Ossola Rock Falesie

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OSSOLA ROCK

Falesie

ENRICO SERINO
dal Lago Maggiore al Monte Rosa, dal Sempione alle valli Devero, Formazza e Vigezzo

Prima edizione Gennaio 2025

ISBN 978 88 55471 33 6

Copyright © 2025 VERSANTE SUD – Milano, via Rosso di San Secondo, 1. Tel. +39 02 7490163 www.versantesud.it

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Copertina Michelle Voss, Turkey Crack, Cadarese (© Lieselotte Peeters)

Testi Enrico Serino

Disegni Eugenio Pinotti

Vignette Enrico Serino

Cartine Tommaso Bacciocchi. © Mapbox, © Open Street Map

Simbologia Tommaso Bacciocchi

Impaginazione Chiara Benedetto

Stampa Tipolitografia Pagani – Passirano (BS), Italia

Km ZERO

l’arrampicatasviluppano sul territorio

Cosa significa?

È una guida a KM ZERO!

Che è più sana e ha più sapore, perché fatta da arrampicatori locali.

Come i pomodori a Km 0?

Certo! E la genuinità non è un’opinione.

Gli autori locali fanno bene a chi scala: – hanno le notizie più fresche e più aggiornate; – non rifilano solo gli spot più commerciali; – reinvestono il ricavato in nuove falesie.

Gli autori locali fanno bene al territorio: – pubblicano col buonsenso di chi ama il proprio territorio; – sono attenti a promuovere tutte le località; – sono in rete con la realtà locale. E infine la cosa più importante: sulle loro rocce, c’è un pezzetto del loro cuore

Nota

L’arrampicata è uno sport potenzialmente pericoloso, chi la pratica lo fa a suo rischio e pericolo.

Tutte le notizie riportate in quest’opera sono state aggiornate in base alle informazioni disponibili al momento, ma vanno verificate e valutate sul posto e di volta in volta, da persone esperte prima di intraprendere qualsiasi scalata.

Guida fatta da autori che vivono e

Il 2% del ricavato di questa guida viene reinvestito in materiale per attrezzare vie e falesie

Km ZERO

Guida fatta da

che vivono e sviluppano l’arrampicata sul territorio

ENRICO SERINO

OSSOLA ROCK

Falesie

dal Lago Maggiore al Sempione, dal Monte Rosa

alle Valli Devero, Formazza e Vigezzo

autori

Prefazione

È giunto per me il momento di dire un mezzo addio al mio ruolo di co-redattore della guida Ossola Rock… e lo dico non senza un certo dispiacere.

Con gli amici che mi hanno accompagnato e guidato nelle ben quattro edizioni passate, Maurizio Pellizzon e Paolo Stoppini, abbiamo deciso di passare il testimone. Seppur con una buona base consolidata, curare una pubblicazione come questa richiede tempo e fresco entusiasmo. Il Pelli vuole dedicare alla cura delle sue falesie il tempo che gli rimane dal lavoro di artigiano, lo Stoppi alle ragazze della sua vita il tempo che gli avanza dall’andare in montagna. Il mio ruolo nelle scorse edizioni era legato soprattutto al mio essere alpinista e apritore di vie lunghe. Dopo aver girovagato per anni tra le grandi pareti delle Alpi, in Himalaya e nelle Ande, dalla fine degli anni ’90 al 2024 ho aperto o contribuito all’apertura molte multipitch. Oggi però si è arrivati tutti e tre alla conclusione che tutto quello che c’è in Ossola da scalare non ci sta in una guida sola. Da qui la scelta suggerita all’editore di redigere una guida specifica per le falesie lasciando a un’altra pubblicazione le vie multipitch. In effetti le già numerose e belle falesie dell’Ossola e dei vicini Verbano e Cusio sono cresciute ulteriormente di numero. Abbiamo voluto così affidare la nostra “creatura” a una persona che potesse far crescere anche la guida e migliorarla, rimediando alle nostre imprecisioni. La nuova guida è passata così nelle mani dell’amico Enrico Serino, ottimo scalatore e alpinista di gran livello oltre che scrittore entusiasta di montagna, il quale aveva collaborato anche nell’edizione precedente. Ne è uscito un gran lavoro che sono sicuro sarà il mezzo per fare conoscere ancora di più le nostre belle valli e falesie.

Con Enrico sto già collaborando per la stesura del volume sulle multipitch, la guida complementare che uscirà in seguito, così rimango ancora con un piede d’autore nel progetto Ossola Rock senza ritirarmi del tutto…

Non posso dimenticare il merito che va anche ai tanti chiodatori che con un lavoro spesso ciclopico ci permettono di praticare questo sport fantastico. A loro, come da tradizione, è stato dato il giusto spazio all’interno dei capitoli. In un’epoca in cui si paga anche l’aria che si respira, hanno messo la loro passione e spesso anche il proprio portafogli a disposizione di tutti. Rispettiamo le regole, non lasciamo in giro rifiuti e raccogliamo quelli dei maleducati, salvaguardiamo le soste usando un nostro moschettone a ghiera e se un ciuffo d’erba ci fa scivolare, un appiglio è instabile o un rovo invade il sentiero di accesso, facciamo la nostra parte.

Le falesie dell’Ossola sono un patrimonio di tutti noi.

Buone scalate!

Fabrizio Manoni
Fabrizio Manoni, Gancio al Cielo, Ossolandia Trad (© Enrico Serino)

Sommario

26. Grotta di Girunu e Parete di Pecetto

27. Sponde di Bach

28. Palestra del Rifugio Zamboni-Zappa

30. Pallanzeno

31. Castello al Passet – Gaiasch

32. Pilastro Gulliver

33. Masera – Onzo

34. Roledo

35.

Introduzione dell’autore

Seppur spartana, mi è sembrata quasi una cerimonia di investitura quel colloquio avuto con gli amici Maurizio Pellizzon, Fabrizio Manoni e Paolo Stoppini che mi onoravano della loro fiducia affidandomi la guida Ossola Rock dopo quattro edizioni di successo.

Sapevo che si trattava di una grande responsabilità, ma ho accettato più che volentieri la proposta perché la passione per le scalate e per quei libri che fanno sognare arde in me immutata ormai da una quarantina d’anni. Un’occasione così non capita poi così tante volte nella vita e così mi sono sentito davvero fortunato.

Che poi si trattasse di una patata bollente lo sospettavo già da subito… ma sto scherzando, perché anche una patata bollente, se gestita in un certo modo, facendola magari saltellare fra le mani, può raggiungere la giusta temperatura rimanendo intatta e poi risultare buona… Così ho cercato di aggiungere solo il sale necessario, le spezie per darle un taglio personale e di gestire tutti gli elementi per la realizzazione del progetto al meglio delle mie possibilità.

Non sto a elencare le complicazioni di vario genere incontrate lungo il mio cammino, ma le difficoltà sono quelle cose che rendono intense e memorabili le esperienze e ben lo sappiamo tutti noi che le difficoltà le cerchiamo di continuo aggrappandoci ovunque si possa trovare un pretesto per staccare i piedi da terra.

La differenza principale rispetto alle guide precedenti è comunque il focus sulle falesie e su quelle vie fino a tre/quattro tiri di corda che hanno però carattere di falesia e che non richiedono quindi una giornata intera dedicata. Il lettore ha fra le mani in questo modo un libro più mirato e non quel tomo di duemila pagine che nel frattempo sarebbe stato quasi inevitabile. Il numero delle falesie attrezzate e delle aperture in generale è infatti aumentato a dismisura ultimamente: si parla di oltre venti nuove palestre di arrampicata, come mi piace ancora chiamarle, e questa effervescenza di novità è in grado di dare del filo da torcere a chiunque voglia fare un qualsiasi punto della situazione. Ma testimonia anche il febbrile entusiasmo da parte di una popolazione arrampicante anch’essa in incremento.

Sarebbe bello se questa guida potesse essere una degna compagna d’avventure e fornire informazioni utili a tutti gli appassionati locali e forestieri che amano scalare ed esplorare, spingendosi anche talvolta oltre se stessi. Rivolgo un saluto a tutti i lettori e un sincero ringraziamento agli amici autori precedenti nella speranza che questo lavoro dimostri la riconoscenza e la stima che nutro per loro.

Evviva l’arrampicata che ci fa mettere sempre in ballo con spirito giovanile, che ci sa dunque mantenere giovani e ci insegna l’ardimento, ma anche la prudenza, la dedizione e il rispetto.

Enrico Serino, Croveo (© Alice Milani)

Ringraziamenti

Per aiuti di vario genere, piccoli e grandi, ma tutti importanti nella realizzazione di questa guida, ringrazio:

in ordine alfabetico Fabrizio Agosti, Alberto Allevi, Gabriella Astori, Andrea e Letizia Avanzini, Erica Bagarotti, Jacob Balzani Lööv, Massimo Barozza, Alberto Bassini, Alessandro Baù, Chiara Benedetto, Nicola Bevilacqua, Massimo Bodi, Anna Bonelli, Alberto Borgini, Giuseppe Burlone, Luigi Buson, Roberto Capucciati, Raimondo Carpo, Marta Cavallari, Caroline Ciavaldini, Angelo Colombi, Marta Corrà, Lisanna Cuccini, Marco De Ambrosis, Massimiliano Delzoppo, Nicola Fazzolari, Ricky Felderer, Klaus Fengler, Pierantonio Ferrari, Tazio Ferrari, Stefano Frabetti, Giorgio Francese, Fabrizio Fratagnoli, Garcia Frigo, Alberto Giovanola, Alessandro Gogna, Alba Grassi, Andrea Greiner, Fabio Iacchini, Roberto Iulini, Veronika Kuhejdová, Osvaldo Lani, Jacopo Larcher, Corentin Le Masne de Chermont, Rino Leonardi, Alex e Chris Lepori, Markus Lipp, Mauro Mattiuz, Thomas März, Luca Moroni, Alessandro Manini, Raffaele Marini, Carlo Alberto Montorsi, Nicola Morabito, Giacomo Neri, Donato Nolè, Viola Novaria, Margherita Novarini, Davide Paganoni, Giovanni Pagnoncelli, Matteo Pasic, Antonio Pasquale, James Pearson, Lieselotte Peeters, Fabrizio Pelfini, Marco Pelfini, Alberto Piana, Luca Pieropan, Eugenio Pinotti, Daniele Piva, Stefano Poletti, Pietro Porro, Julian Resch, Alessandro e Samuele Rigato, Nicola Rossi, Matteo Ruffin, Paolo Sartori, Patrik Schranz, Roberto Serino, Alessandro Silvestri, Luca Sinigiani, Alessandro Sollami, Felice Spampanato, Morena Spagnoli, Andrea Sommaruga, Margot Stender, Silvia Tamborini, Sebastian Thiele, Lucas Tubiana, Mario Ugazio, Francesco Vaudo, Attilio Venturato, Giorgio Visconti, Ramona Volken, Michelle Voss, Johannes Wirth, Federico Zanetta, Enrico Zanoletti, Lucia e Maria Zenklusen.

Un ringraziamento particolare va a:

Fabrizio Manoni, Maurizio Pellizzon, Paolo Stoppini, Alice Milani e Stefano Primo. Enrico Serino

Fabrizio Manoni, Spider, Mont’Orfano Cadorna (© Enrico Serino)

Introduzione tecnica

NOTE GEOGRAFICHE

L’Ossola è la punta settentrionale del Piemonte che si incunea in Svizzera fra il Canton Vallese a ovest e il Ticino a est. La linea di confine si trova sulla dorsale delle Alpi Pennine e Lepontine che culminano rispettivamente con il Monte Rosa (4634 metri) e il Monte Leone (3552 metri). La valle è percorsa dal fiume Toce che nasce in alta Valle Formazza e sfocia nel Lago Maggiore dopo circa 80 chilometri e rappresenta l’asse principale di sette vallate laterali: Anzasca, Antrona, Bognanco, Vigezzo, Isorno, Divedro e Antigorio-Formazza.

La trattazione di questa guida comprende anche alcune zone limitrofe del Cusio e dell’Alto Verbano. L’insieme di questo variegato territorio fa parte della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola e va dall’altitudine di 200 metri dei laghi Maggiore e Orta agli oltre 4000 metri del Monte Rosa. La valle e il capoluogo ossolano Domodossola sono facilmente raggiungibili con l’autostrada Voltri-Gravellona Toce (A26), nella quale si innesta anche la Milano-Laghi, e poi con la superstrada Gravellona-Domodossola (SS33) che prosegue come strada normale verso il Sempione. Il tratto autostradale attraversa le boscose zone dell’Alto Vergante fra i piedi del Mottarone e le rive del Lago Maggiore, poi scende con numerose gallerie verso la piana del Toce e aggira il cucuzzolo del Mont’Orfano, ferito dalle sue cave di granito, all’ingresso della Val d’Ossola. Uscendo dall’autostrada si possono raggiungere facilmente le sponde del Lago d’Orta e del Lago Maggiore. Verbania è uno dei capoluoghi di provincia più belli d’Italia e Mergozzo, sulle sponde dell’omonimo lago, un’altra piccola perla lacustre, politicamente già rientrante nella comunità montana Valle Ossola: con Gravellona ne rappresenta in effetti la porta di accesso. All’entrata della Valle del Toce si notano subito svettare sulla destra i Corni di Nibbio. La cresta di queste montagne alte circa 2000 metri traccia il confine con il Parco Nazionale della Valgrande, una delle aree selvagge più grandi d’Italia e paradiso per trekking avventurosi. Il primo paese in territorio interamente ossolano è Ornavasso con le sue ancor vive testimonianze delle civiltà che in questa zona si sono succedute. Nel primi del Novecento vi è stata scoperta un’importante necropoli celtica, segno della presenza di tali popolazioni in epoca preromana. I reperti sono conservati al Museo di Verbania. Intorno al 1200 il paese fu poi colonizzato dai Walser provenienti dal Vallese e fino al 1800 la lingua comunemente parlata era il “titch”, la lingua walser derivata dal tedesco. Oggi di tale lingua sopravvivono alcuni toponimi di località e qualche parola.

Risalendo la valle del Toce si arriva a Piedimulera, all’imbocco della Valle Anzasca, la prima delle valli laterali. Dopo i primi chilometri lungo forre incassate, l’imponente mole della parete est del Monte Rosa diviene una presenza costante sullo sfondo, anche se le nuvole la nascondono. La strada finisce a Macugnaga, definita la perla del Monte Rosa. Insediamento di origine walser anch’esso, con la lingua tipica talvolta ancora parlata fra gli anziani, è sicuramente una tappa d’obbligo da visitare, di certo uno dei paesi di montagna più belli dell’intero arco alpino occidentale.

Più avanti lungo il fondovalle sorge Villadossola, all’imbocco della Valle Antrona. La Valle Antrona non è una valle di falesie. La testata della valle, costituita dalla cresta che va dall’Antigine all’Andolla (3656 m) presenta però varie mete alpinistiche ambite, fra cui vie d’alta quota in ambiente estremamente selvaggio, per esempio la parete est del Mittelrück. Subito dopo Villadossola si trova Domodossola, capoluogo ossolano. Da qui si raggiungono la Val Bognanco con la sua stazione termale e gli impianti di risalita di Domobianca. La piana del Toce termina poco oltre Domodossola, a Crevoladossola, dove iniziano le valli Divedro e Antigorio. Percorrendo la Val Divedro si passa da Varzo, base d’accesso anche per la laterale Val Cairasca e per l’Alpe Veglia, e si raggiunge il confine elvetico presso il paesino di Gondo, duramente colpito du-

I dirupi del Cistella (© Enrico Serino)

rante l’alluvione del 2000. È questo l’ingresso delle verticali e incassate Gole di Gondo e della Valle del Sempione che più avanti si apre a pascoli e panorami idilliaci. Comincia a essere qui di casa la cultura vallesana di lingua tedesca.

La valle Antigorio risale invece il corso del fiume Toce passando da Crodo, stazione termale e patria del Crodino, e da Baceno. Da questa località si biforca la strada per l’Alpe Devero, il cui territorio rientra insieme a quello dell’Alpe Veglia nel Parco Veglia-Devero. Questo angolo di Alpi, ricco di laghi artificiali e naturali, presenta uno scenario di eccezionale bellezza e merita una visita anche da parte di chi non è appassionato di scalate.

Proseguendo oltre Baceno verso nord si passa invece da Premia, che offre scorci interessanti anche dal punto di vista geologico: si trovano qui infatti gli Orridi di Uriezzo, dove i visitatori possono riconoscere il cosiddetto Elemento 0, il nucleo roccioso più antico e profondo dell’intero edificio alpino. Dopo Rivasco, ultima frazione di Premia, la valle è sempre la stessa ma cambia nome: si entra qui nel mondo walser della Val Formazza. L’alta valle è un posto ideale per il trekking e lo scialpinismo. La laterale Val Vannino, facilmente raggiungibile da Valdo con una seggiovia, presenta una serie concentrata di pareti e falesie. Tutta la zona è ottimamente servita da una rete di rifugi alpini. Meta turistica molto nota è la cascata del Toce che ha però nei giorni feriali una portata d’acqua limitata perché utilizzata a scopi idroelettrici.

La Valle Isorno è una valle minore che si apre nei pressi di Masera-Montecrestese, nelle vicinanze di Domodossola, ed è l’unica valle non completamente servita da strade.

La Valle Vigezzo si imbocca invece presso Masera più a valle. Incassata e poco interessante nei primi chilometri, si apre poi in una piana verde, immersa fra boschi di faggi a sud e abetaie a nord. Il centro principale è Santa Maria Maggiore. La cosiddetta “valle dei pittori” delimita a nord il territorio del Parco Nazionale della Valgrande ed è una valle aperta. Da Malesco è possibile raggiungere il Lago Maggiore a Cannobio attraverso la tortuosa strada della Valle Cannobina. Meta di visite e pellegrinaggi è il Santuario di Re, costruito sul luogo del miracolo della Madonna del Sangue, avvenuto nel 1494. Dopo Re, la valle inizia a scendere anche in questo caso verso il Lago Maggiore, ma questa volta in territorio elvetico a Locarno. La Valle Vigezzo è percorsa anche dalla famosa Vigezzina, la ferrovia che unisce Domodossola e Locarno.

Alex Luger, Full Metal Jacket, Yosesigo (© Paolo Sartori)

METEO

Le zone di arrampicata in Ossola sono disseminate su un comprensorio che abbraccia territori e climi molto diversi. Il Lago Maggiore riserva un clima generalmente mite e temperato e si presta per arrampicate nei mesi freddi. Nelle località più alte come Macugnaga, Devero e Formazza vige un clima tipicamente alpino. Il Sempione è spesso ventoso. In ogni stagione c’è comunque sempre la possibilità di trovare il posto ideale, scegliendo bene quota ed esposizione, e anche se piove si possono giocare diversi jolly.

Meteo Svizzera +41848800162

Soccorso alpino 118

Soccorso AirZermatt per il versante svizzero +41 27 966 86 86

Pronto intervento svizzero 144

Siti internet meteo: http://www.rtsi.ch/meteo/ http://www.meteosvizzera.ch www.regione.piemonte.it/meteo/previs/

Siti internet di alpinismo e arrampicata: www.ossolaclimbing.org (aggiornamenti sulle falesie e sulle vie dell’Ossola).

(© Enrico Serino)

ROCCE, CHIODATURE E DIFFICOLTÀ

A parte il Mottarone, il Montorfano e qualche altro affioramento intorno a Gravellona, dove il protagonista è il vero e proprio granito, il resto dell’Ossola presenta vari tipi di gneiss e rocce dal diverso grado metamorfico. Si va dalle placche ricche di cristalli di quarzo della Val Formazza ai liscioni compatti della Val Divedro e delle Gole di Gondo, dove la progressione avviene su fessure e reglettes. Nella falesia di Simplon Dorf la roccia offre piacevoli buchi, particolarmente graditi perché consentono un’arrampicata più naturale, simile a quella calcarea e scimmiesca, contrapposta alla scalata obbligata e morfologica che impongono le geometrie tipiche del granito. A Roledo si trovano buchi anche più singolari, all’Alpe Devero, c’è un particolare serpentino ruvidissimo e ricco di appigli, ma questi sono solo esempi. Ciò che fa dell’Ossola un posto davvero speciale è l’estrema variabilità degli stili di scalata. Si passa dalle fessure quasi yosemitiche di Cadarese e Yosesigo a quelle di Ossolandia, dotate di curiosi e utili appigli esterni. Si passa ancora dalle placche d’aderenza della Valletta agli strapiombi a tacche o tasche di Croveo, a certi calcescisti o all’antichissimo Elemento Zero come nelle valli Cairasca e Antigorio. L’Ossola offre una scelta variegata anche per quanto rigurda le difficoltà: si va infatti dalle falesie adatte ai principianti ai numerosi tiri estremi. La maggior parte delle pareti presentate sono chiodate in ottica sportiva, ma ci sono anche vari settori per l’arrampicata in stile trad, con solo le soste in cima.

La difficoltà tecnica

Per tutte le vie, attrezzate o meno, si è adottata la scala francese con i vari gradi contrassegnati da a, b e c. Unica eccezione risulta Yosesigo, dove si adotta la scala americana su espresso desiderio dei valorizzatori. Il mezzo grado + viene adottato solo a partire dal grado 6: quando applicato a gradi inferiori (5b+, 5c+) risulta secondo me discutibile, spesso indistinguibile e in ogni caso inutile o poco didattico per eventuali fini di miglioramento dei principianti. Tali gradazioni vengono allora arrotondate per difetto, senza voler mancare di rispetto a chi abbia gradato, né togliere stimoli o informazioni agli arrampicatori.

Vie trad

Nel caso delle vie trad sprotette viene adottata anche la scala “R” per indicare la difficoltà nel piazzare le protezioni, fattore che spesso risulta inversamente proporzionlae ai rischi che si affrontano. Viene indicata la specifica “RS” nei tiri misti oppure nei casi delle vie percorribili in stile greenpoint, per esempio quelle fessure chiodate a spit, ma percorribili proteggendosi e ignorandoli.

VIE MULTIPITCH

In questa edizione non compaiono vie multipitch eccetto alcuni casi di itinerari fino a 3 o 4 tiri di corda con carattere però da falesia. Si tratta di itinerari adiacenti o nelle vicinanze di falesie, non lontani dal fondovalle. Non necessitano di tempi particolarmente lunghi e si possono abbinare con dell’altra arrampicata su monotiri.

Note storiche

La storia dell’arrampicata ossolana in falesia nei primi anni del “free climbing” è ancora legata a quell’alpinismo classico esplorativo che qui ha radici profonde e consolidate.

Alcune piccole pareti di fondovalle vengono prese di mira già nella seconda metà degli anni Settanta dagli alpinisti locali che vogliono affinare tecniche e capacità per obiettivi più grandi, ma sono anche attratti dalle linee a portata di mano. Vie simbolo di questo periodo sono la Fessura Centrale del Gulliver, salita per la prima volta da Graziano Masciaga e Claudio Manoni nel 1977, la Fessura del Secondo Tornante al Picco del Monumento, oggi chiamato Cippo, salita da Alberto Paleari e Luigi Montani nel 1978 e la Fessura Paleari a Balmalonesca firmata dallo stesso Paleari con Mauro Rossi e Gianni Lanza l’anno successivo. Non è un caso che queste salite si svolgano lungo fessure, le linee naturali più ovvie e proteggibili prima dell’avvento degli spit. E non è un caso che da queste salite germogli l’esplorazione delle più alte pareti di Gondo e delle falesie dell’Ossola intera con le sue ondate evolutive sia dal punto di vista tecnico che da quello della mentalità. Pedule, nut e friend stanno cominciando a far parte della normale attrezzatura e permettono salite un tempo impensabili, ma non ancora di spingersi verso futuri limiti atletici. Le prime salite delle pareti della Sentinella nel 1978 e della Pala di Gondo nel 1979 da parte della cordata PaleariRossi rimangono pietre miliari per intuito e ardimento nostrano, sulla scia di esempi come quelli americani e di quella voglia d’avventura esplorativa che dalle grandi montagne si sposta anche sulle pareti minori. In entrambe queste salite i passaggi critici vengono risolti con alcuni spit o chiodi a pressione, piantati a mano, che figurano fra i primi della regione e non rappresentano un passo falso dal punto di vista etico, quanto una luce che sarà necessario seguire negli anni seguenti.

Così, alla moltitudine di nuovi itinerari lunghi aperti in zona, da metà anni Ottanta in poi cominciano a fiorire anche le falesie “spittate”. Balmalonesca diviene la prima grande palestra di roccia, comodo laboratorio per scomode fessure come Moby Dick, salita da Masciaga con cunei di legno già all’inizio del decennio. Le scalate brevi e intense divengono fini a se stesse e personaggi come Roberto Pe e Rinaldo dell’Ava inaugurano quasi tutte le linee possibili su questa parete. Si cominciano a usare gli spit in modo via via più sistematico per salire anche le placche compatte e, complici la natura impietosa di certi muri e uno sfrenato entusiasmo, si scava talvolta qualche tacca. L’importante è salire, allenarsi… o allenarsi per salire.

Prende piede così la cosiddetta arrampicata sportiva con certi “punti rossi” tedeschi e i gradi francesi adottati già altrove in Italia e nelle prime competizioni. A emulare le gesta delle varie “rock-star” d’oltralpe, dall’inizio degli anni Novanta in poi Alessandro Manini alza l’asticella del possibile proprio a Balma: in particolare Energia rimarrà irripetuta per 25 anni e A Denti Stretti per poco meno, risultando per un periodo la fessura più dura d’Europa e probabilmente anche del mondo. Nel frattempo, nella prima metà degli anni Novanta, si sono ormai sviluppati anche altri siti, per esempio Gravellona, Cuzzago, Pallanzeno, Villette, Rivasco, Premia e una Croveo embrionale. Nutrita la schiera dei valorizzatori in questo periodo, fra cui Mauro Rossi, Fabrizio Manoni, Alberto Giovanola, Osvaldo Lani, Giovanni Torrielli, Marcello Azzari, Fabrizio Agosti, Rino Leonardi, Attilio Venturato e Luca Sinigiani.

Alessandro Manini, Energia, Balmalonesca, 1993 (© Arch. Alessandro Manini)

In Val Vannino, una bella valletta sospesa laterale della Formazza, i milanesi Eugenio Pesci, Bruno Quaresima, Roberto Capucciati e Daniele Piazza chiodano una vasta area di arrampicata granitica d’altura, mentre altri gruppetti locali o talvolta forestieri dedicano le loro attenzioni ad altre aree ossolane calpestabili in verticale. È impossibile citare tutte le falesie e tutti i valorizzatori in questa introduzione: sarà fatto il possibile nelle singole schede della guida. In linea di massima, comunque, si può dire che dalla metà degli anni Novanta in poi avviene anche un vero e proprio boom di nuovi itinerari lunghi aperti dal basso col trapano nelle Gole di Gondo e in tutta la regione. I più prolifici protagonisti di questa fase sono Maurizio Pellizzon e Fabrizio Fratagnoli che col volgere del nuovo millennio si dedicheranno anche all’espansione di Croveo e via via a future falesie classiche come il Cippo, Esigo e Osso. In quest’ultima Alessandro Manini riuscirà nel 2012 a liberare Lapoterapia, il primo 8c ossolano. Nel frattempo comincia anche la febbrile attività di Paolo Stoppini che sviluppa vari siti fra cui quelli a Codelago e altre falesie in Val Vannino e a San Domenico.

Cadarese merita una menzione a parte perché, dopo la scoperta e la chiodatura delle prime linee fessurate da parte di Luca Sinigiani e Fabrizio Fratagnoli, diviene l’epicentro di una piccola rivoluzione di mentalità. Con varie scosse d’assestamento vi prende piede infatti quel trad di stampo ossolano che si porta in pari con le tendenze del resto del mondo. Ciò è dovuto anche allo sviluppo dei materiali di sicurezza che solo pochi anni addietro non permettevano ancora alla maggior parte degli arrampicatori di spingersi al limite… fidandosi abbastanza.

Un bella sferzata di motivazione viene data dalla visita del campione Yuji Hirayama nel 2011 che a Balma sale Profondo Rosso trad al secondo tentativo e con pochi friend. Le visite di arrampicatori stranieri, talvolta di fama, cominciano a moltiplicarsi e l’Ossola diviene una realtà internazionale. Ancora di più quando il panorama trad si amplia con la scoperta di Yosesigo da parte dei milanesi Stefano Frabetti, Andrea Sommaruga, Guglielmo Ruiu e Ricky Felderer che inaugurano un sito senza compromessi, stuzzicando i fessuristi più esigenti a venire in visita anche da lontano.

Sulle rocce ossolane passano poi personalità come Stefan Glowacz, Stefan Siegrist, Ines Papert, Ueli Steck, Tom Randall. Nel 2013 James Pearson compie finalmente la prima ripetizione di A Denti Stretti a Balma e lo fa in stile trad. Nel 2015 Jacopo Larcher scala, anch’egli trad, Lapoterapia a Osso, due anni dopo nello stesso stile si concede Gondo Crack al Cippo, appena liberata a spit da Barbara Zangerl e in attesa di un passaggio da quasi vent’anni. Anche il giovane talento locale Nicolò Balducci riesce a salire quelle linee e le altre dure dell’Ossola, nonché a partecipare a varie competizioni con la maglia della nazionale. Ma il colpo di scena più eclatante è quello della linea sprotetta di nome Tribe a Cadarese, nelle mire di Jacopo Larcher per sei anni, che cede agli ultimi tre anni di assedio nel 2019, lasciando in Ossola il timbro di un numero non espresso dall’apritore, ma che profuma di qualcosa di molto tondo. La via verrà ripetuta anche da James Pearson l’anno successivo.

Ma torniamo sulla Terra e facciamo un passo indietro: nel frattempo Maurizio Pellizzon ci ha dato dentro con Ponte Romano e per opera di Matteo Ruffin, Franco Dattilo, Alberto Giovanola, Stefano Dorizza e altri sono nate le nuove Cervinibbio e Anzola, affiancandosi alle vecchie palestre di bassa valle.

Nell’ultimo decennio il potenziale ossolano sembra non essersi ancora esaurito, anzi avviene una tale fioritura di falesie da lasciare di stucco anche i maggiori conoscitori. A Colloro sorge un nuovo centro dell’altissima difficoltà curato da Alberto Gnerro, poi nascono Onzo e Arco Romano per opera di Vincenzo Pandolfelli e dell’inarrestabile Pelli, che inaugura anche la Cascata e dà l’input a Ossolandia, vasta estensione trad di Osso sviluppata poi principalmente da Enrico Serino,

Maurizio Pellizzon all’opera (© Enrico Serino)

il quale con Alessandro Manini e Luca Sinigiani collaborerà all’ampliamento e alla rinascita del vecchio sito Fognone, presso Croveo. Intanto Tazio Ferrari risveglia dal torpore Rivasco con Giovanni Pagnoncelli, chioda una nuova falesia a Pontemaglio con Paolo Pettinaroli, ne inaugura pure un’altra non lontana e con Giuseppe Burlone chioda la Balma delle Scimmie, un sito sui generis all’avanguardia.

Cospicuo contributo alla causa è apportato da Alberto Bassini con Garcia Frigo e compagni che sviluppano il Passet in bassa valle, qualche settore nuovo a Ponte Romano e la Banlieue, anch’essa presso Croveo, con una nutrita lista di tiri estremi. Lo stesso gruppo è all’opera anche a Cristo e alla Barriera di Premia, il cui potenziale non potrà essere esaurito entro l’uscita di questa guida, né pubblicato, ma che promette un buon numero di tiri... come i diversi siti in giro per l’Ossola rimasti ancora segreti.

Per la ricerca storica e la documentazione sono state utili le seguenti pubblicazioni:

Arrampicate nelle Gole di Gondo di Danilo Bossone e Graziano Masciaga,1992

Di Ossola Arrampicata di Autori Vari, 1996

Alpinismo in Valdossola di Fabrizio Manoni e Paolo Crosa-Lenz, Grossi-Domodossola 2002

Attraverso il Sempione di Enrico Serino, MonteRosa Edizioni 2013

Extrem Sud di Sandro Von Känel, Filidor 2014

UP Climbing di Autori Vari, Versante Sud 2019

Ossola Rock di Fabrizio Manoni, Maurizio Pellizzon, Paolo Stoppini, Enrico Serino, Versante Sud Edizioni 2019

Ossola Crack di Enrico Serino, Maurizio Oviglia Edizioni 2022.

Aiuta la Natura dando un esempio a chi non la rispetta

Leon Schaake, Full Metal Jacket, Yosesigo (© Thomas März)

NOI, GLI ANIMALI E LE PARETI

Le falesie su cui pratichiamo lo sport che tanto amiamo non sono un luogo geologico verticale bellissimo, ma senza vita. Ci abita un gran numero di esseri viventi.

Ci sono insetti innocui come formiche o coccinelle, ma anche quelli che qualche problema possono darlo. Per esempio gli insetti dell’ordine degli imenotteri a cui appartengono vespe e calabroni fanno spesso il nido sulle pareti rocciose. La loro presen-

za è facilmente rilevabile poiché attorno alla loro “casa” si vedono svolazzare i guardiani all’erta per individuare eventuali pericoli. Noi arrampicatori –è inutile dirlo – siamo visti come una minaccia e quindi rimaniamo oggetto di possibili attacchi. Ricordo una mia ritirata su una via che intersecava un nido di calabroni. Quella era però una fra le vie più gettonate della falesia e più tardi, mentre scalavo una linea adiacente, nonostante il mio

Gipeto e stambecco (© Raffaele Marini)

avvertimento, uno scalatore tedesco con una bella testa calva decise di salirla comunque. Giunto all’altezza del nido, i calabroni si arrabbiarono e a nulla valse il tentativo di sottrarsi ai pungiglioni, facendosi calare rapidamente. Dalla mia posizione sopraelevata vidi, fra il divertito e il preoccupato, la scena di almeno quattro o cinque calabroni che dopo essersi aggrappati alla sua testa liscia piantarono il loro doloroso pungiglione nel cranio dell’urlante teutonico. Poi mollarono la presa e fu una fortuna che ad attaccare furono solo pochi esemplari, altrimenti per l’arrampicatore si sarebbe messa male. Negli ultimi anni sono poi arrivate nuove specie di vespe orientali come la “vespertina” che sono particolarmente aggressive. I ragni sono invece più tranquilli e non danno se-

gni evidenti della loro presenza se non con le loro ragnatele. Ma queste ultime, per i ragni che frequentano le pareti, sono spesso piccole e limitate al buco dove vivono. I morsi dei ragni nostrani però non costituiscono in genere un problema per l’essere umano. Anche se non inferti ad arrampicatori, negli ultimi anni qui al nord sono stati segnalati casi di morso di ragno violino, aracnide che proprio innocuo non è.

Un altro insetto, in questo caso si tratta di una specie appartenente all’ordine dei lepidotteri, cioè a quello delle farfalle, è l’Erebia Christi, endemica delle Alpi Lepontine e molto rara. Si riproduce in estate sulle rocce di Agaro e non escludo che in futuro vengano predisposte regole per evitare di interagire negativamente con questa farfalla.

Le regole base del Climber in Falesia

Seguire i percorsi segnalati, senza attraversare terreni privati. I proprietari potrebbero arrabbiarsi e interdire l’accesso alle falesie.

Non accendere fuochi alla base delle falesie, le fiamme potrebbero propagarsi provocando incendi.

Non abbandonare rifiuti, né alla base delle zone di arrampicata, né lungo i sentieri. Rispettiamo la natura per noi e per le future generazioni.

Non lasciare mozziconi di sigaretta a terra. Un mozzicone di sigaretta senza filtro impiega dai 6 ai 12 mesi per degradarsi, poiché fatto di sola cellulosa. Storia ben diversa se parliamo di un mozzicone con filtro, che invece impiega ahimè dai 5 ai 12 anni.

Evitare schiamazzi, sia per il rispetto di chi è intento a scalare ma soprattutto per il rispetto della fauna.

Rispettare anche la flora, non tagliare o spezzare rami e piante inutilmente. Rispettare gli animali selvatici, avendo consapevolezza che l’ambiente non ci appartiene. Rispettare torrenti e fiumi! Non gettare nulla all’interno. Non raccogliere “souvenir”. Se una cosa è lì ci sarà pur un motivo!

Espletare i propri bisogni in maniera civile e controllata, sicuramente non sui sentieri o sotto le falesie. Non utilizzare salviette umidificate, o se si usano raccoglierle e portarle via. La carta igienica è da preferire. Una salvietta umidificata, anche bio, impiega almeno 3 anni a biodegradarsi!

Parcheggiamo l’auto con cura lasciando spazio anche a chi verrà dopo di noi. I parcheggi non sempre sono ampi in tutte le falesie. Non siamo individualisti! Coltiviamo lo spirito di squadra imparando a rispettare e ad amare la Natura!

SIMBOLOGIA

tranquillità bellezza

chiodatura

ÙÙÙÙ ÙÙÙÙ ÙÙÙÙ

splendida bella

ottima

ÙÙÙÙ ÙÙÙÙ ÙÙÙÙ

ÙÙÙÙ

meritevole

non esaltante

Questa indicazione tiene conto di diversi fattori tra cui, oltre alla bellezza della roccia e dei tiri, l’ambiente circostante, la tranquillità del posto e tutto ciò che può rendere una falesia splendida, bella, meritevole o non esaltante. Questa valutazione è personale e soggettiva.

comodità

confortevole

ÙÙÙÙ

non sempre comoda

ÙÙÙÙ

scomoda

ÙÙÙÙ

assicurarsi

Indicazione generale che valuta la comodità media del terreno dove si fa sicura. Non è da escludere che in alcune falesie dove per la maggior parte dei tiri la base è comoda, per altri potrebbe essere necessario assicurarsi o stare in equilibrio su un piccolo terrazzino.

buona

occhio!

aiuto!

L’indicazione tiene conto della distanza tra le protezioni e il loro posizionamento in relazione alla via.

alta media bassa

ressa

Questa indicazione si riferisce all’affollamento medio di una falesia durante il periodo consigliato e con condizioni climatiche ideali.

parcheggio

ottimo

buono

discreto

difficile

Questa indicazione è utile per pianificare gli spostamenti soprattutto nel caso di più persone con più macchine: nel caso di parcheggio discreto o difficile è consigliato utilizzare il minor numero di veicoli possibile o i mezzi pubblici.

caduta sassi

IN TUTTE LE FALESIE È SEMPRE PRESENTE L A POSSIBILITÀ DI CADUTA SASSI. L’UTILIZZO DEL CASCO È SEMPRE RACCOMANDATO SIA PER CHI SCALA SIA PER CHI FA SICURA!

Nelle falesie dove questo rischio è maggiore e concreto, l’indicazione SÌ consiglia vivamente l’utilizzo del casco.

di roccia avvicinamento

Questa informazione risulta essere molto utile per decidere in quale falesia scalare in base ai propri gusti personali. Per le tante falesie di gneis, l’indicazione può risultare talvolta fuorviante in quanto questo tipo di roccia può essere anche molto diverso e il genere di arrampicata può cambiare parecchio da falesia a falesia. Questo non succede per le falesie di dolomia, calcare, granito o porfido dove la roccia e il tipo di arrampicata sono sempre molto simili.

L’indicazione dei tempi di avvicinamento a piedi dal parcheggio alla base della falesia o del primo settore che si raggiunge, è calcolata su una velocità media di cammino considerato anche il peso dell’attrezzatura (corde, zaini, rinvii, scarpette, acqua, vestiti e quant’altro). Il tempo di percorrenza può variare in base a condizioni climatiche e del terreno. Ad esempio in tardo autunno, alcuni sentieri possono essere totalmente ricoperti dalle foglie per cui, oltre a perdere più facilmente la traccia, la camminata è più lenta. Idem nel caso di accessi ripidi durante le calde giornate estive sotto il sole. L’indicazione rimane soggettiva e variabile in base anche ad altri fattori che possono influire sui tempi di percorrenza.

per famiglie

Questa indicazione non è da confondere con la presenza o meno di tiri nei gradi più facili ma semplicemente per capire se è possibile recarsi alla base di questa falesia con bambini piccoli o che necessitano di un controllo costante da parte degli adulti. Molte falesie spesso non sono adatte a famiglie con bambini piccoli per la possibile presenza di cenge esposte, per l’avvicinamento impegnativo o pericoloso, per la possibilità di caduta sassi, per la presenza di una strada trafficata o altri pericoli oggettivi.

PORTARE DEI BAMBINI IN AMBIENTE NATURALE PUÒ ESSERE COMUNQUE RISCHIOSO. QUESTA SEGNALAZIONE DELL’AUTORE HA LA SOLA FUNZIONE DI AIUTARE GLI ADULTI A TROVARE LUOGHI CON MINORI RISCHI OGGETTIVI. RESTA COMUNQUE COMPITO DEL GENITORE LA VALUTAZIONE FINALE DEL LUOGO E L’ASSISTENZA COSTANTE AI MINORI.

Difficoltà a trovare il parcheggio? Con una semplice scansione di questo codice attraverso una delle tante applicazioni disponibili, è possibile attivare il navigatore del vostro smartphone che vi porterà direttamente al parcheggio. Le coordinate si rifersicono alle mappe di Google.

principianti

Con questa indicazione si individuano le falesie dove la maggior parte dei tiri presenti sono ideali anche per i principianti o per chi arrampica per “la prima volta”. La chiodatura di queste falesie è solitamente molto sicura e ravvicinata anche se non mancano alcune eccezioni.

QRcode parcheggio
tipo

CUSIO

Mentre il Lago Maggiore dà il meglio di sé nelle ventose giornate primaverili che ne rendono ancora più blu le acque, il Lago d’Orta è il lago romantico e sembra acquistare valore poetico in quelle uggiose giornate autunnali in cui la nebbia lo lambisce lungo una linea vaga, assai evanescente. Il Mottarone divide questi due laghi fratelli, così diversi fra loro, e con essi forma il comitato di benvenuto nella Val d’Ossola. Sui dolci pendii di questa montagna a forma di polenta appena rovesciata sul tagliere i turisti esperti di picnic a bordo strada risalgono in macchina nei finesettimana di bel tempo. Non sanno che dalla parte opposta, in quel momento, c’è di sicuro qualcun altro intento a fare anche lui quello che gli piace, ma attaccato a rocce di ogni forma e dimensione. Come gemme incastonate nel terreno esse ben rappresentano, insieme ai placidi lidi del Cusio, quei contrasti che accompagneranno curiosi e arrampicatori alla scoperta di tutta l’Ossola.

01. Mottarone 36

02. Omegna – Sasso Gambello 58

03. Val Strona – Rosarolo 60

04. Gravellona 62

Letizia Avanzini, Amici Miei, Omegna – Sasso Gambello (© Enrico Serino)

MOTTARONE

1300m

altitudine

SUD e OVEST

esposizione

ÙÙÙÙ

bellezza

ÙÙÙÙ

chiodatura

ÙÙÙÙ

tranquillità

ÙÙÙÙ

comodità

ÙÙÙÙ

parcheggio

caduta sassi

granito rosa

10/30’

avvicinamento

principianti

si scala con la pioggia

per famiglie

Il Mottarone è il luogo di transizione fra le colline novaresi e le vette alpine, sempre più alte verso il confine. Costituisce anche un luogo d’incontro che sembra mediare fra realtà geografiche diverse, abituando gli abitanti della pianura alle altezze della montagna e quelli della montagna a una maggiore dolcezza ambientale. Coperto da boschi di faggi e abeti, il Mottarone è come una grande collina, facile da raggiungere da tutti i lati… o quasi. Sulle praterie in cima sono ben visibili i segni profondi lasciati dal turismo dello sci e certe ferite inferte da strutture intese a trasformare il luogo in un parco divertimenti. Il parco dell’arrampicata è invece ben più discreto e rispettoso, nascosto all’occhio disinteressato: si presenta con i suoi massi e paretine di granito bianco e rosa che affiorano sul crinale meridionale o come vere e proprie creste e pareti sul ripido versante nord-occidentale. La storia alpinistica del Mottarone inizia con l’apertura di itinerari di stampo classico, sfruttando le fessure e salendo talvolta in artificiale. Con l’avvento delle nuove tecniche di attrezzatura, l’interesse si sposta poi verso le lisce placche, che vengono salite in ottica sportiva. Attualmente le vie sono oltre il centinaio, anche di più tiri e di elevato contenuto tecnico o atletico, ideali quindi per le esigenze di principianti ed esperti. La varietà di scelta, dai facili itinerari introduttivi alle vie estreme, fa del Mottarone un posto unico e versatile.

tipo di roccia
Sass Buticc, Settore Aquila (© Stefano Poletti)

MOTTARONE

A LA ROSSA

B IL REGOLARE

C IL MONOLITO

D CAI BAVENO

E SASS BUTICC

F FALESIA

Casa della Neve
Gignese
Ippodrillo
Gravellona
Sasso Rana
DEI BOCIA
bacheca
zona boulder zona boulder
Mottarone vetta 1491m
Rif. CAI Omegna
Rif. CAI Baveno
funivia
laghetto
Cima Cusio multipitch
Sett. Bertogna

Anche gli amanti del bouldering trovano pane per i loro denti: i massi sono infatti tanti e di ottima qualità, per la cui descrizione consiglio la guida specifica. Le falesie del Mottarone sono prevalentemente esposte a sud e quindi, neve permettendo, è possibile arrampicare pressoché tutto l’anno a eccezione dei giorni più freddi. Grazie alla quota e al clima secco, se si evitano le ore centrali della giornata, si arrampica anche in piena estate. Riguardo alle caratteristiche delle vie prevale l’aderenza, ma ci sono anche lame, fessure stondate e tacchette. Salvo alcuni itinerari in cui sopravvivono gli spit originali, la chiodatura è ovunque ottima. Valorizzatori del luogo sono stati Massimo Medina, Luciano Manganilo, Massimo Bodi, Pierangelo Lavarini, Alberto Paleari, Florian Kluckner, Maurizio Pellizzon, Fabrizio Manoni e molti altri.

ACCESSO STRADALE

Dall’autostrada A26 Voltri-Gravellona Toce uscire a Carpugnino, quindi proseguire in direzione Gignese-Mottarone, 10 km (attenzione: per la strada Borromea pedaggio obbligatorio). Dalla Strada Statale 33 del Sempione salire da Stresa o da Baveno, 16 km. Dal lago d’Orta prendere la strada per Armeno quindi per il Mottarone, 18 km. In alternativa, se aperta, è possibile usufruire della funivia che parte da Carciano di Stresa o in località Alpino. In cima al Mottarone si lascia l’auto nell’ultimo parcheggio.

A - LA ROSSA

La Rossa è stata la prima palestra di roccia del Mottarone. Attrezzata a partire dalla metà degli anni ’70 da Giovanni Pucci, Carlo Zonca, Ivano Bellodi, Sandro Magri, Claudio e Fabio Sora, e poi rinnovata in varie riprese anche da altri membri del CAI di Arona, questa pittoresca falesia permette di scalare in placca e diedro, ma soprattutto lungo belle fessure dai bordi gentili. Le difficoltà medio basse e la chiodatura abbondante ne fanno un posto adatto a principianti e corsi. Siccome le vie sono per lo più senza nome, riporto alcuni nomignoli assegnati da Alberto Paleari per intendersi. Accesso a piedi: seguire la sterrata che scende verso il laghetto artificiale, poi prendere il sentiero che passa a mezza costa sotto allo skilift e, oltrepassato un masso solitario, scendere in direzione nord su terreno sempre più ripido, puntando alla parete della Rossa, visibile dall’alto. 10 minuti.

1. SPIGOLO OVEST

L1 5a 30m Divertente spigolo L2 4b 20m Più facile fino in cima

2. TRAD 5b 45m Camino, poi fessure verso destra. Chiodi vecchi da integrare. Spezzabile in 2 tiri

3. LA BELLA 6a+ 25m Placca tecnica con fessurina

4. UTILI I FRIEND 5b 40m Sistema di fessure, meglio integrare

5. LA PLACCA 6a 30m Placca fessurata

6. LA DÜLFER 5c 25m Fessura con dülfer finale

7. IL TETTINO 6a+ 25m Placca tecnica con tettino fessurato

8. IL DIEDRO 5b 25m Diedro con 4c scritto alla base

9. BATMAN È GAY 5c 25m Fessure arrotondate e placca

10. SPIGOLO SUD 6b 25m Strapiombo, poi facile. Arrivando da Batman diventa 5a

11. IL FESSURONE 4b 20m Diedro con fessura larga

12. SECONDA FESSURA 4c 18m Buone prese in fessura su pilastro

13. PRIMA FESSURA 4a 16m Placca con fessura

14. LA FACILE 3c 14m Breve ed elementare

MOTTARONE

- LA ROSSA

PALESTRA LUCIANO BETTINESCHI

1400m

altitudine

SUD

esposizione

ÙÙÙÙ

bellezza chiodatura

ÙÙÙÙ

ÙÙÙÙ

tranquillità

ÙÙÙÙ

ÙÙÙÙ

caduta sassi

tipo di roccia ortogneiss

15’

comodità parcheggio avvicinamento

principianti

si scala con la pioggia

per famiglie

Dedicata al “Gatto del Monte Rosa” come veniva chiamato Luciano Bettineschi, altra guida storica di Macugnaga, questa palestra di roccia è situata in un luogo stupendo, vicino al paese ma allo stesso tempo appartato e tranquillo. Il sito è stato scoperto verso la metà degli anni Settanta da Luca Mozzati, Marco Lanzavecchia e Alessandro Gogna che aprirono Aurora Consurgens e Crapa Pelata Blues, oggi Salto nel…. La parete è ben esposta al sole sin dal mattino e l’arrampicata è molto tecnica con alternanza di aderenza, svasi e piccole prese: in estate conviene quindi evitare le ore più calde della giornata, comunque data la quota e il clima secco non sono difficili da trovare condizioni di temperatura ottimali. In tardo autunno e in inverno il sole sparisce però velocemente dietro il Pizzo Bianco. Nel 1987 si è svolta qui una delle prime gare di arrampicata sportiva. La chiodatura che in origine obbligava a passaggi un po’ troppo expo è stata poi sistemata da Franco Zannin e Massimiliano Mascarino, che hanno aperto anche alcuni nuovi tiri. Si sconsiglia la frequentazione nel periodo del disgelo perché potrebbero verificarsi cadute di pietre.

ACCESSO STRADALE

Lungo la superstrada del Sempione uscire a Piedimulera, poi seguire la statale della Valle Anzasca e raggiungere Macugnaga dopo circa trenta chilometri; lasciare l’auto al parcheggio nella piazzetta di Pecetto.

ACCESSO A PIEDI

Imboccare il vicolo fra le case dove si trova l’hotel Edelweiss. Seguire poi la traccia nei prati superando uno stretto canale e raggiungere la stradina sterrata sul loro limite destro. Oltrepassate le Placche di Pecetto, una traccia si stacca dal sentiero principale e porta in breve alla base dell’evidente fascia rocciosa. 15 minuti.

Disegno accesso a pagina 156.

Andrea Lanti, Primo Buco (© Enrico Serino)

14. EUBIOTICA

7a+ 20m

Muro di continuità su tacche che supera due piccoli tetti

15. 30 ANNI 6b+ 20m Muro a tacche di movimento

16. CORTA MA LUNGA 6b+ 15m Muro con uscita tecnica

17. PICCOLA BEA 6c 15m Muro tecnico con bombé in uscita

18. SIMPANSE

6b 12m Muretto a tacche

19. GRANDE PI 6a 12m Muretto su buone prese

SETTORE DESTRO

20. ANDOLLA LINE 6c+ 15m Passo in partenza, poi muro a tacche

21. L’ARCA DI NOLE’ 7a 15m Muro a tacche con passo strapiombante e placchetta finale

22. DARK END OF THE STREET 7a+ 18m Muro con sequenza tecnica all’inizio

23. IL SOLE DI STEFY 6c 18m Muro a tacche con singolo

24. LALLABY 6b+ 18m Muro con corto strapiombo fessurato

25. MENTI DEVIATE 6c 18m Diedro con passo tecnico alla fine

26. KINKI 6b+ 20m Incrocia il diedro su muri a tacche

MASERA – ONZO SETTORE SINISTRO

27. SENTO LE CAMPANE

6b 20m Muro a liste da interpretare

28. I CANNONI SONO ACCESI 6c+ 20m Spigolo con finale tecnico

29. I CANNONI 6b 20m Variante che sgattaiola a destra nel finale

30. PASA SÙ 6c+ 20m Muro tecnico con singolo da intuire

31. AFFINITÀ ELETTIVE 6b+ 21m Muro verticale di resistenza con chiave al quarto spit

32. SELLI 6c+ 20m Muro tecnico di movimento, poi spigolo e un passo in uscita

33. TOPOLINO 7b 20m Partenza boulder poi muro tecnico su tacchette

34. VIA DELL’EDERA 6b+ 18m Muro a tacche con passo di decisione

35. SEI TREMENDA 6b+ 18m Muro con passo delicato di aderenza

36. EL CAIANO 6a+ 17m Partenza d’equilibrio su tacche lontane

37. RUSTI 5c 18m Muro a tacche

38. SEMPRE MI RIDE 6c 13m Partenza facile, chiave su spigolo nel finale

39. PICCOLA NEVE 5c 13m Diedrino d’equilibrio su buone prese

40. MON AMOUR 7b 15m Muretto a liste con sequenza tecnica

– ONZO SETTORE DESTRO

MASERA

ROLEDO

350m

altitudine

SUD SUD-OVEST

esposizione

ÙÙÙÙ

bellezza

ÙÙÙÙ

chiodatura

ÙÙÙÙ

Una delle ultime nate in valle e a due passi da Domodossola, questa falesia è stata pulita e attrezzata da Alessandro e Samuele Rigato con alcuni amici. I lavori non sono attualmente ancora finiti, ma molte linee sono pronte. L’arrampicata è divertente, mai scontata e presenta una roccia molto lavorata con appigli insoliti, fra cui buchi e caratteristiche fessure. La buona esposizione al sole la rende una falesia invernale o per la mezza stagione. Dopo la pioggia tarda un po’ ad asciugarsi.

ACCESSO STRADALE

ÙÙÙÙ

tranquillità comodità

ÙÙÙÙ

parcheggio

caduta sassi

tipo di roccia gneiss/calcescisto

10’

avvicinamento

principianti

si scala con la pioggia

per famiglie

Percorrendo la superstrada del Sempione da sud, prendere l’uscita Crevoladossola – Montecrestese imboccando nello svincolo una strada pianeggiante a destra. Provenendo da nord si prende la stessa uscita, ma è necessario completare lo svincolo, fare inversione e riprenderlo come per entrare in superstrada in direzione Formazza –Sempione. La strada piana si imbocca in questo caso a sinistra dopo il sottopasso. Seguire questa strada per 1 chilometro e mezzo fino alla frazione Roledo e parcheggiare appena dopo una pizzeria in uno spiazzo sterrato sulla sinistra.

ACCESSO A PIEDI

Imboccare la stradina privata fra le case di fronte e poi una traccia che entra in diagonale nei campi e supera un canale. Appena dopo un recinto imboccare rispettosamente la prima buona traccia nell’erba che va verso il pendio, ma non salire. Costeggiare invece i campi sul limite del bosco e salire a sinistra solo più avanti, in corrispondenza di uno spaventapasseri. Una traccia breve ma ripida conduce con un passo su roccette alla falesia. In alternativa si può continuare lungo la traccia principale nel piano, piegare a sinistra al di là degli alberi dopo una baita e imboccare il sentiero per Castelluccio-Montecrestese tenendo poi la sinistra con solo poco dislivello per terrazzamenti. 10 minuti.

Mappa di accesso a pagina 215.

SETTORE SINISTRO

1. ROVESCIO 6c+ 25m Ripido ingresso su tacche varie, poi spigolo appoggiato

2. FULMINE 7a 25m Fessura obliqua, poi rocce appoggiate

3. PROGETTO

4. PROGETTO

5. PROGETTO

6. PROGETTO

SETTORE SINISTRO

SETTORE DESTRO

SETTORE DESTRO

1. PROGETTO ? 20m Muro a tacchette e liste

2. ACUSTICA 7b 20m Bella fessura di dita, poi sequenza di movimento

3. BUONA LA PRIMA

6b+ 30m Gestione dello spigolo, fessurine e un passo tecnico

4. I’M ON FIRE 6a+ 25m Divertente fra tacche, diedrini e fessure

5. VARIANTE 6a+ 8m Partenza a destra su placca

6. SCIVOLO 6c+ 20m Mosse tecniche su scivolo concavo presso spigolo

7. CROSTA

6a 18m Diedro senza fessura

8. SUPERQUARZ 6c+ 20m Curiose rocce con quarzi e muretti aggettanti

9. PROGETTO ? 20m Diedro e muro a tacche

10. PIÙ BELLA COSA 6c+ 20m Pilastro e bello spigolo

11. RITORNO A FINALE 7a 25m Buchetti quasi calcarei, dülfer fisica e diedro

12. PICCOLO CERVINO

6c+ 20m Serie di tettini di continuità su buone prese

13. FEGATO SPAPPOLATO 6c 20m Buone prese ma passo tecnico a metà

14. ULTIMA

6a+ 25m Diagonale di movimento su liste

devono fare alla scoperta dei vari settori aggiungono poi valore esplorativo anche per i ripetitori. Su due pareti non sviluppate nell’ambito di Ossolandia perché prive di fessure, Fratagnoli ha poi aperto alcune nuove vie a spit che ampliano ulteriormente l’offerta di quest’area ibrida di scalata tipicamente ossolana. Le pareti sono esposte perlopiù a sud-est e la roccia è uno gneiss molto compatto. Il periodo ideale per scalare sono le mezze stagioni e le miti giornate invernali senza neve. Protezioni e impegno: nelle relazioni vengono indicate misure indicative di friend (Fr) tenendo conto dei più diffusi modelli BD e viene utilizzata anche la scala R riguardo alla difficoltà nei piazzamenti, nonché ai relativi rischi di percorrenza. Per esempio, a partire dal grado R2+ certi passaggi potrebbero essere considerati “expo”. L’uso del casco è sempre consigliato.

ACCESSO STRADALE

Da Domodossola lungo la superstrada prendere la direzione Formazza-Antigorio e oltrepassare Crodo. A Baceno imboccare a sinistra la strada per l’Alpe Devero e seguirla oltrepassando l’abitato di Croveo. Subito dopo un ampio ponte prendere a sinistra la stradina per la frazione Osso e parcheggiare presso una cappella o poco più avanti nello spiazzo con lavatoio.

ACCESSO A PIEDI

Salire per il sentiero che porta a Esigo, ma abbandonarlo dopo circa 15 minuti presso un ometto, prendendo una traccia che porta quasi in piano al settore basso sinistro e poi a quello basso destro con un breve tratto in discesa, o al settore alto principale (corda fissa). 20 minuti.

Per il settore Ossolandia dal settore alto seguire verso sinistra la traccia alla base della parete fino all’evidente fessura di Rock Sapiens o poco più avanti dove parte Slalom. 5 minuti. Per Ossolandia Bis proseguire per altri 5 minuti lungo la traccia oppure continuare lungo il sentiero principale per Esigo senza passare per i settori a spit, fino alle rocce. 25 minuti dall’auto.

A SETTORE BASSO SINISTRO

B SETTORE BASSO DESTRO

C SETTORE PRINCIPALE

D SETTORE OSSOPRA

E OSSO LANDIA

F OSSO LANDIA BIS

G SETTORE 4 VENTI

H SETTORE SCALA

I SETTORE SUPER ATTICO

OSSO & OSSO LANDIA TRAD
canyon
canyon
Johannes Wirth, Gita Digitale (© Enrico Serino)
Matteo Pasquetto, Lapoterapia (© Marta Cavallari)

I - SETTORE SOPRA LA SCALINATA

Esposizione ovest, quota 980 m, accesso 40 minuti.

1. SPADA

6b+ 18m Trad Fr 0,3–4. Fessura di dita e mano (R. Felderer)

2. NO NAME 5c 12m Trad Fr 0,3–4. Breve camino stretto (R. Felderer)

3. BENTORNATI IN INGHILTERRA 6c+ 15m Trad Micro/Fr 00–1. Traverso di forza e spigolo con fessure orizzontali (D. Spini)

4. LA SIGARETTA DI GIGHEN 6a+ 15m Trad Micro/Fr 00–1. Diedro fessurato (?)

5. CERTAIN DEATH

6c/7a 20m Trad Micro/Nut Micro/Fr 00-4 expo. Rischiosissimo dorso muschioso di aderenza e tecnica, non chiaro se mai salito da primi e se “Shpappulament” sia la stessa via (?)

CADARESE

I - SETTORE SOPRA LA SCALINATA

Settore Intransigenza

corda fissa
Settore Ultima Cengia
Settore Trad Alto
Jacopo Larcher, Tutto chiacchiere e distintivo (© Richard Felderer)

TRIBE

Il mio percorso verso questa salita cominciò nel 2010 durante la mia prima visita a Cadarese. La falesia mi fu mostrata dal talentuoso Riky Felderer, fotografo-arrampicatore con la passione per le fessure, il quale salendo per il sentiero mi mostrò quell’evidente linea che ovviamente non si chiamava ancora Tribe. Uno spigolo leggermente strapiombante di puro granito sospeso fra le chiome degli alberi al di sopra di un ampio tetto orizzontale, come la prua di una nave che taglia un verde oceano di foglie. La linea era stupenda e gli elementi erano di sicuro sufficienti per farmi fantasticare sulla sua scalabilità, ma c’erano così tante vie già esistenti da provare in quella mia prima visita che non buttai nemmeno giù una corda per vedere.

Nel 2013 invitammo Jacopo Larcher a una spedizione sull’isola di Reunion, dove fra l’altro lo introducemmo allo stile trad. Il fotografo in questo viaggio non era altri che Riky… Durante il nostro viaggio di ritorno in Europa egli prese Jacopo sotto la sua ala protettrice invitandolo a Cadarese. A differenza di me, Jacopo fissò una corda sulla via non appena la vide il primo giorno, mettendosi subito al lavoro per pulirla e provare i movimenti. Sei anni dopo riuscì a fare la prima salita e per lo stupore di molti non le diede un grado. L’internet si risvegliò come solo internet sa fare e cominciarono a fioccare congetture dalle poltrone di tutto il mondo. Dopo aver salito nel frattempo altre vie dure trad e sportive come Rhapsody (E11) e La Rambla (9a+) tutte nel giro di alcuni giorni o settimane, quella cosa che gli aveva richiesto anni e anni doveva essere davvero durissima!

Mentre Jacopo compiva il suo percorso, io compivo il mio, ma invece che dedicare tutto al sogno di salire una nuova super via, io cercavo di trovar pace dopo che il mio sogno si era infranto qualche anno prima. Oltre ad aver dato un bel colpo alla mia confidenza, la salita di The Walk of Life mi

aveva mostrato le aree in cui avevo chiaramente poca esperienza. Tornai allora indietro fino agli inizi e dedicai anni a costruirmi una base solida come arrampicatore sportivo, senza quasi più usare nut e friends e facendo poi buon uso della mia ritrovata forma fisica su vie come Muy Caliente, Rhapsody e Something’s Burning.

Per un po’ di anni allontanai il mio focus dalla pura difficoltà su vie brevi in cerca di tutte le cose strane e meravigliose che l’arrampicata sa offrire. Poi (in seguito alla nascita del figlio Arthur e a un gomito infortunato, N.d.T.) mi dedicai con Caroline al bouldering. […] Verso la fine del 2019 salii alcuni fra i più duri blocchi che avessi mai scalato e […] sulla base della riscoperta delle mie forze in questa disciplina, decisi di tornare a dare un’occhiata a Tribe per vedere se sarei stato in grado di fare i passi e forse anche di dedicarmi a un progetto a lungo termine. […]

I movimenti erano così intensi che li provavo solo per poche ore al giorno, ma dovevo ripetere molte volte ogni movimento per capire bene ogni sottile dettaglio nelle prese e nelle posizioni da assumere… sembravano sessioni per lavorare un boulder, più che una via.

Alla fine del mio primo weekend arrivò Jernej Kruder e fu una bella sorpresa per la motivazione che mi portò. Ci aiutammo parecchio a vicenda e Jernej mi convinse a trattare la via più come una serie di problemi boulder che come una via trad convenzionale. Provammo insieme sulla statica per un giorno, poi ci accorgemmo che la via era abbastanza sicura, quasi come un tiro sportivo con solo qualche spit mancante. Allora cominciammo a provarla assicurati dal basso, inizialmente con le protezioni già piazzate, giusto per avere una prima sensazione con la corda sotto i nostri piedi.

James Pearson, Tribe (© Caroline Ciavaldini)

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