LAGORAI ROCK. Arrampicate sul granito delle Dolomiti

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ALESSIO CONZ

LAGORAI rock

Arrampicate sul granito delle Dolomiti

EDIZIONI VERSANTE SUD | COLLANA LUOGHI VERTICALI | CLIMBING


Prima edizione Luglio 2019 ISBN 978 88 85475 342 Copyright © 2018 VERSANTE SUD – Milano, via Longhi, 10. Tel. +39 02 7490163 www.versantesud.it I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Copertina

A. Conz su Supermakkia (© Ruggero Arena)

Testi

Alessio Conz

Disegni

Eugenio Pinotti

Fotografie

Degli autori dove non espressamente specificato

Cartine

Tommaso Bacciocchi. © Mapbox, © Open Street Map

Simbologia

Tommaso Bacciocchi

Impaginazione

Manuel Leorato

Stampa

Tipolitografia Pagani - Passirano (BS)

Km ZERO

da autori Guida fattae sviluppano che vivonmo picata sul l’arra torio terri

È una guida a KM ZERO!

Cosa significa? Che è più sana e ha più sapore, perché fatta da arrampicatori locali. Come i pomodori a Km 0? Certo! E la genuinità non è un’opinione. Gli autori locali fanno bene a chi scala: – hanno le notizie più fresche e più aggiornate; – non rifilano solo gli spot più commerciali; – reinvestono il ricavato in nuove falesie. Gli autori locali fanno bene al territorio: – pubblicano col buonsenso di chi ama il proprio territorio; – sono attenti a promuovere tutte le località; – sono in rete con la realtà locale. E infine la cosa più importante:

sulle loro rocce, c’è un pezzetto del loro cuore

Nota

L’arrampicata è uno sport potenzialmente pericoloso, chi la pratica lo fa a suo rischio e pericolo. Tutte le notizie riportate in quest’opera sono state aggiornate in base alle informazioni disponibili al momento, ma vanno verificate e valutate sul posto e di volta in volta, da persone esperte prima di intraprendere qualsiasi scalata.


Km ZERO Guida fatta da autori che vivono e sviluppano l’arrampicata sul territorio

Il 2% del ricavato di questa guida viene reinvestito in materiale per attrezzare vie e falesie

ALESSIO CONZ

LAGORAI ROCK Arrampicate sul granito delle Dolomiti

EDIZIONI VERSANTE SUD


Indice delle vie Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8 Il Lagorai . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 Storia alpinistica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12

SOTTOGRUPPO DI RAVA . . . . . . . . . . . . . . . 16 01. TORRI DI FIEROLLO . . . . . . . . . . . . . . . . 18

TORRE DI FIEROLLO . . . . . . . . . . . . . . . TORRE DELLE STREGHE . . . . . . . . . . . . LA PIRAMIDE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . TORRE CRISTINA . . . . . . . . . . . . . . . . . . I GEMELLI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . TORRE DI FIORENERO . . . . . . . . . . . . . . TORRE ELISA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . TORRE DEI RODODENDRI . . . . . . . . . . . 02. PARETE DEI DINOSAURI . . . . . . . . . . . . CAMPANILI DI FIEROLLO ALTA . . . . . . . 03. TORRE ANNA E CAMPANILE DI RAVA . 04. TORRE RAVETTA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 05. TORRE DEI CANI PAZZI . . . . . . . . . . . . . 06. PLACCA DEI CAVAI . . . . . . . . . . . . . . . . . 07. FATA DEL LAGO . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

20 24 28 29 30 31 32 34 40 44 46 50 54 56 58

134 135 138 150 156 160

CECE - VALMAGGIORE . . . . . . . . . . . . . . . . 164 28. CIMA VALMAGGIORE . . . . . . . . . . . . . . 166 29. DENTI DI CECE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 168 30. CAMPANILE DI CECE . . . . . . . . . . . . . . 170

CEREMANA - COLBRICON . . . . . . . . . . . . . 178 31. CIME DI BRAGAROLO . . . . . . . . . . . . . . 180 32. CIMA DI CEREMANA . . . . . . . . . . . . . . 182 33. COLBRICON . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 188

TOGNAZZA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 198

PALE DI SEGURA E CRESTA RAVETTA . . . . . 62

34. TOGNAZZA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 200

08. TORRI DI SEGURA . . . . . . . . . . . . . . . . . 09. PUNTA BRUNELLA . . . . . . . . . . . . . . . . 10. CIMA BRUNELLA . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11. CIMA TRENTO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12. CAMPANILI DI VAL ORSERA . . . . . . . . . 13. TICODROMO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

CAURIOL . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 216

64 70 74 78 80 84

CIMA D’ASTA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 88 14. PLACCA SOCEDE . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90 15. PUNTA DI LANCIA . . . . . . . . . . . . . . . . . 92 16. TORRE GILLO CAVINATO . . . . . . . . . . . . 94 17. CIMA D’ASTA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 98 18. CRESTA DELLE STREGHE . . . . . . . . . . 114 19. CRESTONE SENZA NOME . . . . . . . . . . 118 20. SASSO LARGO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 126 21. MONTE TOLVÀ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 128 4

VALLE DEL VANOI - TURGION . . . . . . . . . . 132

22. SPIGOLO DEL TOMBINO . . . . . . . . . . . 23. PRETIPIZIO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24. TURGION . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25. LA SALINA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26. PARETI DEL LAGO . . . . . . . . . . . . . . . . 27. FALESIA “LA SALINA” . . . . . . . . . . . . .

35. CAURIOL . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 216

VAL MOENA - SASS ROSS . . . . . . . . . . . . . 222 36. VAL MOENA - SASS ROSS . . . . . . . . . . 224

SASSO ROTTO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 226 37. SASSO ROTTO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 228


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Introduzione tecnica VALUTAZIONE DELLE DIFFICOLTÀ Viene proposta come sulle altre guide di alpinismo una classificazione approfondita e completa, con una scala sulla proteggibilità espressa in numeri arabi abbinati alle lettere R o S per riconoscere il tipo di chiodatura (S = spit, R = chiodo, RS = chiodatura mista) affiancata da una scala in numeri romani (I, II, III, IV, V, VI, VII), che definisce lunghezza e impegno ambientale della via e che prende spunto dalla scala americana in uso per le big wall. Tutto naturalmente va preso con le dovute cautele perché, su queste pareti, non tutte le vie hanno chiodatura a spit sistematica, dove non serve aggiungere altre protezioni; per il resto, si percorre un terreno che lascia spazio all’inventiva, alla fantasia, alla capacità di ognuno e quindi, non completamente preconfezionato.

SEGNALI INTERNAZIONALI DI SOCCORSO TERRA-ARIA RIVOLTI A ELICOTTERI E AEREI OCCORRE SOCCORSO Segnali terra-aria

Razzo o luce rossa

Yes – sì

Segnali terra-aria

No – no Tessuto rosso quadrato teso Quadrato rosso di 100x100cm. Cerchio centrale rosso di 60cm di diametro. Corona bianca di 15cm

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NON OCCORRE SOCCORSO


PROTEGGIBILITÀ S1

Spittatura normale, come quella utilizzata in falesia. Distanza mai superiore ai 3-4 m tra uno spit e l’altro. Lunghezza potenziale caduta qualche metro al massimo e volo senza conseguenze.

R1

Facilmente proteggibile con protezioni sempre solide, sicure e numerose. Limitati tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta qualche metro e volo senza conseguenze.

S2

Spittatura distanziata e tratti obbligatori tra le protezioni. Lunghezza potenziale caduta una decina di metri al massimo e volo senza conseguenze.

R2

Mediamente proteggibile con protezioni sempre solide e sicure ma più rade. Tratti obbligatori tra le protezioni. Lunghezza potenziale caduta qualche metro al massimo e volo senza conseguenze.

S3

Spittatura distanziata, passaggi quasi sempre obbligatori. Distanza tra gli spit anche superiore ai 5 metri, voli lunghi ma non eccessivamente pericolosi.

R3

Difficilmente proteggibile con protezioni non sempre buone e distanti. Lunghi tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta fino a 7-8 metri al massimo e volo con possibile infortunio.

S4

Spittatura molto distanziata (oltre i 7 metri), passaggi obbligatori. Una caduta può potenzialmente provocare un infortunio.

R4

Difficilmente proteggibile con protezioni scarse o inaffidabili e/o distanti che terrebbero solo una piccola caduta. Lunghi tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta fino a 15 metri con possibilità di fuoriuscita di ancoraggi e volo con probabile infortunio.

S5

Spittatura oltre i 10 m, passaggi obbligatori e tratti dove una caduta può sicuramente provocare un infortunio (caduta su terrazzi e cengie o al suolo).

R5

Difficilmente proteggibile con protezioni scarse, inaffidabili e distanti che terrebbero solo una piccola caduta. Lunghi tratti obbligatori. Possibilità di lunghe cadute e di fuoriuscita di ancoraggi che può determinare un volo fino a terra con infortunio sicuro.

S6

Spittatura solo parziale e posizionata lontano dai passaggi chiave, tratti molto lunghi, anche superiori ai 20 m, in cui una caduta può avere conseguenze anche letali.

R6

Improteggibile se non per brevi e insignificanti tratti lontani dai passaggi chiave del tiro. Una eventuale caduta può avere conseguenze anche letali.

IMPEGNO GLOBALE I

Via corta richiedente poche ore, nei pressi della strada e con comodo avvicinamento, ambiente solare e ritirata comoda.

V

II

Via di diverse lunghezze su una parete superiore ai 200 m, avvicinamento facile anche se può richiedere una discreta marcia, comoda ritirata.

VI

Big wall che richiede più giorni di permanenza in parete, ambiente di alta montagna, ritirata difficile.

III

Via lunga oltre i 300 m, ambiente severo, richiede quasi tutta la giornata per essere superata. Può richiedere un lungo avvicinamento e la ritirata può non essere veloce.

VII

Tutte le caratteristiche proprie del grado VI esasperate, come nel caso di big-wall himalayane che necessitano di una spedizione per essere superate.

IV

Via distante dal fondovalle. Richiede un’intera giornata per essere superata. La ritirata può essere complicata e non svolgersi sulla linea di salita.

Via molto lunga stile big wall, richiede normalmente un bivacco in parete. Ritirata difficile, ambiente severo.

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INTRODUZIONE

di Alessio Conz

La prima edizione di questa guida è stato un piccolo ma interessante esperimento, cioè quello di proporre al grande pubblico un’area di arrampicata semi sconosciuta. Un esperimento positivo: a distanza di 8 anni esce una nuova edizione con parecchie novità e con una rinnovata attività alpinistica in varie aree. La parete di Cima d’Asta è frequentata da numerose cordate e anche qualche corso di roccia e diverse vie sono state in parte riattrezzate. In Valle del Vanoi, Alessio Conz e Fabrizio Rattin hanno lavorato per 5 anni (con il contributo del Comune di Canal San Bovo) per ripulire e riattrezzare vecchie vie e per aprirne di nuove creando anche la bella falesia della Salina. Fabrizio Rattin ha inoltre esplorato e aperto itinerari interessanti nella zona Cece e Valmaggiore. Sulle selvagge pareti meridionali della Ceremana Alessandro Beber, con diversi compagni, ha aperto diverse vie interessanti e inoltre ha messo la sua firma anche la forte cordata Larcher-Giupponi. Nel Sottogruppo di Rava hanno operato Alessio Conz e Paolo Michielini, con la nascita di alcune vie interessanti e di una bella falesia trad in un luogo magico. Ho deciso di inserire per intero la parete della Tognazza, sulla quale si continuano ad aprire nuovi e interessanti percorsi. C’è altro da fare? Sicuramente la immensa parete meridionale Ceremana–Colbricòn, i grandiosi torrioni granitici della Val di Rava e della Val Quarazza e tanto altro aspettano nuovi apritori e inoltre ci sarebbe ancora tanto lavoro da fare a riscoprire zone dimenticate. Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita di questo lavoro, in particolare Paolo Michielini, Fabrizio Rattin, Alessandro Beber, Patrick Gasperini, Marco Sandri. Grazie anche a Rolando Larcher, Omar Ropelato, Sebastiano Dezu, Christian Marchetto, Stefano Borrelli, Giovanni Dan, Paolo Marconi, Alessandro Rossi, Sylvie Franceschini. Ringrazio Marco Resta, Ruggero Arena, Alessandro Ghezzer e Daniele Zortea per le bellissime foto. Ringrazio il Comune di Canal San Bovo, l’unico che abbia creduto in un bel progetto e abbia aiutato a portarlo avanti (che possa essere di esempio per altri) e anche la comunità del Vanoi che ha aiutato e sostenuto. Ringrazio Emanuele Tessaro, gestore del rifugio O. Brentari Cima d’Asta, che ha sempre sostenuto con passione le iniziative di rilancio della arrampicata in Lagorai e che a sua volta si mette in gioco con belle iniziative.

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Torri di Fierrollo, A. Conz

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IL LAGORAI Il gruppo montuoso del Lagorai si sviluppa interamente nel territorio del Trentino lungo un asse di una cinquantina di chilometri che da Pergine Valsugana con direzione NE arriva al Passo Rolle. Si tratta di un territorio caratterizzato da vaste foreste di abeti e larici nelle quote inferiori (fino ai 1800 m) e più in alto da alpeggi e pietraie abbelliti da numerosi laghetti. Percorso per molto tempo più dai pastori con le loro greggi che dagli escursionisti e alpinisti, proprio per questo si è mantenuto in particolari condizioni di integrità. Negli ultimi anni la frequentazione del Gruppo del Lagorai è aumentata grazie alla pubblicazione di guide escursionistiche e articoli su riviste specializzate e all’apertura di qualche nuovo rifugio in luogo di vecchie malghe. Grazie alla passione di qualche gestore alcuni di questi rifugi restano aperti anche durante la stagione invernale, costituendo un importante riferimento per gli alpinisti. La quota delle oltre 100 cime del gruppo varia mediamente dai 2000 ai 2750 metri di Cima Cece, anche se dal punto di vista strettamente geografico fanno parte del Lagorai anche il Gruppo di Cima d’Asta (2850 m) e alcuni sottogruppi. La conformazione del territorio si presta particolarmente all’escursionismo e alla pratica dello scialpinismo, ma si è sviluppata anche l’arrampicata, concentrata sull’ottimo granito di Cima d’Asta, del Sottogruppo di Rava e delle pareti della Valle del Vanoi, nonché sul porfido della celebre Tognazza e del Colbricòn. Non mancano le cascate di ghiaccio, per lo più concentrate in Val Sorgazza dove ce ne sono una ventina di media difficoltà. Normalmente i lunghi avvicinamenti non invogliano gli alpinisti alla frequentazione delle pareti ma la bellezza dell’arrampicata e dell’ambiente ripagano poi lo sforzo compiuto. Frequentare il Lagorai, infatti, significa immergersi in un ambiente integro dove dominano il verde dei boschi e dei prati e l’azzurro intenso

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dei laghetti in un dolce equilibrio con le pareti e soprattutto con il silenzio che domina l’intero territorio. La Grande Guerra ha lasciato qui numerose tracce del suo passaggio, in quanto sulle creste si sviluppava la linea del fronte tra l’esercito austro-ungarico e quello italiano; spesso si ripercorrono i camminamenti militari e le trincee realizzati dai soldati e sono in fase di restauro anche alcuni ricoveri e postazioni. A volte i sentieri sono scomodi in quanto si inerpicano su pietraie dove è necessario prestare attenzione a ogni passo e che interrompono il ritmo della camminata, ma qui la fretta non è di casa e camminare con calma è quasi un dovere. L’arrampicata in Lagorai Non sono molti gli alpinisti che conoscono l’ottimo granito del Lagorai, e ancora meno quelli che frequentano assiduamente queste pareti. Certo, le pareti non hanno l’imponenza e la continuità di altre zone, però la bellezza dell’ambiente e di alcune lunghezze lascia il segno e, se si viene rapiti dalla magia delle rocce, dei prati, dei laghi e del silenzio, si torna su e su di nuovo, facendo volentieri il dislivello per raggiungere l’attacco. Geologia Le rocce del Gruppo Lagorai e Cima d’Asta sono di origine eruttiva, magmatica. La Catena del Lagorai, di matrice vulcanica effusiva, iniziò a formarsi 240 milioni di anni fa in seguito agli imponenti fenomeni eruttivi che diedero origine alla piattaforma porfirica atesina e che durarono vari milioni di anni. Rocce effusive, ovvero solidificate bruscamente in superficie in seguito a una eruzione. Il massiccio di Cima d’Asta, di matrice granitica intrusiva, si formò invece una trentina di milioni di anni prima, ovvero 270 milioni di anni fa. Rocce intrusive, ovvero che si sono solidificate attraverso lunghi periodi di raffreddamento all’interno della crosta terrestre per poi emergere suc-


cessivamente sulla spinta dei processi tettonici continentali. Sia i porfidi del Lagorai che i graniti di Cima d’Asta formano un complesso relativamente uniforme e poggiano su uno strato di rocce molto antiche di tipo metamorfico, che si sono quindi formate per trasformazione fisica e chimica sotto le grandi pressioni e le elevate temperature all’interno della crosta terrestre. Queste rocce emergono in alcune parti della catena ma per lo più rimangono nascoste sotto gli spessori delle coltri alluvionali e detritiche.

Il movimento dei ghiacciai durante le glaciazioni ha dato alle vallate la caratteristica forma a U e poi la lunga azione degli elementi ha dato alle montagne le forme attuali. Si possono notare i molti circhi glaciali e laghi rimasti un po’ ovunque. In molte valli si può notare una fascia bassa più chiara, segno tangibile del ritiro degli ultimi nevai rimasti.

In arrampicata sulla via del Diedro Alto, Sandri

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STORIA ALPINISTICA Cima d’Asta - Gruppo di Rava La prima storica salita fu compiuta nell’estate del 1906 dal valsuganotto Pompeo Tomaselli con due amici rimasti sconosciuti; insieme salirono per il versante meridionale la bella Cima Trento con difficoltà di II grado e furono proprio loro a dare il nome alla cima. Nel 1908 ci fu un primo tentativo da parte di due pionieri dell’arrampicata: Mario Scotoni e un compagno tentarono la salita della parete di Cima D’Asta. Bisogna poi aspettare il 1952 per rilevare una salita rimasta in ombra a causa delle poche notizie in merito. Ruggero Lenzi della SUSAT (sezione universitaria della SAT di Trento) e Mario Michelini della SAT di Borgo salgono la parete di Cima D’Asta in 6 ore con difficoltà di IV grado. Il tracciato preciso di questa ascensione non è mai stato identificato ma si può presumere che ricalchi grossomodo il tracciato della Via Roger. Nel 1957 sul Tombolin di Caldenave vengono tracciati due itinerari da cordate di alpinisti della Valsugana, su roccia alquanto delicata. Nel 1958 Giorgio Melchiori (la prima guida alpina della Valsugana) e G. Sent aprono una via sperduta su Cima Brunella e l’anno seguente lo stesso Melchiori con O. Pianta apre una via sulla parete sud di Cima D’Asta che diventerà la classica della parete. Nella seconda metà degli anni Sessanta O. D’Accordi e compagni compiono una sistematica esplorazione delle Torri di Segura, Cima Caldenave e Passetto, aprendo otto vie, mentre sulla Torre Gillo Cavinato realizzano un itinerario i veneti S. Zampiron ed E. Tisato. Negli anni Settanta c’è un notevole incremento dell’attività sulla parete di Cima D’Asta e vengono aperti diversi itinerari anche di notevole difficoltà, tra i quali spicca la Via del Diedro Alto dei padovani Marco e Maurizio Marchesini. Anche gli alpinisti della Valsugana riprendono a esplorare la parete tracciando la Via del Rifugio e la Milena. Gli anni Ottanta sono ricchi di nuove salite e l’evoluzione generale dell’arrampicata porta anche qui una ventata di innovazione. La cordata formata

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da Roberto Assi e Maria Elena Fiori sale la Punta di Lancia con un passaggio molto elegante, i padovani Marchesini ed Ellero salgono a loro volta la Via del Dado, i valsuganotti Daniele Lira e Franco Melchiori aprono la Via Roger. Franco Melchiori sarà l’interprete di spicco aprendo diverse nuove linee sulla parete di Cima D’Asta. Viene aperta anche la bella Via Franco a opera di Fabio Leoni e compagni. Nel Gruppo di Rava Franco Melchiori, V. Bastiani, R. Fratton aprono nel 1984 una bella via sulla parete nord ovest di Cima Brunella mentre nel 1988 Gianfranco Tomio e Mario Piasente salgono la tetra parete nord della Prima Torre di Segura con una bella via, tuttora irripetuta. Gli anni Novanta iniziano con l’apertura della Via Marietto da parte di Robero Assi e Daniele Lira, una bellissima salita di media difficoltà, ma l’attività maggiore si svolge nel Gruppo di Rava dove la cordata Gianfranco Tomio e Livio Compagno sale la parete nord ovest di Cima Trento con un itinerario che inizia subito a essere ripetuto. In seguito proseguono con un’altra via sulla parete del Primo Campanile di Val Orsera. Gianfranco Tomio e Carla Balduzzo continuano l’esplorazione aprendo diverse vie sulle pareti della Val Orsera. Compaiono anche le vie con l’uso sistematico degli spit posizionati con il trapano (a motore!). Flavio Simonetto e Mario Piasente aprono dal basso un lungo itinerario sulla grandiosa parete del Palon della Banca, la Via Gretel raggiungendo una punta che nominano Keiser Spitze. Gretel viene ripetuta ma nella parte alta, più difficile, qualche passaggio rimane ancora da liberare. Nel 1993 lo stesso Simonetto, Piasente e Tomio aprono un altro itinerario a spit sulla parete di Cima D’Asta, La Testa del Drago, salendo un evidente strapiombo con difficoltà di VII+. Poco dopo Simonetto e Piasente aprono una via sulla sud della V Torre di Segura con forti difficoltà in placca, la Via dei Pipigrifi, e quindi Simonetto si ripete con Marcello Volpe con un altro itinerario sulla IV Torre caratterizzato nella parte iniziale


da un bellissimo diedro. Mauro Giovanazzi e Paolo Calzà aprono una via molto diretta sul paretone di Cima d’Asta. Nel 1993 nasce la Via Pietro Pontalti ad opera di Cristoforo Groaz e Franco Corn sulla verticale parete formata dalla cresta che scende dal Palon della Banca, la stessa parete sulla quale, nel 2006, Matteo Faletti, Marco Molinari e Luca Caldini realizzano Il Nido Del Falco. Gianfranco Tomio e compagni approfondiscono l’esplorazione della Val di Rava. Nel 1994 Roberto Assi e compagni aprono un lungo itinerario sulla cresta che scende dal Palon della Banca, Gianfranco Tomio e Paolo Marconi aprono tre nuovi itinerari in Val di Rava e una bella via sulla Torre Mariano in Cima d’Asta. Anche Franco Melchiori apre Marco e Silvia in solitaria. In autunno G. Tomio, M. Piasente e G. Prandel aprono una via nuova su Cima Brunella iniziando una nuova esplorazione in direzione della Val Quarazza, successivamente nasce la Via dell’elicottero alla Torre di Fierollo, avviando l’esplorazione di un’altra zona che si rivelerà molto interessante. Dal 1995 inizia la sua attività nel gruppo Paolo Michielini di Montebelluna, che realizza alcune vie di carattere sportivo proprio sulle Torri di Fierollo, chioda diversi monotiri sia a Fierollo che sulla falesia di Costa Brunella, ed esplora diverse zone boulder. Negli ultimi due anni Alessio Conz ha aperto alcune vie sportive con diversi compagni: con Andrea Reboldi nasce nel 2009 Black Saba sulla Torre G. Cavinato, una bella via su roccia stupenda, poi con Alessandro Bernardi e Gianfranco Tomio realizza Supertramp e con Mario Piasente Vuoti di Memoria, entrambe su Punta Brunella, alla testata della stupenda Val Orsera su bel granito e ambiente da favola. Infine, nel 2011, Lo spirito dell’aquila ed Estizione garantita nella zona di Fierollo. Altri progetti sono già iniziati e le possibilità di aprire nuovi itinerari sono enormi. Turgiòn Sulla sinistra idrografica del torrente Vanoi, lungo la strada provinciale 56, provenendo da Canal San Bovo in direzione di Caoria, si trova una serie di belle pareti granitiche alte fino a 400 metri, quasi tutte accessibili in pochi minuti dalla strada sottostante. L’inizio dell’esplorazione di

queste pareti si deve a Flavio Veronese, padovano trapiantato a Treviso, che vede il Turgiòn per la prima volta nel 1983, ne rimane affascinato e inizia a studiarne le pareti preparandosi all’azione. Flavio comincia a frequentare la montagna a 12 anni e a 17 inizia ad arrampicare frequentando un corso alla scuola del Cai Padova, della quale diventerà poi istruttore. Flavio è anche un chiodatore, oltre cinquanta tiri alla falesia di Schievenin attrezzati con vari compagni. Ma è solo nel 1993 che Flavio Veronese e Alfredo Pozza, guida alpina di fresca nomina, iniziano l’avventura “Turgiòn”. Iniziano La storia infinita, una via di 6b, salita dal basso, che fanno terminare sulla rampa mediana ma che sarà completata, undici anni dopo, dal quattordicenne Fabrizio Rattin. Gelosi della loro scoperta, Flavio e compagni decidono di utilizzare per gli spit delle piastrine mimetizzate, dipinte di grigio e marrone, che non luccichino al sole rendendosi così visibili dalla strada. Negli anni si aggiungono altri compagni d’avventura: Gianluca Martini, Filippo Cenedese, Luiz Lamparelli (brasiliano, forte arrampicatore che ha lasciato la sua firma su Il Paese dei Balocchi), Corrado Dri, Michele Argenti, Bruno Crosato, Alberto Boscolo, Tiziano Albertella, che nel 2005 apre Easy Rider in solitaria, Marisa D’Incau, Giorgio Zambon, Fabrizio Rattin, e tanti altri. Nel 1996 Lamparelli e Veronese completano Pais dos brinquedos, Il paese dei balocchi, prima via d’arrampicata a raggiungere la cima. Negli anni seguenti il Turgiòn è letteralmente passato al setaccio ma si trova il tempo di esplorare anche qualcos’altro: Pretipizio, Cucù, eccetera. Queste esplorazioni portano al tracciamento di molte vie rimaste incompiute. Verso la fine del millennio Eugenio Cipriani con suoi compagni traccia alcune vie sulla prima parete della Val di Scala: roccia stupenda, attacco in tre quarti d’ora partendo dalla strada. Le vie sono state aperte in stile classico con tratti in artificiale e successivamente liberate con difficoltà fino al 7c. Queste vie non sono più state percorse. Nonostante il carattere sportivo degli itinerari, il Turgiòn rimane una parete alpinistica e come tale va considerata, si invita all’uso del casco

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ed è sicuramente sconsigliabile prendersi un bel temporale, in modo particolare al Boal dei Salti dove il canalone può trascinare sassi e tronchi. Vista la quota relativamente bassa e la favorevole esposizione si può arrampicare tutto l’anno, ma è consigliabile naturalmente evitare i periodi troppo freddi o nevosi e le giornate più calde dell’estate. Dal 2012 al 2016 Alessio Conz e Fabrizio Rattin hanno lavorato alla pulizia e riattrezzatura di parecchi itinerari e alla creazione della Falesia La Salina, con l’aiuto di altri ragazzi della Valle. Cauriòl-Colbricon Queste cime sono rimaste per molto tempo pressoché ignorate dagli alpinisti a causa della loro vicinanza alle Dolomiti e per la relativa brevità delle loro pareti. A parte due vie realizzate nel 1967 da G. Zortea e R. Loss sulla parete nord del Piccolo Cauriòl e qualche via alla Tognazza, solo a partire dalla fine degli anni 80 ci sarà qualche esplorazione, grazie a Ruggero Daniele e Giacomo e Renzo Corona in Colbricòn/ Ceremana e ad Aldo Leviti il quale, pur girovagando nel gruppo Tognazza-Cima d’Asta-Rava compie le maggiori realizzazioni sul Cauriòl. Per il Colbricòn bisognerà paradossalmente attendere fino a dopo il 2000, quando Francesco Pompoli, spesso in vacanza a San Martino, intuisce la potenzialità alpinistica di queste pareti e realizza con vari compagni alcune vie interessanti. Negli ultimi anni sono state aperte alcune vie nuove di notevole interesse da parte di Alessandro Beber con diversi compagni, e anche di Larcher e Giupponi. Tognazza Un discorso a parte merita la parete della Tognazza, che per la sua collocazione a breve distanza dalla strada del Passo Rolle e per la modesta altezza della parete è praticamente una “falesia multipitch”, anche perchè negli anni molti itinerari classici sono stati del tutto o in parte riattrezzati. Un gran lavoro di Manolo che qui ha firmato alcuni itinerari difficili e spettacolari e che si è dedicato alla manutenzione di altri percorsi minori. Ma l’attenzione verso la parete non si è esaurita e sono nate diverse vie nuove di carattere plaisir anche negli ultimi anni.

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Cima d’Asta, A. Conz


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Lagorai > Sottogruppo di Rava

SOTTOGRUPPO DI RAVA Il sottogruppo di Rava è sicuramente uno dei più selvaggi del Lagorai, costellato da torrioni e pareti esposti ad ogni versanti; qui prendiamo in esame le pareti che scendono dal Monte Castelletto su ben tre versanti (est, sud e ovest) e quelle che si trovano in Val di Rava, a ovest del Castelletto stesso. Dalle prime vie aperte negli anni ’90 da Gianfranco Tomio & C. alle ultime novità di oggi, una esplorazione lenta ma sistematica portata avanti soprattutto da parte di Alessio Conz e Paolo Michielini. Accessi lunghi e mancanza di punti di appoggio non incoraggiano la frequentazione ma ormai si trovano una serie di itinerari interessanti e ben attrezzati di grande soddisfazione in un ambiente veramente unico. ACCESSO Da Bieno proseguire in direzione Pieve Tesino per pochi chilometri poi andare a sinistra per Drio Silana e raggiungere il Camping Lagorai, continuare brevemente per poi seguire la prima stradina asfaltata a sinistra che sale fra le case. La strada prosegue brevemente e poi diventa sterrata, poco dopo si arriva al parcheggio con il divieto di transito, 1350 m

La parete principale della “Fata del Lago”, A. Conz

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Cima Brunella 

Cima Trento

Cima Costa Brunella

Cima Caldenave 

Lago Grande

Tombolin di Caldenave

Cimon di Rava

Tombolin di Rava Cima del Frate

Cima Primaluna Malga Ravetta di sopra 

Cima Ravetta

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Lago di Mezzo

06 Malga Rava di sopra

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Monte Castelletto

366

Malga Ravetta di sotto

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Lago Primo

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Monte Fierollo

Monte Tauro

02 Malga Rava di sotto

 Malga Fierollo di sopra Monte Spiado

01 365

Malga Fierollo di sotto

Spiado Camping Lagorai

Monte Silana

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01 Lagorai  Sottogruppo di Rava

TORRE DELLE STREGHE 1900 m La Torre delle Streghe è una bella torre isolata poco più a est della Torre di Fierollo, praticamente invisibile dal basso ma ben evidente scalando le vie della Torre di Fierollo.Sono state aperte due vie, una decisamente impegnativa interamente a fix e una più facile da integrare con friend.

ACCESSO Da Malga Fierollo di sotto attraversare in piano il prato verso ovest fino al limite del bosco. In prossimità di alcuni massi parte il sentiero che conduce alla base della Torre di Fierollo. Raggiunta la base della Torre di Fierollo aggirarla verso destra e risalire faticosamente il ripido canale erboso per un centinaio di metri, poi in obliquo verso destra giungendo alla base di una piccole torre staccata. Attraversare verso destra la base della piccola torre e poi in ripida salita per un breve tratto e poi attraversare verso destra fino a vedere la base della torre delle streghe. Salire l’ultimo tratto ripido fino alla base. In prossimità dello spigolo sinistro parte la via Macumba, un po’ più a destra, risalendo il canale erboso pochi metri, si trova l’attacco della via Gli Eretici. 0,40 h 1. MACUMBA (S) Alessio Conz, Stefano Michelazzi, 2012 Sviluppo: 130 m (5L) Difficoltà: 6c e A1 (6b obb)/S2/I Via interessante e impegnativa su roccia stupenda. I primi due tiri sono su placca molto tecnica. Dopo un tiro di raccordo su un canalino si affrontano altri 2 tiri verticali e atletici. Utile una staffa. 2. GLI ERETICI (S) Alessio Conz con Gianfranco Tomio, Fabrizio Rattin e Nelson Righetti Sviluppo: 130 m (5L) Difficoltà: 6b (6a obb)/SR1/I Materiale: alcuni friend piccoli e medi Bella via con tiri decisamente divertenti e ben protetti. Il terzo tiro è un po’ sporco di vegetazione ma ben arrampicabile. La via è protetta a spit ma da integrare con friend sul 3° e 4° tiro. Descrizione: L1: la via parte su una difficile placchetta e continua più facilmente fino alla sosta. 6a. 20 m. L2: superare una delicata placchetta e proseguire fino alla sosta di Macumba, dove conviene recuperare il compagno. 6b. 20 m. Poi scendere verso

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destra pochi metri nel canale erboso e raggiungere un’altra sosta più comoda da cui parte il terzo tiro. L3: salire per belle lame fino alla sosta di Macumba. 6a. 40 m. L4: attraversare il canalone su erba verso destra per raggiungere una bella paretina fessurata dietro allo spigolo e salire dritti fino a un alberello, poi uscire a destra alla sosta. 6a. 25 m. L5: salire dritti e alla fine della parete percorrere la esile cresta con mughi verso sinistra fino alla cima, poi andare ancora avanti un paio di metri fino alla sosta della via Macumba. 5a. 25 m. Discesa: in doppia dalla via Macumba. Prima doppia fino al canale erboso (conviene recuperare le corde), poi una doppia breve nel canale fino alla cengia. Da qui con due doppie alla base.


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6b A0 15m

20m

A1 6a

15m

40m

40m

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20m 6b

6c

20m

6a

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Torre delle Streghe, A. Conz

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Lagorai > Sottogruppo di Rava

FALESIA “LA FATA DEL LAGO” Bellissima falesia attrezzata da Alessio Conz su ottimo granito con 16 tiri per lo più in stile trad, a 2.150 metri di quota, inserita nello splendido scenario dei laghi di mezzo in alta Val di Rava. Esposta a Ovest, il sole arriva verso mezzogiorno e si riesce a scalare fino a sera prima che cali. Qualche tiro è stato salito da primi, qualche tiro solo da secondi, qualcuno non è ancora stato ripetuto (nella tabella si trovano tutte le info relative). Tutti i tiri hanno una sosta con 2 spit, catena e anello di calata. Solamente 2 tiri sono interamente protetti a spit, mentre su qualche tiro trad ci sono uno o due spit per garantire sicurezza. è possibile raggiungere la cengia superiore della falesia (attrezzata con corde fisse, necessaria imbracatura e longe) salendo al limite destro e risalendo una breve rampa erbosa fino alla sosta del primo tiro. Per raggiungere le soste di Crach Machine e Sequestro Emozionale seguire ancora per qualche metro una facile cengia dalla fine della corda fissa sulla cengia fino a una sosta di calata. Visto l’avvicinamento impegnativo è possibile utilizzare come base il bivacco di Malga Rava di sopra con 4 posti letto, a 15 minuti dalla falesia. L’acqua si trova al bivacco. ACCESSO Da Malga Ravetta di sotto proseguire dritti e al primo bivio andare a destra e raggiungere Malga Rava di sopra, 2030 m, 1,45 h dal parcheggio. Dalla malga proseguire sul sentiero per Forcella Ravetta superando il lago e risalire un breve tratto ripido, poi attraversare decisamente a destra puntando alla base della falesia, 0,15 h R. Arena

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1. SEQUESTRO EMOZIONALE 2. CRACK MACHINE 3. MEFISTO L1 4. MEFISTO L2 5. GLOBAL WARM L1 6. GLOBAL WARM L2 7. TRANGO 8. I GUARDIANI DELLA GALASSIA 9. ALESSIOGRAD 10. SUPERMAKKIA 11. ISVARA L1 12. ISVARA L2 13. SALVIAMO IL DODO 14. LONG WAY HOME 15. IL TARDIGRADO 16. COSÌ E BASTA 17. KARMA CONNECTION

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6a 7a 6a+ 6a? 6a/b 6b? 6a ? 6b 6c+ 6a+ 6a+ 6a+ 6b+ 6b 6b 5c

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25m 30m 25m 20m 20m 20m 28m 13m 32m 25m 25m 15m 20m 45m 32m 30m 20m

Diedrino fessurato. Fessura strapiombante e lame. Diedro fessura perfetto. Placca fessurata, 2 spit. Diedro fessura, 2 spit. Placca e poi diedro fessura, 1 spit. In comune con la 5 poi a destra. Fessura larga da incastro. Progetto. Fessura, 2 chiodi e 1 spit. Muretto facile e placca (spittata). Diedro fessura perfetto. Fino in cima, 1 spit. Diedro fessura. Lame e fessure. Fessure e diedro, 1 spit. Fessure. Diedrino (spittata).

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17 Lagorai  Cima d’Asta

L3: Salire il camino di destra per 40 metri (all’inizio di un diedro c’ è un chiodo), poi salire ancora 10 metri ad un masso appoggiato e sostare. IV. 50 m. L4: Proseguire su facili roccette entrando nel terzo camino fin sotto un tetto. III. 50 m. L5: Superare il tetto sulla parte sinistra. IV+. 15 m. L6: Proseguire facilmente fino a un masso incastrato. III. 50 m. L7: Salire fino alla cresta con bella arrampicata. IV. 30 m. Discesa: Dalla cresta si può facilmente raggiungere la cima oppure scendere verso nord fino al sentiero della via normale. 15. VIA LINO-EGIDIO Franco Melchiori, Fabio Ognibeni, 2 ottobre 1983 Sviluppo: 250 m. (7L) Difficoltà: IV/R2/II Materiale: dadi e friend Una delle salite più frequentate su roccia sempre buona, poche protezioni lungo i tiri però facilmente proteggibile con dadi e friend, le soste sono attrezzate con spit e anelloni. La linea si sviluppa dapprima su placche e poi per camini verticali. Dedicata a Lino Vesco ed Egidio Battisti caduti dalla Via Diedro Alto alla Torre Gillo Cavinato il 7 agosto 1983. Nome alla base. Attacco: dal rifugio imboccare il sentiero normale per Cima d´Asta ma abbandonarlo al primo grande dosso roccioso attraversando lungamente a sinistra verso la parete. L´attacco è sotto alla “Testa del Drago”, grande torrione sulla destra della parete con grandi strapiombi rossi a metà altezza. scritta LE in rosso alla base. Descrizione: L1: Salire sulla verticale dei bolli gialli per facile placca, poi per fessure e diedrino raggiungere la sosta a destra su una comoda cengetta erbosa. III. 35 m. , Sosta con 2 spit. L2: Proseguire sul diedrino e superare dei risalti (ch), quindi sostare poco sopra. III+. 50 m. L3: Seguire una serie di diedrini. III+. 35 m. L4: Obliquare a sinistra (ch) e risalire un canale tenendosi sulla destra fin sotto una paretina strapiombante. III+. 45 m. L5: Salire la paretina per un camino fessura e continuare per la paretina di

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destra, quindi attraversare alcuni metri a sinistra. IV. 50 m. L6: Per facili rocce si esce in vetta. 35 m Discesa: scendere arrampicando verso nord 16. LE DONNE DEL RIFUGIO Ruggero Daniele, Roberto Daniele, 15 settembre 2005 Sviluppo: 240 m (7L) Difficoltà: V+/RS2/II Materiale: martello e chiodi, nuts e friend. In parete chiodi e spit. Prima ripetizione: Mario Piasente e Peter Moser il 9 luglio 2006. Scalata divertente su roccia buona, molto ripetuta. La prima parte della via è logica e si trova facilmente, un po’ meno la seconda parte. Attacco: il primo tiro è in comune con la Via Lino Egidio. Raggiunta la parete al limite destro del lago risalire il ghiaione fino alla verticale di una macchia rossiccia. Nome alla base. Descrizione: L1: Salire sulla verticale dei bolli gialli per facile placca, poi per fessure e diedrino raggiungere la sosta a destra su una comoda cengetta erbosa. III. 35 m. , Sosta con due spit. L2: Diritti su placca fino a uno spit che si tiene a sinistra poi puntare a un diedrino inclinato sulla destra con un chiodo e proseguire fino alla sosta su una comoda sosta, IV+. 40 m. Sosta su un chiodo e uno spit. L3: Salire verso sinistra puntando ad uno spit poi salire brevemente un diedrino per poi spostarsi puntando uno spit rosso. Continuare con scalata su roccia molto lavorata fino a due chiodi e poi alla sosta, V+. 45 m. Sosta con due spit e cordone. L4: Partire verso sinistra in direzione di un evidente chiodo, poi dritti con scalata sostenuta per alcuni metri per poi uscire dalle difficoltà (attenzione ai blocchi instabili) fino alla sosta posta sopra un grosso masso sferico sulla sinistra, V e V+. 30 m. Sosta con due chiodi e cordone. L5: Direttamente sopra la sosta superando una placchetta liscia (ch.) e poi seguire una fessura obliqua a sinistra fino al suo termine, quindi iniziare ad attraversare verso destra in direzione di un evidente masso incastrato. Evitare il masso sporgente lasciandolo a destra e salendo sul lato


Cima d’Asta, settore destro

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34 Lagorai Tognazza

16. SAVIO - PAOLIN Marco Savio, Maurizio Paolin - 1987 Sviluppo: 220 m. (7L) Difficoltà: 6b+ (VI e A0) R2/I Materiale: 10 rinvii, serie completa di nut e friend, martello e un assortimento di chiodi Via alpinistica poco attrezzata, anche alle soste, con fessure intasate di erba. L1: 5b 45 m. L2:5b 35 m. L3: 5c 35 m. L4: 5b 35 m. L5: 5c 25 m. L6: 6b+ 20 m. L7: uscita sulla Valentino 4a 25 m. 17. TURINI Fernando Dell’antonio, Carlo Platter 1964 Sviluppo: 210 m. (7L) Difficoltà: 7a+ (6 e A2)/ RS2/I Materiale: 10 rinvii, martello e chiodi, qualche friend assortito Via storica protetta con chiodi normali e a pressione ad eccezione della penultima lunghezza (spit) e delle soste. L1: 5b 40 m. L2: 5c 40 m. L3: 6b 30 m. L4: 5b 30 m. L5: 6b 40 m. L6: 7a+ 15 m. L7: uscita sulla Baby Rabbit 4a 25 m. 18. GLI INAFFIDABILI Manolo, Cristina Zorzi - 1997 Sviluppo: 135 m. (5L) Difficoltà: 8a/S3/I Materiale: 12 rinvii Via sportiva molto tecnica per gli amanti dell’aderenza pura. L1: 6c 30 m. L2; 7c 25 m. L3: 7b: 20 m. L4: 7a+ 30 m. L5: 4a 30 m. Attacco: la via si stacca dalla seconda sosta della via “Turini”

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Tognazza, Dan


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