Up Climbing #35

Page 1


Ecologia Arrampicare nelle aree protette Indoor Globalwall. La nuova casa dei climber a Borgo San Dalmazzo / Molto big, molto up. A tu per tu con la palestra di riferimento del cuneese

Proposte Sicilia. La Cattedrale di San Giuseppe Jato Scialpinismo Scialpinismo nelle Dolomiti di Brenta Il graffio Il climber porzionato

Una meravigliosa storia di sogni verticali tra passato e presente Proposte alpinismo La Serra dell’Argentera. Alpinismo invernale in Marittime / Un sogno chiamato Monviso Personaggi Marco Quaglia ITW / Cege Ravaschietto ITW / Marco Torielli ITW / Giorgio Tomatis. La promessa mantenuta dell’arrampicata cuneese! Vertical Tale La leggenda del pino nano Escursionismo La valle dal cuore wild

Corno Stella.

Storia di copertina Cuneo Sport Climbing Proposte falesia Provincia Granda

Verticale / Pian Bernardo Superstar / Andonno, un luogo dell’anima / Chianale: arrampicata estiva a 1800 metri di quota! Proposte boulder Ciciu, il Paradiso della Tacca / Bouldering storico nell’area di Tetti Lup Proposte multipitch Mongioie: sul più bel calcare del Nordovest /

Sommario

004 Editoriale di Eugenio Pesci

005 Quote Rosa e Spazi protetti di Roberto Capucciati

STORIA DI COPERTINA

006 Cuneo Sport Climbing di Giovanni Massari

PROPOSTE

010 Provincia Granda Verticale di Simone Greci, Keoma Chiavassa

026 Pian Bernardo Superstar di Severino Seve Scassa

032 Andonno, un luogo dell’anima di Severino Seve Scassa

040 Chianale: arrampicata estiva a 1800 metri di quota! di Claudia Colonia

BOULDER PROPOSTE

044 Ciciu, il Paradiso della Tacca di Alessandro Palma

048 Valle Gesso - Bouldering storico nell’area di Tetti Lup di Claudia Colonia

PROPOSTE

052 Mongioie: sul più bel calcare del Nordovest di Serafino Ripamonti

064 Corno Stella

Una meravigliosa storia di sogni verticali tra passato e presente di Gianluca Bergese

074 La Serra dell’Argentera Alpinismo invernale in Marittime di Gianluca Bergese

PERSONAGGI

080 Marco Quaglia ITW a cura di Fabrizio Rossi

PROPOSTE

082 Un sogno chiamato Monviso di Fabrizio Rossi

PERSONAGGI

086 Cege Ravaschietto ITW a cura di Claudia Colonia

090 Marco Torielli ITW a cura di Claudia Colonia

VERTICAL TALE

094 La leggenda del pino nano di Fabrizio Rossi

ESCURSIONISMO PROPOSTE

096 La valle dal cuore wild di Fabrizio Rossi

ECOLOGIA

100 Arrampicare nelle aree protette a cura di Aree Protette Alpi Marittime

INDOOR

102 Globalwall La nuova casa dei climber a Borgo San Dalmazzo di Simone Greci

104 Molto big, molto up A tu per tu con la palestra di riferimento del cuneese a cura di Alessandro Palma

PERSONAGGI

106 Giorgio Tomatis La promessa mantenuta dell’arrampicata cuneese! a cura di Alberto Milani

PROPOSTE

108 La Cattedrale di San Giuseppe Jato di Marco Puleo e Luca Passini

SCIALPINISMO

114 SciAlpinismo nelle Dolomiti di Brenta di Omar Oprandi

IL GRAFFIO

117 Il climber porzionato di Andrea Gennari Daneri

VETRINA

118 Proposte prodotti

Editoriale

Testo Eugenio Pesci

Fra le diverse aree di arrampicata italiane, quella di Cuneo, “la Provincia Granda”, vanta una tradizione antica e particolare, e molti luoghi verticali di eccellente qualità: dalle grandi montagne come il Monviso - talmente visibile da essere già ben noto agli antichi romani, e citato nel medioevo da diversi poeti come Dante, Petrarca e Chaucer- alle ripide pareti rocciose, come quelle del Corno Stella, per arrivare alla moltitudine di recenti falesie, fra cui spiccano Andonno e Pianbernardo.

Un intero mondo ricchissimo di itinerari, possibilità di scalata, personaggi. Per certi versi anche un mondo un po’ appartato, abbastanza lontano dalle frequentazioni delle grandi masse ma, proprio per questo, particolarmente interessante ed affascinante, e meritevole di una frequentazione capace di coglierne i tratti più profondi e i caratteri di

un’anima nascosta, che sembra, per fortuna, conservare ancora un certo distacco dall’omologazione modaiola e dalla serialità del Climbing Tourism. Ecco dunque, in questo numero di Up Climbing, un ricchissimo viaggio nel mondo verticale cuneese, attraverso le parole e le immagini di molti suoi protagonisti, da Severino Scassa a Giovanni Massari, a Cege Revaschietto, a Simone Greci, Gianluca Bergese, sino a Giorgio Tomatis, giovane Climber con al suo attivo il 9B di Lapsus, proprio ad Andonno.

Un numero volutamente dedicato alle proposte, dall’alpinismo alle falesie al boulder, concludendo con l’escursionismo in Val Maira. Uscendo dalla zona cuneese, non mancano una gita verticale - con i Ragni di Lecco - in una nuova falesia siciliana, e le proposte sci- alpinistiche di Omar Oprandi. Ad ognuno, verso la fine dell’inverno, dunque la scelta delle attività più consone!

La fenice
Foto: Roberto Bottino

Quote Rosa e Spazi protetti

Testo Roberto Capucciati

Il numero precedente, dedicato al boom che sta avendo l’arrampicata e al relativo impatto sul nostro ecosistema, ambientale sociale e culturale, è andato alla grande. Ciò conferma che gli scalatori oltre ai bicipiti amano far lavorare anche l’intelletto. I numeri dove si chiacchiera del nostro sport e degli orizzonti verso cui sta viaggiando, e non solo dei luoghi di consumo della nostra attività, sono alla fine molto seguiti. Su questa convinzione, d’altronde abbiamo costruito una casa editrice dove le parole i pensieri e le storie contano almeno quanto i luoghi da cui esse scaturiscono o in cui essi si vivono.

Tra i tanti i commenti sui social avevamo trascurato una breve polemica nata prima che il numero fosse disponibile alla lettura, certi che una volta presa coscienza dell’argomento (quindi dopo aver letto i testi su cui si stava polemizzando) si palesasse l’inconsistenza del problema, come in effetti poi è stato. Il tema è il posizionamento delle donne all’interno del movimento di cui anche la nostra rivista fa parte, una riflessione per molti scontata, ma che in realtà può non esserlo per le nuove generazioni. Eccomi quindi a scrivere una breve narrazione storica, forse banale, ma che probabilmente non tutte le nuove generazioni hanno chiaro e che permette di leggere i fatti con la giusta luce.

Sia l’alpinismo che il mondo dello sport, nascono in società ed epoche estremamente maschiliste, in cui le donne che praticavano questa attività erano guardate con sospetto

se non addirittura con odio. I testi relativi in particolare al mondo dello sport sono molteplici. L’arrampicata sportiva nasce invece negli anni 70, in piena rivoluzione culturale, e mi risulta difficile associarla ai due mondi precedentemente citati. Nasce infatti in totale contrasto con il vecchio alpinismo, e in modo inizialmente scollegato dal mondo dello sport, tanto che quando questi verranno a contatto, scaturiranno fulmini e saette. Se vi manca questo tassello, cercate su Google Bardonecchia, Sportroccia e manifesto dei 19. Fatico quindi a pensare l’ambiente del free climbing come un mondo machista: le poche donne che lo frequentavano entravano a mio avviso a far parte integrante del gruppo senza grossi problemi. Ho detto poche, potrei dire pochissime, cosa difficilmente comprensibile per chi pratica oggi l’arrampicata, eppure così era. Non c’era nessuna preclusione nell’ambiente, ma semplicemente la cultura che ancora dominava negli anni 70 portava la maggior parte delle donne a non praticare attività sportiva e tantomeno attività pericolosa com’era l’arrampicata libera. Intendo dire che se c’era un blocco (ed evidentemente c’era, altrimenti non ci sarebbe stata questa disparità), non era assolutamente interno ma era frutto del contesto sociale e culturale in cui si muoveva. E l’Italia ha pagato più degli Stati Uniti d’America e del Nord Europa questo ritardo.

Ancora a fine anni 80, quando ho mosso i primi passi in questo mondo, la situazione era ancora così: la presenza maschile era preponderante, la falesia e i pochi pannelli erano frequentati prevalentemente da uomini, tanto da percepire ciò come un serio problema. Quando fondai a inizio anni 90 il primo comitato regionale italiano FASI, quello lombardo, tra le prime cose che fece il consiglio fu quella di coinvolgere le donne disponibili per istituire un gruppo di lavoro che divulgasse l’arrampicata presso il mondo femminile e ne sviluppasse un movimento. È solo per questo motivo che la storia dell’arrampicata, nei primi decenni, è stata scritta e portata avanti più da uomini che da donne. Sostenere l’inverso sarebbe offensivo per il genere maschile: dando per buono che le capacità siano paritetiche tra generi, se fosse stato quello sparuto gruppo

estremamente minoritario a scrivere le pagine principali di storia, noi scalatori uomini dovremmo farci più di una domanda. In TV ci andava Manolo, sulle riviste scrivevano Gallo, Gobetti, Bernardi, le case editrici e le riviste erano tutte fondate da uomini, tuttora i libri che raccontano l’arrampicata negli anni 80 e 90 sono scritti prevalentemente da uomini, ancor più nella nostra penisola che nel resto del mondo occidentale. Raccontiamo che in Italia la svolta è stata portata nelle due culle della Val di Mello e della Valle dell’Orco dai gruppi dei Sassisti e del Nuovo Mattino, entrambi gruppi prevalentemente se non totalmente formati da uomini. Sport roccia, la prima esperienza di gare da cui poi nascerà la federazione italiana e quella internazionale, nasce da menti maschili, come pure non ricordo nella storia federale, una sola candidata presidente donna. Le palestre che nascevano in quegli anni erano tutte o quasi realizzate da uomini. Passatemi il quasi, ricordo a Roma la palestra di Antonella Strano, come certamente vi erano ruoli importanti all’interno della federazione sulle spalle di donne, ma è importante capire che parliamo purtroppo sempre di una sparuta minoranza, e quasi sempre nelle retrovie. Per dirlo in altri termini, e richiamare al tema del numero precedente, in falesia il trapano era questione prettamente maschile. Oggi le cose sono estremamente diverse: sia il lavoro fatto in quella che a me piace ancora chiamare la nostra piccola comunità, sia l’evoluzione del contesto sociale e culturale in cui essa è cresciuta, hanno portato le nuove generazioni a vivere una esperienza del tutto paritaria, come numeri e quindi lo sarà a breve anche come impulso al movimento. Questo è l’unico motivo per cui facendo una analisi storica ed evolutiva delle falesie in relazione a quei giganteschi draghi sputa neofiti che sono diventate le nostre palestre, abbiamo dato voce a chi ha realizzato le une e le altre. Non ci sono voci femminili, troveranno (e hanno trovato in precedenza) spazio su altri temi. Le persone intelligenti apprezzino il fatto che non ci è mai passato per la mente che le donne avessero bisogno di uno spazio protetto, per dire sempre e comunque qualcosa.

Cuneo Sport Climbing

L’arrampicata sportiva fa la sua timida comparsa in provincia di Cuneo all’inizio degli anni Ottanta. Non si tratta certamente dell’arrampicata sportiva con le sue regole consolidate che conosciamo oggi, e che è ormai uno sport ma ancora una pratica che arriva dall’alpinismo e sconfina in esso per modalità operative ed etiche.

Giovanni Massari su Tutto da Rifare ad Andonno nel 1986.

Foto: Federico Bausone

Miroglio, Andonno, Monte Bracco sono i teatri nei quali, ancora senza spit, vanno in scena i primi tentativi di arrampicata libera sulle vecchie vie di artificiale o spingendo l’arrampicata libera su brevi passaggi al limite del bouldering, ma sempre in funzione di allenamento per la montagna. Non si può comunque parlare di storia dell’arrampicata sportiva in provincia di Cuneo senza fare riferimento ad un territorio più ampio, che fa capo al Torinese ed al Finalese, teatri in cui molti degli attori della nostra storia hanno operato, ed anche al vicino Nizzardo, che con le sue spinte verso l’arrampicata in falesia ha certamente influenzato anche il Cuneese.

arrampicata libera fece capire a tutti quale rivoluzione delle difficoltà era in atto grazie alla pratica quotidiana dell’arrampicata ed al costante allenamento. Marco Bernardi, che era presente alla “dimostrazione” e che già da un paio d’anni si dedicava all’arrampicata come forma di allenamento per l’alpinismo, ma spingendo già l’arrampicata libera, non si lasciò trovare impreparato e si può dire che da lì iniziò a coagularsi prima intorno a lui e poi in maniera più autonoma un gruppo che avrebbe contribuito alla nascita dell’arrampicata sportiva nel sud ovest italiano. Il collegamento tra Marco, Patrick e molti dei giovani che formeranno il successivo movimento si deve a viaggi in Francia (soprattutto a La Turbie, dove nell’83 imparammo ed imitammo la tecnica della “moulinette” nelle gole del Verdon), nel Finalese, nel Torinese e naturalmente ad articoli divulgativi sulle riviste di settore. Nel Finalese soprattutto erano di casa sia Marco che Patrick, invitato da Alessandro Grillo per testare le mitiche scarpette San Marco, che si dedicarono nel biennio 1980/82 alla ripetizione in libera di molti itinerari classici e di nuove difficili vie. Patrick liberò la famosa Aspettando il Sole, la variante alla via del Tetto di Monte Cucco, la difficile Destin Anime’ 7b a Rocca di Corno e salì Dancing Dalle, il primo storico 7a di Finale. Marco salì in libera numerosi itinerari classici tra cui il famoso tetto della via Pajer a Pianarella, che raggiunge il 7b e fu protagonista di un involontario confronto con Wolfgang Gullich, allora uno degli arrampicatori più forti del mondo, ripetendo a vista il tetto di 7b di Rock Stupid a Rocca di Corno che Gullich aveva liberato poco prima, dopo l’apertura in artificiale da parte di Alessandro Gogna e compagni.

Giovanni Massari, insegnante di Scienze Motorie. Esploratore dei limiti e delle nuove possibilità (personali ed altrui) in arrampicata sportiva, bouldering, free solo, ice climbing dal 1980 ad oggi.

Ancor più significative sono state due figure emblematiche che hanno influenzato ed ispirato tutto il movimento, si tratta di due pionieri dell’alpinismo sportivo prima e dell’arrampicata sportiva poi: Marco Bernardi, torinese, e Patrick Berhault, nizzardo. Un episodio portò alla ribalta qui da noi soprattutto il secondo e fu la visita di Patrick, in occasione dell’inaugurazione del Palavela di Torino, prima palestra di roccia indoor italiana, all’Orrido di Foresto nella primavera 1980 nella quale una sua veloce salita della famosa via dei Nani Verdi con tanto di voli e molta

Per il nostro gruppo poter seguire da vicino le gesta di questi talenti naturali ed avendo anche avuto la fortuna di conoscerli, frequentarli ed arrampicare con loro non poté che amplificare la nostra passione e incentivarci ad emularli seguendo il nostro percorso personale e cercando di spingere ancora di più sull’acceleratore delle difficoltà. Dall’autunno del 1983 fu quindi sdoganata la pratica dell’arrampicata sportiva anche sul territorio cuneese ed i siti in cui ha mosso i primi passi sono stati principalmente la falesia di Bagnasco e l’articolata struttura rocciosa del Cros di Andonno. Se Andonno era già un sito conosciuto ma relativamente poco frequentato, per la falesia di Bagnasco si è trattata di una vera e propria new entry. Era ed è probabilmente il prototipo della “falesia” adatta allo sport climbing: rapido accesso, struttura compatta e continua che necessita di una chiodatura a spit, molte possibilità di salite su ogni pendenza grazie ad una roccia che

Simone Greci, originario di Alba ma trapiantato a Borgo San Dalmazzo, nella sua vita professionale precedente si è occupato per molti di anni di informatica presso alcune note multinazionali. Oggi svolge la professione di Guida Alpina a tempo pieno e coltiva una sfrenata passione per l'arrampicata in tutte le sue forme.

Attraverso scritti e fotografie hanno cercato di condividere la passione che li lega a questi luoghi, nel tentativo di restituirne un’immagine autentica e di rendere giustizia alle persone che hanno speso tempo e risorse per attrezzare le falesie.

Le dieci vallate alpine prese in esame comprendono 64 falesie ed offrono un’incredibile varietà di roccia: calcare perfetto, quarzite eccezionale, conglomerato compattissimo. La disposizione a ventaglio delle vallate permette di spostarsi facilmente da un luogo all’altro e di trovare sempre la falesia ideale, indipendentemente dalla stagione. Che siate alla ricerca di un soleggiato versante di bassa quota in inverno o di un’ombra fresca nelle calde giornate estive, qui troverete sicuramente un buon posto per arrampicare. Nelle mezze stagioni non c’è che l’imbarazzo della scelta.

In alcune di queste vallate è stata scritta la storia dell’arrampicata. La durissima quarzite di Miroglio sentì risuonare colpi di martello su chiodi da roccia fin dagli anni Quaranta, quando i forti alpinisti dell’epoca scoprirono il piacere di salire questi piccoli torrioni, oggi paradiso dell’arrampicata plaisir. Il conglomerato di Bagnasco è stato laboratorio di sperimentazione per

molti degli arrampicatori che negli stessi anni Ottanta scoprivano la roccia di Finale. Il calcare di Andonno ha visto sfilare intere generazioni: dagli alpinisti degli anni Settanta ai primi arrampicatori sportivi negli anni Ottanta, per continuare con i forti atleti che qui trovarono, e trovano ancora oggi, sfide ai massimi livelli. Molto è stato scoperto ed attrezzato negli anni Ottanta, Novanta e Duemila, mentre nel passato decennio pareva che le possibilità fossero esaurite. Inaspettatamente negli ultimi anni, una nuova ondata di chiodature ha portato alla luce numerose falesie che fino ad oggi erano state ignorate, ampliando l’offerta per i sempre più numerosi appassionati, e rinnovando l’interesse di alcuni “veterani”.

Chi visita le valli cuneesi per la prima volta rimarrà sicuramente sorpreso dalla varietà degli ambienti e dalla bellezza dei paesaggi. Oltre all’arrampicata, queste vallate offrono infinite possibilità per gli amanti della montagna. Alpinismo, trekking, mountain bike, sci alpino e sci alpinismo, rafting, canyoning: un vero e proprio paradiso per le attività outdoor.

Per chi desidera rilassarsi, niente di meglio che degustare le specialità locali della cucina occitana o una visita enogastronomica nelle Langhe.

Simone Greci su Annarella 8a.
Foto: Enrico Turnaturi

Data la vastità dell’offerta, scegliere alcune falesie da presentare in anteprima ai lettori di Up Climbing non è stato facile. Considerando la presentazione di Andonno e Pianbernardo a cura di Severino Scassa, abbiamo pensato di proporre tre falesie invernali abbinabili ad una visita ad Andonno e tre falesie estive abbinabili a Pianbernardo.

Falesie invernali:

∙ in Valle Stura il comprensorio di Cornaletto di Demonte con 4 settori molto vicini tra loro, rappresenta una delle più importanti novità degli ultimi anni. Qui presentiamo il settore Annarella, il primo nato in ordine di tempo ed al momento il più frequentato ed apprezzato con numerose possibilità soprattutto sul grado 7 su calcare a tratti molto bello.

∙ in Valle Gesso, a pochi kilometri da Andonno, la falesia di Roaschia è un paradiso di calcare per principianti ed arrampicatori di livello medio. Il settore qui presentato è quello con la più alta concentrazione di vie di grado 7, ma resta, come tutta la falesia, un’ottima meta per l’arrampicata plaisir con gradi morbidi.

∙ in Valle Tanaro la solare e storica falesia di Bagnasco è un must per il particolare conglomerato e per la tecnicità delle vie. Il settore qui illustrato presenta numerose possibilità su gradi medio facili.

Falesie estive:

∙ in Alta Valle Maira la falesia di Rombo di Stroppia è una magnifica meta per i lunghi e caldi pomeriggi estivi (ombra dopo le 13,30). L’ambiente è mozzafiato, il calcare quasi sempre bellissimo. Vie lunghe fino a 40 metri e chiodatura a volte un po’ engagè.

∙ in Alta Valle Stura, Hotel Miramonti è una falesia caratterizzata da una carniola molto inusuale in questa zona delle Alpi. Le vie sono brevi, continue e spesso presentano marcati movimenti boulder. Le difficoltà vanno dal grado 5 adatto ai principianti al grado 7c. L’avvicinamento è brevissimo.

∙ in Valle Vermenagna, la piccola falesia di Santa Lucia è un’ottima meta per una giornata di arrampicata anche per un gruppo eterogeneo grazie alla presenza di vie facili e di vie di grado 7 ed 8 a pochi metri di distanza. Nelle giornate non troppo calde si potrà apprezzare la quarzite molto particolare e l’ombra offerta dal bel bosco di faggi circostante.

Keoma Chiavassa, classe 1982, si avvicina all’arrampicata nel 2010 nelle falesie e sulle vie di più tiri, sportive e classiche, delle valli Cuneesi. Durante diversi viaggi in Europa, Asia ed Australia, pratica anche l’arrampicata trad, il boulder ed il deep water solo. Dal 2020 è tecnico Usacli di arrampicata sportiva ed è attivo sul territorio nell’insegnamento dell’arrampicata in ambito associativo. Dal 2019 si dedica alla chiodatura, alla richiodatura e manutenzione di alcune falesie storiche in provincia. Marta Busso in azione su Bedda Matri, 6b+. Foto: Daniele Molineris

Rombo di Stroppia Valle Maira

Altitudine: 2180m

Esposizioni: Est

Avvicinamento: 45 min

Principianti: No

Si scala con la pioggia: No

Per famiglie: No

Irraggiamento Solare: Sole fino alle 13.30 al solstizio d'estate

Questa falesia estiva si trova accanto alle magnifiche cascate di Stroppia a poche decine di metri dal sentiero che conduce all’omonimo rifugio. Il bellissimo ambiente alpino e la splendida vista sul lato ovest del gruppo montuoso Castello-Provenzale ripagano la camminata necessaria per

raggiungere la base dei tiri. Le vie sono molto lunghe, alcune 40m esatti (necessaria corda da 80m e 20 rinvii), ed offrono un’arrampicata tecnica e di decisione su calcare di montagna generalmente buono ed a tratti estremamente bello. L’arrampicata a vista richiede malizia e sangue freddo data la presenza di alcuni passaggi obbligatori (soprattutto sui 6a ed i 6b) e la fragilità di alcuni appigli. Per questi motivi, nonostante le difficoltà non siano molto alte, è sconsigliata la frequentazione ai principianti. È fortemente consigliato l'uso del casco. Prestare particolare attenzione alla possibile caduta di pietre sulle vie a destra per la presenza del sentiero escursionistico proprio sopra la falesia. La

chiodatura del luogo è opera del saluzzese Flavio Parussa. A sinistra della falesia, in corrispondenza della cascata e ai lati, sono presenti delle vie lunghe chiodate da Cege Ravaschietto e amici. La parete va in ombra verso le 13.30 al solstizio d’estate.

AVVICINAMENTO

Da Dronero imboccare la SP422 che risale la Valle Maira e raggiungere l'abitato di Chiappera (43 km da Dronero) ultima frazione abitata delle Valle. Superare la borgata e continuare sulla strada principale seguendo le indicazioni per il campeggio/rifugio “Campo base”, continuare sulla strada fino al termine dell’asfalto dove è possibile parcheggiare negli

La falesia di Rombo di Stroppia. Foto: Archivio Greci

ampi spiazzi sui lati della strada (possibile affollamento nei fine settimana estivi).

A piedi: continuare sulla strada, ora sterrata. Ignorare il primo sentiero a sinistra (550m dal parcheggio) con indicazione “miniera”. Percorso 1km dal parcheggio imboccare il sentiero a sinistra con indicazione “rifugio Stroppia”. Percorso 1.8km al bivio ad Y imboccare il sentiero di sinistra in piano che dopo poco conduce ad un ponte e poi ad una spianata dove appare evidente la falesia più in alto a sinistra. Continuare sul sentiero percorrendo alcuni tornanti. Giunti al livello della falesia individuare una vaga traccia che dopo 100 metri in piano conduce alla parete.

ROMBO DI STROPPIA

Boulder Proposte Ciciu, il Paradiso della Tacca

Alessandro Palma, classe1994, è uno scalatore cuneese.

Dopo una carriera nelle competizioni, che l'ha visto rappresentare l'Italia nei massici circuiti, ha incontrato la roccia salendo e aprendo decine di blocchi fino al grado di 8B+.

Grande sbandierata per Ale Palma su Karabina, 7A+.

Foto: Andrea Saimandi

Il bel masso strapiombante di Vorticity Low, 8A+, qui salito ancora da Ale Palma.

Foto: Andrea Saimandi

del parco e quelli del settore Pic Nic, uno spot roadside perfetto per incursioni veloci. Con il tempo, soprattutto grazie al lavoro di ricerca dei fratelli Tallone, nacquero diverse altre realtà immerse nei boschi del monte San Bernardo e dintorni. Merita una particolare menzione d’onore, il Masso del Lupo, sviluppato da Alberto Tallone ed Antonio Stazio. Questo sasso isolato in mezzo al bosco è scalabile su tre dei quattro lati ed è una vera gemma, che conta parecchi passaggi dal 4 all’8A. Scendendo nello specifico, l’arrampicata si svolge su sassi di gneiss occhiadino, una roccia silicea metamorfica, risalente a circa 300 milioni di anni fa. Questo concetto teorico si traduce nella pratica con una scalata prevalentemente di dita, con movimenti spesso ampi e su prese dal bordo netto. Le forme dei sassi alternano spigoli vivi con bordi aguzzi a onde levigate dall’acqua, con forme tonde e ampie. La roccia risulta sempre ampiamente lavorata e consente di trovare una moltitudine di prese

disponibili, utilizzabili a seconda dell’inclinazione del sasso. Questa peculiarità della roccia rende l’arrampicata

molto inclusiva ed adattabile a tutte le fisicità, non solo di genere ma anche di età. Nella moltitudine di passaggi liberati non mancano poi lanci, pannelli con liste da tirare, traversi su bordi, grandi strapiombi e placche impegnative… Uno spot pronto ad accogliere tutti! Per i forestieri, la zona più interessante è indubbiamente quella a ridosso della riserva naturale. Quest’area, conosciuta come “Ciciu Classici”, gode di parecchi vantaggi, in primis la moltitudine di passaggi

disponibili in breve distanza. Nel concreto, a meno di dieci minuti di cammino, si raggruppano trenta sassi, che ospitano a loro volta più di centocinquanta linee, per la maggior parte indipendenti. Il parcheggio, costruito per ospitare i visitatori del centro naturalistico, è ampio e gode del permesso di campeggio. Lo spot risulta poi particolarmente adatto alle famiglie, che possono dividere la giornata fra arrampicata, esplorazione nella riserva, gioco nel parco a tema e grigliata nell’area picnic. Dulcis in fundo, i sassi sorgono su un costone esposto a sud/sud est del monte San Bernardo. La loro esposizione permette l’arrampicata durante tutto l’anno, escluse le più calde giornate estive, che però possono essere scenario di ottime night session. Il meglio dal punto di vista emozionale si ha nelle mezze stagioni, specialmente durante l’autunno, periodo nel quale il bosco si tinge di colori caldi ed accoglienti. Le migliori condizioni si trovano invece negli inverni senza neve, con temperature inferiori ai dieci gradi e umidità ridotta. Gli atterraggi sono praticamente sempre ottimi e l’area è adatta per arrampicata in solitaria senza particolari pericoli.

Ciciu Boulder Area

L’area dei Ciciu del villar si divide in diversi settori ed il più consigliato indubbiamente è quello classico. Sia per l’ambiente, sia per la praticità ed il gran numero di sassi, questa zona è davvero una meta interessante per un piccolo climbing trip. La scalata di svolge principalmente su prese piccole e nette, ma non mancano salti e traversi su svasi. Le stagioni ideali sono l’autunno e la primavera, ma le condizioni ideali si trovano negli inverni più asciutti.

Accesso: per la zona classica, viaggiare fino all’abitato di Villar San Costanzo (CN),

inoltrarsi in paese e seguire gli evidenti cartelli marroni che indicano la riserva naturale. Dal parcheggio, proseguire a piedi entrando nella riserva e svoltare immediatamente a sinistra in corrispondenza dell’area BBQ. Proseguire per pochi minuti fino a scorgere i primi sassi.

Stagionalità: esposto a sud/sud-est; mezze stagioni e inverni senza neve.

Avvertenze: non scalare sui “Ciciu”; non abbandonare rifiuti; adattare un comportamento consono ad una riserva naturale.

Passaggi imperdibili:

Carlito Brigante, 5A, Rocca Marmaiassa Catarro, 5C, La Grattugia

Metà fisica, 6A+, La placca dei fulmini Forte coi deboli, 6B, Kalì

Il Santo Graal, 6C+, La luna Lavorare con lentezza, 7A, La Grattugia

Angeli e grida, 7A+, Rocca Marmaiassa Wakanda, 7B, Rana

Il sensitivo ss, 7C, Snake Vorticity low, 8A+, Rocca Marmaiassa

Parco
Nicolò Chiarena sul 7A+ di Angeli e Grida Foto: Alessandro Palma.

Fabrizio Rossi, nato in riva al Mar Ligure, una trentina d'anni dopo grazie ad un amico scopre l'alpinismo ed è subito amore. Inizia così a esplorare la dimensione verticale del globo: roccia, ghiaccio, grandes courses... Ne scrive anche, collaborando con le principali riviste outdoor. In Patagonia ha lasciato un pezzo di cuore, ma ha mangiato le bacche di calafate. E, secondo la leggenda...

Si formò così una generazione di alpinisti e guide alpine locali, tra cui la stirpe dei Perotti: da Claudio (detto Farina), che toccò la vetta del Monviso 550 volte ed ebbe l’onore di scortare nel 1897 il Duca degli Abruzzi nella seconda salita invernale del Viso, al fratello Giuseppe, ai figli Giovanni (che poteva vantare di aver raggiunto 640 volte la cima), Claudio junior e Quintino, cui si deve la salita del Canale Perotti, sulla severa parete Nord, nell’agosto 1936.

Il bivacco Andreotti in veste invernale

Foto: Archivio Rossi

La parete Ovest del Monviso

Foto: Archivio Rossi

Sul ghiacciaio pensile Coolidge

Foto: Archivio Rossi

FIRME NOTEVOLI

Tra gli altri grandi apritori di nuovi itinerari dobbiamo ricordare poi il milanese Aldo Bonacossa, che nel 1931 vinse la parete Nord Ovest del Viso, il saluzzese Giuseppe

Gagliardone, socio di Gervasutti, e don Severino Bessone, autore anche di una prima guida del Monviso. Negli anni Cinquanta fanno parlare di sé i saluzzesi Michele Riva, Ernesto Bano e Angelo Boero, così come Vitale Giacoletti di Barge e i fratelli saviglianesi Carlo e Renzo Berardo. Mentre, nel periodo in cui le Alpi sono sempre più palcoscenico per spettacolari imprese di sci estremo, avviene la prima discesa del vertiginoso canale Coolidge (Nino Viale nel luglio 1975) e della parete Ovest (il genovese Stefano De Benedetti nel 1986, ripetuta solo nel 2009 da Federico Varengo).

Negli anni Sessanta Livio Patrile e Hervé Tranchero firmano alcune notevoli imprese, come la prima invernale della Parete Ovest (1967) e l’itinerario di cresta che va dal Colle delle Traversette alla vetta del Monviso (dal 27 giugno al 1˚ luglio 1968, raggiungendo poi il Dado di Vallanta e scendendo lungo la cresta Ovest del Dado). Dopo 33 anni, l’8 e 9 gennaio del 2001, durante

la sua celebre traversata delle Alpi, Patrick Berhault ne realizzerà la prima solitaria invernale (tanto che oggi questo itinerario porta il suo nome): «La cresta è molto sottile e orlata di enormi cornici: sembra di essere sulla Cordillera Blanca o in Himalaya», racconterà Berhault. In seguito, riassumerà così la “lezione” di quell’avventura sul Monviso: «Se hai dentro un progetto, un sogno, la fatica diventa un piacere. Le vere difficoltà non sono gli ostacoli della vita, ma la nostra incapacità di vivere ciò che vorremmo vivere».

Monviso

Via normale

Mentre i primi salitori partirono dalla Val Varaita passando dal Vallone delle

Forciolline, descriviamo qui la via normale più frequentemente seguita oggi, che partendo dalla Valle Po sfrutta la comodità del pernotto al Rifugio Quintino Sella a 2640m.

Difficoltà: PD-

Dislivello: 1300m circa dal Rifugio Quintino Sella alla vetta.

Tempo di salita: circa 5 ore

Note: utile piccozza e ramponi a seconda delle condizioni

Dal rif. Quintino Sella si raggiunge il canalone che, su traccia ripida e alcuni tratti attrezzati, porta al Passo delle Sagnette (2991m). Si scende quindi nel Vallone delle

Forcioline (ometti) e si risale la conca fino al Bivacco Andreotti (a 3225m, solo per ricoveri d’emergenza). Si attraversa ciò che resta del Ghiacciaio Sella fino ad una cengia che taglia la parete, seguendola fino ai piedi di una cascatella; da qui l’itinerario è indicato da segni gialli sulle rocce. Si supera uno sperone gradinato e si prosegue a zigzag per cenge. Si affronta un camino di 8 metri e si giunge, prima verticalmente poi verso sinistra, ad una cengia detritica che porta ad un punto di sosta detto “Sala da pranzo”. Si continua per cresta, passando accanto alla guglia detta “Duomo di Milano”. Per rocce articolate si arriva ai piedi di un muretto rossastro. Si continua a destra lungo una spaccatura, quindi verso sinistra fino ad un terrazzo. Si affrontano i “Fornelli”, piccoli camini con passaggi di II delicati in caso di verglas. Raggiunta una spalla della cresta sud-est, si passa sotto il gendarme chiamato “Testa dell’Aquila” e si guadagna la cresta Est. Da qui, per facili risalti, si arriva in vetta.

Via Coolidge, parete Nord

Questo canale va affrontato con temperature basse e buon innevamento, stando attenti al

timing per evitare il rischio di caduta di pietre. Difficoltà: D

Dislivello: 1200m circa dal Bivacco FalchiVillata.

Tempo di salita: 5-8 ore dal Bivacco FalchiVillata alla vetta.

Note: portare piccozza, ramponi, alcuni chiodi da ghiaccio e da roccia.

Dal piccolo Bivacco Falchi-Villata (a 2680m), situato sulla sponda orientale del Couloir Coolidge a un centinaio di metri circa dall’inizio del conoide nevoso, si sale il canalone inferiore (40˚) e si segue la diramazione di sinistra (55˚, qualche passo di M3 a seconda delle condizioni). Giunti al ghiacciaio pensile (3100m), si imbocca l’evidente canale sulla sinistra (55˚) che conduce alla cresta nevosa detta “Corda Molla”. Si segue il canale a sinistra, che mediante una goulotte di 30m a 70˚ porta al facile pendio finale e in vetta. La discesa avviene per la via normale.

Cresta Est

Definita già nella guida di Bessone “una delle vie più attraenti e belle del Monviso”, la cresta Est rappresenta una bella cavalcata molto frequentata, da non sottovalutare nonostante l’apparente semplicità.

Difficoltà: PD+; AD affrontando direttamente i torrioni (pass. IV).

Dislivello: 1200m dal Rifugio Quintino Sella. Tempo di salita: 5-6 ore.

Note: necessari nut e friend; a seconda delle condizioni possono essere utili anche piccozza e ramponi.

Dal Rifugio Quintino Sella (2640m), seguire la mulattiera fino al Colle del Viso e puntare all’evidente conoide detritico. Risalirlo e traversare a destra fino alla parete rocciosa dove presenta una rientranza. Salire per cenge erbose e brevi risalti, raggiungendo il filo di cresta (bolli gialli) e seguendolo

fino alla base del Torrione di Saint Robert (pass. III). Salire per gradoni fino ad una lapide ai piedi di un diedro; superarlo (III+) e giungere ad una cengia detritica, quindi prendere a sinistra un canalino con rocce bianche, fino ad un terrazzo sulla cresta. Aggirare una serie di torrioni minori e continuare sulla cresta per rocce gradinate, fino in cima al torrione successivo. Superare un diedro-canale e alcuni spuntoni, giungendo ad un colletto (a circa 3650 m), dove è indicata a sinistra la “Via della Lepre – uscita sulla normale”: da qui, in caso di necessità, mediante un lungo traverso su neve (attenzione alla caduta di pietre smosse dagli alpinisti in vetta) ci si può ricongiungere alla via normale, a circa 200m dalla cima. Continuando sulla cresta, si affronta un pilastrino (un passo di IV) e alcuni muretti (pass. III), quindi per facili gradoni si incontra la via normale e si raggiunge la vetta.

L’estetica crestina della “Corda Molla” Foto: Archivio Rossi

Ande Egger JKT

Giacca tecnica e leggera, ideale non solo per le attività outdoor invernali ma anche durante l’estate a quote più elevate o semplicemente come giacca per la mezza stagione. Realizzata internamente con leggero pile, termico e traspirante ed esternamente in Nylon ripstop, per essere resistente alle abrasioni, la Egger JKT, disponibile sia per uomo che per donna, presenta inserti in tessuto elasticizzato per garantire la massima libertà di movimento durante la scalata. Il peso contenuto, inoltre, consente di portarlo nello zaino durante le vie multipitch, senza ingombrare. Un capo quindi perfetto quando è necessario essere fast & light. ande.it 

Onda

E9

Onda Denim è la versione in denim di uno dei modelli di punta del brand. Tasche originalissime a contrasto.Dettaglio in ecopelle e ricamo sul dietro. Vita regolabile grazie alla presenza di un elastico interno caratterizzato dall’inconfondibile design personalizzato E9. Leggeri e resistenti sono super versatili, adatti alla falesia, alle attività outdoor e al tempo libero. New entry nella famiglia dei Rondo con Rondo Off, versione semplificata dell’iconico modello E9. Pantaloni essenziali e contemporanei in morbido e leggero canvas di bamboo, privi di zip e bottone per un comfort senza pari. Forma tasche rinnovata con fodera interna e impunture a contrasto. Vita e fondo gamba regolabili garantiscono una vestibilità personalizzata. Offrono freschezza e leggerezza; colore in foto: Cocoa. Entrambi con Fit slim. Tutti i capi sono rigorosamente Made in Italy. www.e9planet.com 

Ande Verdon

Verdon è il pantalone lungo d’arrampicata realizzato in tessuto resistente ed elasticizzato per dare la massima libertà per le tallonate sopra le orecchie o i mano-piede per realizzare la methode migliore. Dotato di tutti i dettagli necessari per il mondo verticale, presenta un look giovanile ma con dei dettagli che richiamano quel sapore magico dell’arrampicata anni 80. La sua comodità, lo rende un capo estremamente versatile ed ideale da indossare tutti i giorni, non solo in falesia, non solo in palestra, ma anche nella vita di tutti i giorni.

 ande.it

La Sportiva TX4 Evo ST

Comode e leggere, le calzature TX4 Evo ST sono realizzate con tecnologie innovative studiate per offrire il massimo comfort negli avvicinamenti tecnici. La tomaia sintetica super traspirante e l’intersuola ammortizzante in EVA proteggono i piedi su ferrate e sentieri irregolari, mentre il sistema di allacciatura permette di regolare il fit in un attimo per una calzata precisa. La suola in mescola Vibram® MegaGrip con Impact Brake System™ brevettato è studiata per dare stabilità e trazione su discese scivolose e salite impegnative. L’ampia climbing zone sulla punta dà precisione e aderenza sui tratti più tecnici. In più, grazie all’inserto brevettato Resole Platform™ è possibile risuolare le calzature senza compromettere il comfort e le prestazioni originali. Esplora la montagna anno dopo anno con le TX4 Evo ST.  www.lasportiva.com

Denim e Rondo Off
Vetrina prodotti

AlternativeCurrent SULU GO

SULU GO® è un dispositivo di assicurazione al primo di cordata e moulinette che offre una velocità incredibile nella gestione della corda e una sicurezza a prova di principiante, dato che è l’unico assicuratore EN 15151-1 a bloccaggio automatico, con assistenza alla frenata a forza ZERO; è anche approvato per il Top Rope Solo. SULU GO® permette anche una gestione “tradizionale” della corda. Totalmente progettato e prodotto in Italia. alternativecurrent.it 

NoGrip Tresessanta

La spazzola Tresessanta è progettata per raggiungere e pulire anche le prese più difficili, dalla tacca tappata al monodito più piccolo. Grazie alle setole disposte a 360 gradi, garantisce una pulizia efficace su qualsiasi tipo di appiglio. Il manico, realizzato in alluminio anodizzato ha una finitura superficiale per garantire sempre grip. Sul fondo è stato realizzato un foro per poterla agganciare ovunque tu voglia. E se non lo perdi, ti accompagnerà per sempre! La testina intercambiabile, una volta finita la setola, consente di sostituire solo la parte terminale, riducendo lo spreco. Inoltre è possibile cambiare tipologia di testa in base alla tipologia di roccia su cui si scala. Mantenere le prese pulite non serve solo a migliorare l’aderenza nei momenti critici, ma aiuta anche a preservare le rocce e, in palestra, a garantire una scalata su prese sempre pulite, libere dall’accumulo di magnesite. nogripclimbing.com 

Versante Sud

Roccia d’Oc

Accanto alla falesia di Andonno, una delle più importanti pareti per arrampicata sportiva d’Italia, sono nati altri gioielli, di altrettanta bellezza, che stanno avendo lo stesso grande successo di pubblico e notirietà. In questa guida troveremo tutte le principali falesie delle valli Vermenagna, Gesso, Stura, Grana e Maira. Sono anche recensite per la loro storicità e bellezza la falesia di Miroglio in Val Maudagna, e quelle di Bagnasco in Valle Tanaro, compresa ovviamente la bellissima Pian Bernardo. Come sempre per le guide di Versante Sud, non manca la parte culturale, con una ampia introduzione geografica e storica, e un buon numero di interviste ai principali protagonisti della cinquantennale storia di questi luoghi.  www.versantesud.it

Versante Sud Alpinismo estremo

Grazie al nuovo portale Versante Sud Digital torna, dopo anni di oblio, Alpinismo estremo di Mark Twight, il manuale fondamentale dedicato tanto agli scalatori alle prime armi quanto ai navigati alpinisti che aspirano alla fama mondiale. In montagna è fondamentale avere una precisa competenza su ogni singolo aspetto della vita in parete, ma anche essere in grado di tradurre in pratica queste nozioni teoriche e un buon alpinista deve acquisire destrezza in molteplici ambiti: roccia, ghiaccio, neve, meteorologia, tecniche di ritirata e di bivacco, alimentazione, tattiche e strategie, equipaggiamento, sopravvivenza in quota, e via dicendo. Alpinismo estremo affronta tutto ciò: dagli aspetti mentali, all’allenamento fisico, dalla nutrizione all’equipaggiamento per finire, coi capitoli finali incentrati sulla tecnica alpinistica, a nozioni sulla sicurezza in parete, i bivacchi, e la comunicazione all’interno della cordata.  www.versantesud.it/it/digital

Vetrina

Marzo 2025. Anno VI. Numero 35

Direttore responsabile

Richard Felderer

Direzione editoriale

Eugenio Pesci

Alberto Milani

Redazione

Tommaso Bacciocchi

Roberto Capucciati

Matteo Maraone

Samuele Mazzolini

Marco Pandocchi

Damiano Sessa

Copertina

BIMESTRALE DI ARRAMPICATA E ALPINISMO

Laura Giunta su Che Guevara 7c+, Andonno

Foto: © Loris Beccaria

Grafica

Tommaso Bacciocchi

Correzione di bozze

Fabrizio Rossi

Hanno collaborato

Impaginazione

Francesco Rioda

Alberto Milani, Alessandro Palma, Alessandro Penna, Andrea Gennari Daneri, Apam, Cege Ravaschietto, Claudia Colonia, Consorzio Valle Maira, Fabrizio Rossi, Gianluca Bergese, Giorgio Tomatis, Giovanni Massari, Global Wall, Keoma Chiavassa, Laura Giunta, Luca Passini, Marco Puleo, Marco Torielli, Omar Oprandi, Serafino Ripamonti, Severino Scassa, Simone Greci, Simone Pedeferri

Versante Sud Srl

Via Rosso di San Secondo, 1 – 20134 Milano tel. +39 02 7490163 versantesud@versantesud.it info@up–climbing.com

Abbonamenti e arretrati www.versantesud.it

Stampa

NEW PRESS Edizioni Srl - Via della Traversa 22, Lomazzo (CO)

Distribuzione per l’Italia

PRESS-DI-Distribuzione stampa e multimedia s.r.l. via Mondadori 1 – 20090 Segrate (MI) – Tel. 02 75421

© Versante Sud 2025

Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale del contenuto della pubblicazione senza autorizzazione dell’editore.

Registrazione al Tribunale di Milano n. 58 del 27/02/2019

QUESTIONE DI EQUILIBRIO

LECCO - CREMENO - MORBEGNO - BIANZONE - CASTIONE ANDEVENNO
DARFO BOARIO TERME - CASAZZA - CLUSONE - NEMBRO - CALALZO DI CADORE

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.