Un libro che, oltre a essere un sogno vissuto, è il ricordo di un passato nel quale il vecchio autore, con la scusa di essere stato anche uno scalatore e prima ancora un alpinista, racconta la sua vita di pietra.
Sì, perché quella pietra l’ha fatto guardare a uno specchio che gli fece vedere anche ciò che non avrebbe mai voluto.
Ma in quei sassi mise il suo cuore e li feci rivivere.
Così gli raccontarono anche quello che non aveva mai visto e sentito. Visto che crede, questo zingaro saraceno, in un’anima che non vuole proprio morire, dialoga con i fraterni amici che non ci sono più, lui sopravvissuto a una stirpe di eroi.
Li racconta, con distacco, con amore, con schiettezza, perché sa che si ritroveranno un giorno dietro alla grande porta, a cantare tutti assieme il loro canto libero.