Passaggio a Nord Ovest - Falesie e vie nelle valli del Piemonte occidentalde

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COLLANA LUOGHI VERTICALI

Maurizio Oviglia Fiorenzo Michelin

PASSAGGIO a NORDOVEST Falesie e vie nelle valli del Piemonte occidentale

EDIZIONI VERSANTE SUD


Prima edizione Giugno 2005 Seconda edizione Aprile 2011 ISBN 978-88-896634-12-7 Copyright © 2011 VERSANTE SUD S.r.l. Milano via Longhi, 10, tel. 027490163 www.versantesud.it I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Copertina

Gabriele Moroni, Geo, 8c, falesia Alta tensione (foto Dario Muzzarini)

Testi

Maurizio Oviglia, Fiorenzo Michelin

Disegni e cartine

Maurizio Oviglia

Simbologia

Iacopo Leardini

Stampa

Stampa Sud Spa

Ringraziamenti Fiorenzo Michelin ringrazia: Tiziano Baral, Marco Bernini, Claudio Bocco, Roby Boulard, Riccardo Brun, Beppe Canepa, Marco Conti, Walter Gallizio, Stefano Masoero, Enrico Messina, Alessandro Parodi, Sandro Paschetto, Gianfranco Rossetto, Massimo Segatel, Andrea Sorbino.

Nota L’arrampicata è uno sport potenzialmente pericoloso, chi lo pratica lo fa a suo rischio e pericolo. Tutte le notizie riportate in quest’opera sono state aggiornate in base alle informazioni disponibili al momento, ma vanno verificate e valutate sul posto e di volta in volta, da persone esperte prima di intraprendere qualsiasi scalata.

Maurizio Oviglia ringrazia: Francesco Arneodo, Claudio Bernardi, Marco Bernini, Ettore Bergadano, Alberto Bolognesi, Elio Bonfanti, Roberto Bonis, Alberto Boschiazzo, Roberto Bunino, Oscar Durbiano, Raffaele Cante di Chat Noir, Diego Dalla Porta, Donatella Esposito, Fabrizio Ferrari, Ugo Finardi, Luigi Gally, Andrea Giorda, Davide Longo, Alessio Martoglio, Pier Mattiel, Jimmy Palermo, Eugenio Pinotti, Maurizio Puato, Alex Ostorero, Franco Rebola, Franco Ribetti, Marco Scolaris, Luca Signorelli, Adriano Trombetta.


Maurizio Oviglia Fiorenzo Michelin

PASSAGGIO a NORDOVEST Falesie e vie nelle valli del Piemonte occidentale Val Pellice Val Chisone Rocca Sbarua Tre Denti di Cumiana Val Sangone Val di Susa

EDIZIONI VERSANTE SUD


Introduzione

Il libro che avete tra le mani, accomuna tre vallate del Piemonte con storia e caratteristiche molto diverse. Era da molti anni che nessuno tentava di gettare uno sguardo globale su questo angolo di Piemonte, ultimamente si era in effetti consolidata la tendenza a trattare separatamente realtà sempre più piccole. Avevano così visto la luce guide della Rocca Sbarua, dei Tre Denti di Cumiana, della Val Sangone, di Caprie, sino ad opuscoli illustranti addirittura una sola falesia. Anche l’avvento di internet non aveva cambiato di molto questo trend. Effettivamente chi conosce bene queste realtà, ha vissuto la storia ed ha magari fatto cordata con i protagonisti di queste rocce, sa che queste valli piemontesi sono l’insieme di tante piccole realtà differenti difficilmente omologabili. Rocca Sbarua e i Tre Denti di Cumiana, ad esempio, non distano in linea d’aria più di due chilometri, eppure la storia, soprattutto recente, non è stata scritta dalle medesime persone. Allo stesso modo Caprie, in Val di Susa, è un’isola a se con quasi 1000 vie, con una storia a parte, quasi slegata dal resto della Valle. Per questo si è arrivato a considerare gruppi rocciosi e montuosi vicini, con le medesime rocce e caratteristiche, come realtà profondamente differenti. Ecco allora che la nostra volontà di unire questa “Italia dei Comuni” per farne un’unica nazione, può sembrare un atto di violenza gratuito, forse poco rispettoso delle tradizioni e degli arrampicatori che hanno fatto la storia di queste rocce. Se siamo arrivati a concepire una guida unitaria, lo dobbiamo soprattutto all’idea che debba esistere una comunicazione,

nel nostro piccolo mondo, che vada al di là delle piccole roccaforti. Queste tre valli hanno una storia che vale la pena di essere raccontata, hanno montagne e falesie che meritano di essere frequentate da tutti, non solo dei piemontesi. E far conoscere una piccola realtà ad un grande numero di persone, è anche un modo per valorizzare il lavoro di quanti su queste rocce hanno speso gran parte della loro vita, sia semplicemente scoprendo e salendo una via, sia spendendo mesi a pulire ed a chiodare rocce ormai invase dalla vegetazione. Ma amalgamare tutto questo universo in un unico libro è stato tutt’altro che facile! Anzi, si rendeva necessario svolgere un’opera di contaminazione difficile e pericolosa, un po’ come chi si appresta a fondere jazz e rock, classica e blues in un’unica session… Pur mantenendo capitoli diversi, a seconda della valle trattata, anche il solo fatto che uno stesso autore si occupasse di Rocca Sbarua e Val di Susa insieme, o di Val Pellice e Val Chisone, esponeva ad inevitabili confronti sulla valutazione delle vie, sulla loro attrezzatura, sulla loro bellezza. E pur senza entrare in giudizi di merito, ma volendo fare un lavoro coerente… è stato impossibile esimersi dal fare alcune considerazioni: le abbiamo espresse all’interno dei paragrafi, proprio pensando ad un lettore che venga da lontano e, non conoscendo i luoghi di cui si sta parlando, si attenga a metri di giudizio universali e non locali. Tutti questi pensieri mi frullavano per la mente quando, in una bella giornata di


primavera, risalivo insieme a Franco Ribetti la Val di Lanzo, per andare ad arrampicare ai Tornetti. Franco, oltre ad aver scritto la storia dell’arrampicata di queste vallate, arrampica su tutte le rocce piemontesi da più di 50 anni, dunque si può dire che abbia una visione tutt’altro che parziale dell’arrampicata in Piemonte. Come sorprendersi dunque se proprio da lui veniva l’invito a scrivere una guida che raccogliesse tutta la Val di Susa, la Val Chisone e la Val Pellice? Sono nato e cresciuto su queste rocce, dunque conoscevo la mole di lavoro che mi aspettava. Avevo necessità, per portare a termine quest’opera, nel modo in cui piace lavorare a me, cioè sul campo, di un valido co-autore, soprattutto per la zona Pellice Chisone. È sempre difficile trovare un uomo che sia attivo un po’ dovunque, queste persone sono rare e sempre un po’ speciali. Senza ombra di dubbio quest’uomo non poteva essere che Fiorenzo Michelin, instancabile apritore e valorizzatore di montagne e rocce dimenticate.

nella mia memoria in tutti questi anni), vide la luce nel 2005 la prima edizione di questa guida, a cui si aggiunge la seconda che avete tra le mani, riveduta e corretta con qualche aggiunta. Abbiamo forse raggiunto una discreta sintesi di quella che è l’arrampicata in queste vallate e gli arrampicatori sembrano aver compreso il nostro sforzo. Ciò lo devo, oltre a Fiorenzo, all’indispensabile aiuto di Franco, che mi ha sempre accompagnato (con qualsiasi situazione meteo) a ripetere itinerari spesso dimenticati e poco battuti, sovente solo per andare a verificare un grado o un dato incerto. Personalmente dedico quindi questo lavoro a lui, alla sua inesauribile e inossidabile passione, affinché sia un esempio per quanti si avvicinano solo oggi a queste rocce, cariche di storia e di tradizione.

Maurizio Oviglia

Il seguito oramai l’avrete intuito: Franco combinò un incontro tra Fiorenzo (che tra l’altro abita a poche centinaia di metri dalla casa dei miei nonni, dove ho passato buona parte della mia infanzia) e me, per discutere della cosa. Più che discutere mi portò direttamente ad arrampicare sulle sue vie, all’Ostanetta, alla Parete del Pis, al Bourcet. Non ci fu bisogno di dire altro e si cominciò subito a lavorare per raggiungere una sintesi. Dopo più di tre anni di gestazione e almeno un centinaio di giornate passate sulle rocce (oltre a quelle già immagazzinate


Indice e cartina

VAL LUSERNA 01 Punta Ostanetta 02 Rocca Ciapel 03 La Sinagoga 04 Il Vomere 05 Falesia di Rora’ (Champet)

24 34 38 40 42

VAL PELLICE 06 Specchio 07 Parete del Pis 08 Palestra del Rifugio Jervis 09 Monte Granero, Parete Sud-est 10 Monte Manzol, Parete Ovest 11 Punta Agugliassa, Spigolo Sud-ovest 12 Monte Palavas 13 Bric Boucie 14 Parete delle Pausette 15 Falesia della Centrale 16 Becco di Bobbio 17 Torrione Rubinella 18 Falesia degli Invincibili 19 Rocca Ciabert 20 Bouscas 21 Il Triangolo 22 Punta Castelluzzo

46 48 52 54 56 58 60 62 66 68 70 72 74 76 80 82 86

VAL ANGROGNA 23 Parete di Embergeria e Rocca d’la Làouza 90 (Palestra di Prà del Torno)

VAL GERMANASCA 24 Torrione Cialancia 25 Monte Pelvo 26 Parete del Pis di Massello 27 Placche Nere di Massello 28 Falesia di Bovile

94 96 100 104 106

VAL CHISONE 29 Gran Dubbione 30 Monte Cucetto 31 Falesia della Cascata della Pisa 32 Tre Denti di Meano 33 Vallone di Bourcet 34 Rocca Morel 35 Falesia Balma 36 Torre Falconera 37 Cima delle Grange e Pilastro di Vignal 38 Falesia delle Grange 39 Rocca del Pelvo 40 Punta Cristalliera, Torrione Centrale

108 116 122 124 132 150 156 160 162 168 170 172

ROCCA SBARUA 41 Falesia del Crò 42 Sigaro del Talucco 43 Placche del Tabacco 44 Sbarua Centrale 45 Sbarua di Sinistra 46 Bianciotto e Vena Di Quarzo 47 Torrione Grigio 48 Sperone Rivero 49 Placche degli Argonauti 50 Sperone Cinquetti 51 Torre del Bimbo 52 Sbarua Alta

176 180 184 186 188 198 200 204 208 214 216 220 224

TRE DENTI DI CUMIANA 53 Dente Orientale 54 Dente Centrale 55 Dente Occidentale 56 El Paso 57 Barma D’noara

226 228 232 234 236 238

VAL SANGONE 58 Rocca Parey 59 Rocce Baciasse 60 Roc du Montun

242 246 252

BASSA VAL DI SUSA 61 Cava di Avigliana 62 Monte Pirchiriano 63 Mompellato 64 Cevrè 65 Campambiardo 66 Anticaprie 67 Rocca Nera 68 Rocca Bianca 69 Il Pilastro San Marco 70 Le Pozze 71 Vaioland 72 Muro di Vetro 73 Oasi dei Castagneti 74 Picnicari 75 Spigolo dei Cinghiali 76 Alta Tensione 77 Il libro 78 Rocca Penna 79 Cava di Borgone 80 Orrido di Chianocco 81 Loss Area 82 Oasi di Guntè 83 Miramonti 84 Parete Rossa di Cateissard 85 Paretine di Marmo 86 Striature Nere 87 Terrazze di Avalon

254 256 260 262 266 268 272 278 284 288 292 296 298 300 302 304 306 308 310 318 322 326 328 330 332 336 340 346


88 Loggia dei Massoni 89 Orrido di Foresto 90 Isola Felice 91 Il Paretone di Novalesa 92 La Terrazza 93 Il Toupe’ 94 La Cascata ALTA VAL DI SUSA 95 Val Clarea 96 Gravere 97 Ramats 98 Levi-Molinari 99 Rognosa di Etiache

348 350 356 358 364 366 370 374 376 380 384 386 388

100 Parete dei Militi - Albatros 101 Parete dei Militi - Gare 102 Croz del Rifugio 103 Torre Germana 104 Falesia della Sueur 105 Rocce della Sueur 106 Falesia di Baisses 107 Lago Nero 108 Rocca Remolon 109 Falesia di Rocca Clarì 110 Rocca Clarì 111 La Griserie 112 Monte Furgon

392 400 402 406 408 410 412 414 416 418 420 424 428


Itroduzione tecnica

AMBITI GEOGRAFICI DELLA GUIDA La guida copre tre importanti vallate delle Alpi a ovest della città di Torino, e rispettivamente la Val Pellice, la Val Chisone e la Val di Susa, quest’ultima importante via di comunicazione con la Francia. Tra la Val di Susa e la Val Chisone si trova la Val Sangone, valle di breve sviluppo ma ugualmente inclusa in questa trattazione. Le strutture di Rocca Sbarua e dei tre Denti di Cumiana, sopra alla cittadina di Pinerolo, non fanno geograficamente parte di nessuna vallata ma sono incluse in due capitoli separati. Talvolta questa zona è stata denominata, su alcune pubblicazioni, “Pinerolese pedemontano” ma riteniamo che, nonostante la vicinanza e le caratteristiche geologiche simili, queste due zone meritino due capitoli separati con il nome della montagna maggiormente conosciuta. Le tre principali vallate (Pellice, Chisone e Susa) danno origine poi a piccole valli secondarie, talvolta denominate all’interno dei singoli capitoli (ad esempio Val di Luserna, Val Germanasca, Valle di Angrogna etc). Nel caso della Valle di Susa, invece, data l’ampiezza, si è preferito dividerla in due capitoli, “bassa Val di Susa” da Rivoli a Susa, “alta Val di Susa” da Susa al confine con la Francia in direzione Frejus e Monginevro.

Quest’area così delimitata, e confinante a nord con le Valli di Lanzo, a ovest con il Brianconnais e a sud con la Valle del Po ed il cuneese, può essere a sua volta denominata come Piemonte occidentale. Il titolo della guida, “Passaggio a Nord-ovest” si riferisce al ruolo di comunicazione con la Francia che ha sempre avuto nei secoli la valle di Susa. VIABILITÀ Le zone presentate in questa guida sono tutte raggiungibili in auto da Torino in tempi che variano da mezz’ora ad un ora e mezza. La Val Pellice e Val Chisone necessitano il raggiungimento della cittadina di Pinerolo (circa 40 km da Torino), collegata al capoluogo da un autostrada. Da Pinerolo la Val Pellice si raggiunge in breve tempo per la provinciale che attraversa Luserna San Giovanni e poi Torre Pellice. La Val Chisone è invece lunga e tortuosa e inizia alle porte di Pinerolo: è percorsa dalla statale 23 del Colle del Sestriere. I centri di Rocca Sbarua e dei Tre Denti di Cumiana sono raggiungibili in breve da Pinerolo o direttamente da Torino via Orbassano. La Val Sangone dista non più di mezz’ora d’auto da Torino passando per i centri di Rivoli o Orbassano ed infine Trana e Giaveno. La Val di Susa è percorsa da due statali e un autostrada. Per tutte le falesie situate nella bassa valle, è meglio (e soprattutto conveniente) abbandonare l’autostrada ad Almese e procedere poi con la SS 25 verso Borgone e Susa (attenzione, velocità controllata elettronicamente!). Da qui si raggiunge brevemente anche Novalesa. Per l’alta valle è conveniente utilizzare l’autostrada, sino a Bardonecchia nel caso si voglia raggiungere la Valle Stretta, sino a Oulx nel caso si voglia arrampicare nella zona di Cesana. La Valle di Susa è ben servita anche dalla ferrovia, la Val Chisone e Val Pellice da un servizio di autotrasporti in partenza da Torino o direttamente da Pinerolo, che è raggiungibile anche col treno.


CLIMA Il clima del Piemonte occidentale non differisce molto da quello delle restanti zone piemontesi ed in generale dell’Italia Nord-occidentale. In bassa quota l’arrampicata è piacevole nelle mezze stagioni, mentre diventa proibitiva in inverno ed in estate. Fanno eccezione a questa regola le zone alpine, dove si arrampica prevalentemente da giugno a ottobre, e la bassa val di Susa, che beneficia di un microclima particolare. Qui non è raro, anzi è piuttosto frequente, trovare una temperatura gradevole anche in pieno inverno, anche quando in città il termometro scende sotto zero. Particolari sono anche le giornate di fohn, quando nella bassa Val di Susa il cielo si presenta terso dal forte vento (di temperatura mite), mentre le montagne sono avvolte dalla bufera. In queste condizioni è piacevole arrampicare in bassa valle, mentre sulle pareti più in quota il vento può risultare molto fastidioso. In estate sono frequentabili gli orridi e le pareti del Bourcet, e naturalmente tutte le pareti in quota, oltre i 1000 metri. Sempre nella stagione estiva prestare attenzione alle vipere, specialmente nei settori meno frequentati della Val Pellice LA ROCCIA Le pareti trattate in questa guida sono costituite essenzialmente da tre tipi di roccia, lo gneiss granitico, il serpentino ed il calcare. Lo gneiss: si presenta con placche levigate inframezzate da liste nette e da tettini squadrati, a mò di scalinata rovescia. Può presentarsi a grana grossa (Rocca Sbarua) o fine (Rocca Parey, Val Pellice, Bourcet). Presenta belle fessure nette e piacevolmente scalabili in opposizione o con tecnica ad incastro. In qualche caso offre anche belle placche di aderenza (Rocca Parey, Gran Dubbione, Embergeria), mentre alla Punta d’Ostanetta lo gneiss si presenta con caratteristiche del tutto simili a quelle del Gran Paradiso. La bassa Val di Susa offre invece alcune belle strutture di classico granito a scagliette un po’ fragili, talvolta un po’ scivoloso per la presenza di mica.

Il serpentino: roccia particolare ed “aggressiva”, si presenta con forme meno geometriche e più arrotondate, talvolta poco pulite ed invase dal muschio. Offre un’arrampicata varia su cui occorre buona forza di dita per artigliare le scagliette abrasive. Si trova a Caprie, Mompellato, Colle del Lys, e su alcune pareti e montagne della Val Pellice. Il calcare: più che mai vario, si presenta giallo e stratificato orizzontalmente nella zona della bassa Val di Susa (dove spesso è poco solido) e grigio e slavato nell’alta Val di Susa. In bassa valle le pareti di calcare regalano un’arrampicata atletica su liste sempre nette ma su pareti spesso strapiombanti. Al contrario, nella zona di Cesana e di Bardonecchia l’arrampicata si fa tecnica su liste spesso rovesce. Alcune zone della Valle Stretta presentano un calcare che è del tutto simile alla dolomia (da qui il nome “Dolomiti di Valle Stretta”. L’ARRAMPICATA NEL PIEMONTE OCCIDENTALE L’area trattata in questa guida è, storicamente parlando, una delle più importanti nella storia dell’alpinismo e arrampicata italiani. Anche se dagli anni ‘70 in poi la Valle dell’Orco ha rivestito un ruolo di primaria importanza nella nascita e nello sviluppo dell’arrampicata libera, è innegabile che i protagonisti del Nuovo Mattino che tanto fecero parlare di sè, cominciarono ad arrampicare proprio in Valle di Susa. Inoltre già dal primo dopoguerra erano molto conosciute palestre come la Rocca Sbarua e la Parete dei Militi in alta Val di Susa, dove si cimentarono tutti i migliori alpinisti dell’epoca, da Boccalatte e Gervasutti sino a Guido Rossa. Ogni parete trattata in questo libro trasuda quindi di storia, una storia che meriterebbe essere raccontata per filo e per segno ma che, salvo la cronistoria che si darà di seguito, è un compito titanico che esula dai fini di questa trattazione. Con la valorizzazione di ogni singolo risalto di pietra di queste valli, avvenuta a partire dagli anni settanta da un manipolo di scalatori, quest’area divenne in ambito italiano ben più famosa per le sue “palestre” che per le sue


Introduzione tecnica 10

montagne. L’importanza storica di centri come la Rocca Sbarua e Foresto, ha sempre superato di gran lunga la bellezza oggettiva delle pareti, sovente modesti risalti strappati ai rovi e alla vegetazione dalle mani di frenetici apritori, come era per esempio Gian Carlo Grassi. Agli albori del terzo millennio il mito è un po’ svanito e tutto appare più dimensionato: queste pareti (alcune di esse purtroppo dimenticate) sono valutate oggi per quello che sono, e pur conservando un posto importante nella storia dell’arrampicata italiana, soffrono il confronto con zone più attraenti come il Brianconnais e il Finalese. Tuttavia non va sottovalutato l’amore che i torinesi hanno per queste rocce, che non sembra soffrire dell’inevitabile cambio generazionale e dell’affermarsi dei grandi centri indoor cittadini. Se oggi molte amministrazioni comunali hanno affidato alle guide alpine la riattrezzatura delle vecchie palestre, significa che c’è ancora un interesse verso queste “vecchie” rocce. Si fa un gran parlare di come dovrebbero essere riattrezzate le vecchie vie, e fa discutere soprattutto il diverso atteggiamento verso gli itinerari storici (e l’etica in genere) in una zona piuttosto che un’altra. Trattandosi della conservazione di un patrimonio comune, è auspicabile che in futuro questi interventi non rimangano frutto di iniziative di piccoli gruppi, ma siano preventivamente discusse tra le varie associazioni di categoria. Le rocce del Pinerolese e della Valle di Susa sono dunque state la culla per generazioni di alpinisti e arrampicatori torinesi che hanno successivamente attraversato da protagonisti la storia dell’arrampicata italiana. Per questo motivo ci auguriamo che esse non vengano dimenticate o, peggio, omologate in nome della modernità, affinchè nelle giovani generazioni permanga una memoria storica di ciò che è stato…

VALUTAZIONE DELLE DIFFICOLTA’ Scala delle difficoltà Per tutti i monotiri e le vie lunghe sportive, che fin dalla loro apertura sono state così realizzate, la valutazione delle difficoltà e la relazione dell’itinerario, sono esposte in modo sintetico; il grado è espresso secondo la scala francese e una nota invece esprime le caratteristiche di una via, che essendo attrezzata in modo sportivo non necessita di relazione dettagliata dei passaggi per l’individuazione della linea di salita. Per le vie lunghe di stile moderno, si è adottata una scala di difficoltà ormai usata anche in altre pubblicazioni, e frutto dell’impegno di un gruppo di lavoro composto da noti alpinisti, apritori di vie lunghe, e particolarmente attivi negli ultimi anni, tra i quali Maurizio Oviglia, Erik Svab, Rolando Larcher e Nicola Tondini. É un sistema di valutazione che scinde l’impegno generale di una via (ambiente, lontananza dal fondovalle, lunghezza, impegno psicologico) da quello relativo alla distanza o alla posa delle protezioni. Tutto questo per forza separato dalla difficoltà tecnica, comunemente espressa con la scala UIAA o francese. Avremo dunque tre parametri da valutare e quindi tre scale diverse da affiancare nella relazione di una determinata via: la difficoltà tecnica, la proteggibilità, l’impegno generale. Per avere l’idea più precisa di una via, sarà dunque necessario esprimerli sempre tutti e tre, perché nessuno di essi, preso separatamente, potrà dare sufficienti informazioni al ripetitore. Nella relazione di alcune vie moderne le difficoltà dei singoli passaggi sono espresse con la scala francese quando il passaggio è protetto in modo sportivo (spit), e con la scala UIAA se il passaggio è invece da proteggere. La proteggibilità Abbiamo utilizzato una scala che tiene conto esclusivamente della distanza e dell’affidabilità degli ancoraggi, usando la lettera “R” (rischio, risk). Nel caso di vie spittate, la “R” è sostituita dalla lettera “S”, e la valutazione dunque si intende relativa solamente alla distanza tra gli


spit. Per le eventuali vie miste la sigla è “RS”. Prendendo spunto dalla scala artificiale, questa tabella è suddivisa in 6 gradi, dove il grado 6 consiste in una lunghezza quasi o totalmente improteggibile, con rischi elevati di caduta fatale. Naturalmente la scala è aperta. L’impegno globale Dovendo sostituire la scala classica francese (TD, ED…) nel valutare l’impegno globale di una via, l’ambiente in cui si svolge, la difficoltà di ritirata e la lontananza dal fondovalle, la scala più adatta è quella americana in uso per le big wall, espressa in numeri romani da I a VII (ma si tratta di scala aperta) e affiancata alla difficoltà tecnica. Come si deduce dalla tabella la gradazione è slegata totalmente dalla difficoltà, che andrà quindi sempre affiancata al numero romano.

PROTEGGIBILITà S1

S2

S3

S4

S5

Spittatura normale, come quella utilizzata in falesia. Distanza mai superiore ai 3-4 m tra uno spit e l'altro. Lunghezza potenziale caduta qualche metro al massimo e volo senza conseguenze. Spittatura distanziata e tratti obbligatori tra le protezioni. Lunghezza potenziale caduta una decina di metri al massimo e volo senza conseguenze. Spittatura distanziata, passaggi quasi sempre obbligatori. Distanza tra gli spit anche superiore ai 5 metri, voli lunghi ma non eccessivamente pericolosi. Spittatura molto distanziata (oltre i 7 metri), passaggi obbligatori. Una caduta può potenzialmente provocare un infortunio. Spittatura oltre i 10 m, passaggi obbligatori e tratti dove una caduta può sicuramente provocare un infortunio (caduta su terrazzi e cengie o al suolo).

S6

Spittatura solo parziale e posizionata lontano dai passaggi chiave, tratti molto lunghi, anche superiori ai 20 m, in cui una caduta può avere conseguenze anche letali.

R1

Facilmente proteggibile con protezioni sempre solide, sicure e numerose. Limitati tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta qualche metro e volo senza conseguenze.

IMPEGNO GLOBALE I

Una via corta richiedente poche ore, nei pressi della strada e con comodo avvicinamento, ambiente solare e ritirata comoda.

II

Via di diverse lunghezze su una parete superiore ai 200 m, avvicinamento facile anche se può richiedere una discreta marcia, comoda ritirata.

R2

Via lunga oltre i 300 m, ambiente severo, richiede quasi tutta la giornata per essere superata. Può richiedere un lungo avvicinamento e la ritirata può non essere veloce.

Mediamente proteggibile con protezioni sempre solide e sicure ma più rade. Tratti obbligatori tra le protezioni. Lunghezza potenziale caduta qualche metro al massimo e volo senza conseguenze.

R3

Via molto lunga, superiore ai 500 m, su parete severa e distante dal fondovalle. Richiede un'intera giornata per essere superata. La ritirata può essere complicata e non svolgersi sulla linea di salita.

Difficilmente proteggibile con protezioni non sempre buone e distanti. Lunghi tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta fino a 7-8 metri al massimo e volo con possibile infortunio.

R4

Difficilmente proteggibile con protezioni scarse o inaffidabili e/o distanti che terrebbero solo una piccola caduta. Lunghi tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta fino a 15 metri con possibilità di fuoriuscita di ancoraggi e volo con probabile infortunio.

R5

Difficilmente proteggibile con protezioni scarse, inaffidabili e distanti che terrebbero solo una piccola caduta. Lunghi tratti obbligatori. Possibilità di lunghe cadute e di fuoriuscita di ancoraggi che può determinare un volo fino a terra con infortunio sicuro.

R6

Improteggibile se non per brevi e insignificanti tratti lontani dai passaggi chiave del tiro. Una eventuale caduta può avere conseguenze anche letali.

III

IV

V

Via molto lunga stile big wall, richiede normalmente un bivacco in parete. Ritirata difficile, ambiente severo.

VI

Big wall che richiede più giorni di permanenza in parete, ambiente di alta montagna, ritirata difficile.

VII

Tutte le caratteristiche proprie del grado VI esasperate, come nel caso di big-wall himalayane che necessitano di una spedizione per essere superate.


Introduzione tecnica

RACCOMANDAZIONI E CONSIGLI Molti degli itinerari descritti e, in particolare quelli meno recenti, hanno caratteristiche più alpinistiche che di arrampicata sportiva. La chiodatura, soprattutto nei tratti meno impegnativi, potrà risultare anche un poco più lunga per chi è abituato ad arrampicare in certe falesie superchiodate. Sarà quindi buona abitudine portare sempre qualche nut ed un paio di friend (ad esempio il n° 2 e il 3), utili anche per un eventuale rinforzo delle protezioni sulle vie dove ancora sono presenti chiodi tradizionali, la cui tenuta non sempre è stabile nel corso degli anni e va quindi verificata. Le vie più frequentate sono state ripulite da pietre instabili e da appigli malsicuri, tuttavia le

condizioni possono variare nel corso degli anni a causa del gelo, disgelo, assestamenti, scosse sismiche etc. Occorre quindi sempre prestare attenzione alla solidità degli appigli e in caso di blocchi o lastroni dall’apparenza instabile, questi andranno aggirati o sollecitati nel minor modo possibile. Per le discese in doppia o eventuali ritirate, utilizzare sempre un doppio punto di ancoraggio. Si raccomanda infine di rispettare l’ambiente, evitando di abbandonare rifiuti e di non danneggiare o asportare le protezioni esistenti, ma eventualmente di migliorarle per fare in modo che le vie possano sempre offrire un’arrampicata sicura e divertente.

UP magazine… …per chi non si accontenta! 12

www.up-climbing.com


CARTOGRAFIA Istituto Geografico Centrale: Valli di Susa, Chisone, Germanasca (n. 1), 1:50.000 Monviso (n. 6), 1:50.000 Torino, Pinerolo e bassa Val Susa (n. 17), 1:50.000 Monviso, Sampeyre, Bobbio Pellice (n. 106), 1:25.000 Sestriere, Claviere, Prali (n. 105), 1:25.000 Bardonecchia - Monte Thabor – Sauze d’Oulx (n. 104), 1:25.000

BIBLIOGRAFIA ROCCA SBARUA E MONTE TRE DENTI, Gian Piero Motti, CAI TO, 1969 VALLE DI SUSA E SANGONE, Giancarlo Grassi, Tamari Bologna, 1980 100 NUOVI MATTINI, Alessandro Gogna, Zanichelli 1981 ALPI COZIE CENTRALI, Eugenio Ferreri, Guida Monti d’Italia CAI/TCI,1982 ROCK STORY, Alessandro Gogna, Melograno Edizioni 1983 ALPI COZIE SETTENTRIONALI, R. Aruga, P. Losana e A. Re, Guida Monti d’Italia CAI/TCI, 1985 MONVISO E LE SUE VALLI, Giulio Berutto, IGC Torino ROCCA SBARUA, Elio Costa e Lorenzo Gillio, UGET Torino, 1987 ROCCA SBARUA, Luigi Gally Ghibaudo Cuneo, 1988 L’INTUIZIONE, Arrampicate Mompellato, UGET TO 1990 ARRAMPICARE A CAPRIE, Diego Cordola, Libreria La Montagna, 1993 GRIMPER DANS LE HAUT VAL DURANCE E SUZE, Y. Rolland e Oscar Durbiano, Embrun, 1993 LE GUIDE DI ALP, FALESIE 1, Flaviano Bessone, Vivalda Torino, 1994 ARRAMPICARE IN BASSA VAL DI SUSA, A.A.V.V. Comunità Montana 1995 MONTAGNE E VALLATE DEL PINEROLESE, E. Chiolerio, Eraldo Quero, E. Rambelli, CDA Torino, 1996 ARRAMPICATE IN VAL CENISCHIA E CLAREA, A. Bolognesi, Borgone 1996 ROCCA SBARUA, Michele Carbone, 1997 ROCCIA D’AUTORE, Fiorenzo Michelin, 1998 TRE DENTI, M. Boccardi, G. Daghero, D. Longo, Alzani editore, 1999 OISANS NOUVEAU, OISANS SAUVAGE, J.M. Cambon, Gap, 2000 PIEMONTE OCCIDENTALE E BRIANCONNAIS, Marco Scolaris e Marco Blatto, Vivalda 1999 AGGIORNAMENTI ROCCA SBARUA, GAS, 2002 VALSANGONE IN VERTICALE, A.A.V.V., Alzani Editore, 2003 ROCCA SBARUA, R, Giustetto, G. Scarca, CD ROM, 2004 UN PASSO VERSO IL CIELO, Pier Mattel, Ivana Bertoluzzo, 2010

WEB www.cybermountain.it sito che contiene diverse monografie sulla zona Val di Susa e Pinerolese, a cura del compianto climber torinese Federico Negri www.altox.it sito curato dalla guida valsusina Pierre Mattiel, contiene diverse pagine dedicate alle falesie della Val di Susa www. gulliver.it portale dedicato agli sport outdoor nell’area piemontese, con un interessante data base di vie e commenti degli utenti www.roccasbarua.it curato da Renato Giustetto, questo sito raccoglie tutte le arrampicate e le novità di questa storica falesia http://digilander.libero.it/fiorenzomichelin sito con tutte le vie aperte da Fiorenzo Michelin, co-autore di questa guida www.bsidezone.it sito della palestra bside, con recensioni delle zone boulder www.albysport.com sito commerciale di un negozio a Novalesa, ma con una sezione topos curata da Alberto Bolognesi www.arrampicareneltorinese.com recensione di varie zone di arrampicata con predilizione per la Val Sangone. 13


Informazioni

RIFUGI E PUNTI DI APPOGGIO VAL PELLICE Rifugi RIFUGIO BARBARA mt 1753, Località Pis della Rossa, proprietà del CAI UGET TO, tel 0121 930077 RIFUGIO WILLY JERWIS mt 1732, Località conca del Prà, proprietà del CAI UGET Val Pellice, tel 0121/932755

PINO BLU ** - V.le I Maggio. Villar Pellice - quota 700 m., 80 posti tenda - Tel. 0121/930795 LA QUIETE * - Fr. Basana, Villar Pellice - quota 664 m., 50 posti tenda - Tel.0121/930874 AGU’ ORESTE (roulottes e vagoni) - Loc. Cros, Villar Pellice - quota 664 m. - Tel. 0121/397473

RIFUGIO GRANERO mt 1732, Loc. Adrech del Laus, proprietà del CAI UGET Val Pellice, tel 0121 91760

VAL CHISONE

RIFUGIO ESCURSIONISTICO VACCERA - Loc. Colle della Vaccera, Angrogna - quota 1500 m., 28 posti letto - Tel. 0121/944306-944128

RIFUGIO LAGO VERDE 2583 mt, Località Lago Verde Tel. 0121.806124 Cellulare 348.6009920 rifugiolagoverde@tiscali.it - www.praly.it

BIVACCO NINO SOARDI - Loc. Colle Boucie, Bobbio Pellice - quota 2630 m., 20 posti letto - Tel. 0121/932274 (Valdo Bellion - deposito chiavi) - Tel. 0121/59240 (Mauro Pons)

RIFUGIO ESCURSIONISTICO SERAFIN, Vallone del Bourcet, B.ta Chasteiran – Bourcet, Tel. 0121.842764 Cellulare 360.692472

RIFUGIO DEI SAP – Loc. Sap, Angrogna – Tel. 0121/944363 Posti tappa GTA TRATTORIA VILLANOVA - B.ta Villanova, Bobbio Pellice - quota 1.223 m., 20 posti letto Tel.0121/933337 (inverno) - 91879 (da maggio a ottobre) FORESTERIA VALDESE - Via Arnaud, 34, Torre Pellice - quota 545 m., 60 posti letto Tel.0121/91801 TRATTORIA MOUNT SERVIN - Loc. Vaccera, 285, Angrogna - quota 1.460 m., 30 posti letto Tel.0121/944255 Campeggi BRIC * - Via Fornaci - Loc. Bric, Rorà - quota 1.100 m., 40 posti tenda - Tel. 0338/8822713 – 0121/93110 (Ristorante Koliba)

14

CAIRO ** - V.le Dante, 19 - Torre Pellice - quota 550 m., 70 posti tenda - Tel. 0121/932060

Rifugi

RIFUGIO SELLERIES 2023 mt, Alpe Selleries, Tel. 0121.842664 Posti tappa GTA CONSORZIO PRACATINAT, Loc. Pra Catinat, Tel. 0121.884884 - Fax 0121.83711 pracatinat@ pracatinat.it www.pracatinat.it POSTO TAPPA BALSIGLIA, B.ta Balsiglia, 1, Tel. 0121.808816 - Chiesa Evangelica Valdese HOTEL DELLE ALPI, Frazione Ghigo, 10, 10060 PRALI Tel. 0121.807537 - Fax 0121.807615 www.hoteldellealpi.it RODORETTO, Loc. Villa di Rodoretto, 10060 PRALI Tel. 0121.806126 RIFUGIO VACCERA, Loc. Vaccera, 10060 PRAMOLLO - ANGROGNA Tel. 0121.944306 AGRITURISMO LA MIANDO, B.ta Didiero, 16 10060 SALZA DI PINEROLO


Tel. 0121.801018 Cellulare 339.2763215 lamiando@ciaoweb.it www.agriturismo.com\ lamiando PZIT REI Via della Rocca, 1 , 10060 USSEAUX Tel. 0121.83876 Campeggi SERRE MARIE Str. Statale del Sestriere, 71 10060 FENESTRELLE Tel. 0121.83982 - 0121.83803 GOFREE Via Nazionale - Fr. Ruà 10060 PRAGELATO Tel. 0122.78045 Cellulare 347.9800697 info@villaggiogofree.it www.villaggiogofree.it LAGO VERDE Loc. Pomieri 10060 PRALI Tel. 0121.807431 campeggiolagoverde@libero.it ARCOBALENO Fr. Fraisse, 1 - S.R. 23 del Sestriere Km. 77 10060 USSEAUX PINEROLESE Rifugi RIFUGIO MELANO, 1060 mt Freidour-Rocca Sbarua Proprietà CAI Pinerolo, Via Sommeiller 26, 10064 Pinerolo (TO), tel. 0121/930077 http://www.caipinerolo.it/rifugio_melano Tel 0121 353160 VAL DI SUSA Rifugi RIFUGIO SCARFIOTTI, Valle di Rochemolles, Bardonecchia - m 2160 - Posti letto: 24 Tel. Rifugio 0122 901892 Tel. Gestore 333 - 6715086

Tel Gestore: 339 5004191 - 339 4269402 Exilles Rifugio Terzo Alpini, Valle Stretta - m 1772 Posti letto: 40 Tel. Rifugio: 0122 902071 tel Gestore: 0122 907645 Nevache (Francia) riccnovo@tin.it RIFUGIO “I RE MAGI”, Valle Stretta, Nervo Renato Via Montenero, 13 10052 Bardonecchia (TO) Tel. (+39) 0122.96451 (+39) 368.917952 (+39) 349.6112920 LA FONTANA DI THURES, 1700 m, località Thures, Cesana, 0122 845156 Campeggi PIAN DEL COLLE* Localita Pian del Colle, Melezet,c.a.p. 10052,BARDONECCHIA,(TO) tel. 0122901452;fax. 0122901452 Recapito fuori stagione: tel. 0122901452; fax. 0122901452 BOKKI** L o c a l i t a P i a n d e l C o l l e, 10052,BARDONECCHIA,(TO) tel. 012299893;fax. 012299893 www.bokki.itinfo@bokki.it

-,c.a.p.

CHABERTON** Viale Bouvier, 26, -,c.a.p. 10054,CESANA TORINESE,(TO) tel. 012289206; fax. 012289206 CLAVIERE* Regione San Gervasio, 1, 10050,CLAVIERE,(TO) tel. 0122878876;fax. 0122878407

-,c.a.p.

RIFUGIO LEVI – MOLINARI, Grange della Valle - m 1850 - Posti letto: 46 Tel Rifugio 0122 58241 15


Cenni storici

1920-1940 Tra i pionieri del primo dopoguerra ad occuparsi di arrampicare forte anche “in palestra” c’è Ettore Ellena e Pipi Ravelli. Ettore è attivo fin dalla seconda metà degli anni venti e nel 1927 compie le prime salite a Rocca Sbarua. Pipi Ravelli invece sale la Via Brik ai Denti di Cumiana. S u c c e s s i va m e nt e è G i u s to G e r va s u t t i l’arrampicatore che lascerà un segno indelebile nelle palestre piemontesi. A Rocca Sbarua Giusto sale una via caratterizzata da un lungo diedro, che diverrà una grande classica. In montagna, sulle guglie dolomitiche della Valle Stretta, Boccalatte risolve invece lo spigolo della Torre Germana. In bassa Val di Susa è ancora Ravelli il primo ad accorgersi che c’è roccia scalabile: le grandi placconate del versante nord della Sacra di San Michele appaiono a quei tempi il luogo più invitante dove arrampicare alle porte della città. 1945-1955 Luigi Bianciotto sale lo Spigolo Bianciotto a Rocca Sbarua, superando probabilmente il primo VI° piemontese in arrampicata totalmente libera, senza mettere un chiodo. Poi sale anche un notevole spigolo granitico sulla Punta Cristalliera in Val Chisone. Sempre a Rocca Sbarua, la palestra torinese più frequentata, Barbi e Salasco sono gli autori di una notevole via sul Torrione Grigio.

Giusto Gervasutti

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Guido Rossa

In Val di Susa è attivo un certo Cech di Bussoleno, che inizia un assedio alla repulsiva parete dell’Orrido di Foresto. Dopo numerosi tentativi riesce sulla Via della Fessura Obliqua. Nel frattempo Fornelli sale lo Spigolo Grigio alla parete dei Militi, in Valle Stretta, mentre poco dopo De Albertis dice qualcosa di più aprendo una grande via di prevalente arrampicata libera. 1955-1965 Guido Rossa è il nuovo alpinista di talento che non disdegna le pareti di bassa valle. Anche lui si cimenta, oltre che con la parete dei Militi, anche con la Rocca Sbarua. Qui (nel 1960) risolve con Corradino Rabbi le “Placche Gialle”, una delle arrampicate miste più eleganti ed ardite delle palestre torinesi, facendo uso di chiodi ad espansione allo stato embrionale. La via fu terminata però da Ottavio Bastrenta. Oggi la sua via, pur se richiodata a spit, rimane un capolavoro di gran classe apprezzato anche dai liberisti di ottimo livello. Franco Ribetti (insieme a Dionisi) affronta invece il contrafforte dei Tre Denti aprendo una via di libera ardita e rimasta per anni molto temuta. 1965-1970 A Rocca Sbarua vengono superate le ultime vie logiche in stile tradizionale, per lo più ad opera di Gian Piero Motti e Gian Carlo Grassi. Motti è più attento alla qualità e regala poche vie ma di gran classe, Grassi appare subito posseduto

Franco Ribetti


dalla frenesia esplorativa e quantitativa. Il 1966 è un anno magico per i due, che in coppia ci regalano alcuni capolavori come la Motti-Grassi al Torrione Grigio in Sbarua o il Diedro del Terrore alla Parete dei Militi. Ma Grassi ben presto lascia i sentieri battuti per dedicarsi a valorizzare le rocce minori delle valli piemontesi. Apre anche a Rocca Parey, in Val Sangone, dove è attivo anche Isidoro Meneghin, altro prolifico esploratore. 1970-1975 Michelin e Carignano esplorano la Punta Ostanetta in Val Pellice e salgono un considerevole spigolo granitico. Gaido e Marone, invece, prediligono la Val Chisone e inaugurano il Vallone del Bourcet con due impegnative salite artificiali. Sul versante dell’arrampicata libera si delinea un gruppo di scalatori di gran talento che fanno riferimento ai caposcuola Grassi e Motti. Gabriele Beuchod sembra indicare una nuova strada in Sbarua, superando in stile pulito e direttamente in libera una via sulla Torre del Bimbo. In bassa Val di Susa, invece, Grassi, Bonelli e Galante esplorano la grande parete di Cateissard, già tentata invano da Cech nei decenni precedenti. 1975-1980 Si delinea una chiara frattura: da una parte l’alpinismo tradizionale che trova i propri spazi anche sulle strutture di bassa valle, dall’altro un manipolo di scalatori talentuosi che spinge

Gian Piero Motti

Ugo Manera

l’arrampicata libera al massimo. Isidoro Meneghin fa parte denza dubbio della prima corrente, tanto è vero che non disdegna di ricorrere all’artificiale anche su paretine di venti metri. Le sue vie a Borgone e Caprie, però, aprono la strada ai liberisti che, forse, senza il suo precedente tocco, non le avrebbero sapute vedere. Michelin e Carignano raccolgono invece il testimone lasciato da Gaido (ma con più attenzione alla libera) e salgono nel Vallone del Bourcet lo Spigolo Grigio, destinata a divenire negli anni seguenti una delle vie più frequentate della Val Chisone. Tra gli allievi di Grassi comincia a farsi luce Marco Bernardi, personaggio chiave nella storia dell’arrampicata libera italiana, che sale in completa arrampicata libera la Ribetti-Dionisi ai Tre Denti e poi lo Spigolo Centrale e la celebre Motti-Grassi a Rocca Sbarua. Con queste tre libere Marco è già un gradino sopra a tutto quanto era stato fatto sino in quel momento in arrampicata libera in Piemonte. Grassi intanto chioda sistematicamente Caprie a spit, ma Manera e Motti invece preferiscono la soprastante Rocca Nera. Le ragioni di tale scelta sono espresse in uno storico articolo di Motti apparso su Scandere, una sorta di testamento spirituale prima del suo suicidio. Ma Grassi va avanti per la sua strada e passa alla Cava di Borgone, mentre cominciano ad affermarsi le regole dell’arrampicata libera, che non ammettono più nemmeno i resting. A Caprie Meneghin affronta le placche dell’Anticaprie e

Gian Carlo Grassi

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Cenni storici

falesie, ben attrezzate e non difficili (sia nella difficoltà che nella severità nel valutarle). Per rispondere a questa tendenza Carbone e amici attrezzano l’intera zona del Gran Dubbione (Val Chisone) dove per la prima volta sono spittati anche i terzi gradi. All’opposto Donato Lella libera la “Via del Deltaplano”, nel Vallone del Bourcet, su materiale tradizionale e auspica un’evoluzione meno globalizzata e più severità nelle valutazioni. 2000-2005 Sono oramai sporadiche le realizzazioni di Vighetti sulle rocce valsusine (la nuova generazione è moltro attratta dal bouldering), per cui campo libero alle aperture postmoderne, vale a dire le multipitches plaisir, facili, ben attrezzate e confezionate alla perfezione. Paladino di questo stile è Fiorenzo Michelin, che traccia diverse vie in stile misto sulle montagne dell’alta Val Pellice e sulle Placche della Parete dell’Embergeria (Angrogna), ma soprattutto riesce con il Bourcet a creare una valida alternativa a Rocca Sbarua. Dietro al successo ci sono però innumerevoli giornate di fatica che Fiorenzo trascorre appeso alle corde per strappare queste pareti dalla vegetazione e ai rovi. Il saluzzese Marco Bernini invece si distingue leggermente dal clichè e apre alcune nuove vie di medio impegno (ma abbastanza esposte) alla Punta Ostanetta, un’alternativa a quelle universalmente apprezzate che continua

Valter Vighetti

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Donato Lella

a sfornare Michelin negli ultimi anni in compagnia di Francesco Martinelli. Infine arriva il restyling completo di Anticaprie e Borgone, promosso dalle amministrazioni locali dei rispettivi Comuni. Dopo la morte prematura di Vaio, si rifà vivo Rebola, che apre Bandiera Rossa a Caprie, (liberata da Vighetti, fino all’8a) e richioda qualche via a Caprie e alla Rocca Sbarua. Novità sono le falesie di Ramats (ancora in stile bricolage anni novanta), del Levi e una zampata di Manlio Motto anche sulle pareti dell’alta Val di Susa, precisamente sulla Rognosa Etiache. 2005-2009 Gli ultimi anni hanno registrato poche novità. Nuove vie di Fiorenzo Michelin in Val Pellice, qualche nuova falesia in zona Talucco, richiodature in Valle di Susa generalmente operate da guide alpine. Sul fronte dell’alta difficoltà è degna di nota la salita in libera della “Via degli Amici” (8a) e dello “Strapiombo Rosso” (7c+) in Sbarua, ad opera del giovanissimo Alessandro Cesano di Pinasca. Proprio in Sbarua le nuove vie continuano a nascere come funghi, nell’esiguo spazio disponibile, purtroppo con chiodatura sempre più ravvicinata e ingaggio/impegno inesistente, se si prescinde dalla difficoltà dei passaggi. Da segnalare anche l’area boulder del Rifugio Barbara, in Val Pellice, dove Cristian Core ha tracciato alcuni dei passaggi più duri d’Italia e d’Europa.

Marzio Nardi


Quale futuro? Parlare del futuro di questo angolo di Piemonte, pur con alle spalle una storia così importante, può sembrare tutto sommato non così difficile. È infatti abbastanza scontato, partendo dal fatto che si è ormai prossimi alla saturazione di ogni roccia scalabile, che le amministrazioni locali si faranno carico di richiodare le falesie storiche e consegnarle, così omologate e certificate, agli scalatori del futuro. A ben vedere rimarrebbe un po’ di spazio per qualche apertura controcorrente, ovvero difficile ed esposta, magari sulle pareti della Valle Stretta o in qualche altra piega delle Alpi Cozie. Ma se i talenti potenziali certo non mancano, la questione di fondo rimane: esiste veramente la voglia e la mentalità per uscire dalla strada maestra, che sembra relegare l’arrampicata a ovest di Torino come un’attività outdoor di puro svago, senza neanche un po’ di pepe e di avventura? Neanche a Briancon è tutto così piatto ed omologato! Di certo a guardare quello che è avvenuto e avviene tutt’ora, la tendenza più interessante ed avanguardistica rimane ancora il bouldering, che il gruppo del Bside di Nardi ha saputo riprendere con la passione che aveva contraddistinto Gian Carlo Grassi nelle sue prime esplorazioni dei blocchi erratici. Ma soprattutto Nardi ha saputo restituire ai giovani un patrimonio di rocce e montagne che oramai pareva esaurito e dimenticato, sepolto dalla moda dilagante delle sale boulder e dei trofei pseudo-parrocchiali. Quasi trent’anni dopo il famoso articolo di Motti su Caprie (ancora straordinariamente attuale), è tempo di riflessioni e di bilanci: in tutta onestà non credo che Gian Piero sarebbe oggi molto soddisfatto di come si sono svolte le cose dopo la sua dipartita! Basta sincerarsene rileggendo il suo articolo, nonostante oggi ci sia una certa mitizzazione del personaggio e circolino alcune fantasiose interpretazioni dei suoi scritti. Come succede spesso in questi casi, oggi sembra che tutti siano stati amici e compagni di cordata di Grassi e di Motti e ognuno rivendica il loro patrocinio “spirituale” in quel che fa oggi, dimenticando che non sono più qui con noi a commentare gli avvenimenti. Chi può dire, infatti, che opinione avrebbero oggi se fossero ancora vivi? Ci possiamo basare solo sui loro scritti di allora, sui quali ognuno ha la sua interpretazione. Rimane però innegabile che

l’arrampicata, pur acquistando in sicurezza e difficoltà, ha perso qualcosa in questo angolo di Piemonte in termini di fascino. Spetta ora alle nuove generazioni ridare all’arrampicata quella luce e quel senso profondo che auspicava Motti in quell’articolo, in modo da far sì che la Val di Susa non diventi solo un museo senza memoria di ciò che fu un tempo, sino a che anche l’ultimo dei nostri figli avrà dimenticato. (Maurizio Oviglia) Il Bouldering Il bouldering, ovvero la scalata sui massi, è stato un fenomeno importante in Valle di Susa tanto che si può dire che, insieme alla Valle di Mello nelle Alpi Centrali, sia stata la culla italiana di questa attività. Non è possibile risalire in modo certo a chi per primo scoprì e iniziò ad arrampicare sui massi erratici della cintura torinese, quel che è sicuro è che il primo a recensirli ed a creare una vera e propria schiera di emuli fu Gian Carlo Grassi. Nella sua guida “Sassismo spazio per la fantasia”, Grassi non solo recensiva tutti i passaggi saliti da lui ed i suoi amici su una miriade di massi della collina torinese, ma teorizzava una vera e propria filosofia del sassista. Ma negli anni novanta i blocchi da lui scoperti e valorizzati scivolarono velocemente nell’oblio, talvolta usati come discariche dei vicini paesi o inglobati nelle sempre più estese aree antropizzate. Tuttavia, alla fine del decennio un gruppo di appassionati, capeggiato da Marzio Nardi, si incaricò di rilanciare la moda del bouldering anche sul terreno naturale. Vennero così valorizzate le aree del Col del Lys (Marzio Nardi & co), del Rifugio Levi Molinari (Maurizio Puato & co) e del Rifugio Barbara in Val Pellice secondo i moderni canoni del bouldering, che via via andava assumendo i connotati di un fenomeno del tutto separato dall’arrampicata di falesia. Per tale ragione la recensione di queste zone è stata omessa da questa guida e lasciata alle pubblicazioni specifiche e locali. Nella speranza che anche i vecchi blocchi vengano rispolverati con passaggi attuali (come qualcuno, come Paolo Leoncini, sta già facendo), portando così la Val di Susa e la Val Pellice a zona di interesse nazionale, consigliamo agli interessati di avvalersi delle pubblicazioni e dei siti internet specifici.

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I tiri più duri 22

L’EXTREMA CURA PLUS L’EXTREMA CURA LA CURA PLUS GEO BASE JUMP LA CURA OLTRE OGNI PENSIERO QUARTO POTERE ROBOTICA PABLO WELCOME IN THE CLUB EL DIABLO KILL BILL LOTTOAPIÙ FUSIONE NUCLEARE HURRICANE IL POTERE DI CHINATOWN FOSFORO PIETA’ L’È MORTA AMNESIA SEMPLICEMENTE MIA LE CLOCHARD MUTANTE PLUS AURORA MOTO UNIFORMEMENTE ACCELERATO STRICNINA KOTEGAESHI NAGASAKI VIA DEGLI AMICI LA VITA CHINATOWN BANDIERA ROSSA TUTTOTETTO MEGAN SUPERCAFONE ALL IS LONELINESS STUKAS I MARI DEL SUD RIFLESSO DI UNTITLED KRIMINAL (attualmente 7b in attesa di ripristino) NICO DAVI LUC OFF LIMITS ADRENALINA L’EXTREMA ALLERTALLOS IL GRANDE VOLO DEL FALCONE IL LUPO (di sinistra) LA CADUTA DEGLI DEI

8c+ 8c 8c 8c 8b+ 8b+ 8b+ 8b 8b 8b 8a+ 8a+ 8a+ 8a+ 8a+ 8a+ 8a+ 8a+ 8a+ 8a+ 8a+ 8a+ 8a+ 8a 8a 8a 8a 8a 8a 8a 8a 8a 8a 8a+ 8a 8a 8a+ 8a 8a 8a 8a 8a 8a 8a 8a 8a 8a 8a

Gravere Gravere Gravere Alta Tensione Gravere Gravere Gravere Campambiardo Foresto Gravere Vomere El Paso F. della Centrale Pozze Caprie Vomere Chianocco Campambiardo Pozze Caprie Pozze Caprie Merendero Novalesa Novalesa Gravere Sinagoga Vomere Vomere F. della Centrale F. della Centrale Rocca Sbarua El Paso Campambiardo Caprie Pozze Caprie Pozze Caprie Pozze Caprie Libro Libro Chianocco Chianocco Loss area Cateissard Novalesa Novalesa Gravere Gravere Gravere Militi Gare Militi Gare

Walter Vighetti Matteo Gambaro Walter Vighetti Gabriele Moroni 2010 Walter Vighetti Walter Vighetti Walter Vighetti Walter Vighetti Andrea Branca 1990 Walter Vighetti Fabrizio Droetto 2010 Alessandro Cesano 2009 Alessandro Catalano 2010 Marzio Nardi Alessandro Cesano 2008 Roberto Mochino Roberto Mochino Walter Vighetti Marzio Nardi Cristian Brenna Walter Vighetti Oscar Durbiano Davide Marnetto Donato Lella Davide Marnetto Yuri Reusa Alessandro Cesano Donato Lella Andrea Branca Walter Vighetti Walter Vighetti Walter Vighetti Marzio Nardi Marzio Nardi Andrea Gallo Roberto Mochino Andrea Gallo Gabriele Bar Cristian Core Andrea Bianchi Andrea Bianchi? Walter Vighetti Patrick Edlinger Didier Raboutou

1988 1987 2010 2010 2010 2008

1987 1988


03

Solo per le falesie. Numero dei tiri presenti suddivisi per grado.

17 1

Val Pellice

03

5b 6a 6b 6c 7a 7b 7c 8a

6

4

2 1 1 1 1

La Sinagoga 900

Quota

Gn

E

450

Esposizione

Bellezza Splendido

Bello

Discreto

Chiodatura

Aiuto! Occhio! Buona Ottima

Affollamento

Basso Medio Alto Ressa

ComoditĂ

Scomoda Sconnessa Comoda

Parcheggio

Difficile Discreto Buono Ottimo

Non esaltante

Principianti Scuole Si scala con pioggia Per famiglie

Roccia

G

Granito

Gn Gneiss

S C

Serpentino

Calcare

M Sc Q Marmo

Scisto

Quarzite

23


03

17

Val Pellice

1

La Sinagoga

03

5b 6a 6b 6c 7a 7b 7c 8a

6

4

2 1 1 1 1

La Sinagoga Gn

E 900

Interessante falesia di gneiss abbastanza frequentata dagli arrampicatori locali, considerata la presenza di itinerari di tutte le difficoltà. Molto corteggiato è il bel muro di “Aurora”, il primo 8a della Val Pellice. Le vie sono state attrezzate da F. Margary, O. Sellari, Massimo e Flavio Segatel, A. Parodi, L. Bocco, prevalentemente alla fine anni ‘80. Oggi quasi tutte le vie sono state recentemente riattrezzate. Lo stile di arrampicata è di continuità su liste, prevalentemente nette.

Accesso Da Pinerolo imboccare la Val Pellice e raggiungere Luserna San Giovanni. Dalla rotonda al centro del paese, svoltare a sinistra e risalire la Val Luserna per circa 4 Km, poi svoltare ancora a sinistra lungo la strada delle cave (indicazioni per Mugniva) e proseguire per altri 3 Km fino alla borgata Prinera. Lasciare l’auto dopo la borgata (oppure più avanti se non si trova posto), attraversare il torrente e seguire il sentiero che salendo verso destra porta alla base della falesia della Sinagoga.

Torino

Luserna S. Giovanni

Maddalena 1231

Rocca Berra

Rorà

Franchino 960

Falesia Rorà

1069

Rocca Ciapel Sinagoga Vomere

38

Rocca Runds

1288

La Sea

Rocca Signora


1 SCRIC EL CROC 6b 10m Placca e strapiombo 2 PAPILLO DARDANUS 6a+ 12m Fessura strapiombante 3 DIALOGO SUI MASSIMI SISTEMI 6b+ 12m Strapiombo e microprese nel finale 4 HYPERCALYPSIS 6c+ 12m Strapiombo e placca verticale 5 I FIORI DEL MALE 7a+ 12m Strapiombo e placca strapiombante 6 ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO 6c+ 12m Placca verticale 7 BALZO ROSSO 7c 18m Muro verticale. Grado da confermare 8 AURORA 8a 18m Muro verticale con piccole prese 9 IL REGNO DEL GUREGNO 7b 18m Passaggio singolo su tetto 10 PIEDI DI FATA 6a 8m Muro verticale 11 GRIGIOVERDE ANALCOOLICO 6a 15m Camino strapiombante 12 SINTESI MALONICA 6a 15m Muro con strapiombo 13 SPIT ROCK 6a+ 15m Muro con strapiombo 14 DUNE 6a 10m Muro strapiombante con buoni appigli 15 TISANA 5b 12m Muro verticale con buoni appigli 16 BONGIOVANNI 6b 15m Muro con strapiombo finale 17 GIOCO DEL DIAVOLO 6b+ 15m Placca verticale con uscita strapiombante

LA SINAGOGA

7c

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9

2

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22

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Punta Castelluzzo

Val Pellice

Punta Castelluzzo

S

S 1200

La Punta Castelluzzo, belvedere di prim’ordine sull’intera Val Pellice, è la caratteristica sommità a forma di piramide tronca, ben visibile da Torre Pellice sulla cresta SE del Monte Vandalino. Concatenando la via della parete Sud con le vie esistenti sulle sottostanti placche del Bars d’la Tayola, si ottiene una bella e varia arrampicata, anche se i due settori sono separati da 15 minuti di marcia. L’esposizione a sud rende la zona particolarmente calda per cui è consigliabile ripetere la via specialmente nel tardo autunno o in 2868 inverno. P. Cornour

Accesso A monte del paese di Torre Pellice prendere a destra la strada per la borgata “Coppieri”; appena oltrepassata la chiesa, svoltare a sinistra e proseguire fino alla borgata “Bonnet”. Lasciare l’auto un centinaio di metri prima delle case, poi dal centro della borgata, prendere a sinistra il sentiero con indicazione Castlùs (Castelluzzo). Dopo un tratto pianeggiante e alcuni tornanti il sentiero sbuca in una strada sterrata; seguirla verso destra per un centinaio di metri passando al di sopra di una vecchia baita abbandonata poi salire verso sinistra nel bosco (segni blu). Dopo pochi minuti salire verso destra (ometti – segni blu) e poi direttamente nel bosco su tracce di sentiero fino alla base delle placche del Bars D’la Tayola che, a causa della vegetazione, non risultano visibili mentre si sale. (40 minuti di marcia).

M. Costigliole M. Vantacul

2327

2662

2298

P. Vergia M. Vandalino

Barma d’Aut

2121

1513

2303

Gr. Guglia 1496 2105

T. Rubinella

Invincibili

La Portaccia

Punta Punta Castelluzzo Castelluzzo

Rocca Fautet

1410

Bessè

Bonnet Bodeina

Podio Bric Bariont Borgata Malpertus

Borgata Malbec

86

Bobbio Pellice

Garnier

666

Villar Pellice

Bouscas

Triangolo

Chabriols

Torre Pellice

Coppieri


Fiorenzo Michelin sul penultimo tiro alla Punta Castelluzzo. (foto S. Falco)

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PUNTA CASTELLUZZO 1784 m. 5b 6a

5c

6a+ 1

15 min.

5b A0

6a+ PLACCHE BARS D’LA TAYOLA

4c

6a+

1

4c

5b

5c 5a

4b 1

35 min.

Borgata Bonnet 875 m.

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5b 5b

4c

6b


1 VIA MICHELIN–CANEPA F. Michelin, B. Canepa, primavera 2001 220m. (8L) 6b (6a obb.)/S2+/II Si superano al centro le belle placche inclinate del primo salto del Bars d’la Tayola attaccando in corrispondenza di un’evidente fessura obliqua, si attraversa poi scendendo leggermente a sinistra e ci si porta nel canale alla base del secondo salto. (Sulle placche del primo salto, esistono altre tre vie attrezzate; la più difficile è quella di destra con difficoltà di 6b e un passo di A0). Si superano due tiri verticali dopo i quali si raggiunge, salendo verso destra, un sentiero pianeggiante. Si segue, il sentiero verso sinistra per circa 150 metri, poi si sale nella pineta fino a sbucare su una pietraia. Si risale la pietraia e un breve tratto boscoso e ci si porta alla base della parete sud della Punta Castelluzzo (15 min). L’attacco di quest’ultima parte della via si trova una cinquantina di metri a sinistra della verticale della vetta, vicino a un grosso larice. Si sale per quattro tiri spostandosi gradualmente a destra e si raggiunge la vetta sul lato Ovest. Discesa: raggiungere il colle sul lato nord, quindi seguire il sentiero sul versante Ovest, che riporta alla borgata Bonnet (45 minuti). Nota: all’uscita del secondo salto del Bars d’la Tayola è possibile scendere lungo una breve Via Ferrata che porta su una cengia utilizzata come rifugio dai Valdesi durante le persecuzioni.

Elisa Michelin, Placche del Bars d'la Tajola (foto F. Michelin)

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59

Roce Baciasse

V. Sangone

Rocce Baciasse

246

Gn

SW 1200

Vicino alla più famosa Rocca Parey e poco al di sotto di essa, si trova una serie di pareti note col nome di Rocce Baciasse. Questo complesso di falesie presenta sia monotiri sia vie di più tiri, dal 4a al 7a e si compone essenzialmente da grandi placconate di ottimo gneiss. Tutte le vie sono protette a spit, con soste attrezzate con catene per la calata in corda doppia. La roccia invoglia ad una arrampicata tecnica e tranquilla, alternando passaggi più atletici su belle lame a placche di aderenza dove è necessario un buon uso dei piedi. Sicuramente già frequentata prima dell’avvento degli spit, è stata ultimamente riscoperta da Domenico Strobietto, che ha attrezzato i monotiri del settore “Incontro”,”La Scoperta” e il primo tiro sul “Paretone”, con la collaborazione saltuaria di alcuni soci del Cai di Pianezza. Successivamente il Presidente del Cai Pianezza, insieme ad altri soci del Cai, ha attrezzato il settore “Aquilotti” e quindi il settore “President & Company”, fornendo la falesia delle prime vie di più lunghezze. Ultimamente i chiodatori più attivi alle Rocce baciasse sono Luciano Bizzotto, Toni Fiorenza e Domenico Strobietto, che hanno dato un contributo significativo non solo nel settore

Accesso Da Giaveno (TO) proseguire verso Coazze e al bivio per Ponte Pietral’Aquila, svoltare a sinistra. Superata la Borgata di Prafieul e un paio di tornanti prima del posteggio della Rocca Parey, su un rettilineo, si nota a sinistra una palina con indicazioni del sentiero “Quota 1000-Prese Matè”. Posteggiata l’auto lungo la strada, si imbocca questo sentiero che subito sbuca in una radura utilizzata per i pic-nic. Da qui, in discesa, parte il sentiero “Quota 1000”: seguire i bollini blu fino alle case di Prese Matè (20 minuti). Queste poche baite hanno un caratteristico pilone votivo arroccato su uno sperone di roccia. Sulla destra inizia un sentiero (bolli blu) che in breve raggiunge le prime rocce della parete (Settore Ghiro) caratterizzata da una grande lastra appoggiata (30 minuti dall’auto). Per il settore President, poco prima di raggiungere le rocce, seguire un sentiero sulla sinistra (scritta su un masso) che in 5 minuti porta alle placche.

Rocca Parey

Colle del vento Roc de Montun

Alpe Clombino

Rocce Baciasse Rocce Baciasse

Prafieul Prese Matè

Coazze

ota 1000 sentiero qu

Val S

ang

one

Pontepietra Giaveno

Torino


“President & Company”, ma anche al “Paretone” e nei settori “Il Castello”, la “Parete del Ghiro” e “Piergiorgio”. Il settore più recente è nato a valle della “Scoperta”, chiamato Arcobaleno, ed è stato attrezzato anche un piccolo sperone, l’ “Agrifoglio”, che si trova lungo il sentiero prima di arrivare alle Prese Matè. Il contesto naturalistico in cui si trovano le pareti è molto tranquillo e poco frequentato. Sul sentiero di avvicinamento non è raro incontrare caprioli ed altri animali selvatici, mentre sono suggestive le vecchie case della borgata Prese Matè. In questa guida si presentano i due settori più belli e frequentati, Ghiro-Scoperta e President. Per un ulteriore approfondimento si consiglia di consultare il sito www. arrampicareneltorinese. com che si ringrazia per le informazioni relative alle vie.

Maurizio Oviglia, Via dei cinquanta, 6b (foto U. Finardi)

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1

6a

2

5c+

PARETE DEL GHIRO

3

6a

4

6a+

5

6b

6a+

5c

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6b+

6b

7

5c

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6c+

6a+

ROCCE BACIASSE

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5c+

9 10

6a+

6b

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INCONTRO

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LA SCOPERTA

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PARETE DEL GHIRO Il sentiero raggiunge le rocce in corrispondenza di una grande lastra appoggiata. Tutta la placconata a sinistra prende il nome di “Parete del Ghiro”. Si tratta di un settore di placche ma con inizio verticale. Permangono ancora alcune possibilità tra una via e l’altra. Le vie sono tutte belle e su ottima roccia, qualche presa scavata si poteva assolutamente evitare… Le vie sono state attrezzate tutte da T. Fiorenza e L. Bizzotto. 1 ANTONIO LA TRIPPA L1 5c+ L2 6a+ 50m Placca all’estrema sinistra 2 SIGNORI SI NASCE 6a+ 20m Muro 3 I CRISTALLI DEL GHIRO L1 6a L2 5c L3 6b 70m Tre tiri vari su placche e muri 4 PROSCIUTTO E MELONE 6a+ 20m Muro di bella roccia 5 PIRAMIDE UMANA 6b 20m Muro verticale in partenza 6 IL MIO MAESTRO 6b+ 20m Passaggi difficili su tacche 7 AUGURI ELENA L1 6a+ L2 5c 50m Bella via con inizio su tacche e poi in placca 8 LE FORMICHE 6c+ 25m Un passo singolo per superare il tetto su prese scavate INCONTRO Fu il primo settore in assoluto ad essere attrezzato, presenta bei monotiri essenzialmente di placca attrezzati da Domenico Strobietto e amici. Marco Blatto e Roberto Saracco hanno attrezzato una via di più tiri (cordini alle soste) che raggiunge la sommità della parete. Fiorenza e Bizzotto hanno invece chiodato “Trasformer” e la “Via dei cinquanta”. Arrampicata tranquilla e piacevole quasi ovunque. 9 LA VIA DEI CINQUANTA 6b 25m Bella, arco rovescio con difficile ristabilimento 10 TRANSFORMER L1 6a+ L2 6b 50m Bella placca a sinistra dell’albero 11 M.O.D.A. 4c 25m Placca 12 ATTIMO SFUGGENTE L1 4b L2 5c+ L3 5b+ L4 4a 110m Inizio bello su fessurinio, poi discontinuo 13 OCCHIO ALLE PENNE 4c 25m Placca a sinistra della lastra 14 UNA BETULLA BIANCA 4a 25m Lastra in opposizione 15 BLUE EYES 5c 25m Placca inclinata in aderenza 16 GRANINA NON MI TRADIR 5c+ 25m Placca 17 TRACCE SULLA NEVE 5b 25m Placca 18 L’INFORMATICO ACROBATICO 4b 25m Placca 19 SGNAUS 4c 25m Placca 20 EMICRANIA 4b 25m Placca

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