PERFORMA
VALANGHE Come ridurre il rischio
Philippe Descamps Olivier Moret EDIZIONI VERSANTE SUD
Prima edizione: dicembre 2019 Copyright © VERSANTE SUD S.r.l. via Longhi, 10 20137 - Milano www.versantesud.it I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Edizione originale: Avalanches. Comment réduire le risque Copyright: Éditions Paulsen, 2016. Collection Guérin – Chamonix Traduzione: Marco Romelli Revisione tecnico-scientifica: Luca Iacolettig Copertina: © Garrett Grove Fotografie: tutte le foto sono degli autori ad eccezione delle seguenti. Pagina 45: Leila Shahshahani. Pagina 102: Bruno Cobus. Pagine 168, 169, 170 (in alto), 173, 175: Jean-Pierre Monfort. Pagina 172: Typhaine Volponi. Le basi cartografiche sono estratti di mappe IGN 1: 25.000, serie TOP25. www.ign.fr Stampa: Press Grafica s.r.l. – Gravellona Toce (VB), Italia
Philippe Descamps – Olivier Moret
VALANGHE Come ridurre il rischio
EDIZIONI VERSANTE SUD
© Andreas Vigl
le, digitale e analogico, l’X1, primo localizzatore digitale dotato di indicazione direzionale diretta, fino agli ultimi 3+ e S1+ apparecchi completamente digitali a tre antenne, con Dalla sua fondazione, avvenuta nel 1980 a Monaco di Ba-
tecnologia Smart Antenna per il miglior accoppiamento di
viera, ORTOVOX è sinonimo di un sistema sofisticato di
segnale trasmissione/ricezione. Allo stesso modo ORTO-
protezione e di comfort per le attività in montagna.
VOX ha sviluppato gli altri prodotti dedicati alla sicurezza
Come pionieri nel settore della sicurezza valanghe, ORTO-
su neve: le sue pale, sonde e zaini airbag da valanga, i leg-
VOX ha contribuito in modo decisivo allo sviluppo di pro-
gerissimi Avabag®, sono divenuti e rimangono un punto di
dotti per la sicurezza in montagna. Partendo dai primissimi
riferimento per chiunque ricerchi qualità, leggerezza e du-
localizzatori a doppia frequenza nati nel 1985, ORTOVOX
rata. Prodotti innovativi che insieme a mirate attività di
realizza negli anni alcune pietre miliari che hanno fatto
formazione, contribuiscono tuttora a rendere gli sport alpi-
scuola, come la serie F1 plus, primi localizzatori A.R.T.VA
ni più sicuri.
con tecnica LED e frecce, l’M1, primo localizzatore per la
Dal 1988 la produzione ORTOVOX si è ampliata con l’abbi-
ricerca dei travolti da valanghe completamente compatibi-
gliamento in lana. Gli esperti ORTOVOX della lana hanno
4
sviluppato un sistema dal primo al terzo strato che offre
Safety Academy
altissima funzionalità, protezione e comodità in montagna
Seguendo la sua filosofia sulla sicurezza, ORTOVOX, in
grazie alla combinazione intelligente di materiale naturale
collaborazione con guide alpine ed esperti del soccorso, ha
e fibre innovative.
lanciato nel 2008 i corsi valanghe SAFETY ACADEMY™
La sicurezza è dunque la massima priorità per ORTOVOX.
sia per principianti che per utenti avanzati. I corsi sono te-
Essendo questo un valore imprescindibile, è al centro di
nuti lungo tutto l’arco alpino dalle più esperte guide alpine
ogni sua azione. La sicurezza non riferita soltanto ai pro-
ORTOVOX, utilizzando gli strumenti di formazione e i pro-
dotti destinati a proteggere in situazioni di pericolo in
dotti più moderni. Nel tempo l’offerta SAFETY ACADEMY
montagna o a difendere dagli elementi naturali, ma che ri-
si è costantemente ampliata, sia online, con il SAFETY
guarda anche uomini e natura. Ogni attività aziendale è
ACADEMY LAB, piattaforma di formazione interattiva, in
caratterizzata dalla sostenibilità. L’impegno per condizioni
cartaceo, con i Safety Academy guidebooks e con ulteriori
di lavoro sicure è altrettanto importante di quello per il be-
strumenti di formazione come le Safety Nights, i Safety
nessere delle pecore e in favore di una produzione ecocom-
Events e il modello SAM in 3D.
patibile dei prodotti.
www.ortovox.it 5
SOMMARIO Prefazione. Elogio del bel rischio........................ 11 Introduzione. Quale metodo scegliere?. .......... 13
001 UN METODO PER TUTTI
......................................
17
Gestire il pericolo valanghe........................................ 18 1. L’analisi del rischio prima della gita.................. 21 - 1.1. Le condizioni.......................................................... 21 - 1.2. Il terreno................................................................. 26 - 1.3. Il gruppo.................................................................. 32
2. L’analisi del rischio durante l’avvicinamento................................................................. 36 - 2.1. Le condizioni.......................................................... 36 - 2.2. Il terreno................................................................. 40 - 2.3. Il gruppo.................................................................. 42
3. L’analisi del rischio nei passaggi chiave.. ......... 45 - 3.1. Le condizioni.......................................................... 45 - 3.2. Il terreno................................................................. 46 - 3.3. Il gruppo.................................................................. 48
Esempio 1. In Belledonne con pericolo marcato. Utilizzare il metodo di riduzione elementare (MRE).. ....................................................... 52
8
UNA GESTIONE AVANZATA 002 DEL RISCHIO
. . ................................................................
65
1. Il metodo di riduzione professionale................. 66 - 1.1. Definire il potenziale di pericolo. . .................... 68 - 1.2. Ridurre il rischio moltiplicando i fattori di riduzione.. .................................................... 69 - 1.3. Regole d’uso.......................................................... 74
2. La gestione avanzata del rischio, dal 3x3 all’MRP................................................................. 76 - 2.1. Approfondire la preparazione della gita a casa............................................................ 76 - 2.2. Verso una gestione del rischio elaborata sul campo. . .................................................. 81
Esempi 2.1. La Légette du Mirantin. L’utilità di ciascun metodo........................................ 87 2.2. Dent Parrachée, Vanoise. Il metodo di riduzione professionale applicato allo sci ripido.............................................. 93
PHILIPPE DESCAMPS & OLIVIER MORET – VALANGHE, COME RIDURRE IL RISCHIO
STIMARE IL PERICOLO VALANGHE 003 LOCALE
105 La griglia di valutazione del pericolo locale..... 106 - 1. Perché utilizzare una griglia?........................... 106 - 2. Quando utilizzare una griglia?. . ........................ 106 - 3. Come compilare la griglia?............................... 108 ............................................................................
Esempi 3.1. Polvere in Lauzière. Stimare il pericolo valanghe in Francia........... 128 3.2. La foto di troppo in Georgia. Stima del pericolo in un Paese lontano........... 140 3.3. Pellegrinaggio in Iran. Esempio di gestione del rischio in assenza del bollettino valanghe.. .......................................... 152
RISCHIO E SITUAZIONI 004 PARTICOLARI
.. ...........................................................
SOPRAVVIVERE ALLE VALANGHE 005
.. .......
177
1. L’indispensabile autonomia.. ............................... 178 - 1.1. Un quarto d’ora per agire............................... 178 - 1.2. Il trittico Artva-pala-sonda.. ........................... 179 - 1.3. Gli strumenti complementari all’Artva....... 182 - 1.4. I mezzi di soccorso esterni. . ........................... 185
2. Cosa fare in caso di incidente? Condizioni per la sopravvivenza.. ........................... 187 - 2.1. In caso di pericolo imminente....................... 187 - 2.2. Restare attivi nella valanga. . .......................... 187 - 2.3. L’organizzazione del soccorso.. ..................... 187 - 2.4. Primo soccorso.................................................. 192 - 2.5. L’importanza dell’addestramento................ 193
006 IMPARARE DAGLI INCIDENTI
161
1 Il pericolo valanghe in estate.. ............................. 162 2 Andare soli................................................................... 166 3 Gestire il rischio di valanghe nel fuoripista..... 168 - 3.1. L’analisi del rischio in fuoriposta................. 169 - 3.2. L’analisi 3x3 per il fuoripista. . ........................ 171 - 3.3. Uso dei metodi di riduzione del rischio nel fuoripista. . ............................................................. 174
9
....................
199
SOMMARIO
007 INFORMARSI E APPROFONDIRE
LE PROPRIE CONOSCENZE........................... 211 Condizioni nivologiche................................................ 212 Condizioni delle gite.................................................... 213 Incidenti............................................................................ 214 Cartografia on line....................................................... 214 Emergenza. . ..................................................................... 215 Testi e siti di riferimento........................................... 215 Altre opere utili.. ............................................................ 216 Articoli di riferimento o complementari............ 217 ARTVA................................................................................ 217 Airbag e similari. . .......................................................... 217 Bollettini........................................................................... 218 Scale di difficoltà. . ......................................................... 218 Centri di risorse............................................................ 218 Per imparare.. ................................................................. 219 Per allenarsi: i campi ARTVA.................................. 219
APPENDICE.................................................................. 221 Le scale di difficoltà per lo scialpinismo. . .......... 222 - 1. La scala Toponeige. . ............................................. 222 - 2. Le scale storiche. . ................................................. 225 - 3. La scala alpina e altri sistemi. . ......................... 227 - 4. Corrispondenze tra le scale.............................. 228
10
Schede pratiche. . ........................................................... 231 - Scheda 1. Interpretare il bollettino valanghe.... 231 - Scheda 2. Misurare l’inclinazione di un pendio.... 232 - Scheda 3. La tabella 3x3.......................................... 233 - Scheda 4. Gestione del gruppo.............................. 234 - Scheda 5. Metodo di riduzione per principianti Metodo di riduzione elementare.. ......................... 235 - Scheda 6. Metodo di riduzione professionale.. .. 235 - Scheda 7. La griglia di valutazione del pericolo valanghe............................................... 236 - Scheda 8. Pianificazione di una gita..................... 237 - Scheda 9. Lista dei materiali per lo scialpinismo.. .................................................. 239
Glossario........................................................................... 240 Ringraziamenti.............................................................. 247
PHILIPPE DESCAMPS & OLIVIER MORET – VALANGHE, COME RIDURRE IL RISCHIO
PREFAZIONE
Elogio del bel rischio
E se iniziassimo col parlare delle vite salvate dalla montagna,
ne possibile per tutti gli organizzatori, istruttori e professioni-
della vitalità che la neve ci trasmette? Esiste migliore espres-
sti è quella di condividere con gli altri la pienezza che loro
sione di libertà di quella del fare una traccia – la propria traccia
stessi hanno sperimentato. E, quando ci si muove al di fuori di
– nella neve profonda, nel freddo pungente, mentre le tinte
quelle orribili piaghe chiamate stazioni sciistiche, questa con-
calde del sole nascente inondano i pendii della montagna am-
divisione non è più una semplice questione di soldi.
bita? Possiamo immaginare amici migliori di quelli con i quali
Andare in montagna significa accettare la convivenza con il pe-
abbiamo condiviso una strepitosa discesa, al tramonto, lontano
ricolo. La sua semplice presenza è parte dell’essenza stessa
da ogni forma di “civiltà”?
dell’avventura. Ma, anche se sembra assurdo voler azzerare il
In un mondo sempre più formattato, confinato e protetto, mai
rischio, ci sembra importante contraddire l’opinione diffusa
come ora gli esseri umani hanno avuto bisogno di tornare pa-
che tutti gli incidenti siano dovuti a pura fatalità, che si verifi-
droni del proprio destino. Mentre la paura dell’altro, dell’igno-
chino ovunque e senza preavviso.
to, del futuro ci intorpidisce e ci soffoca; mentre così tante
Sicuramente il pericolo implicito nella neve è particolarmente
coscienze si riducono a immaginare che il pianeta assomigli a
subdolo perché è poco evidente. Fino a quando ci si trova di
questa violenza ostentata a ripetizione dai mass media domi-
fronte a una valanga, è difficile immaginare che l’immenso
nati da un sistema profondamente iniquo, è il momento di con-
“parco giochi” della montagna innevata possa trasformarsi in
cedersi una boccata d’aria!
un luogo di sventura. Come se non bastasse, le vittime più nu-
È il momento di offrire a ciascuno la possibilità di cercare in sé
merose sono i suoi frequentatori abituali. L’accesso regolare e
stesso il percorso per comprendere l’alterità, la differenza, l’in-
senza danno a un campo minato porta a trascurare la presenza
certezza e nutrirsi di esse. La crescente influenza dell’artificiale
delle mine...
e del virtuale nelle nostre vite provoca un forte desiderio di
Ma se la scienza resta incapace di stimare con certezza la fragi-
autenticità, e la natura è il luogo ideale per riprendere possesso
lità del singolo pendio, può già dirci molto sul contesto genera-
del proprio corpo, per capire cosa ci rende umani, per impara-
le che determina il distacco delle valanghe. L’esplicita
re l’umiltà.
concentrazione degli incidenti su determinati pendii e in de-
L’altro, l’ignoto, il mistero da decifrare sarà chiamato qui ri-
terminate condizioni permette oggi di studiare un approccio
schio, il meraviglioso rischio che ci fa crescere, vivere e sogna-
efficace per ridurre considerevolmente il rischio dei danni più
re. La posta in gioco deve apparire chiaramente come quella
gravi e mantenere solo il “bel rischio”, quello del confronto e
della democratizzazione della montagna. La migliore ambizio-
della scoperta. 11
PREFAZIONE
Ai fatalisti che, per paura di contraddire certe convinzioni su-
tossicato dalle proprie intuizioni e convinto di detenere un sa-
perate o di mettere in discussione il proprio ego, si rifiutano di
pere esclusivo sul “mistero delle valanghe”, abbiamo rilevato
riflettere sugli incidenti, preferiamo i probabilisti che hanno
una chiara evoluzione. Lo schema 3x3 inventato da Werner
tentato con successo di trarne qualche utile insegnamento. In
Munter (vedere cap. 1) è ormai universalmente accettato e dif-
prima linea tra questi ultimi c’è la guida e nivologo svizzero
fuso nei corsi di formazione. Ma la prevenzione è ancora osta-
Werner Munter, il cui lavoro serve da ispirazione per la forma-
colata dalla riluttanza suscitata dai metodi di riduzione del
zione riguardo alla sicurezza sulla neve in molti Paesi a partire
rischio. Nonostante quindici anni di studi che dimostrano il
dalla Svizzera, dove i risultati sono tangibili (vedere il capitolo
contrario, emergono sempre gli stessi luoghi comuni contrari a
6). La pubblicazione, nel 2006, della versione francese della
questi metodi: sarebbe necessario rinunciare a troppe gite, un
sua opera principale1 avrebbe potuto dare il via a una necessa-
giudice potrebbe farne cattivo uso, non sono adatti alla menta-
2
ria evoluzione della didattica nell’Hexagone . Questa era la
lità francese... Con questa guida speriamo di dimostrare che, al
convinzione della guida francese Claude Rey, che perse la vita
contrario, i metodi di riduzione del rischio sono relativamente
nel 2007 prima di portare a termine il suo progetto in quanto
facili da applicare e possono adattarsi a ogni livello di cono-
presidente dell’UIAGM (Unione Internazionale delle Associa-
scenza e di esperienza sul campo.
zioni di Guide di Montagna). Il valore delle riflessioni pratiche
Speriamo anche che la capacità di rinunciare ad assumersi ri-
di questi due personaggi chiave è stato per noi ben più incisivo
schi assurdi sia giudicata in futuro come un segno di coraggio.
di tante lezioni, tante conferenze brillanti che però non appor-
Se vi aiuterà a trovare il metodo per godere del solo “bel ri-
tano alcun concreto supporto decisionale.
schio”, allora questo libro varrà per noi molto di più di tutte le
Di fronte da un lato a un pubblico francese da convincere e
belle sciate alle quali abbiamo dovuto rinunciare per trovare il
dall’altro ai testi tecnici, ancora troppo difficili per i profani, ci
tempo di scriverlo.
è sembrato che, in assenza di un intervento istituzionale, un approccio giornalistico avrebbe potuto essere efficace. L’inte-
Scivolando, si dice, resto superficiale. Questo non è esatto: certa-
resse suscitato prima da uno speciale di Montagnes Magazine
mente, sfioro solamente la superficie, e questo sfioramento in sé
dedicato alla neve e da noi concepito, poi dalle conferenze che
stesso richiede un intero studio. Ma nondimeno realizzo una sin-
abbiamo tenuto, ci ha decisi a lanciarci nell’avventura di una
tesi in profondità: sento lo strato di neve organizzarsi fino al più
guida molto più completa con una folle ambizione: contribuire
profondo di sé stesso per sostenermi; scivolare è un’azione a di-
a ridurre il numero delle vittime delle valanghe! Siamo convin-
stanza, mi assicura una padronanza sulla materia senza che ab-
ti che, grazie all’informazione e alla formazione, molti inciden-
bia bisogno di affondare in questa materia e di invischiarmi in
ti potrebbero essere evitati e molte persone sarebbero libere di
essa per vincerla. Scivolare è il contrario di mettere radici.
riscoprire il piacere della montagna senza paura.
Jean-Paul Sartre, L’essere e il nulla, Librairie Gallimard, Paris,
In un decennio abbiamo avuto l’opportunità di incontrare gran
1943.
parte dei protagonisti su questo tema: esperti, istruttori, guide e accompagnatori. Fatta eccezione per qualche retrogrado, in1. Werner Munter, 3x3 Avalanches, la gestion du risque dans les sports d’hiver, ed. del CAS, 2006. 2. La Francia, così soprannominata per via della sua forma “esagonale”, N.d.T.
12
PHILIPPE DESCAMPS & OLIVIER MORET – VALANGHE, COME RIDURRE IL RISCHIO
INTRODUZIONE
Quale metodo scegliere? Questo testo propone una logica di progressione verso la
scialpinismo). S’indirizza tanto ai principianti quanto agli
complessità. Ogni nuovo elemento si aggiunge ai precedenti
esperti. Ai primi proponiamo un metodo per ridurre
per arricchirli. Ma non è necessario aver letto tutto e capito
considerevolmente il rischio e andare tranquillamente alla
tutto per affrontare la prima gita sugli sci. L’obiettivo principale
scoperta della montagna innevata. Ai secondi permettiamo di
è quello di rendere il più possibile oggettiva la fase di decisione,
sfruttare al massimo l’esperienza di cui già dispongono grazie
fornendo a tutti i frequentatori della montagna innevata un
ad alcuni strumenti e a un metodo che li aiuterà a razionalizzare
metodo adatto al livello di impegno che sono disposti ad
le decisioni, con una maggiore libertà d’azione rispetto ai
affrontare. La tabella pubblicata a pagina 15 mette in relazione
principianti. Entrambe le soluzioni sono valide in Francia e in
ciascun metodo con le attività principali e con gli strumenti a
tutti i Paesi nei quali sono regolarmente emessi e disponibili i
disposizione.
bollettini valanghe. L’esempio pratico proposto permette di
Solo lo studio del primo capitolo del libro è “obbligatorio” e
riassumere tutte le tappe del metodo, per comprendere a fondo
potrà apparire “sufficiente” a un gran numero di lettori.
la logica di questo approccio applicata a una situazione reale. Il
Focalizzandoci sul nostro obiettivo, che è quello di ridurre il
primo cartoncino con righelli graduati per misurare le
numero di incidenti offrendo un approccio accessibile a tutti,
pendenze sulle mappe, con la tabella 3x3 e la rappresentazione
abbiamo scelto di essere il più semplici possibile pur evitando
grafica non dovrebbe mai abbandonare il vostro zaino, salvo
il semplicismo. Nel primo capitolo presentiamo l’essenziale:
per essere consultato durante la preparazione di una gita. Si
l’analisi del rischio secondo la tabella 3x3, il metodo di
tratta di uno strumento indispensabile per memorizzare
riduzione per principianti (méthode de réduction pour
l’essenziale e misurare l’inclinazione dei pendii, operazione
débutant-MRD) e il metodo di riduzione elementare (méthode
determinante nella scelta dell’itinerario. Alla fine del libro si
de réduction élémentaire-MRE). Questi due metodi non sono
trovano anche, sotto forma di schede pratiche, i principali
altro che l’applicazione di uno stesso principio a due diversi
elementi utili alla riflessione e alla condivisione delle
livelli di accettazione del rischio. Dato che partono dalla stessa
informazioni. Potrete fotocopiare queste schede per utilizzarle
base e utilizzano strumenti analoghi, è corretto esporli insieme.
durante i corsi di formazione, scambiarle con i compagni di
Il primo capitolo fornisce alcune soluzioni per gestire al meglio
gita e tenerle sempre con voi durante le vostre prime uscite.
il rischio valanghe nella maggior parte delle attività sulla neve
Il secondo capitolo illustra il metodo di riduzione professionale
(dalle ciaspole all’alpinismo passando ovviamente per lo
(MRP), dedicato agli sportivi più assidui, agli istruttori e ai
13
INTRODUZIONE
professionisti. Questo metodo lascia un più ampio margine
stanno alla base dei metodi presentati e ancor meno sulle teorie
decisionale, ma comporta anche maggiori possibilità d’errore o
di nivologia. Esiste già un’abbondante letteratura a riguardo e
di cattiva valutazione. I due esempi associati hanno l’obiettivo
potrete trovare i titoli principali e i siti utili nel capitolo 7
di mostrare l’utilità di ciascun metodo e i suoi limiti. Questi
dedicato alla bibliografia. Al contrario ci è sembrato utile
esempi possono interessare anche chi non ha intenzione di
sottolineare
utilizzare il metodo MRP.
presentando, nel capitolo 6, alcuni elementi chiave dello
Il terzo capitolo risponde alle necessità dei frequentatori
storico degli incidenti relativo agli ultimi quindici anni. La
intensivi della montagna innevata e dei grandi viaggiatori.
scelta dell’uno o dell’altro metodo dipende più dalla propria
Propone
un
metodo
di
organizzazione
delle
l’efficacia
dell’approccio
da
noi
proposto
proprie
disposizione al rischio che dal proprio livello di esperienza sul
osservazioni al fine di stabilire personalmente una stima del
campo. Si può fare dell’ottimo sci utilizzando per una vita
pericolo valanghe, utile quando il bollettino specifico non è
intera un approccio elementare anche su itinerari importanti.
disponibile o merita di essere approfondito con una valutazione
Il miglior uso possibile di questo libro ci sembra quello di
su scala locale. La griglia di valutazione del pericolo valanghe
provarne il contenuto sul campo, un elemento dopo l’altro,
funziona bene sia con il metodo MRE che con l’MRP. Si trova
prima di passare al capitolo successivo. In quanto autori ci
nel secondo cartoncino graduato, da utilizzare in montagna
sentiremo realizzati se scopriremo che questo testo vi ha
con una penna cancellabile. I tre esempi associati permettono
permesso di confrontarvi con gli altri e di acquisire sicurezza,
di esaminare alcune situazioni molto diverse tra loro,
riscoprendo il piacere delle gite serene, con un rischio ben
traducendo nella pratica la stima del pericolo per sottolinearne
gestito.
il valore. Convinti che è possibile imparare molto dai nostri errori, abbiamo scelto anche degli esempi che possono rivelare alcune mancanze nel nostro comportamento durante le gite. I pericoli della neve non riguardano soltanto gli scialpinisti o i ciaspolatori. Per questo abbiamo dedicato un capitolo alle altre attività che si svolgono su terreno innevato e al di fuori delle aree messe in sicurezza: l’alpinismo e lo sci fuoripista. Infine il quinto capitolo vi aiuterà ad aggiornare le vostre conoscenze pratiche in materia di autosoccorso, specialmente per quanto riguarda l’uso di un Apparecchio di Ricerca dei Travolti in Valanga (ARTVA). Senza proporre alcuna particolare innovazione, forniamo qui una raccolta dei migliori suggerimenti basandoci sui vari corsi di formazione da noi seguiti e sui numerosi testi che abbiamo redatto per Montagnes Magazine. La vocazione pratica e didattica di questo testo ci ha portati a non dilungarci troppo nel dettaglio riguardo ai principi che
14
QUALE METODO E QUALI STRUMENTI IN FUNZIONE DI ATTIVITÀ E TERRENO? Utile
Incerto
Assente
•
Scialpinismo impegnativo Paesi alpini (Francia, Italia, Svizzera, Austria)
•
•
Resto d’Europa
•
•
Con carta 1 : 25
USA, Canada, NZ
•
•
Con carta 1 : 25
Resto del mondo
•
•
Migliore scala disponibile
Se impegnativo
Imagine satellitare
15
Tabella per la gestione del gruppo
ARTVA, pala, sonda
Bastoncini
Relazione itinerario
•
Gruppo
Carta digitale
•
Righello per misurare le pendenze
Scialpinismo classico Paesi alpini (Francia, Italia, Svizzera, Austria)
Carta 1:25000
•
Guide locali
•
Terreno
Siti internet
Fuoripista Paesi alpini (Francia, Italia, Svizzera, Austria)
Stazioni meteo auto. (T°, vento, precipitazione)
•
Quantità critica di neve fresca
•
Condizioni Bollettino valanghe
Ciaspole Paesi alpini (Francia, Italia, Svizzera, Austria)
Uso
MRP Esperti, istruttori, organizzatori, guide
Da capaci a esperti
MRE
Principianti
MRD
Strumenti per il 3x3
Airbag da valanga
Metodo di riduzione
Griglia di valutazione del pericolo valanghe locale
Indispensabile
Nella polvere della Combe de Sarvatan, Lauzière (Savoia). Una gita ben preparata garantisce il divertimento, specialmente in discesa.
0001 UN METODO ASPETTI TEORICI PER TUTTI DELL’ALLENAMENTO FISICO
I metodi di riduzione del rischio permettono, tanto ai principianti quanto i frequentatori regolari, di scegliere i pendii più sicuri. Sono adatti agli sportivi che non dispongono di una grande conoscenza del manto nevoso, come pure agli sciatori esperti che si preoccupano di mantenere un confortevole margine di sicurezza. I principianti o i frequentatori occasionali non sono pronti ad accettare un alto livello di rischio o a preoccuparsi di numerosi parametri da gestire. Queste categorie di sportivi troveranno nel metodo di riduzione per principianti (MRD) l’approccio prudente che si adatta a loro. Il metodo di riduzione elementare (MRE) è adatto per la maggior parte delle gite classiche e dei tour di più giorni sugli sci. Applicandolo è possibile frequentare la montagna per tutta la vita, godersi la polvere in inverno e la migliore neve di primavera, pur restando nei margini di un livello di rischio “socialmente accettabile”.
GESTIRE IL PERICOLO VALANGHE 1. L’analisi del rischio prima della gita 2. Durante l’avvicinamento 3. Nei passaggi chiave
ESEMPIO 1 In Belledonne con pericolo 3. Utilizzare il metodo di riduzione elementare (MRE)
UN METODO PER TUTTI
GESTIRE IL PERICOLO VALANGHE Allo stato attuale delle conoscenze scientifiche su neve e valanghe, nessuno può prevedere che un distacco avrà luogo in un dato momento e su un determinato pendio. D’altra parte conosciamo sempre meglio i pendii che, in base alle condizioni meteorologiche e nivologiche del momento, sono più pericolosi. È evitando questi pendii che sarà possibile evitare l’incidente. Un buon metodo di riduzione del rischio deve imporre di rinunciare al minor numero possibile di pendii riducendo nel contempo considerevolmente il livello di rischio. Il metodo di riduzione per principianti (MRD) e il metodo di riduzione elementare (MRE) hanno il merito della semplicità senza gli svantaggi del semplicismo. La loro efficacia è comprovata. Se l’MRD limita molto le uscite possibili a partire da un livello di pericolo marcato (definito dal bollettino valanghe), l’MRE permette di realizzare una buona carriera scialpinistica. È stato adottato da alcune grandi guide.
A QUALI PENDII OCCORRE RINUNCIARE?
PENDENZE E INCIDENTI 90°
L’inclinazione di un pendio è il fattore che più incide sulla probabilità che si verifichi una valanga. La maggior parte delle valanghe si innesca su pendii superiori a 35° ed è molto raro che 45° 40° 35° 30°
un distacco abbia luogo su un pendio inferiore a 30°. Attenzione, si parla qui della pendenza della sola zona di distacco della valanga. È molto comune che, una volta staccatasi, una valanga
50° 97% al di sopra di 30° 82% al di sopra di 35°
possa coinvolgere nella sua corsa anche aree con pendenze molto meno pronunciate. Gli studi dell’Istituto per lo studio della neve e delle valanghe SLF di Davos ci forniscono informazioni dettagliate sulle valanghe che hanno coinvolto gli sciatori in Svizzera dal 1970 al 2012: il 43% delle valanghe si è staccato su pendii superiori a 40°, l’82% su pendii superiori a 35° e il 97% su pendii superiori a 30° (vedere il grafico a fianco).
0°
40%
20%
Il 43% delle valanghe che hanno travolto persone si sono prodotte su pendii compresi tra 35° e 40°.
Statistiche dal 1970 al 2012. Fonte: FrankTechel e Gian Darms, Neige et avalanches dans les alpes suisses. L’année hydrologique 2010/2011, Istituto per lo studio della neve e delle valanghe SLF, Davos, 2013
La conclusione da trarre sembra semplice: evitando le pendenze più favorevoli al distacco di una valanga si riduce il rischio. Combinando le informazioni riguardanti le condizioni della neve e l’inclinazione dei pendii, è facile adottare un comportamento prudente.
18
PHILIPPE DESCAMPS & OLIVIER MORET – VALANGHE, COME RIDURRE IL RISCHIO
Il pericolo valanghe è definito dal bollettino valanghe, ad eccezione delle particolari situazioni descritte nel capitolo 3. Per i principianti con pochissima esperienza l’applicazio-
Per gli esperti che desiderano un buon margine di sicurez-
ne del metodo di riduzione per principianti (MRD)
za, applicare il metodo di riduzione elementare (MRE) che
prevede:
consiste nel:
• con pericolo debole (1) muoversi su pendii inferiori a 40°;
• con pericolo moderato (2) muoversi su pendii inferiori a 40°;
• con pericolo moderato (2) muoversi su pendii inferiori a 35°;
• con pericolo marcato (3) muoversi su pendii inferiori a 35°;
• con pericolo marcato (3) muoversi su pendii inferiori a 30°;
• con pericolo forte (4) muoversi su pendii inferiori a 30°;
• non affrontare un’uscita fuoripista o una scialpinistica con
• non affrontare un’uscita fuori pista o una scialpinistica con
pericolo di livello 4.
pericolo di livello 5.
METODO DI RIDUZIONE PER PRINCIPIANTI (MRD) 0°
METODO DI RIDUZIONE ELEMENTARE (MRE)
1
Pericolo debole
Pendii <40°
4
1
Pericolo debole
Sciare con precauzioni
2
Pericolo moderato
Pendii <35°
35°
2
Pericolo moderato
Pendii < 40°
40
3
Pericolo marcato
Pendii < 30°
30°
3
Pericolo marcato
Pendii < 35°
35°
4
Pericolo forte
Rinunciare
4
Pericolo forte
Pendii < 30°
30°
5
Pericolo molto forte
Rinunciare
°
I metodi di riduzione del rischio costituiscono un prezioso aiuto
per questo che la tabella d’analisi del rischio chiamata 3x3 si rivela
in fase di decisione. Per essere usati con profitto devono
uno strumento indispensabile.
permettere di concludere un’analisi del rischio con una decisione chiara: “andiamo”, “non andiamo” oppure “cambiamo itinerario”. Tutti coloro che frequentano la montagna, soprattutto se in possesso di un buon livello d’esperienza, fanno un’analisi più o meno cosciente del rischio in funzione delle informazioni delle quali dispongono, dell’itinerario previsto e delle caratteristiche del proprio gruppo. Ma questa analisi manca spesso di coerenza e di criteri oggettivi, che possano essere discussi con i compagni. È
ATTENZIONE! In fase di analisi del rischio, a partire dal pericolo valanghe di grado 3, occorre prendere in considerazione l’insieme del versante sul quale ci si muove e in particolare i pendii che sovrastano l’itinerario scelto.
19
UN METODO PER TUTTI
1.2 STUDIO DEL TERRENO SULLE MAPPE E SULLE RELAZIONI
CIME DE LA JASSE
Il Toponeige1 di Belledonne riporta tre itinerari particolarmen-
DENT DU PRA
te interessanti in questo settore: - Pas de la Coche, 830 m D+, difficoltà 2.2. - Cime de la Jasse, 1200 m D+, difficoltà 2.3. - Dent du Pra, 1320 m D+, difficoltà 3.2. Cerchiamo questi tre itinerari sulla carta in scala 1:25.000 (vedere le carte qui a fianco). Localizziamo i punti di decisione dove ci fermeremo per fare le nostre scelte: n.1: partenza della gita. n.2: Presso l’Habert d’Aigubelle, a circa 1750 metri d’altezza, sceglieremo di accontentarci del Pas de la Coche o di andare più lontano nel vallone. n.3: Ai Laghi del Vénétier, verso i 2150 m, sceglieremo se salire
PAS DE LA COCHE
alla Cime de la Jasse o alla Dent du Pra. La carta ci permette soprattutto di individuare ciò che ci sembra fattibile in funzione delle condizioni e dell’inclinazione dei
Il Vallone del Vénétier sul sito www.geoportail.gouv.fr: in giallo i pendii > 30°, in arancione quelli > 35°, in rosso > 40° e in viola > 45°.
pendii.
Una buona gestione del rischio inizia con una valutazione della situazione e del terreno nel modo il più neutro e oggettivo possibile. Per determinare l’inclinazione di un pendio, prendiamo in considerazione la sua sezione più ripida di oltre 20 metri di dislivello.
Dopo aver misurato l’inclinazione dei pendii vediamo che nessuno supera i 40° sugli itinerari prescelti, al di sotto dei 2300 metri. Senza esserci mossi di casa, possiamo già ragionevolmente pensare di affrontare il Pas de la Coche (a 1989 m, quindi a una quota dove il pericolo previsto è 2) e la salita fino ai laghi del Vénétier (a 2174 m).
Per il giorno della nostra gita il pericolo valanghe stimato da Météo France è 2 al di sotto dei 2300 metri. Seguendo il nostro metodo, ciò implica la rinuncia ai pendii superiori a 40°. Sulla carta qui sopra tali pendii sono evidenziati con un colore specifico, quindi possiamo localizzarli rapidamente. Altrimenti utilizziamo il righello. Possiamo anche basarci su altre carte che offrono questo tipo di servizio (vedere pag. 214).
1. I vari Toponeige costituiscono una collezione di guide scialpinistiche di riferimento in Francia edita da Volopress, casa editrice fondata da Volodia Shahshahani. Vedere pag. 222. NdT. 54
PHILIPPE DESCAMPS & OLIVIER MORET – VALANGHE, COME RIDURRE IL RISCHIO
CIME DE LA JASSE DENT DU PRA
Le carte topografiche in scala 1:25.000 sono molto utili per la preparazione della gita. In alto un estratto della mappa di Belledonne (Vallone del Vénétier), in basso lo stesso con i pendii a più di 40° evidenziati in rosso e quelli a più di 45° in viola.
3
1 2
PAS DE LA COCHE
3
Pericolo moderato (2) al di sotto dei 2300 m. 1 2
PAS DE LA COCHE 55
STIMARE IL PERICOLO VALANGHE LOCALE
REALIZZARE UN PROFILO SEMPLIFICATO DEL MANTO NEVOSO Scegliere un luogo riparato da eventuali scaricamenti, se pos-
neve non è troppo dura possiamo piantare una sonda in corri-
sibile un po’ in pendenza e piuttosto sfavorevole (poca neve).
spondenza di ciascuno dei due angoli (vedere foto) e tagliare la
Valutare la profondità con la sonda. Scavare con la pala lungo
neve con un cordino per ottenere una forma perfetta. Traccia-
un asse perpendicolare alla linea del pendio (vedere le foto qui
re rapidamente una linea dall’alto in basso con il dito indice,
sotto). Per una visione esaustiva della storia del manto occorre
facendo una leggera pressione, per distinguere meglio i diversi
scavare fino al suolo, ma un buco di 1 metro di profondità può
strati. Ogni 10 centimetri fare un test di durezza cercando di
essere sufficiente per valutare la stabilità della neve dato che,
sprofondare senza sforzo, in quest’ordine: il pugno, quattro
secondo l’istituto SLF di Davos, nel 96% degli incidenti lo stra-
dita, un dito, una matita, un coltello. Questo test permette di
to mobilizzato ha meno di 1 metro di spessore. Si tratta di sca-
apprezzare l’eterogeneità del manto valutando presenza e rile-
vare una parete verticale di almeno 1 metro di larghezza. Se la
vanza di eventuali strati deboli.
Per realizzare un taglio ben netto piantiamo una sonda a ciascun angolo del quadrato da tagliare e facciamo scivolare un cordino sottile nella neve.
Durante la salita alla Cime de la Jasse, descritta nel primo capitolo, abbiamo realizzato un profilo verso i 1800 metri di quota. Questo rivelava un importante strato di neve fresca in superficie, percettibile con lo sprofondamento del pugno.
124
PHILIPPE DESCAMPS & OLIVIER MORET – VALANGHE, COME RIDURRE IL RISCHIO
Gli strati deboli interni al manto sono generalmente molto soffici (durezza “pugno”). A questa durezza corrisponde una neve a debole coesione, a volte con cristalli sfaccettati. La neve soffice può aumentare la sua coesione e formare lastroni detti “friabili” che possono staccarsi facilmente se si trovano su uno strato debole. Quando due strati contigui hanno una grande differenza di durezza, il limite tra di essi costituisce una potenziale superficie di rottura. In generale si ritiene critica una differenza di due o tre livelli di durezza quando lo strato più soffice si trova sotto. Più il manto nevoso sarà spesso, più sarà stabile. Più gli strati deboli saranno in profondità, meno saranno suscettibili di rendere instabile l’insieme del manto.
PROFILO CIME DE LA JASSE Spessore in cm Un lastrone da vento instabile può essere molto spesso. Come questo, staccatosi al Col des Marches, in Maurienne (oltre 150 cm).
Penetrazione
Codice
Durezza della neve
Pugno
1
Molto bassa
Quattro dita
2
Bassa
Un dito
3
Media
Matita
4
Alta
Lama di coltello
5
Molto alta
Impossibile piantare il coltello
6
Ghiaccio
1 Pugno
2 4 dita
3 1 dito
4 Matita
5 Coltello
110 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10
125
RISCHIO E SITUAZIONI PARTICOLARI
2. I fuoripista lontani dalle piste battute ma visibili dagli impianti. Questi hanno il vantaggio di essere osservabili, ma richiedono una preparazione e una gestione del rischio sul terreno paragonabili a quelle di una vera e propria gita scialpinistica. Come nello scialpinismo occorre realizzare un’analisi del rischio con l’aiuto del metodo 3x3 e prendere le proprie decisioni utilizzando il metodo di riduzione elementare o professionale. Sarà molto utile conoscere bene gli itinerari fuoripista della zona e la cronologia dell’innevamento della stazione. 3. I fuoripista in traversata (con passaggio in un’altra valle). L’analisi del rischio in questo caso è più delicata, perché l’itinerario è invisibile dalle piste. Questi percorsi si fanno “a vista” a partire dalle stazioni a monte degli impianti, spesso dopo una breve salita a piedi o con le pelli. Il problema che si pone, oltre al pericolo valanghe, è anche quello della difficoltà a studiare l’itinerario dall’alto. L’analisi del rischio si fa ancora
Gli itinerari fuoripista più selvaggi implicano spesso il passaggio in una valle lontana dagli impianti di risalita. Non bisogna sbagliare vallone sotto la Pointe de la Lavouet (2410 m) ad Arêches-Beaufort (Savoia).
Il fuoripista del Roc des Cornelles, ad Aussois (Savoia), permette di trovare neve intatta senza tracce anche alla fine del pomeriggio. La vicinanza della stazione sciistica non deve indurre a dimenticare che ci si muove in una zona che non viene messa in sicurezza. 170
PHILIPPE DESCAMPS & OLIVIER MORET – VALANGHE, COME RIDURRE IL RISCHIO
più problematica dato che, una volta impegnati nella discesa,
Proponiamo di seguito una tabella 3x3 specifica per il
un eventuale rientro sarebbe difficile.
fuoripista.
3.2 L’ANALISI 3X3 PER IL FUORIPISTA
La ricerca di informazioni a casa sarà completata dal contat-
Il principio generale di funzionamento della tabella 3x3 è lo
to telefonico con i gestori degli impianti, gli uffici guide o le
stesso che in scialpinismo. Possiamo mettere in luce alcuni
scuole di sci. Ci informeremo in particolare riguardo alla fre-
elementi particolari per tenere conto adeguatamente della
quentazione degli itinerari che ci interessano e ai segni di un’e-
frequentazione. Tra gli strumenti più utili ci sono il bolletti-
ventuale attività valanghiva.
no valanghe, le situazioni da evitare, i problemi valanghivi
Le stazioni sciistiche dispongono inoltre di una rete di webcam
tipici, la misura della pendenza (sulla carta e sul terreno) e,
che visualizzare il livello d’innevamento, le condizioni di visi-
ovviamente, le precauzioni da prendere durante la discesa.
bilità e a volte anche la stessa discesa che vogliamo realizzare.
METODO 3X3 PER IL FUORIPISTA Analisi del rischio in fuoripista
Condizioni
Terreno
Gruppo
A casa o al rifugio
Bollettino valanghe Informazioni della stazione sciistica Problemi valanghivi tipici Informazioni recenti da professionisti o social network
Individuare le discese su carte, guide e mappe delle piste Valutare inclinazione e orientazione dei pendii Prevedere le situazioni da evitare
Evitare i grossi gruppi Assicurarsi che tutti siano in possesso dell’equipaggiamento adeguato Definire un capogita
Durante l’avvicinamento
Apertura di impianti e piste Meteo Quantità critica di neve fresca Valanghe spontanee
Frequentazione degli itinerari Corrispondenza carta/terreno Inclinazione e orientazione reali Presenza di pendii pericolosi a monte
Stato di forma del gruppo Cambiamenti eventuali nella sua composizione Controllo ARTVA Presenza di altri gruppi
Sul singolo pendio
Visibilità, meteo Aumento delle temperature, inumidimento della neve Quantità critica di neve fresca Distacchi a distanza
Quantità di tracce visibili Inclinazione e orientazione reali dei passaggi chiave Caratteristiche dei pendii a monte Altri pericoli oggettivi
Prestare attenzione agli altri gruppi Essere in possesso del materiale per risalire se necessario Distanze di sicurezza, discesa uno alla volta Rispetto del corridoio di discesa
171
SOPRAVVIVERE ALLE VALANGHE
217 per gli altri numeri). Precisare subito che si tratta di una
per dare l’allarme, cercando una zona con sufficiente copertura
valanga in alta montagna, lontano dalle piste, affinché il soc-
di rete.
corso alpino specializzato sia mobilizzato immediatamente. Prepararsi a fornire:
Soccorrere: una delle tecniche più efficaci per trovare una vit-
• il proprio nome;
tima di valanga è quella di cercare indizi in superficie (zaini,
• il proprio numero di telefono;
guanti, bastoncini, sci, ecc.). Molto spesso questi elementi pos-
• il numero di persone coinvolte e non coinvolte;
sono portare direttamente alla vittima. Oltre nove persone
• il luogo (con la massima precisione possibile) e le condizioni
parzialmente sepolte su dieci sopravvivono2. Al contrario sono
atmosferiche sul posto;
noti numerosi casi di decessi nei quali, se gli indizi di superficie
• le circostanze dell’incidente.
non fossero stati ignorati, sarebbe stato possibile raggiungere
Se il telefono non prende dare la priorità al soccorso immedia-
le vittime. Seguendo tali indizi possiamo fare alcuni sondaggi
to. Ma, sempre se si è abbastanza numerosi, è possibile incari-
rapidi. Se non c’è esito occorre passare rapidamente a una ri-
care un messaggero (se possibile accompagnato) di scendere
cerca meglio organizzata con l’aiuto degli ARTVA.
2. Il 95,6 % delle persone parzialmente sepolte in Svizzera tra il 1981 e il 2001, op. cit.
TAPPE DEL SOCCORSO IN VALANGA
Punto di scomparsa della vittima
Primo segnale
BIP
2 Ricerca direzionale
3 Ricerca finale 188
1 Ricerca del primo segnale
PHILIPPE DESCAMPS & OLIVIER MORET – VALANGHE, COME RIDURRE IL RISCHIO
1. RICERCA DEL PRIMO SEGNALE
RICERCA ARTVA CON NUMEROSI SOCCORRITORI
Una volta che i soccorsi sono stati allertati o una persona si è allontanata dal gruppo per farlo, spegnere subito tutti i telefoni e tutti gli apparecchi elettromagnetici suscettibili di generare interferenze (GPS, lettore MP3, radio ecc.). Nella maggior parte dei casi, per muoversi più facilmente, è meglio evitare di togliere gli sci o le ciaspole. Tutti commutano il proprio ARTVA in modalità ricezione per individuare un primo segnale. Per limitare l’area di questa prima ricerca la portata degli ARTVA
Fascia di ricerca
deve essere vasta. Tale portata permette di definire la fascia di ricerca, ovvero l’ampiezza di terreno coperto dal segnale quando il soccorritore avanza con il suo ARTVA in ricezione. La fascia di ricerca definita dai produttori degli ARTVA equivale al
Vittima
doppio della portata, dato che ci si muove analizzando il terreno innevato a 180°. Per ottimizzare tale ricerca avanzare non troppo velocemente facendo oscillare il proprio ARTVA da destra a sinistra (fare
Fascia di ricerca da 20 a 50 m in funzione della portata degli apparecchi
meno di un movimento al secondo) e inclinandolo di circa 45°. I primi apparecchi digitali avevano una portata decisamente troppo ridotta e richiedevano a volte di esaminare una vasta
RICERCA ARTVA CON UN SOLO SOCCORRITORE
aera prima di trovare un primo segnale. Se siamo numerosi avanziamo frontalmente, rispettando tra uno e l’altro una distanza pari alla larghezza della fascia di ricerca. Se siamo soli copriamo tutto il terreno muovendoci avanti e indietro (vedere gli schemi qui a fianco). Dato che è difficile valutare le distanze sulla neve, è meglio considerare una fascia di ricerca ridotta piuttosto che rischiare di mancare un segnale per poco.
2. RICERCA DIREZIONALE
Fascia di ricerca
Una volta captato distintamente il primo segnale, avanzare in direzione della vittima seguendo le indicazioni del proprio ARTVA. Il percorso non è mai rettilineo perché segue le linee del
Vittima
campo dell’apparecchio emittente, che formano degli anelli. In questa fase gli apparecchi digitali a più di un’antenna mostrano tutta la loro efficacia, indicando più chiaramente una direzione da seguire, in particolare grazie a frecce.
Fascia di ricerca da 20 a 50 m in funzione della portata degli apparecchi 189
IMPARARE DAGLI INCIDENTI
Lo studio delle valanghe che hanno fatto delle vittime ci insegna di più rispetto all’analisi del manto nevoso al fine di determinare le situazioni da evitare. Esaminando gli incidenti più gravi attraverso il filtro dei metodi che abbiamo presentato, restiamo colpiti dalla “prevedibilità” della maggior parte di essi. Questa verità è in evidente contraddizione con i discorsi fatalisti fatti troppo spesso da alcuni rappresentanti del mondo della montagna e ampiamente riportati dai media. Nella prima edizione francese di questo testo abbiamo analiz-
stacco per 72 incidenti (asse verticale del grafico a pag. 201).
zato gli incidenti più significativi avvenuti in Francia e in Sviz-
Abbiamo tralasciato gli eventi per i quali non potevamo dispor-
zera durante l’ultimo decennio. È stato sconvolgente constatare
re di dati affidabili, specialmente quelli avvenuti con pericolo
come quasi tutti si fossero prodotti in condizioni decisamente
moderato, situazione che impone di localizzare con particolare
sfavorevoli e identificabili come tali utilizzando un metodo di
precisione il luogo del distacco perché la zona da prendere in
riduzione. Sarebbe bastato riconoscere e diffidare dello scena-
considerazione si riduce a 20 metri intorno alla traccia. Per i 72
rio dei “tre angeli della morte” per evitare decine di decessi.
eventi esaminati conoscevamo almeno il grado di pericolo in-
L’obiettivo di questo testo didattico non è l’esame dettagliato
dicato dal bollettino valanghe oppure alcuni elementi abba-
delle dinamiche degli incidenti, né lo studio dei fondamenti te-
stanza
orici dei metodi di riduzione del rischio basati su un’analisi
precedenti gli incidenti, specialmente nel caso di assenza del
delle probabilità. Esistono numerose pubblicazioni dedicate a
bollettino in estate. In questo modo ci è stato possibile posizio-
precisi
relativi
alle
condizioni
meteorologiche
queste tematiche (vedere capitolo 7). Ci è sembrato però molto utile aggiornare le nostre analisi precedenti con i dati relativi agli incidenti avvenuti a partire dalla pubblicazione della prima
I TRE ANGELI DELLA MORTE
edizione di questo libro, nel gennaio 2016. Lo schema a pag. 201 è stato realizzato basandosi su incidenti verificatisi nel periodo compreso tra marzo 2002 e maggio 2019 nei gruppi montuosi francesi e che hanno causato almeno due decessi. Vi abbiamo aggiunto gli incidenti che hanno causato un decesso nella stagione 2017/2018. Abbiamo esaminato gli archivi e confrontato le informazioni fornite dalla stampa, dai siti internet per appassionati o da
Estremamente Pericolo ripido marcato 0°
>4
Settore nord
quelli specializzati come data-avalanche.org con le nostre stesse informazioni, raccolte in alcuni casi sul campo. Ci siamo basati sui bilanci degli incidenti in valanga redatti dall’Anena1. Tali bilanci forniscono, a partire dal 2011, numerose informazioni utili tra cui la localizzazione precisa degli incidenti, il grado di pericolo indicato, l’inclinazione del pendio... In questo modo siamo riusciti a determinare con sufficiente precisione la localizzazione e l’inclinazione della zona di di1. “Bilan des accidents”, Anena, www.anena.org (in francese). 200
Pericolo marcato (grado 3), pendio a oltre 40°, versante nord: una combinazione che si trova all'origine di molti incidenti mortali che coinvolgono spesso diverse vittime.
PHILIPPE DESCAMPS & OLIVIER MORET – VALANGHE, COME RIDURRE IL RISCHIO
nare con maggiore precisione gli eventi sull’asse orizzontale
mento della vittima. La valutazione nel dettaglio del grado di
del grafico, tra i gradi di pericolo 3 e 4.
pericolo, specialmente con grado 3 o 4 (asse orizzontale del
La nostra ricerca non è esente tuttavia da un certo grado d’in-
grafico), è frutto dell’interpretazione degli autori e si basa su
certezza legato alla precisione dei dati disponibili. La localizza-
elementi anteriori all’evento o su altre fonti complementari.
zione degli incidenti non è sempre esatta. Le informazioni
Localizzando con la massima precisione possibile questi eventi
disponibili sono a volte incomplete, soprattutto per quanto ri-
sulla rappresentazione grafica del rischio, possiamo constatare
guarda la zona di distacco della valanga, spesso la più ripida del
che 65 itinerari su 72 si trovavano in “zona rossa” nel giorno in
pendio, o la zona dove hanno avuto luogo la ricerca e il ritrova-
cui si sono verificati gli incidenti.
RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DEGLI INCIDENTI PIÙ GRAVI IN FRANCIA (2002-2019) Pendenza traccia
45°
20 m intorno alla traccia 11
intero pendio 29 67
5
40°
18 36
61 35 68 65 3
54
35°
46 20 44 55 56 49 70 57 71 38 16 47 45 51 1 9 37 28 62 7 10 63 60 40 64 41 27 69 304 43 12 72 50 23 32 53 19 21 17 25 31 22 8 24 34 66 39 42
59 58 33 26 48 52 6
13 2
15
14
30°
25°
20° 1. Debole
2. Limitato
Rischio basso, situazione sicura salvo variazioni. Rischio considerevole, prudenza. Rischio elevato, cambiare itinerario.
3. Marcato
4. Forte
Grado di pericolo
Linee da non oltrepassare con il metodo di riduzione del rischio: per i principianti (MRD) elementare (MRE)
201
APPENDICE
LE SCALE DI DIFFICOLTÀ PER LO SCIALPINISMO 1 LA SCALA TOPONEIGE
italiano come “difficoltà ski” (in molti testi italiani il termine
Questa scala di difficoltà è stata proposta da Volodia Shah-
francese ski è conservato e la difficoltà viene così indicata: “ski
shahani già nel primo volume della collezione di guide scialpi-
1”, “ski 2”, ecc.), viene attribuita tenendo conto delle caratteri-
nistiche Toponeige, dedicato alla catena di Belledonne e
stiche tecniche del percorso e non (o solo in parte) del suo im-
pubblicato nel gennaio 1997. Studente militante nel 1968, tec-
pegno. Ma l’innovazione apportata dalla collezione Toponeige
nico addetto alle piste, poi giornalista a Grenoble, Volodia
nella descrizione delle gite non deve essere ridotta alla sola
Shahshahani è il fondatore della casa editrice Volopress, che
introduzione della difficoltà ski. L’interesse di tale difficoltà si
pubblica i vari Toponeige. “Volo” ha riunito tutta la sua scru-
rivela al contrario in quanto la stessa è completata da altri due
polosità e tutta l’esperienza della sua rete di collaboratori per la
elementi: una “difficoltà a piedi” (“cotation marche”) e una
costruzione una scala di difficoltà rigorosa e accessibile, adatta
scala di esposizione al pericolo, oltre ad altri dati oggettivi
allo scialpinismo attuale. Shahshahani ha frequentato attiva-
molto utili alla preparazione dell’uscita (dislivello, esposizione
mente i grandi pendii innevati per oltre trent’anni e, nel mag-
dei pendii e soprattutto loro inclinazione e lunghezza). Dove
gio 2015, ha festeggiato i suoi settant’anni in cima al Rocher
non diversamente specificato la difficoltà ski si riferisce alla
Blanc...
discesa integrale dell’itinerario. Il passaggio chiave viene preso
La scala Toponeige ha conquistato rapidamente gli appassiona-
in considerazione nell’attribuzione della difficoltà ski solo se è
ti di sci ripido. Molti specialisti di questa disciplina hanno col-
significativo ed essenziale. Quando un passaggio difficile viene
laborato alla realizzazione dell’omonima collezione di guide. I
generalmente percorso a piedi, la sua specifica difficoltà scii-
più noti sciatori estremi francesi come Pierre Tardivel, Rémy
stica non incide sulla difficoltà ski dell’itinerario, ma è comun-
Lécluse o Anselme Baud hanno riproposto questa scala nelle
que indicata tra parentesi.
proprie pubblicazioni. In Francia è ormai diffusa per descrivere gite di tutti i livelli, in particolare nei gruppi montuosi co-
DEFINIZIONI
perti dai volumi della collezione delle guide Toponeige
La difficoltà ski è una scala di valutazione a cinque gradi. Cia-
Volopress (che nel 2015 contava già quattordici titoli in france-
scun grado comprende tre suddivisioni che esprimono rispet-
se e due tradotti in inglese). La si ritrova nelle relazioni on line
tivamente un livello inferiore, un livello medio e un livello
di numerosi siti e comincia a essere utilizzata anche all’estero
superiore del grado stesso (ad esempio: 3.1 è il livello inferiore,
(in particolare in Italia e Svizzera), soprattutto per lo sci
3.2 è il livello medio, 3.3 è il livello superiore del grado 3). Il
ripido.
quinto grado della scala è aperto verso l’alto: per il momento la difficoltà massima universalmente riconosciuta è 5.5. Il ver-
PRINCIPIO
sante Nant Blanc dell’Aiguille Verte, la cui prima discesa in sci
Una delle principali innovazioni delle guide Toponeige è la
è stata realizzata da Jean-Marc Boivin nel giugno 1989 e ini-
“cotation ski” (“cotation” sta per “valutazione della difficoltà”
zialmente gradato 5.6, è stato infine valutato 5.5 da Lionel Tas-
e “ski” sta per “sci”) che fornisce una specifica valutazione del-
san e Pierre Tardivel nel Toponeige Mont-Blanc.
la difficoltà sciistica dell’itinerario, espressa da una scala a cin-
La definizione di ciascun grado di difficoltà ski che si trova nei
que gradi aperta verso l’alto. La “cotation ski”, traducibile in
Toponeige è la seguente:
222
PHILIPPE DESCAMPS & OLIVIER MORET – VALANGHE, COME RIDURRE IL RISCHIO
Ski 1 – livello principianti: si tratta già di sci su terreno alpi-
in ciaspole, senza ramponi, salvo condizioni eccezionali (in ge-
no e non di sci di fondo. I pendii non superano i 30°, i passaggi
nere corrispondente alle gite con difficoltà ski tra 1.1 e 2.2).
non sono troppo stretti, il dislivello è inferiore agli 800 metri,
Con eccessiva semplificazione la difficoltà a piedi è stata a volte
l’esposizione alla caduta non è tanto importante e, in generale,
presentata come una “difficoltà di salita”. Di certo può essere
il rischio di valanghe è debole.
utilizzata per la sola salita da un alpinista che intenda ad esem-
Ski 2 – limitate difficoltà tecniche: assenza di pendii ripidi
pio scendere in snowboard. In realtà però essa vale per la tota-
(35° al massimo). Ma il dislivello, come pure l’esposizione o i
lità dell’itinerario realizzato a piedi (con ramponi, piccozza ed
pericoli oggettivi, possono essere importanti.
eventualmente corda nei casi più delicati).
Ski 3 – ingresso nell’ambito dello scialpinismo: passaggi
Questa difficoltà a piedi non deve assolutamente essere confu-
tecnici, lunghi pendii a 35°, corti passaggi fino a 40° o 45°.
sa con la scala alpina utilizzata a volte in scialpinismo (vedere
Boschi abbastanza fitti, anche con pendenze deboli, e strade
più avanti). Per esempio a un’uscita con difficoltà ski di 5.4,
forestali ripide.
come il Doigt de Dieu per i Corridors alla Meije, sarà attribuita
Ski 4 – sci in canaloni o pendii ripidi: sostenuto tra 40° e
una difficoltà a piedi di D, mentre la sua discesa con gli sci
45° (oltre 200 m). Terreni di media montagna molto acciden-
corrisponderebbe a ED sulla scala alpina.
tati o boschi molto densi, a volte con pendenze moderate.
Quando la difficoltà a piedi oltrepassa la corrispondenza abi-
Ski 5 – pendii molto ripidi: a partire da 45° su una lunga sezione
tuale con la difficoltà ski, è segno che una parte dell’itinerario
(oltre 300 m), altrimenti a partire da 50° su almeno 100 metri.
non è sciabile, come precisato nella relativa scheda tecnica.
La difficoltà a piedi è destinata ai “pedoni alpinisti” che desi-
L’esposizione al pericolo di caduta è ben distinta dalla diffi-
derano percorrere gli itinerari descritti a piedi e in condizioni
coltà, pur rinforzandola. Un itinerario tecnicamente poco dif-
innevate. Dato che la presenza della neve può rendere un per-
ficile può essere molto pericoloso. Considerando il rischio di
corso più difficile o più facile, la difficoltà a piedi indicata nei
scivolata come essenziale per lo sciatore, che in genere non
Toponeige potrebbe discostarsi dalla difficoltà della stessa gita
può assicurarsi, Volodia Shahshahani ha proposto una valuta-
realizzata in assenza di neve. La difficoltà a piedi riprende la
zione del grado d’esposizione. Tale quantificazione del pericolo
scala alpinistica UIAA in uso per l’alpinismo applicandola agli
in caso di caduta (da non confondere con l’esposizione a peri-
itinerari innevati, indipendentemente dalla stagione.
coli oggettivi come il crollo di seracchi, le frane o le valanghe)
F: facile (in genere corrispondente alle gite con difficoltà ski da
comprende quattro livelli:
2.1 a 3.2).
E1: fatta eccezione per alberi e pietre, non ci sono grossi osta-
PD: poco difficile (difficoltà ski da 3.3 a 4.2-4.3).
coli. L’esposizione corrisponde a quella dello stesso pendio: in
AD: abbastanza difficile (difficoltà ski da 4.3 a 5.2).
caso di caduta, con neve dura e forte pendenza, il rischio di
D: difficile (difficoltà ski a partire da 5.3).
lesioni è in ogni caso importante.
Dato che nessuna via superiore al grado TD in alpinismo è stata
E2: sull’asse del pendio si trova una fascia rocciosa abbastanza
realizzata in sci, questo grado di difficoltà non è incluso nei
rilevante che aumenta il rischio di lesioni in caso di caduta. Il
Toponeige.
volo è assicurato, non altrettanto il rischio di impatto. Anche i
Nel contesto della difficoltà a piedi si trova anche l’attributo
canali non perfettamente rettilinei rientrano in questa
“R” che si riferisce all’escursionismo o alla possibilità di salita
categoria. 223
UN METODO PER TUTTI
SOPRAVVIVERE ALLE VALANGHE
Gestire il pericolo valanghe – 1. L’analisi del rischio prima della gita – 1.1. Le condizioni – 1.2. Il terreno – 1.3. Il gruppo – 2. L’analisi del rischio durante l’avvicinamento – 2.1. Le condizioni – 2.2. Il terreno – 2.3. Il gruppo – 3. L’analisi del rischio nei passaggi chiave – 3.1. Le condizioni – 3.2. Il terreno – 3.3. Il gruppo – Esempio 1. In Belledonne con pericolo marcato. Utilizzare il metodo di riduzione elementare (MRE)
1. L’indispensabile autonomia – 1.1. Un quarto d’ora per agire – 1.2. Il trittico Artva-pala-sonda – 1.3. Gli strumenti complementari all’Artva – 1.4. I mezzi di soccorso esterni – 2. Cosa fare in caso di incidente? Condizioni per la sopravvivenza – 2.1. In caso di pericolo imminente – 2.2. Restare attivi nella valanga – 2.3. L’organizzazione del soccorso – 2.4. Primo soccorso – 2.5. L’importanza dell’addestramento
UNA GESTIONE AVANZATA DEL RISCHIO
IMPARARE DAGLI INCIDENTI
1. Il metodo di riduzione professionale – 1.1. Definire il potenziale di pericolo – 1.2. Ridurre il rischio moltiplicando i fattori di riduzione – 1.3. Regole d’uso – 2. La gestione avanzata del rischio, dal 3x3 all’MRP – 2.1. Approfondire la preparazione della gita a casa – 2.2. Verso una gestione del rischio elaborata sul campo – Esempio 2.1. La Légette du Mirantin. L’utilità di ciascun metodo – Esempio 2.2. Dent Parrachée, Vanoise. Il metodo di riduzione professionale applicato allo sci ripido
INFORMARSI E APPROFONDIRE LE PROPRIE CONOSCENZE
STIMARE IL PERICOLO VALANGHE LOCALE La griglia di valutazione del pericolo locale – 1. Perché utilizzare una griglia? – 2. Quando utilizzare una griglia? – 3. Come compilare la griglia? – Esempio 3.1. Polvere in Lauzière. Stimare il pericolo valanghe in Francia – Esempio 3.2. La foto di troppo in Georgia. Stima del pericolo in un Paese lontano – Esempio 3.3. Pellegrinaggio in Iran. Esempio di gestione del rischio in assenza del bollettino valanghe
RISCHIO E SITUAZIONI PARTICOLARI 1 Il pericolo valanghe in estate – 2 Andare soli – 3 Gestire il rischio di valanghe nel fuoripista – 3.1. L’analisi del rischio in fuoriposta – 3.2. L’analisi 3x3 per il fuoripista – 3.3. Uso dei metodi di riduzione del rischio nel fuoripista
Condizioni nivologiche – Condizioni delle gite – Incidenti – Cartografia on line – Emergenza – Testi e siti di riferimento – Altre opere utili – Articoli di riferimento o complementari – ARTVA – Airbag e similari – Bollettini – Scale di difficoltà – Centri di risorse – Per imparare – Per allenarsi: i campi ARTVA
APPENDICE Le scale di difficoltà per lo scialpinismo – 1. La scala Toponeige – 2. Le scale storiche – 3. La scala alpina e altri sistemi – 4. Corrispondenze tra le scale – Schede pratiche – Scheda 1. Interpretare il bollettino valanghe – Scheda 2. Misurare l’inclinazione di un pendio – Scheda 3. La tabella 3x3 – Scheda 4. Gestione del gruppo – Scheda 5. Metodo di riduzione per principianti. Metodo di riduzione elementare – Scheda 6. Metodo di riduzione professionale – Scheda 7. La griglia di valutazione del pericolo valanghe – Scheda 8. Pianificazione di una gita – Scheda 9. Lista dei materiali per lo scialpinismo
35,00 € IVA inclusa
ISBN: 978 88 55470 001
www.versantesud.it