Prima edizione. gennaio 2009 Seconda edizione. gennaio 2018 ISBN 9788885475 090 Copyright © 2018 VERSANTE SUD S.r.l. Milano via Longhi, 10, tel. 027490163 www.versantesud.it I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Copertina
Mario Sertori, Kerze, Sertig (© F. Marcelli)
Testi
Mario Sertori
Cartine
Chiara Benedetto. © Mapbox, © Open Street Map
Simbologia
Tommaso Bacciocchi
Impaginazione
Chiara Benedetto
Stampa
Tipolitografia PAGANI (BS)
RINGRAZIAMENTI Desidero ringraziare tutti coloro che mi hanno fornito materiale e informazioni: Hervé Barmasse, Nicolò Berzi, Elio Bonfanti, Giuliano Bordoni, Giuseppe Burlone, Tono Carasol, Marco Conti, Marco Croce, Luisa Fusi, Luca Godenzi, Michele Guffanti, Rossano Libera, Giancarlo Maritano, Kata Matoga, Antonio Muñoz Gomez, Emanuel Panizza, Andrea Notari, Tullio Parravicini, Stefano Plano, Ulrich Prinz, Franz Rota Nodari, Sergio Turbil, François Damilano e Claude Gardien. Un particolare ringraziamento a Leonardo Pasquali per le bel-
lissime foto che ritraggono Giancarlo Grassi, scattate da suo padre Vincenzo, indimenticato fotografo del “Nuovo Mattino”. Grazie anche a Francesca Marcelli a cui devo gran parte delle foto d’azione presenti nel libro, spesso realizzate in situazioni complicate. Sono molto grato a Patrick Gabarrou, Ezio Marlier, e al compianto Ueli Steck che mi hanno concesso il loro tempo rispondendo alle domande e incoraggiandomi nel mio progetto editoriale.
NOTA La scalate delle cascate di ghiaccio è attività potenzialmente pericolosa. Le condizioni climatiche possono variare rapidamente e lo stato delle cascate è soggetto a modifiche anche repentine provocate dagli agenti esterni. Alcuni itinerari sono molto esposti al rischio di valanghe. È stato fatto il massimo sforzo per garantire l’esattezza delle informazioni contenute in questa gui-
da, ma esse vanno comunque verificate di volta in volta da persone esperte in grado di valutare le condizioni del ghiaccio. Ascoltate il bollettino valanghe e prendete informazioni sul posto. L’utilizzo di questa guida viene fatto a vostro rischio e pericolo e in nessun caso autore ed editore possono essere ritenuti responsabili di incidenti verificatisi in una delle vie descritte.
Mario Sertori
ALPINE ICE 1 Le piĂš belle cascate di ghiaccio delle Alpi
Volume 1 700 itinerari in Francia, Svizzera e Italia - Alpi occidentali
EDIZIONI VERSANTE SUD
ALPINE ICE Volume 1 Introduzione - gennaio 2018 Crediti delle fotografie Presentazione Introduzione - agosto 2008 Legenda Indice e mappa
6 8 11 12 14 18
Francia Fer - à - Cheval – Cascate di storia Cascate con vista Patrick Gabarrou
20 78 92 104
Svizzera Buon compleanno La galleria d’arte di Gondo Ueli Steck
106 186 189 320
Italia - Alpi occidentali I miti non invecchiano mai - ricordo di Giancarlo Grassi Il vallone di Arnas - Piemonte Tornerà Sea.... Ezio Marlier
324 340 364 378 412
Indice analitico delle cascate più impegnative
502
ALPINE ICE Volume 2
Heimdal, Valtournenche (© Arch. M. Sertori)
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Italia - Alpi centrali Italia - Alpi orientali Austria Slovenia
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INTRODUZIONE
di Mario Sertori, gennaio 2018
dove colonne mastodontiche si formano lungo pareti verticali come la Tête de Gramusat. Da visitare senza dubbio alcuno è l’Haute Maurienne per l’ambiente e le scalate speciali prime fra tutte Glacenost e Revernotte. Nel sito di Sixt-Fer à Cheval si consolidano le linee più impressionanti d’Europa, da La Massue a La Lyre, (le prime due cascate ad essere state valutate di grado 7) fino alla La Sorcière Blanche, condensato di difficoltà ed esposizione mozzafiato. Più popolare è il Vallon de Sales, dove si può andare a colpo sicuro anche nei periodi meno rigidi, mentre nel Cirque des Fonts si sbatte il naso contro un mostro canadese degno di Weeping Wall come la Cascade du Milieu. A Montriond, sopra l’omonimo lago dimora la Dame du Lac, una elegantissima struttura ghiacciata e forse la più bella arrampicata presentata in questo libro. Tornando a Chamonix, le rive del ghiacciaio di Argentière offrono molte occasioni di svago agli ice - climber, ben rappresentate dai due gioielli di Shiva Lingam e Nuit Blanche. In Svizzera parecchie sono le novità, come le valli meridionali del Vallese che dalla corona di “4000” di Zermatt, Sass Fee, Zinal e Arolla si gettano verso nord fino a raggiungere il Rodano e offrono un ricco patrimonio di vie imperdibili. Intere pareti corazzate di ghiaccio tra le più ambite delle Alpi, tralasciate nel vecchio Alpine Ice, sono ora esplorate con occhi nuovi. Un classico esempio è la muraglia del Breitwangflue, sopra Kandersteg, uno degli spot più belli in assoluto della catena alpina, dove la materia prima si presenta puntuale ogni inverno: qui i percorsi da due sono diventati quattordici e comprendono alcune chicche come Flying Circus, Mach 3 e Metro. Sempre nel Canton Berna, a due passi dalla mondana Kandersteg, vale la pena di entrare nella meno celebre Kiental, uno scrigno zeppo di colate entusiasmanti con avvicinamenti leggerissimi. Crack Baby, Kandersteg (© M. Sertori)
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Nonostante nell’ultimo decennio il clima sia sempre più bizzarro e il meteo schizofrenico abbia portato all’aumento della temperatura media su tutto il pianeta, gli ice-climber europei non hanno abbandonato i sentieri di cristallo, anzi il loro numero è in continuo aumento, tanto che sono state pubblicate nuove guide in Italia, Svizzera e Austria, segno evidente dell’interesse crescente per questa scalata invernale. A nove anni dalla sua uscita Alpine Ice, volume che parla quattro lingue e che ha riscosso il favore degli appassionati del genere tanto da essere stato più volte ristampato, cominciava a dare segni di invecchiamento precoce. Così mi sono trovato a preparare questa seconda edizione con una gran quantità di zone visitate nel frattempo, e si è imposta una dura selezione per arrivare al traguardo. Nonostante questo, il raccolto è stato piuttosto abbondante: quasi doppio infatti il numero degli itinerari recensiti rispetto all’edizione del 2009, che già era molto corposa. Si è reso quindi necessario dividere il materiale in due diversi libri: Alpine Ice vol.1 Francia - Svizzera - Italia Occidentale e Alpine Ice vol. 2 Austria - Slovenia - Italia Orientale. I due tomi sono ovviamente interconnessi e, anche se descrivono aree geografiche differenti, insieme vanno a comporre il quadro completo dell’arco alpino, presentando le più attraenti cascate ghiacciate di questa monumentale architettura montuosa. Nel libro che avete tra le mani trovate dunque luoghi mitici che valgono il viaggio da ovunque voi partiate. Un veloce giro di assaggio? In Francia da non mancare la pirenaica Gavarnie, dove sono concentrate, una di fianco all’altra, un’infinità di colate di ogni tipo, disposte su più livelli, una sorta di immenso palazzo di cristallo. Tornando sulle Alpi, è d’obbligo concedersi un po’ di svago sulle vie di Les Orres, fare due tiri a Ceillac per poi fuggire dalla folla festante degli sciatori e rintanarsi a Freissinières o nel Fournel, due posti
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Introduzione
Per la porzione italica delle Alpi, partiamo dalla Val Varaita, dove ebbe inizio la storia italiana delle cascate e, seguendo l’ossatura della catena e insinuandosi anche nelle valli più nascoste, il nostro cammino si sviluppa verso oriente passando attraverso scenari grandiosi come le silenziose vallate occitane impregnate di cultura valdese e da un rispetto assoluto per la natura, alle aree colonizzate dagli impianti sportivi per le olimpiadi invernali di Torino 2006, che nonostante ciò custodiscono nelle vicinanze perle come la Valle Argentera o la Val Troncea. Entriamo in Valle d’Aosta, e la circumnavighiamo assaporando le sue delizie e scoprendo che non stanno solo a Cogne. Ritornando in Piemonte ci attende l’Ossola con le valli Antrona, Anzasca e Formazza, luoghi poco frequentati con colate di carattere. Ma questo è solo un accenno ad alcune delle quasi 700 opportunità di questo libro, contenitore di proposte seducenti per climber avventurosi. Un inno alle Alpi più selvagge e un invito al viaggio, alla conoscenza di posti nuovi, di costumi e di lingue diverse. Un valore questo di grande importanza in un periodo buio come quello che stiamo attraversando, in cui frontiere e muri da poco sgretolati tornano a materializzarsi prepotentemente. Per facilitare coloro che fanno fatica ad orientarsi ho inserito le coordinate geografiche dei parcheggi e di quasi tutti gli itinerari. Informazioni sempre più precise che non devono però togliere il senso di avventura che permane nell’intraprendere la salita di una cascata, ma vanno immagazzinate e analizzate per poter ridurre al minimo i rischi correlati alla no-
stra attività. Rischi legati soprattutto ai pericoli oggettivi come le valanghe e i repentini sbalzi termici, che hanno causato negli ultimi anni drammatici incidenti. A questo proposito consiglio vivamente due splendidi manuali che tutti dovrebbero leggere prima di intraprendere la scalata di una cascata: L’arte del ghiaccio di J.B. Gras e M. Ibarra, e La Cascade de Glace di P. Batoux, che comprendono, oltre a tecnica e storia, metodi analitici per facilitare la riduzione dei pericoli. Ho riproposto le brevi interviste a Patrick Gabarrou, Ezio Marlier e a Ueli Steck, quest’ultimo purtroppo recentemente scomparso. Claude Gardien, per tanti anni al timone della rivista Vertical Magazine, ha scritto un pezzo magistrale sul Fer à Cheval: del resto quelle muraglie sublimi e inquietanti un po’ gli appartengono, avendone esplorato vari percorsi. Nel volume c’è un ricordo di Giancarlo Grassi che ci ha donato Elio Bonfanti, ice - climber di lungo corso e suo discepolo. Grassi è stato il precursore italiano delle cascate di ghiaccio, l’alpinista che, più di ogni altro, ha saputo trasmettere l’amore e la passione per questo genere di arrampicata. Marco Conti, che con Grassi condivise giornate verticali, ci introduce infine nel Vallone di Sea, terra promessa per i marinai del Nuovo Mattino, da Gianpiero Motti allo stesso Grassi che lo elesse a suo personale giardino di cristallo, setacciandone ogni angolo. Mi fa piacere riproporre la presentazione di Claude Gardien al vecchio Alpine Ice, sempre attuale e, facendo parte della storia di questo libro, anche la mia introduzione dell’epoca.
CREDITI DELLE FOTOGRAFIE Salvo diversa indicazione tutte le foto del volume appartengono all’archivio dell’autore, tranne: Hervè Barmasse 462 - 463, Nicolò Berzi 347, Elio Bonfanti 362 - 368, Marco Conti 353, Marco Croce 363, Claude Gardien 83, Luca Godenzi 308 - 309 - 310 - 314, Ros-
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sano Libera 60, Giancarlo Maritano 369 - 370 - 372, Ezio Marlier 429 - 430 - 449, Emanuel Panizza 311, Andrea Notari 496 - 498, Stefano Plano 329 - 330 - 351, Ulrich Prinz 216 - 217 - 232, Franz Rota Nodari 273 - 274 - 276, Sergio Turbil 352.
2 0 0 years 1818 The Grivel family of blacksmiths, star ted to transform their production of agricultural tools in what would later become mountain equipment.
1860 With no real inventor the ice axe is offcially born.
1909 The English engineer Oscar Eckenstein was received with scepticism when he asked Henr y Grivel to manufacture the first modern crampon in histor y.
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1936 Amato Grivel creates a really strong crampon, thinner and lighter than the others: 360 grams a pair.
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1929 Henr y’s son Laurent came up with the brilliant invention of the two front points, it’s the bir th of the 12 points crampon.
1986 GRIVEL’s Super Courmayeur system, with its spare and interchangeable picks and shovels, establishes itself as market leader.
2003 GRIVEL resolves the problem of snow build up under crampons with the first pro-active anti-balling plate.
2010 GRIVEL installs a solar paneled roof and star ts to produce its goods with solar energy.
2014 Twingate carabiner, the safest carabiner ever made. Receiving the Compasso d’oro Award.
2017 Stealth helmet a new innovative design for a hyper-light and hyperventilated helmet!
Valter Grivel
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PRESENTAZIONE di Claude Gardien Una cascata ghiacciata è un universo magico, per le sue forme, i suoi colori, le sue luci. Ma è spesso il carattere effimero delle sue formazioni che affascina maggiormente chi arrampica su ghiaccio. Guardare l’ acqua che cola da una parete sotto il calore estivo, un sottile rigagnolo come una cascata impetuosa, immaginare questo flusso immobilizzato nel ghiaccio, scalarlo: ecco una forma di alpinismo decisamente straordinaria. Le cascate sono amanti imprevedibili. Non sono mai identiche a se stesse, evolvono senza sosta, secondo il grado della temperatura, dell’igrometria o della gravità. A volte scompaiono con grande delusione dei pretendenti costretti a spostarsi per giorni o settimane. Gli scalatori si sono subito abituati a questo stile di vita nomade durante la stagione delle cascate. Bisogna sapersi trovare nel posto giusto al momento giusto e non esitare a viaggiare se si vuole approfittare della stagione propizia. François Damilano e Godefroy Perroux, due pionieri della specialità, avevano battezzato la rete di amici che trasmette loro le notizie sui ghiacci nel mondo intero “Ice Connection”. Il libro di Mario Sertori è partecipe di questa cultura. Ghiaccio e viaggio, ghiaccio e incontro vanno in coppia, l’idea di presentare una selezione di cascate
in diversi paesi europei rispecchia fedelmente la realtà di questo sport. Questo libro consacra una disciplina arrivata ormai alla maturità. Da specialità un po’ eccentrica, l’ice-climbing è divenuto un passaggio obbligato per ogni alpinista degno di questo nome. La pratica delle cascate ha incrementato considerevolmente la nostra capacità di interpretare il ghiaccio alpino. L’abitudine alle evoluzioni sui rilievi e non più solo negli incavi dei canali, l’assuefazione alla ripidezza, alla fragilità, l’invenzione di movimenti sempre più audaci e tecnici hanno fatto diventare i couloir degli anni Settanta delle classiche di un alpinismo ormai passato. Oggi è il dry tooling a dare il la all’alpinismo sulle grandi montagne. Sulle pareti nord delle Alpi o in Himalaya è al suono dei ramponi che grattano la roccia, o allo stridere della lama delle picche sulle prese che si giocano le grandi ascensioni. Ma che sia ghiaccio o roccia si tratta sempre di una questione di piacere. Come possiamo non fare cascate di ghiaccio se amiamo arrampicare? Il libro di Mario ci aiuterà a scegliere e ci farà scoprire luoghi lontani o poco conosciuti. È una vera celebrazione della cascata di ghiaccio.
M. Sertori, Dame du Lac, Montriond (© Arch. M. Sertori)
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INTRODUZIONE
di Mario Sertori, agosto 2008
L’idea di scrivere questo libro mi venne nell’inverno del 2006, una stagione generosa di acque e di gelo che regalò agli ice-climber una gran quantità di cascate ghiacciate, come da un po’ non se ne vedevano. Preso, come molti, dalla smania di possedere anche solo per un istante il maggior numero di colate possibile, iniziai un frenetico viaggiare tra le pieghe dei monti alla ricerca del mio personale Santo Graal. Il numero dei luoghi da visitare faceva sì che nel viaggio fossi accompagnato da una fornita biblioteca che contendeva spazi e onori a corde, ramponi e piccozze: sull’automezzo i libri - forti del loro numero e del peso cartaceo - facevano la voce grossa, parlando con sussiego gli idiomi più diversi e riducendo a comparse le moderne attrezzature da ghiaccio. Trasportare una biblioteca in macchina aveva non pochi inconvenienti! Pensai a come sarebbe stato piacevole trovare in un solo testo le più attraenti cascate dell’arco alpino, l’aristocratica Dame du Lac a braccetto con la dissacrante Marylin Manson a godersi una eccitante Nuit Blanche o un fantastico Trip in the night, accompagnate dalle note celestiali de La Lyre, un vero Sogno del
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Gran Scozzese! Un’impresa assai difficile, quasi impossibile per una sola persona, anche se dalla mia parte c’erano più di vent’anni di peregrinazioni in lungo e in largo sulla dorsale alpina con destinazione ghiaccio. Fortunatamente mi sono venuti in aiuto molti ghiacciatori che hanno portato immagini, notizie preziose e la voce importante della loro esperienza. La descrizione delle cascate di ogni paese europeo è seguita da una breve intervista a un ice-climber “di riferimento” di quella nazione: Patrick Gabarrou (Francia), Ueli Steck (Svizzera), Ezio Marlier (Italia), Beat Kammerlander (Austria) e Peter Podgornik (Slovenia). I loro nomi non necessitano di presentazioni, sono alpinisti che hanno scritto con la punta dei loro attrezzi la storia del nostro sport. La vastità dell’area presa in considerazione ha determinato un’ovvia selezione dei siti di scalata da presentare: la scelta è quindi frutto del mio personale cammino sulle cascate delle Alpi. Infine un’annotazione geografica: non ho resistito al richiamo del Cirque de Gavarnie, unico luogo non alpino inserito, ma un must per l’ice-climbing in Europa.
LEGENDA MATERIALI Oltre al materiale necessario alla progressione e alla assicurazione su ghiaccio, possono essere utili qualche chiodo da roccia e una piccola scelta di nuts e friends. Per ragioni di sicurezza non dimenticate il kit A.R.VA (ovvero apparecchio ricerca in valanga, sonda e pala). Allenatevi al loro utilizzo. VALUTAZIONE DELLE DIFFICOLTÀ La cifra in numeri romani (da I a VI) esprime la valutazione dell’impegno complessivo a prescindere dalla pura difficoltà tecnica della via e fa riferimento a parametri quali la continuità e la lunghezza della salita, le possibilità di ritirata, la complessità dell’avvicinamento, l’esposizione a pericoli oggettivi, le difficoltà nella discesa. Uno solo di questi parametri è sufficiente a determinare la valutazione della difficoltà complessiva. La cifra in numeri arabi (da 1 a 7), di solito preceduta dalle lettere WI (water ice) classificazione entrata in uso inizialmente in Canada e detta appunto scala canadese, esprime la difficoltà tecnica calcolata sul tiro più duro. Fa riferimento alla lunghezza delle sezioni verticali, alla continuità, alla qualità delle protezioni e a quella del ghiaccio a seconda dello spessore, della consistenza e delle forme (cavolfiori, meduse ecc.) La valutazione della difficoltà resta pur sempre un’indicazione di massima, perché le cascate si formano ogni anno in maniera diversa e le condizioni del ghiaccio sono soggette a modifiche anche rapide provocate dagli agenti esterni (sole, vento, neve, sbalzi di temperatura).
QR Code parcheggio
QR Code base cascata
M. Sertori, Campsut Kerze, Val Ferrera - Avers (© F. Marcelli)
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ALCUNE PRECISAZIONI il nome dei primi salitori è stato omesso in caso di incertezza o di mancanza di informazioni. Mi scuso anticipatamente per le involontarie omissioni o inesattezze. scala delle difficoltà: vedi più avanti l’avvicinamento alle singole cascate va integrato con le fotografie presenti nel volume. La numerazione nei testi è correlata a quella dei tracciati sulle fotografie la lunghezza della cascata fa riferimento allo sviluppo della salita e non al dislivello il percorso di salita è stato tralasciato, perchè molto variabile di stagione in stagione e per lasciare spazio alla fantasia di ciascuno nella scelta della propria linea. le note commentano la bellezza o le caratteristiche dell’itinerario e forniscono informazioni aggiuntive sulla cascata. i tempi di avvicinamento sono calcolati sulla base del passo di una persona allenata (con traccia presente), possono quindi subire considerevoli variazioni a seconda delle condizioni di innevamento e con assenza di traccia. le indicazioni “destra” e “sinistra” sono da intendersi, se non altrimenti specificato, rispetto al senso di marcia. ATTREZZATURA IN LOCO Le relazioni precisano espressamente se le doppie (o le soste) sono attrezzate: ne consegue che – in mancanza di indicazione specifica – le doppie (o le soste) devono intendersi da attrezzare. In ogni caso bisogna tener conto dell’alta possibilità di usura e deterioramento del materiale presente a causa dell’azione di valanghe, caduta di pietre etc. È dunque buona norma portare sempre con sé dei “cordoni da abbandono” per rinforzare le soste esistenti o per sostituire quelle eventualmente danneggiate. È raccomandabile, nel caso ci si accinga a scalare una cascata con soste o doppie non attrezzate, conoscere la tecnica dell’ Abalakov (clessidra su ghiaccio).
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Legenda
IMPEGNO AMBIENTALE I
cascata breve, facilmente raggiungibile, discesa che non presenta problemi
II
cascata di facile avvicinamento, di una o più lunghezze. Pochi i pericoli oggettivi
III
cascata di più tiri, possibile un lungo avvicinamento e rischio di pericoli oggettivi
IV
cascata di più tiri difficili, situata in ambiente isolato; discesa impegnativa, pericoli oggettivi
V
avvicinamento lungo o complesso in alta montagna ed esposto a pericoli oggettivi; protezioni aleatorie, difficoltà nella scelta dell’itinerario di salita, discesa impegnativa e da attrezzare
VI
lungo itinerario in alta montagna con problemi logistici, di orientamento e di scelta dell’itinerario, esposto a pericoli oggettivi e… a possibilità di bivacco
IMPEGNO TECNICO 1
passaggi a 50/60°, necessaria comunque esperienza nell’uso di piccozza e ramponi e conoscenza delle tecniche di assicurazione
2
passaggi a 60\70° ma con buone possibilità di assicurazione
3
passaggi a 70\80°, di solito su ghiaccio buono. I tratti verticali si alternano con tratti più appoggiati ove si possono posizionare buone soste
4
passaggi a 75\85° e possibilità di un tratto breve verticale. Di solito buone soste e ghiaccio buono
5
indispensabile buona padronanza tecnica, a causa della qualità del ghiaccio e della difficoltà della salita, con una lunga sezione a 85\90°. Possibilità di formazioni a meduse o cavolfiori
6
uno o più tiri molto impegnativi, ancoraggi difficili e precari, ghiaccio fragile o delicato. indispensabile un’ ottima padronanza tecnica
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come il grado 6, stesse caratteristiche, ma ancora più esasperate
X R M
indica il rischio di crollo dell’intera struttura! evidenzia una scalata su ghiaccio molto sottile salita con passaggi su roccia (vedi sotto)
VALUTAZIONE DELLE DIFFICOLTÀ IN DRY TOOLING Si tratta di salite in cui tratti di ghiaccio vengono raggiunti o collegati a tratti su roccia, scalati sempre con piccozze e ramponi. La difficoltà è convenzionalmente indicata con la lettera M seguita da una cifra: M7 designa la “difficoltà di partenza”, ma bisogna tener presente che gli apritori di vie in dry tooling ritennero che le loro salite rappresentassero il massimo grado di difficoltà di ghiaccio e pertanto
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presero come riferimento per le loro realizzazioni il grado 7. Le difficoltà più alte di questa specialità si collocano sul grado M15/M16. Ora che la disciplina sta diventando più popolare si trovano anche itinerari di grado M4/M6, in genere attrezzati con protezioni fisse nella parte su roccia. Spesso quest’ultima è predominante e determina in base alla difficoltà il grado della via, anche perché la porzione di ghiaccio in genere è breve in rapporto alla lunghezza della salita.
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FRANCIA 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13
SVIZZERA
LES ORRES CEILLAC FREISSINIÈRES VALLON DU FOURNEL LA GRAVE HAUTE MAURIENNE LES CONTAMINES VAL MONTJOIE VALLON DE SALES CIRQUE DES FONTS FER-À-CHEVAL MONTRIOND ARGENTIÈRE GAVARNIE
22 28 32 38 46 50 56 60 66 70 80 84 94
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16
MAUVOISIN VAL D’HERENS VALLE D’ANNIVIERS MATTERTAL SAAS TAL GONDO COL DU PILLON KANDERSTEG ADELBODEN KIENTAL BRUNNITAL AREA DI DAVOS VAL FERRERA/AVERS ALBIGNA ENGADINA VAL POSCHIAVO
108 118 136 154 164 174 190 196 214 218 230 238 252 268 280 306
Nantes
Lyon
Bordeaux
18
13
Toulouse
ITALIA - ALPI OCCIDENTALI 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
VAL VARAITA VAL PELLICE VAL TRONCEA VAL DI SUSA VALLE ARGENTERA VAL DI VIÙ VAL D’ALA VAL GRANDE VALLE DELL’ORCO VALLE DI CHAMPORCHER AOSTA
326 334 344 348 354 358 366 374 380 386 390
Basel
12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22
COGNE VALSAVARENCHE VAL DI RHÊMES VALDIGNE VALPELLINE VALTOURNENCHE VAL D’AYAS VALLE DI GRESSONEY MACUGNAGA VALLE ANTRONA VAL FORMAZZA
Zürich
AUSTRIA
SVIZZERA Bern
9 7
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396 414 428 434 444 452 464 468 482 488 494
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Davos 12 14
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6Domodossola 2 Genève Martigny 5 21 4 7-12 20 Chamonix 1 1718 Lugano 16 15 19 Aosta 11 FRANCIA 14 13 12 10 Milano 9 8 6 7 6 ITALIA Grenoble Torino 5 4 Briançon 5 3 4 2 3 2 1 1 Cuneo Genova
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FRANCIA 1 LES ORRES 2 CEILLAC 3 FREISSINIÈRES 4 VALLON DU FOURNEL 5 LA GRAVE 6 HAUTE MAURIENNE 7 LES CONTAMINES VAL MONTJOIE 8 VALLON DE SALES 9 CIRQUE DES FONTS 10 FER-À-CHEVAL 11 MONTRIOND 12 ARGENTIÈRE 13 GAVARNIE
M. Sertor,i Cascade des Viollins, Freissinières (© F. Marcelli)
22 28 32 38 46 50 56 60 66 70 80 84 94
11 8 9 10 7 12 Chamonix
Lyon
6 Grenoble
5 Briançon 4 3 2 1
Toulouse Nice Marseille Lourdes 13 Perpignan
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01
Francia
LES ORRES Les Orres è una celebre località sciistica posta sopra Embrun, importante centro a sud di Briancons, verso Gap. È anche rinomata per le sue cascate di ghiaccio che, seppur limitate come numero, offrono belle salite al sole del mattino, con un avvicinamento comodo. Infatti dal parcheggio, una strada pianeggiante prima, poi una traccia addirittura in discesa porta in una mezz’oretta ai piedi delle colate. Di queste la più attraente, Dancing fall. La zona, per queste sue caratteristiche, è abbastanza frequentata. ACCESSO STRADALE Da Briançon prendere la RN94 direzione sud, passare Argentière La Bessée e proseguire fino a Embrun. Poco oltre questa località deviare a sinistra seguendo le indicazioni per Les Orres, che si raggiunge con la D40 (circa 10km). A una rotonda, in vista dei palazzoni della stazione sciistica, proseguire dritti (destra) fino al tornante successivo dove si lascia l’auto in un ampio parcheggio. ACCESSO AL SETTORE In corrispondenza del tornante parte una stradina pianeggiante con le indicazioni per Via Ferrata. Le colate di ghiaccio sono già in parte osservabili dal parcheggio, sulla parte opposta della valle. Seguire la strada e le indicazioni della ferrata che, passato un ponticello, conducono sulla sponda opposta della valle e alla cascata più a monte che è Dancing Fall. Per quelle più in basso, si prosegue ai piedi delle rocce fino ai vari attacchi, oppure si attraversa il fiume (ponte) scendendo dalla stradina in linea retta dal punto in cui si vedono bene le cascate.
1 Dancing fall 2 Le Beau cigare 3 Regina 4 Clara 5 Nadia
Les Orres 5 4
Chalet des Fontaines
3 2
M. Sertori, Dancing Fall (© F. Marcelli)
22
1
23
01 Francia Les Orres
1
2
3
5 4
1 DANCING FALL
EST
esposizione
II 4+ 5 difficoltà
30 min
avvicinamento
1700 m
altitudine
100 m
lunghezza
in doppia
discesa
Discesa: in doppia da alberi con cordoni e maillon (corde da 60m). Accesso: vedi accesso al settore. Note: con un tiro lungo si arriva a un albero sulla destra (dal quale si scende poi in doppia), all’uscita del primo salto. Oppure si può sostare su spit a 35 metri sulla destra. Con un altro tiro lungo, o meglio andando a sostare alla base dell’ultimo salto, si supera il bel sigaro e ci si ferma a sinistra (ma anche a destra) su alberi attrezzati per la doppia.
24
2 LE BEAU CIGARE
EST
esposizione
II 5+ difficoltà
35 min
avvicinamento
1700 m
altitudine
150 m
lunghezza
in doppia
discesa
Discesa: in doppia. All’uscita verso destra, con due doppie su albero si arriva al pendio nevoso sopra la L1, traversarlo e con un’ultima doppia su albero si arriva alla base. Accesso: vedi accesso al settore. Note: con un tiro facile si arriva a un pendio nevoso che porta sotto un bel salto. Questo si supera con due difficili lunghezze verticali, di cui la prima è la più dura e non sempre formata.
3 REGINA
EST
esposizione
II 4+ 5 difficoltà
35 min
avvicinamento
1700 m
altitudine
180 m
lunghezza
in doppia
discesa
Discesa: in doppia su alberi. Accesso: vedi accesso al settore. Note: molto bella e varia.
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01 Francia Les Orres
4 CLARA
EST
esposizione
II 4
difficoltà
40 min
avvicinamento
1700 m
altitudine
180 m
lunghezza
in doppia
discesa
Discesa: in doppia (spit). Accesso: vedi accesso al settore. Note: il primo tiro non sempre ben formato può richiedere qualche passo di misto (chiodi in posto). Non si esce nel bosco sommitale, ma ci si cala dalla sosta a spit all’uscita dell’ultimo salto. Con la vicina Nadia è una classica del luogo.
5 NADIA
EST
esposizione
180 m
lunghezza
1700 m altitudine
40 min
avvicinamento
II 4
difficoltà
in doppia
discesa
M. Sertori, Dancing Fall (© F. Marcelli)
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Discesa: in doppia da alberi e spit. Accesso: vedi accesso al settore e foto. Note: in genere si supera con tre tiri lunghi. S1 e S2 su spit, S3 su albero a destra.
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