Stefano Ghisolfi: Il mondo sotto le mie dita

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uomini & pareti

Stefano Ghisolfi Il mondo sotto le mie dita di Antonella Cicogna

EDIZIONI VERSANTE SUD | I RAMPICANTI BIG


Prima edizione: novembre 2023 2023 © VERSANTE SUD S.r.l. via Rosso di San Secondo, 1 20134 Milano Per l’edizione italiana tutti i diritti riservati www.versantesud.it ISBN: 978 88 55471 534 Stampa: Press Grafica s.r.l. – Gravellona Toce (VB), Italia


uomini & pareti

Stefano Ghisolfi Il mondo sotto le mie dita di Antonella Cicogna

EDIZIONI VERSANTE SUD | COLLANA I RAMPICANTI


YOU FEEL, YOU CHOOSE.

Ogni superficie ha il suo segreto: lanci dinamici o incastri perfetti. Creiamo artigianalmente gli attrezzi per ogni disciplina verticale. Dal 1928 ai piedi dei migliori atleti durante le loro salite, questo è ciò che ci ispira. YOU FEEL, YOU CHOOSE.


Stefano Ghisolfi su Excalibur 9b+, Arco, Feb 2023 - Pic by: Sara Grippo

“Le scarpette sono l'attrezzo fondamentale in parete, senza le Solution Comp probabilmente quel tallonaggio di Excalibur mi sarebbe sembrato impossibile. I piccoli dettagli possono fare una grande differenza per scalare al proprio limite.”


INDICE Prefazione

8

Primo viaggio

83

Passaporto

12

Secondo viaggio

86

Roccia: le mie salite in numeri

13

Terzo viaggio

89

CHANGE 9b+ Dentro la linea

16

Intervista ad Adam Ondra

32

Scheda di Change

39

LA FORZA DEL SOGNO

SCALARE AI TEMPI DEL COVID-19. BEGINNING, EREBOR E THE LONELY MOUNTAIN

Intervista ad Alex Megos

98

Intervista a Ethan Pringle

100

Scheda di Bibliographie

103

IN CORDATA Il nostro viaggio

107

Si cambia. Viviamo ad Arco

126

Laghel: la falesia che non c’è più

128

Chiavi di casa

131

#Tabletraining. FASE 1

42

Fatina magica e Santa Rabbia: preludio a Beginning 9a+. Si esce! FASE 2

50

PERFECTO MUNDO 9b+

Un nuovo inizio. Beginning 9a+

52

In cerca dell’obiettivo

137

Scheda di Beginning

57

Nuovo incontro-scontro con Perfecto Mundo

144

La forza di Erebor 9b

58

Prima avventura oltralpe dopo il trapianto

146

Giugno 2020. FASE 3

61

Nuova sensazione fisica

148

Una via, diversi metodi

68

Sono pronto e la pinza lo sa

150

Intervista a Laura Rogora+Stefano

69

Intervista ad Alex Megos

152

Scheda di Erebor

73

Scheda di Perfecto Mundo

155

TLM. The Lonely Mountain 9b

74

Scheda di TLM

75

BIBLIOGRAPHIE 9b+ La linea francese

Antonella Cicogna STEFANO GHISOLFI. IL MONDO SOTTO LE MIE DITA 6

80

ON THE ROCK. ESORDI E NON SOLO I miei primi 7

159

I miei primi 8

160

Il mio primo 8c+

161


Il mio primo 9a

162

False partenze

222

La mia prima first ascent di 9a

165

Il minuto più lungo della mia vita

223

Brother & Sister. TCT da record

166

Trampolini di lancio

224

Grotta de l’Arenauta, Gaeta

168

L’Arenauta. Il primo 9b del centro Italia

170

EXCALIBUR 9b+

No foot no pizza

172

Anima da boulderista

228

L’italiana più tosta di quei tempi

172

Il tam tam delle idee

229

Kneebar & knee pad (secondo Stefano)

173

Febbraio 2022

232

Vi racconto le prese di Excalibur

244

Scheda di Excalibur

247

INDOOR. ESORDI E GIOVANILI Le mie tappe più importanti

176

6 anni

177

Silence 9c

248

11 anni

178

Burden of Dreams 9A

253

12 anni

185

13 anni

185

SCHEDE DI ALLENAMENTO

14 anni

188

Change

256

15 anni

189

Bibliographie

258

L’arrampicata diventa professione

190

Perfecto Mundo

260

Erebor

262

Excalibur

264

GARE E RISULTATI PIÙ IMPORTANTI Trofeo di cristallo

196

Beginning

266

Campionato Italiano Lead, la più importante gara nazionale di difficoltà

Silence

268

199

Table training

270

BACKSTAGE E ANEDDOTI DI GARA Sotto la pioggia

204

Fuori circuito

208

Doppia finale a sorpresa

216

Fare rete. Isolamento, presa visione, condivisione

218

Socializzazione e relazione: skill da coltivare

220

Sfida a monobraccio di ferro

222

INDICE 7


Prefazione Stefano Ghisolfi L

a linea, qualsiasi linea, sarebbe soltanto un freddo pezzo di roccia senz’anima. Ma quello che fa la differenza è il significato che le attribuiamo: i momenti passati a provarla e a pensarla, le ore in viaggio per raggiungerla, i chili di pelle consumata per scalarla, le lacrime, le urla di rabbia e gioia. Le aspettative, le sconfitte, le vittorie. La storia che c’è dietro a ognuna di esse, quindi. E le persone con cui questa storia verticale viene vissuta. Quando scalo mi sento in una bolla, in un universo parallelo dove esistiamo solo io e la linea; ma prima e dopo c’è tutto il resto. Per questo nelle prossime pagine non parlerò di scalata soltanto, ma di amore e amicizie, scoperte e crescite, fallimenti e delusioni; momenti in cui gli errori e le difficoltà sono stati motivo di riflessione e confronto per aprire a nuove sfide. La mia scalata vi porterà dentro i metodi, le beta, le tecniche. E gli scambi con i grandi protagonisti della verticalità sportiva: da Adam Ondra ad Alex Megos; da Laura Rogora a Jakob Schubert; da Chris Sharma a Will Bosi. Le linee, indoor e outdoor, mi hanno insegnato. Con le linee sono cresciuto, non soltanto come atleta ma come persona. C’è una progressione costante in ciò che ho affrontato, una maturazione continua e complementare.

Ogni esperienza verticale mi ha sempre dato qualche strumento in più per affrontare i passi successivi. In cerca del mio limite fisico e mentale, il mondo l’ho girato a caccia di progetti che sapessero mettermi alla prova. Sulla maggior parte di essi ho faticato inizialmente, credendoli impossibili; ma piano piano ho trovato la mia strada fino in cima e altrettanto è avvenuto in gara. Ho girato il mondo per sfidare i numeri uno. Sono partito dal fondo di ogni classifica per risalire coi miei tempi. Fino ad arrivare, anche in questo caso, alla cima. Il tutto con la fortuna di poter condividere questi momenti con persone stupende. Leggerete così delle mie storie. Intrecciate a quelle di coloro che ho incontrato sulla mia strada. Nel libro si procederà secondo una narrazione circolare. Dagli ultimi anni ai primi, per ritornare agli ultimi, in un flusso continuo. Dalla norvegese Change, il primo 9b+ della verticalità mondiale, attraverseremo Arco ai tempi di Beginning 9a+, Erebor 9b, The Lonely Mountain 9b: le prime linee da me chiodate. Dalla francese Bibliographie, che vivrò come 9c un giorno soltanto, ritorneremo nella mia terra piemontese e in Val d’Aosta e poi ancora in Trentino, quindi in Spagna, ripercorrendo i tempi dei miei primi 9a, 9a+ e 9b che mi condurranno infine a Perfecto Mundo, il primo dei miei 9b+ saliti.

Antonella Cicogna STEFANO GHISOLFI. IL MONDO SOTTO LE MIE DITA 8

Vi racconterò del mio passato su roccia, ma anche di salite più recenti; del mio percorso agonistico giovanile e di quello senior coronato dalla vittoria di Coppa del Mondo Lead 2021. Vi condurrò nel backstage delle competizioni, per chiudere nuovamente su roccia. Con Excalibur, il 9b+ frutto di amicizia e grande collaborazione, salito in prima assoluta nel febbraio 2023. Ma senza tralasciare la realizzazione del 9b di Move Hard e i work in progress del 9c di Silence e del 9A di Burden of Dreams. Questo perché roccia e plastica s’intersecano e si completano nella mia vita. Presente e passato, altrettanto. Un progetto si chiude o continua in parallelo ad altri che si aprono. Il sogno non si esaurisce. Raggiunto un traguardo, l’obiettivo è sul successivo, sui successivi, senza mai dimenticare quanto messo sotto la punta delle dita nelle verticalità precedenti. In appendice al libro, uno spazio dedicato agli allenamenti. Troverete schede pensate per voi con il mio allenatore Roberto Bagnoli: per offrirvi uno strumento in più nella preparazione di itinerari di stile simile a quelli dei capitoli narrati, ma adattabili a qualsiasi difficoltà.


Il mio augurio è di ritrovarci presto su nuove linee, con nuovi traguardi da realizzare. Divertendoci. E che queste pagine sappiano accompagnarvi in una nuova avventura verticale.

E, non ultima, Antonella, per avermi sopportato e ascoltato con infinita pazienza e precisione durante i mesi che ci sono voluti per creare questo libro.

I miei ringraziamenti: Il ringraziamento più grande va ovviamente a Sara, che mi ha accompagnato, assicurato e sostenuto durante la maggior parte dei progetti citati in questo libro; senza di lei avrei avuto probabilmente la metà delle cose da raccontare e la sua presenza ha reso tutto anche molto più bello da vivere. Ringrazio i miei genitori, Valter e Lucia, che mi hanno supportato soprattutto nell’approccio e nell’introduzione allo sport, con la bici prima e la scalata successivamente; che hanno capito l’importanza dei miei sogni credendo sempre in quello che facevo. Ringrazio infinitamente mia sorella Claudia, il mio allenatore Roberto Bagnoli e tutte le persone che ho incontrato durante il percorso della mia carriera. Ringrazio tutti quelli che mi hanno scattato foto e video durante gli anni e che hanno impresso nella memoria immagini per rendere il racconto ancora più vivo e colorato. Stefano e il castello di Arco sullo sfondo. Foto: Andrea Cossu

PREFAZIONE 9


Prefazione Antonella Cicogna M

i piace pensare di essere traghettatrice. Mio zio, Enrico Cicogna, lo è stato. Ha traghettato storie meravigliose negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. Da Gabriel García Marquez a Mario Vargas Llosa, da Juan Carlos Onetti a Manuel Puig, da Bryce Echenique a Manuel Scorza: lui è stata la prima voce italiana, e non solo, di questi grandi autori latinoamericani quando ancora l’Europa e le terre occidentali respiravano ignare dell’esistenza loro. Le mie radici fanno sì che ciò che io scriva sia traghettato. Portato dall’altra parte con l’intento di conservare lo stupore, la bellezza. La fragilità e la forza. Il sogno e la realtà. Ghisolfi dice di passare la maggior parte del tempo appeso sulla punta delle dita: quando scala è questo l’unico contatto che ha con il mondo. Così accade a me con l’inchiostro. È stato un anno di lavoro serrato con Stefano. Finché i suoi racconti hanno preso forma sotto la punta delle mie dita. Finché non è esistito più confine. Perché è così che accade. Quando si scala, quando si scrive. Millimetro dopo millimetro. Centimetro dopo centimetro. La linea Stefano deve guadagnarsela sotto pelle, in ogni fibra del corpo. In ogni angolo della sua mente.

Giorni e giorni di tentativi, viaggi, allenamenti indoor e outdoor, attese. Sconfitte e progressi. Dubbi e certezze. Finché quel confine si annulla: mente e corpo, forza e fluidità, plastica e roccia, tutto si concatena. Gli opposti si completano. Lui è la linea. La linea è lui. Con la scrittura accade altrettanto. Traghettare significa questo per me. L’auspicio è dunque che le sue storie, così come sono state traghettate a voi, possano condurvi in quel punto in cui tutto si concatena, appunto. Tutto si spiega, fluisce. Voi siete la linea. La linea siete voi. Voi siete l’inchiostro. L’inchiostro siete voi. E non è solo questione di difficoltà, tecnicismi, gradi. Le storie di Stefano parlano di amicizia. Di valori belli. E di scelte di vita non sempre facili. Stefano si apre. Racconta. Si lascia andare. Mette a nudo le sue insicurezze e le sue forze. Non dimentica mai chi gli sta a fianco. Così ogni capitolo è uno spunto di riflessione: tecnico e umano, verticale e sociale. Una grande storia di umiltà che ha portato l’atleta torinese a essere quello che oggi è: un campione ai vertici dell’arrampicata sportiva mondiale indoor e outdoor.

I miei ringraziamenti: A Sara che mi ha sopportato nelle lunghe chiacchierate con Stefano. Al mio amore Sonia, che quando ha saputo che il libro era terminato mi ha detto: «Mamma, mi mancherà non parlare più di Ghiso». A Mario, compagno di vita. A Marcello, lettore acuto, sempre pronto a gettarsi nelle righe d’inchiostro a ogni ora. A sua moglie Cristina, amica profonda. A Tommaso sempre entusiasta, che queste pagine ha progettato. A Miriam che questo libro ha impaginato. Alle mie famiglie, a Fabio, allo zio Chicco. Ai cari amici Brunella e Carmelo, che mi hanno accolto nella loro casina vicino al mare. All’acqua salata, pronta a schiaffeggiarmi nei miei momenti di rigenerazione. E, non ultimo, ovviamente a Ste, per essersi lasciato traghettare in questo lungo viaggio, che tanto mi ha arricchito.

Vene e ghisa a Flatanger. Foto: Diego Borello

Antonella Cicogna STEFANO GHISOLFI. IL MONDO SOTTO LE MIE DITA 10



Passaporto www.stefanoghisolfi.it Nome: Stefano Cognome: Ghisolfi Squadra: Fiamme Oro

Genitori: Lucia e Valter Sorella: Claudia, atleta delle Fiamme Oro Luogo e data di nascita: Torino, 18.02.1993

Residenza: Arco, Garda Trentino Altezza: 170 cm Peso: 55 kg Ape index: +4 Numero di piede: 41 Numero di scarpette: 36,5 Segni particolari: resistenza Stile preferito: strapiombo Massimo grado redpoint: 9b+ (4x) Massimo grado a vista: 8c

Podi generali Coppa del Mondo: 3 (1 primo, 2 secondi)

Podi in tappe di Coppa del Mondo: 15 (6 ori, 6 argenti, 3 bronzi)

Campionati Italiani vinti: 10 (9 Lead, 1 Speed)

Coppa Italia vinte: 9 (7 Lead, 2 Boulder) Allenatore: Roberto Bagnoli Scarpette preferite: La Sportiva Solution Comp

Falesia preferita: Bus de la Stria, Arco Stagione preferita: qualsiasi stagione va bene, purché ci siano le condizioni per scalare Guinness World Record: tempo più alto di permanenza su una parete inclinata mobile: 8’ 15”

Piatto preferito: pizza e gelato Titolo di studio: laurea triennale in Scienze Motorie

Via più dura salita senza usare i piedi: 8a+ Sarre 2000

Foto: Arch. The North Face

Antonella Cicogna STEFANO GHISOLFI. IL MONDO SOTTO LE MIE DITA 12


Roccia: le mie salite in numeri

9b+

(4x)

Excalibur

9a+ Kangaroo’s Limb

(18x)

9a

(15x)

Pure Dreaming Plus

Bibliographie

Bombardino

Los Revolucionarios

Change

Trofeo dell’Adriatico

Gancho Perfecto

Perfecto Mundo

The Ring of Life 9a/+

Omen Nomen

Terapia d’Urto

Definición de Resistencia Demócrata

Change P1

Condé de Choc

The Bow

Le Cadre Nouvelle Version

Beginning

Goldrake

La Capella

L’attimo

Move Hard

One Punch

Hell’Avaro

L’Arenauta

La Rambla

Under Vibes

The Lonely Mountain

First Ley

Southern Smoke Direct

Erebor

Ultimatum

Biologico

Stoking the Fire

Jungle Boogie

TCT

Queen Line

Lapsus

Ground Zero

One slap

Biographie

First Round First Minute

Demencia Senil

9b

(8x)

La Moustache qui Fâche

ROCCIA: LE MIE SALITE IN NUMERI 13


«SUDATISSIMO. SFINITO. SANGUINANTE. COSÌ SONO ARRIVATO ALLA SECONDA CATENA QUEL 28 SETTEMBRE 2020. 61 MINUTI DI SALITA CHE HANNO RICHIESTO UN MASSIMO MAI SPERIMENTATO. COME MI TROVASSI NELLA STANZA DELLO SPIRITO E DEL TEMPO: IN UNA DIMENSIONE TOTALMENTE DIVERSA DA QUELLA TERRESTRE. CONCEZIONE TEMPORALE E SPAZIALE COMPLETAMENTE SOVVERTITE. E UNA VOLTA LIBERATA CHANGE, NON È STATO PIÙ LO STESSO, IO NON SONO PIÙ LO STESSO. DOVREI FORSE CHIAMARLO STORDIMENTO. UNA SENSAZIONE CHE CON IL TEMPO HA TROVATO UNA SUA PRECISA COLLOCAZIONE. LA PRIMA RIPETIZIONE DEL PRIMO 9b+ DELLA STORIA A LUNGO CONSIDERATO IL TIRO PIÙ DIFFICILE AL MONDO. CHIODATO DA ADAM ONDRA E DA LUI LIBERATO IL 4 OTTOBRE 2012». Stefano Ghisolfi

A destra, il primo crux di Change. Foto: Sara Grippo

Norvegia Flatanger

CHANGE9b+ Antonella Cicogna STEFANO GHISOLFI. IL MONDO SOTTO LE MIE DITA 14



La Grotta di Flatanger, Hanshelleren Cave, è, per i climber di oggi, iconica quanto il Cerro Torre o il K2 per gli alpinisti. Quando ci vai, liberi o ripeti una linea, scrivi nuove pagine nella storia moderna dell’arrampicata sportiva. Qui Adam Ondra nel 2012 ha chiodato e liberato Change, il primo 9b+ al mondo. Questa è la storia del mio primo viaggio in Norvegia, della prima ripetizione di Change, mio secondo 9b+ dopo Perfecto Mundo, e di come questa linea mi abbia profondamente cambiato: non solo per gli oltre 10.000 chilometri sulle quattro ruote con Sara, i due viaggi, e il mese e mezzo e più di superlavoro per chiuderla.

In queste pagine Change

9b+

I filmati su Change sono tra i primi che ho postato su YouTube. Da lì sono nati i Climbing Diaries.

Dentro la linea 28

settembre 2020. Ce l’ho fatta. Ce l’ho fattaaa! Le mani al viso, sangue, magnesio, sudore. Sento il vuoto dentro, e non è per la velocità con cui Sara mi sta calando. Non è per lo spazio enorme che si riduce sotto di me tanto rapidamente da annullare per un attimo l’immensità di questa Grotta. Sono i chilometri percorsi, i pensieri, le paure, le ansie. Prima, dopo, durante. Le simulazioni a casa adattando gli allenamenti a quelli che credevo fossero i punti critici, le batterie ormai esaurite del mio computer – tanto l’ho vivisezionato quel video della libera di Adam. I passaggi ripetuti e straripetuti, dal vivo, adattandomi a una scalata completamente diversa da quella a cui ero abituato, mentre la luce del giorno restava lì, nordica, anche a sera fatta, a spingermi a scalare anche quando avrei potuto/dovuto smettere. Trovare la mia méthode, andava fatto. Quel singolo micidiale, uno dei più duri della mia vita. Ore, minuti, giorni. È tutto, di questo mio e nostro viaggio (viaggi, per meglio dire) norvegese. È tutto quanto a produrmi questo vuoto dentro.

Le voci risuonano in questa volta di granito altissima e profonda. Felicità di chi è sotto. Bravo Ste’. Sìì sìììì! Ci sono Sara e i pochi norvegesi che qui stanno provando i loro progetti, tra cui Henning Wang. In pochi, perché ormai è fine settembre. È il secondo nostro viaggio. Mi cala, Sara, e ancora non ci credo. Siiii minchia. E lo dico, perché non era neppure previsto. Il momento buono per farla non era questo, viste le condizioni. E ce l’ho fatta. Una liberazione. Un’ora di stillicidio. Lassù solo in parete, faccia a faccia con Change.

Dovrei forse chiamarlo stordimento. Una sensazione che con il tempo ha trovato una sua precisa collocazione. La prima ripetizione del primo 9b+ della storia, a lungo considerato il tiro più difficile al mondo.

Le mani distrutte, tagliate, le ginocchiere quasi sfatte. Change costringe a fare i conti con le proprie debolezze. A sentire il corpo in profondità, anche quando si vorrebbe scappare. Un viaggio dentro il proprio io, sulla linea.

Antonella Cicogna STEFANO GHISOLFI. IL MONDO SOTTO LE MIE DITA 16

Chiodato da Adam e da lui liberato il 4 ottobre 2012. La linea è talmente immensa che si fatica a seguirne l’intero sviluppo dal basso. Hanshelleren Cave, che tutti noi chiamiamo Flatanger, e i locali Hula, è talmente gigantesca, che neppure Sara riesce a contenerla dentro l’obiettivo della sua macchina fotografica. Per farlo deve andare lontanissima. 150 metri in altezza, 400 metri in larghezza, e dai 100 ai 150 metri di strapiombo continuo, aveva detto l’olandese Jorg Verhoeven al suo primo viaggio qui nel 2011.


Impari a fidarti che quel passaggio verrà, quel singolo lo farai, anche se adesso il miglioramento è solo millimetrico; a bloccare i pensieri, che sono difficili da tenere a bada quando, incastrate le ginocchia in un buon riposo, i minuti devono necessariamente trascorrere, tanti, per rallentare la ghisa che prende a invaderti. Inevitabilmente, per la natura stessa della linea. Blocco riposo blocco riposo blocco riposo. 55 metri, 185 movimenti. Sudatissimo. Sfinito. Sanguinante. Così sono arrivato alla seconda catena. 61 minuti di salita che hanno richiesto un massimo mai sperimentato. Come mi trovassi nella stanza dello Spirito e del Tempo: in una dimensione totalmente diversa da quella terrestre. Concezione temporale e spaziale completamente sovvertite. Una volta liberata Change non è stato più lo stesso. Io non sono più lo stesso. Ma l’ho capito dopo, con il tempo, confrontandomi con altre vie e situazioni. In quel momento è stato stordimento. Un misto di sollievo stanchezza e felicità. E ancora adesso sono felice. Di tutto ciò che è arrivato in questo incredibile e lunghissimo viaggio, di tutto ciò che è stato. Ma andiamo con ordine.

La sezione dopo il primo blocco di Change. Foto: Sara Grippo

CHANGE 9b+ 17


Chiave da 10 per stringere spit Bastone per rinviare i primi spit Molti rinvii Corda da 80 metri MTB Elettrica aiuta nel lungo e ripetuto avvicinamento

Padroneggiare la tecnica Low Point Forza massimale per blocco Resistenza fotonica Gran fiato per l’avvicinamento!


IBLIOGRAPHIE9b+

REST

IL SECONDO RIPOSO DELLA VIA

REST

42 41

39

40

Da qui c’è un runout di 8 metri su prese buone fino in catena B

B

BIBLIOGRAPHIE 9b+

38

rovescio

Località: Céüse, Prealpi del Delfinato, Alte Alpi, Francia

37

un bidito e mezzo

36

presa netta e tagliente

Il movimento più duro è accoppiare questa presa B

accoppio delicato su tacca netta

66

tacca netta

33

65 64

32

31

30

bidito

“ronchia”

63

29 B

28

27

spallata

circa 10 movimenti intensi per arrivare al primo crux

rovescio 24 23

61

59

21

57

Prima ripetizione: Stefano Ghisolfi, 24.08.2021

B

20

B

Secondo crux

56

19

Prima salita: Alex Megos, 5.08.2020

55

18

Da questa presa buona inizia il secondo crux

54

La prima parte fino al riposo è circa 8b+

Redpoint: realizzata in 18 minuti complessivi

16

tridito

17 14

Giorni dedicati alla linea: 24, tre viaggi nell’estate 2021

B

53

52 B

51

15

50

13

Seconda ripetizione: Sean Bailey 24.09.2021

B

11 9

Terza ripetizione: Séb Bouin 3.06.2023

12

49

intermedio

8

48

47

circa 8 movimenti intensi per arrivare al secondo boulder

10 46

B

45 7

pinza svasa

REST

rovescio

Chiodatore: Ethan Pringle, 2012

intermedio

60

bidito

58

tridito

62

B

25 26

spallata

Lunghezza: 35m, 80 movimenti ca.

rovescio REST

5 6

Illustrazioni delle vie: Alexei Drummond Adattamento: Tommaso Bacciocchi A sinistra, calata da Bibliographie. Foto: Enrico Veronese

67

Primo crux (∼8A+)

35 CRUX

Descrizione: valutato come secondo 9c della storia da Alex Megos, lo salirò come primo ripetitore proponendo 9b+. Lunga via composta da 3 sezioni. La prima, più facile, intorno a 8b+ fino a un buon riposo. Segue una sezione intensa di 10 movimenti seguita da un blocco di 8A+. La terza è più di resistenza con un blocco di 7C. Gli ultimi metri finali meno intensi.

68

4

primo boulder

3

rovescio

42 41

39

40 B

2

38

1

START

IL SECONDO RIPOSO DELLA VIA

REST

rovescio un bidito e mezzo

37

36

presa netta e tagliente

Primo crux (∼8A+)

35 CRUX

Il movimento più duro è accoppiare BIBLIOGRAPHIE 9b+ questa presa

103

B 33

accoppio delicato su tacca netta

32

tacca netta


«È GIUNTO QUINDI IL MOMENTO DI PARLARVI DELLA SQUADRA GHISOLFI-GRIPPO. E LO FACCIO QUI, IN QUESTO CAPITOLO DEDICATO AL PERCORSO CHE FARÀ INCONTRARE ME E SARA, CHE CI FARÀ INNAMORARE, FINO A CONDURCI ASSIEME IN SPAGNA ALLA REALIZZAZIONE DI PERFECTO MUNDO, IL MIO PRIMO 9b+ FIRMATO IL 7 DICEMBRE 2018. IL NOSTRO VIAGGIO PRENDERÀ STRADE IMPENSABILI E STRAORDINARIE: LA NUOVA CASA AD ARCO, I TANTI SPOSTAMENTI; CI CONDURRÀ DI FRONTE A SCELTE SPESSO CORAGGIOSE, IN PARTICOLARE PER SARA. OSPEDALI, CENTRI DIALISI, EMODIALISI DOMICILIARE, SI INTRECCERANNO ALLE TAPPE VERTICALI E UMANE DI QUESTO NOSTRO ITINERARIO. MA QUANTO VISSUTO ASSIEME, I MOMENTI FELICI ACCANTO AL SUPERAMENTO DEI CRUX, ALIMENTERÀ CIÒ CHE OGGI SONO E SIAMO. NUTRIRÀ QUANTO IO STESSO HO SAPUTO E POTUTO POI REALIZZARE COME ATLETA SU ROCCIA E NELLE GARE, DI CUI AVETE LETTO FIN QUI E LEGGERETE ANCORA NEI CAPITOLI SEGUENTI». Stefano Ghisolfi

A destra, Sara Grippo in catena di Ali di Mosca 7c+/8a Foto: Stefano Ghisolfi

Norvegia Flatanger Hanshelleren Cave

inCORDATA Antonella Cicogna STEFANO GHISOLFI. IL MONDO SOTTO LE MIE DITA 104



La nostra cordata ci condurrà attraverso tante linee. Passando per i 9a+ di La Moustache qui Fâche, Demencia Senil, Biographie, First Ley. La FA di Lapsus, il tiro allora più duro d’Italia; la ripetizione di First Round First Minute, il mio primo 9b confermato.

Antonella Cicogna STEFANO GHISOLFI. IL MONDO SOTTO LE MIE DITA 106

In queste pagine

Illustrazione: Piano C

Ground Zero

9a

TCT

9a

Biologico

9a

Southern Smoke Direct

9a

La Moustache qui Fâche

9a+

Demencia Senil

9a+

Braguetasso

8a+ os

Photo-Shot

8b os

Falconetti

8b+ os

L-mens

8b+ os

Llamps y Trons

8c+/9a

Biographie

9a+

Lapsus

9b

Goldrake

9a+

Le Cadre Nouvelle Version

9a

Condé de Choc

9a

Jungle Boogie

9a+

Definición de Resistencia Democrata

9a

Fish Eye

8c os

First Ley

9a+

First Round First Minute

9b


Il nostro viaggio 2014

Fitti ricci

C

’è il pienone qui. Nel vero senso della parola: giovanissimi, ragazzi, adulti. Alla Sasp di Corso Tazzoli, a Torino dove abito, è partita l’ottava edizione e la prima tappa del TCC, il Torino Climbing Challenge, nato da un’idea di Marco Scolaris. Il circuito di gare di bouldering delle maggiori palestre piemontesi si svolgerà su sei appuntamenti coinvolgendo poi la saluzzese Alpiteca, il Cus Torino, la cuneense Posto di Blocco, le torinesi Boulder Bar e B-Side. Tanto lavoro e tanta passione. In questo 11 gennaio già si respira magnesite nell’aria, mista ad adrenalina. I pannelli tracciati. Blocchi di varia difficoltà pronti a essere messi sotto torchio a rotazione dagli oltre duecento partecipanti. Divertimento puro. Vincerà chi ne chiuderà il numero maggiore. Categorie Amatori, perché è così che è nato il TCC, per gli appassionati, appunto. Poi Categoria Debuttanti. E anche Categoria Top, con molti fra i migliori azzurri, junior e senior. Martina Giorello, mia sorella Claudia Ghisolfi, Marcello Bombardi, sono tra coloro che hanno solcato il podio nella scorsa edizione. Sono da cinque anni in Nazionale. Da due anni professionista nel gruppo sportivo delle Fiamme Oro di Moena.

Bronzo in Cina il 13 ottobre 2012: il mio primo podio in una tappa di Coppa del Mondo Lead. Ora è Roberto Bagnoli ad allenarmi, sei giorni su sette. Mattina preparazione atletica, pomeriggio arrampicata. Frequento l’Università di Scienze Motorie e poi via, alla Sasp, al B-Side e al Braccini a lavorare per difficoltà e boulder. Quindi i fine settimana su roccia. L’anno scorso ho chiuso il 9a di Ground Zero, al Tetto di Sarre, la via liberata da Alberto Gnerro l’11 settembre del 2002. La mia prima linea di questa difficoltà. E so che devo lavorare ancora molto per alzare l’asticella, ma oggi non sono qui per competere. Sono tra i tracciatori della categoria Top. Ed è qui che avviene. Questa testa di ricci fitti si sposta da un blocco all’altro in questa folla chiassosa e divertita. Concentrazione massima quando scala. Ma poi la vedo ridere, fare battute. Si muove assolutamente a suo agio in questo ambiente. E si vede che ha tanti amici. Forse la parola conoscere è davvero fuori luogo adesso. Di fatto io la vedo e basta. Lei non so neppure se mi abbia visto.

È nella categoria Amatori Femminile. Non c’è modo di parlarsi; la maglietta che indossa è a righe viola e tra tutti e tutte, è lei che mi rimane impressa. Si chiama Sara Grippo. È stata brava. Sì, davvero brava. Quella tappa alla Sasp lei chiuderà terza. Ed è così che le scriverò su Facebook: Bravissima! Le farò i complimenti. Cercherò di trovare le parole giuste, scherzose, per farglieli. Lei mi risponderà, parecchio sorpresa. Anche un po’ perplessa: io ho vent’anni, lei trenta. Ma ci scriveremo ancora. E ancora. Finché non ci mettiamo d’accordo per una pizza. Anzi, di scalare assieme al B-Side, poi di farci una pizza. Lei abita a Paesana, al centro della valle del Po, a cavallo delle due rive del fiume più lungo d’Italia. 632 metri sul livello del mare. Arriva con il suo sorriso, leggera, solare. I suoi pazzi riccioli. Sono emozionato. Incuriosito da questa vitalità in carne e d’ossa che sprizza da tutti i pori. Non penso a nulla, solo che vorrei sapere di più di lei. E che mi sento bene. Se c’è proprio una cosa che non dimenticherò di quei primi incontri è questo: come Sara mi faceva sentire. Ed è tuttora così.

IN CORDATA 107


Laghel: LA FALESIA CHE NON C’È PIÙ I primi 9b e 9a+/b nella storia di Arco

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opo l’intermezzo spagnolo de La Rambla, Arco ci darà il benvenuto con un regalo enorme. A chiamarci è Mauro Mabboni, che con suo fratello Diego è tra i chiodatori e gli scopritori di nuovi grandi muri qui. Ci porta per la prima volta in questa falesia vicina a casa sua, una delle poche esistenti con queste caratteristiche. Ossia con una sezione strapiombante, 40° di pendenza. Un pannello dritto, con poche pance o tetti; tagliato con un coltello tipo quello su cui corre oggi Excalibur a Drena, ma leggermente più lavorato. Uno strapiombo incombente, nel corpo principale di questa falesia, salito in dry tooling negli anni Ottanta-Novanta lungo vie considerate impossibili per i climber di quei tempi, o possibili allora solo con le piccozze. È questa sezione, al muro di Laghel, che i fratelli Mauro e Diego hanno riscoperto e deciso di convertire all’arrampicata estrema, tappando i piccolissimi buchi inferti dai colpi delle picche, restituendola così al suo originale stato naturale. Niente scavati, seppur nata in tempi in cui gli scavati erano l’unico sistema, o il più ricorrente, per poter elevare il grado dell’arrampicata, alzare l’asticella. Una sezione segreta, non pubblicata nelle guide di arrampicata.

Queste linee impossibili si sviluppano appunto qui, lungo lo strapiombo di una dozzina di metri di larghezza. Uno spazio ristretto, ma con progetti che poi si dimostreranno possibili ma di livello estremo: di certo oltre il 9a. Subito attirano la mia attenzione due linee. Da l’8c de L’abominio, l’unica via dello strapiombo ad essere stata salita (FA Silvio Reffo 10.05.2014), parte una variante dritta. La provo ma mi risulta durissima. Più a destra di questo 8c c’è poi un’altra linea, Mauro vuole chiamarla La grande Ondra perché anche Adam è già stato qui, a metterci le mani sopra, tre anni fa. E anche questa è ancora da liberare. Mi sento un privilegiato. Io e Sara ci guardiamo felici. I progetti che andavo cercando sono qui, a pochi minuti da casa. Sappiamo di aver preso la giusta decisione nell’esserci trasferiti in questo paradiso roccioso. Tanto generoso da offrirci col tempo un’infinità di nuove linee capaci di soddisfare le esigenze di entrambi. Perché se Nago e Massone e Narango sono già nel nostro paniere, Terra promessa, Eremo di San Paolo, Padaro, Hotel Olivo, Pizarra, il pannello di Excalibur e i muri ancora tutti da chiodare della vicina Val di Ledro, solo per citarne alcuni, arriveranno. Ma noi, adesso, non lo sappiamo.

Antonella Cicogna STEFANO GHISOLFI. IL MONDO SOTTO LE MIE DITA 128

Progetti regali Queen Line, One Punch, One Slap, The King Line Project In quella stessa primavera verrà Adam a scalare qui, su questa sezione. Contemporaneamente ci concentreremo io sulla linea di sinistra, lui su quella di destra. Adam libererà La grande Ondra il 18 aprile 2017 che poi chiamerà Queen Line. Il primo 9b nella storia di Arco! 1st 9b in Arco. 17 moves of super hard intense pinching, crimping and dropknees, into easier finish. Quite hard 9b for sure, but probably only the harder finish breaks into 9b+. 4 days of work this trip, a few goes three yrs ago – scriverà sui social. E non è un caso che la chiami Queen Line. La linea risulta infatti la versione più facile di un altro possibile progetto, la King Line appunto, che prometterebbe di portare Arco oltre il 9b. È un bel periodo qui con Adam. Scaliamo spesso insieme. Dopo la sua libera anche lui inizierà a provare la linea sulla quale sto lavorando e che ancora deve essere liberata. Sono vicino a farla, ed essendo già diversi giorni che dedico a questo progetto, Adam mi dice di andare. Di andare io per primo per provare a chiuderla. Non so se si senta già lui stesso di poterla fare. Ma lo trovo davvero un bel gesto.


E poco dopo, assicurato da Adam, il 30 aprile salirò la via che chiamerò One Punch. Dieci giorni di lavoro. Il 9a+ più duro che io abbia mai realizzato fino a quel momento. E di 9a+ ne ho già otto alle spalle. Penso possa essere anche molto più vicino al 9b. È la seconda via più dura di Arco in quel momento. Adam ritornerà poi altre due volte per chiudere, sempre in quei giorni di novembre 2017, One Punch. La linea è più nel mio stile rispetto al suo. Forse una delle poche volte in cui avrò fatto meno fatica di Adam, trovando movimenti giusti che mi si addicono molto. Nel firmare la prima ripetizione di One Punch lui dirà: Hard one for sure! 9a+/b. Nel giro di queste due settimane di aprile, il panorama arcense si arricchisce così di due nuove vie estreme, in grado di racchiudere altre possibilità: la King Line, che a parer nostro è almeno 9b+. La proveremo sia io che Adam. Un bel progetto da portare avanti. E poi c’è quest’altra possibilità: partenza sul boulder iniziale di Queen Line per finire su One Punch con una linea che poi diventerà One Slap, e che, con l’aggiunta di uno spit a One Punch, aggiungerà quel pizzico di pepe in più per trasformarla in 9b.

Queen Line, Laghel. Foto: Sara Grippo


Brother &Sister TCT da record La prima coppia fratello-sorella al mondo a completare una via di 9a

Claudia, sorella super L’Extrema Cura l’avevi già chiusa nel settembre 2019, il tuo primo 8c. E nel 2021, a giugno, sei a Gravere per stampare anche la versione plus della linea, a poche settimane dal tuo primo 8c+, Noia, realizzato a inizio maggio. Troverai L’Extrema Cura Plus più facile della linea di Andonno. «Con il recupero praticamente completo sulla prima parte di 8a+ direi più 8c/+. Ma comunque super contenta!». E super in forma, direi io! Nel 2022 sei di nuovo a Gravere. Nella falesia valsusina porti a termine l’8b+ di Base Jump. Siamo agli inizi di agosto. Hai già preso parte agli appuntamenti di Coppa del Mondo di Chamonix, Innsbruck, Briançon. Agli Europei di Monaco. Alle tappe di Coppa Europa di Arco e di Zilina. Sei riuscita a dimostrare ancora una volta di avere grinta e determinazione da vendere e che dagli infortuni si esce, se hai fiducia e carattere. La tua spalla è più forte di prima! E mentre io metto a segno Move Hard e sto lavorando Silence, a Flatanger, tu Claudia, questo 21 settembre compi un

risultato che fa la storia dell’arrampicata italiana: realizzi TCT redpoint. Il tuo primo 9a! Siamo la prima coppia fratello-sorella al mondo a completare entrambi una via di questa difficoltà. Sono super fiero di te, sorellina! Te lo meriti proprio! Con questo risultato e il nono posto alla tappa di Coppa del Mondo a Edimburgo di settembre, chiudi il 2022 davvero alla grande!

Prima femminile Claudia Ghisolfi. 21 settembre 2022 «Un anno fa, in piena riabilitazione post operazione alla spalla, mai avrei pensato di poter salire una via di questo grado. 9a non è un grado qualsiasi, 9a è il grado per eccellenza, il grado che tutti gli scalatori sognano. E a me, l’anno scorso, con il tutore alla spalla, non rimaneva altro che sognare... In questo periodo sapevo di essere in forma e sono riuscita a dimostrarlo durante la Coppa del Mondo a Edimburgo arrivando nona, a un passo dalla finale, realizzando così il mio miglior risultato di sempre. Visto la forma, ho deciso che era il momento di realizzare il sogno! Conoscendo già molto bene la prima parte di 8c (L’Extrema Cura), e avendo chiuso a inizio agosto di quest’anno l’ultima parte, 10 movimenti intensi di 8b+ (Base jump), sapevo che TCT poteva essere un tiro fattibile per me, e così è stato! TCT 9a, liberato da mio fratello Stefano nel 2014. Di donne in Italia solo la mia compagna di squadra delle Fiamme Oro Laura Rogora ha chiuso tiri di nono grado e quindi sono la seconda donna italiana ad aver chiuso un grado di questa difficoltà».

Antonella Cicogna STEFANO GHISOLFI. IL MONDO SOTTO LE MIE DITA 166

Claudia Ghisolfi Nata a Torino il 12.5.1996. Tra le principali protagoniste dell’arrampicata sportiva italiana. Laurea in Scienze Motorie a Torino. Atleta delle Fiamme Oro. Campionessa Italiana nelle tre specialità: Lead, Boulder, Speed.

6 x Vincitrice di Coppa Italia Lead: 2013, 2015, 2016, 2017, 2019 Campionessa Italiana Lead 2013 5 volte sul podio (1ox 2013; 2ox 2019 e 2022; 3ox 2012 e 2014) Campionessa Italiana Speed 2011 Campionessa Italiana Boulder 2011 9o Coppa del Mondo Edimburgo 2022


Claudia su TCT. Foto: Diego Borello


Grotta de L’ARENAUTA, Gaeta 2013

Grandi Gesti Prima ripetizione

I

l secondo 9a, dopo Ground Zero a Tetto di Sarre, arriva un anno dopo. TCT appunto. Ma in mezzo ci sarà Grandi Gesti alla Grotta de L’Arenauta, di cui realizzerò la prima ripetizione il 30 dicembre 2013, dopo la FA di Gianluca Daniele dell’11 gennaio 2009 che, per chiudere questa bella linea che corre lungo tutto il tetto del grottone, investirà oltre duecento tentativi. Grado proposto 9a. Siamo io, Marcello Bombardi, Federica Mingolla, Leonardo Gontero, Lorenzo Lugaresi ed Edoardo Bocchio Vega: partiti per Sperlonga e dintorni in versione invernale. Penso sia un bell’obiettivo potersi confrontare con una delle pochissime vie di 9a in Italia di allora. Questo super tetto orizzontale molto lungo su formazioni incredibili di calcare mi piace particolarmente, con molti agganci di punta. Così tanti che una delle mie scarpette mi si è persino bucata e io scalerò coi calzini sotto le scarpette per evitare che la pelle entri a diretto contatto con la roccia. Sei tentativi, e al terzo giorno la chiudo al primo giro, sempre coi miei calzini addosso.

Piove e l’ultima presa è bella bagnata. Ground Zero mi è sembrata più dura e di sicuro la sua lavorazione è stata effettivamente più lunga. Ma non ho ancora abbastanza esperienza per potermi esprimere sulla differenza tra un 8c+ e un 9a. Quello che posso dire è che mi sento molto soddisfatto. Ambiente magnifico, clima ideale per l’inverno. Persone stupende ed accoglienti. Sarà in quell’occasione che conoscerò anche Lorenzo Luck, con il quale farò amicizia molto velocemente. Un bel viaggio, con tanto divertimento. Passando poi per Grotti, Ferentillo e la casa di Marcello Bombardi: Pietra di Bismantova. Il progetto de L’Arenauta c’è già, ma è ancora troppo difficile per poterlo solo considerare! Quando Grandi Gesti (prima femminile del 28 febbraio 2016 di Laura Rogora) verrà poi riportata a 8c+ nella ripetizione di Adam Ondra del dicembre 2017, allora il mio secondo 9a risulterà TCT a Gravere.

GRANDI GESTI Grandi Gesti. Foto: Arch. Stefano Ghisolfi

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Fare rete. Isolamento, presa visione, condivisione Vittoria senza segreti 2018 Coppa del Mondo Lead IFSC – Chamonix (Francia)

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elle Qualifiche le vie sono da realizzare flash; non è quindi previsto l’isolamento degli atleti, che conoscono il tracciato avendo ricevuto una dimostrazione delle linee preventivamente in video. Una volta partita la gara, tutti gli atleti rimangono per questo o davanti alla parete o in area riscaldamento. L’ordine di partenza è estratto a caso. Se si è competitivi da Finale, partire per primi cambia poco, ma se si è al limite per entrare in Semifinale, una partenza a metà potrebbe essere risolutiva. Consente infatti di vedere come si comportano gli altri atleti sulla linea prima di te, di scoprire altre soluzioni che potrebbero avvantaggiare la progressione quando arriverà il tuo turno. Ed è successo ancora che una partenza a metà lista abbia potuto cambiare le sorti della gara per qualcuno. Negli ultimi anni partire prima o dopo, personalmente, ha cambiato molto poco per me. La sera stessa delle Qualifiche, o il giorno successivo, si tengono le Semifinali. Prima di entrare in campo gara è previsto l’isolamento per tutti i 26 semifinalisti.

Ognuno consegna il proprio cellulare preventivamente, per evitare che si possano ricevere informazioni importanti da fuori o addirittura che si possa vedere la gara in diretta streaming. Agli atleti in isolamento è consentito parlare esclusivamente agli altri presenti o ai coach in isolamento con loro. Con il mondo esterno non si può parlare né scambiare informazioni. Quando si è in gare internazionali, di norma si resta anche insieme come nazionale. Il tempo d’isolamento è segnato da un momento iniziale di ricognizione/ visualizzazione della via da affrontare: 6 minuti in cui, tutti insieme noi atleti, entriamo nel campo gara e sotto la parete studiamo la linea. È un momento fondamentale. Perché occorre raccogliere più informazioni visive possibili per poi crearsi un’idea del tracciato che dovremo scalare. In 6 minuti ognuno cerca di memorizzare i passaggi, capire l’andamento della linea. E poi accade una cosa fantastica. Che, tutti insieme, ci scambiamo informazioni e idee per tentare di capire le parti meno chiare: sezioni, un passaggio. Lanci di destra o di sinistra? Incroci?

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A volte è tutto chiaro da subito (o almeno sembra) e il confronto può non essere necessario. Ma secondo me poterlo avere con gli altri atleti è fondamentale e proporre e raccogliere soluzioni fa parte di questa fase. Terminata la ricognizione, tutti noi ritorniamo in isolamento. Continua però l’esplorazione del tracciato anche senza avere la linea sotto gli occhi. A gruppetti, formati di solito in modo abbastanza casuale, in cerchio mettiamo in campo ancora i dubbi che restano. Ognuno può averne uno che gli altri potrebbero chiarire. Si dà la propria interpretazione di come superare certi passaggi. Si passa da un gruppo all’altro. Ci si fa così la propria idea della via. Ovviamente può capitare che qualche dubbio ti rimanga, che non si sia convinti delle soluzioni che hanno dato gli altri, e a quel punto solo in gara si capirà se il metodo da te scelto sarà vincente. L’isolamento e i 6 minuti di visione della linea sono previsti anche in Finale, naturalmente. Ma se in Semi si rischia anche di restare in isolamento 3 o 4 ore – tra riscaldamento, visione e attesa prima di partire e con tutta la pressione del caso, perché ovviamente ti giochi l’ingresso in


Finale – l’isolamento in Finale è decisamente più breve e l’ambiente è un po’ più rilassato. Si è in otto, un terzo degli atleti di prima. L’atmosfera è un po’ più tranquilla anche se si è in gara per il titolo, perché essere in Finale di una Coppa del Mondo è comunque già un bel risultato. Allora, 2018. Tappa di Chamonix. Io, Jakob Schubert, Alexander Megos, lo sloveno Domen Škofic, il britannico William Bosi, i giapponesi Shuta Tanaka e Taisei Homma, e lo svizzero Sascha Lehmann. Siamo gli otto finalisti. Presa visione della linea, torniamo di nuovo in isolamento. Abbiamo studiato la via io, Schubert e Megos. Assieme. E Alex e Jakob sono convinti di dover andare a una presa con la mano sinistra. Io al contrario penso che si debba andare con la destra, poi accoppi, e solo dopo ti sposti verso destra. Ma loro sono certi: si va con la mano sinistra. Ognuno ha espresso la propria opinione. Ma nonostante si condivida, ognuno poi ovviamente seguirà il proprio stile e la propria sensazione. In questo caso quella tappa la vincerò io, anche per il fatto che loro andranno di sinistra e io di destra. Dopo la gara siamo stati sottoposti al controllo antidoping, come accade di solito ai vincitori del podio, e siamo stati tenuti dentro per ore in isolamento per il controllo. Quindi non ho più visto nessuno, e neanche loro me. Ma la cosa bella è stata quella di aver vinto senza essermi tenuto la mia lettura della linea per me. L’ho condivisa e ho vinto, comunque. Campionato Italiano Lead 2022. Foto: Diego Borello

BACKSTAGE E ANEDDOTI DI GARA 219


Socializzazione e relazione: skill da coltivare I

solamento e ricognizione sono entrambi due momenti importanti per un atleta in gara. Nella fase di ricognizione vedi appunto la via, ma nell’isolamento la elabori e puoi toglierti dubbi importanti scambiando le tue idee e visioni. Andare a parlare con gli altri, non chiudersi è una skill importante. E conoscersi e socializzare al di fuori della gara è altrettanto costruttivo per questo momento. Alex, Jakob, Adam, Sean... Il rapporto che nasce fuori, scalando a Céüse, Flatanger, Margalef o Arco, aiuta poi in gara. Perché in gara ritrovi chi hai incontrato fuori, hai già condiviso esperienze, hai più confidenza e parli più facilmente. Più difficile è condividere i pensieri con chi conosci meno. Un giapponese, per esempio. Non per una questione di simpatia o antipatia, ma per una questione di frequentazione e anche di lingua. Parlano meno l’inglese e di solito fanno più gruppo a sé. Ci sono state alcune gare in cui tutti loro cadevano esattamente nello stesso modo sbagliando il passaggio. Quindi saper parlare, saper coinvolgere gli altri, essere estroversi, può incidere sulla prestazione della gara. Può cambiarne le sorti. Io che sono sempre stato un po’ introverso anche da piccolo, a un certo

Antonella Cicogna STEFANO GHISOLFI. IL MONDO SOTTO LE MIE DITA 220


punto ho capito che sbloccarmi in questo senso avrebbe potuto aiutarmi non solo come persona, ma in termini di risultati in gara. E mi sono sbloccato anche perché andavo a scalare su roccia con altri atleti che poi ritrovavo in gara. Questa skill sociale non dico sia fondamentale, se sei bravo a studiarti la linea in autonomia può non essere necessaria e, come visto anche a Chamonix, una volta condiviso, ognuno poi adotta il proprio stile in gara.

Ma credo fermamente che fare rete sia importante, e che sia qualcosa da coltivare e da considerare anche negli allenamenti. Allenarsi in giro, in altri luoghi, aiuta non solo nel senso stretto dell’allenamento. Vai a Innsbruck e incontri tutti gli austriaci o tutti gli americani che si allenano lì; li conosci, e in gara te li ritrovi e condividi informazioni e momenti importanti. Magari riesci a fare quel passaggio perché te l’ha suggerito quell’americano che hai conosciuto a Innsbruck.

Il solo fatto di averlo conosciuto si è rivelato anche più importante dell’allenamento stesso fatto quel giorno. In parete sei tu da solo a giocarti tutto, ma fare rete conta. Un concetto che sarebbe importante sviluppare nella Giovanile. Anche per questo sono fondamentali i raduni, il ruolo svolto dal Centro Federale e gli allenamenti insieme, anche tra nazioni diverse.

A sinistra, visualizzazione della via con Adam Ondra. In alto, visualizzazione della via con Marcello Bombardi. Foto: Sara Grippo

BACKSTAGE E ANEDDOTI DI GARA 221


Vi racconto le prese di Excalibur Le prime due prese sono orribili. Con la mano destra tengo una pinza che, nonostante sia a livello degli occhi, abbiamo fatto fatica a individuare e a considerarla una presa. Con la mano sinistra mi allungo fino a raggiungere un buco scomodo in cui inizialmente mettevo tre dita. Successivamente il metodo è cambiato con l’aiuto di Will: mettendo due dita nella presa principale e l’indice in un’altra parte del buco ma un po’ più lontano, su un dentino più a destra, la presa ho potuto prenderla meglio e senza dolore. A queste due prese arrivo in punta di piedi. Con super difficoltà, occorre ora posizionare il piede sinistro in parete per poi avvicinare anche il destro leggermente più alto e quindi mettere il tallone sinistro a livello delle mani su una tacca su cui è inimmaginabile tallonare. Da questa posizione rannicchiata iniziano i primi 2 movimenti (entrambi con la mano destra) a una tacca intermedia; poi una tacca dolorosa per la pelle.

Con la mano sinistra ho trovato un monodito nascosto e impensabile che mi aiuta a tirare su il corpo per andare a una spallata alta con la mano sinistra da accoppiare.

Inizia ora l’ultima sezione dura: un bidito verticale con la mano sinistra e tallone destro praticamente dietro l’orecchio per andare a prendere un verticale alto sempre con la destra.

Alzo il piede destro in fuori e mi allungo alla prima delle tre prese migliori della via, dalle quali riesco a moschettonare e anche a prendere magnesite per la prima volta.

La cosa più difficile è prenderlo bene per alzare il baricentro e dare l’ultima manata alla fessura buona. Una volta presa quella, la parte dura della via è finita.

Dopo i primi 9 movimenti ci troviamo a circa metà della via, sulle prese dove inizierebbe Burro, la versione con salto che ha trovato Adam partendo dalla roccia di fronte (che resta da liberare).

Dopo quattro o cinque prese buone, c’è il ribaltamento finale. Ci si potrà allora finalmente alzare in piedi, sfiniti, ma vittoriosi in cima al masso.

Da qui inizia un’altra sequenza intensa: spallata di sinistra, mi allungo a un mini cubetto a destra, intermedio, e rilancio con la sinistra a una tacca/pinza scivolosa; incrocio sopra con la destra e moschettono in posizione precaria.

COME SONO LE PRESE SU EXCALIBUR?

A destra, il verticale del secondo crux. Foto: Enrico Veronese

Antonella Cicogna STEFANO GHISOLFI. IL MONDO SOTTO LE MIE DITA 244


La scelta del 9b+ Inizialmente pensavo a 9c. Ogni singolo era estremo, soprattutto con la partenza irrisolta. Ero convinto di questa difficoltà. Poi c’è stato un momento in cui mi sono mosso meglio e allora ho avuto la quasi certezza che si trattasse di 9b+. Anche l’anno scorso ad aprile, partendo a metà Excalibur fino in cima e senza scavallamento, avevo pensato a 9a+ per questa intera parte e a 9b+ se si fosse partiti da sotto. Quando poi si è sbloccata la sezione iniziale con Will e sono caduto in cima, ho pensato che il grado avrebbe potuto essere inferiore. Poi, però, ho ripreso a cadere in cima, a quel bidito alto: e mi sono reso conto che la vera difficoltà era riuscire ad arrivare molto freschi al blocco finale. C’è inoltre una componente molto importante del mio stile in questa via, ossia la capacità di recuperare nel riposo a metà linea. Fondamentale. Adam, ad esempio, quel riposo non riusciva a sfruttarlo come riuscivo io. Tutti questi fattori mi hanno dato la certezza del grado. Excalibur non può essere più facile di 9b+ perché, da metà in su, la variante Burro secondo Adam potrebbe essere addirittura 9b. Ma Excalibur non è abbastanza per essere 9c, perché ritengo ci voglia una componente in più per poterla passare di grado.


Pochi rinvii Spazzola Bastone per mettere i primi rinvii Macchina fotografica per catturare la via da vicino Nastro e super attack Vestiti pesanti per il vento gelido Una corda da 20 metri basta se ci si ribalta sopra Magnesite poca, se si riesce a prendere è un miracolo

Tallonaggi estremi e precisi da entrambi i lati Moschettonaggi rapidi e precisi Coraggio da vendere e spinta di gambe per la versione in salto di Burro Dita d’acciaio Resistenza alla forza Resistenza psicologica alla frustrazione di non schiodarsi

Il primo accenno al tallonaggio di Excalibur. Foto: Sara Grippo


XCALIBUR9b

EXCALIBUR 9b+

buona presa

Lunghezza: 12m

bidito doloroso

prese buone e ribaltamento

16

la presa più strana

B

17

sesto rinvio

Località: Drena, Arco (TN), Italia Descrizione: intensa, divisa in due sezioni distinte molto dure con 2 blocchi. Primo blocco alla partenza, 4 movimenti. Ancora 2 o 3 movimenti per arrivare alle prese “buone”, dove si riposa. Da lì altri 2 o 3 movimenti per arrivare al singolo duro in cima. Linea chiodata a spit, ma con anima da boulderista. Infatti non si arriva in catena, perché non c’è. Per chiudere Excalibur si scavalla sopra il blocco. Anche su Excalibur ho usato il metodo Low Point.

18

15

quinto rinvio

14

B

spallata sinistra

moschettonaggio più difficile

13

piccolo intermedio

Prima salita: Stefano Ghisolfi 03.02.2023 First Ascent: realizzata in 4 minuti e 23 secondi complessivi Giorni dedicati alla linea: 25

presa da cui si moschetta il quarto

9

presa buona

8

7

terzo rinvio B spallata fessura La prima metà fino alla presa 10 è un 9b da 9 movimenti

presa da cui si moschetta il terzo

6

spallata fessura

5

monodito 4 secondo rinvio B

primo rinvio B Illustrazioni delle vie: Alexei Drummond Adattamento: Tommaso Bacciocchi

cubetto

11

spallata sinistra 10 quarto rinvio B

Movimenti: 18 Chiodatori: Cristian Dorigatti; Morris Fontanari; 7.03.2020

12

3

migliore, ma non una ronchia 2

tacca intermedia di destra

0

1

pinza destra

buco da due dita e mezzo

EXCALIBUR 9b+ 247


Allenamento al trave Foto: Riccardo Avola

Antonella Cicogna STEFANO GHISOLFI. IL MONDO SOTTO LE MIE DITA 254


Q

SCHEDEdi ALLENAMENTO

ueste schede di allenamento non sono quelle che ho seguito per prepararmi alle vie raccontate in questo libro. Si ispirano però ad esse e sono state pensate appositamente per voi assieme al mio allenatore, Roberto Bagnoli, per offrirvi uno strumento in più nella preparazione a itinerari di stile simile, ma adattabili a qualsiasi difficoltà. Se state provando una via molto lunga, con buoni riposi e dove la componente resistenza è predominante, allora la scheda Change è ideale per accompagnarvi nella preparazione a questo progetto. Se invece la vostra via è molto corta e intensa, Excalibur è la scheda che fa per voi. Utilizzate questi allenamenti come spunto e adattateli al vostro livello e alle vostre necessità; combinateli insieme, sperimentate, senza mai dimenticare di divertirvi e di ascoltare il vostro corpo!

Ascoltare il proprio corpo Tra gare e roccia, la stagione è abbastanza lunga. Le competizioni durano da luglio a novembre; l’arrampicata outdoor e gli allenamenti tutto l’anno. Non stacco quasi mai. Quando faccio due settimane di pausa all’anno è perché me la sono presa lunga.

Di solito mi fermo una sola settimana. E lo faccio anche per dare un po’ di tempo al corpo di riprendersi da quei piccoli acciacchi o infortuni che potrebbero essersi accumulati durante l’anno. L’infortunio è sempre in agguato. In qualsiasi sport a livello agonistico è facile farsi male perché sottoponi il corpo a uno sforzo che principalmente non dovrebbe fare. Non nasciamo fisiologicamente predisposti per fare una trazione monobraccio su un dito. Ci alleniamo per questo. Ma farsi male è sempre dietro l’angolo, basta poco. Perché ogni allenamento è uno sforzo, se non al 100%, quasi. Quindi lo mettiamo in conto. Quello che però ho imparato in questi anni è ascoltare le sensazioni che il corpo mi lancia. Perché spesso ci sono degli avvertimenti: l’affaticamento, l’infiammazione; con l’esperienza impari a capire quanto fare, quando esagerare o fermarsi. Se mi sento troppo stanco, e da stanchi è più facile farsi male, preferisco riposare un po’ di più o fare una serie in meno.

Non prendo l’allenamento troppo rigidamente, alla lettera. C’è chi pensa che per ottenere risultati non ci si debba mai fermare. Ma può essere che in quel momento, a fronte di un allenamento precedente particolarmente pesante, proprio il riposo sia ciò che serve. -----------------------------------------Roberto Bagnoli: Allenatore, tecnico 4o livello Ho conosciuto Roberto Bagnoli nel 2012. Dopo una chiacchierata online abbiamo deciso di incontrarci e da quel momento è diventato il mio fidato allenatore, anche se a distanza. Io abitavo a Torino, lui a Firenze, ma il nostro long distance training ha sempre funzionato, sentendoci via internet e vedendoci a scadenze fisse. Dopo oltre dieci anni di allenamento con lui e un miglioramento costante, ho imparato a gestire e interpretare al meglio gli allenamenti di Roberto; lui a conoscere le mie esigenze e i miei ritmi.

SCHEDE DI ALLENAMENTO 255


CHANGE / DITA + RESISTENZA, 4 SEDUTE Questa scheda riprende le caratteristiche di una via simile a Change, con un boulder molto intenso e di dita, ma anche con una sezione molto lunga e di resistenza.

GIORNO DELLA SETTIMANA

STRUMENTO

ESERCIZI

Lunedì

Trave + Pan Güllich

TRAVE Forza massimale dita Es. 1) Sospensioni massimali su tacca Dimensione: tra 1 e 2,5 dipende dal livello A due o monobraccio, dipende dal livello Tempo: 6-8” (sovracc. qb) Serie: 5 per lato Rec.: 2’ Es. 2) Sospensioni massimali su svase Tempo: 6-8” (sovracc. qb) Serie: 5 Rec.: 2’ PAN GÜLLICH Es. 1) Bloccaggio tenuto Lista media-piccola (2-2,5) Partenza due mani lista 1, chiusura a 3 (o 4), mantenere il bloccaggio e muovere la mano alta tra 2 liste vicine oppure dx-sx sulla stessa lista Intensità: a cedimento Tempo: 10-15” Serie: 3 per lato Rec.: 2’ altern. dx e sx Es. 2) Chiusure massimali in ampiezza con rilancio Lista media (2,5-3cm) Partenza due mani lista 1, trazione veloce a lista intermedia, poi raggiungere la lista più lontana con il secondo movimento 1 serie = 3-5 volte di fila a cedimento stesso lato Serie: 3 per lato Rec.: 2’ altern. dx e sx

Antonella Cicogna STEFANO GHISOLFI. IL MONDO SOTTO LE MIE DITA 256


GIORNO DELLA SETTIMANA

STRUMENTO

ESERCIZI

Martedì

Resi aerobica

Circuito al pannello Volume elevato intensità moderata Alternare sezioni di blocco (7-8 movimenti abbastanza gestibili) a 2’ di sezione facile scrollando o riposando attivamente Durata: 10’ Serie: 4 Rec.: 3’

Mercoledì

System Wall + Pannello

Forza gestuale SW 30’ di sforzi massimali sulle principali caratteristiche dei crux della via Ripetere ognuno 3 volte con rec. completi PANNELLO 1 ora blocchi massimali da 4 movimenti. Max 3-4 tentativi a blocco con rec. completi

Giovedì

Rest

Venerdì

Circuito + Blocco

PANNELLO 20 movimenti progressivamente crescenti in intensità che portano a un breve riposo dove si ha modo di scrollare le braccia e da qui affrontare un blocco massimale da cadere in 5-7 movimenti Serie: 6-8 Rec.: 7’

Sabato

Scalata su roccia o rest

Scalata medio-bassa intensità o rest

Domenica

Scalata su roccia

Scalata vie limite

SCHEDE DI ALLENAMENTO 257


La linea, qualsiasi linea, sarebbe soltanto un freddo pezzo di roccia, senz’anima. Ma quello che fa la differenza è il significato che le attribuiamo: i momenti passati a provarla e a pensarla, le ore in viaggio per raggiungerla, i chili di pelle consumata per scalarla, le lacrime, le urla di rabbia e gioia. Le aspettative, le sconfitte, le vittorie. La storia che c’è dietro a ognuna di esse, quindi. E le persone con cui questa storia verticale viene vissuta. — Stefano Ghisolfi, dalla prefazione

€ 30,00 ISBN 978 88 55471 534


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