ufficio, ma influì poco nel definire le caratteristiche
fatto l’introduzione della macchina per scrivere. Inade-
del ‘microambiente’ di lavoro individuale, poiché si
guata la stanza del dirigente, chiusa ed isolata, erede
limitava a riorganizzare la disposizione planimetrica dei
diretta dello studiolo seicentesco dell’erudito, del
mobili esistenti, aggiungendo tuttalpiù labili filtri visivi
notaio o del religioso; nemmeno regge più il semplice
affidati a piante ornamentali o rari paraventi.
posto di lavoro della segretaria o del contabile, tutto
Di fatto, l’Action Office era il primo sistema che
risolto da una scrivania variamente attrezzata e ritmi-
tentava una risposta nuova, sostituendo il tradizionale
camente ripetuta in grandi e spogli stanzoni.
catalogo di mobili con un’offerta ampia ed articolata
Sebbene di fronte alle nuove modalità del lavoro
di componenti coordinati, facilmente assemblabili e
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E ell’ambieXimin et voluptate rendelibusto videl exeratem est omnis consed
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componibili in maniera da ritagliare nello spazio indefini-
se Mike Wodka, ricercatore del Facility Managment Insti-
to dell’Open Office o dell’Office Landscape postazioni di
tute, ebbe a dire che ‘il sistema era troppo impegnato ad
lavoro individuali, protette e attrezzate.
essere elegante’ e per questo costoso, pesante, non ben
Non più unica protagonista, la scrivania era
disegnato nelle sue articolazioni 3. La prima versione dell’Action Office ebbe
corredata da pareti divisorie su cui collocare piani e scomparti per l’archiviazione di carte e documenti;
comunque vita breve e fu sostituita da un primo aggior-
paraventi di differenti altezze per garantire diversi
namento nel 1968, forse meno curato esteticamente, ma
livelli di privacy; piani di lavoro collocati a varie altezze
estremamente efficace e convincente. Talmente effici-
per lavorare in piedi o seduti; zone riunione; supporti
ente da essere all’inizio degli anni Ottanta l’ambiente di
per telefoni, macchine per scrivere, leggii, carrelli. Non
lavoro per più di un milione di persone 4. Cambiamenti di tale rilevanza non potevano
ultimo, l’articolazione spaziale dell’Action Office prefigurava una possibile soluzione per governare le reti
essere privi di ricadute anche sul mercato italiano e in
dei cavi che alimentavano e collegavano i sempre più
particolare per la Olivetti, unica azienda a proporre l’of-
diffusi sistemi di comunicazione, di elaborazione dei
ferta integrata di macchine e di arredi per l’ufficio.
dati e delle informazioni.
La Olivetti “produceva la bellissima Serie Spazio dei BBPR
Al centro del programma stilato da Propst
che tuttavia non era stata progettata come un sistema:
l’idea che l’ufficio dovesse essere prima di tutto uno
era concepita come un insieme di tavoli, scrivanie e
spazio mentale, una situazione che stimolasse positi-
contenitori ed era destinata ad arredare piccole stanze o
vamente il lavoro e ne aiutasse l’organizzazione. Uno
al massimo aree per non più di cinque o sei persone” 5. Fu Roberto Olivetti ad incaricare nel 1968 Ettore
spazio che avvolge l’impiegato, che gli porge sotto gli occhi e sotto le mani documenti e posizioni di lavoro, che
Sottsass del progetto di un nuovo e completo sistema
lo aiuta a concentrarsi senza per questo isolarlo o na-
di arredi, pensando che il responsabile del design della
sconderlo. A queste intenzioni George Nelson offre una
Divisione Elettronica della società fosse la persona più
veste di grande eleganza. Nei ricordi di Ettore Sottsass,
indicata per definire i mobili che con quelle macchine
che Nelson aveva conosciuto attraverso Lisa Ponti a Mi-
dovevano convivere. Di fatto, sulle spalle di Sottsass
lano nei primi anni ’50 e che aveva poi lavorato nel 1956
ricadde la responsabilità di disegnare non solo molti
un mese nel suo studio di New York
1,
Nelson era un
dei nuovi prodotti della Olivetti, ma anche quella d’im-
uomo calmo, lucidamente e visionariamente impegnato
maginare una vera e propria forma architettonica del
nella ricerca di una nuova proposta per una società in-
futuro, dei nuovi spazi del lavoro e della vita delle per-
eluttabilmente condizionata dai meccanismi della ‘civiltà
sone. Un apparente paradosso, essendo Sottsass un
industriale’: ” George Nelson cercava di disegnare … per
progettista molto critico nei confronti della cruda cul-
una società americana a venire, una società che sarebbe
tura industriale, scettico sull’ineluttabile positività del
potuta diventare la nuova società, invasa dal benessere,
cosiddetto progresso 6, molto restio a pensare il design
invasa dalle certezze consegnate dalla tecnologia, invasa
stesso quale disciplina risolutiva dei problemi funzion-
dall’ottimismo, una società rilassata, una società capace
ali. Sottsass sa bene che il problema del design è un
di giocare, una società capace di humor, una società
nodo cruciale della cultura moderna 7, ma si rifiuta di
soprattutto senza paura” 2. Così, disegna snelli e lucidi
pensare al progetto quale strumento di ottimizzazione
supporti in alluminio pressofuso, immagina piani di
delle prestazioni o dei comportamenti. Sottsass guar-
lavoro in legno e laminato modulati a differenti altezze,
da ad un orizzonte depurato dai messaggi invasivi della
prevede passaggi nascosti per cavi e reti, introduce
tecnologia e del consumo, a cui si propone di sostituire
serrande scorrevoli a proteggere il piano della scrivania,
oggetti semplici, umani, simbolicamente rituali: “…
pensa a scaffali raffinati come librerie e pareti fonoassor-
disegneremo solo pochi oggetti silenziosi, buoni sol-
benti in morbido tessuto. Fin troppo bello ed ottimista
tanto per gesti reali, oggetti sacri, perché soltanto noi
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Dalla parte di Roberto Alberto Saibene In un’intervista inedita Adriano Olivetti definisce il figlio Roberto: “un «impasto» dell’ingegner Martinoli e di me, l’impasti bene e ne esce fuori Roberto”. Gli attribuisce “una energia di ferro” e “vitalità”, anche se riconosce che esiste, come accadde a lui col padre Camillo, un problema “di generazione”. L’intervista risale probabilmente al 1959, qualche mese prima della scomparsa, improvvisa e drammatica, di Adriano, il 27 febbraio 1960. Roberto (1928-1985), è l’erede designato: ha studiato economia in Bocconi, ha fatto un master in business administation ad Harvard e, tornato in Italia a fine 1955, si occupa della neonata divisione elettronica dell’Olivetti, prima a Barbaricina presso Pisa, poi a Borgolombardo nella Bassa milanese. 016
Sed quia denia nus mil erit, sitaepero bearionserit faccull accae. Ebita verit Ximinci asi dolorro offic tent doluptate velique dolecte ipsuntium num nobit restrum re is duciis am quo te nimi, ut aut ut eicia sus sint pernam ex et faccus ea necesse dipiden imolorem essi core officipsae lab iur aliquam quid ut earum et et laccupt atiusant ratiunt alignis entest, sequos pliquassit offic tor adit, occus quo quia doluptur aut et hitae modite idition cor re commosandis ipsandendis ea sit et, il mint, ommod ullaccum aut rat occus est lanisimagnat idis evenderovit, ommo ea sequate mquiat ut laceatur modi dolorei cipidem. Rum hillab im rae volorio omnissi ulpario.
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