Arco 2015

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COLLANA LUOGHI VERTICALI

EDIZIONI VERSANTE SUD


Prima edizione: Aprile 2006 Seconda edizione: Giugno 2010 Terza edizione: Febbraio 2015

ISBN 978-88-98609-13-0 Copyright © 2015 VERSANTE SUD S.r.l. Milano via Longhi, 10. Tel. 027490163 www.versantesud.it I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Copertina

Linda Grossi, Cristina Isabel, 7a, Padaro (foto Giampaolo Calzà)

Testi

Antonella Cicogna, Mario Manica, Davide Negretti

Interviste

Antonella Cicogna

Disegni

Chiara Benedetto. Rilievi: Davide Negretti

Cartine

Marco Romelli

Simbologia

Ilaria Niccoli

Stampa

Monotipia Cremonese (CR)

VERSANTE SUD Catalogo

Nota L’arrampicata è uno sport potenzialmente pericoloso, chi lo pratica lo fa a suo rischio e pericolo. Tutte le notizie riportate in quest’opera sono state aggiornate in base alle informazioni disponibili al momento, ma vanno verificate, e valutate sul posto e di volta in volta, da persone esperte prima di intraprendere qualsiasi scalata.


Il 2% del ricavato di questa guida viene reinvestito in materiale per attrezzare vie e falesie

Km ZERO

Guida fatta da autori che vivono e sviluppano l’arrampicata sul territorio

Antonella Cicogna Mario Manica Davide Negretti

Falesie di

ARCO

113 proposte Arco Valle del Sarca Valle dei Laghi Trento Rovereto Valli Giudicarie Val di Non

EDIZIONI VERSANTE SUD


Prefazione e ringraziamenti

È NATA FALESIE DI ARCO Falesie di Arco è una guida nuova, completamente aggiornata e arricchita di nuove proposte. Arco, Dro, Valle dei Laghi, Riva del Garda, Val di Ledro, Tenno, Nago Torbole, Valle di Cavedine, Terlago, Ranzo, Valli Giudicarie, Molveno, Valle dello Sporeggio, Val di Non, Rovereto e dintorni, Trento e dintorni: di tutte queste zone abbiamo scandagliato le falesie che ritroverete in queste pagine con relative descrizioni. Con la preziosa disponibilità degli apritori abbiamo preso in mano muro per muro, settore per settore, tiro per tiro. Confrontato l’esistente, modificato, aggiunto le novità. È stato un minuzioso lavoro di ricerca e approfondimento che ha impegnato me e i miei compagni di avventura, Davide Negretti e Antonella Cicogna, per parecchio tempo. Qualche esempio? Bassilandia. Nella nostra prima edizione i tiri erano 47, oggi 69. Nago: i tiri erano 139, oggi 159. A Massone sono cambiate 13 difficoltà su 155 tiri. E sappiamo che passare da un 7a ad un 7a+ la differenza si sente! E si potrebbe continuare. Oltre il 95% delle falesie contenute nelle precedenti edizioni ha richiesto variazioni, grandi o piccole: l’aggiunta di un settore o di un tiro, il cambio di difficoltà di qualche lunghezza, un nuovo progetto liberato, un nuovo accesso. Quindi anche nuovi disegni dei muri, degli accessi... Alcune falesie purtroppo non ci sono più. Come la bellissima Laghel a due passi dal centro di Arco, coi suoi spettacolari tiri dal 6a al 7c, che trovandosi su terreno privato è stata recintata e vietata agli arrampicatori. Oppure Ronzo e Pannone: una vecchia ordinanza del Sindaco impedisce da diversi anni la frequentazione di questi bei muri ormai purtroppo abbandonati. Si riuscirà a sbloccare la situazione? Le Amministrazioni riusciranno a fare di più? Tutte le falesie presenti in queste pagine, come è nostra consuetudine, sono pubblicate con l’approvazione dei loro chiodatori. Nulla di ciò che troverete qui viene proposto “sottobanco”. Di questo siamo orgogliosi, certi che gli stessi apritori apprezzino. Diverse sono infatti le falesie “segrete” o “tenute nascoste” che abbiamo scelto di non pubblicare. Alcune di esse sono su terreni privati e la “troppa affluenza” rischierebbe di esasperare i proprietari dei terreni che vieterebbero qui l’arrampicata. Altre sono in zone con divieto di accesso, e dunque non istituzionalmente pubblicabili. Altre ancora però avrebbero potuto rientrare in questa nuova guida. Ma chi le ha chiodate preferisce tenersele per sé, come fossero “loro proprietà”, senza peraltro (spesso) non frequentarle più. Muri chiodati da 5, 10, 15, 20 anni... Essi ritengono che la loro

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pubblicazione porterebbe a un sovraffollamento. Rispettiamo le idee di questi chiodatori, perché chi ha attrezzato questi muri lo ha fatto di tasca propria, spendendoci tempo, passione, fatica e denaro. Ma chiediamoci anche: se un Diego Depretto, un Danilo Bonvecchio, un Sauro Merighi, un Fabio Leoni, e tanti altri, avessero tenuto segrete le “loro” creazioni? Come sarebbe ora l’arrampicata per tutti, e in Valle del Sarca? E pensiamoci realmente: nei giorni “caldi”, dove facciamo fila per ripetere un tiro? A Massone, Nago: può darsi. A Belvedere sulle lunghezze di 4a, 4b, 4c, 5a? Ok. Ai 3a, 3b,3c dei Massi di Gaggiolo: capibile. Perché le falesie facili in Valle del Sarca sono pochissime, per la tipologia della roccia e dei muri. Mai vista fila, però, dove i gradi salgono. In special modo oltre l’8a. Nella guida abbiamo anche volutamente lasciare alcune falesie oggi davvero poco visitate. Toglierle avrebbe significato la loro morte. La frequentazione aiuta a mantenere i muri vivi, puliti, attrezzati in modo corretto. Va detto poi che maleducazione e mancanza di rispetto possono contribuire enormemente alla chiusura di una falesia. Sta a noi climber cercare di mantenere un comportamento educato e rispettoso, al di là che la falesia si trovi su terreno privato o comunale. Lo stesso dicasi per i parcheggi, spesso limitati o inesistenti. Facciamo sempre attenzione a non intralciare i passaggi. Meglio lasciare l’auto un po’ più distante dal muro, col vantaggio di non disturbare e non fare danno! Mario Manica



Ringraziamenti

RINGRAZIAMENTI Per me, che non arrampico quasi più dal mio incidente in Venezuela, nella stesura di questa nuova guida è stato un incontrare e rincontrare amici. Tutti disponibili e con un entusiasmo per l’arrampicata che mi ha riportato “ai vecchi tempi” e fatto rivivere le emozioni del gesto dell’arrampicata. Chiodatori o frequentatori delle falesie con i quali si è intrecciato un bel sentimento, e che desidero personalmente ringraziare. In particolare, grazie a Luca Onorevoli, profondo appassionato e conoscitore della Valle del Sarca e che, nel tenere registro delle sue salite descritte tiro per tiro con note accluse, ci ha fornito dell’utilissimo materiale e non di rado è andato a provare i tiri per noi. A Gianguido Dalfovo e Fabio Leoni, che mi hanno sempre caricato di nuova energia con il loro trasporto nel descrivere le loro creazioni e ripetizioni. A Roland Galvagni, per avermi sopportato nei miei sfoghi quando incappavo in qualche no-sì, ma-forse-vediamo se... E ovviamente, a Davide Negretti e Antonella Cicogna, da sempre miei compagni di cordata in questa iniziativa editoriale. Grazie, quindi, a tutti coloro che hanno partecipato alla compilazione di questa guida. Spero che nessuno sia stato tralasciato: Fabrizio Agosti, Roni Andres, Valerio Ballardini, Simone Banal, Paolo Benvenuti, Markus Bock, Eddy Boldrin, Danilo Bonvecchio, Paolo Bonvicin, Michele Bort, Andrea Bruni, Tiziano Buccella, Luciano Calderan, Ornella Calderan, Giampaolo Calzà, Michele Camin, Gianni Canale, Cristiano Casagranda, Franco Cavallaro, Danilo Cavosi, Lino Celva, Fabrizio Conforto, Gianguido Dalfovo, Giacomo Damian, Simone Elmi, Donato Falcone, Massimo Faletti, Bruno Ferrari, Rudi Filippi, Stefano Folgarait, Luca Forti, Roland Galvagni, Michel Ghezzi, Stefano Ghidini, Mauro Girardi, Gerhard Hörhager, Fabio Leoni, Demis Lorenzi, Giupponi Luca, Alessandro Lucchi, Gino Malfer, Loris Manzana, Silvano Matassoni, Sauro Merighi, Giorgio Nicolodi, Luca Onorevoli, Nicola Parziani, Martino Peterlongo, Silvio Reffo, Franco Scandolari, Angelo Seneci, Barbara Soardi, Geremia Vergoni, Ulla Walder, Alfredo Webber, Carlo Zotele. Un pensiero speciale a Mauro Giovanazzi, per tutti Spina. Molti degli amici che hanno contribuito alla stesura di questa guida lo conoscevano, con lui avevano arrampicato, condiviso bei momenti e fantasticato di nuove montagne da salire. Desidero

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ricordarlo sempre così, mentre scala in una bella giornata di sole. E infine ma non ultima, grazie a Sonia di otto anni, mia figlia, che in una delle nostre esplorazioni ai muri della Valle ha allargato le braccia e si è lasciata teneramente andare: “Ma papà, ancora falesie?”. Mario Manica



14

Arco

Arco

Eremo 110 m

Eremo

E

14

Pochi ma tosti. I tiri di questa piccola falesia sono tra i più duri di Arco e assolutamente oltre la verticale. Per scalare su questo bel muro occorre saper affrontare l’8a in tutta scioltezza. Non per nulla le firme degli apritori e dei primi liberatori qui sono di prim’ordine. Christian Bindhammer ha liberato l’8c+ di Zauber fee nel 2003. Nel 2008 è stato Andreas Bindhammer a liberare l’8c+/9a di St. Anger (nome dato in onore della rock band Metallica) superando il punto più difficile con un dinamico per prendersi a un buco svasato nascosto. L’eremo di San Paolo e il muro giallo strapiombante della falesia sono ben visibili dalla strada che, da Arco, percorre la valle del Sarca verso nord. L’Eremo di San Paolo è un luogo sacro. La consacrazione dell’altare è documentata e risale al 9 aprile 1186.

3’

72

2 2 2 1 1

Accesso Da Arco in auto 3 Km, poi 3 minuti a piedi. Dal ponte sul fiume Sarca, in prossimità del grande parcheggio, in auto seguire le indicazioni Loc. Prabi, Camping Arco-Piscina Comunale. La strada (Via Paolina Caproni) è la stessa che porta alla struttura del Rock Master (sulla destra), mentre sulla sinistra si superano le pareti della Rupe Secca, e dei Colodri. Oltrepassare il Camping Arco-Piscina comunale (1 km) e continuare in direzione Camping Zoo. Superatolo, continuare in direzione Ristorante La Lanterna. 800 metri dopo il ristorante, sulla sinistra, si trova lo spazio parcheggio per l’Eremo di S. Paolo (per qualche macchina). Le scalette conducono in tre minuti all’Eremo di San Paolo, incastonato nel bianco e strapiombante calcare, e alle vie.

EREMO

Ceniga

Arco

8c 8b 8a 7c 6a

Chiodatori: G. Hörhager, R. Larcher, G. Manica, R. Schaerer, altri.

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1 SENZA NOME 6a 10m 2 CATY MINI 8a 20m 3 ZAUBER FEE 8c+ 22m 4 ST. ANGER 8c+/9a 24m 5 GRAVITY GAME 8b/+ 24m 6 SENZA NOME 7c 20m 7 SENZA NOME 8b 20m 8 MEZZO BIOLOGICO 8a+ 25m

Su pilastro, tiro corto facile Bloccaggi su prese scavate, continuità Resistenza e tecnica su forte strapiombo Tecnica, movimento, resistenza su forte strapiombo Prima femminile di Angela Eiter nel 2014 Partenza in forte strapiombo, continuità su piccoli buchi Continuità su forte strapiombo Partenza in comune con n° 6, bel tiro strapiombante continuo su canne Tetto con perfetta fessura a incastro. Liberato da Nicolas Favresse in stile trad. Il tiro si trova 150 m a sinistra dell’Eremo (no disegno)

EREMO

8b/+

8b 7c

6a 8a

1

8c+

7

8c+/9a

3 2

4

5

6

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Nato il 5 luglio 1963 a Bologna, ha sempre vissuto ad Arco. Segno zodiacale Cancro Sua è la Canyon Adventures, prima agenzia specializzata in Canyoning nella Valle del Sarca (Torbole). La seconda a nascere in Italia già nei primissimi anni Novanta.

DIEGO DEPRETTO 76


L’enfant terrible Sono figlie o nipoti sue molte delle prime nate che hanno segnato la storia dell’arrampicata in Valle. Intervista a Diego Depretto, chiodatore di Nago, Massone e autore della mitica Arco Falesie

«Il centro era là. Ci si trovava alla base con Roberto e spesso gli facevo da secondo, su tante vie. Io ero il boccia del posto, il ragazzino che a fine scuola correva lì. Lui quello che stava evolvendo il pensiero della scalata. Sono arrivati Heinz Mariacher, Aldo Leviti dalla Val di Fassa con la sua bella intuizione a San Paolo. Sono arrivate Honky Tonky, Nuovi Orizzonti... Ma inizialmente il centro era proprio il Colodri e i suoi grandi massi alla base. E l’evolutore local, Roberto Bassi. Dove ora c’è la Pizzeria California, la casa del Bepi, il Bepi del Colodri. Ci ospitava, faceva il caffè a tutti: Mariacher, Manolo, Stenghel... Era un personaggio incredibile. Aveva perso un piede nelle miniere di carbone in Sud Africa e, ovunque, alla base dei Colodri, cercava sassi a forma di piede. Ne aveva dappertutto a casa. Un uomo di storie d’altri tempi: con quel suo imbrago alto, le corde spesse, l’attrezzatura per scalare degli anni Quaranta e Cinquanta ancora appese al muro e che aveva usato per far legna. Molto prima di ogni altro arrampicatore, si era calato dal Colodri e da altre pareti della Valle non assicurato, per tagliare questi enormi tronchi di leccio!»

sciuti sui banchi di scuola alle sacrosante regole dell’alpinismo, qualcuno ora cercava di stravolgerle. Era un cordone ombelicale che si stava spezzando. Che andava spezzato.

Poi quel fermento si è trasferito altrove. Per portarsi in falesia... È stato un periodo in cui molte cose si sono sovrapposte, evolvevano contemporaneamente in luoghi e su muri diversi. Nell’aria si respirava un’energia speciale. Avventurosa, innovativa. Ogni giorno era una scoperta. A far sicura a Roberto nei primi voli su Honky Tonky, o quando lui si buttava giù da Bepi Nero fidandosi di quelle piastrine appena messe, c’era paura vera nell’aria. Chi provava era un temerario. Cadere è la prima cosa che oggi insegniamo in un corso d’arrampicata. Ma allora, trentatre anni fa, rappresentò un passaggio cruciale. Cre-

E poi? E poi non ero più il ragazzetto di sedici anni. Mentre scalavo ho iniziato anche a sviluppare pareti. Nuovi Orizzonti, nata da Aldo Leviti e Renato Bernard. Chi ha avuto la fortuna di scalarla ricorderà Magiche gocce, Son dur dur o All’ultimo respiro. Poi il Colodri Sud, il muro che si scalava d’inverno. A seguire Massone. A scoprirlo era stato Giovanni Groaz, che aveva chiodato qui le prime linee lungo diedri e fessure. Poi ho iniziato io. È diventata casa. Quasi tutto il settore basso, poi quello intermedio della Gola, quanto tempo! Direi che Massone è stata fondamentale per la mia storia:

Un’atmosfera irripetibile? Forse la vera grande energia era data dal fatto che si stava creando qualcosa di totalmente nuovo. Esploravamo gradi più alti, nuovi limiti e attitudini mentali, strumenti e umori altrettanto nuovi. “Via il magnesio dalla roccia”, queste erano le scritte che trovavi alla base del Colodri!, perché usare il magnesio era inconcepibile. E il passaggio dall’imbrago alto a quello basso? Il mitico Troll, bianco e rosso. “Vai ad ammazzarti. È morte certa!”, così ci dicevano. Niente magnesio perché imbratti le pareti... Anche nella chiodatura, si provava... Nessuno ti diceva come fare. Sperimentavo il mio primo tiro realizzato con chiodi a pressione, Il primo specchio alla parete di San Paolo, nella stessa giornata in cui Bassi e Manolo chiodavano Pipistrello a Swing Area.

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l’ho chiodata, richiodata, lavata con la pompa dei pompieri e l’acido per togliere l’unto... Lì è stato il centro dell’arrampicata di Arco per diverso tempo. Era come ritrovarsi al bar, ci si conosceva tutti anche perché eravamo meno di oggi! Chi abitava in zona, chi arrivava dall’Alto Adige, Verona, Brescia, Austria. C’era quell’energia di cui parlavo prima, lo spirito dell’innovativo. Roberto ormai era passato alla Gola. Mariacher a San Nicolò in val di Fassa, Manolo in Totoga. Nella parte bassa della Valle circolava un altro gruppo di scalatori. C’erano Giorgio Manica, Daniela Luzzini, Rolando Larcher, Fabrizio Miori, Enrico Ischia e tanti altri... Era la fase in cui si cercava il passaggio dall’arrampicata in placca allo strapiombo. Poi hai scoperto e chiodato Nago nel 1988. Sì, anche Nago! Sono colpevole. Roccia fantastica, luogo selvaggio ma facilmente accessibile. Tutto troppo perfetto per non amarlo e svilupparlo. Ma è anche vero che inizialmente ero davvero l’unico a chiodare in maniera sistematica qui ad Arco. Sul finire degli anni Ottanta e negli anni Novanta sono poi fortunatamente arrivati altri climber-chiodatori, tra questi Danilo Bonvecchio, Fabio Leoni, il gruppo Sisyphos, Giuseppe Mantovani, Diego Mabboni... e molto è stato fatto e sviluppato anche nella parte alta della Valle del Sarca, arricchendo l’opera iniziata da Bassi. Quante vie hai chiodato? Tra chiodate e richiodate penso di averne più di un migliaio, compreso tutto il lavoro fatto con Arco Roc e Camillo Mattei a partire dal 1990 per sistemare e richiodare Massone, Nago, San Giovanni, Crosano, Baone, Spiaggia delle Lucertole, San Siro, le Placche Zebrate... Circa diecimila anelli resinati in tre anni di lavoro. In questo c’è stato un importante sostegno della Provincia. La prima guida di free climbing di Arco è opera tua. Nata per caso, senza certamente immaginare quale sviluppo avrebbe avuto il free climbing in Valle. Chiodavo, richiodavo, e catalogavo il 78

lavoro fatto, dunque per me era importante condividerlo. Arco Falesie ’87 è stata la prima ad uscire: una cartellina con una ventina di fogli spessi e non rilegati, disegni tutti fatti a mano, con l’avvicinamento, la descrizione dei tiri, il commento itinerario per itinerario. L’avevamo scritta tutta in stampatello, io e Angelo Seneci. Conteneva quattordici falesie! Sono arrivate le edizioni col climber che scala lo spicchio di luna. Un altro pezzo di storia. Il simbolo del climber l’avevo scelto con Lorenzo Delladio de La Sportiva, che a quei tempi mi supportava nel progetto. Richiamava il mondo fantastico, lunare, della scalata. L’ultima invece è del 1999, Arco Falesie, scritta con Margareth Eisendle e di cui ero io stesso editore. Rilegata ad anelli, con una sessantina di falesie da Arco alla Valle dei Laghi, dalle Val Giudicarie al Lago di Garda Sud. Testimone di quale sviluppo aveva avuto l’arrampicata sportiva in Valle, e nelle zone vicine. Poi qualcosa in te è cambiato, rispetto all’arrampicata... Ho sentito che non poteva più essere il mio solo punto di riferimento. Avevo bisogno di novità, di altri modi di interpretare la mia vita. Così ho intrapreso altre strade, parallele: canoa fluviale, mio attuale grande amore; parapendio; immersioni; moto da trial. L’ultima mia sfida è stato il brevetto di pilota d’elicottero. Da diversi anni poi sverno in Nuova Zelanda. E qui, oltre al volo e alla canoa, ho anche ripreso a chiodare ritrovando quello stesso spirito avventuroso, quell’energia creativa che avevo inizialmente vissuto ad Arco.

I dieci tiri più famosi chiodati da Diego Depretto Massone Desiree, C’è qualcuno che non sa, Il ladro di saponette, Pilot wings, Only locals Nago Kato zulù, Passeggeri del vento, Gandalf Swing area Balle bollenti, La pista


Senza dimenticare il canyoning, sei stato il primo a portarlo in Valle. È quello in cui mi sono specializzato a livello lavorativo, la mia grande passione fin dagli anni Ottanta. Nel 1992 ho fondato la Canyon Adventures. È stata forse la mia più grande scommessa, vinta. Investire soldi e tempo per una cosa che tutti dicevano non avrebbe mai funzionato, quando nessuno ancora sapeva cosa fosse questo sport. Di fatto però l’arrampicata non l’hai mai abbandonata. La pratico, la insegno, scalo coi miei clienti. Soprattutto con gli amici, la famiglia e la mia pic-

cola peste. E conservi sempre le tue prime scarpette EB. Già, quelle mitiche scarpette d’aderenza! E ho anche un paio di Converse risuolate aerlite. Ho conservato molti spezzoni delle catene dei primi monotiri della Valle e materiale storico delle vecchie vie richiodate, per valore affettivo e chissà, forse per un futuro museo. E chiodi..., come quel fantastico indimenticabile chiodo rosso che sul 7b+ di C’è qualcuno che non sa segnava il passaggio difficile. Quanti voli!

AGRITURISMO

WEINGUT Fam. Benuzzi - Oberhofer

Loc. Oltra 3 - Dro (TN) - Tel. 0464-504218 - www.agritur-oltra.com


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Dro - Pietramurata - Sarche

Dro - Pietramurata - Sarche

La Pizzeria

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Evidente muro giallo-grigio ben visibile dalla strada statale. È rimasto per tanti anni sotto gli occhi di tutti prima che Lino Celva e Gianguido Dalfovo si prendessero la briga di chiodarlo. Tutti i tiri sono molto belli, la chiodatura non è ravvicinata. L’arrampicata è in prevalenza di resistenza su piccole tacche. Bello il panorama su Dro e i campi di frutta della Valle. Obbligatorie corde da 70m.

250 m

E

Chiodatori: L. Celva, G. Dalfovo, altri. Accesso Da Arco in auto 7 km, poi 10 minuti a piedi su sentiero e corda fissa.

La Pizzeria

Dal ponte sul fiume Sarca, lungo strada statale 45 bis, seguire le indicazioni Trento - Madonna

di Campiglio. Al bivio per Dro svoltare e seguire le indicazioni Centro. Alla rotonda diritti per via Mazzini. All’altezza della chiesa, girare a destra seguendo le indicazioni Centro Sportivo. Attraversare il ponte sul fiume Sarca e continuare lungo la strada principale che conduce fuori Dro. In Località Oltra, svoltare a sinistra e salire al Centro Sportivo, dove si parcheggia. A sinistra del Centro Sportivo imboccare la strada sterrata segnata dal cartello Percorso alle Cavre, Pineta Dro. La falesia è ben visibile (striature gialle-grigie) e, guardando la parete, rimane a sinistra. Continuare per cento metri fino a un capitello. Poi seguire il sentiero C.A.I. 425 San Giovanni per poco più di 200 metri. A questo punto lasciarlo per una traccia a sinistra (ometto) che conduce alla falesia con l’aiuto di una breve corda fissa.

LA PIZZERIA

10’

Oltra

Dro

Sarca

Trento

Arco

Cavedine

? 8a 7c 7b 7a 6c

126

1 1 2 1

4

5

Agritur Benuzzi-Oberhofer

14


1 ZINGARA 8a 30m 2 CAPRICCIOSA 7c 32m 3 PROSCIUTTO E FUNGHI 7c+ 32m 4 RUCOLISSIMA 7b+ 32m 5 SALAMINO PICCANTE 7a+ 32m 6 MARINARA 6c+ 34m 7 MARGHERITA 7a 34m 8 PIOGGIA 7b+ 15m 9 DIAVOLA 7c+ 32m 10 CALABRESE 7c+ 32m 11 QUATTRO STAGIONI 7b/c 28m 12 IL CALZONE ? 28m 13 SPINACI E RICOTTA 7b/c 25m 14 PATATONA 7b 25m

Muro verticale, continuità su tacche Muro verticale, continuità su tacche Muro verticale, continuità su tacche boulder finale Resistenza su tacche, muro verticale Resistenza su tacche, muro verticale Resistenza su tacche, muro verticale Resistenza su tacche, muro verticale Resistenza su tacche, muro verticale Passo di boulder iniziale sullo strapiombo, poi di dita su piccoli appigli Passo di boulder iniziale sullo strapiombo, poi di dita su piccoli appigli Lancio e passo di boulder iniziale Progetto Strapiombo iniziale con passo boulderoso, poi continuità Strapiombo su buoni appigli, poi continuità. Protezioni abbastanza distanti

LA PIZZERIA

7b+

8

7b/c

7c+

7b/c

7a

7b ?

7a+ 7b+

6c+ 7c

7c+

14

13

8a 7c+

12 11 10 9

7

6 54 3

21

127


57

Valle di Cavedine

Valle di Cavedine

Cavedine

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La prima impressione di fronte a questo muro così ben lavorato è di essenzialità. Una parete dalle linee pulite e sobrie, dove movimento e tecnica la fanno da padroni. Già le vie più facili richiedono da subito una conoscenza del gesto e ogni movimento esige un approccio meditato. Le vie più dure propongono generalmente sezioni medio-brevi più intense, ma raramente si scomoda l’aggettivo “continuità”.

530 m

W

Cavedine

Chiodatori: D. Bonvecchio, R. Galvagni, altri. Accesso Da Arco in auto 19 km, poi 3 minuti a piedi su sentiero.

Dal ponte sul fiume Sarca, lungo S.S. 45 bis, seguire le indicazioni Trento - Madonna di Campiglio. Dopo 5 km, al bivio per Dro, svoltare a destra prendendo la S.P. 84 per Valle di Cavedine, superare Drena e continuare fino al paese di Cavedine. All’uscita del paese, 50 metri dopo il benzinaio IP, girare a sinistra seguendo le indicazioni Lago di Cavedine. Dopo alcuni tornanti la strada spiana e inizia a scendere con vista sul Lago di Cavedine. Oltrepassare un capitello sulla sinistra (di fronte c’è una stradina asfaltata), e proseguire diritti per 300-400 metri. A metà del primo guardrail sale il sentiero sulla sinistra che porta al muro. Posteggiare sulla strada. In breve su comodo sentiero si arriva alla falesia. Pietramurata

Arco

Lago di Cavedine

3’

CAVEDINE

Cavedine

Vezzano - Trento

Drena-Dro

? 7b 7a 6c 6b 6a

242

2 4 2 1

6 10

25


1 LATTE PIÚ 6c 15m 2 SBARBIE E PREPUZIO 6c 15m 3 POPOLO BUE 6c+ 15m 4 ORO NERO 6c 15m 5 OIBÒ 6b+ 15m 6 ALTA TENSIONE 6a+ 15m 7 GIOIA E RIVOLUZIONE 7a 18m 8 GIOIA E RIVOLUZIONE PLUS 7c 8m 9 ALIBI 7a 25m 10 ORGASMATIC 6c+/7a 16m 11 ORGASMATIC PLUS 7b+ 8m 12 PALPITO TENUE 7b 20m 13 TOTÒ D’ARABIA 7b+ 20m 14 INGENUE UTOPIE 6c 20m 15 PLACEBO 6c+ 20m 16 MISERY NON DEVE MORIRE 7b 20m 17 3° MESE 6c 20m 18 ABE’S 7b 10m 19 GANJA 7b 20m 20 MAGMA 6c+ 20m 21 SESSO E NUTELLA 6b+ 20m 22 VOX POPULI 7a 20m 23 DIAFRAMMA 6c+/7a 18m 24 SENZA NOME ? 18m 25 SENZA NOME ? 18m

Movimenti disequilibranti Bei movimenti e molta coordinazione Partenza impegnativa e muretto su tacchette Allunghi in partenza e leggero strapiombo su tacchette Placca a buchi e tacche Tacche e verticali nascosti. Per nulla banale Allunghi laterali a metà, poi sequenza intensa Continuazione di Gioia e rivoluzione: difficile e intenso boulder Inizialmente molto di movimento, poi sequenza su tacche resinate Sequenza su svasi Boulder complesso su tacchette Prima parte facile, poi allungo su piccoli appigli-svasi Movimenti complessi e intensi Arrampicata articolata su buchi, tacche. Bei movimenti Prima parte intensa su verticali e svasi poco intuitivi Movimenti su svasi e difficile bloccaggio finale Partenza in comune con Misery, poi dritti Corto e intenso In parte schiodato Grande equilibrio e coordinazione Muro articolato con strapiombino Partenza intensa, poi boulder su strapiombo Partenza su tacche, poi sequenza in strapiombo

CAVEDINE

7c

7b+ 11

8 7a 6c

6c

6c

6b+

6c+

6c+/7a

7a

6a+

6c

7b 7b+

6c 6c+ 7b 16

7b

6b+ 6c+

17

7a 6c+/7a

7b 1 2

3

4

5

6

7

9

10

12

13

14

15

18

? ?

19

20

21

22

23

24

25

243


83

Giudicarie - Molveno

Valli Giudicarie - Molveno

Breguzzo Splendida falesia con un discreto numero di tiri in gran parte molto belli e su roccia ottima. Le difficoltà sono medio alte. La roccia offre una scalata varia che alterna passi molto fisici a movimenti delicati, con tiri di passo singolo e di resistenza estrema, prevalentemente in strapiombo nella parte centrale. La parete, ottimamente attrezzata da Bruno Ferrari, ha esposizione sudest e la base e ombreggiata da un bel bosco di latifoglie e conifere. I nomi dei tiri sono i vecchi soprannomi (SCOTUM) delle famiglie degli abitanti di Breguzzo. Da non perdere un’escursione fino a malga Trivena, in Val di Breguzzo.

850 m

SE

Breguzzo

Chiodatori: B. Ferrari, altri. Accesso Da Sarche in auto 29 km, poi 10 minuti a piedi su sentiero.

83 donna di Campiglio. Si supera il fiume Sarca e si segue la strada principale (S.S. 237), in salita, per circa 8 km. Si superano le Terme di Comano e si attraversa il paese di Ponte Arche e si prosegue in direzione Madonna di Campiglio per circa 10 km, fino a Tione, e da qui, senza abbandonare la statale 237, ora in direzione Brescia, fino a Breguzzo (14 km da Ponte Arche). All’ingresso del paese, appena dopo una chiesetta con cimitero, girare a destra in via Rocca e salire per 1,4 km. Parcheggiare sulla destra appena prima della centrale elettrica. Dalla piazzola principale scendere a piedi circa 50 m lungo la strada e imboccare un bel sentiero che sale obliquando sulla destra, fino a sbucare su un tratto sterrato della strada (due ripetitori televisivi). Imboccare la strada che sale a destra. Dopo 50 m, in prossimità di un traliccio per la corrente elettrica, prendere il sentiero sulla destra che in 5 minuti porta alla falesia.

Da Arco seguire per Trento fino a Sarche dove si gira a sinistra seguendo le indicazioni per MaBreguzzo 10’

Breguzzo Tione - Trento - Arco Brescia

8b 8a 7c 7b 7a 6c 6b 6a <6

330

1 1

1

4 4 4 3

2

4

24


1 TASCHE 6a 10m 2 CAGOLA 6a 10m 3 BORSÀC’ 7b+ 18m 4 POLENTÌ 7c+ 20m 5 MONDÌ 8b+? 20m 6 GIOGI 7a+ 26m 7 SECHI 7b 30m 8 STRUZ 7c 30m 9 RIMONEL 7c 30m 10 PEROBALE 7b+ 28m 11 FORLÌ 8a 28m 12 BARACHÌ 7a 27m 13 BAGOI 6c 25m 14 PANCÌ 7a 23m 15 PAGNATE 7c/+ 23m 16 CASTÈI 7b 23m 17 PATAFI 7a 21m 18 MITILDI 6b+ 20m 19 PIMPINEL 6c 22m 20 PRENZIP 6a+ 17m 21 POSTELARÌ 5c 16m 22 FERACÌ 6a+ 13m 23 BARTÒI 5a 13m

Diedro fessura Roccia fratturata e cengette con erba; il più brutto tiro della falesia Resistenza Bel tiro strapiombante su buchetti, uscita su liste Tiro liberato? Sezione splendida in uscita dal diedro con due singoli in allungo Partenza su piccoli buchi, poi buconi; finale di dita e impegnativo moschettonaggio alla fine Passo chiave in alto dopo lunga cavalcata di continuità Boulder di dita e continuità Resistenza con allunghi su grossi buchi con singolo duro in uscita, 6c fino alla prima sosta Segue la colata grigia Placca tecnica, tettino e pancia impegnativa; bella Complesso districarsi nel diedro-camino; bella e facile uscita dal tetto Traversa a destra su buchi; impegnativa lama/fessura svasa Continuità su tacchette e sezione chiave su svasi a metà tiro Allunghi all’inizio e resistenza Singolo a metà Traverso tecnico a metà; bella e fisica uscita dal tetto Passo in placca e strapiombo finale A destra di un vago spigolo con bella scalata continua Fessura diedro, roccia delicata Su grossi buchi a sinistra degli spit, poi strapiombo grigio Tiro per principianti

BREGUZZO 6a 6a

7b+ 10

7c+ 7b+ 8b+?

7c 7c

8a

6c

7b

7a 7c/+

1

7b 2

3 4

7a

7a+ 6c

5

14

7a

6c 6b+ 6a+

6a+ 6

7

8 9

5a

5c 11 12 13 15 16 17

18 19

20 21

22

23

331


ARCO

climbing card

Ritaglia la tessera che trovi nel risvolto a destra e usala negli esercizi convenzionati qui elencati. Potrai usufruire delle offerte indicate, o ricevere un regalo, o comunque un trattamento privilegiato.

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Chiara: +39 3475513126 Michela: +39 3333001686


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