THE SMEDGING REVOLUTION.
“La soluzione che La Sportiva ed io abbiamo trovato per rispondere ai problemi del bouldering moderno indoor”. Smearing ed Edging si incontrano per la prima volta in una scarpetta. Costruzione innovativa per massimizzare grip, distribuzione del peso e sensibilità sui blocchi più dinamici. La nuova mezza suola con tecnologia SenseGrip™ la rende perfette per spalmare sui grandi volumi, mentre l’intersuola dedicata in punta dà sostegno sui micro appoggi. La rivoluzione del climbing indoor è qui. Scopri Ondra Comp su lasportiva.com
Sommario
006 Editoriale di Alberto Milani
ALPINISMO E GHIACCIO
Testi di Marco Romelli Report a cura di Alberto Milani
010 Novembre 2023
012 Dicembre 2023
014 Una giornata da sogno Daniel Ladurner racconta le sue vie e la sua visione
018 Gennaio 2024
020 Febbraio 2024
022 I demoni del drytooling L’arrampicata con gli attrezzi secondo Matteo Pilon
028 Marzo 2024
029 Aprile 2024
032 Maggio 2024
034 Giugno 2024
036 Luglio 2024
038 Agosto 2024
042 Isolato, difficile, in alto Stefano Ragazzo alla ricerca dell’avventura verticale
052 Settembre 2024
054 Ottobre 2024
FALESIA
Testi e report a cura di Alberto Milani
058 Novembre 2023
060 Gabri Moroni da 9b con Erebor Intervista al “puma” di Novara
066 Dicembre 2023
070 Una vita Trad… tra friend e pannolini!
Un’ispirante intervista a James Pearson e Caroline Ciavaldini
076 Gennaio 2024
078 Febbraio 2024
079 Marzo 2024
080 Aprile 2024
081 Maggio 2024
082 Anak Verhoeven sale (due volte!)
La Planta de Shiva La climber belga raggiunge il 9b
086 Giugno 2024
087 Luglio 2024
085 Agosto 2024
088 Parigi 2024: che giochi! Testo di Alessandro Palma
094 Settembre 2024
096 Ottobre 2024
BOULDER
Testi e report a cura di Alberto Milani
100 Novembre 2023
102 Jakob Schubert al top anche nel boulder
A Chironico l’austriaco ripete il 9A di Alphane
106 Dicembre 2023
108 Gennaio 2024
110 Febbraio 2024
111 Marzo 2024
112 Elias Iagnemma, il primo italiano da 9A bloc!
L’abruzzese realizza la quarta salita di Burden of Dreams
118 Aprile 2024
119 Maggio 2024
120 Giugno 2024
121 Luglio 2024
122 Agosto 2024
123 Settembre 2024
124 Ottobre 2024
RELAZIONI E PROPOSTE a cura di Marco Romelli
128 Ghiaccio e misto
146 Roccia
168 Falesia
Editoriale
Testo Alberto “Albertaccia” Milani
Quale è stato l’exploit verticale più rilevante del 2024?
Gli alpinisti potrebbero suggerire la salita in solitaria di Eternal Flame di Stefano Ragazzo alle Torri del Trango (a cui è dedicata la copertina), la Travesia Doble M di Sean Villanueve sulle Torri del Paine oppure, sempre su queste pareti, la salita in libera di Riders on the Storm I boulderisti menzionerebbero probabilmente la ripetizione di Burden of Dreams di Iagnemma, le salite di 9A di Roberts e Bosi o quella di Bugeleisen sit di Janja Garnbret.
Per i falesisti potrebbero essere il 9b di Anak Verhoeven, gli 8c on-sight di Laura Rogora, o le salite di Megos e Diaz-Rullo a Flatanger.
Anche quest’anno, in tutte le discipline di realizzazioni alla frontiera se ne sono registrate tante e quindi sono diverse le risposte possibili, anche in base alla propria sensibilità e al proprio gusto. Tuttavia, se ampliamo la prospettiva al di là di chi il mondo verticale già lo frequenta, un evento decisamente rilevante per l’impatto che avrà sul presente e sul futuro sono state le Olimpiadi di Parigi 2024!
Nella capitale francese l’arrampicata è approdata in una forma meno discutibile rispetto a Tokyo2020. La Speed ha avuto finalmente medaglie tutte sue, mentre boulder e lead sono stati ancora combinati per conseguirne altre a sé stanti. Un avanzamento notevole dal punto di vista agonistico e dello spettacolo rispetto al Giappone, dove gli atleti dovettero gareggiare in tutte e tre le specialità per guadagnarsi la vittoria. Un riassunto preciso di Parigi2024 lo lasciamo però a un articolo di approfondimento di Alessandro Palma mentre è un altro il punto su cui vorrei soffermarmi in questo Editoriale. Al di là della commercializzazione,
dell’esasperata mediatizzazione e di quegli aspetti controversi legati agli immani costi pubblici e all’effettiva sostenibilità di un evento del genere, è tuttavia indiscutibile l’importanza sportiva e sociale che le Olimpiadi hanno. Altrettanto indiscutibile è il fatto che, come sport, l’arrampicata abbia meritato in pieno di essere parte di questo evento. Nel nostro ambiente c’è chi si è battuto per tutta la vita per raggiungere questo importante traguardo e la risposta data da Parigi2024 è stato probabilmente il miglior riconoscimento per loro. Una risposta plateale: una grande partecipazione di pubblico, un ottimo seguito mediatico, un significativo interesse di massa verso questo sport, ora accessibile e abbordabile in quasi qualunque contesto urbano. Con le Olimpiadi in tanti si sono avvicinati all’arrampicata e in molti altri vi si avvicineranno nell’immediato futuro, accelerando ulteriormente il trend che ha visto crescere esponenzialmente il numero di praticanti nelle palestre indoor, e poi, di conseguenza, anche nell’outdoor.
Tutto ciò è senza dubbio molto positivo per lo sviluppo del nostro sport, anche per l’indotto sociale, professionale ed economico che ne risulta e che già da almeno un decennio ha dato a molti la possibilità di vivere d’arrampicata. Un sogno utopico fino a pochi anni fa... Come sempre però esiste anche l’altra faccia della medaglia.
Preso atto di questi trend, inevitabilmente sorge la domanda di quanto tutto ciò possa influenzare i valori, lo spirito e l’approccio con cui si praticano queste discipline, inclusa la loro esportazione in ambito outdoor. La stragrande maggioranza dei nuovi arrampicatori muove infatti i primi passi verticali proprio in un ambito indoor. I più ci rimangono, o della vera roccia fanno solo qualche sporadica esperienza.
Diversi vengono però attratti dalla pratica outdoor e iniziano ad andare anche fuori, spesso, tuttavia, con l’approccio che hanno maturato tra le quattro mura di cemento di una palestra metropolitana. Espandendo gli ambiti dall’arrampicata alla più ampia frequentazione della montagna, l’attualità parla chiaro nel dimostrare quale sia ora la mentalità più diffusa con cui ci si dedica alle discipline outdoor. Dall’alpinismo, all’arrampicata, all’escursionismo, alla semplice frequentazione della natura, la cronaca ci mostra come un gran numero di persone non abbia la benché minima consapevolezza di cosa stia facendo, mettendosi spesso nei guai nei modi più sconclusionati possibile o causando seri problemi di impatto per l’attitudine commerciale, consumistica e in definitiva estremamente egoistica con cui si approcciano all’ambiente naturale. Spesso non c’è una volontà nel fare questo, ma solo una grande mancanza di consapevolezza, di etica e di educazione alla frequentazione della natura, aspetti che non trovano divulgazione nelle scuole, nelle palestre indoor, né tantomeno nell’egocentrico e megalomane mondo dei social media. Problematiche che, in arrampicata ma anche nell’alpinismo, non potranno che accentuarsi con l’afflusso di nuovi praticanti stregati dall’arrampicata così come l’hanno vista e percepita a Parigi2024. Una situazione estremamente complessa e per la quale non c’è una soluzione immediata. Tra l’altro, sono ormai imminenti le Olimpiadi Invernali di MilanoCortina2026, con tutte le polemiche che già le stanno caratterizzato e con il ruolo che potranno giocare ulteriormente nel contesto appena descritto.
Alla luce di tutto ciò, come verranno vissute l’arrampicata, l’alpinismo, la frequentazione
della montagna dalle sempre più crescenti masse che si riverseranno negli ambienti naturali? E come cambieranno di conseguenza i valori e le prospettive di queste attività?
Forse sono proprio queste le domande prioritarie da porsi...
Nel nostro piccolo, con questo annuario cerchiamo di aprire uno scorcio sul mondo verticale, riassumendo e contestualizzando gli exploit più rilevanti nelle diverse discipline. Uno scorcio per mostrare quali siano le frontiere attualmente esplorate e chi siano i protagonisti del mondo verticale, con il loro carattere e la loro creatività. Un lavoro che, anno dopo anno, speriamo possa aiutare i lettori a prendere consapevolezza del lungo processo storico che caratterizza le diverse discipline verticali, e a rendersi conto della profondità di visione che le ha sempre caratterizzate. A tal proposito, come sempre troverete una sezione dedicata alla sintesi degli exploit più rilevanti dell’anno, accompagnati da articoli di approfondimento ricchi di spunti. Il tutto corredato da splendide fotografie, per le quali ringraziamo i fotografi e chi ha dato il proprio contributo. Non può infine mancare la sezione curata da Marco Romelli, riportante le relazioni delle nuove vie e falesie aperte in questo 2024. Un contributo annuale ricco di passione e dedizione, per cercare di trasmettere una sana cultura delle “arti” verticali!
Grazie a tutti, Alberto Milani
alpinismo e ghiaccio report 2024
Novembre
2023
3 novembre 2023/Nepal
La sezione alpinistica di questo Annuario si apre con una grande prima salita in Himalaya, in particolare sui 6440 metri del Cholatse. Sulla parete ovest, i cechi
Radoslav Groh e Zdeněk Hák aprono in stile alpino e in due giorni Just One Solution!, una linea di ghiaccio e misto di 1200 metri di sviluppo per difficoltà di ED WI4+ M5. Una delle realizzazioni più significative del 2023!
15 novembre 2023/Italia 1
Un bel risultato multipitch per Matteo
Della Bordella e Giacomo Neri, impegnati sulla Parete dell’Acqua Chiara in Valle Dell’Orco. I due liberano oggi Il Bombarolo, via di 170 metri che raggiunge difficoltà di 8c in libera e 7b obbligato, con la particolarità di un tiro da scalare in discesa.
16 novembre 2023/Italia
Dalla Valle dell’Orco alle Dolomiti, con Simon Gietl e Vittorio Messini in azione
sul Sass Pordoi. Sulla parete nord-ovest i due concludono l’apertura di Eywa, una combinazione di due vecchie vie per uno sviluppo di 570 metri e difficoltà di WI6 e M6.
Sulla stessa parete ci sono oggi anche
Massimo Faletti, Marco Cordin e Paolo Valentini, impegnati ad aprire Grazie Giovanni: 300 metri anch’essi valutati WI6 M6 che costituiscono una variante diretta proprio a Eywa
20 novembre 2023/USA 2
Una news “di gruppo” tutta all’insegna della Yosemite Valley e in particolare del mitico El Capitan, con una serie di salite in libera di alto livello. La prima è tutta al femminile, con un bel risultato per la coppia formata da Barbara Zangerl e Lara Neumeier. L’austriaca e la tedesca hanno infatti scalato in libera una connessione tra Muir Blast e El Corazon, per 35 tiri fino all’8a. Per Barbara è la sesta via in libera su questa mitica parete mentre per Lara è la prima.
Seguono poi Alex Waterhouse e Billy Ridal, i primi britannici a vantare ora una salita in libera della mitica via del Nose, dove si raggiungono difficoltà fino all’8a+. Quindi è il turno della slovacca Miška Izakovičova, che, accompagnata da Karel Novacek, ha salito in libera Golden Gate, un’altra grande classica liberata dai fratelli Huber nel 2000 con difficoltà fino all’8a. Per lei è la seconda via in libera su questa parete. Infine Amity Warme e Brent Barghahn si aggiudicano la Pineapple Express, variante di 8a/+ di tre tiri a El Nino, sempre su El Cap. Con questa salita, Amity arriva a quota quattro vie in libera su questa leggendaria parete californiana. Oltre a loro anche
Angus Kille, in cordata con Hazel Findlay, è riuscito a completare la libera completa di questa via, mentre due tiri hanno resistito all’assalto di Hazel.
24 novembre 2023/Cile 3
Oggi è il giorno del successo per la spedizione esplorativa di Luca Schiera e
Paolo Marazzi in Patagonia. I due Ragni di Lecco sono i primi a raggiungere la vetta del Cerro Nora Oeste, cima situata nel Campo de Hielo Norte che hanno affrontato lungo lo spigolo ovest, per un via costituita da un canale nevoso di 300 metri e 600 metri di arrampicata su roccia fino al 6a+ e su misto fino all’M6+. Una salita rilevante anche per il lungo avvicinamento e il conseguente isolamento che caratterizza questa regione patagoniche. A questa via hanno dato il nome Zenin, in ricordo del Ragno Mario Conti.
I deldemonidrytooling
Matteo Pilon
scala Téleios
Foto: Luca Battocchio
Exploit Marzo Alpinismo e ghiaccio
L’arrampicata con gli attrezzi secondo Matteo Pilon
Testo Marco Romelli
Foto Luca Battocchio
A Soccher, tra le montagne bellunesi, esiste una falesia molto particolare, dove si scala in grotte di varie dimensioni – alcune alte e profonde, altre più piccole e basse, adatte ai traversi senza corda – dalle quali un tempo venivano estratte le pietre per fabbricare le mole. In questa falesia però, al posto dei soliti ginnasti con scarpette e magnesio, si aggirano atleti armati di piccozze e ramponi. Chiamata Tana del Drago, la falesia di Soccher è infatti dedicata al drytooling: l’arrampicata su roccia con gli attrezzi.
Protagonista dell’imponente lavoro di tracciatura, oltre che presenza fissa alla Tana del Drago, è Matteo Pilon. Classe ‘89 e puro “local”, Matteo ha sviluppato, proprio nella falesia di casa, alcune vie di altissimo livello. La più difficile è Téleios, un’estensione della già impegnativa Aletheia D16. Téleios percorre due terzi di Aletheia e, dove le difficoltà di quest’ultima decrescono, devia su una nuova sezione, decisamente più difficile. Per questa combinazione, che percorre un tetto lungo 70 metri, è stato proposto il grado D16+.
Sabato 9 marzo 2024, dopo un lungo e rigoroso percorso di preparazione fisica e mentale, Matteo è riuscito nell’ascensione di Téleios, realizzando quella che, come racconta qui sotto, considera attualmente la sua migliore performance.
Exploit
Come e quando hai scoperto il dry?
Il dry è entrato nella mia vita per caso, quasi in contemporanea con l’arrampicata classica. C’era un bel gruppo di appassionati nella zona dove vivo, mi hanno invitato a provare e ho sentito subito una connessione. Una predisposizione, diciamo. Arrivavo da anni di corsa e se c’era una caratteristica che mi distingueva era forse la tenacia. E il dry quello è, brutale tenacia. Su diversi livelli.
Tra le varie interpretazioni di questa disciplina, qual è la tua visione? In particolare cosa scegli tra lo stile “classico” (lo stile praticato nelle gare, che include tutti i movimenti possibili in arrampicata) e il DTS (che esclude completamente i movimenti di yaniro)? La scelta è assoluta, per te, oppure è adattabile in funzione della via e della falesia? Quella che nomini è una distinzione che non ha mai avuto molto senso nella mia testa. Negli anni ho ragionato parecchio sulla cosa, ho fatto esperienza e mi sono convinto che non c’è realmente una
differenza nei due stili. Il DTS predilige atleti più alti, forti e pesanti, lo stile classico è più adatto ad atleti leggeri e più bassi (spesso le donne, il che apre tutta una serie di argomentazioni spigolose in merito). Io sono un po’ una via di mezzo e penso di aver ottenuto buoni risultati in entrambi, anche se preferisco lo stile classico per quasi tutti i miei progetti. O meglio, considero il DTS un esercizio divertente ma non l’ho mai visto come un valore aggiunto, anzi fin da subito mi ha un po’ repulso la cultura che spesso origina. In aggiunta, se devo essere sincero, la figura 4/9 (o yaniro) è una tecnica che mi ha affascinato fin da subito e, in anni di lavoro su di essa, ho scoperto quanto complessa, sfaccettata e unica essa sia. Se non fosse per quella probabilmente praticherei solamente l’arrampicata classica. Il drytooling sportivo, infatti, nasce in un contesto di limitazioni ambientali ed etiche per le quali, senza una prerogativa affascinante e unica come questo movimento, non credo riuscirebbe ad abbandonare lo status di semplice allenamento per il ghiaccio. C’è qualcosa di magico nel fluttuare a testa in giù sotto immensi tetti orizzontali, risolvendo il puzzle degli incroci di gambe e braccia e sfruttando lo swing per connettere i movimenti in maniera fluida. Devo però aggiungere che – proprio per questa mia avversione alla regola forzata del DTS – ho dedicato tutto il mio lavoro da chiodatore alla ricerca della difficoltà su linee che obbligassero a praticare entrambi gli stili, non per partito preso, ma per necessità. In quasi tutte le mie vie cerco movimenti che non siano possibili con una figura e movimenti che non siano possibili senza. È un po’ il mio modo di selezionare il vero drytooler che, secondo me, dev’essere maestro di entrambi gli stili.
Tracciare e chiodare una linea, nel drytooling, non è esattamente la stessa cosa che nell’arrampicata sportiva. Le falesie dry hanno diverse caratteristiche, ma in generale sono attrezzate su pareti inadatte all’arrampicata senza gli attrezzi. Se non sbaglio, esiste una sorta di “etica” nella scelta di preservare la roccia migliore per scalare a mani nude e riservare al drytooling le strutture meno compatte. Un’altra differenza importante tra le due discipline è che nel dry, specialmente sull’alta difficoltà, le prese sono spesso scavate. Non è un “sacrilegio”, come in arrampicata? Come mai si fa?
Hai colto nel segno utilizzando il termine “tracciare” perché – anche se questo aspetto spesso viene un po’ tenuto nascosto – in sostanza è ciò che accade ovunque. Come accennavo nella precedente risposta,
Aprile 2024
17 aprile/USA e Italia
Si conclude oggi, dopo quattro giorni di impegno, l’apertura in stile alpino di una grande via di misto sull’immensa parete sud del Mt. Dickey, montagna nella Ruth Gorge in Alaska. Ne sono gli autori l’inglese Tom Livingstone e lo sloveno Gašper Pintar, che hanno battezzato la loro via The Great Wall ( 1 ). Pur non avendo ancora proposto una difficoltà, sembra comunque che sia stata un’impresa notevole…
Dall’Alaska all’Italia, con un altro grande risultato per l’entusiasta dry-tooler Filip Princi! Di nuovo al Bus del Quai sul lago d’Iseo, Filip raggiunge il D15 per la prima volta in carriera, ripetendo Uragano Dorato ( 2 ). Nel farlo, ha scelto lo stile DTS, che non contempla l’uso di yaniro.
X-DREAM
X-Dream: il nome perfetto per l’attrezzo che realizza il sogno di avere due piccozze in una, con tutte le caratteristiche ideali per il ghiaccio, il misto e il dry-tooling. Una polivalenza garantita dalle 4 lame intercambiabili (Mixte montata di serie, Ice, Race e Total Dry acquistabili a parte) di tipo 2 (CE) e soprattutto dall’innovativa impugnatura a inclinazione variabile: un capolavoro di ergonomia in materiale ultraresistente anche alle più basse temperature. Una semplice chiave a brugola inclusa nella confezione permette di variare rapidamente l’inclinazione dell’impugnatura e della lama rispetto alla verticale, portando l’X-Dream dalla configurazione Ice a quella Dry e viceversa. La configurazione Ice, con angoli rispettivamente di 48° e 100°, assicura una battuta più naturale e una straordinaria penetrazione mentre la configurazione Dry, con angoli di 60° e 105° (geometria più chiusa), garantisce una maggior trazione verso il basso consentendo gli agganci più complessi e assicurando un eccezionale comfort di presa nelle sospensioni. Gli speciali inserti intercambiabili e rovesciabili X-Finger Small e X-Finger Large permettono una regolazione micrometrica dell’impugnatura a livello del dito indice, mentre l’inserto X-Rest consente di ridurre di 5 mm la lunghezza dell’elsa. Lo speciale nastro sul manico è ideale per le salite su ghiaccio e assicura un perfetto grip anche se bagnato. Anche le lame sono pensate in funzione della polivalenza e la Mixte è la più versatile, con geometria e dentellature che garantiscono eccellenti prestazioni sia su ghiaccio sia su roccia. La lama Ice, ottimizzata per il ghiaccio, presenta dentellatura inferiore (non lungo il manico) e punta identiche alla Mixte e assicura una battuta estremamente precisa ed efficace. La Race è concepita per gli agganci su roccia, mentre la Total Dry è il non plus ultra per il dry-tooling estremo e le competizioni. Peso 595g.
ALPINIST TECH
Rampone estremamente tecnico, evoluzione monopunta del modello Alpinist Pro. L’Alpinist Tech, ideale per cascate di ghiaccio e misto, si distingue per la sua leggerezza, essenzialità e precisione. La punta frontale a T garantisce ottima penetrazione nel ghiaccio più compatto, e sostegno in quello meno coerente. È coadiuvata dalla punta frontale secondaria dalla forma classica, che offre supporto su neve dura e stabilità su ghiaccio lavorato, senza interferire nell’arrampicata su roccia. Tre piccole punte verticali ausiliarie (una sul tacco e due sulla piattaforma anteriore) assicurano la massima stabilità anche su petali e cavolfiori di ghiaccio. L’Alpinist Tech, grazie alla rigidità laterale e assiale senza pari e per la sua forma asimmetrica, diventa parte integrante della calzatura. L’asta di collegamento è caratterizzata da una doppia fila di fori che, insieme alla leva posteriore a tre posizioni, permette una regolazione estremamente precisa, stabile e sicura dell’attrezzo. Il robusto antibott in dotazione, grazie al suo design e al ritorno elastico del materiale, assicura un’efficace evacuazione della neve. È possibile inoltre passare dall’allacciatura automatica alla semiautomatica grazie al gancio cod. 2453C e al sistema auto/semiauto cod. 2450C (non inclusi nella confezione). Disponibile nelle taglie dalla 36 alla 48. Peso (comprensivo di Antibott) 689g.
IKON
Ikon è un casco di nuova generazione che combina la protezione e la robustezza dei modelli hardshell con la leggerezza e la ventilazione di quelli in-mold. Il guscio in ABS è eccezionalmente resistente, caratterizzato da una costruzione a nervatura 3D in corrispondenza delle aperture di ventilazione a nido d’ape. Sono così incrementate robustezza e rigidità. La calotta interna in EPP con top in EPS si estende su tutta la superficie del guscio esterno. Presenta aperture di ventilazione traslate che si combinano con quelle del guscio e aumenta la protezione in caso di impatti laterali. Il sistema di regolazione, dotato di comoda rotella azionabile anche con una sola mano, è basculante per essere compattato all’interno del casco riposto nello zaino. Anche il portalampada, caratterizzato da 2 clip anteriori ed elastico posteriore, è all’insegna della funzionalità: pratico e veloce, è utilizzabile a casco indossato grazie al tiretto posteriore e all’invito nella parte anteriore del guscio, tra le 2 clip. Disponibile in 2 taglie e 3 colori. Conforme alle norme EN 12492 e UIAA 106. Peso 280g (taglia 1) e 295g (taglia 2).
G CREST
Giacca calda e polivalente, caratterizzata da un design a canali alti che favoriscono la resa termica tramite l’ottimale distribuzione dei 155 grammi di piumino d’anatra di prima qualità (filling power 750 cuin). L’esterno in tessuto Araneum rende il capo particolarmente traspirante grazie alla calandratura interna che garantisce proprietà downproof senza l’uso di spalmature. Inoltre, la leggerezza di questo tessuto assicura la compattabilità del capo, che può essere infilato nello zaino dopo averlo ripiegato nella Stow-Away pocket. La Storage Bag è invece pensata per accogliere la Cosmo Jacket durante i periodi di inutilizzo, evitando che la piuma resti eccessivamente compressa per lungo tempo. Il comfort è garantito dalla vestibilità Regular e dalle maniche con polsini elasticizzati provvisti di manicotto antivento. Disponibile in 5 taglie dalla S alla XXL. Peso 450g (taglia M).
Il G Crest è un guanto all’insegna della polivalenza, che garantisce ottime prestazioni in tutte le attività in montagna. Robusto grazie all’esterno in pelle di capra, caldo e impermeabile grazie alla fodera termica e alla membrana traspirante DRYZONE®. L’assenza di imbottiture, efficacemente sostituite dalla fodera che avvolge completamente la mano, incrementa la morbidezza e favorisce la sensibilità, rendendo il G Crest particolarmente performante quando si impugnano le piccozze o i bastoncini. Le dita preformate contribuiscono a migliorare la presa mentre il cinturino elastico sul polso, studiato per ottimizzare la chiusura, permette un eccellente adattamento del guanto alla mano. Disponibile in 7 taglie dalla XS alla XXXL. Peso 150g (taglia M).
SUMMIT 30
Il nuovo Summit 30 è lo zaino da scialpinismo per antonomasia, disegnato esplicitamente per le uscite con le pelli di foca. Dalle gite più tranquille alle ascensioni con discese di maggiore impegno, il polivalente Summit 30 mette a disposizione degli appassionati tutta l’esperienza di C.A.M.P. nella realizzazione degli zaini da skialp. Funzionalità, comfort e leggerezza – grazie alla costruzione in tessuto in nylon 100D – sono le caratteristiche distintive di un prodotto che porta negli zaini touring le innovazioni sviluppate per quelli da competizione, a tutto vantaggio del divertimento e del piacere di andare in montagna. Basti pensare al porta ramponi con apertura laterale, accessibile senza togliere lo zaino. Ma anche allo schienale con l’esclusiva apertura Full Backdoor, agli spallacci imbottiti con bordatura esterna e alle numerose tasche pensate per funzioni specifiche (tra cui quella per pala e sonda, immediatamente individuabile e facilmente accessibile in caso di necessità). In sintesi: se C.A.M.P. ha lo scialpinismo nel proprio DNA, il Summit 30 rappresenta al meglio questa fantastica passione. Peso 1090g.
Exploit Settembre Alpinismo e ghiaccio
L’area del Monte Bianco mi ha dato molto anche perché ha consolidato la mia esperienza e la mia conoscenza dell’ambiente di alta montagna. Qui, quasi ogni volta che ci si muove, occorre affrontare tratti su ghiacciaio e terreni spesso impegnativi. Un esempio: in Dolomiti, se vuoi fare una semplice
fare una piccola uscita sugli sci. Per questo frequentare l’ambiente del Monte Bianco mi ha fatto crescere.
Negli ultimi anni, con Silvia Loreggian, hai viaggiato in Europa e negli Stati Uniti, soprattutto in Yosemite, per scalare.
gita di scialpinismo, di solito è sufficiente prendere uno zainetto con il materiale essenziale e partire. Per andare nel massiccio del Monte Bianco, invece, nello zaino devi mettere la corda, l’imbrago, le viti da ghiaccio, i ramponi, la piccozza… Così, anche senza volerlo, il tuo bagaglio alpinistico cresce perché sei in un ambiente molto più severo, che richiede numerosi accorgimenti di sicurezza anche solo per
Nell’autunno 2022 vi siete diretti in Nepal, dove avete raggiunto la cima di un Seimila sconosciuto, dai voi battezzato Sato Pyramide, tracciando la via Kalypso (600m, M4, V). Come mai, per questa prima esperienza in Himalaya, avete scelto un luogo poco noto e frequentato, invece di dirigervi verso mete più celebri?
Silvia aveva già visitato il Nepal per alcuni trekking e
salite facili, spingendosi fino a 5000 metri di quota. Mi aveva raccontato un po’ il Nepal turistico, che le era sembrato poco autentico. Sicuramente non ci invogliava: nessuno di noi si è mai interessato all’alpinismo commerciale, quello delle grandi spedizioni e dell’affollamento sulle vie attrezzate.
Abbiamo capito però che, in Himalaya e Karakorum, esistono ancora numerose montagne che restano completamente al di fuori del flusso turistico, specialmente quelle tra i seimila e settemila metri di quota. Abbiamo iniziato a cercare informazioni, ma non è stato facile. Per fortuna, tramite Emrik Favre e François Cazzanelli, abbiamo ottenuto numerosi spunti interessanti. Emrik ci ha suggerito un’area
Exploit Settembre Alpinismo e
vicina al Kangchenjunga. Silvia e io cercavamo qualcosa di “nuovo”: magari facile, ma inesplorato. Volevamo l’avventura di trovare da soli il nostro cammino e sembrava che quest’area offrisse varie possibilità. Non siamo stati delusi: quella sulla Sato Pyramide è stata una prima esperienza bellissima; è stata dura, sia per il freddo, sia perché eravamo completamente privi di supporto logistico, da soli con la nostra tendina e il nostro fornelletto… Non abbiamo avuto aiuto nemmeno al campo base, solo un pastore con gli yak che ci ha accompagnati e ci ha lasciati lì…
Nel 2023, all’inizio dell’estate, è arrivata un’altra grande soddisfazione con l’apertura di Gold Rush (600m, 5.12a, A1+) sulla Cemetery Spire, in Alaska. A differenza di Kalypso, questa è una via che si svolge interamente su roccia, anche se in un contesto glaciale d’alta quota. Ma, se non sbaglio, c’è qualcosa in comune con la Sato Pyramide: anche in questo caso si tratta di luoghi da esplorare.
L’esperienza in Nepal ci ha fatto capire ancora meglio
qual è il tipo di alpinismo che vogliamo praticare sulle grandi montagne. A noi piace scalare e, per quanto bello sia stato, sulla Sato Pyramide ci è mancata un po’ la dimensione della verticalità. Per questo abbiamo pensato all’Alaska, cercando di unire l’avventura sulle montagne inesplorate all’arrampicata tecnica. Anche in questo caso abbiamo avuto qualche difficoltà a trovare il nostro obiettivo, trattandosi di
Dicembre 2023
1 dicembre 2023/Spagna 1
Un grande risultato femminile in Spagna, con protagonista Anak Verhoeven. A Santa Linya la fortissima climber belga si aggiudica La Fabela pa la Enmienda, per un altro 9a da aggiungere al suo palmares.
15 dicembre 2023/Italia 2
Dalla mecca di Arco di Trento uno bel risultato italiano, che permette a Gabriele Moroni di conquistare la sua via più dura in carriera! All’Eremo di San Paolo il novarese ripete Erebor, una linea chiodata e liberata da Stefano Ghisolfi grazie alla quale Gabri raggiunge l’eccezionale traguardo del 9b. Abbiamo intervistato anche lui, e quanto ci ha raccontato è riportato in un articolo dedicato.
17 dicembre 2023/Giappone
Spostiamoci nell’estremo oriente, con un risultato rilevante nella falesia nipponica di Gozen Rock. Qui nel 2018 Sachi Amma liberò Soulmate, proponendo il primo 9b
del Giappone. Ora, a distanza di cinque anni, il koreano Min Young Lee ne realizza la prima ripetizione, dopo i vani tentativi di diversi top climber. Anche a suo parere questa linea vale il 9b.
24 dicembre 2023/Italia 3
Un altro grande risultato per il tredicenne Andrea Locatelli. In un secret spot il giovane bergamasco libera un tiro dal nome Il Bombarolo, proponendo l’8c+. Giusto il giorno prima aveva salito anche l’8c/+ di Shower Inverter a Malegno.
TECH INFO
– Tomaia: Microfibra abbinata a vitello scamosciato
– Fodera: Assente
–
Intersuola: LaSpoFlex 1,1 mm solo nell’estremità della punta
+ P3 System™
– Suola: Vibram® XS Grip2 3,5 mm con La Sportiva SenseGrip™ Technology
– Brevetto: SenseGrip™ Technology; P3 System™
– Taglie disponibili: 33 - 46 + ½
– Peso: 210g ½ paio
TECNOLOGIE
– Vibram® XS Grip2 3,5 mm con La Sportiva SenseGrip™ Technology
FOCUS
– Puntalino in gomma realizzato con tecnologia La Sportiva SenseGrip™ per massima sensibilità e adattabilità in fase di aggancio di punta
– Mezza suola stampata con tecnologia La Sportiva SenseGrip™, per garantire massimo supporto sui piccoli appoggi in punta ed eccezionale penetrabilità e aderenza nella zona centrale della suola
– Tallone a volumi ridotti: permette la massima precisione nei tallonaggi
SOSTENIBILITÀ
– Elastico 100% riciclato
– Rinforzi interni della tomaia in materiale riciclato
– Fettucce tallone in materiale riciclato
ONDRA COMP
Ondra Comp è la scarpetta d’arrampicata sviluppata con il supporto tecnico di Adam Ondra. Ogni dettaglio è stato meticolosamente testato e affinato dallo scalatore più forte al mondo per risultare estremamente performante nelle tre situazioni più comuni del bouldering moderno: lo spalmo in aderenza, gli agganci di punta e i tallonaggi più delicati.
La nuova costruzione garantisce allo scalatore massima aderenza e sensibilità anche sui passaggi più dinamici. La struttura della scarpetta è concepita per consentire al piede di distendersi e portare a contatto con l’appoggio la maggior superficie di suola possibile.
La nuova tecnologia brevettata e ad uso esclusivo di La Sportiva SenseGrip™ rivoluziona il concetto di scarpetta da boulder. La mezza suola e il puntalino in gomma sono realizzati con questa innovativa tecnologia che favorisce la penetrazione dell’appoggio e garantisce la massima adattabilità della scarpetta su tutte le superfici.
““CHE EMOZIONE PRESENTARE LA SOLUZIONE CHE LA SPORTIVA ED IO ABBIAMO TROVATO PER RISPONDERE AI PROBLEMI DEL BOULDERING MODERNO”. ADAM ONDRA
““SIAMO ESTREMAMENTE ORGOGLIOSI DI PRESENTARE QUESTO NUOVO ATTREZZO, IL RISULTATO DI UN LUNGO LAVORO SINERGICO TRA IL NOSTRO TEAM E ADAM” “SUPPORTARE ATLETI DEL CALIBRO DI ADAM ONDRA NELLO SVILUPPO DELLA CALZATURA PERFETTA PER LE PROPRIE AVVENTURE DI ARRAMPICATA È UN GRANDE RICONOSCIMENTO. LE ESIGENZE DEGLI ATLETI SONO IN COSTANTE EVOLUZIONE: OGNUNO PORTA IL PROPRIO STILE E LE PROPRIE NECESSITÀ E NOI CI IMPEGNIAMO COSTANTEMENTE NEL FORNIRE PRODOTTI CHE RISPONDANO A QUESTE DIVERSE RICHIESTE CON LA GARANZIA DI MASSIMA QUALITÀ E PERFORMANCE”.
GIULIA DELLADIO,
CORPORATE MARKETING DIRECTOR DI LA SPORTIVA
Exploit Gennaio Falesia
Un’ispirante intervista a James Pearson e Caroline Ciavaldini
Autore Alberto Milani
Foto Raphael Fourau, Neil Gresham
Tra le tante pagine dell’arrampicata di alto livello, alcune tra le più ispiranti sono quelle che hanno come protagonisti compagni di cordata legati tra loro dal sangue o dagli affetti.
Diverse le coppie di fratelli fortissimi, come i Pou, gli Huber, i Petit, i Bindhammer e molti altri, così come le coppie che hanno trovato l’amore proprio grazie alla comune passione per il verticale. Iconico è il caso di Robyn Erbesfield e Didier Raboutou, conosciutisi nelle gare di Coppa del Mondo negli anni ’90, prima diventati marito e moglie e poi anche genitori di Shawn e Brooke, attuali stelle dell’arrampicata mondiale.
Una vita Trad… tra friend e pannolini!
Gli esempi illustri sono moltissimi altri, come ad esempio Luisa Iovane e Heinz Mariacher, Christian Core e Stella Marchisio, Jacopo Larcher e Barbara Zangerl o la coppia protagonista di questa intervista, James Pearson e Caroline Ciavaldini.
Chi siano James e Caro probabilmente è cosa ben nota alla maggior parte di coloro che stanno leggendo queste righe…
Caroline Ciavaldini
su Le Voyage
Foto: Raphael Fourau
Fin dai suoi esordi il britannico si è dimostrato un enfant prodige dell’arrampicata trad e uno dei più arditi nell’affrontare vie con cadute potenzialmente disastrose. Negli anni i suoi risultati sono stati innumerevoli, nel Regno Unito quanto fuori, culminando nel 2020 con la prima (e unica)
ripetizione di Tribe a Cadarese e nel 2023 con la prima salita di Bon Voyage a Annot. Quest’ultima, valutata E12 o alternativamente 9a, è con Tribe la via trad più dura al mondo e si presenta come una variante all’8b+ di Le Voyage, uno dei tiri più famoso in questo stile e esso stesso opera di James. Bon Voyage ha visto in questo 2024 le ripetizioni di Adam Ondra e Seb Berthe, che ne hanno confermato la durezza.
La francese Caroline è stata invece una climber agonista per il primo decennio del 2000, spesso ai primi posti in Coppa del Mondo Lead, per poi lasciare le competizioni e dedicarsi alla roccia. Proprio come James si è dedicata al trad e quest’anno ha raggiunto il top proprio con Le Voyage, di cui ha realizzato la
seconda salita femminile dopo Barbara Zangerl. Oltre al notevolissimo livello dei loro risultati, è anche un’altra la particolarità della loro relazione: quella di essere genitori di due splendidi bambini!
Da sempre la genitorialità in arrampicata è un tema piuttosto controverso, e non è raro sentir sostenere come i figli possano essere poco compatibili con lo status di climber, a causa dello stile di vita e della “logistica” che richiede. Una controversia in realtà soprattutto italiana e che è l’evidente manifestazione di una concezione molto limitata dell’arrampicata e del suo ruolo nella vita, specialmente per chi non è un professionista e non ha quindi la necessità di “fare la prestazione” per guadagnarsi il pane quotidiano.
Exploit Gennaio Falesia
James e Caro professionisti invece lo sono e oltretutto sono climber trad, per i quali il rischio assume un ulteriore peso alla luce del loro ruolo di genitori. Per questi motivi, con ancora più evidenza sono una bellissima dimostrazione di come arrampicata e genitorialità si possano perfettamente integrare anche ai livelli più alti di una disciplina arrampicatoria così estrema.
Questo è un grande valore aggiunto, che a mio parere rende ancora più significativi i loro risultati e rappresenta un esempio positivo per qualunque climber, indipendentemente da quanto sia alto il proprio livello o sia intensa la propria dedizione per l’arrampicata e indipendentemente dai propri progetti di vita al di fuori dell’arrampicata.
In questa intervista ho chiesto a James e Caro di ripercorrere non solo la loro storia di climber con i risultati
Vita familiare da climber!
Foto: Raphael Fourau
James Pearson in uscita da Bon Voyage
Foto: Raphael Fourau
che l’hanno caratterizzata, ma anche di parlarci della loro vita di genitori-arrampicatori, alla ricerca di un equilibrio e di un’armonia che sono perfettamente possibili. Un’intervista ricca di contenuti, per uscire dalla ristrettezza di vedute che spesso affligge il mondo dell’arrampicata, ulteriormente aggravata da un contesto sociale più ampio in cui la genitorialità è sempre più bistrattata e svalutata...
Caroline, James: ci potete raccontare come è avvenuto il vostro diverso avvicinamento all’arrampicata?
Caro e io veniamo da contesti alpinistici molto diversi. In realtà veniamo da contesti molto diversi del tutto, ma questa è un’altra storia per un’altra volta. Caro è cresciuta circondata dalle regole rigide e dai seri allenamenti del mondo delle competizioni, mentre io ero più uno spirito libero, circondato solo da rocce buone (ma molto piccole)
e tanta pioggia! Entrambi abbiamo sviluppato stili e culture di arrampicata molto diversi, tanto che quando ci siamo incontrati per la prima volta ci comprendevamo a malapena. Da allora abbiamo imparato tanto (e stiamo ancora imparando) l’uno dall’altra, e le nostre differenze ci ricordano che anche se pensiamo di capire tutto quello che c’è da sapere su un argomento, ci sarà sempre un punto di vista diverso. È importante fare un passo indietro e aprirsi ad altri punti di vista.
Quali sono le circostanze che hanno portato al vostro incontro e come avete condiviso la vostra passione comune per l’arrampicata?
Una passione che vi ha portato prima a scalare per un paio di anni in giro per il mondo e poi a creare una bellissima famiglia insieme!
Ci siamo conosciuti durante una vacanza di arrampicata sportiva in Turchia nel 2010, e per i primi tre o quattro anni non abbiamo fatto altro che viaggiare senza sosta. All’inizio non eravamo sempre insieme, perché Caroline gareggiava ancora nel circuito di Coppa del Mondo e io ero spesso via in spedizione con altri partner. Intorno al 2012, Caroline ha smesso di gareggiare e abbiamo anche allineato la maggior parte dei nostri sponsor,
il che significa che abbiamo potuto vivere, viaggiare e arrampicare a tempo pieno insieme. Lo facciamo da allora, anche se dopo essere diventati genitori nel 2018 abbiamo cambiato il modo di viaggiare, e ora non prendiamo più l’aereo, preferendo esplorare più vicino a casa quando possibile, utilizzando i mezzi pubblici o le nostre biciclette.
Ora, con due bambini, il tempo è più breve che mai, ma questo lo rende semplicemente più prezioso e significa che la motivazione per l’arrampicata non è mai difficile da trovare. Credo sinceramente di essere un climber molto migliore oggi rispetto a 10 anni fa, quando avevo la libertà di fare quello che volevo, quando volevo, dove volevo. Immagino che non sai mai veramente cosa hai finché non se ne va. Mentirei se dicessi che non sogno più quella libertà, ma avere figli e responsabilità al di fuori del mondo dell’arrampicata mi ha davvero dimostrato quanto siamo fortunati ad avere uno sport così meraviglioso nella nostra vita. Anche se abbiamo molto meno tempo per arrampicare e allenarci rispetto a prima, se organizzi bene quel tempo puoi essere altrettanto, se non più, efficace. In fin dei conti, avere figli ti dimostra anche che l’arrampicata è solo arrampicata, e se fallisci nel tuo progetto o hai una brutta giornata, non è davvero la fine del mondo. Questa particolare realizzazione mi ha tolto così tanta pressione, e senza quella pressione schiacciante, l’ironia è che in realtà ho iniziato a scalare molto meglio!
James tu sei probabilmente l’arrampicatore
trad più forte e conosciuto al mondo. Al di là dei numeri e dei gradi ci puoi dire quali sono state per te le vie più significative dal punto di vista personale e a cui dai il maggior valore nella tua crescita come arrampicatore e uomo? Non sono sicuro di essere d’accordo, ma grazie comunque per le parole davvero gentili. È difficile individuare una via in particolare come più o meno significativa rispetto alle altre, perché la verità è che ogni via che salgo ora tende ad avere un significato per me. Come dicevo sopra, senza il lusso di un tempo infinito, dobbiamo scegliere attentamente le nostre vie e i nostri progetti, e negli ultimi cinque anni ho fatto pochissime vie o boulder a cui non fosse attribuito un significato più grande. Alcune di loro sono state un ottimo modo per misurare i miei progressi personali e persino mostrarmi che è possibile migliorare verso la fine dei trent’anni, con due figli. Alcuni di loro sono stati bellissimi giorni fuori con la mia famiglia, e altri sono stati bellissimi giorni fuori quando eravamo solo io e Caro. Una cosa che sto davvero cercando di fare in questi giorni è trovare piacere in ogni giorno in cui vado ad arrampicare, qualunque cosa accada. Facevo molta fatica con progetti più lunghi,
spesso mi sentivo come se mi stessi costringendo ad andare a provarli, e spesso finivo la giornata frustrato per la mancanza di progressi. Oggi cerco di considerare ogni giorno come un’opportunità per divertirmi, e quando ti distacchi dall’obiettivo finale di salire in libera una via, puoi imparare a goderti il processo anche di avere una “brutta giornata”.
Anche per te Caroline, quali sono stati i risultati nella tua carriera che ritieni essere stati fondamentali per plasmarti come arrampicatrice e persona?
Dico sempre che ho avuto diverse vite da arrampicatrice… ora possiedo la mia terza :-).
All’inizio ero una garista e se dovessi individuare un successo sarebbe la vittoria della Coppa del Mondo a Chamonix. Quel ricordo è sempre fonte di motivazione per me. Ma ad essere onesti anche i fallimenti sono stati cruciali per plasmarmi. Poi sono diventata un’arrampicatrice d’avventura… forse La Voie Petit e The Quarryman sono due grandi vie, due ricordi del cuore. È stato davvero allora che ho iniziato a inseguire i miei propri sogni nell’arrampicata! E ora sono una climber e una mamma. È cambiato molto il modo in cui penso all’arrampicata… Non è diventato meno importante per la mia felicità, ma i gradi sono meno importanti.
Gennaio 2024
2 gennaio/Svizzera
Ad aprire il 2024 del boulder è un climber tedesco finora poco conosciuto, ma che con la sua tenenza esce dall’anonimato. In Val Bavona, il ventunenne Lasse Von Freier chiude il suo primo 8C+ con una linea ormai simbolo di questa valle ticinese, Off the Wagon Low!
4 gennaio/Spagna
Il giovane Pablo Zamora conquista anche lui il suo primo 8C+ e lo fa nel modo più prestigioso, lasciando la propria firma con una first ascent. Sul granito de La Pedriza lo spagnolo libera infatti Muerte por Asfixia, estensione di nove movimenti in partenza all’8B di Flor de Loto
7 gennaio/Svizzera 1
Sembra proprio che Francesco Berardino aspiri alle vette più alte del boulder mondiale e il Ticino è ormai il suo campo di battaglia! Dopo diversi 8C e il suo primo 8C+ con Off the Wagon Low, il milanese
apre il 2024 aggiudicandosi ora il secondo, sempre in Val Bavona. Francesco è infatti il primo a ripetere Celestite, una linea liberata da Dave Graham e rimasta finora irripetuta.
10 gennaio/USA
La linea di Sleepwalker è ormai un must mondiale per chi aspira ad essere un top boulderer e le ripetizioni sono in costante crescita. Ad aggiudicarsi questo 8C+ di Red Rock è ora Noah Wheeler, che raggiunge così un nuovo livello di difficoltà in carriera.
15 gennaio/Svizzera 2
Non solo Val Bavona per i climber che assediano il Ticino! Spostiamoci nella storicissima Cresciano sul masso di Dreamtime. Qui lo statunitense Sam Weir si aggiudica REM, linea liberata nel 2019 da Giuliano Cameroni come uscita diretta proprio a Dreamtime e da lui valutata 8C+. Un boulder poi ridimensionato a 8B+ dal primo ripetitore Paul Robinson. Tocca ora a
Sam dire la sua, con una proposta di 8C/+, vicina così all’originale…
17 gennaio/Svizzera 3
La tenenza di Francesco Berardino è incredibile… In due giorni consecutivi, sono ben due gli 8C+ che il giovane milanese si aggiudica! Il primo è anche per lui REM, che addirittura afferma essere il boulder più duro da lui salito, per un 8C+ pieno. Il secondo è Return of the Dreamtime, un’altra variante costituita da tutta la prima sezione di Dreamtime, il lancio al bordo e un’uscita a destra. Una linea liberata da Yannick Flohè e ripetuta ora da Berardino, che la valuta 8C/+.
21 gennaio/USA 4
Sull’arenaria di Red Rock approda niente meno che Will Bosi, partito per il Nevada con nel mirino il 9A di Return of the Sleepwalker! Il primo step per lui è inevitabilmente Sleepwalker, la partenza in piedi che in tanti stanno salendo.
Altrettanto inevitabilmente la ripetizione è quasi una formalità per lo scozzese: a Will non servono che tre sole sessioni per aggiudicarsi questo 8C+, che tra l’altro non sarebbe più di 8C a suo parere …
23 gennaio/Svizzera
La polivalente Melissa Le Nevé si aggiudica un notevole risultato anche nel boulder! La francese, che già vanta nel curriculum l’8B+ bloc, il 9a di Action Directe, multipitch da 8b e l’8b+ trad, realizza oggi la prima femminile di The Dagger a Cresciano. Una linea morpho oscillante tra l’8B e l’8B+, con Melissa che propende per quest’ultima valutazione.
eRelazioniproposte
Ghiaccio e misto
d Alpi del Delfinato (Francia), Massiccio degli Écrins, Pic de Bonvoisin 3480m, Traian
d Monte Bianco (Haute-Savoie, FR), Aiguilles de Chamonix, Hypnotic Lain
d Monte Bianco (Haute-Savoie, FR), Aiguilles de Chamonix, Folie Persévérante
d Monte Bianco, Alpi Graie (Valle d’Aosta), Aiguilles Marbrées, Pointe
Alphonse Payot 3506m, Via Ghiglione-Ottoz
d Dolomiti (Trentino-Alto Adige, IT), Vallunga/Langental, Airbus
d Dolomiti (Trentino-Alto Adige, IT), Vallunga/Langental, Kill the Duck
d Dolomiti (Trentino-Alto Adige, IT), Vallunga/Langental, La Bionda
d Dolomiti (Trentino-Alto Adige, IT), Vallunga/Langental, Symphony
d Dolomiti (Trentino-Alto Adige, IT), Vallunga/Langental, Birthday Crack
Roccia
d Alpi Graie (Piemonte), Valle Orco, Parete dell’Acqua Chiara, Il bombarolo
d Alpi Graie (Valle d’Aosta), Val Ferret, Placche di Pré de Bar, Il Moccioso
d Alpi Pennine (Valle d’Aosta), Valpelline, Pointe Bozzetti 2985m, Viva la Vita
d Alpi Pennine (Valle d’Aosta), Valpelline, Pointe Balliano 2793m, Via Luic
d Alpi Pennine (Valle d’Aosta), Valpelline, Pointe Balliano 2793m, Cresta Nord o Via Normale
d Alpi Retiche Occidentali (Lombardia), Gruppo del Castello, Punta Allievi 3121m, Non aprite quella porta
d Alpi e Prealpi Bergamasche (Lombardia), Bastionata del Lago (Lecco), Punta Todeschini, Z di Zarro
d Prealpi Bresciane e Gardesane (Trentino-Alto Adige), Valle del Sarca, Il sole e la luna
d Prealpi Bresciane e Gardesane (Trentino-Alto Adige), Valle del Sarca, Parete di Padaro, La particella della mutazione
d Dolomiti (Trentino-Alto Adige), Gruppo del Catinaccio, Punta Emma 2617m, Sto imparando a volare
d Dolomiti (Trentino-Alto Adige, IT), Vallunga/Langental, Ein Tag zum Träumen
d Dolomiti (Trentino-Alto Adige), Sass Pordoi 2950m, Eywa
d Dolomiti (Trentino-Alto Adige), Sass Pordoi 2950m, Grazie Giovanni
d Dolomiti (Veneto), Monte Fop 2883m, Per un Angelo
d Dolomiti (Veneto), Monte Fop 2883m, Per Elisabetta
d Dolomiti (Veneto), Gruppo del Sorapiss, Monte della Caccia Grande 3002m, Solo per un sorriso
d Dolomiti (Friuli-Venezia Giulia/Veneto), Monte Duranno 2666m, Archi Del Vento
d Appennino (Lazio), Monti Reatini, Monte Terminillo 2217m, Effimeri Spiragli
d Appennino (Abruzzo), Gran Sasso, Pizzo di Camarda 2332m, Demetra
d Dolomiti (Trentino-Alto Adige), Gruppo delle Cunturines, Piramide Ladina (toponimo proposto), Godüda
d Dolomiti (Trentino-Alto Adige), Torre di Mezzaluna 2628m, Eclissi
d Dolomiti (Veneto), Pale di San Martino, Monte Agnèr 2872m, Figli delle stelle
d Dolomiti (Veneto), Gruppo dei Feruc o Monti del Sole, Torre dei Feruch 2120m, I sogni di Brunner
d Prealpi Venete (Veneto), Monti Lessini, Monte Pastello 1128m, Partigiani sul Pastello
d Alpi dei Tauri occidentali (Austria), Gruppo del Venediger, Hintere Gubachspitze 3387m, Weiße Magie
d Appennini (Abruzzo), Monti Pizzi, Pietra Cernaia 1785m, Vietnamese Cruiser
d Valle Grana, Pradleves (Piemonte), Barma Capitani
d Bolzano (Trentino-Alto Adige), Winter Terrace
d Carovilli (Molise), La Foce
Nota
L’arrampicata è uno sport potenzialmente pericoloso, chi la pratica lo fa a suo rischio e pericolo. Tutte le notizie riportate in quest’opera sono state aggiornate in base alle informazioni disponibili al momento, ma vanno verificate e valutate sul posto e di volta in volta, da persone esperte prima di intraprendere qualsiasi scalata.
erelazioni proposte ghiaccio e misto
Massiccio degli Écrins, Alpi del Delfinato (Francia) Pic de Bonvoisin 3480m, parete nord-est TRAIAN
Ovidiu Mihail Ranja, Christophe Gard, 31 gennaio 2024 650m, TD+ IV, WI5, M4
Approfittando di condizioni tanto eccezionali quanto effimere, Ovidiu Mihail Ranja e Christophe Gard hanno aperto Traian, un itinerario di ghiaccio e misto che segue una rara linea di placages sulla parete nord-est del Pic de Bonvoisin. Il contesto è piuttosto selvaggio: l’avvicinamento e la discesa impongono attenzione quanto la salita.
Ovidiu dedica l’ascensione al padre, che lo ha portato in montagna fin da piccolo e gli ha insegnato ad amarla.
Materiale. Classico da ghiaccio e misto con due corde da 60m, 4-6 viti corte e medie, 3-5 chiodi a lama, serie di friend (fino al n. 0.5), serie di nut e ballnut, materiale per la costruzione di abalakov e per rinforzare/riattrezzare le soste di calata in discesa. Attrezzatura da scialpinismo consigliabile per il percorso di avvicinamento.
Accesso. Da Vallouise salire in direzione della località Entre les Aygues (in auto fino a dove possibile). Percorrere il vallone del Torrent des Bans per raggiungere il rifugio omonimo. Da lì dirigersi
al Glacier des Bruyères passando per il pendio-canale situato a sud del punto 2239 su IGN (in sci fino a quando possibile, poi a piedi).
L’itinerario è accessibile a partire dal margine più settentrionale del ghiacciaio superando un pendio nevoso solcato da fasce rocciose, visibile nella foto con tracciato.
Relazione. Vedere il tracciato. Il passaggio chiave è un placage molto ripido, quasi strapiombante (WI5/5+), cui fanno seguito due tiri un poco più facili (WI4/4+) su placage misto neve/ghiaccio.
Durante la prima ascensione l’uscita è stata fatta lungo la via Fragments of golden past, su misto delicato (M4).
Discesa. Lungo il Toboggan sul versante sud-est per lo più arrampicando in discesa (50-55º). Quattro risalti sono stati superati con altrettante calate: due attrezzate su spuntoni, una su chiodi, una su nut (verificare e rinforzare). Il Toboggan riconduce sul Glacier des Bruyères.
Aiguilles de Chamonix, Monte Bianco (Haute-Savoie, FR) Pointe des Nantillons, avancorpi sud-orientali, parete nord-est HYPNOTIC LAIN
Santiago Padrós, Oliver Gajewski 370m, ED, AI6
Tra il 19 e il 25 febbraio 2024 Santiago Padrós e compagni, approfittando di condizioni eccezionali, hanno aperto due nuove vie all’Envers des Aiguilles (Monte Bianco). La prima di queste, battezzata Hypnotic Lain, coincide parzialmente con i primi tiri di una via estiva (Sparke in the rain, C.d. Bode, P. Camison, 21 luglio 1984) e corre parallela alla recente Sorterriko Koblak di Alain Andrés e Garo Azkue (6 febbraio 2024). Dedicata a Line van den Berg.
Materiale. Classico da ghiaccio e misto, chiodi, nut, friend (0.1-3, misure doppie da 0.3 a 0.75), 5-7 viti da ghiaccio medio-corte (anche se servono a poco). Le soste sono state attrezzate in modo minimalista, è opportuno verificarle e rinforzarle. Materiale da scialpinismo per l’avvicinamento.
Accesso. Da Chamonix salire in funivia all’Aiguille du Midi e scendere lungo la Vallée Blanche in direzione del Refuge du Requin. Traversare verso la base del Capucin du Requin, quindi scendere un poco verso il rifugio Envers des Aiguilles fino a raggiungere la
base della parete nord-est della punta 2999m. Dalle 2 alle 3 ore a seconda della quantità e della qualità della neve.
Relazione. La partenza si svolge su un effimero plaquage difficile da proteggere. L’itinerario entra poi in una fantastica goulotte, abbastanza sostenuta, con qualche passaggio tecnico e verticale. L’ultimo tiro risale una delicata e verticale lingua di puro ghiaccio.
Vallaccia, Dolomiti (Trentino-Alto Adige)
Torre di Mezzaluna 2628m, parete ovest
ECLISSI
Leonardo Gheza, Luca Ducoli, agosto 2024 280m, 8a, 7a obbl., S3
Eclissi alla Torre di Mezzaluna segue una linea completamente indipendente a destra di Giallo Dream (Rolando Larcher, Letizia Deavi, Andrea Tomasi, Corrado Coser, Marcello Luciani, Bruno Mestrina, 1996). A una prima parte atletica, su strapiombi gialli, fa seguito una sezione superiore più tecnica su fantastica roccia grigia. La via è stata aperta dal basso in tre giorni di lavoro; altri tre giorni sono stati dedicati alla pulizia, in modo da rendere più piacevoli le ripetizioni in libera. Anche se l’attrezzatura è di stampo sportivo, la distanza tra gli spit impone sicurezza sul grado indicato.
Materiale. Classico da roccia, 10 rinvii (soste attrezzate a spit 10 mm, alcuni spit lungo i tiri), corda e cordino da recupero da 60m. Tutte le soste sono attrezzate per le calate in doppia.
Accesso. Da Pozza di Fassa (Val di Fassa, TN) salire in Val San Nicolò e prendere il sentiero per il Bivacco Zeni. Dal bivacco la parete è ben visibile e raggiungibile in breve.
Relazione. L1: 6b, 5 spit, 30m; L2: 6b, 5 spit, 45m; L3: 7c, 6 spit,
30m; L4: 7b+, 9 spit, 40m; L5: 7a, 4 spit, 20m; L6: 8a, 9 spit, 35m; L7: 7b, 4 spit, 25m; L8: 7a, 6 spit, 35m. Alla fine della via è possibile continuare sull’ultimo tiro di Giallo Dream, VI. Discesa. In doppia lungo la via.
Gli apritori ringraziano Magda, Angelino, Ulde per l’aiuto in apertura e Lappas climbing per gli spit inox.
Pale di San Martino, Dolomiti (Veneto) Monte Agnèr 2872m, parete nord-ovest
FIGLI DELLE STELLE
Marco Toldo, Matthias Stefani, il 4 e 5 agosto 2024 Sviluppo totale 730m (compresi l’accesso alla grande cengia dal Vanet del Piz e il tratto finale), VI+/VII, R3
L’itinerario vince le grandi lavagne comprese tra lo Spigolo GilbertiSoravito e le vie Massarotto-Chenet e Tango per Marinella, passando prima a destra e poi a sinistra della Vinci-Bernasconi, della quale percorre un breve tratto nel gran diedro della penultima lunghezza. Lì, infatti, sono stati rinvenuti cinque chiodi. Dopo numerose ricerche, gli apritori hanno dedotto (senza certezza assoluta) che tale diedro fa probabilmente parte del tracciato d’uscita originale della Vinci-Bernasconi, da tempo poco chiaro.
attacco
Figli delle stelle, come tutte le grandi vie dell’Agner, è un itinerario impegnativo in ambiente isolato e selvaggio. L’accesso è lungo, complicato e delicato; un’eventuale ritirata dalla parete sarebbe molto difficile. Sulla cengia della parete ovest si trova una piazzola
BIMESTRALE DI ARRAMPICATA E ALPINISMO
Speciale Annuario. Dicembre 2024
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