GARDA TRAIL
33 itinerari di corsa in natura attorno al Benaco
Prima edizione Giugno 2024
ISBN 978 88 55470 780
Copyright © 2024 VERSANTE SUD – Milano, via Rosso di San Secondo, 1. Tel. +39 02 7490163 www.versantesud.it
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Copertina Graziana Pè sulla Cima Mughera, in basso Limone sul Garda e il lago. © Ruggero Bontempi
Testi Ruggero Bontempi e Stefano Serena
Cartine Tommaso Bacciocchi. © Mapbox, © Open Street Map
Simbologia Tommaso Bacciocchi
Impaginazione Silvia Ruju
Stampa Press Grafica s.r.l. – Gravellona Toce (VB), Italia
Km ZERO
Cosa significa?
È una guida a KM ZERO!
Che è più sana e ha più sapore, perché fatta da autori locali.
Come i pomodori a Km 0?
Certo! E la genuinità non è un’opinione.
Gli autori locali fanno bene a chi cammina: – hanno le notizie più fresche e più aggiornate; – non rifilano solo i sentieri più commerciali; – reinvestono il ricavato nella manutenzione dei sentieri.
Gli autori locali fanno bene al territorio: – pubblicano col buonsenso di chi ama il proprio territorio; – sono attenti a promuovere tutte le località; – sono in rete con la realtà locale. E infine la cosa più importante: sui loro sentieri, c’è un pezzetto del loro cuore
Nota
Il trail running è un’attività potenzialmente pericolosa, chi la pratica lo fa a suo rischio e pericolo. Tutte le notizie riportate in quest’opera sono state aggiornate in base alle informazioni disponibili al momento, ma vanno verificate e valutate sul posto, in base alle condizioni ambientali, prima di intraprendere qualsiasi escursione.
Km ZERO
RUGGERO BONTEMPI E STEFANO SERENA
GARDA TRAIL
33 itinerari di corsa in natura attorno al Benaco
SOMMARIO
LETTURA DEGLI ITINERARI E LEGENDA
Tutti gli itinerari raccolti su questo volume sono stati percorsi e controllati alla data di pubblicazione. Le informazioni e i dati riportati tuttavia possono essere soggetti a cambiamenti causati da fattori esterni non prevedibili, su una scala temporale anche breve. Le caratteristiche dei tracciati possono variare con le stagioni, gli eventi meteorologici, fenomeni di dissesto, modifiche per interventi artificiali su alcuni tratti.
Le informazioni relative ad ogni itinerario sono così organizzate.
Fascetta orizzontale d’apertura: numero progressivo, area geografica, titolo dell’itinerario.
Fascetta verticale sinistra: area geografica, titolo dell’itinerario, numero progressivo.
Colonna verticale sinistra: contiene informazioni tecniche fondamentali per inquadrare velocemente l’itinerario.
Colonna verticale destra: contiene alcune note tecniche, la descrizione dettagliata del percorso e il profilo altimetrico.
Pagina a fronte: planimetria con le località e i waypoint attraversati.
Mediante i dati e le informazioni riportate si possono acquisire con immediatezza le caratteristiche salienti dell’itinerario, e verificare la sua rispondenza alle proprie preferenze, all’esperienza maturata, all’impegno tecnico e atletico richiesto e al tempo necessario per completarlo.
NOME DELL’ITINERARIO
Il nome scelto per la maggior parte dei percorsi utilizza il toponimo della zona, valle, montagna o località principale attraversata o raggiunta. In alcuni casi si è fatto riferimento al nome specifico col quale alcuni itinerari sono conosciuti (es. Vertical della Mughera), e in altri a specifiche caratteristiche (es. Wild Malcesine).
COLONNA VERTICALE DI SINISTRA Tipi di terreno
Sono stati definiti quattro tipi di fondo, in modo da permettere una più definita caratterizzazione dell’itinerario:
Trail/Sterrato: sentieri di montagna di larghezza variabile, che attraversano terreni non tecnici. Il fondo è generalmente di erba e terra, ma può comprendere anche tratti pietrosi privi di difficoltà. Le strade sterrate vengono fatte rientrare in questa tipologia.
Sentiero tecnico/esposto: percorsi che attraversano sezioni di diversa lunghezza su terreni tecnici, quali ad esempio ghiaioni o pietraie, e affrontano tratti esposti che richiedono in alcuni passaggi l’utilizzo delle mani. La percorrenza dei sentieri che presentano queste caratteristiche richiede attenzione e adeguata esperienza.
Mulattiera/lastricato: percorsi di discreta larghezza, talvolta coincidenti con itinerari della viabilità del passato al servizio delle attività rurali, realizzati con pietre e sassi.
Asfalto o cemento: strade asfaltate o piste ciclabili. Include le strade cementate.
Difficoltà
Per la descrizione della difficoltà dei percorsi è stata utilizzata la classificazione adottata per l’escursionismo dal Club Alpino Italiano.
Lunghezza
Sviluppo attuale in chilometri del percorso, calcolato dal punto di partenza a quello di arrivo. Il dato è stato acquisito mediante l’ausilio di un dispositivo GPS. Si tratta di un valore che può presentare difformità a seconda del dispositivo o del software utilizzati per
l’elaborazione della traccia restituita dallo strumento.
Dislivello positivo-negativo
Riportano il totale dei metri di salita e di quelli di discesa percorsi durante lo sviluppo dell’itinerario. I dati sono stati calcolati attraverso l’utilizzo di un dispositivo GPS, e anche per questo parametro possono risultare diversi a seconda del dispositivo o del software utilizzati per l’elaborazione della traccia rilevata.
Tempo di percorrenza
Il tempo richiesto per la percorrenza di un itinerario può variare significativamente a seconda della preparazione del trailer che lo affronta.
Quelli calcolati e riportati tengono conto dei seguenti parametri:
- tutte le salite (su sentiero e su strada) sono state affrontate con passo veloce, ma non di corsa
- le discese tecniche sono state affrontate a velocità moderata (misto corsa/ passo veloce)
- le discese non tecniche e i tratti in piano sono stati affrontati di corsa
- sono compresi i tempi di alcune pause brevi per alimentarsi, dedicare momenti all’ammirazione del paesaggio, realizzare fotografie
- non sono state presi in considerazione pause più lunghe (soste in rifugio, ecc.)
- le salite e le discese molto tecniche con passaggi delicati e/o esposti sono state affrontate privilegiando la sicurezza. La velocità di percorrenza tiene quindi conto della necessità di dedicare tempo all’osservazione attenta del terreno, della stabilità e della qualità degli appoggi.
Quota massima
Indica la quota altimetrica più elevata raggiunta dall’itinerario. Si tratta di un parametro utile per valutare, oltre alle caratteristiche del vestiario, anche le condizioni ambientali che variano nel
corso delle diverse stagioni (es. presenza di neve o ghiaccio), e che possono suggerire di portarsi i ramponcini.
Tipo di tracciato
Indica lo stile del percorso. La maggior parte in assoluto degli itinerari rientra nella tipologia “trail running”, alcuni hanno caratteristiche “vertical”, “running” e “urban trail”.
Impegno fisico
È riferito al livello di un trailer mediamente allenato. Il parametro tiene conto della durata e del dislivello dell’itinerario. Altri parametri (ad esempio la presenza di tratti tecnicamente impegnativi) possono concorrere ad aumentare o diminuire il valore complessivo:
1 su 4: percorsi che non richiedono oltre
3 ore di percorrenza , con dislivelli positivi non superiori a 1000 metri
2 su 4: percorsi che non richiedono oltre
5 ore di percorrenza , con dislivelli positivi compresi tra 1000 e 1500 metri
3 su 4: percorsi della durata minima di 4-5 ore, con dislivelli positivi generalmente superiori a 1500 metri
4 su 4: percorsi della durata minima di 5-6 ore, con dislivelli positivi che possono superare anche i 2000 metri
Difficoltà tecnica
Esprime il livello tecnico richiesto a un trailer mediamente allenato per poter affrontare il percorso proposto. La maggior parte degli itinerari riportati è definita da caratteristiche di trail running, ma talvolta si possono incontrare sezioni impegnative di diversa lunghezza in stile skyrunning.
Tutte le valutazioni si riferiscono a condizioni ottimali con terreno asciutto.
1 su 4: percorsi su terreni semplici, frequentati e con il fondo battuto. Non presentano difficoltà tecniche e possono essere affrontati da qualsiasi trailer.
2 su 4: percorsi con tratti in salita e/o in discesa particolarmente ripidi o di
medio impegno tecnico, che richiedono una discreta esperienza per essere affrontati di corsa. In questa categoria non rientrano sentieri esposti o pericolosi, pertanto possono essere affrontati in sicurezza da qualsiasi trailer. La frequentazione di quote prossime o superiori a 2000 metri rende opportuna una discreta conoscenza dell’ambiente alpino, e di come affrontare in modo adeguato terreni vari di montagna.
3 su 4: percorsi che presentano tratti in salita e/o in discesa particolarmente ripidi e tecnici, tali da richiedere sforzi e movimenti particolari che vanno oltre alle consuete dinamiche di corsa sui sentieri. Possono essere inclusi in questa categoria passaggi su rocce non particolarmente impegnativi, ghiaioni ripidi, tratti sconnessi e accidentati. Per poter affrontare questi percorsi è richiesta una buona preparazione tecnica e atletica e una buona conoscenza delle caratteristiche dell’ambiente alpino.
4 su 4: In aggiunta alle difficoltà descritte nel punto precedente si presentano sui percorsi di questa categoria sezioni o singoli passaggi molto esposti e con eventuali pericoli oggettivi (terreno instabile, caduta sassi, ecc.). Sono inclusi tratti attrezzati o vie ferrate. È richiesta un’ottima preparazione tecnica e un’ottima conoscenza della montagna.
Stato della segnaletica
Nel contesto del lago di Garda i sentieri rappresentano un fondamentale motivo di richiamo, pertanto la qualità della segnaletica è generalmente molto buona sia in Lombardia, sia in Trentino e in Veneto.
In alcuni casi, lungo i percorsi meno frequentati o lungo le tracce di collegamento che non rientrano nella rete escursionistica ufficiale, la segnaletica potrebbe risultare inadeguata o carente, pertanto può essere utile disporre di una carta del territorio (anche in formato digitale) o di GPS.
Sono indicate fontane e altri punti di approvvigionamento idrico.
Periodo di fruibilità
Indica il periodo giudicato ottimale per la percorrenza dell’itinerario. Trattandosi di percorsi che si sviluppano in ambiente e su terreno naturale la percorrenza deve comunque tenere conto di particolari condizioni derivanti da periodi di pioggia, neve o altre particolari condizioni ambientali.
Alcune stagioni particolarmente nevose o piovose possono ovviamente incidere su questo dato. Verificate sempre le condizioni ambientali delle montagne durante la pianificazione di un itinerario.
QR-code
In alcune pagine troverete un QR-Code con le indicazioni per il suo utilizzo.
COLONNA VERTICALE DI DESTRA
Testo principale
Caratteristiche generali dell’itinerario
Breve descrizione e nota introduttiva alle caratteristiche generali dell’itinerario.
Descrizione
Relazione completa dell’itinerario
Profilo altimetrico
Grafico Indicante in modo speditivo e adattato per esigenze grafiche le pendenze positive e negative che presenta l’itinerario.
PAGINA A FRONTE
Mappa
Consente di visualizzare lo sviluppo del percorso con l’indicazione dei punti di riferimento utili per l’orientamento, le località principali toccate dall’itinerario e i waypoints riportati nella descrizione, che si ottengono anche dai files GPX che si possono scaricare registrando la guida con il suo codice univoco.
CLASSIFICAZIONE DEI PERCORSI IN BASE ALLA DIFFICOLTÀ
T = turistico
Itinerari su stradine, mulattiere o comodi sentieri, con percorsi ben evidenti e che non pongono incertezze o problemi di orientamento. Si svolgono in genere sotto i 2000 m e costituiscono di solito l’accesso ad alpeggi o rifugi. Richiedono una certa conoscenza dell’ambiente montano e una preparazione fisica alla camminata.
E = escursionistico
Itinerari che si svolgono quasi sempre su sentieri, oppure su tracce di passaggio in terreno vario (pascoli, detriti, pietraie), di solito con segnalazioni; possono esservi brevi tratti pianeggianti o lievemente inclinati di neve residua, quando, in caso di caduta, la scivolata si arresta in breve spazio e senza pericoli. Si sviluppano a volte su terreni aperti, senza sentieri ma non problematici, sempre con segnalazioni adeguate. Possono svolgersi su pendii ripidi; i tratti esposti sono in genere protetti (barriere) o assicurati (cavi). Possono avere singoli passaggi su roccia, non esposti, o tratti brevi e non faticosi né impegnativi grazie ad attrezzature (scalette, pioli, cavi) che però non necessitano l’uso di equipaggiamento specifico (imbragatura, moschettoni, ecc.). Richiedono un certo senso di orientamento, come pure una certa esperienza e conoscenza del territorio montagnoso, allenamento alla camminata, oltre a calzature ed equipaggiamento adeguati.
EE = per escursionisti esperti
Itinerari generalmente segnalati ma che implicano una capacità di muoversi su terreni particolari. Sentieri o tracce su terreno impervio e infido (pendii ripidi e/o scivolosi di erba, o misti di rocce ed erba, o di roccia e detriti). Terreno vario, a quote relativamente elevate (pietraie, brevi nevai non ripidi, pendii aperti senza punti di riferimento, ecc.). Tratti rocciosi, con lievi difficoltà tecniche (percorsi attrezzati, vie ferrate fra quelle di minor impegno). Rimangono invece esclusi i percorsi su ghiacciai, anche se pianeggianti e/o all’apparenza senza crepacci (perché il loro attraversamento richiederebbe l’uso della corda e della piccozza e la conoscenza delle relative manovre di assicurazione). Necessitano: esperienza di montagna in generale e buona conoscenza dell’ambiente alpino; passo sicuro e assenza di vertigini; equipaggiamento, attrezzatura e preparazione fisica adeguati.
EEA = per escursionisti esperti con attrezzatura Percorsi attrezzati o vie ferrate per i quali è necessario l’uso dei dispositivi di autoassicurazione (imbragatura, dissipatore, moschettoni, cordini) e di equipaggiamento di protezione personale (casco, guanti).
ATTENZIONE: Qualsiasi difficoltà alpinistica è da considerare superiore a quelle escursionistiche F = Facile, non presenta particolari difficoltà È il grado più semplice dell’arrampicata, si deve saper scegliere l’appoggio per i piedi e spesso è necessario utilizzare le mani per mantenere l’equilibrio; si possono incontrare passaggi di I e II grado e la progressione potrebbe essere non facile per chi soffre di vertigini.
PD = Poco difficile, presenta qualche difficoltà alpinistica su roccia I singoli passaggi su roccia possono arrivare fino al III grado e spesso è necessaria la progressione alpinistica. Si deve muovere un arto alla volta e l’uso delle mani è continuo su buone prese ed appigli.
ATTORNO AL LAGO DI GARDA
Che spettacolo il lago di Garda!
L’area occupata dalle sue acque si protende verso la pianura a meridione e si insinua a settentrione tra le montagne, e dalle vette nelle giornate terse i panorami si aprono in direzione delle Alpi, Dolomiti e Appennino. Il lago occupa una depressione trasversale alla catena alpina, dalla forma lunga e stretta a nord e subcircolare e ampia a sud, delimitata a occidente dai rilevi del Parco alto Garda bresciano e a oriente dal gruppo prealpino del Monte Baldo. La sua superficie (370 kmq) è la più vasta tra quelle di tutti i laghi italiani, conta 25 immissari dei quali la Sarca è il più importante, mentre l’unico emissario è il Mincio.
Il Garda e le montagne che lo circondano danno forma a un contesto singolare e spettacolare per diversi elementi di carattere paesaggistico e naturalistico, amministrativamente distribuiti sul territorio della Lombardia, del Veneto del Trentino (punta nord).
Le componenti naturali trovano risalto nella ricca componente faunistica, nella varietà delle forme del paesaggio geologico (falesie che si immergono a picco nell’acqua, forre, grotte, pareti, altopiani, testimonianze del glacialismo…), e ancora nello straordinario patrimonio forestale e floristico. Quest’ultimo continua a suscitare l’interesse degli studiosi, e comprende endemismi e piante rare
tra i quali figurano specie che hanno preso il nome proprio da alcune delle montagne e valli che circondano il lago su entrambe le sponde, e che sono presenti soprattutto sul Monte Baldo, nella Valle di Ledro e in Valvestino: Knautia baldensis, Carex baldensis, Anemone baldensis, Saxifraga tombeanensis, Scabiosa vestina
Sul Garda si incontrano il Mediterraneo e le Alpi. Assieme al richiamo offerto dalla natura, le favorevoli caratteristiche climatiche e la ricchezza di elementi storici, artistici e rurali di grande interesse hanno consentito a questa zona di affermarsi come uno degli ambiti turistici di maggiore rilevanza in tutta Europa.
Tra i diversi motivi di richiamo una posizione di rilievo è occupata dalle attività outdoor e dalla loro pratica a livello amatoriale e agonistico, per le quali si organizzano eventi di rilevanza internazionale. La frequentazione sportiva del territorio gardesano ha iniziato storicamente a manifestarsi sui sentieri attraverso la pratica dell’escursionismo, e si mantiene elevata in ogni stagione su itinerari giornalieri e trekking di lunga durata, grazie a una segnalazione puntuale e alla manutenzione dei percorsi.
Le strade del Benaco continuano ad esercitare un forte richiamo per ciclisti e cicloturisti, sia sui percorsi rivieraschi, sia lungo le salite dell’entroterra collinare e montano.
Nel 1989 è ancora sulle montagne dell’alto Garda, tra Riva e il Passo Tremalzo, che viene svolto il primo test di una mountain bike in Europa, avviando la pratica di un’attività che continua a richiamare appassionati da tutto il mondo e che si declina con modi e filosofie diverse.
Ancora più radicata storicamente è la pratica della vela, alla quale si sono successivamente aggiunte quelle del windsurf e del kitesurf.
A partire dai primi anni Ottanta del Ventesimo secolo è esplosa l’arrampicata sportiva nella vicina Valle del Sarca, che arriva attualmente a proporre oltre 130 siti e 5000 tiri attrezzati che godono di una pianificazione dedicata, alla quale si aggiunge il richiamo esercitato dal RockMaster di Arco e da numerose pareti di interesse alpinistico.
Tra gli anni Ottanta e Novanta si inserisce la pratica del torrentismo nelle forre del Garda bresciano, attorno a Riva, nella Valle di Ledro e su entrambi i versanti del gruppo del Baldo.
E non mancano spazi per altri sport acquatici, attività speleologiche, itinerari per l’escursionismo a cavallo, punti di decollo per il parapendio e ancora, in occasione di favorevoli condizioni di innevamento e di basse temperature, opportunità per la pratica dello scialpinismo, dell’escursionismo con le racchette da neve, dell’arrampicata su cascate di ghiaccio, o per piantare le piccozze in qualche canale o vajo del Monte Baldo.
In tale contesto di privilegio per le attività outdoor si inserisce a pieno titolo anche la corsa in natura, per la quale si possono disegnare percorsi di trail running, skyrunning e vertical che soddisfano ogni attitudine e preparazione atletica in termini di lunghezza, dislivello e difficoltà.
Questa guida raccoglie 33 proposte, 33 viaggi per riempire gli occhi di meraviglia correndo attorno al lago di Garda.
CORRERE IN NATURA, CORRERE PER LA NATURA
Libertà, leggerezza e velocità. Sono queste alcune delle principali caratteristiche che definiscono l’esperienza della corsa in natura, uno sport che appartiene a pieno titolo al gruppo delle attività outdoor per la possibilità che offre di immergersi pienamente, raccogliendo emozioni e soddisfazioni, nell’ambiente naturale.
Nei contesti attraversati dalla maggior parte degli itinerari raccolti su questa guida il trail running svela un ulteriore e più profondo significato della sua proposta, accompagnando all’interno di zone di straordinario valore paesaggistico e naturalistico, eterogenee e affascinanti nella varietà dei loro habitat, delle morfologie, delle componenti geologiche e di quelle che riguardano gli aspetti faunistici, floristici e della vegetazione.
Foreste, arbusteti e prati, canyon, terreni rocciosi e pietraie, e ancora torrenti e zone umide sono solo alcuni degli ambenti con i quali, attorno al lago di Garda, ci si trova a diretto contatto correndo sui sentieri.
Non vale solo qui, ma vale in particolare qui, in uno dei contesti di rilevanza turistica, naturalistica e outdoor più importanti a livello continentale, l’invito ad esprimere la corsa come azione intensa ma silenziosa, espressione di vigore e anche di stupore, gesto che si manifesta seguendo tracce, ma senza lasciare tracce.
La proposta è quella di realizzare sui sentieri descritti un viaggio di conoscenza, consapevolezza e rispetto, per dare risalto al trail running come magnifica opportunità di correre in natura, e di correre per la natura.
INCONTRI PARTICOLARI
Nel contesto delle montagne gardesane l’elevata ricchezza di habitat e di biodiversità faunistica possono mettere sul percorso dei trailers alcune specie animali alle quali porre attenzione. Si tratta di incontri che si verificano raramente, ma è opportuno conoscere le norme comportamentali di base per gestirli in maniera opportuna.
ORSO BRUNO (Ursus arctos). È la specie che presenta potenzialmente i rischi maggiori, soprattutto se l’incontro avviene con femmine e piccoli al seguito. Mantenere la calma e lasciare sempre una via di fuga all’animale. Se l’orso non vi ha visti indietreggiate in silenzio senza perderlo di vista. Se vi ha visti e rimane fermo indietreggiate lentamente senza dargli le spalle. In caso di atteggiamento aggressivo non reagite in modo attivo ma rimanete immobili e parlate con tono basso, e non correte per non stimolare l’inseguimento. In caso di contatto fisico stendetevi a faccia i giù con le mani dietro il collo e mantenetevi fermi.
LUPO (Canis lupus italicus). La voce e il battito delle mani lo inducono ad allontanarsi senza che avvengano manifestazioni di aggressività. Non disturbare in alcun modo lupi che predano o si alimentano.
CANI DA GUARDIANIA. Evitate di attraversare liberamente le greggi. Mantenete la calma in caso di avvicinamento e fatevi notare a voce dal pastore. Evitate i movimenti bruschi e non guardate direttamente il cane negli occhi. Mantenete la calma e indietreggiate lentamente senza correre.
ZECCA DEI BOSCHI (Ixodes ricinus). Piccole, insidiose e ampiamente diffuse in tutta Italia, le zecche si trovano soprattutto nei boschi decidui e nelle foreste miste, ma anche in habitat diversi dove vivono gli animali su cui si nutre, tra i quali può occasionalmente rientrare anche l’uomo. Il modo migliore per evitare di essere attaccati è quello di impiegare repellenti cutanei sulla pelle esposta, l’uso di abiti a maniche lunghe e pantaloni lunghi. L’ispezione accurata dell’intera superficie corporea è sempre opportuna al rientro da una corsa. In caso di rinvenimento di una zecca nella cute bisogna rimuoverla subito per prevenire l’inoculazione di eventuali agenti patogeni, utilizzando pinzette metalliche a punta curva o appositi ganci di plastica in commercio.
C’È ANCORA TEMPO PER MIGLIORARE LE
NOSTRE VITE MA… BISOGNA MUOVERSI!
di Eros Grazioli
La fatica e il movimento hanno sempre fatto parte della mia vita, e l’ambiente è sempre stato l’importante contenitore delle mie scelte in tal senso. Camminare, correre, saltare... è da sempre per me un istinto, ma… perché fare tanta fatica? Me lo sono chiesto solo dopo che questa domanda mi è stata posta da altri. Io in realtà non mi accorgevo nemmeno, lo facevo così, il più possibile, in ogni luogo… non conosco in realtà il vero motivo. Forse perché fa parte della nostra natura - non siamo certo concepiti per stare 10 ore davanti a un PC - per sfogarsi, per distendere tensioni o per raggiungere un obiettivo o una cima. Il movimento in tutte le sue declinazioni, sfaccettature e possibilità mi ha lasciato una grande consapevolezza: la sensazione del mio corpo, ma anche della mia concentrazione, di come si possa toccare il fondo delle proprie forze e di come con l’allenamento queste forze diventino sempre maggiori e il fondo da toccare sempre più basso. Sarebbe banale citare quanto sia presente nella vita di tutti i giorni la metafora dello sport, ma ancor di più del movimento: le difficoltà sono le salite, la cima è l’obiettivo, la squadra è la collaborazione, la crescita personale è l’allenamento e lo studio. Ho cercato di “assaggiare” il movimento in tutte le sue declinazioni, anche le più estreme, per conoscerlo e per conoscermi. Mi sono buttato in esperienze in cui non avevo talento e ho usato il mio corpo al massimo in ciò che già mi veniva bene. Ho camminato per 16 ore quasi consecutivamente in ambiente montano, ma ho anche pedalato per due ore sui rulli sulla bici, da fermo in palestra, producendo un lago di sudore intorno a me. Mi sono allenato sulle Dolomiti e a Yosemite, ma anche in una camera d’albergo in fondo al letto. Ora sono un dottore in scienze motorie e mi occupo della programmazione degli allenamenti, e ho potuto sviscerare ancora di più il valore del movimento, non solo legato alla mia persona, ma anche nei confronti dei miei clienti e atleti. Al ritorno di un allenamento o di una notturna di sci alpinismo la costante, oltre all’adrenalina, è sempre il sorriso. Di tutti. “É stato bellissimo”, “Mamma mia, lo vorrei rifare già domani”, “Non sapevo si potesse provare così tanta gioia e stupore” sono alcune delle frasi più ricorrenti con amici, atleti e clienti… e badate bene, non si tratta di fare cose eccezionali. Spesso è solo la capacità di guardare e di ascoltarsi in modo differente. Abbiamo abbandonato ahimè la capacità di meravigliarci, anche delle cose più piccole che, date per scontate, in realtà non fanno più parte della nostra vita: il crepitio delle foglie secche in un bosco, il rumore della pioggia battente in una pineta, il costante divenire del fuoco attorno al quale ascoltare storie di un passato nemmeno troppo remoto… tutte queste cose in una società totalmente indoor come la nostra sono divenute eccezionali e, pur essendo a portata di mano, inconsuete, destano gioia e meraviglia. Ci sono poi location palesemente meravigliose, come tutto il territorio limitrofo al Garda: dalla pedalata sulle ciclabili ai percorsi per mountain bike, ai sentieri irti e tecnici per il trail running, fino alla vela, all’arrampicata, al canyoning e molto altro. Consiglio quindi da ex atleta, marito, papà, educatore ed allenatore: fate fatica. Fate fatica. E se non avete - per ora - voglia voi, frequentate gente che fa fatica. Portate i vostri figli a fare fatica. Ma non fatelo il mese prossimo o la settimana prossima, fatelo oggi, fatelo ora! Andate a correre o a passeggiare, iscrivetevi a una gara o cercate di raggiungere una cima. Fatelo da soli o con qualcuno, per fargli coraggio o per farvi coraggio. Noi siamo la media delle 5 persone che frequentiamo di più. Allora frequentate gente che fa fatica, che ama la fatica. Prima o poi anche voi ve ne innamorerete e la vostra vita cambierà. Ne sono certo.
“BISOGNA CONOSCERE, PER POTER TROVARE”
di Andrea Bariselli, psicologo, neuroscienziato e ultrarunner
Quando arrivo in cima alla salita, il mio respiro caldo e affannoso si è fatto vapore e salendo verso l’alto crea delle curiose forme astratte, che svaniscono velocemente.
È una mattinata di inizio ottobre e sono completamente solo e avvolto da una fitta boscaglia. Attorno a me solo il rumore di qualche animale curioso e dello scroscio dell’acqua, ma in lontananza.
L’unico suono antropico udibile è l’abbaiare lontano di un cane giù verso il lago, il quale sembra quasi provenire da un’altra galassia.
Il resto è solo il mio respiro affannoso ed il cuore che mi pulsa nella testa.
Quando mi riprendo dallo sforzo, realizzo improvvisamente di non avere pensieri.
Zero, nulla.
La mia testa è magnificamente sgombra, lucida.
Ci sono solo io e il mio corpo caldo che sobbalza al ritmo del mio respiro. Uno sguardo rapido verso l’orologio e poi inizio quella che sembrta essere una discesa.
L’esatto istante nel quale muovo il primo passo nella mia testa compaiono i soliti pensieri di sempre.
Che senso ha fare tutta questa fatica?
Perchè diciamoci la verità: non c’è niente di più inutile, assurdo ed effimero che percorrere volontariamente una salita.
Di corsa, in bici, camminando.
Il risultato non cambia: è sempre maledettamente dura.
Sono partito dal verdissimo lago di Ledro per un giro ad anello, conosco un pò la zona, ma la traccia mi è in parte sconosciuta.
Vado quindi verso l’ignoto.
Ad un certo punto però accade qualcosa.
Anzi, accade quella cosa che da un senso a tutto.
Sceso da un piccolo crinale, mi inoltro nuovamente nel bosco, ma ciò che si para davati ai miei occhi è straordinario.
A dire il vero sono i miei piedi a comunicare con me: sto correndo in una sorta di lungo corridoio formato da larici che, grazie alle loro radici ed ai loro aghi, hanno reso il terreno sofficissimo.
Mi trovo su un morbido tappeto profumato di resina.
È una sorta di senzazione improvvisa, una frustata di benessere che riporta il mio corpo ed il mio cervello su questo pianeta.
Mi rendo conto di correre, forse flutturare.
Vorrei accelerare, volare. Sorrido divertito. Mi sento libero e felice come un bambino.
Sono vivo, vivissimo,e sono perfettamente inserito nel mondo che mi circonda il quale non è più una cartolina sullo sfondo, ma ora è parte integrante della mia mattinata.
Sono tutt’uno con il bosco.
Non so come descrivere questa piccola piccola magia catartica che lo sforzo fisico riesce ogni volta a creare: prima ero un uomo affannato dalle mille problematiche della vita moderna (dalle email al traffico, fino ad arrivare alle preoccupazioni), adesso invece sono un uomo al massimo della sua energia potenziale.
Sono nascosto sotto le fronte, nel pieno dello sforzo, eppure sento che tutto può succedere e questa emozione mi pervade e mi fa sentire nuovamente padrone di me stesso, libero di poter decidere il mio prossimo destino (“faccio ancora una salita o corro verso il lago?”).
Capace di gestire il mio tempo senza costrizione alcuna.
In questo bizzarro mondo che sembra sempre volerci sottrarre dalle nostre facoltà di discernere e “tirare per la giacchetta” in tutte le direzioni, la corsa è un piccolo gesto di resistenza al sistema.
Bastano solo le tue gambe e la tua volontà.
Come ha perfettamente raccontato Alan Sillitoe in un suo bellissimo romanzo “correre è ribellione ma è soprattutto anarchia”.
È un privilegio che può anche essere folle, ma dove ognuno ha la libertà e il potere di decidere quale sarà la sua dose di sofferenza e di sfinimento.
E così la consapevolezza diventa reale.
La solitudine diventa quindi un bellissimo e mai facile dialogo con te stesso, con le tue paure.
Una volta ad esempio pensare di trovarmi isolato di notte in un bosco era spaventevole, ma solo forzandomi ad attraversarlo, inverno dopo inverno, ho esorcizzato questo pensiero tanto che oggi è una delle cose che adoro fare.
Mi rendo conto di essere solo un uomo insicuro che cerca sicurezza in sé stesso mettendomi alla prova nel modo più autentico: spegnendo tutto attorno per concentrarmi solo sulle mie emozioni.
Solo forzandoci a scendere dalla giostra delle distrazioni e delle futilità “digitali” possiamo riappropriarci di noi stessi, sottraendoci.
Se si potesse amplificare questa condizione per tutte le cose la vita, si potrebbe trovare un bagaglio interiore enorme e cominciare finalmente il proprio viaggio su questa terra, con diversa consapevolezza.
Perchè poi quando torni al lavoro e alla vita vera, che ti schiaffeggia di difficoltà, sai che comunque in un modo o nell’altro riuscirai. Come è successo per il bosco di notte, o per quella salita interminabile che hai fatto la scorsa estate durante una gara, nella quale volevi mollare tutto.. ma così non è stato.
C’è della magia pura nella volontà e nella fatica, va solo riscoperta.
La visione della vita cambia nel momento in cui inizia a vivere la fatica come un valore da perseguire e non un nemico da evitare.
Fare sport significa prendersi il lusso di scegliere il proprio campo di battaglia. Nuotare, pedalare, correre, arrampicare, sciare, qualsiasi cosa.
A volte invece è la battaglia che sceglie noi, quello che dobbiamo continuare a fare è sempre la stessa cosa, una sola: lottare.
Lottare per andare avanti.
Lo sport non è vincere o tentare di vincere, lo sport è come la vita, è andare avanti. Oltre.
MATERIALI
COME MI VESTO
Quanto si corre in montagna o si fa trailrunning, è bene essere pronti ad affrontare gli imprevisti ed essere vestiti in maniera adeguata alla stagione, ma anche essere pronti a dover restare più ore sui sentieri, magari da soli.
Anche affrontando un itinerario di 10 km e 600 mt di dislivello positivo, che un trailer allenato potrebbe affrontare in un’ora e mezza, un runner non veloce o poco allenato potrebbe stare sullo stesso sentiero anche 3 ore. Immaginando di essere al quinto km ed avere un imprevisto che costringe lo sportivo a dover camminare per tornare alla partenza dell’itinerario, o peggio costretto a fermarsi per aspettare un aiuto a causa di un infortunio, le ore sul sentiero potrebbero facilmente diventare 5 o 6 sempre per lo stesso facile percorso di 10 km.
Un buon abbigliamento tecnico è quindi fondamentale per non farsi trovare impreparati. In base alla stagione, al meteo della giornata (che è bene sempre controllare prima), indossare uno short da corsa o un fuseaux tecnico, una maglia o un micropile estremamente traspiranti, possono davvero fare la differenza nel momento in cui un imprevisto fa capolino improvvisamente.
Mentre si corre, anche in inverno, il corpo si scalda parecchio e si suda, ed è bene perciò essere vestiti in maniera adeguata per essere asciutti nel più breve tempo possibile.
Un piccolo ma utile suggerimento nelle stagioni più fredde, è quello di partire per la corsa avendo un po’ freddo. Non è facile è vero, ma questo ci permetterà di essere ad una temperatura più adeguata e corretta nel momento in cui, dopo pochi minuti, il corpo comincerà a scaldarsi e a sudare. Più asciutti si è, più la sensazione di caldo aumenta e in caso di uno stop voluto o forzato si avrà meno freddo.
COSA METTO NELLO ZAINO
Per alcuni degli itinerari proposti, quelli più corti e veloci, potrebbe bastare avere anche una fascia marsupio da corsa elasticizzata da mettere in vita [1], abbastanza capiente da riporvi un antivento, documenti, qualche soldo per il panino al rifugio, il telefono e magari un flask da 250ml. Lo zaino [2] da corsa adeguato per i percorsi suggeriti, ha una capacità idealmente tra i 5 e i 10 L in base alle condizioni meteo o alla stagione. Dentro ci si mette una maglia maniche lunghe [3] più o meno calda, un antivento [4] o guscio impermeabile [5] in base alle condizioni meteo, un piccolo kit pronto soccorso [6] con il minimo indispensabile, una o due flask da 500 ml, qualche gel, una bandana e il telefono.
Inverno aggiungere un micropile o una maglia a maniche lunghe calda [7], un paio di guantini caldi [8], un pantalone lungo e una fascia paraorecchie calda o una berretta tecnica da corsa.
L’utilizzo dei bastoncini potrebbe essere un aiuto per alcuni, soprattutto su quegli itinerari con più dislivello. Consigliabili ovviamente i bastoncini da trailrunning pieghevoli e leggeri [9] che possono essere fissati allo zainetto o alla fascia quando non utilizzati. Essendo quasi tutti itinerari medio corti o comodi a rifugi, non serve partire con del cibo “vero” se non qualcosa da spiluccare oltre ai gel che sono sempre una buona fonte di energia/carburante immediata e occupano poco spazio.
LE SCARPE
Inutile sarebbe specificare che la scarpa da utilizzare è una scarpa da trial running ossia da corsa su sentiero, che si differenzia dalle cugine da running stradale per tante caratteristiche. [10] In primis per la suola. Tante sono ormai le gomme e le mescole ottime con ottimo grip delle scarpe da trailrunning. Scegliendo scarpe di qualità è difficile incappare in una suola scadente, potrà esserci quella con più o meno grip, ma scadente è difficile.
Di grande importanza il disegno della suola. In commercio troviamo svariate tipologie di disegni e tassellature, da quelle meno pronunciate a quelle con tasselli grandi di varie forme e più aggressive. Qui sarà la nostra abitudine, il nostro modo di correre e il terreno su cui corriamo spesso, che andrà ad incidere sulla nostra scelta.
Altra caratteristica della scarpa da trail è la protezione dai sassi e dalle pietre, indipendentemente dall’altezza dell’intersuola e del disegno di essa. Una scarpa da corsa stradale non avrà protezione alle pietre e dal terreno accidentato perché non serve sull’asfalto, mentre nelle scarpe trail in alcuni casi sono previste addirittura delle piastre in materiale plastico leggerissimo, in rari casi anche amovibili, inserite sopra l’intersuola e sotto il plantare a protezione dei colpi e pietre. Ultimamente stanno prendendo piede anche varie piastre in carbonio e compositi, che danno più reattività alla scarpa e alta protezione. Queste però sono scarpe per il trailer avanzato che “spinge” in tutti i km che corre, al contrario potrebbero essere scarpe controproducenti per il runner beginner che potrebbe trovare la scarpa molto più stancante e difficile da governare.
Anche le tomaie sono protettive e strutturate, questo perché in montagna e su sentiero la scarpa subisce molte sollecitazioni date dal fatto che il piede non atterra mai piatto, e la scarpa deve saper contenere il piede cercando di tenerlo il più possibile stabile nell’appoggio. In una scarpa da corsa su strada questa esigenza viene meno perché il piede appunto, avrà sempre un appoggio tendenzialmente più “piatto” e stabile.
In commercio al giorno d’oggi si trovano scarpe con più tipologie di intersuola (la parte che sta tra la tomaia e la suola); quelle con molti mm sotto i piedi, cioè intersuola molto alta che spesso è sintomo di più morbidezza o protezione e più confort se passate tante ore o tanti km sui sentieri, ma è per forza di cose anche meno sensibile all’appoggio. Ci sono poi scarpe molto secche con meno mm sotto i piedi, ma molto più sensibili e adatte a percorsi più brevi e magari più tecnici, essendo molto più precise nell’appoggio del piede. Il consiglio se siete dei neofiti, o non siete aggiornati sulle ultime novità dei vari brand, è quello di andare in un negozio specializzato con personale competente, spiegare le vostre esigenze e provare due, tre o quattro modelli di scarpe e quando trovate la scarpa che vi fa dire: “con questa ci correrei subito…” ecco, quella è la vostra, perché ogni scarpa ha una calzata diversa e ogni piede una forma strettamente personale!
SITI UTILI
TURISMO
www.gardalombardia.it www.gardatrentino.it www.vallediledro.com www.veneto.eu/IT/Laghi/ www.veneto.eu/IT/Monte_Baldo www.visitgarda.com
METEO www.arpalombardia.it www.meteotrentino.it www.arpa.veneto.it www.meteoam.it
AREE NATURALI PROTETTE
https://regione.lombardia.it/wps/portal/istituzionale/HP/scopri-la-lombardia/natura/parchi https://cm-parcoaltogarda.bs.it www.areeprotette.provincia.tn.it https://www.veneto.eu/IT/Parchi/ www.parks.it https://www.mase.gov.it/pagina/rete-natura-2000
RIFUGI
www.rifugi.lombardia.it www.trentinorifugi.com www.rifugidelveneto.it www.rifuginrete.com
NUMERI SOCCORSO SANITARIO
Lombardia: 112
Trentino: 112
Veneto: 112
TRASPORTI PUBBLICI
Provincia di Brescia: https://brescia.arriva.it
Provincia Autonoma di Trento: www.trentinotrasporti.it
Provincia di Verona: www.atv.verona.it
Traghetti lago di Garda: www.navigazionelaghi.it
Ferrovie: www.trenitalia.com
Aeroporto di Verona: www.aeroportoverona.it
RINGRAZIAMENTI
Gli autori ringraziano le persone e gli amici che hanno contribuito alla realizzazione di questa guida, chi ha corso sui sentieri, chi ha condiviso ore di trasferimenti in auto, chi ha suggerito itinerari meritevoli di essere percorsi e descritti in queste pagine, chi ha collaborato alla realizzazione delle fotografie. Il lavoro di stesura e i momenti di fatica sono stati superati pensando a tutte queste persone che hanno investito parte loro tempo con noi e per noi. Un grazie di cuore a: Sergio Alba, Marc Ayache, Elisabetta Bontempi, Riccardo Bontempi, Elisabetta Ceretti, Paolo Delaini, Eros Grazioli, Giuseppe Mazzadi, Christian Modena, Flora Morandi, Flavio Pavan, Graziana Pè, Stefano Raffaini, Veronica Villa, Giulia Vinco.
Un ringraziamento particolare per i contributi e le competenze condivise è rivolto a: Andrea Bariselli, Eros Grazioli, Claudio Regazzoni.
MONTE SPINO
Trail/Sterrato
Sentiero tecnico/Esposto
Mulattiera/Lastricato
Asfalto/Cemento
difficoltà
17,6 km
lunghezza
NOTE TECNICHE. La salita al Monte Spino si può suddividere in due parti ben distinte per scorrevolezza, contesto ambientale e impegno atletico.
La prima, più lunga, è quella che da San Michele conduce a ridosso del rifugio Pirlo, su un percorso largo che si sviluppa quasi interamente all’interno del bosco, del tutto corribile.
dislivello positivo
1402 m 1402 m
dislivello negativo
3h
tempo di percorrenza
1511 m
quota massima
trail running
tipo di tracciato
impegno fisico
difficoltà tecnica
stato segnaletica
fonti d’acqua
La parte successiva è quella che, con inizio tra il passo Spino e il rifugio Pirlo, si dirige su sentiero verso la cima del Monte Spino, dalla quale fa rientro in discesa verso il rifugio ancora su sentiero su un percorso diverso da quello di salita. Questo tratto dell’itinerario tra arbusti, radi alberi e prati è quello che chiede l’impegno maggiore e regala le emozioni più grandi, con i suggestivi panorami di vette e i diversi scorci del lago di Garda che si susseguono sia nella fase di salita sia in quella di discesa.
ITINERARIO. La località San Michele di Gardone Riviera, e in particolare l’intersezione tra Via Fontane e Via Val di Sur con l’indicazione del Rifugio Pirlo, costituisce il punto di partenza di questo itinerario. Si può parcheggiare sia su Via Fontane, sia su Via Val di Sur poche decine di metri sopra l’incrocio.
Le indicazioni del sentiero da seguire numero 280 conducono su una strada asfaltata che sale in moderata pendenza, supera l’area di atterraggio del Colomber utilizzata dai piloti di parapendio e prosegue per un tratto sul fondo della Valle di Poiano. Al bivio dopo 900 metri (1) il percorso segnalato da seguire continua a sinistra, e poco più in alto diventa sterrato, con tratti di fondo pietroso mosso.
La salita è godibile, e contribuisce a dare corpo a questa sensazione un elevato grado di ombreggiatura ideale per la percorrenza nella stagione estiva, periodo in cui è molto frequentata anche da escursionisti e bikers. La pendenza è discontinua e mai elevata, e la pre-
Monte Spino
Dosso Ververs
Marmera 1398
Dosso le Prade 1511
3 senza di alcune sezioni più morbide consente di recuperare se si sceglie di mantenere andature sostenute.
Raggiunta l’area segnalata del Pirello (2) si continua a correre al bivio a sinistra seguendo sempre la direzione indicata per il rifugio Pirlo. Lo strappo che segue è ripido ma breve, e a questo fa seguito un tratto in moderata pendenza sul filo del crinale, che apre un bel panorama nel quale è compreso il lago.
Appena superata una sbarra lo sterrato si addentra in falsopiano sul versante orientale della testata della Val di Sur, esaltata dalle fitte coperture boschive della Foresta Gardesana Occidentale nella quale si fa ingresso attraversando porzioni di faggeta, e percorsa sul fondo dal Torrente Barbarano.
Lo stallone attrezzato con pannelli informativi sugli uccelli e sull’adiacente osservatorio ornitologico precede l’arrivo al Passo Spino (3), punto di snodo di diversi itinerari escursionistici che si offrono anche per il trail running con combinazioni che interessano la Valle di Sur, la Valle di Archesane, il Monte Pizzocolo e il Passo della Fobbiola. Dal passo si prosegue a sinistra oltre la stazione di inanellamento in direzione del vicino e visibile rifugio, e dopo alcune centinaia di metri si imbocca a destra, in corrispondenza del punto di accesso con alcuni gradini (4), il segnavia dell’itinerario 287B per il Monte Spino che si restringe a sentiero.
Appena si guadagnano poche decine di metri di dislivello i panorami iniziano ad aprirsi verso il basso lago, e dopo trecento metri al bivio si avanza a sinistra (a destra si stacca il “sentiero dell’amicizia”).
L’impegno richiesto diventa adesso più sostenuto: la traccia che imbocca il filo della dorsale della Costa Mandria prosegue infatti ripida e con sezioni anche molto ripide, fuori dalla copertura delle piante, e offre una stupenda vista su due distinte porzioni del Garda separate dal Monte Pizzocolo. Mantenendosi sempre a ridosso delle cresta si affronta l’ultimo strappo che
TRA CAMPIONE E PIEVE DI TREMOSINE
Trail/Sterrato
Sentiero tecnico/Esposto
Mulattiera/Lastricato
Asfalto/Cemento
EE
difficoltà
8,2 km
lunghezza
470 m
dislivello positivo
470 m
dislivello negativo
1,15h
tempo di percorrenza
440 m
quota massima
trail running
tipo di tracciato
impegno fisico
difficoltà tecnica
stato segnaletica
Campione, Pieve
fonti d’acqua
NOTE TECNICHE. Tratti di strada dismessi accanto e sopra il lago, sentieri panoramici che presentano sezioni ripide in salita e in discesa, tecniche ed esposte, intervallate da sezioni di collegamento da percorrere in velocità: tra Campione del Garda, Pieve e il canyon del torrente San Michele si disegna un percorso di trail running di modesta lunghezza ma di grande fascino.
La partenza in riva al lago consente di ammirare le strutture del villaggio operaio di Campione sorto attorno al complesso industriale del cotonificio, e tutti i suoi edifici di valore storico e architettonico. Sul piccolo paese incombono alte pareti rocciose percorse da alcuni severi itinerari di arrampicata, e talvolta utilizzate dagli appassionati di base jumping. Le vele colorate di barche, kitesurf e windsurf vivacizzano la superficie antistante del lago: sarà spontaneo assecondare l’invito a immergersi nelle sue acque a conclusione della corsa.
ITINERARIO.
Dalla centrale Piazza Arrighini di Campione del Garda ci si dirige in direzione nord verso il lago, e dall’Università della Vela si segue il sentiero che riporta l’indicazione per il porto di Tremosine. Sulla strada litoranea abbandonata in riva al lago si prosegue per 800 metri superando alcune brevi gallerie, e poi si devia a sinistra su uno scorrevole e panoramico sentiero in leggera salita. Raggiunta in corrispondenza di un tornante la strada per Tremosine (la celebre “strada della forra”) si svolta a sinistra su questa per un breve tratto, e poco più avanti si esce a destra in corrispondenza dell’inizio di una galleria (1) La vecchia carrozzabile chiusa al traffico regala la possibilità di correre in un contesto di grande suggestione, con ampie viste sul lago e sulle cime del Monte Baldo e sul Monte Altissimo di Nago. Poche centinaia di metri oltre le vie attrezzate della Falesia del Porto si incrocia l’itinerario numero 141 che sale dal lago, e si devia a sinistra su questo in salita verso Pieve (2). L’andatura deve ora trovare un ritmo diverso per adattarsi alle caratteristiche del percorso, che diventa molto ripido e
L a g o d i G a r d a
MONTE COCCA
Trail/Sterrato
Sentiero tecnico/Esposto
Mulattiera/Lastricato
Asfalto/Cemento
difficoltà
9,5 km
lunghezza
700 m
dislivello positivo
700 m
dislivello negativo
1,50h
tempo di percorrenza
1405 m
quota massima
trail running
tipo di tracciato
impegno fisico
difficoltà tecnica
stato segnaletica
4 fonti d’acqua
fonti d’acqua
NOTE
TECNICHE. Percorso ad anello che misura 11 km per 400 metri dislivello positivo totale. L’ascesa alla Punta Cocca esce dall’anello in quanto tale perché sono 200 metri di andata e 200 metri di ritorno dalla Sella del Monte Cocca.
Non ci sono particolari difficoltà tecniche e lo si può percorrere anche in senso antiorario, ma la ciclabile lungo il lago è una sorpresa migliore per il finale.
ITINERARIO. L’anello inizia dai parcheggi della spiaggia appena fuori l’abitato di Pieve di Ledro nei pressi del cimitero (1)
Attraversata la strada alle strisce pedonali, si entra nel centro abitato di Molina e si percorre la strada per circa 200 metri, poi di devia verso destra all’evidente bivio e si prosegue mantenendo via Sant’Antonio fino a quando si incontrano le indicazioni dei sentieri (2). Qui si svolta decisi a destra e si segue la strada in salita costeggiando il Rio dei Molini. Questa diventa poi una cementata con una pendenza importante, ma la si lascia deviando a destra nell’evidente strada forestale dietro l’ultima casa sulla destra.
Si percorre la forestale per un tornante e circa 1/2 chilometro per arrivare ai cartelli segnavia sulla destra. Qui si imbocca il sentiero che taglia la forestale che si ritrova però 200 metri più avanti. Sbucati dal sentiero si prende a dx per una cinquantina di metri per poi reimmettersi nel sentiero sulla sinistra, sentiero 454 (3)
Questo bellissimo, ma impegnativo sentiero che offre scorci sul sottostante Lago di Ledro, lo si percorre fino alla Sella di Monte Cocca, mantenendo sempre la destra e la via principale.
Arrivati alla piccola selletta nel bosco, si è difronte a un incrocio (4)
A sinistra il sentiero che con circa 4 km sale verso Bocca di Saval, al Rifugio Pernici o a Cima Pari. Davanti si vede cominciare la discesa dell’itinerario qui descritto che porta fino a Molina di Ledro. Sulla de-
Mezzola go
stra invece, tra radici e scalini naturali si sale ora per circa 200 metri a Punta Cocca a 1405m di altezza, incantevole balconcino sul lago. Tornati alla sottostante Selletta (fare attenzione alle tantissime radici affioranti) si comincia la discesa verso Molina e verso il lago. Il primo terzo di discesa è un ripido e stretto sentiero a tornanti dove serve concentrarsi e posizionare bene i piedi, trovando un ritmo tranquillo ma costante. Dopo poco meno di un chilometro, il bosco di apre e si trovano dei cartelli segnavia (5) Qui si prosegue verso sinistra, più o meno dritti dalla direzione di arrivo e si imbocca l’evidente sentiero in leggera salita che diventa ben più corribile. Dopo 200 metri piega a destra e prosegue sempre molto evidente in un magnifico
sottobosco corribile in discesa. Il tutto per circa 700 metri per diventare poi una breve cementata che raggiunge la strada asfaltata in località Alla Valle.
Si prosegue dritti sulla strada asfaltata che porta con un chilometro diretti in riva al lago (6) Attraversata la strada alle strisce pedonali che si hanno davanti, si sale a destra sul marciapiede il quale in pochi metri ci porta sulla bellissima pista ciclabile che costeggia le cristalline acque del Lago di Ledro. In poco meno di 2 km di corsa rilassante, si arriva al parcheggio a chiusura dell’anello.
CAMMINARE
116 percorsi a piedi nel Primiero e sulle
Pale di San Martino