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L’Everest alla polacca

In questo film, Ryszard Warecki dice di Kukuczka:

“È vissuto da Re ed è morto da Re. È morto da eroe in azione”.

“Nel momento in cui stava per farcela… l’aveva quasi presa… aveva in pugno questa parete leggendaria”.

“Se ci fosse riuscito sarebbe stato il numero uno indiscusso del mondo dell’alpinismo”.

“Puntava in alto. Era una partita a poker e sul piatto c’era la sua vita”.

WROCŁAW, UN’ALTRA SCUOLA A LUI INTITOLATA

Jerzy Kukuczka per le sue imprese sulle montagne del mondo e in particolare in Himalaya è ormai diventato per la Polonia un eroe nazionale, un riferimento, un modello di tenacia e determinazione. A tutto ciò ha senza dubbio contribuito il riscontro mediatico avuto dalle sue scalate, ma anche e soprattutto il suo carattere gioviale, e pacato, il sapersi rapportare con le persone e con i compagni di spedizione. Non stupisce quindi che in Polonia già quattordici scuole portino il suo nome. Lo hanno voluto come patrono, quale richiamo nell’impegno allo studio e nelle difficoltà che si devono superare nella vita. Una di queste scuole si trova anche nella bella città di Breslavia (Wrocław), dove la scuola elementare n. 38, in via Horbaczewskiego, 61, nell’anno scolastico 2014 / 2015 ha deciso di nominare come suo patrono Jerzy Kukuczka.

Per questo ha prodotto uno stendardo raffigurante alcune vette dell’Himalaya e il viso di Jerzy, presentato ufficialmente alla cerimonia che si è svolta il 6 giugno 2014. È stato un momento toccante e intenso, preparato nei minimi particolari da docenti e studenti. Per l’occasione l’alpinista Aleksander Lwow ha tracciato, con l’ausilio di immagini, l’intensa attività alpinistica di Kukuczka.

Ho avuto la fortuna di partecipare a questa importante festa, grazie all’invito di Cecylia Kukuczka e della direzione scolastica. Ho potuto così portare un mio ricordo di Jerzy e un augurio agli studenti.

Non riuscivo a credere che fosse davvero successo.

Jurek è stato ed è grande.

Nel mio appartamento e nel mio studio di avvocato sono appese le sue foto firmate e con dedica, e i suoi calendari.

Non dimenticherò mai il mio amico.

Penso a come andavano le cose quarant’anni fa, quando andavo in falesia lungo la stessa strada che percorro tuttora.

Sì, anche oggi, ma non più in tram e poi in treno e quindi in autobus, bensì all’interno di una comoda autovettura debitamente climatizzata.

Jurek… è impossibile dimenticarlo.

Lo ricordiamo ogni anno durante le messe alla chiesetta in legno posta sul passo di Kubalonka vicino ad Istebna nell’anniversario della morte e dopo, con tutti gli amici, davanti alla grappa al miele ed alla magnifica cucina di Celina ci ritroviamo tutti a cantare, sicuri che Jurek stesso avrebbe voluto che in quella grande casa di Istebna attorno al camino ci trovassimo a parlare di lui come se da quel luogo non se ne fosse mai andato.

KURT DIEMBERGER. È un alpinista, scrittore e documentarista che ha raggiunto la vetta di sei Ottomila. È l’unico ancora in vita ad aver scalato due ottomila in prima assoluta: Broad Peak e Dhaulagiri. Nel 1956 effettuò la sua prima grande impresa, salendo la parete nord del Gran Zebrù, nel gruppo dell’Ortles e aprì una variante alla via dei Francesi sulla parete est del Monte Rosa. È guida alpina, ha esplorato molte parti del mondo ed ha scalato le tre classiche pareti nord delle Alpi: Eiger, Cervino e Grandes Jorasses. Nella catena dell’Hindu Kush, in Pakistan, ha salito la vetta del Tirich Mir (7708m) e in Nepal lo Shartse (7457m). Dopo molti anni è ritornato in Himalaya ed è salito in vetta al Makalu, all’Everest e al Gasherbrum II. Nel 1984 è ritornato in vetta al Broad Peak insieme a Julie Tullis e nel 1986, sempre con la Tullis sale il K2. Durante la discesa, purtroppo, vedrà cadere la sua compagna di vita, di scalata e di professione, con la quale aveva formato quello che fu definito “il film team più alto del mondo”. Il film di Kurt, K2 - Sogno e destino, nel quale racconta la spedizione al K2 del 1986, ha vinto il premio Genziana d’Oro al Festival internazionale film della montagna di Trento. Ha ricevuto numerosi premi, riconoscimenti e onorificenze. Tra queste il Golden Sport Badge per la sua prima salita al Broad Peak, l’Emmy per il documentario sul tentativo di salita della parete est dell’Everest, il Premio Itas per il libro K2 il nodo infinito, il Distintivo al merito dello stato di Salisburgo, la Medaglia d’oro per i servizi alla Repubblica d’Austria, il Piolet d’Or alla carriera nel 2013. È autore di vari libri, tradotti in diverse lingue.

POCHE RIGHE, PERÒ DAL CUORE…

… per me, Kurt Diemberger, Jerzy Kukuczka è sempre stato il più grande alpinista dei nostri tempi.

Lo ho ammirato per le sue grandi ascensioni e perché (a differenza di altri) non ha battuto il tamburo sui suoi successi. Molte volte ai piedi del K2 abbiamo discusso su varie tecniche dell’alpinismo ed anche sul rischio e la sicurezza - ricordo ancora la questione di usare in una prima ascensione nell’Himalaya un cordino per un’eventuale ritiro... nonostante il cordino non potesse tenere la caduta del capocordata... e c’erano i punti di vista pro e contro - che però non ricordo.

In fin dei conti, il destino pronuncia l’ultima parola - però prima di ciò la quantità della fortuna dipende in buona parte da noi stessi.

Faccio i miei auguri per questo libro di Kukuczka.

Bergheil - Jurek!

L’amico Kurt, dai colli di Bologna

Jerzy Kukuczka con Kurt Diemberger e Julie Tullis al Broad Peak. Foto: archivio Kukuczka; tratta dal libro “Ostatnia Ściana”, Katowice 1999

SERGIO MARTINI. Accademico del CAI, ha collaborato per molto tempo nell’ambito della Scuola Centrale di alpinismo e sci-alpinismo in qualità di istruttore nazionale del CAI. Ha iniziato ad arrampicare all’età di 14/15 anni in Dolomiti aprendo, successivamente, alcune vie nuove e ripetendone altre in prima salita invernale. Ha partecipato a varie spedizioni alpinistiche: Fitz Roy e Aconcagua in Argentina, in Cile, in Perù, sui vulcani della Columbia, Alpi di Stauning in Groenlandia, monte Kenia, Nun Kun in India. È il settimo uomo al mondo ad aver scalato tutti i 14 ottomila. Nel 1976 incontra le prime vette himalayane (Dhaulagiri). Nell’ ’80 raggiunge la cima sud dell’Everest. Nel 1983 scala il K2 dallo spigolo nord, nel 1985 il Makalu, per la parete nord ovest. L’anno seguente conquista il Nanga Parbat lungo la via Kinshofer e l’Annapurna. Nel 1987 sale il Gasherbrum II, mentre nel 1988, con soli 12 giorni di distanza tra le due scalate, raggiunge lo Shisha Pangma e il Cho Oyu. Successivamente torna su queste due montagne raggiungendo la cima mediana della prima e scala altre due volte la seconda. Nel 1989 sale il Dhaulagiri e il Broad Peak nel ’93. L’anno dopo è la volta del Gasherbrum I, a cui segue il Kanchenjunga nel ’95, il Manaslu nel ’96 e il Lhotse nel ’97. Torna qualche anno dopo anche a questa montagna e la scala nuovamente. Nel ’99 è finalmente sull’Everest salito dal versante tibetano. Esattamente dieci anni dopo, nel 2009, raggiunge ancora la cima della montagna ma dal versante nepalese. Martini ha usato l’ossigeno solo sull’Everest e, per una operazione di ricerca, anche sul Kanchenjunga. Ha ricevuto molti riconoscimenti, tra questi il Premio SAT nel 1998 e la Pica de crap nel 2014. È socio onorario del CAI

PENSIERI E RICORDI

Non ho conosciuto personalmente Jerzy Kukuczka ma ne ho sentito parlare fin dagli inizi degli anni ’70 quando in Dolomiti arrivarono alcune cordate di alpinisti polacchi ben affiatate che affrontarono vie di grande impegno sia in estate che in inverno e ne aprirono altre di nuove altrettanto impegnative.

All’epoca scalatori tedeschi e austriaci erano di casa in Dolomiti mentre era una rarità incontrare alpinisti provenienti dai paesi dell’est Europa. Era risaputo che per motivi economici e politici non era facile per loro uscire dai confini del proprio Paese per svolgere attività alpinistica.

All’estero ci potevano andare, organizzati in gruppi prescelti, soltanto coloro che in montagna avevano dimostrato di saperci fare.

Sbirciando nelle cronache delle loro salite avevo preso confidenza anche con i loro nomi, difficili da decifrare e ancor più da pronunciare.

Ero riuscito a fatica a memorizzarne alcuni e quando venni a sapere che Jerzy Kukuczka, uno dei più attivi, era presente al Film Festival della

Capodanno al campo base del Kangchenjunga con Andrzej Czok, Jurek Kukuczka e Artur Hajzer. Foto: Zbigniew Terlikowski

ELENCO DELLE PRINCIPALI ASCENSIONI

tatra

20.02.1971 Mięguszowiecki Szczyt Centrale: prima invernale della via przez Grzybek sulla parete nord (con Danuta Gellner-Wach, J. Skorek e Z. Wach).

24-26.03.1971 Kazalnica Mięguszowiecka: tentativo di prima invernale della via Direttissima (con A. Bara e P. Skorupa).

16-18.04.1971 Mały Młynarz: prima invernale della via Kurtykówka (con J. Kalla e Z. Wach).

1971 Cubrynka: prima invernale della via di K. Liszka, J. Porębski e A. Skłodowski lungo il pilastro di destra della parete nord-ovest (con J. Kalla, J. Skorek e Z. Wach).

03-06.01.1972 Mały Młynarz: prima invernale della via Direttissima (con T. Gibiński e Z. Wach).

22.07.1971 Wołowa Turnia: prima ascensione polacca della Droga Pająków (Via dei Ragni) (con M. Piekutowski e J. Skorek).

08-11.02.1972 Młynarczyk: prima invernale della via Biederman (con J. Kallą, J. Kiełkowski e J. Skorek).

06.1972 Kazalnica Mięguszowiecka: prima salita in giornata della Droga Pająków nel centro della parete nord-est (con Z. Wach). 23–24.06.1972 Mały Młynarz: via nuova chiamata Wielki komin (il grande camino), lungo il camino nord-est della parete (con Irena Gellner, J. Skorek e Z. Wach).

08.07.1972 Cubrynka: prima ripetizione e variante nuova della via di M. Łukaszewski e Z. Wach sulla parte sinistra della parete nord-ovest (con P. Czok).

08.02.1977 Mały Durny Szczyt: via nuova al pilastro nord (con A. Machnik).

rIla (bulgaria)

02.08.1971 Maliovica: prima ascensione polacca alla parete nord lungo la via Direttissima (con K. Baraniok).

15.08.1971 Diavolskite Igli: prima ascensione polacca della via Sliwien (con K. Baraniok).

5.08.1971 Sredni Kupen: prima ascensione polacca della via WIF (con M. Kulig).

11.08.1971 Zlijat Zyb: prima ascensione polacca della via Superdirettissima (con K. Baraniok).

15.08.1971 Diavolskite Igli: via nuova Katowice (solitaria).

doloMItI

23–26.07.1972 Torre Trieste: via nuova, poi ribattezzata dagli italiani Direttissima dei Polacchi (con J. Kalla, T. Łaukajtys e Z. Wach).

04–05.08.1972 Cima del Bancon: via nuova sul pilastro sudest (con T. Łaukajtys e Z. Wach).

07.08.1972 Punta Civetta: ripetizione della Aste-Susatti (con Z. Wach).

06–23.03.1973 Marmolada d’Ombretta: prima invernale della Via dell’Ideale (con M. Piekutowski, J. Skorek e Z. Wach).

alPI occIdentalI

19.07.1973 Aiguille du Moine: prima ascensione polacca della via Aureille-Fentren (con M. Łukaszewski).

22.07.1973 La Pell, massiccio del Vercors: prima ascensione polacca della via dei Parigini (con M. Łukaszewski).

30.07.1973 Tête Sud du Replat, massiccio degli Écrins: prima ascensione polacca alla parte sinistra della parete sud (con M. Łukaszewski).

06.08.1973 Monte Bianco: prima ascensione polacca della via Major alla parete est (con M. Łukaszewski, B. Kozłowska e J. Kurczab).

12–14.08.1973 Petit Dru: ascensione lungo una via nuova sulla parte sinistra della parete nord (con M. Łukaszewsk e e W. Kurtyka). 03–04.08.1975 Grandes Jorasses: via nuova lungo la parete nord della Pointe Hélène (con M. Łukaszewski e W. Kurtyka).

alasKa

20-26.06.1974 Denali (Monte McKinley), 6198 m: lungo lo sperone occidentale della parete sud (con J. Baraniek, A. Bilczewski, H. Furmanik, J. Kalla e A. Zyzak).

hIndu Kush

01.08.1976 Kohe Awal, 5800 m: via nuova (in solitaria).

10–11.08.1976 Kohe Tez, 7015 m: da sud-est (con J. Barankiem, S. Cholewa e H. Natkańcem).

10.08.1978 Tirich Mir East, 7692 m: via nuova (con T. Piotrowsk e e M. Wroczyński).

11.08.1978 Bindu Ghul Zom, 6340 m: prima ascensione lungo la cresta ovest (con T. Piotrowski e M. Wroczyński).

alPI neozelandesI

19.02.1981 Malte Brun, 3176m: via nuova al centro della parete sud ( con L. Musioł e R. Warecki).

20.02.1981 Malte Brun, 3176m: via nuova sul lato destro della parete ovest (con L. Musioł e R. Warecki).

27.02.1981 Traversata dal Mount Hicks, 3183m al Mount Dampier, 3440m (con R. Pawłowski e K. Wielicki).

hIMalaya e KaraKoruM

Autunno 1977 Nanga Parbat, 8126m: tentativo lungo la parete sud-est; altitudine raggiunta circa 7950m – con M. Piekutowski e M. Pronobis (spedizione del Club d’Alta Montagna di Katowice guidata da A. Zyzak).

04.10.1979 Lhotse, 8516m: via comune lungo la parete ovest – con A. Czok, J. Skorek e A. Heinrich (spedizione del Club d’Alta Montagna di Gliwice guidata da A. Bilczewski). 19.05.1980 Everest, 8848m: via nuova lungo il pilastro sud – con A. Czok (spedizione nazionale polacca guidata da A. Zawada).

Autunno 1981 Makalu, 8463m: tentativo di apertura di via nuova, altitudine raggiunta circa 8000m – con A. Mclntyre e W. Kurtyka.

15.10.1981 Makalu, 8463m: via nuova in solitaria e in stile alpino (spedizione internazionale guidata da W. Kurtyka).

30.07.1982 Broad Peak, 8051m: via classica, in stile alpino – con W. Kurtyka.

07.1982 K2, 8611m: tentativo di salita lungo una via nuova; altitudine raggiunta circa 7400m – con W. Kurtyka.

23–24.06.1983 Gasherbrum II Est, 7772m: prima ascensione, lungo la cresta est, in stile alpino – con W. Kurtyka.

29 06–1.07.1983 Gasherbrum II, 8035m: via nuova, in stile alpino – con W. Kurtyka (spedizione di due persone guidata da W. Kurtyka).

19–23.07.1983 Gasherbrum I, 8080m: via nuova, in stile alpino – con W. Kurtyka (spedizione di due persone guidata da W. Kurtyka). 15–17.07.1984 Broad Peak, 8051m: via nuova, traversata delle vette nord e 7490m e centrale 8011m, in stile alpino – con W. Kurtyka.

07.1984 Biarchedi, 6781m: prima ascensione, in solitaria, in stile alpino.

21.01.1985 Dhaulagiri, 8167m: prima invernale lungo la via classica, con A. Czok (spedizione del Club d’Alta Montagna di Gliwice guidata da A. Bilczewski).

15.02.1985 Cho Oyu, 8201m: prima invernale, via nuova lungo il pilastro sud-est – con A. Heinrich (spedizione polacco-canadese guidata da A. Zawada).

13.07.1985 Nanga Parbat, 8126m: via nuova con C. Carsolio, A. Heinrich e S. Łobodziński (spedizione del Club d’Alta Montagna di Cracovia guidata da P. Mularz).

09.10.1985 Lhotse, 8516m: tenativo di salita lungo una via nuova, altitudine raggiunta circa 8150m (spedizione del Club d’Alta Montagna di Katowice guidata da J. Majer).

11.01.1986 Kangchenjunga, 8586m: prima invernale, con K. Wielicki ( spedizione del Club d’Alta Montagna di Gliwice guidata da A. Machnik).

08.07.1986 K2, 8611m: via nuova, in stile alpino, con T. Piotrowski (spedizione internazionale guidata da K.M. Herrligkoffer).

09.11.1986 Manaslu Est, 7922m: prima ascensione durante la salita alla vetta principale con C. Carsolio e A. Hajzer.

10.11.1986 Manaslu, 8156m: via nuova, in stile alpino con C. Carsolio e A. Hajzer (spedizione guidata da J. Kukuczka).

03.02.1987 Annapurna I, 8091m: prima invernale lungo la via dei primi salitori (da nord) con A. Hajzer (spedizione del Club d’Alta Montagna di Katowice guidata da J. Kukuczka).

31.08.1987 Yebokangal Ri, 7365m: via nuova e prima ascensione alla vetta, in stile alpino con A. Hajzer.

18.09.1987 Shisha Pangma West, ok. 7950m: via nuova e prima ascensione alla vetta, in stile alpino (durante l’ascensione alla vetta principale) con A. Hajzer. 18.09.1987 Shisha Pangma, 8013m: via nuova lungo la cresta ovest, in stile alpino, con A. Hajzer (spedizione guidata da J. Kukuczki).

13.10.1988 Annapurna e Est, 8010m: via nuova lungo la parete sud, in stile alpino, con A. Hajzer (spedizione del Club d’Alta Montagna di Katowice guidata da J. Kukuczka).

24.10.1989 Lhotse, 8516m: tentativo di salita lungo una via nuova sulla parete sud, altitudine raggiunta circa 8380m (spedizione guidata da J. Kukuczka).

Perché prendere a modello Jerzy Kukuczka e il suo alpinismo pulito e leale? Proprio perché nel suo esempio c’è tutto il rispetto e la coerenza delle regole del gioco, che nell’alpinismo è fondamentalmente quello di affrontare onestamente l’impossibile, non di demolirlo.

— Walter Bonatti, dal libro Jerzy Kukuczka – al quattordicesimo cielo

Andare in montagna non era un capriccio. Le montagne controllavano i nostri corpi e le nostre menti.

— dal film JUREK, di Pawel Wysoczanski

Non ho scalato le montagne per raccontarlo. L’ho fatto per me stesso; era una cosa personale.

— dal film JUREK, di Pawel Wysoczanski

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