Ghiaccio Salato - Alpinismo invernale nelle Alpi Apuane

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Prima edizione Dicembre 2014 ISBN 978-88-98609-27-7 Copyright 2014 VERSANTE SUD S.r.l. Milano via Longhi, 10, tel. 027490163 www.versantesud.it I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Copertina

Verso la Focetta del Puntone (Foto Enrico Tomasin)

Testi

Giampaolo Betta, Simone Faggi, Matteo Faganello

Cartine

Marco Romelli

Fotografie

Degli autori dove non diversamente specificato

Stampa

Tipografia Pagani - Lumezzane (BS)

Ringraziamenti Prima di tutto vogliamo ringraziare Matteo Meucci ed Enrico Tomasin, cari amici spesso legati alle nostre corde, senza i quali questa guida non sarebbe mai potuta nascere. Un grazie di cuore a coloro che ci hanno volentieri “prestato” i loro preziosi ricordi: Giustino Crescimbeni, Marco De Bertoldi, Umberto Ghiandi, Carlo Malerba, Walter Savio e Marco Schenone. A tutti quelli con cui abbiamo condiviso lunghe o brevi chiaccherate (e talvolta lunghezze di corda) per arrivare piano piano a mettere luce nelle fumose leggende apuane: Carlo Barbolini, Bruno Barsuglia, Massimo Boni, Francesco Cantini, Luca Dini, Faliero Macarini, Angelo Nerli, Marcello Pesi, Gian Carlo Polacci e Marcello Sanguineti. Un grazie particolare ad Alberto Benassi, inesauribile fonte di informazioni sulle nostre montagne, e inesauribile “montagnard”.

Nota

L’alpinismo è uno sport potenzialmente pericoloso, chi lo pratica lo fa a suo rischio e pericolo. Tutte le notizie riportate in quest’opera sono state aggiornate in base alle informazioni disponibili al momento, ma vanno verificate, e valutate sul posto e di volta in volta, da persone esperte prima di intraprendere qualsiasi scalata.

Infine grazie a Roberto Bergamini, Matteo Bini, David Carriero, Leonardo Ermini, Stefano Funk, Franco Laudanna Del Guerra, Federico Oggioni, Dario Orlandi, Luciano Peirano, Stefano Pucci… e a quanti stiamo inevitabilmente dimenticando, per le loro testimonianze, foto e informazioni, che hanno aiutato a rendere questa guida più precisa e gradevole.

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Giampaolo Betta Simone Faggi Matteo Faganello

GHIACCIO SALATO Alpinismo invernale nelle Alpi Apuane

EDIZIONI VERSANTE SUD


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Prefazione


Prefazione L’idea di questa guida nasce dalla voglia di colmare il vuoto esistente in letteratura sulle salite di neve e misto nelle Alpi Apuane. Più di trent’anni sono infatti passati dall’ultima pubblicazione esaustiva sul gruppo (l’ottima Guida dei Monti d’Italia), e una rivoluzione per quanto riguarda le tecniche di salita, i materiali utilizzati e il nostro modo di vivere la montagna invernale. Da allora le informazioni sulle numerosissime nuove salite sono rimaste frammentate, custodite dai vari gruppi di alpinisti locali, alle volte divulgate sulla stampa specializzata e sul web, o più semplicemente passate, sempre volentieri, da amico ad amico.

di Matteo Faganello

per una volta la propria rotta verso Sud e a venire a scoprire lo strano ghiaccio “salato” che d’inverno copre le nostre montagne. Le Apuane sanno infatti regalare salite per tutti i gusti, dai classici canali, alle aeree creste, tecniche goulotte e vie di misto, linee effimere e grandi pareti Nord. Il tutto in un particolare ambiente mediterraneo, dove le linee sembrano nascere direttamente dal mare.

L’opera qui proposta, seppur non esaustiva, propone una scelta di vie rappresentative dell’intero gruppo, con una prevalenza per le salite moderne degli ultimi decenni. Cerca inoltre di dare una visione completa di quella che è la storia alpinistica, “winter side”, di queste montagne. Lunghe chiacchierate con i protagonisti delle varie “ere”, e i loro scritti, ci hanno permesso di raccontare aneddoti e salite spesso avvolte in un alone di leggenda. L’obiettivo di questa guida non è però solo unicamente quello di fornire precise informazioni ai tanti o pochi appassionati delle Apuane ma, speriamo, quello di invogliare qualche “straniero” a cambiare

t Pizzo d’Uccello, parete Nord

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Indice e cartine

Tabella degli itinerari Introduzione tecnica Fino a quando? Introduzione storica

8 14 21 22

PANIA SECCA (it. 1-14) PANIA DELLA CROCE (it. 15-41) PIZZO DELLE SAETTE (it. 42-50) CORCHIA (it. 51-55) ALTISSIMO (it. 56-57) FIOCCA (it. 58-59) SUMBRA (it. 60-63) •Calcagno e le Apuane

27 39 63 73 79 83 87 92

CRESTA DI SELLA (it. 64-65) TAMBURA (it. 66-70) ROCCANDAGIA (it. 71-72) CAVALLO (it. 73-79) ZUCCHI DI CARDETO (it. 80-83) PISANINO (it. 84-91) •La Nord del Pisanino •La storia e l’etica •Via dei Paoli 1986

95 99 105 111 121 125 138 140 143

CONTRARIO (it. 92-94) 145 GRONDILICE (it. 95-110) 149 CRESTA GARNERONE (it. 111-116) 163 PIZZO D’UCCELLO (it. 117-128) 171 •Giochi invernali 190 •Due prime invernali alla Nord 200 •La Nord. Quale altra? 206 •Duri…duri…duri… 210 SAGRO (it. 129-131)

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213


ca di S sso Pa

Passo del Vest ito

Arni

Isola Santa Campagrina

56

M. Rovaio 1060 m

Lago di Isola Santa

Campaccio

Gallicano

Tre Fiumi

M. Altissimo 1589 m

57

la

2

M. Freddone 1487 m

M. dei Ronchi 1350 m

P.zzo delle Saette1720 m

43-44 Cip Colle

o Croce

15

51-55

Cap P. Bo

4-5

Pania Secca 1

42 19-41

ollaio

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6-14

45-50

3

Rif. Rossi

17-18 alla Pania

Pania d. Croce 1858 m

M. Corchia 1677 m

Rif. del Freo

16

Fornovolasco

Levigliani Azzano

Terrinca

Petrosciana di Sotto

S. Rocco

Gorfigliano

118-128

M. Umbriana 1230 m

90-91

117 Cres ta G arne

112-116

111

130

M. Sagro M. Rasore 1748 m 1422 m

72 M. Roccandagia

1895 m

1700 m

73-77 Passo d.

Forcolaccia 67

Bivacco Aronte 69

68 66

70

M. Tambura 1890 m

Va

Vagli di Sotto

lle

Alto di Sella 1723 m 65 Resceto M. Sella 64 Passo di 1739 m Sella Va

Colonnata Forno La Rocchetta 897 m

i Lago d

Vagli di Sopra

71

Passo della Tambura

M. Maggiore 1396 m

Colle S. Cristina 1049 m

i

e

1805 m M. Contrario 1789 m 94

Roggio

M. di Roggio 1067 m

ro n

129 Foce di Pianza

Pizzo Maggiore 1794 m

95-107 81-83 Pizzo Altare 80 1746 m 109-110 Rif. Capanna 92-93 78-79 M. Cavallo M. Grondilice Garnerone 108

131

M. Tontorone 1100m

1947 m

86-88 84-85

la

Pizzo d’Uccello 1781 m

d’Arneto

Vinca

Rif. 89 Donegani M. Pisanino

gl

M. Cavallo 1021 m

59

M. Macina 1560 m

M. Croce 1527 m

Passo Fiocca

M. Fiocca 58 1711 m Arni

61-62 60 63

M. Sumbra 1765 m 7


Pania Secca 26

pPania Secca, Cresta Nord integrale (ph. Enrico Tomasin)


Pania Secca 1710 m. La Pania Secca offre un defilato versante Nord-Est, percorso da una delle più classiche salite invernali delle Apuane, e un bel versante Nord-Ovest conosciuto principalmente per il classico Canale Batic che lo solca al centro. La parete Nord-Est è visibile percorrendo la strada che porta al Piglionico, mentre il versante Nord-Ovest è ben visibile salendo il sentiero che porta al rifugio Rossi. La relativa facilità di trovare buone condizioni della neve e l’agevole accesso dalla Garfagnana rendono questa montagna, insieme alla vicina Pania della Croce, una delle mete preferite dagli alpinisti. Il versante Sud-Est può offrire una splendida scalata al sole su roccia compatta anche nel bel mezzo dell’inverno. La classica via del Pilastro Montagna o le sue Varianti del Cottolengo sono in generale percorribili in scarpette pochi giorni dopo l’ultima nevicata. Al contrario, cercando le giuste condizioni, la parte alta del Pilastro Montagna e il suo fianco destro possono regalare rare salite effimere. Gli itinerari proposti sono raggiungibili da Gallica-

no, percorrendo la strada per Molazzana e per Alpe S. Antonio. Poco prima di giungere a quest’ultimo paese si trova un bivio; a sinistra la strada si dirige verso la Pania Secca, passando prima alla base del versante Nord-Est e poi, attraversato un intaglio nella cresta Nord, passa sul versante Nord-Ovest e termina in uno spiazzo in corrispondenza di una cappellina. Il luogo, denominato Piglionico, dista dal bivio circa 4 chilometri. In caso di consistenti nevicate è necessario parcheggiare la macchina lungo la strada, prima di raggiungere il Piglionico, e proseguire a piedi. Nel caso ci si voglia/debba fermare lungo la strada prestare attenzione a non occupare gli spiazzi lasciati per permettere alle auto di incrociarsi o di fare inversione di marcia.

pLe Panie da Nord-Est (ph. Matteo Bini)

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Pania Secca 28

1 CRESTA SUD-OVEST (VIA NORMALE) *** Probabilmente salì da qui in solitaria E. Questa, il 16 febbraio 1900, realizzando la prima invernale. Dislivello: 200 m. Difficoltà: I/F Esposizione: SO Materiale: 1 Condizioni: 5 La via normale segue nei punti più facili i pendii settentrionali alla sinistra della cresta Sud-Ovest. Relazione: dal Piglionico prendere il sentiero CAI 7 che conduce al rifugio Rossi. Usciti dal bosco e raggiunta la conca sotto al rifugio, si piega a sinistra e costeggiando sulla sinistra le rocce si seguono le tracce di sentiero fino ai pendii sotto la cresta. Si risalgono i pendii a settentrione del filo di cresta nei punti più facili e, aggirato sulla sinistra un costone, si raggiunge direttamente il crinale che in breve conduce facilmente alla cima. Discesa: dalla stessa via di salita.

2 CRESTA NORD INTEGRALE **** P. Conti, R. Bellenghi, A. Giaccai, G. De’ Pazzi, il 17 giugno 1916. Dislivello: 400 m. Difficoltà: II/PD+ Esposizione: N Materiale: 2 Condizioni: 3 Entusiasmante cavalcata con tratti di facile misto, grande classica anche in estivo. Abbinata alla discesa dalla cresta Sud-Ovest (via normale) permette una traversata completa della montagna. Chiodi lungo il percorso. Avvicinamento: poco prima di raggiungere il Piglionico, nel punto in cui la strada intaglia la cresta Nord e passa dal versante Nord-Est a quello Nord-Ovest, parte il sentiero di attacco. Relazione: salire il sentiero fra gli alberi fino a raggiungere le rocce della cresta. Con piccoli salti di misto (passaggi di II) si superano sul filo di cresta i tre denti. Dal terzo dente una catena su un sasso appoggiato (coperta in caso di neve, va cercata ripulendo le rocce) permette di scendere in doppia

pPania Secca, Cresta Nord integrale (ph. Enrico Tomasin)


sul colle. Possibile via di fuga lungo il canale a Ovest (itinerario 8). Scavalcato facilmente un altro rilievo roccioso si raggiunge la sella dove da sinistra arriva il Canale Nord-Est (itinerario 4, altra possibile via di fuga), alla base del lungo pendio che si impenna verso l’anticima della Pania Secca. Si risale quindi il pendio, tenendosi a sinistra della cresta, fino all’anticima. Con una doppia si raggiunge l’intaglio (sosta con molti chiodi; da destra arriva il Canale Batic, da sinistra il Canale Trimpello). Dall’intaglio si aggira la parete soprastante, con passaggi di misto, traversando prima brevemente a sinistra e poi rimontando a destra, per poi risalire direttamente per pochi metri il pendio e l’ampia cresta appoggiata che in breve conduce alla vetta. Discesa: dalla via normale. Scendere la sua cresta Ovest in direzione del rifugio Rossi. Raggiunto l’ampio pianoro sotto al rifugio girare a destra e ricongiungersi al sentiero CAI 7. Per questo raggiungere il Piglionico.

3 LE CHEVALIER PERDU *** M. Faganello ed E. Tomasin, 5 marzo 2011. Dislivello: 200 m. Difficoltà: III/5M Esposizione: SE Materiale: 3 Condizioni: 2 Via effimera che percorre l’evidente camino-canale che contorna sulla destra il classico Pilastro Montagna. Consigliato percorrerla per tempo coperto (o siberiano) onde evitare l’effetto del sole sulle goulotte già fini. Dedicata a “l’altro fratello Bellinvia”… Avvicinamento: l’avvicinamento al versante SudEst è abbastanza complicato. Lasciata l’auto nello spiazzo sotto il versante Nord-Est seguire una vecchia pista forestale sulla sinistra fino a raggiungere il crinale Nord-Est. Seguirlo in direzione della cresta Est e, superata la Pania Verde, scendere per terreno ripido a sinistra della cresta, prima che questa diventi difficilmente percorribile. Raggiungere l’ampio invaso del Canale Trimpello e da lì l’attacco delle vie (2h). Relazione: raggiunto il Canale Trimpello seguirlo fino

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3

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Sumbra 86

Sumbra (ph. Matteo Bini) p


Sumbra 1765 m. Il Sumbra si trova circa a metà della catena apuana. È raggiungibile facilmente per la via normale che sale la lunga cresta Est-Nord-Est, partendo da Capanne di Carreggine. Tuttavia questo itinerario non ha particolare interesse alpinistico in veste invernale e non è quindi relazionato in questa guida. La cresta Est-Nord-Est delimita due versanti molto diversi, il meridionale, alto, roccioso e ripido, ed il settentrionale, più breve e più erboso, normalmente innevato nella stagione invernale. Su questo versante si trovano diversi itinerari invernali interessanti, sia di stampo classico come il Canale Nord-Ovest, che di stampo moderno come la impegnativa Onda su onda. A causa degli avvicinamenti lunghi, questi versanti sono scarsamente frequentati. Verrete ripagati con un ambiente suggestivo ed intatto.

60 VERSANTE NORD ** V. Sarperi, G. Severini, B. Palla, A. Panattoni, 5 febbraio 1949. Dislivello: 350 m Difficoltà: II/PD+ Esposizione: N Materiale: 2 Condizioni: 4 Il versante Nord è costituito da erti pendii boscosi che sovrastano il lago di Vagli e che in alto vanno a cozzare con la cortina rocciosa che sostiene la calotta terminale della montagna. La via segue l’impluvio che confluisce in basso nel Fosso Sambuca. Avvicinamento: gli avvicinamenti sono tutti lunghi e un po’ complicati. Ci sono quattro possibilità: la più comoda è probabilmente la numero 4, fattibile anche con sci o ciaspole in caso di neve soffice: 1) da Arni (900 m) prendere il sentiero n° 144 che contorna il lato Sud del Fiocca, attraversa il Fato Nero e conduce a Passo Fiocca. Questo avvicinamento può essere impegnativo perché si possono trovare ripidi pendii ghiacciati e non è sempre evidente seguire i segni di sentiero; 2) da Arni (900 m) percorrere la strada

Vie non relazionate:

63

A - VOLO DELL’AQUILA B - TESSANDORI-PUCCETTI

63 A 60

62 B

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Pizzo d’Uccello 170

Pizzo d’Uccello, Parete Nord p


Pizzo d’Uccello 1781 m. Il Pizzo d’Uccello rappresenta senza dubbio la più importante parete delle Alpi Apuane. In Toscana parlando semplicemente de “la Nord” non si ha dubbio alcuno di essere fraintesi dall’interlocutore. Conosciuto al di fuori della regione per la sua bonaria parete rocciosa, offre in inverno un terreno di gioco di rara bellezza, ben diverso dalle “classiche” invernali su roccia. La metamorfosi invernale di questa montagna è talmente profonda da indurre l’abituale frequentatore a pensare di non essere nemmeno nello stesso posto! Il Pizzo d’Uccello in veste invernale riesce a offrire un ambiente e un tipo di scalata eccezionali e raramente riscontrabili anche a livello alpino. Ben impiastrata di neve e ghiaccio la parete non teme infatti il confronto con le più famose “Nord” alpine. Ricordatevi solo di affilare poco le picche… da noi il ghiaccio è morbido e ben sottile! Le informazioni sulle vie della parete in condizioni invernali sono state fino a ora molto scarse e spesso avvolte in un alone di leggenda. In questa guida intendiamo invece presentare dettagliate relazioni delle vie estive in condizioni invernali

e delle misconosciute vie aperte negli ultimi floridi inverni. Da notare come le vie qui relazionate siano state tutte percorse dagli autori. Ricordiamo comunque al lettore come la quantità e la qualità della neve presente in parete siano in grado di cambiare notevolmente le difficoltà di una salita. Gli ultimi anni ci hanno purtroppo “dispensato” alcuni (pochi) inverni completamente secchi, o con neve particolarmente tardiva. Salire la parete in questi frangenti e in scarpette risulta sicuramente meno piacevole che in estate, ma nulla ha a che vedere con una vera salita invernale. Inverni del genere sono stati per fortuna rari e, nonostante il riscaldamento globale, vi sono state recentemente annate con una quantità e qualità di neve eccezionale, o potremmo dire “normale” paragonata agli anni 80. In questi casi la parete riesce a dare il meglio di sè e, oltre a poter ripetere senza grossi problemi le classiche linee estive in piolet-traction, alcune perle rare, scoperte negli ultimi anni, compaiono in parete. Durante gli inverni nevosi ma non eccezionali la parete veste ugualmente il suo manto invernale e acquista le sue caratteristiche miste, presentando però difficoltà superiori sulle

Pisanino e Pizzo d’Uccello visti da Serricciolop

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Pizzo d’Uccello

117 VIA AMERY-CONTI AL VERSANTE EST *** L. Amery, H Amery, G. Conti, Z. Pompanin, B. Zagonel, estate 1912. Dislivello: 250 m. Difficoltà: II/PD+ Esposizione: E Materiale: 2 Condizioni: 4 Itinerario breve ma interessante, in primo luogo perché permette di raggiungere, con difficoltà relativamente modeste, una vetta di primo ordine, e secondo per l’ambiente particolare che si ha grazie alle rocce giallastre in cui è incastonato il canale di salita. Avvicinamento: dal rifugio Donegani (1150 m) prendere la strada marmifera. Superare un tornante ed il bivio del sentiero per la ferrata Siggioli. Prima della prima grossa cava salire a destra su detriti e proseguire sulla strada di una vecchia cava. (Sulla sinistra il baratro di una cava attiva) Aggirare la grande cava su breve ma pendio ripido (presente cavo metallico con poca neve. Attenzione: ripido ed esposto). Al di sopra il pendio si abbatte. Proseguire in direzione della Torre del Diavolo (caratteristica torre giallastra) passando eventualmente in prossimità di una grotta presso un grosso faggio. Circa all’altezza della Torre del Diavolo attraversare verso

sinistra nel fitto bosco di faggi per entrare nella radura che si trova esattamente al di sotto del canale di salita. Se la strada di accesso a Orto di Donna fosse chiusa conviene partire da Vinca. Lasciata l’auto presso la Madonna del Cavatore, salire la strada che si stacca a sinistra fino a raggiungere una Maestà, a quota 900m circa, in corrispondenza dell’incrocio con una mulattiera proveniente dalla parte alta del paese. Proseguire in salita lungo il segnavia n° 175, prima attraverso un castagneto e quindi su pendii prativi aperti, sotto la parete Sud del Pizzo d’Uccello. Giunti alle Capanne del Giovo (ruderi sparsi, da segnalarsi una fonte sempre attiva lungo il sentiero) individuare la Foce del Giovetto e salirvi direttamente (ripido in alto). Dal Giovetto traversare sul versante Est in direzione Nord lungo il segnavia n° 181, in un bosco di piccoli faggi, fino a raggiungere la radura alla base del versante Est. Relazione: seguire la radura ed il successivo canale, via via più ripido ed incassato. Dove questo si apre nuovamente salire in obliquo a destra su pendio contornando alla base una paretina di roccia. A destra di questa paretina individuare il punto migliore per superare il ripido salto (45°). Al di sopra di questa strettoia il pendio si apre nuovamente e la

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pendenza cala. Si raggiunge facilmente l’anticima Est del Pizzo d’Uccello. Scendere pochi metri alla forcella (uscita della Via dei Genovesi, ripida cresta orizzontale con molta neve) e quindi salire l’ultimo breve pendio che porta in vetta. Discesa: dalla cima del Pizzo d’Uccello oltrepassare l’anticima in direzione Sud-Est e seguire, su di un vago e largo sperone appoggiato, i segni della via normale. Giunti a una prima forcelletta si scende un ripido canale innevato. La via normale esce dopo poco a destra su solide rocce. Con buon innevamento conviene invece proseguire nel canale (si percorre a ritroso la prima parte dell’itinerario di salita della Parete Est), fino a che questo non si trasforma in lunga radura tra gli alberi. Al termine della radura attraversare alla meglio il fitto bosco verso sinistra. Si raggiungono ampi pendii in prossimità di una torre giallastra (la Torre del Diavolo). Scendere direttamente questi pendii, facendo attenzione che al termine di questi è presente il baratro di una grossa cava. Al di sopra della cava traversare a sinistra e scendere un ripido pendio spesso ghiacciato (cavo presente con poca neve) che permette di scendere su una vecchia strada di cava. Proseguendo in modo evidente verso destra si raggiunge la marmifera asfaltata e da questa il rifugio-albergo Donegani. Con poca neve invece conviene seguire integralmente

il sentiero estivo. Dal canale nevoso uscire a destra e scendere dei ripidi caminetti appigliati. Continuare su rocce meno ripide per raggiungere la Foce di Giovetto e da lì costeggiando a sinistra la cresta raggiungere la più ampia Foce di Giovo. Dalla foce scendere a sinistra seguendo sempre un sentiero tracciato che porta alle cave di Orto di Donna. Vista la presenza di enormi cave è molto sconsigliato abbandonare i sentieri. 118 VIA CLASSICA “OPPIO-COLNAGHI” ***** N. Oppio e S. Colnaghi, 2 ottobre 1940. Prima ripetizione: R. Brogi e V. Giunta, estate 1956. Prima solitaria: G. Dolfi, estate 1956. Prima invernale: M. Rulli, R. Sorgato e P. Zaccaria, inverno 1962. Probabile prima invernale prevalentemente su ghiaccio e neve, con le varianti mediane: U. Ghiandi, C. Malerba, L. Massei, 23-24 febbraio 1985. Altre ripetizioni in piolet traction: G. Betta, M. Faganello, 15-16 febbraio 2008; M. Meucci, E. Tomasin, 28 febbraio-1 marzo 2009. Dislivello: 650 m. Difficoltà: V/5M, V+ UIAA Esposizione: N Materiale: 4 Condizioni: 2 La classica delle classiche. Frequentatissima in estate,

Pizzo d’Uccello, Via Oppio-Colnaghi p

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Pizzo d’Uccello 180

in inverno (vero) vede pochissime ripetizioni. La struttura a camini-colatoi e la neve trasformano completamente lo stile di salita e regalano una splendida ascensione principalmente in piolet-traction. Anche l’abbondante chiodatura estiva viene molto ridotta dal manto nevoso. Una metamorfosi completa! Difficile la ripetizione in giornata in condizioni invernali. Buon posto da bivacco al di sopra del primo pilastro Avvicinamento: vedi descrizione generale Parete Nord del Pizzo d’Uccello. Relazione: L1: Attaccare sotto un diedrino strapiombante da cui spesso cola un po’ di ghiaccio. Con poca neve è presente un chiodo all’attacco. Traversare qualche metro a destra, su buoni appigli fino a raggiungere uno spigoletto (chiodo presente dietro lo spigolo). Salire lo spigoletto prima su roccia e quindi, con buone condizioni, su ghiaccio e neve fino a un primo ripiano. Salire il diedro sovrastante (75° o IV UIAA) fino sotto un piccolo strapiombo (chiodo presente). Aggirarlo a destra con passaggio delicato (75°) per raggiungere un secondo ripiano. Salire la liscia placchetta gialla sovrastante (IV UIAA, chiodo presente) in obliquo a sinistra. Continuare pochi metri su neve (65°) fino alla sommità dello speroncino dove sono a volte visibili 2 chiodi (50 metri, sosta). L2: Obliquare lungamente verso destra su misto facile lungo l’evidente rampetta, fino ad incontrare la Rampa che sale obliquando verso sinistra. Sosta su 2 chiodi presenti in una nicchia (30m). L3: Montare sulla Rampa con un saltino misto, seguirla quasi orizzontalmente (1 chiodo presente) quindi con una bella goulottina passare a destra di un masso e salire fino all’evidente albero di sosta sotto gli strapiombi (50m). L4: Continuare per la Rampa rimandendo inizialmente bassi (1 chiodo presente) quindi salire i gradoni dirigendosi verso il piccolo torrione che chiude la Rampa. Raggiungerlo e aggirarlo a sinistra fino a sostare appena sopra su una placca (IV UIAA, 2 chiodi presenti facilmente sommersi di neve e ghiaccio) (50m). In alternativa con buone condizioni di neve e ghiaccio è possibile continuare sulla rampa erbosa via via più sfuggente ed esposta (zolle di terra instabili e improteggibili da evitare con temperature non rigide) arrivando direttamente nel canale citato all’inizio del tiro seguente. L5: Traversare a sinistra dentro il canale. Superare un breve ripido salto (80° o misto) e, lasciando il canale-rampa che prosegue verso sinistra, continuare dritti per il canale prima ampio e poi stretto

incassato (65° e bouchon). Sostare dove questo si apre nuovamente (50m). L6-L7: Obliquare a destra e salire su neve e ghiaccio rimanendo qualche metro a destra del fondo del canale (max 75°). Prima che il canale-camino torni ad essere incassato tornare verso sinistra per rientrarvi. Sostare appena possibile (vari chiodi presenti all’interno del camino, 100m). L8: Salire il camino incassato (chiodi), superare una strozzatura (85° circa) e continuare per diedro ghiacciato fino a un piccolo anfiteatro (la famosa terrazza estiva di “Lotta Continua”, da cui partono due camini divergenti (40m). Tiro molto bello con buone condizioni L9: Salire il camino di destra e poi una fessura (IV+UIAA) a destra del camino stesso (chiodi) uscendo su placca delicata (75°). Continuare nella placca-diedro finché diventa possibile traversare a sinistra qualche metro su placche non molto appoggiate (V UIAA, 75°) nuovamente nel camino. Continuare nel camino per una decina di metri (70°). È presente una sosta con due chiodi sul fondo del camino in prossimità di uno spuntone, normalmente coperto dalla neve (40m). L10: Salire il camino slavato pressoché privo di neve (V+UIAA) e dove evidente, ma non troppo, (chiodo) uscire a destra verso uno spigolo. Continuare nel diedrino sul filo dello spigolo (75° e misto) e ritornare a sinistra nel camino ora più abbattuto (60°) fino a una cengetta (50m). L11: Abbassarsi a destra e quindi salire delle placche ghiacciate molto delicate (75° e misto) obliquando progressivamente a sinistra fino a raggiungere la cima del tozzo pilastro inferiore. Pendio di neve, buon posto da bivacco (40m). L12-L13: Salire dei diedrini ghiacciati fino a un piccolo anfiteatro e da qui obliquare e traversare decisamente a destra fin sotto la verticale dell’evidente fessura-diedrica. Salire il conoide nevoso/erboso fino alla base della fessura diedrica (80m) L14: Salire la fessura-diedro (V+UIAA), normalmente con poca neve (diverse possibilità e parecchi chiodi in parete) e sostare scomodamente prima che la pendenza diminuisca nettamente (40m). L15: Continuare obliquando progressivamente a sinistra lungo il diedro che diventa rampa. Quindi traversare decisamente a sinistra fino ad entrare nell’evidente camino terminale. Salire la magnifica goulotte superando uno strapiombino (85°) e una strozzatura (50m). L16: Continuare per la goulotte ora più larga (75°, con poca neve misto delicato), superare un muretto più ripido uscendo in un piccolo anfiteatro nevoso

Pizzo d’Uccello, Oppio-Colnaghi u


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Pizzo d’Uccello 182

(sosta a destra in rocce fessurate) (60m). L17: Riprendere la goulotte principale e superare una strozzatura (90°, chiodo). Continuare su pendenze inferiori fin sotto un grande strapiombo di ghiaccio (se con poca neve si trova uno stretto camino sulla sinistra) e sostare (chiodo presente circa 5 metri sotto lo strapiombo. 50m). L18: Aggirare lo strapiombo, salire per bella goulotte e continuare per il canale fino alla forcella dove il Gran Pilastro si attacca alla parete (40m). L19: Dall’intaglio scendere un paio di metri sul versante opposto; salire il diedro soprastante (75°) e quindi una magnifica placca con strapiombini (80° e misto) e dopo un breve tratto più appoggiato entrare nel camino soprastante e sostarvi sulle rocce di sinistra (sosta presente e normalmente accessibile). Con poca neve seguire lo spigolino sopra la sosta e

quindi traversare su placca a destra per entrare nel camino (40m). L20: Superare lo strapiombino soprastante la sosta (80° e misto) e continuare in bella goulotte prima e su pendii aperti poi fino a superare la cornice (40m). Varianti inferiori: è possibile evitare le due ostiche lunghezze dei camini inferiori (L9-L10) aggirandole sulla destra per terreno più facile e articolato. Si abbandona la via classica all’altezza del terrazzo di Lotta Continua, per fessura appoggiata, e si prosegue per rampe e risalti fino a ricongiungersi con l’originale all’inizio di L11 (circa 120m, IV UIAA, 75° e misto facile). Discesa: vedi descrizione generale Parete Nord del Pizzo d’Uccello.

Pizzo d’Uccello, Cervelli in fuga (ph. Enrico Tomasin) p


Vie non relazionate: A - RATTI-GUADAGNI

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Duri…duri…duri… Carlo, cerca di stare un po’ più in là, altrimenti qui, in tre…eppoi levami quel gomito dalle costole; se proprio vuoi strusciarti a qualcuno strapazza un po’ Luca, non è stato tranquillo un momento, non ha fatto che battere i piedi, è un ragazzo piccoso e insofferente. E bravo l’Umberto, non sa far altro che criticare, il maledetto polemico, neanche fossi stato io a russare tutto il tempo; con certa gente prima di dormire un’altra volta insieme c’è da guardarsene bene. Questi e altri un po’ peggio i frammenti di “spiritosaggini” che venivano fuori la notte fra sabato e domenica 23-24 febbraio in uno dei posti più accoglienti che abbiamo avuto la fortuna di visitare in questo inverno: la sommità del pilastro della via Oppio-Colnaghi alla parete Nord del Pizzo d’Uccello. Tuttavia il chiacchiericcio e lo sfottersi servono per avere la mente non costantemente occupata a cancellare il ripido scivolo di ghiaccio che si apre sotto i nostri piedi, nonché i cinquecento metri di misto appena superati. Sono le quattro e mezza di domenica mattina, sostiamo appena da due ore, da ventiquattro siamo in moto, un moto cominciato come al solito per gioco e che piano piano era diventato una necessità per uscire da quella situazione, diciamo pure, non facile, dove volutamente ci eravamo cacciati. Il malefico Federico doveva trovarsi alle tre al casello di Prato, ma non si era visto; l’appuntamento successivo era a casa di Carlo, così sembrava, ma anche lì, nessuno. Un’altra delusione a quell’ora di mattina era veramente troppo! Chi se ne frega, si può arrampicare anche soli! E così mi ritrovo in Serenaia con l’idea di salire il Pisanino. E’ ancora troppo presto; un sonnellino subito interrotto dai fari di una

macchina che ti si pianta di fronte; un alterco irripetibile con gli occupanti Carlo Malerba, Luca Massei; la spiegazione del frainteso, la decisione di portare avanti il nostro programma ugualmente, anche se in tre. Salita coltivata nelle sere uggiose dell’autunno. E di nuovo i passi che ti portano carichi come ciuchi alla ferrata di Foce Siggioli e poi una parete impestata di neve e ghiaccio che ti lascia sgomento. Ma che vuoi che sia, in Estate 4-5 ore, d’Inverno non più di 12 (ottimisti!). I primi tiri quasi una delusione, neanche un filo di neve, eppure… Eccosi accontentati dopo il terzo tiro: ramponi ai piedi e via, e sarà così fino a domani. Nei camini tratti di ghiaccio vivo e misto che ti fanno sputare l’anima; per progredire di cinquanta metri anche più di un ora, tanto la parete è solo di seicento metri! Per arrivare


poi a soste che neanche esistono e dove l’assicurazione è uno scherzo di cattivo gusto. Ti trovi a fare piolet-traction su 80-90 gradi di ghiaccio vivo, ti sembra di vivere un’avventura alla “I grandi giorni” di Walter Bonatti e tutto sulle montagne di casa nostra, le nostre amate Apuane. Eppure la stiamo vivendo e nella maniera più bella, più brutale, più immediata, quella dell’azione. Azione fatta di tensione che in qualche modo devo scaricare per non esplodere e infatti mentre il primo, concentratissimo sulle difficoltà, cerca di non fare bischerate che possano compromettere la salita, il ruzzare ed il ciaccolare dei secondi incoscienti e spensierati che si fanno sempre i fatti loro anche in un ambiente così severo. E con i tiri di corda, il lento fluire del giorno che scorre comme sabbia fra le dita, una immagine che suscita il ricordo del mare, del caldo; un pensiero che si trasforma in un ritornello “voglia di mare”; eppure siamo immensamente felici di essere qui, anche nel momento in cui le pile frontali entrano in azione per rischiarare il budello ghiacciato dove progrediamo lentamente con caparbia sicurezza. Eppoi il bivacco. Sembrava la migliore stanza del Grand Hotel Excelsior dove “magari” non funzionava il riscaldamento, ma dopo quello che si era passato. Per poco però perchè temperature di -20 si fanno sentire alla svelta nonostante l’attrezzatura; e tuttavia la consolazione non di un risveglio a croissant e burro offerto su vassoio d’argento, ma la realtà di una immagine quasi “poetica” (presunzione e illusione) io con la barba che offro un tè di neve fusa e senza zucchero. E poi la noia e la paura di mettere tutto a posto per continuare la nostra avventura sull’ultima incognita dei cento metri che restano da fare, e sarà un’avventura di ben cinque ore per due tiri di corda e poi, finalmente l’euforia, la gioia del caldo del sole sulla pelle. E, leccornia incredibile, sulla cima del Pizzo, per il palato dei più raffinati, miracolosamente intatta, una minestra liofilizzata della peggiore

specie al sapore di funghi porcini, ma calda e salata; poi nettare e ambrosia, quello che si poteva leggere sui visi e sulle nostre mani segnate da due giorni di “balocchi”. Questa roba è da duri, duri, duri di mente. Bello però anche il mare! Umberto Ghiandi, Luca Massei e Carlo Malerba.

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ALPINE ICE 600

Le pi첫 belle cascate di ghiaccio delle Alpi

EDIZIONI VERSANTE SUD www.versantesud.it


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