Val di Mello - Arrampicate Trad e sportive nella culla del freeclimbing italiano

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Prima edizione Luglio 2014 ISBN 978-88-98609-10-9 Copyright © 2014 VERSANTE SUD S.r.l. Milano via Longhi, 10, tel. 027490163 www.versantesud.it I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Copertina

Sui tiri finali di Luna Nascente (ph. Richard Felderer/CAMP)

Testi

Mario Sertori

Fotografie

Salvo diversa indicazione le immagini appartengono all'archivio di Mario Sertori

Tracciati sulle foto

Mario Sertori

Disegni

Eugenio Pinotti

Stampa

Monotipia Cremonese

Ringraziamenti Grazie a tutti gli amici che hanno collaborato alla stesura di questo volume fornendo notizie e relazioni: Alberto Marazzi, Luca Biagini, Carlo Caccia, Giovanni Ongaro, Marco Geronimi, Gianluca Maspes, Davide Spini, Ciro Zani, Marco Beltramini, Paola Pezzini, Paolo Vitali, Sonja Brambati, Tullio Parravicini, Luisa Fusi, Laura Doretti, Gianluigi Capuzzo, Tono Carasol, Enrico “Beno” Benedetti, Eraldo Meraldi, Richard Felderer, Matteo Tagliabue.

Nota

L’arrampicata è uno sport potenzialmente pericoloso, chi lo pratica lo fa a suo rischio e pericolo. Tutte le notizie riportate in quest’opera sono state aggiornate in base alle informazioni disponibili al momento, ma vanno verificate, e valutate sul posto e di volta in volta, da persone esperte prima di intraprendere qualsiasi scalata.

Sono particolarmente grato a Francesca Marcelli per l’editing e alcune immagini di scalata. Infine un ringraziamento speciale a Giuseppe “Popi” Miotti, Paolo Masa, Jacopo Merizzi, Mario Giacherio, Stefano Pizzagalli, Ivan Guerini, Luisa Angelici e agli indimenticati Tarcisio Fazzini e Antonio Boscacci che hanno arricchito il libro con i loro avvincenti racconti.


Il 2% del ricavato di questa guida viene reinvestito in materiale per attrezzare vie e falesie

Ad Antonio Boscacci, Lele Gianera e Tito Traversa

Mario Sertori

VAL DI MELLO

Arrampicate Trad e sportive nella culla del freeclimbing italiano

EDIZIONI VERSANTE SUD


Introduzione 4

Introduzione Se fosse in America, la Val di Mello sarebbe parco nazionale da almeno un secolo, in Italia per arrivare ad avere il riconoscimento di Riserva Naturale Regionale si è dovuto attendere il 2009 e c’è voluta quasi una sommossa popolare. Oggi per fortuna sono circa 5000 gli ettari tutelati, di cui 516 di “Riserva naturale integrale, ovvero di rispetto assoluto, dove l’accesso è precluso se non per motivi scientifici: un grande e importante risultato per tutti coloro che hanno a cuore la conservazione di questo luogo unico e prezioso. Gli arrampicatori possono star tranquilli: la fetta di valle off-limits è per la verità la meno appetibile per loro perché si trova sul versante in ombra (sinistra idrografica) e va da una quota di 1500 metri fino alla cresta spartiacque. In questo territorio l’uomo già da tempo ha abbandonato la monticazione estiva: ora, con la nuova regolamentazione, le alte valli Mezzola, Temola e Romilla diverranno strategiche per la vita di parecchie specie animali. Qui camosci, stambecchi, cervi, marmotte, martore, galli forcelli, orsi e lupi, potranno vivere in pace senza nessun intruso. Tra le vallate alpine la Val di Mello non ha paragoni: la sua singolarità sta soprattutto nelle formidabili pareti a picco su un tranquillo fondovalle pianeggiante, dove scorrono le acque verdeazzurre del torrente Mello. Queste muraglie monumentali si sono formate con l’azione instancabile dei ghiacci del Quaternario che nel loro scorrere lento e inesorabile, grattando la schiena sulle rocce che li ospitavano, hanno lasciato dietro di sé

lavagne smerigliate di granito accecante che bordano il versante esposto al sole, dal piano fino a una quota prossima ai duemila metri e costituiscono oggi uno straordinario terreno d’azione per i climber. Ai bordi delle placconate e sulle cenge sospese, germogliano ciuffi di faggi secolari e qualche altra rara creatura arborea, creando un intreccio vitale tra i vari elementi. L’atmosfera un po’ fatata da albori del mondo echeggia nei nomi delle strutture e delle vie che ricordano la fertile fantasia dei Sassisti, i ragazzi che negli anni 70 le hanno scoperte e valorizzate in ottica arrampicatoria. Prima di allora la Val di Mello era stata ignorata dagli alpinisti che l’attraversavano per raggiungere i luoghi alti del Màsino, forse ritenendo inespugnabili quelle fortezze di granito. I suoi abitanti, i ruvidi Mélat, avevano riservato accoglienze poco cordiali ai gentiluomi inglesi diretti a metà del 1800 all’esplorazione delle cime soprastanti. Ed è proprio dal paese di origine di questi contadini, giunti quassù, probabilmente intorno all’anno 1000, alla ricerca di erba per il loro bestiame, che la valle ha preso il nome. I Melàt non si accontentarono di accatastare sassi e coltivare le comode zone pianeggianti, ma per salire ai pascoli più remoti realizzarono alcune vie di comunicazione grandiose in relazione ai mezzi a disposizione, sentieri stupefacenti per logica e audacia. “Quello che più resta visitando la Valle, quello che più colpisce, aldilà delle cascate, del granito o del paesaggio, è questo sudore di secoli che vien fuori da ogni sasso, accumulato lì da centinaia di uomini che


qui hanno vissuto”. Scriveva Antonio Boscacci, uno dei pionieri della scalata mellica, nell’introduzione alla sua prima guida della valle. Raggiungere le vie di arrampicata consente anche di ripercorrere le loro tracce. Fate una sosta all’incredibile Stalla Ovale a 2000 metri di quota all’Alpe Qualido, realizzata nel corso di varie stagioni, dalla famiglia dei Della Mina, antenati degli attuali gestori del ristoro di Cà dò Scöma, cavando (ovviamente con piccone e badile) circa 600 metri cubi di terreno, sotto un enorme macigno. Osservate i buchi quadrati scavati nel granito, ancora ben visibili sulla traccia che sale in Val Qualido, che servivano a conficcare dei pali per proteggere il passaggio delle mucche: le vacche che andavano su quei pascoli avevano un ruolo fondamentale nella misera economia dei Melàt e se un bovino scivolava nel burrone era una tragedia al pari della morte di un familiare. Questo libro esce sette anni dopo Solo Granito, la guida delle arrampicate nel Masino, Bregaglia, Disgrazia, di cui la Val di Mello costituiva una parte minore rispetto all’alta quota del massiccio. Abbiamo pensato che quest’area così importante meritasse un’edizione a sé ed abbiamo lavorato ad un volume monografico di ampio respiro, dove ogni itinerario apparisse con il suo carattere e la sua forza; dalle vie dei pionieri, così innovative al momento dell’apertura, a quelle venute dopo, con qualche raro spit su placche all’apparenza indecifrabili, fino a tutte le più recenti scalate. Sette anni sono un periodo relativamente breve, ma in realtà pieno di novità che vanno ad arricchire un patrimonio di scalate già di per sè formidabile. Sono stati “scoperti” nuovi luoghi, come la Grotta del Ferro, il regno dei tiri di grado 8, lo

Scoglio della Ràsica, un pilastro movimentato e panoramico, Royal Arches, una parete selvaggia che assomiglia a quella californiana da cui ha preso il nome. Linee inedite sono poi apparse sulla muraglia del Qualido, sul Brachiosauro, sulle Dimore degli Dei, sullo Scoglio delle metamorfosi e sulle Sponde del Qualido. Itinerari con parecchio artificiale sono stati percorsi interamente in libera, realizzando performance di notevole valore. Si è anche cominciato, soprattutto ad opera delle Guide Alpine Val di Mello, a metter mano alle richiodature, rese necessarie dal deperimento del materiale in posto, ormai datato, ma sempre rispettando la distanza originaria tra le protezioni. A beneficio di coloro che perdono facilmente la via o qualche volta faticano ad arrivare all’attacco, abbiamo descritto minuziosamente i tiri e gli avvicinamenti. Insomma c’è del nuovo nella Valle, ma aldilà degli obiettivi verticali, ricordiamoci di essere in un in un luogo speciale, un microcosmo con una natura potente che si regge però su delicati equilibri: solo il suo rispetto, passando senza lasciare tracce, ma anche vigilando sulle attività più invasive dell’uomo, ne permetterà la conservazione.

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Indice e cartina 6

1 Sponde del Ferro 44 2 Placche Alte E GROTTA del Ferro 50 3 Pollice 54 4 Pappagallo 56 5 Pilastro di Val Livincina 64 6 Precipizio degli Asteroidi inf. 66 7 Precipizio degli Asteroidi sup. 88 8 Specchio di Archimede 116 9 Sperone Mark 120 10 Placche basse di Val Qualido 128 11 MONTE Qualido PARETE EST 130 12 Escudo DEL QUALIDO 160 13 Costiera dell'Averta 164 14 Trapezio d'Argento 174 15 Tempio dell'Eden 178 16 Sperone degli Gnomi 182 17 Brontosauro 185 18 Brachiosauro 188 19 Tirchiosauro 192 20 Sarcofago 195 21 Sponde del Qualido 198 22 Ittiosauro 204 23 Dimore degli Dei 207 24 Scoglio delle Metamorfosi 224 25 Mongolfiera 236 26 Placche del Giardino 241 27 Placca Romboidale 247 28 Stella Marina 250 29 Placche di Patabang 268 30 Alkekengi 274 31 PlaccONATa di Mani di Fata 282 32 Muro delle Vacche 286 33 Arcate/Pascolo 288 34 Avancorpo del Baratro 300 35 Sperone della MagĂŹa 304 36 Placche dell'arco stregato 310 37 Scoglio della Rasica 312 38 Muro del Torrone 316 39 Placche dell'Oasi 322 40 La Chiusa 327 41 Mosquito Coast 330 42 Royal Arches 332 43 Placche del Gatto Rosso 334

I PROTAGONISTI Giuseppe "Popi" Miotti Stefano Pizzagalli Ivan Guerini Jacopo Merizzi Tarcisio fazzini Simone Pedeferri Antonio Boscacci Paolo Vitali & Sonja Brambati Paolo Masa Mario Giacherio

48 62 82 84 86 158 168 248 260 278

LE STORIE Pejonassa Wall Oceano Irrazionale La qualitĂ non ha prezzo L'arrampicata in aderenza

87 106 112 171


S. Martino

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Osteria Gatto Rosso

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Val di Mello

12 Escudo 13 Costiera dell'Averta 14 Trapezio d'Argento 15 Tempio dell'Eden 16 Sperone degli Gnomi 17 Brontosauro 18 Brachiosauro 19 Tirchiosauro 20 Sarcofago 21 Sponde del Qualido 22 Ittiosauro

1 Sponde del Ferro 2 Placche Alte e Grotta del Ferro 3 Pollice 4 Pappagallo 5 Pilastro di Val Livincina 6 Precipizio degli Asteroidi parte inferiore 7 Precipizio degli Asteroidi parte superiore 8 Specchio di Archimede 9 Sperone Mark 10 Placche basse di Val Qualido 11 Qualido Parete Est

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34 Avancorpo del Baratro 35 Sperone della MagĂŹa 36 Placche dell'arco stregato 37 Scoglio della Rasica 38 Muro del Torrone 39 Placche dell'Oasi 40 La Chiusa 41 Mosquito Coast 42 Royal Arches 43 Placche del Gatto Rosso

23 Dimore degli Dei 24 Scoglio delle Metamorfosi 25 Mongolfiera 26 Placche del Giardino 27 Stella Marina 28 Placche di Patabang 29 Placca Romboidale 30 Alkekengi 31 Placconata di Mani di Fata 32 Muro delle Vacche 33 Arcate/Pascolo

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Val di Mello – Precipizio degli Asteroidi

Precipizio degli Asteroidi PARTE INFERIORE (ALTARE) Il Precipizio degli Asteroidi è l’enorme pilastro che incombe grandioso sul primo tratto della Valle di Mello e come un’immensa colonna, borda la parte bassa della Val Qualido nel suo lato occidentale. Il suo nome provocò una piccola querelle tra i primi salitori e i primi ripetitori di Oceano irrazionale, la prima via aperta sulla struttura. Per Ivan Guerini, primo salitore, la struttura nel suo complesso si doveva chiamare Precipizio degli Asteroidi, mentre Antonio Boscacci, primo ripetitore, battezzò Abisso il pilastro e Altare la parte inferiore, sottostante la grande cengia obliqua, dove corre la sua via Cerchio di Gesso. Nella bibliografia sulla Valle si trova accreditata quest’ultima definizione, anche se comunemente tra gli arrampicatori per Precipizio degli asteroidi si intende tutta la parete, compresa la parte bassa. Accesso: dal parcheggio della Val di Mello salire - poco prima dell’Osteria del Gatto Rosso - per tracce evidenti tenendosi a destra (sinistra idrografica) del greto del torrente Livincina. Prima di giungere a ridosso del muro roccioso che chiude la valle, obliquare verso destra, costeggiando le rocce ed entrando nel bosco, fino alla base di una placca staccata di colore biancastro con un diedro/canale chiuso in alto da un tetto (0.45/1 ora.). Per arrivare agli attacchi di Divieto di sosta e Piedi di Piombo si percorre una lunghezza di corda lungo il diedro/canale aggirando a dx un tetto spesso bagnato, lungo una lama rovescia ed entrando in un diedro erboso che conduce al bosco (5c 1ch. – L1 de Il Cerchio di gesso) alla base della placconata superiore. Per raggiungere l’inizio delle vie si risale verso sinistra fino ad un diedro strapiombante. Attacco di Piedi di Piombo.(ore 1.30). Discesa: in doppia dalla via Piedi di piombo,

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la prima calata parte dalla cengia obliqua del Precipizio degli asteroidi, (2 spit fix 10 mm, Raumer, con anello di calata) sull’evidente bordo roccioso, poco più a valle della partenza di Self Control e contrassegnata da un ometto di pietre. Si tratta di 4 doppie da 50m da ancoraggi a spit di cui la terza è da una sosta spostata di circa 10m a dx, faccia a monte, della linea della via e deposita al bosco sospeso. Dopo un breve tratto di cammino nel bosco, in discesa verso sx (faccia a valle) si giunge ad un albero con cordoni dal quale ci si cala per 30m fino alla base. Una seconda agevole soluzione è quella di utilizzare le calate della via Condannati al movimento. Dall’attacco inconfondibile di Self Control, scendere sulla cengia fino a pochi metri da un grosso abete e prima che il sentiero cambi pendenza. Prendere a sinistra verso un crinale roccioso con alcuni faggi. Conviene fare una prima breve calata (15m) da uno dei faggi, fino alla sosta finale della via Condannati al movimento, che si trova su una placchetta a dx di altre piante (faccia a monte). Con due doppie su placca appoggiata, si arriva ad un boschetto, leggermente a sx (faccia a monte) dove è attrezzata una terza calata da un albero. Scendere tenendo leggermente a sinistra (viso a monte – seguendo gli spit vicini) per 30m fino ad una cengia sospesa. Da qui una calata da 60m deposita agli alberi sotto la parete. Scendere ora camminando verso sinistra per il bosco, poi contornare una placca e seguire sempre a sinistra una cengia alberata e il canale successivo che con qualche passo di facile arrampicata nel tratto finale porta al sentiero di accesso alle vie della parte Inferiore del Precipizio/Altare. Volendo far prima, si può scendere a piedi dalla cengia obliqua del Precipizio sul sentierino (via di accesso al Precipizio), fino al boschetto poco prima del


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Val di Mello – Precipizio degli Asteroidi 68

traverso orizzontale verso la sosta a spit che dà accesso alla gola della Val Livincina. Una volta al boschetto traversare a sinistra (faccia a valle) fino all’albero con cordoni e anello di calata della S4 di Condannati al movimento e da lì con due sole doppie si arriva alla base. 1 FRIPEDI CECILIA F. D’Alessio, D. e P. Andrich, 1994 250m (7L) 7b (6a+ obbl.)/S2/II Curioso itinerario che sale nella gola formata dal torrente Livincina. Prima parte su placchette, poi un diedro obliquo e il tetto seguente danno accesso alla bella placca finale che termina sul sentiero d’avvicinamento alla parte alta del Precipizio. Alcuni spit mancanti o rovinati nei primi tiri a causa delle slavine solite percorrere questo tragitto. Possibile evitare i primi due tiri sulla sinistra percorrendo cenge erbose, oppure dal bosco all’attacco della via seguente – Condannati al movimento – traversare in discesa a sinistra fino alla partenza della L4. Materiale: qualche friend piccolo. In via spit 8 mm e fix 10 mm Attacco: questa via si trova all’estrema sinistra della parte inferiore del Precipizio. Dal parcheggio della Val di Mello, salire - poco prima dell’Osteria del Gatto Rosso - per tracce evidenti tenendosi a destra (sinistra idrografica) del greto del torrente Livincina fin sotto il salto roccioso dove scende la cascatella. Traversare il torrente e proseguire fino ad individuare su una placchetta, sulla sx della cascata, il primo (spit 8 mm) della via (30 minuti). L1 Placchetta con passo difficile all’inizio. 20m, 6b. L2 Verso dx salendo uno spigolo liscio. 25m, 6b L3 Salire verso dx, poi traversare qualche metro a sx e proseguire dritti facilmente. 45m, 5a. L3 bis Traversare facilmente i torrente e fare sosta alla base di una placca sovrastata da un tetto. 30m, Facile. L4 Salire fino al tetto e seguire la fessura di

fondo verso sx. 35m, 6b. L5 Dritti superando alcuni risalti atletici. 15m, 7b (6b e A1). L6 Verso sx, poi con andamento sinuoso sulla placca fessurata e infine decisamente a sx alla S6. 35m, 6b. L7 In obliquo a dx, poi con percorso serpeggiante sulla placca lisciata dall’acqua fino al terrazzo dove transita il sentiero di accesso alla cengia obliqua del Precipizio. 40m, 6a+. Discesa: in doppia lungo la via oppure a piedi lungo l’itinerario di accesso alla parte alta del Precipizio degli asteroidi. 2 CONDANNATI AL MOVIMENTO F. Magri, A. Rossi, 2009 180 m. (6L) 6c+ (6a+ obbl.)/RS2/II Bella e varia, questa via si sviluppa su una struttura appartata, tra la gola del torrente Livincina e l’Altare vero e proprio, dal quale è separata da un profondo camino. Materiale: una serie di friend dallo 0 al 2. In via spit e chiodi. Accesso: dal parcheggio salire - poco prima dell’Osteria del Gatto Rosso - per tracce evidenti tenendosi a destra (sinistra idrografica) del greto del torrente Livincina. Giunti a ridosso dei primi salti rocciosi seguire la traccia di sentiero verso dx che sale per un centinaio di metri fino alle prime strutture rocciose. Una ventina di metri a sx dell’attacco di Attenti a quei due, (spit fix su risalto verticale) salire per un bosco ripido (facile placchetta all’inizio) in diagonale verso sx fino ad arrivare alla base di una placca ondulata. Aggirarla a sx e risalire ancora nel bosco per circa 50m fino ai piedi della parete dove ha inizio la via. Attacco: è sopra e a dx di alcuni faggi secolari (spit a 7/8 m dal faggio più alto). L1 Bel muro nero con roccia lavorata da percorrere in obliquo a sx con andamento sinuoso. 35m, 6c+ (6 spit e 1 ch.). (Primo spit un po’ alto: attenzione!) L2 Traverso in placca a sx poi fessura verticale e lama (da attrezzare) fino ad un alberello. 25m, 6a+ (2 spit)


L3 Fessurino in obliquo a sx fino ad una cengetta con alberi. 15m, 6b (1 ch. e 2 spit) L4 Placca ben chiodata, ma difficile, fino alla cengia alberata. 30m, 6c (6a e A1) (6 spit) L5 Scendere leggermente a dx sulla cengia e salire una bella e facile placconata 35m, 5b (4 spit) L6 Placca con roccia splendida, poi lama/fes-

sura in obliquo a dx. Dall’ultimo spit superare una pancetta ammanigliata e proseguire verticalmente fino ad uscire sulla sommità. 40m, 6b (5 spit e 1 chiodo) Discesa: in doppia lungo la via, oppure a piedi lungo l’itinerario di accesso alla parte alta del Precipizio, che si raggiunge, dall’ultima sosta risalendo una ventina di metri facili.

sentiero di accesso alla cengia obliqua del Precipizio

sentiero di accesso alla cengia obliqua del Precipizio

6a+ 6b

6b

PRECIPIZIO DEGLI ASTEROIDI PARTE BASSA (ALTARE)

5b cengia

7b 6c 6b 6b facile

6a+ 5a

sentiero di accesso alla cengia obliqua del Precipizio

6c+ 6b 2

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Val di Mello – Precipizio degli Asteroidi

Cuore di ghiaccio

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Val di Mello – Precipizio degli Asteroidi

3 ATTENTI A QUEI DUE S. Pizzagalli, D. Soldarini, 2002 340 m. (8L) 7c+ e 1 p.a. (7a obbl.)/S3/III RP S.Pedeferri (1p.a.) Difficile salita in placca con chiodatura a tratti molto distanziata. Incrocia, ed ha la partenza in comune, con il primo tiro di Divieto di Sosta (quarto di Attenti quei due) Materiale: friend piccoli e medi. In via spit fix 10 mm. Attacco: a dx della striscia di bosco che sale alla partenza della precedente, su una placchetta sovrastata da un risalto strapiombante di roccia nera (spit). Circa 70 metri prima del diedro/canale che porta al bosco sospeso. L1 Placca con risalto, dopo il 2° spit, a dx a cengia erbosa e ancora 2 spit in obliquo a dx alla S2. 30m, 6c+ (4 spit) L2 Lama poi placca con 1 p.a all’ultimo spit. 40m, 6c+. (5 spit e 1 ch.) L3 In placca verso sx, poi dritti. 50m, 6c. (5 spit) L4 Tiro in obliquo a dx sopra il diedro strapiombante di Piedi di Piombo 45m, 7c/7c+. (6 spit) L5 Dritti e al secondo spit a dx . 25m, 7b. (6 spit). Per salire in libera si passa a destra sotto l’ ultimo spit senza rinviarlo. L6 Dritti in placca. 35m, 7a+. (7spit). L7 Dritti in placca. 35m, 7a. (5 spit). L8 Dritti, 2 spit, 6c, poi più facilmente. Dopo 50m si può attrezzare una sosta su friend. (il tiro in totale misura 70m). Discesa: in doppia su Piedi di Piombo. 4 DIVIETO DI SOSTA T. e O. Fazzini, L. Gianola, 1987 150 m. (4L) 6c+ (obbl.)/RS3+/III Linea selettiva con duri passi obbligatori lontano dalle protezioni. L’ultimo tiro è più di 60m! Materiale: corde da 60m e una serie di friend fino al n.4. In via spit molto distanziati. Richiodata a fix 10 mm inox da Giovanni Ongaro, rispettando l’originale posizione delle protezioni.

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Attacco: dalla placca chiara (vedi accesso Precipizio degli Asteroidi parte inferiore - Altare) si percorre un diedro/canale aggirando a dx un tetto spesso bagnato, lungo una lama rovescia ed entrando in un diedro erboso che conduce al bosco. (5c 1ch. – L1 de Il Cerchio di gesso). Per raggiungere l’inizio della via si risale nel bosco verso sinistra fino sotto la parete principale (ore 1.30). Divieto di sosta inizia su placca con striscia nera, a sinistra del diedro di partenza di Piedi di piombo. L1 A sx del diedro di Piedi di piombo in placca ad una lama, poi su placca ripida alla S1. 30m 6c+ (3spit) L2 A dx sulla striscia nera, quindi dritti alla S2. 40m, 6c (2spit). L3 Su una splendida lama fino alla S3, 25m, 5c. L4 A sx verso una vena bianca, poi traversare un poco a sx, quindi salire verso lo spigolo che conduce alla cengia obliqua. S4 60m, 6a+(4 spit). Discesa: in doppia sulla via oppure a piedi lungo l’itinerario di accesso alla parte alta del Precipizio. 5 PIEDI DI PIOMBO D. Facchinetti, A. Farina, G. e R. Prina, C. Valtorta, 1985 dall’alto 210 m. (6L) 6c (6b obbl.)/RS2+/III Una delle prime vie a spit in Val di Mello (e una delle poche chiodate dall’alto), riattrezzata con spit fix inox 10 mm, mantenendo però la distanza originaria tra le protezioni. L’itinerario è molto bello e aereo ma piuttosto impegnativo per chi non è abituato alle placche. Possibilità di abbinarla alle vie della parte superiore del Precipizio, ottenendo così sviluppi di oltre 500m. A metà dell’ultimo tiro, possibile scappatoia a sinistra per facile cengia. Materiale: nut e serie di friend fino al n.3 Attacco: come per la via precedente. Inizia nell’evidente diedro a destra di Divieto di sosta.


Cengia del Precipizio

6a+ 6c

6a+ 6a+

7a 6a

7a+

5c

6b

6c

7b

6a+

PRECIPIZIO DEGLI ASTEROIDI PARTE BASSA (ALTARE)

7c/7c+ 6c

6c+

5 4

6c

bosco sospeso

6c+,1pa

6c+ 5c 3 5

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Val di Mello – Precipizio degli Asteroidi

L1 Percorrere tutto il diedro uscendo a sx alla S1. 40m 6c (alcuni ch. nel diedro). L2 Per erba ad un arbusto quindi lama verso dx, segue placca a sottili lamette e infine una fessura che porta alla S2. 25m, 6a+ (3spit e 1 ch.) L3 Fessura obliqua a dx poi placca verso sx e infine breve lama e muretto. 30m, 6b (4 spit e 2 ch.) L4 In placca a sx acciuffando la bella lama obliqua a dx che si segue fino alla S4. 30m, 6a (1 ch.) L5 Dritti ad un buco, poi a dx, quindi dritti (spit) passando un muretto e prendendo una lama obliqua a dx e infine una placchetta alla S5. 35m, 6a+. (1 spit e 1 ch.) L6 Dritti ad una lama rovescia, poi in placca verso sx (spit e chiodo). Dal chiodo a dx salendo ad un ripiano, aiutandosi con un fungo sulla sx si arriva a uno spit su muretto, che superato, conduce alla cengia obliqua del Precipizio degli Asteroidi. 50m, 6a+. Discesa: in doppia sulla via fino alla S3, poi con 1 calata diretta posta circa 10 m a dx della via (faccia a monte) si giunge al bosco sospeso. Scendere un breve tratto verso sx (faccia a valle) fino ad un albero con cordoni di calata e con un’ultima doppia da 30m alla base. 6 NON SEI PIU’ DELLA MIA BANDA S. Pizzagalli, D. Soldarini, C. Romano, S. Gaffuri, 1993. RP S. Pedeferri 2010 670 m. (16L) 8a (7b+/A2 - 7a obbl.)/IV Grandioso itinerario molto continuo in arrampicata libera. Materiale: serie di microfriend (doppie le misure grandi) 2 serie di friend dallo 0.5 al 3. Triplo il n.2. Una serie di nut. In via spit e chiodi. S8 e S9 da attrezzare con friend, le altre attrezzate a spit o su alberi. Attenzione ad alcune lame in L8,9,10. Accesso: dalla base della parete che conduce a Divieto di sosta/Piedi di piombo, (grande ometto di pietre) continuare a salire per tracce verso destra fin sulla verticale di un evidentissimo enorme tetto posto sullo spigolo della

parete inferiore del Precipizio – che lo separa dalla Val Qualido - chiamato “Naso”. (Attacco di Pejonasa Wall). Attacco: a sinistra di un’evidente lama (Pejonasa wall), su ripido risalto sovrastato da un tetto triangolare. L1 Muretto poi diedro 30m, 7b+ (1 ch. e 1 spit) L2 Dritti sul diedro/fessura 35m, 7b L3 Ancora diedro/fessura verticale uscendo alla fine a dx alla sosta 30m, 6c. (1 ch.) L4 Seguire la fessura diedro 50m, 7a+ L5 Superare il tetto sulla dx (3 spit), quindi a sx alla S5 20m, 7c.(l’originale passava a sx del tetto) L6 Dritti per diedro/fessura (2 ch. e 1 spit), quindi a dx poi dritti su muro con 5 spit uscendo infine a sx alla S6. 50m, 7c. L7 Salire ad un diedro (ch.), scavalcarlo a sx in obliquo (2 spit), poi dritti fino alla cengia mediana. 20m, 7a La via originale seguiva il diedro verso dx. L8 Diedro verticale (1 ch.) 35m, 7b. L9 Lunghissimo diedro dal quale si esce a sx sotto un tetto per poi piegare ancora a dx (2 ch. e 1 spit) 60m, 8a. L10 Dritto ad un ch. poi obliquare a sx (5 spit) fino alla S10 25m, 7c. L11 In obliquo a sx (2 spit) poi dritti (4 spit) fino alla sosta su cengia. 45m, 7c L12 Dritti (2 spit) poi a sx e infine ancora a dx alla sosta su cengia. 50m, 6a. L13 A dx di un diedro (2 spit), poi piegare a sx e scavalcarlo in placca e da un ultimo spit traversare a sx ad una cengia erbosa.40m, 7b. L14 In obliquo a dx. 30m, 6a. L5/L16 con due tiri da 60m, max 4c ci si congiunge all’uscita di Oceano irrazionale. Discesa: nella parte inferiore sono state attrezzate delle calate da 50m su spit e catene, poco a destra della via. Se si completa l’itinerario, la discesa avviene, come per le altre vie che finiscono sulla sommità del Precipizio, dalle soste di Anche per oggi… o dalla Val Livincina.

Simone Pedeferri, Non sei più della mia banda, Precipizio (ph Richard Felderer)g 74


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I protagonisti

Ivan Guerini Nasce nel giugno del 1954 a Milano. Frequenta il liceo artistico a Brera. Nei primi anni ‘70, scendendo dalle Cime di Chiareggio ha l’incontro folgorante con le pareti del Cameraccio e il mondo di granito allora ancora inesplorato della Val di Mello. Da questa visione Ivan parte per un cammino di scoperta, prima scalando i massi sparsi sul fondovalle, passando poi alle strutture rocciose più importanti. Trova una baita a Cà di Rogni, sotto la cascata del Ferro, e comincia il suo Gioco - Arrampicata, con un gruppetto di amici, Monica Mazzucchi, Mario e Giuseppe Villa, Vittorio Neri, Umberto Villotta, Adriano Balzarelli. La prima via ad essere aperta è Cunicolo Acuto sul Sarcofago, una breve scalata che passa attraverso un caratteristico camino. È il 13 agosto del 1975. Poi ci sarà, il 3 e 4 aprile del 1976, Il Risveglio di Kundalini, un viaggio attraverso i vari stili di arrampicata che si snoda con percorso logico sulla grande parete sopra Cascina Piana. Ivan Guerini e Mario Villa bivaccano volutamente sulla cengia mediana: “ per rimanere più a lungo sulla parete, per meglio assimilare i passaggi, il loro significato e per conoscere situazioni che probabilmente, se avessimo corso, non avremmo nemmeno considerato”. Gli echi di queste avventure attirarono in Valle anche un gruppetto di giovani valtellinesi, che fremevano per entrare nel mondo dell’alpinismo, ma che non volevano sottomettersi alle regole autoritarie che lo governavano. È in una discussione con i poco lungimiranti responsabili della sezione del CAI di Sondrio che i nostri sono battezzati dispregiativamente “Sassisti”. Tra loro Giuseppe Miotti, Gianpietro e Paolo Masa, Giovanni Pirana, Federico Boffini, Guido e Jacopo Merizzi, Federico Madonna. «Ivan viveva in una baitella e da lì partiva alla volta delle pareti e dei sassi arrampicando a tempo pieno - racconta Miotti -. Bisogna dire che furono proprio la sua sensibilità e la sua bravura che aprirono la strada e la mente anche ai Sassisti. Ivan era un po’ come il messia del “nuovo verbo”, parlava dolce e difficile e parlava, allora, anche di una specie di amore universale con le rocce e sulle rocce. L’armonia che lui tanto predicava era certo assai attraente e noi tutti, grezzi provinciali, attraversammo un periodo di profondo invaghimento per il personaggio

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(mi risulta che la cosa sia comune a tutti quelli che hanno conosciuto Ivan). Guerini fu il primo in tutti i sensi e non solo in Lombardia; fu il primo ad arrampicare sui massi con fini che non fossero quelli del mero allenamento, fu il primo a capire quanto fosse importante un allenamento specifico e costante e fu il primo ad aprire itinerari concepiti e risolti quasi sempre in funzione dell’arrampicata libera». Nel giro di pochi anni Guerini inventa: l’Alba del Nirvana, Tunnel Diagonale (1976), Mixomiceto, La Sfera di Cristallo,Il Gioco dello Scivolo, Il Giardino delle Bambine Leucemiche, Vortice di Fiabe, Oceano Irrazionale, Il Vaso di Pandora e Dove passa il fiume, tutte datate 1977. Sempre nel 1977 riesce, con Vittorio Neri, Guido Merizzi e Mario Villa a venire a capo della complessa e difficilissima parete est del Picco Darwin con Naufragio degli Argonauti (VIII e A3). Sul versante opposto della stessa punta, tre anni prima, aveva salito Ida e Maite (VII e A0), mentre sulla sovrastante muraglia della Punta Meridionale del Cameraccio, Il Pilastro degli Dei (VII+) ed infine aveva messo piede, nel 1973, anche sulla caratteristica guglia posta poco a Est, e battezzata Torre del Moai. Perduti nello spazio (600m, VII) sull’Anticima del Cavalcorto è del 1977. Nel 1979 pubblica Il Gioco-Arrampicata della Val di Mello, la prima guida sulla Valle, un libretto di poche pagine ma estremamente innovativo nel panorama editoriale dell’epoca, soprattutto per i disegni artistici e il linguaggio moderno, ma che presenta solo le sue creazioni, ignorando tutto il resto. Nell’introduzione Ivan ci accompagna in Valle consigliandoci di: «Riallacciare i contatti con la natura, e come amici prendersi per mano, e scoprire noi stessi, e finalmente comunicare. E percepire non solo il tipo di realtà che ci viene sottoposta quotidianamente, bensì le diverse realtà di cui è composta l’esistenza. Non è cosa difficile comprendere, osservando le mutazioni delle stagioni, come esse abbiano una similitudine con la nostra vita» Dopo l’uscita del libro Guerini lascia la Valle per dedicarsi a zone meno frequentate e a pareti remote di Orobie, Mesolcina e Val Grande. Di quest'ultima ha pubblicato un volume nel 1999. Intensa anche la sua attività solitaria su vie classiche: Mauri/Ratti alla Punta Chiara (400m, VI) in


circa 1 ora nel 1976, nel 1978 la Via dei Comaschi al Cavalcorto (350m VI), la Via Boga alla Punta Allievi (600m VI) e parecchie delle vie meno ripetute delle Grigne, in Dolomiti nel 1979, il Diedro Armani al Croz dell’Altissimo (Brenta, 700m, 4 ore), il Diedro Aste al Crozzon di Brenta (900m, 3 ore e mezza), la Steger al Catinaccio (600m, 2 ore), la Eisenstecken alla Roda di Vael (350m, 2 ore), la Via dei Fachiri e la Lacedelli alla Cima Scotoni (entrambe 600m, 3 ore e mezza e 4 ore e mezza rispettivamente), la Costantini/Apollonio alla Tofana di Rozes (550m, 2 ore e mezza) e il coriaceo Diedro Cozzolino al Piccolo Mangart di Coritenza (800m, 5 ore). Tornando nel Màsino/Bregaglia sono da ricordare le grandiose vie aperte sul Sasso Manduino: Tramonto della Luna (900m, VI+, nessun ancoraggio intermedio) e Nelle stanze del passato (900m, VII-, 2 nut intermedi) (1978 e 1983). Ancora sul Manduino, nel 1979, Guerini traccia in solitaria Trapasso nel vero (1000m, VII+, con due tentativi di autoassicurazione falliti e materiale lasciato in parete per documentare il proprio passaggio). Concludiamo con le “vie in falesia salite in libera a protezione naturale”, per le quali Ivan tiene a precisare che si tratta d’itinerari lungo i quali le difficoltà sono concentrate in brevi tratti e che, proprio per questa ragione, risultano non confrontabili con le vie di continuità percorse utilizzando gli spit. Ricordiamo infine che Guerini non è Accademico del CAI, Guida o Istruttore e nemmeno sponsorizzato e sulle falesie del comprensorio lariano, ha aperto in tutto circa novecento vie non utilizzando (ne attrezzandole) spit/fix per evitare di trasformarle in palestre*. Mario Sertori

“La mia esperienza nella Valle non ha rappresentato una “via di fuga” come reazione alle responsabilità e alle insoddisfazioni esistenziali, né un “motivo di contesto” in rapporto ai dissidi sociali che travagliavano l’Italia in quel periodo. Per me, si trattava di una esperienza disancorata dal “mito della contestazione” che nel mondo naturale giostrava chi allora era ammaliato da una eredità politica. Mia madre, entusiasmata dal mio trasporto per la Valle, mi trovò in loco un punto d’appoggio dove trascorrere i fine settimana. Così la baita divenne un vero e proprio osservatorio sulle particolarità di quel mondo singolare. I miei occhi di adolescente guardavano quelle placche sterminate che si alzavano dal fondovalle al cielo, e brillavano al primo sole nelle terse mattine dopo la pioggia. Così mi ritrovai spontaneamente a salire per pareti assai difficili, rispetto alle mie capacità di arrampicatore ancora agli esordi. Quelle placche da “sogni ad occhi aperti” di un giovane sparuto divennero in pochi mesi i primi percorsi esplorativi su una pietra senza pari, che permetteva un’arrampicata libera assolutamente naturale. Quell’arrampicata libera autentica, che in futuro sarebbe stata annientata dai tracciati ad infissi geotecnici permanenti. Con l’andar del tempo, riconobbi in me una natura da scopritore, e scaturì il percorso conoscitivo che intrapresi, non rivolto nostalgicamente al passato, ma rivolto espressamente alla capacità di percepire l’essenza intima della pietra. Rammento con gioia le sensazioni di ciò che allora scoprivo: di come l’ombra della stagione invernale, cristallizzando ogni rumore, rivelava i sussurri discreti del luogo. I giorni in baita, in attesa del bel tempo, alla luce fioca delle candele, evidenziavano il valore di “restare” in un luogo per apprezzarne l’essenza, udire lontano il soffio delle slavine come voce del disgelo primaverile. Fermarsi nelle miti distese fiorite come in quelle pietrificate, osservati dagli sguardi degli animali incuriositi. Per arrivare a comprendere che animali, piante e pietra hanno nel mondo la stessa straordinaria importanza. Osservare la fisionomie delle strutture rocciose per capirne l’espressione delle forme, capire che i lati dei massi erano miniature di pareti. Capire che gli itinerari facili valevano al pari di quelli più difficili”.** * Parte del curriculum è tratto da un’intervista a Ivan Guerini di Carlo Caccia apparsa su www.intraisass.it/ritratto06htm. ** Meridiani Montagne N° 59 - Val di Mello. Pag. 73 - Testimonianze, di Ivan Guerini.

Ivan Guerini (Il gioco arrampicata..., Zanichelli 1979)h 83


I protagonisti 84

Jacopo Merizzi Nasce nel 1959 da una famiglia valtellinese di nobili origini. A 13 anni è un adolescente vivace e incline allo sberleffo, già pervaso da un incontenibile senso dell’avventura. Si improvvisa arrampicatore e tenta la scalata di una parete sospesa sui vigneti sotto casa. Ad un tratto, un chiodo sputato dalla fessura che non lo vuole accettare lo catapulta in un letto d’ospedale con una prognosi riservata. Questo è l’incipit della carriera di Jacopo, che l’anno successivo, invece di cambiare attività, si ingaggia da solo sulla Corda Molla al Disgrazia, un vione di tutto rispetto in alta montagna. A 16 anni con la Nord del Disgrazia è già un alpinista completo. La sua insofferenza per le regole e per gli ambienti conservatori lo porta a cercare forme nuove d’interpretazione dello sport verticale. Quando Ivan Guerini “scopre” la Val di Mello, Jacopo, annusando l’aria di libertà che giunge da quel luogo misterioso, ne è subito attratto e assieme a un gruppetto di ragazzi, i “Sassisti di Sondrio”, si dedica anima e corpo alla sua esplorazione. Con Antonio Boscacci costituisce una formidabile cordata alla quale si devono un gran numero di nuovi itinerari, alcuni dei quali divenuti leggendari. Questo nuovo modo di concepire l’arrampicata, alleggerito dalla lotta con la montagna e dal mito della vetta, e visto al contrario, come un gioco piacevole e leale, viene esportato dalle solari strutture di fondovalle alle più severe muraglie in quota, regno dei veri alpinisti. Nell’estate del 1977 Jacopo, il fratello Guido, Giuseppe Miotti, Giovanni Pirana e Federico Boffini, tutti altrettanto giovani e forti della preparazione sulle lisce piastre melliche, individuano un bel pilastro inviolato sulla NW del Badile e vi aprono la via Chiara, una linea logica che risolvono con una scalata molto tecnica e difficile. Merizzi non ancora maggiorenne ripete anche la via Taldo Nusdeo al Picco Luigi Amedeo e la

Via Centenario Cai alla Punta Ferrario, itinerari selettivi, allora appannaggio di una ristrettissima élite. A 18 anni potrebbe già andare in pensione, tanto più che - come racconta Paolo Masa, - “…viene dato per morto ad ogni fine di stagione.” Focalizzando quel periodo mi riappare un vago ricordo ad una assemblea studentesca a Sondrio, quando vidi quel ragazzo un po’ più grande di me con una gran zazzera di capelli ricci, il viso spigoloso con mobilissimi e pungenti occhi chiari che svogliatamente ascoltava l’oratore. Non sapevo chi fosse, ma la sua figura non passava inosservata ed emanava un’energia particolare. Io allora ero lontanissimo dal mondo della montagna e vagavo sulle piste dei folkloristici indiani metropolitani. Di lui mi era sembrato di capire che aderisse ai gruppi pararivoluzionari che agitavano il movimento giovanile di quegli anni complicati. Nel 1978 diventa la più giovane Guida Alpina italiana (18) e qualche anno dopo assieme all’inseparabile Masa, compagno di tante avventure, dà alle stampe la bellissima Val di Mello 9000 metri sopra i prati, una guida che sembra un romanzo epico esilarante. La sua irrequietezza è pari alla sua bravura sulla pietra: non si accontenta di arrampicare un po’ ovunque, ma da giornalista è inviato per varie testate alla scoperta di luoghi lontani, cogliendone aspetti particolari in molti campi, dall’antropologia, alla speleologia e ovviamente all’alpinismo. Memorabili i reportage dalla Nuova Caledonia, dall’Antartide e dal Monte Olimpo (titolo di quest’ultimo: Sciare da Dio). Tra le montagne del Masino Bregaglia porta i suoi fortunati clienti a cercare nuove strade, e tra queste Jacuba sulla Sud della Cima di Castello, Parruffone al Pizzo Torrone occidentale, Fuga dall’Ovest sul versante settentrionale del Badile e Gran diedro


al Cengalo. Attento e sensibile alla salvaguardia dell’isola selvaggia della Val di Mello è in prima fila nel denunciare gli attacchi alla sua integrità, come il proliferare delle cave o la costruzione di una strada carrozzabile che vuole portare le auto a fianco delle pozze smeraldine del Mello. Proprio in questa battaglia Merizzi è in prima fila e, grazie al suo carisma, riesce a coinvolgere tantissime persone, con una raccolta firme che avrà la sua influenza, quando nel 2009 finalmente la Regione Lombardia si deciderà a dichiarare l’area Riserva Naturale. Dopo questo importantissimo risultato, in un inverno sfortunato Jacopo precipita banalmente da una cascata di ghiaccio riportando gravissimi traumi, tanto che in un primo momento si era temuto il peggio. Ma la dura scorza del guerriero iconoclasta ha sconfitto anche questa volta l’ombra funesta dei gracchi della malasorte ed è tornato. Nel 2013 ha pubblicato una nuova opera in omaggio alla “sua” Valle dal titolo MelloMito. Nel ringraziare le persone che lo hanno aiutato conclude con queste parole emblematiche: “ Dopo la mia quasi dipartita di qualche anno fa, non è stato facile tornare alla roccia, sulle foto, sui testi, con lo spirito beffardo e leggero che mi ha sempre contraddistinto. Sono stato spronato, assicurato, sostenuto e forse anche protetto da tanti amici che mi hanno seguito in questa lunga e complessa arrampicata per uscire da una voragine così profonda da sembrare l’inferno. Adesso sbrànati: è l’ordine che mi son dato fin dai primi passi incerti per raggiungere il cesso dell’ospedale. Adesso sbrànati! Arranca e trascinati quanto vuoi ma mettici stile e dignità. Sulla roccia, ritornare sulla mia cara dolce amica roccia è stato assai più drammatico: chi è quella sega tremenda, quell’inetto, quell’incapace che è entrato in me? Mi son trovato ad affrontare ogni passaggio con una sorta di fratello siamese che non vede più gli appigli, non legge la via, una specie di corpo rigido, statico, inetto e flaccido. Però con lui e le mie 37 fratture, son tornato a giocare sul Precipizio degli Asteroidi, sullo Scoglio delle Metamorfosi, ad osservare la valle dall’alto, a sentirne la calda roccia, a perdermi nei suoi profili, a respirare l’aria

e la sua forza e questo è già moltissimo. Adesso sbrànati e sii leggero – è il messaggio che urlo al mio fratello siamese che oltre a non vederci un cazzo, temo stia diventando anche un po’ sordo!” Sulla quarta di copertina di MelloMito, il suo messaggio d’amore per un luogo che lo ha visto crescere e diventare adulto ma, in ogni caso, lo stesso provocatore di sempre. “…non sono sicuro che sia il posto più spettacolare delle Alpi, nonostante abbia una natura potentissima, una roccia strepitosa, un’acqua azzurra schizzata di bianco e l’orizzonte scheggiato da altissime punte di granito…”. Qui è nato il gioco arrampicata, il sassismo, il melloblocco. È stato un nido vitale per tante generazioni di ragazzi che in questo piccolo giardino di pietra hanno trovato un’energia formidabile” . Mario Sertori

Jacopo Merizzih 85


Val di Mello – Sperone Mark

Sperone Mark Complesso di placche poste nei pressi delle baite di Panscer (poco sopra l’inizio della mulattiera che percorre la Valle). D’importanza storica perché qui sono state aperte Prifis (Ivan Guerini 1976), una delle prime linee della Valle e Giallo ocra (Vittorio Neri, 1978) uno dei primi monotiri in fessura, che ha riscosso un notevole successo. La struttura presenta un versante più ripido, che dà sulla Val Qualido, valorizzato solo negli anni ‘90. Per comodità viene presentata in tre parti: Settore sinistro e Settore destro e Settore Val Qualido SETTORE SINISTRO Accesso: dal parcheggio della Val di Mello salire verso le baite di Panscer (sopra il ristoro Gatto Rosso). La struttura è a monte e a destra (est) della case. (10 minuti)

1 CREDEVO FOSSE AMORE… I. Fosti, S. Pedeferri, 2006 25 m. 8a+/S1/I Monotiro che sale pochi metri a sinistra di Giallo Ocra, la classica della struttura, superando direttamente il tetto. Materiale: solo rinvii. Spit fix inox in via. Attacco: qualche metro a sinistra di Giallo Ocra. Discesa: in doppia dalla sosta attrezzata a spit 2 PUTANTOUR I. Fosti, S. Pedeferri, 2006 25 m. 7b/S1/I Parte con i primi metri di Giallo Ocra, poi tiene a sinistra di questa, ricollegandosi in alto alla precedente.

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spit sono molto distanti. Materiale: solo rinvii. Spit in via. Attacco: parte dalla sosta di Giallo Ocra e percorre tutta la placconata verso sinistra (spit visibili). Discesa: in doppia dalla sosta attrezzata a spit.

Materiale: qualche friend piccolo. Spit fix inox e chiodi in via. Attacco: lo stesso di Giallo Ocra. Discesa: in doppia dalla sosta attrezzata a spit 3 GIALLO OCRA V. Neri, 1978 30 m. 6a+/R1/I Bel tiro tecnico e atletico su roccia a tratti sfuggente. Storico, uno dei primi monotiri della Valle. Materiale: portare friend fino al n 0.5. In via 4 chiodi normali e 1 clessidra. Attacco: sulla sinistra della struttura presso una fessura/diedro verticale protetta da un tetto. Discesa: in doppia dalla sosta attrezzata a spit. Nota: una delle poche vie della Valle percorribili anche con la pioggia.

5 TEQUILA T. Fazzini, 1988 25 m. 6c+/S1/I Pilastrino tecnico, uno dei primi monotiri in Valle chiodati a spit. Storico. Materiale: 1 friend medio/piccolo. Richiodata a spit fix inox. Attacco: una decina di metri a destra di Giallo Ocra. Discesa: in doppia dalla sosta attrezzata a spit. 6 FANTAZOO A. Pavan, L. Martinelli, 2004 20 m. 7a/b/RS1/I Linea obliqua in fessura. Materiale: friend piccoli (fino a 0.75) – spit e chiodi in via.

4 BLACK ICE I. Fosti, E. Panizza, 2007 40 m. 7b/S3/I Monotiro con un tratto iniziale difficile ma ben protetto, mentre sul resto della lunghezza gli

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SPERONE MARK 5b/c 4b 5b

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6b 6a+

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Val di Mello – Sperone Mark 122

Attacco: a destra di Tequila su un muretto spittato che conduce alla fessura. Discesa: in doppia dalla sosta attrezzata a spit. Nota: attenzione, proteggersi adeguatamente, in quanto la linea corre sempre a breve distanza dal suolo! 7 IL LAMONE E LE SUE PLACCHE D. e M. Soldarini, 1994 260 m. (7L) 6b/RS2+/I Piacevole itinerario che percorre una caratteristica lama nella parte bassa e placche appoggiate in alto. Richiodata a spit fix inox 8 mm. Materiale: friend fino a 0.75 e eventualmente 1 n 3. Spit in via.

Attacco: più a destra della precedente nei pressi di una lama verso sx che porta all’inizio ad una fessura obliqua a dx. (2 spit in partenza). Discesa: dal termine della via è possibile scendere nel canale boscoso che fiancheggia a sinistra la struttura fino in fondo, oppure, dopo un primo tratto, calarsi da una pianta con fettuccia, alla S4 e da quella in doppia sulla via. Dalla S3 fino ad una grossa betulla con cordoni e anello di calata, a dx della S2, e da lì diretti a terra. L1 Salire una lama verso sx (attenzione a moschettonare il 2° spit), segue poi una fessura tecnica, obliqua verso dx, con 2 arbusti, in cui può tornare utile un friend n.3. Dall’ultimo spit uscire a sx su un muretto con passo in


allungo. 25m, 6a+. L2 A sx lungo il “Lamone”, montando poi sul suo caratteristico dito. Attenzione: il moschettonaggio del 3° spit può essere problematico per i climber sotto 1.65m di statura, infatti nella richiodatura lo spit è stato spostato circa 30/40cm più in alto rispetto al vecchio. Infine verticalmente fino ad una cengia dove si sosta su albero. 30m, 6b. L3 Placca delicata, ma ben spittata, in obliquo a dx, quindi dritti alla S3. 35m, 6a. L4 Placca più abbordabile ma con soli 2 spit, prima dritti, poi leggermente verso dx, uscire su cengia alberata e proseguire più facilmente sulla placca superiore fino alla S4 50m, 5b. L5 Placca facile in obliquo a dx ad una sosta alla base dell’ultima placconata. 45m, 4b. L6 Sempre in placca, traversando a dx e salendo infine alla S6. 50m, 5b/c L7 Verticalmente per l’ultima breve placca alla S7. 15m, 4c. 8 CUCCHI SI ATTACCA AI CHIODI P. Cucchi, 1987 45 m. 7a/R1/I Bel tiro tecnico in fessura. Materiale: friend piccoli – chiodi in via. Attacco: a destra di Il Lamone… la via segue un’evidente fessura obliqua verso destra. Discesa: in doppia dalla sosta attrezzata. 9 BUDINO BUONO 20 m. 7a+/R1/I Fessura di dita parallela alla precedente. Materiale: ev. qualche friend piccolo. In via 9 chiodi e sosta a spit fix inox con moschettone. Attacco: come la precedente. Discesa: in doppia dalla sosta attrezzata. 10 COSE BUONE DAL MONDO Kraft, 1981 25 m. 5c+/R1/I Piacevole monotiro in fessura facilmente proteggibile.

Materiale: friend fino al n.2 qualche chiodo in via. Attacco: a destra della precedente, presso un evidente diedro obliquo a destra. Discesa: in doppia dalla sosta attrezzata. 11 COL PERMESSO DELLA MAMMA S. Pedeferri, 2004 15 m. 6b+/S1/I Muro verticale tecnico. Sosta in comune con la precedente. Materiale: solo rinvii. Spit in via. Attacco: a destra della precedente, su una lama che porta al primo spit, un pò alto (portare ev. 1 frend n. 1) Discesa: in doppia dalla sosta attrezzata con 1 spit. SPERONE MARK SETTORE DESTRO Accesso: dal parcheggio seguire il sentiero di accesso all’Altare (parte inferiore del Precipizio degli Asteroidi) proseguendo oltre la partenza delle vie di sinistra (Divieto di sosta/Piedi di Piombo) fino ad una antica frana e da lì brevemente verso destra alla cima dello sperone. Per le vie Il Ritorno del Crosta e Fessura Fantasma conviene calarsi dalla sommità dello Sperone Mark. Machiete e Nanca’n fix si trovano su una piccola struttura soprastante la traccia di accesso ed hanno esposizione sud, mentre Makumba e Circo Volante si sviluppano sulla stesso masso, ma hanno esposizione est e si affacciano sulla Val Qualido. Per raggiungere queste ultime, dall’uscita della via Supertrip si passa attraverso una grotta, formata da due sassi, che permette, scendendo, di arrivare ad una cengia con albero alla base dei tiri. 12 IL RITORNO DEL CROSTA M. Vago, 1994 25 m. 7a+/RS1/I Tiro chiodato dall’alto che sale a destra del diedro percorso dalla storica Via di lì. Materiale: friend fino al n.3 Spit in via. Attacco: conviene calarsi dall’alto e fare sosta

fPaola Pezzini, Il lamone e le sue placche, Sperone Mark 123


Val di Mello – Sperone Mark

alla base della fessura. Discesa: dal versante opposto (vedi sentiero di accesso). 13 FESSURA FANTASMA S. Pizzagalli, 1994 50m (2L) 6c/A1/RS1/I Materiale: nut e due serie di friend fino al n.2. Utile una staffa. Spit in via e soste attrezzate. Attacco: come la precedente; dall’inizio in comune, prosegue a destra in diagonale su muro e doppia lo spigolo. Il secondo tiro percorre una parete strapiombante incisa da una fessura. Discesa: dal versante opposto (vedi sentiero di accesso). 14 MACHIETE G. Calori,1994 15 m. 6a/R1/I Breve tiro in fessura interamente da proteggere. Materiale: nut e serie di friend fino al n.2 Attacco: sopra il sentiero di accesso (vedi intro al settore destro). Discesa: dall’albero di sosta.

15 NANCA’N FIX G. Calori, 1994 20 m. 6a/R1/I Fessura obliqua verso destra interamente da proteggere. Materiale: nut e serie di friend fino al n.2. Attacco: a destra del precedente. Discesa: dall’albero della precedente. 16 MAKUMBA S. Pedeferri, S. Pizzagalli e c. 1994 55 m. (2L) 7b+/RS1/I Bitiro in fessura parzialmente da attrezzare. Materiale: nut e friend fino al n.1. Pochi spit in via. Soste attrezzate.

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SPERONE MARK

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Val di Mello – Sperone Mark

Attacco: questa e la successiva si trovano sulla stessa struttura di Machiete, ma sul versante Val Qualido. Da una grotta formata da due sassi uscire sul versante Val Qualido e scendere ad una cengia con albero (sosta di partenza). L1 Fessura a tratti muschiosa 25m, 6c. L2 Fessura strapiombante 30m, 7b+. Discesa: dall’uscita raggiungere l’albero di sosta di Machiete e calarsi al sentiero. 17 CIRCO VOLANTE S. Pedeferri, S. Pizzagalli e c. 1994 RP S. Pedeferri 20 m. 8a/RS1/I Tiro di incastro puro molto aereo. Bisogna integrare le protezioni a spit con qualche friend Materiale: friend fino a 0.75. Spit in via Attacco: dalla S1 della precedente proseguire a sinistra. Discesa: dall’uscita raggiungere l’albero di sosta di Machiete e calarsi al sentiero. SPERONE MARK SETTORE VAL QUALIDO Accesso: dal parcheggio proseguire sulla mulattiera che si inoltra nella valle fino a poco prima delle baite di Cà di Carna (primo nucleo di baite sulla destra, con ponte sul fiume Mello per raggiungerle). Prendere il sentiero che si stacca sulla sinistra con direzione Val Qualido e seguirlo lasciando a destra, dopo qualche centinaio di metri, la deviazione per il Trapezio d’argento. Poco oltre, in corrispondenza di un tornante a destra, scendere nel greto del torrente Qualido ed attraversarlo, quindi risalire alla base della parete, dove si trova l’attacco di Supertrip e di Missione Africa (30/45 minuti). 18 SUPERTRIP S. Pizzagalli, S. Pedeferri e c. 1994 150 m. (5L) 7b e A1 - 3pa (6b+ obbl.)/RS2/II Via atletica con difficili passi in fessura, ben attrezzata a spit, ma da integrare in alcuni punti. Si svolge su parete verticale a tratti

strapiombante con roccia talvolta lichenosa. Materiale: nut e friend fino al 3. Spit in via e soste attrezzate. Attacco: su una facile rampa obliqua verso sinistra. L1 Percorrere una rampa facile verso sx, poi più direttamente alla S1 su terrazzo alla base del muro superiore. 20m, 4b. L2 Diedro/fessura obliquo a dx (spit). 30m, 6a. L3 Seguire lungamente la fessura a dx che contorna un tettino e torna alla fine a sx. 35m, 6a+. (pochi spit, da integrare). L3 bis Dalla S2 seguire la fessura di sx, molto più difficile e completamente da attrezzare, che arriva alla stessa S3. 35m 7a/b. Variante battezzata Uccidete il chiar di Luna. L4 Fessura verticale con molti spit fino ad una cengia sulla dx. 30m, 7b. L5 Muro strapiombante con molti spit, con un tratto di A1 nella parte alta. 35m, 7a e A1. Nota: dalla S4 è possibile uscire dalla parete salendo una fessura più a dx, da proteggere, con difficoltà di 7a/b. Discesa: in doppia sulla via. Attenzione, moschettonare gli spit sulle calate strapiombanti e oblique! 19 MISSIONE AFRICA S. Pizzagalli, S. Pedeferri, D. Soldarini, E. Pili, 1996 25 m. 7a+/RS1/I Bel tiro strapiombante su fessure e grossi appigli. Nel 1998 sempre Pedeferri, con M.Anghileri, ha proseguito l’itinerario aprendo altri 2 tiri in fessura completamente da proteggere, con difficoltà di 7a. Materiale: friend dallo 0.75 al 2. Spit in via soste attrezzate Attacco: dall’inizio della precedente scendere a sinistra fino alla struttura dove si trovano le vie. Discesa: in doppia sulla via

Il lamone e le sue placche, Sperone Markg 126


20 L’AMMALIA API DELL’ALABAMA S. Pizzagalli, S. Pedeferri, D. Soldarini, E. Pili, 1996 25 m. 7c+/RS1/I È una variante più difficile di Missione Africa, che si stacca da questa, a metà tiro, sulla sinistra. Materiale: friend dallo 0.75 al 2. Attacco: come la precedente. Discesa: in doppia sulla via.

Altre possibilità Sulle placche nel settore sinistro della struttura troviamo due vie aperte da Ivan Guerini nel 1976: Prifis 5a, 140m, con Monica Mazzucchi e L’Uomo invisibile 5a, 250m, in solitaria. A sinistra della L3 di Il lamone e le sue placche, troviamo Il posto delle fragole, 6a un itinerario di Antonio Boscacci e Luisa Angelici del 1987 con 2 spit. Ancora più a destra Tup Tup Mariscià 5b di Walter Strada e Paolo Cogliati nel 1986. Nella parte verso la Val Qualido dello Sperone Mark ci sono due vie del 1980 di J. Merizzi: Via di lì, 6b, aperta con Francesco Boffini (percorre nella parte alta, il diedro fessura a sx di Ritorno del Crosta) e Bakibaun 6a e A2, aperta con Marco Ballerini e Brugo.

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GUIDE ROMANZI MANUALI

Giordania, Eliza Kubarska (ph. David kaszlikowski)

VERSANTE SUD ARRAMPICATA ALPINISMO SCIALPINISMO FREERIDER GHIACCIO BOULDER TREKKING CANYONING MOUNTAIN-BIKE www.versantesud.it


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