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MODERNE
NEL 2021 LA CASA DI MODA FENDI SCEGLIE AKOMENA PER REALIZZARE UNA BORSA BAGUETTE CON IL CIELO LUMINOSO E OSCURO DEL MAUSOLEO DI GALLA PLACIDIA, NELL’AMBITO DEL PROGETTO HAND IN HAND
Orsoni di Venezia, per ricreare la morbidezza e la flessibilità di un tessuto, per assecondare i movimenti di una borsa e i gesti quotidiani e gentili di una donna che la indossa.
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“Per ogni pezzo ci vuole un mese e mezzo di lavorazione, per otto ore al giorno, con pinzette e lente di ingrandimento, ma la soddisfazione di vedere scritto ‘Akomena’ all’interno di ogni borsa, accanto a un marchio così prestigioso, è davvero impagabile,” racconta Francesca Fabbri, che da 40 anni ha fatto dell’arte musiva la sua attività quotidiana, della qualità il suo obiettivo primario. E non è certo un caso che, tra i suoi primi lavori, ci sia anche la tomba di un mito della danza come Rudolf Nureyev, ideata dal grande scenografo Ezio Frigerio. Un tappeto, i cui panneggi sono così naturali, ritmati perfettamente dalla modulazione di colori e ori che esaltano i simboli orientali di uno dei kilim preferiti dal ballerino, da far apparire reale l’irreale. E, come ricorda Francesca, il legame con quell’opera non si è mai interrotto: “Abbiamo un contratto di manutenzione e ogni due o tre anni verifichiamo che sia tutto a posto.”
Quello che stupisce maggiormente è la duttilità di un materiale rigido, un vero e proprio ossimoro. “Quando, all’inizio, eseguivo i restauri dei mosaici romani, mi sono appassionata a questa metodica morbidezza, alla fluidità in netto contrasto con la rigidità delle tessere, e soprattutto a quel senso di continuità tra passato e presente.” I nuovi progetti puntano proprio a esaltare questo connubio, a trasferire una tecnica antica in un contesto contemporaneo. Dopo Italica, una scultura realizzata durante la pandemia ed esposta per un certo periodo al Teatro Dante Alighieri di Ravenna, vedranno la luce quattro nuove figure femminili suggerite solo dai drappi che apparentemente le ricoprono, rimanendo vuoti al loro interno. Senza corpi né volti. “Volevo realizzare l’ester- no in un materiale ruvido, opaco, mentre all’interno utilizzare un mosaico luminosissimo in oro e paste vetrose, rendendo così omaggio ai monumenti della mia città: coriacei all’esterno e opulenti all’interno.” È stato invece un vero e proprio atto liberatorio e corale l’enorme tappeto All over realizzato per il laboratorio:
“Avevamo in magazzino dei residui di forniture di altri lavori, tessere di marmo colorato di varie grandezze, una diversa dall’altra, e le abbiamo assemblate liberamente. Un lavoro stravivo, dove ogni dettaglio ci ricorda i lavori precedenti, componendo quasi un riassunto visivo.”
Akomena sta sviluppando sempre più anche il concetto di contaminazione tra pittura e mosaico, coinvolgendo giovani artisti.
“La pittura dona al mosaico velocità e immediatezza, mentre il mosaico conferisce alla pittura profondità e intensità,” racconta Francesca. Contenitore ideale di queste opere sarà il nuovo spazio espositivo che verrà inaugurato entro fine anno e che ospiterà anche eventi culturali. Con il senso pratico che la contraddistingue, Francesca Fabbri ha poi diversificato nel tempo l’attività, con la creazione del marchio Spazio Teti che si rivolge a un pubblico più ampio proponendo oggettistica creativa e abbordabile. Un progetto partito nel 2017 che ha portato a un successo e a una evoluzione inaspettati con negozi monomarca a Ravenna e a Venezia, e due punti vendita a Roma e a Firenze. Ma se a Francesca si chiede qual è il suo sogno, il suo pensiero va subito alla figlia Marzia che sta seguendo il suo stesso percorso, per cui: “Sono certa che ci sarà un ulteriore sviluppo di tutto il lavoro che ho fatto finora,” dice. E Akomena, il mosaicista di età romana che ha ispirato il nome del laboratorio, sarebbe stato sicuramente d’accordo.