PERFORMA
collana
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EDIZIONI VERSANTE SUD
Prima edizione: Giugno 2013 Copyright © 2013 VERSANTE SUD S.r.l. via Longhi, 10 Milano - www.versantesud.it Tutti i diritti riservati Testi: Cristiano Guarco Fotografie: dell’autore tranne dove specificato Copertina: (Foto Paolo Rey/Versante Sud) Risvolto: (Foto Paolo Rey/Versante Sud) Ringraziamenti: Andrea Moglia del negozio iBike di Tortona (AL), Sergio Larghi di Scout Snc, Luca “Ghiglio” Ghigliani, Fagiola. Stampa: Monotipia Cremonese - Cremona
Cristiano Guarco
MOUNTAIN BIKE Tecniche, manovre, materiali per la pratica della MTB.
EDIZIONI VERSANTE SUD
Introduzione 1 - Anatomia della Mountain Bike - La Mountain Bike
- Le Tipologie di Mtb - Il Telaio - Le Geometrie - La Sospensione Posteriore - La Mtb Pezzo per Pezzo
2 - Set Up - La Giusta Taglia e Regolazione degli Appoggi
- Gli Appoggi - I Controlli - Manopole - Manubrio - Cavi - Sospensioni - Gomme - Pedali
3 - Abbigliamento e Accessori - Cosa Indossare
- Vestirsi a Strati - I Capi Indispensabili per Ogni Stagione - Protezioni per Se Stessi - Protezioni per la Bici - Accessori: Gps, Smartphone, Action Cam
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SOMMARIO 4 - Tecnica di Guida
- I Trucchi Base - I Singletrack - Salita Tecnica - Terreni Fangosi - Le Curve - Fondi Inconsistenti e Radici - Gli Ostacoli e i Salti - Superare un Gradone
5 - Manutenzione - Manutenzione e Pulizia
- Montaggio e Regolazioni
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6 - Dove Pedalare
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- Destinazioni in Italia - Destinazioni all’Estero
7 - Glossario
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Brook MacDonald , Red Bull Search For Scree, Nuova Zelanda (Foto Miles Holden / Red Bull Content Pool)
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INTRODUZIONE Come è fatta? Perché si usa un telaio piuttosto che un altro? Che differenza ci sono fra i vari tipi di sospensione per le biammortizzate? Queste sono alcune delle domande fondamentali riguardo il mezzo che supporta la nostra passione. Domande semplici e al tempo stesso banali, che non tutti si fanno... e questo è un male! Infatti, all’atto dell’acquisto di una nuova bici, della sua sostituzione, dell’upgrade di alcuni elementi fondamentali come freni o gomme per esempio, l’essere informati è fondamentale. Così siamo orientati circa la nostra futura scelta, conosciamo bene gli elementi principali da tenere ben presenti, e abbiamo meno probabilità di incorrere in un errore, che potrebbe rovinarci il divertimento in sella. Quindi ho pensato per tutti i biker di lungo corso, ma non solo, anche per chi si sta avvicinando a questo variegato ed entusiasmante mondo, di realizzare questo manuale dedicato alla nostra passione: le ruote artigliate. Una prima parte introduttiva, che rappresenta un vero e proprio compendio tecnico, riguardo tutto ciò che la mountain bike è e rappresenta oggigiorno. Approfondiremo cos’è una mountain bike, le varie tipologie, esamineremo i suoi elementi fondamentali scomponendola pezzo per pezzo: il telaio, le geometrie, la sospensione posteriore e ogni suo componente. Dopo aver passato in rassegna i componenti e spiegato come funzionano, giunge il momento di illustrare come si usano. Questo avviene nella seconda sezione dedicata al setup del mezzo: la giusta taglia e la regolazione degli appoggi (manubrio, sella e pedali), i comandi della trasmissione e le leve dei freni, la nostra interfaccia con il terreno rappresentata dalle gomme, concludendo dedicando particolare attenzione alle sospensioni (forcella e ammortizzatore). Ma una volta scelta la nostra mountain bike ideale, e impostata secondo i nostri gusti, giunge il momento di usarla, vestendoci adeguatamente e usando gli accessori indispensabili. Questo è lo scopo della terza parte dedicata all’abbigliamento, agli accessori come lo zaino idrico, alle protezioni per noi stessi e per la bici, con un capitolo dedicato al mondo dell’elettronica che è entrato in quello della mtb attraverso i GPS per l’outdoor, le action cam e gli smartphone. Il proprio mezzo va anche conosciuto bene per sfruttarlo al meglio, divertendosi in sicurezza. Bisogna imparare a conoscere i propri limiti e quelli della propria mountain bike,
il che in soldoni significa imparare a guidare, iniziando con il giusto approccio psicologico al fuoristrada e proseguendo con l’acquisizione di tutte quelle tecniche che, prese singolarmente o combinandole all’occorrenza, ci permettono di superare, sempre col sorriso sulle labbra e sicuri, ogni tratto, compresi quelli più difficili: i singletrack, le rocce e le radici, salite e discese ripide e tecniche, le curve veloci e quelle strette, i salti e i gradoni. La sicurezza propria la conquistiamo imparando a guidare, quella della propria mtb curandola come un’amica fedele se non un’amante per alcuni. Una cura che va messa in particolare nella manutenzione, ordinaria e straordinaria. La maggior parte delle operazioni è eseguibile nell’officina allestita nel garage o nella cantina domestica, usando attrezzi e tecniche specifiche per la bici a ruote artigliate. Montare e manutenere correttamente la propria mtb ci consente di tenerla in salute, non danneggiando componenti relativamente costosi e così non mettendoci in pericolo durante le nostre pedalate ludiche e/o agonistiche. Questo è l’obiettivo della quinta sezione dedicata alla manutenzione, comprese le riparazioni al volo da eseguire sui sentieri e i principi basilari per il montaggio. Ma quando abbiamo scelto la nostra bici ideale, abbiamo imparato a conoscerla, ci siamo equipaggiati all’occorrenza, abbiamo acquisito gli skill necessari per divertirci in sicurezza e a compiere le basilari operazioni di montaggio e riparazione, manca solo sapere dove sfogare la nostra passione a ruote artigliate, scegliendo la prossima destinazione per un fine settimana o una vacanza, in famiglia o con i nostri amici. Questo l’obbiettivo dell’ultima sezione, illustrarvi le principali destinazioni italiane ed europee, oltre a mostrarvi come idratarvi e alimentarvi in modo adeguato e come eseguire le basilari operazioni di primo soccorso. Un manuale che ha l’ambizione di trattare la mountain bike a 360° in ogni sua sfumatura, per farvi conoscere tutto il bello che può offrirvi questo magnifico sport a contatto con la natura. Non mi resta che augurarvi buona lettura e buone pedalate!
fCristiano Guarco, Schweinfurt , Germania (Foto Sebastian Schieck/SRAM)
Cristiano Guarco
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La mtb Le tipologie di mtb Il telaio Le geometrie La sospensione posteriore La mtb pezzo per pezzo
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Red Bull Rampage, Utah (Foto Red Bull Content Pool)
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LA MOUNTAIN BIKE Non distinguete una corona da un pignone della cassetta? Lasciate che la nostra mappa della mtb vi guidi intorno alla vostra bici Per chi non ha dimestichezza con una moderna mountain bike, abbiamo pensato a questa semplice immagine esplicativa. Si tratta di un elenco di tutte le parti più importanti di una mountain bike, dove sono, come appaiono e come si regolano. Questa foto e le pagine d’approfondimento seguenti sono un ottimo esempio per iniziare a illustrare il pianeta mtb attuale, per evitare di rimanere bloccati in un punto qualsiasi dei passaggi più complessi che seguiranno in questa guida. Vi illustriamo anche i meccanismi di bloccaggio e/o montaggio di ogni singola parte sul telaio o su altre che compongono la mountain bike.
1 Attacco manubrio e manubrio
Il primo si fissa tramite due viti al prolungamento superiore del tubo sterzo della forcella, il secondo si fissa al primo tramite due o quattro viti. Sul manubrio si montano i comandi del cambio e le leve dei freni, fissati con collarini chiusi da una vite, all’estremità troviamo le manopole, il nostro primo punto di contatto con la bici.
2 Serie sterzo
Funziona su cuscinetti, inseriti a pressione sulle due coppe che si fissano, tramite un attrezzo dedicato, al lato superiore e inferiore del tubo sterzo. Agendo sulla vite inserita nel tappo superiore, si regola il precarico dei cuscinetti eliminandone il gioco e consentendo la rotazione della ruota anteriore.
3 Cavi
I cavi scorrono dentro le rispettive guaine, collegano i comandi al cambio e al deragliatore, permettendone l’azionamento tramite il loro tiraggio.
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4 Forcella ammortizzata La sospensione anteriore, con funzionamento ad aria o a molla, fissata al telaio tramite la serie sterzo e alla ruota anteriore tramite assi o perni passanti a sgancio rapido.
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5 Freni Ci permettono di rallentare e fermarci regolando la nostra velocitĂ in decelerazione. Due pastiglie per ogni freno, inserite dentro le rispettive pinze e azionate da altrettanti pistoni, mordono su un disco montato sul lato sinistro di ogni mozzo, con sei viti o con sistema calettato. Le pinze sono montate su forcella e telaio, fissate con due viti su un supporto corrispondente alla dimensione del disco montato. I sistemi idraulici, piĂš diffusi, funzionano ad olio con un circuito aperto che consiste in un gruppo pompante/leva al manubrio e una pinza al telaio o alla forcella, collegati da un tubo incomprimibile. 6 Ruote Sono composte dai cerchi esterni e dai mozzi interni, collegati dai raggi, fissati ai primi tramite nippli avvitati. I mozzi ruotano su cuscinetti sostituibili, al posteriore sul lato destro troviamo anche la cosiddetta ruota libera che permette di trasmettere la nostra forza quando pedaliamo, mentre quando smettiamo questa gira liberamente, da cui il nome. I mozzi sono fissati tramite assi con leva a sgancio rapido, oppure con perni passanti sovradimensionati sempre con apertura/ chiusura tramite leva.
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Gomme e camere d’aria Le prime sono la nostra interfaccia con il terreno, sono montate sui cerchi e tenute in sede da un cosiddetto cerchietto a uncino. Esistono gomme tradizionali con camera d’aria al loro interno, oppure tubeless a tenuta stagna sul cerchio. Per smontarle e montarle servono le cosiddette levette cacciagomme in materiale plastico.
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Anatomia della mountain bike
8 Ammortizzatore
Se è ad aria richiede una pompa per sospensioni per insufflare l’aria al suo interno così da determinare la sua pressione d’esercizio. Se è a molla, questa ha una ghiera avvitabile per trovare la regolazione. È fissato alle due estremità, rispettivamente al triangolo anteriore e al carro ammortizzato o a una biella di collegamento, tramite perni chiusi da viti.
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Muove la catena sulle due o tre corone anteriori, con il sistema a singola corona che ne è sprovvisto poiché non necessario. Può essere fissato direttamente al telaio con una o due viti, oppure nel modello più comune prevedere un collarino che si chiude attorno alla parte inferiore del piantone sella. Anche in questo caso, come per il cambio, abbiamo due viti che fissano i limiti superiore e inferiore del suo movimento.
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10 Corone
Sono sostituibili e fissate con quattro o cinque viti ai rispettivi bracci della pedivella destra. Esistono sistemi a corona singola, doppia o tripla.
11 Pedivelle e movimento centrale
La maggior parte dei telai usa un movimento centrale esterno al telaio: le coppe, con i cuscinetti al loro interno, sono avvitate ai due lati della cosiddetta scatola del movimento centrale con un attrezzo dedicato. Esistono anche movimenti centrali interni, cosiddetti Press Fit, con i cuscinetti inseriti a pressione in alloggiamenti sovradimensionati. L’asse della pedivella destra si inserisce all’interno del foro del movimento centrale con la pedivella sinistra innestata sulla prima e chiusa con una chiave a brugola.
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12 Pedali
Il nostro terzo punto di contatto con la mtb. Consistono in una piattaforma, più o meno estesa, con sistema a sgancio rapido o liberi, che ruota su cuscinetti o boccole su un perno avvitato al foro dedicato che si trova alle estremità di ogni pedivella.
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13 Guidacatena Un meccanismo fissato alla scatola del movimento centrale sul telaio tramite tre viti – standard ISCG – o tra il primo e il secondo – BB mount – e che serve per tenere la catena in tensione, così da evitare dannosi e indesiderati salti all’esterno o all’interno. Può prevedere anche una guida superiore per trasmissioni a singola corona anteriore.
14 Reggisella Il suo diametro esterno corrisponde a quello interno del tubo sella del telaio. È tenuto fermo dal collarino reggisella, che può essere chiuso da una vite a brugola fissa oppure con levetta ad azionamento rapido.
15 Sella Il secondo punto di contatto sulla bici dopo il manubrio. Il carrello della sella è tenuto in sede dai morsetti del reggisella.
16 Cassetta Il pacco pignoni o cassetta è un insieme di ingranaggi – da nove a 11 – che lavorano insieme a quelli della guarnitura per assicurare le varie combinazioni di rapporti. È fissato sul corpo ruota libera del mozzo posteriore con un anello esterno di chiusura.
17 Cambio posteriore Fissato sul supporto dedicato e sostituibile sul forcellino destro del telaio, porta la catena sul pignone corrispondente. Le due viti di regolazione – limite superiore e inferiore – determinano il suo range di movimento.
18 Catena “Lega” le corone al pacco pignoni permettendo di trasmettere la forza impressa sui pedali alla ruota posteriore, chiudendo la catena d’ingranaggi comunemente chiamata trasmissione. Le catene SRAM sono chiuse da una cosiddetta falsa maglia apribile, mentre quelle Shimano sono giuntate con un perno non sostituibile.
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LE GEOMETRIE La geometria di una mountain bike deve soddisfare due requisiti in contemporanea: adeguarsi al pilota, o semplicemente biker, e alle sue misure antropometriche; adeguarsi alla destinazione d’uso, ai percorsi affrontati, allo stile di guida. Quindi, a parità di taglia, troveremo quote anche profondamente diverse che potranno mettere in difficoltà un biker alle prime armi non solo riguardo al mondo mtb ma anche, come capita spesso e volentieri, quando si proviene da una disciplina molto specializzata e si vuole scavalcare la staccionata che la separa profondamente dalle altre che, seppur contigue, richiedono un vero e proprio reset mentale. Quindi? Una bici può avere il più dispendioso montaggio del mondo, ma se il telaio non è all’altezza, tutto quanto c’è di buono viene sprecato. Ora se avrete la bontà di seguirci vi spiegheremo il significato degli angoli e delle quote del telaio, e su come i rispettivi valori influiscano sul rendimento on-the(off)road.
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Come avrete intuito, la geometria fondamentalmente definisce la personalità di una bici. Facilmente si rimedia a componenti di scarsa qualità o mal assortiti tra loro, si personalizza una sospensione secondo i propri gusti, per finire una finitura anodizzata va poco oltre il semplice impatto estetico. La geometria, invece, è fondamentale per il carattere di una mtb. Per alcuni la geometria è solo una sequenza di numeri senza senso, ma per altri questi numeri possono significare la vera comprensione di come una bici si comporterà in una situazione piuttosto che in un’altra. Ma prima di poter definire il rendimento di una determinata bici, bisogna conoscere quella che possiamo definire la destinazione d’uso. Per tale e unica ragione, le trail bike sono impegnative da spingere nelle discese più ardue, essendo pensate per la massima versatilità e quindi non dovendo eccellere solamente in un campo specifico, al contrario di mtb come xc o downhill race. Altra nozione da acquisire è che i diversi costruttori e telaisti hanno sovente una personale interpretazione di un
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particolare genere di bici, con gli obiettivi che si prefiggono condizionati dalla propria filosofia e dai conseguenti approcci ingegneristici. Detto ciò, appare ovvio che non esista una formula immediata e definitiva per determinare la geometria. Infatti, basta osservare la tabella dedicata a ogni bici nei vari cataloghi per rendersi conto di quanto ampio sia il margine tra i canoni adottati da un produttore piuttosto che un altro all’interno di una tipologia d’utilizzo specifica. Per fare luce sui numeri e per chiarire la terminologia impiegata, abbiamo trattato separatamente ogni singolo aspetto della geometria di una mountain bike. Comunque, fintanto che la semplificazione è necessaria per vedere come le differenti sfaccettature della geometria influenzano la guidabilità, non perdete di vista la visione generale, come tutti i suoi aspetti si sovrappongono. Misurate ogni cosa, quindi misuratela nuovamente, e avrete un accurato punto di partenza da cui iniziare a fare cambiamenti. Le quote Sono espresse in gradi per gli angoli e in cm o in pollici, soprattutto quando si indica la taglia, per le classiche quote. Di seguito tutti i riferimenti e le varie misure della mountain bike. 1 Piantone sella La misura dall’asse del movimento centrale al centro superiore del tubo verticale. In pratica determina la taglia del telaio, o meglio, questa è la quota presa come riferimento per identificare una taglia, espressa solitamente in pollici. I moderni telai hanno tubi arcuati o strutture più articolate,
fa sempre fede la cosiddetta misura da centro (movimento centrale) a fine (del tubo sella). 2 Orizzontale virtuale Misurato perpendicolare al terreno dal centro superiore del tubo sterzo fino all’asse del reggisella Sono due i modi per misurare il top tube, quello “vero” e quello “virtuale”. Entrambi sono arbitrari, dipendendo dall’angolo sterzo, in ogni caso noi ci riferiamo sempre al secondo. Un angolo sterzo più aperto esagera la quota di tubo orizzontale virtuale senza per questo aggiungere centimetri alla bici sia all’interasse sia alla zona del ponte di comando. Per avere una vera indicazione della lunghezza del telaio bisognerebbe misurare la distanza orizzontale tra l’asse del movimento centrale e una linea a piombo tirata dalla parte inferiore del tubo sterzo. Per ovviare a questo problema, sarebbe preferibile impiegare la lunghezza del tubo obliquo come metro di paragone tra i vari telai. Peccato che siano pochissimi i costruttori che forniscono tale quota per ogni misura di ogni bici che producono, così anche noi, nelle nostre misurazioni, impieghiamo il più diffuso orizzontale virtuale per verificare misurare la mtb. In ogni modo, la lunghezza dell’obliquo non fornisce indicazioni su come ci troveremo su una tale bici, è solo una buona base per comparare le taglie dei telai indipendentemente da angolo sterzo e sella. Quindi, se due bici test sono equipaggiate con la stessa identica forcella e hanno la stessa lunghezza di tubo obliquo, ma una ha un triangolo anteriore più lungo, allora comprenderete come questa avrà uno sterzo più rilassato senza necessariamente disporre di uno strumento per misurarlo. Riassumendo, la
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i-Drive La seconda generazione del sistema brevettato da Jim Busby prevende un sistema in cui la scatola del movimento centrale è svincolata sia dal triangolo anteriore sia dal carro posteriore, un’elaborazione del carro URT (Unified Rear Triangle) in cui il bottom bracket era però vincolato al carro ammortizzato. L’idea originale è di avere una traiettoria della ruota di un monopivot infulcrato alto (per scavalcare meglio gli ostacoli), limitando l’effetto di ritorno sulla pedalata.
piantone sella, influenzando così la curva di compressione, la sensibilità a inizio corsa, e liberando il triangolo anteriore dalle sollecitazioni indotte dalla sospensione.
ABP & Full floater Si tratta di un quadrilatero articolato, impiegato sulle full Trek, che a un primo impatto appare simile a uno tradizionale con rocker arm. Un’analisi approfondita rileva che la posizione del fulcro posteriore è completamente diversa rispetto alle soluzioni tradizionali, giunto Horst o su foderi alti. Infatti, è concentrico con l’asse ruota, da cui il nome Active Braking Pivot. Sviluppato da Dave Weagle, lo stesso inventore del DW-Link, permette di mantenere la sospensione attiva anche in frenata. Ma non solo, ABP è accoppiato al sistema Full Floater, in cui l’ammortizzatore è vincolato al punto inferiore ai foderi bassi e non al telaio, con il fulcro principale sul
Quanto c’è di buono? Di proposito abbiamo evitato di affermare “questo schema è migliore di un altro”. Se fossi obbligato a scegliere, userei una bici costruita attorno a uno schema monoshock assistito da un link, con una corsa sostenuta e leggermente progressiva. Semplice, affidabile e prevedibile nella risposta. E cavalcherei una bici con un quadrilatero con giunto Horst se avessi bisogno di un comportamento neutrale e di giovare di una trazione sempre al top, soprattutto su terreni tecnici e/o dal fondo cedevole. E una mtb con carro Vpp, sei pollici all’incirca alla ruota, per godere in ogni situazione, una bici totale. Onestamente, abbiamo buoni esempi di ogni schema di cui abbiamo parlato, bici rappresentative che sfruttano al meglio i pregi di ogni sistema. E, come già menzionato, la mtb più tecnologica e avveniristica del pianeta non compensa una tecnica di guida scarsa o funziona al meglio con un setup scadente. E nessuna di esse pedala da sola.
Brook MacDonald, Red Bull Search For Scree, Nuova Zelanda (Foto Miles Holden / Red Bull Content Pool) g
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LA MTB PEZZO PER PEZZO Dalla sella alla forcella ammortizzata, vi mostriamo le basi della tipica mountain bike così da arrivare a conoscere la vostra bici come le vostre tasche.
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Freni a disco I produttori di freni usano approcci differenti per il gruppo leva/pompante (design, forma), oltre a liquidi diversi (minerale o sintetico), ma funzionano tutti allo stesso modo e condividono caratteristiche simili. Foto 1 - Collarino aperto, come nel caso dell’impianto usato in foto: permette di smontare il gruppo leva/pompante per la manutenzione ordinaria o semplicemente invertire la sua posizione con l’altro senza rimuovere gli altri comandi e le manopole. - Il controllo della distanza della leva dal manubrio può essere tramite una comoda ghiera o levetta oppure tramite una chiave a brugola. - Il punto di contatto delle pastiglie sul disco non muove queste più vicino al rotore. In realtà riduce la corsa necessaria della leva per aprire il circuito idraulico, così il fluido frenante è spinto prima e i pistoni agiscono altrettanto prima. Di fatto, è necessaria una minore corsa della leva perché le pastiglie mordano il disco e inizi così l’azione frenante. Foto 2 - Installazione/rimozione delle pastiglie dall’alto. È più facile accedere all’interno della pinza una volta rimosse le pastiglie. - Post Mount (PM): è il sistema di fissaggio della pinza alla forcella e anche alla maggior parte dei telai. Per quest’ultimo caso, esistono ancora attacchi cosiddetti International Standard (IS), che prevedono comunque un adattatore PM per la pinza freno. Ogni impianto frenante dispone di una serie di adattatori opzionali, per il montaggio sul telaio secondo il diametro prescelto per il rotore. Foto 3 - Disco o rotore. Montato sul mozzo freno con sistema tradizionale a sei viti con testa Torx t25 o con ghiera calettata CenterLock per gli impianti Shimano. Sono disponibili adattatori per montare dischi a sei viti su mozzi CenterLock.
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Attacco manubrio L’attacco manubrio, o stem, per mountain bike ha un collarino che abbraccia il tubo sterzo della forcella e un coperchio frontale rimovibile che tiene in sede il manubrio. È disponibile in un ampio range di lunghezze, angolazioni e diametri per il tubo sterzo. - Le lunghezze variano da 40 a 150 mm, con incrementi di 5 o 10 mm. La lunghezza dell’attacco manubrio è misurata dal centro dell’aggancio frontale all’asse del tubo sterzo. La maggior parte degli stem sono reversibili così da avere un’angolazione positiva o negativa, con grafiche simmetriche anche per il coperchio frontale. - Gli stem hanno una, due o tre viti per il bloccaggio sul tubo sterzo. Lo sterzo tradizionale è da 1”1/8, esistono esemplari da 1”1/2 per telai dedicati. - Diametro manubrio. La misura standard è quella denominata oversize di 31,8 mm, resiste ancora il vecchio standard da 25,4 mm sulla bassa gamma. Easton ha appena introdotto lo standard 35 che misura 34,8 mm, in grado di dare ancora più rigidità. Sella
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Foto 1 - Il diametro standard del carrello è di 7 mm ma esistono anche in misura di 8 o 9 mm. Il carrello in carbonio ha sezione ovale al contrario di quella rotonda dei tradizionali in acciaio (pieno o cavo), lega di magnesio o titanio, così da assicurare una maggiore rigidità pur rimanendo compatibile con i morsetti del reggisella. - La sella è realizzata partendo da uno scafo rigido realizzato in composito o nylon, con una copertura morbida in pelle naturale o sintetica, o in Kevlar. Foto 2 - Le selle iBeam usano un sistema proprietario per l’aggancio al morsetto del reggisella: è un carrello singolo che corre longitudinalmente al centro della sella, integrato nello scafo (di solito un monoblocco) e con zigrinatura per garantire il corretto fissaggio (anche più preciso).
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Manutenzione
Sostituire le pastiglie Le pastiglie si consumano e arriva il momento in cui devono essere sostituite 1 In genere sono tenute in sede da un perno passante sulla pinza, inserito in una molletta che fa in modo che si allarghino e rimangano aderenti ai pistoni una volta che si è smesso di frenare. Rimuovete il seeger di bloccaggio sul perno, svitate quest’ultimo così da liberare pastiglie e molletta.
2 Tenendo l’estremità della molletta, estraete l’insieme dalla pinza. Pulite accuratamente la pinza e i pistoni con lo spray dedicato, ispezionate questi ultimi per verificarne l’integrità.
3 Il consiglio è di usare la molla fornita con le pastiglie nuove, infatti, la vecchia può essersi deformata durante l’uso.
4 Riportate i pistoni in sede, come spiegato in precedenza, inserite le pastiglie delicatamente stando attenti che non fuoriescano dalla molletta. Riavvitate il perno, inserite il seeger di sicurezza, quindi allineate la pinza nuovamente.
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Manutenzione
Spurgare i freni a disco idraulici Il massimo delle prestazioni si raggiunge con un impianto in salute, in parole povere ben spurgato 1 La procedura cambia da produttore a produttore, anche se negli ultimi anni ormai si sta diffondendo sempre più un approccio standardizzato, che limita al minimo indispensabile gli attrezzi necessari, oltre che molto più facile rispetto agli albori dei freni a disco. Vi illustriamo la procedura più diffusa su un impianto Avid, con kit di spurgo dedicato (reperibile in negozio a circa 40 euro, ben spesi). In ogni caso, si parte con la bici sul cavalletto, con le ruote sollevate da terra. Per prima cosa, mollate le viti della leva freno portandola parallela al terreno.
2 Preparate una delle siringhe, riempendola a metà con il liquido corretto (in questo caso DOT 5.1). Chiudete la clip di bloccaggio sul tubo, tenete la siringa in verticale, tirate leggermente lo stantuffo per ridurre la pressione all’interno e liberando eventuali bolle d’aria intrappolate nel liquido. Lasciate che le bolle salgano, aiutando picchiettando leggermente sull’esterno della siringa. Aprite la clip e fate uscire l’aria, richiudete, e ripetete fino a quando non sono più rimaste bolle d’aria.
3 Rimuovete le pastiglie dalla pinza, inserite il cuneo dal lato del massimo spessore. Se presente, agite sul sistema di regolazione della corsa della leva freno portandola al suo massimo. Avvolgete la pinza con un panno, per proteggere il disco da eventuali contaminazioni con il liquido freno.
4 Rimuovete il grano sulla pinza con la chiave Torx T10, avvitate l’estremità del tubo della siringa, con la clip ancora chiusa.
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I RAMPICANTI Storie e personaggi dell’universo verticale Una collana per raccontare l’alpinismo delle ultime generazioni
LUOGHI VERTICALI Le guide per chi pratica la montagna
Arrampicata, boulder, alpinismo, ghiaccio, scialpinismo, freeride, mountain bike, trekking, canyoning