PERFORMA
L’ARTE DELLA SLACKLINE Materiali e tecniche per la pratica della trickline, longline e highline
Sirio Izzo VERSANTE SUD
Prima edizione: settembre 2016 ISBN 978-88-98609-62-8 Copyright © VERSANTE SUD S.r.l. via Longhi, 10 Milano - www.versantesud.it Per l’edizione italiana Tutti i diritti riservati Copertina: Benjamin Kofler cammina Magic Memories, una magnifica highline sul Corno Bianco ad Aldino (BZ). (© Thomas Monsorno) Risvolti: foto verticale - Niccolò Montanaro cammina una midline tra i pini sul lungomare di Baratti durante il “Baratti Slacklife Meeting”. Foto orizzontale - Sirio Izzo si gode il sole in exposure, sulla Highline dei camosci. Fotografie: Sirio Izzo e Tommaso Bacciocchi dove non diversamente specificato. Stampa: Monotipia Cremonese - Cremona Ringraziamenti Il libro porta soltanto il mio nome come autore, ma personalmente lo considero quasi come un’opera collettiva. Le persone che mi hanno aiutato e che devo ringraziare sono numerosissime. Per cominciare vorrei ringraziare la mia ragazza, Viola Varin, e mia madre, Claudia Pasquali, che hanno dato il loro preziosissimo aiuto alla stesura del testo e alle correzioni delle bozze. Ringrazio inoltre le tre persone che hanno arricchito il libro con le loro testimonianze: Salvatore Daniele, Lukas Huber e Benjamin Kofler. Devo ringraziare anche Scott Balcom, per avermi concesso l’utilizzo delle fotografie storiche delle prime highline e soprattutto per l’energia che ha messo per la nascita e la crescita di questo sport. Un ringraziamento speciale va anche a Giacomo Becchetti, che ha contribuito a formare la mia esperienza in materia di roccia e ancoraggi e con il quale abbiamo alimentato la discussione sulla sicurezza su highline e sulle corrette procedure di montaggio. Questa discussione è bene che non abbia mai fine, affinché la pratica dello sport benefici sempre della massima sicurezza. Ho scelto di scrivere tutto il capitolo riguardante le tecniche di montaggio di highline usando il pluralia maiestatis, a simboleggiare proprio la collettività delle conoscenze. Non mi considero un grande esperto di roccia e di montagna e devo la mia esperienza principalmente allo scambio
di conoscenze con tutta la comunità di slackliner d’Italia (e non solo). Perciò ringrazio Andrea Agostini, Lorenzo Rossetti, Damiano Zara, Stefano Righetti, Luca Luciani, Rudy Perronet e tutte le persone che in qualche modo hanno contribuito alla mia personale formazione o messo il loro contributo alla stesura di questo libro. Vorrei ringraziare inoltre Tommaso Bacciocchi per avermi aiutato a scattare tutte le foto necessarie e tutte le persone che hanno gentilmente concesso l’uso di loro fotografie inserite nel libro: David Sevi, Marco Tanzini, Elisa Rossini, Ludovica Galeazzi, Giovanna Moltoni, Annalisa Casiraghi, Matteo Gaetani, Paolo Bacchi, Jacopo Prina e Diana Ramirez. Devo un ringraziamento anche a Edoardo Galizzi, per i preziosi consigli in merito alla stesura del testo e Maurice ed Emile Saccani, per la loro disponibilità e gentilezza. Ringrazio anche i proprietari dei terreni dove sono state montate le highline nei pressi di Spiazzi e Balisio, per la concessione del permesso e per la lungimiranza e la fiducia. Vorrei infine ringraziare nuovamente tutta la comunità di slackliner italiani che stanno facendo crescere questo sport nel migliore dei modi e ogni anno che passa regalano soddisfazioni in ogni cosa.
Sirio Izzo
L’ARTE DELLA SLACKLINE Materiali e tecniche per la pratica della trickline, longline e highline
EDIZIONI VERSANTE SUD
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INDICE
Presentazione
1 - Introduzione
alla slackline
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Breve storia della Slackline Varianti e stili
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Intervista
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2 - La
a
Lukas Huber
tecnica
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Trickline. Base dei trick e tecnica dei trick più facili Longline, la camminata pura Tecniche di camminata su highline
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Intervista
3 - Materiali
a
Salvatore Daniele
e tecniche di tensionamento
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Tutto ciò che serve per la slackline Le trickline e il montaggio con cricchetti Metodi di tensionamento per longline Tecniche per il montaggio di highline
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194
Intervista
4 - L’etica
a
Benjamin Kofler
e la vita attorno alla slackline
La community di slackline
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5 - Bibliografia e link utili
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6 - Dizionario
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Strafestival Milano 2014. (© David Sevi)
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PRESENTAZIONE Pratico slackline da circa cinque anni. Durante questo periodo mi sono appassionato parecchio alla disciplina e ho maturato esperienza. Quando iniziai, però, in Italia era molto difficile trovare qualcuno di veramente esperto poiché all’epoca gli esperti erano veramente poco numerosi. Oggi la situazione è cambiata molto e sta continuando a evolversi. Lo slacklining ha avuto un picco di crescita negli ultimi dieci anni: se si pensa che il record mondiale nel 2005 era di un centinaio di metri e che oggi invece i 100 metri sono il primo grande traguardo per un principiante che si dedica alla longline, si deduce facilmente l’enorme salto di livello che lo slacklining ha avuto negli ultimi dieci anni. Sono rimasto a lungo indeciso se scrivere questo libro o al contrario rinunciarci, poiché non mi sentivo pienamente all’altezza di un compito così importante. Sicuramente in questo periodo di tempo, per quanto breve, sono riuscito ad apprendere parecchio, ci ho
Sirio Izzo in exposure. (© Jacopo Prina)
messo impegno e passione e sono soddisfatto del livello che ho raggiunto, seppur sempre in cerca di un miglioramento, da buon atleta. La slackline necessita di una vasta conoscenza dei materiali e delle tecniche di utilizzo; senza di essa si rischiano brutti e inutili incidenti, che possono essere evitati con un po’ di studio. Spesso però chi si avvicina alla slackline è da solo o in un piccolo gruppo di appassionati, senza una figura di riferimento che possa dare i consigli necessari sia a muovere i primi passi sia a usare correttamente i materiali. Questo è il motivo principale che mi ha spinto a scrivere il libro. Probabilmente la situazione è destinata a evolversi rapidamente se l’Italia seguirà il percorso degli altri Paesi, in cui lo slacklining è in continua crescita. Sirio Izzo esegue un Side Buddha
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Introduzione alla Slackline
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La tecnica
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La tecnica
Descrizione e tecnica dei trick di base I PRIMI TRICK Molti slackliners vedono il tricklining come una devianza, qualcosa che non è veramente slackline e che non c’entra con la slackline “pura”. Secondo me, nonostante sia vero che la slackline negli ultimi anni abbia subito un grosso cambiamento dal quale si è sviluppato il ramo della trickline, questa deviazione non è qualcosa di sbagliato o da condannare. Semplicemente, è uno dei percorsi che sta prendendo la slackline e come tale, più che giudicarlo o condannarlo, dovremmo accettarlo per com’è, piaccia o non piaccia. Sempre lanciando una piccola provocazione, oserei dire che la slackline è per sua natura una trickline, sempre. Camminare sulla linea, semplicemente, è il primo e ancestrale trick. La slackline in fondo è nata così, come tentativo fine a se stesso, fine alla ricerca del “trick”, di camminare sulle corde o sulle catene che fanno da recinto ai parchi e successivamente su fettucce tese con il preciso scopo di camminarci sopra. La camminata è dunque il primo trick da imparare sulla slackline. Ognuno ha il suo stile, cammina nel proprio modo, perfeziona il trick durante il suo percorso di slackliner. Per questo non sono d’accordo con chi, appena vede la slackline, pensa di poter imparare subito i salti e prova un buttbounce prima di saper camminare. Questo a mio parere è scorretto: tutto parte e si origina sempre dalla posizione eretta, dallo stare in equilibrio sulla linea; anche perché se impari il buttbounce senza saper stare in equilibrio sulla linea, dove salti poi? Il primo trick da imparare è la camminata. Consiglio a chi si avvicina alla slackline di prendere molta confidenza con la camminata prima di iniziare con i trick.
Luca Carozza esegue un Backbounce.
Chi poi si dedicherà alla camminata “pura” cercherà di affinare la tecnica su linee sempre più lunghe e difficili. Per questo motivo abbiamo deciso di concentrare la spiegazione in merito alla tecnica di camminata nel capitolo successivo, dedicato alle longline. Ciononostante, questo non significa che chi si dedica ai trick può fare a meno di camminare. Apprendere bene la camminata sarà utile anche successivamente per dominare tutti i trick che terminano in piedi, quando dunque dovrò saper gestire l’equilibrio nella posizione eretta.
Francesco Ballardini esercita la camminata su una longline di 60 metri.
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La tecnica
Detto ciò, una volta presa confidenza con la camminata, la cosa migliore è iniziare con i trick statici. Uno dei più facili da imparare è il Knee drop, a mio parere il trick statico di base. Partendo in piedi, sposto il peso sulla gamba di fronte, sollevo la gamba posteriore e appoggio il collo del piede sulla linea, scendendo come per inginocchiarmi e andando dunque a sedermi sul collo del piede dietro, con la pianta del piede davanti normalmente appoggiata sulla fettuccia.
Questa è la posizione di base per i successivi footplant (allungando la gamba di fronte), l’aquila e il double knee drop Per quanto riguarda i trick dinamici, oltre al semplice saltello a piedi uniti, il trick base è sicuramente il buttbounce, ovvero il rimbalzo sulle natiche.
Per eseguire il knee drop, devo inizialmente spostare il peso sulla gamba di fronte e poi scendere sedendomi sul collo del piede e contemporaneamente tornare a distribuire il peso su entrambi gli arti). QRCODE: video Il Knee Drop.
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La tecnica
La posizione del footplant: è sufficiente, dal knee drop, stendere la gamba di fronte.
La posizione dell’aquila: dal knee drop, sposto il peso indietro e appoggio la tibia della gamba frontale sulla linea e stendendo la gamba posteriore.
Il double knee drop: per eseguire il double knee drop devo andare in appoggio sul collo del piede anche con la gamba frontale, spingendo le ginocchia verso il basso e inarcando la schiena per bilanciare.
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La tecnica
Il lemour leap. QRCODE: video Il Lemour Leap.
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Sirio Izzo esegue un kiss the line al Frasassi Highline Meeting. Per eseguire il kiss the line, partendo dalla posizione dell’aquila, ci si deve inchinare verso la linea, come se si volesse “baciarla“. (@ Elisa Rossini)
La tecnica
Il semplice saltello, chiamato lemur leap, è un saltello in avanti eseguito con i piedi uniti. Ho riscontrato che un errore abbastanza comune che si compie quando si prova le prime volte a saltare in piedi sulla slackline è quello di provare a dare la spinta con le caviglie stendendo le gambe, così come si fa quando si salta in avanti sul suolo. A volte si tenta anche istintivamente di saltare prima con una gamba e lasciare che la seconda segua. In questa maniera è molto difficile che riesca il salto. È invece più semplice se si salta con entrambi i piedi insieme e bisogna provare a sfruttare la spinta della linea, facendo qualche oscillazione preparatoria prima del salto e raccogliendo le ginocchia al petto per poi riatterrare con entrambe le gambe nello stesso momento sulla linea e ammortizzare per rimanere in equilibrio. In questo modo è più facile mantenere l’equilibrio durante il salto. Prima di passare al Buttbounce, occorre fare una parentesi su quella che io amo definire, prendendo in prestito il termine dalle neuroscienze, lateralizzazione. Le neuroscienze spesso si riferiscono a una lateralizzazione di tipo emisferico, io invece mi riferisco qui a una lateralizzazione di tipo motorio. Le due sono sicuramente connesse in una certa maniera, ma questo è un altro discorso. Tutti quanti, qualcuno in modo maggiore di altri, è lateralizzato in una certa maniera. Sulla slackline abbiamo tutti un piede preferito e anche un verso
preferito: ovvero, come nello snowboard e skateboard, prediligiamo il sinistro avanti (regular) o il destro avanti (goofy). Tutti quanti, in ogni azione che compiamo, sportiva o meno, abbiamo quasi sempre un lato preferito, oltre che ovviamente un arto preferito. In bicicletta o in moto, ad esempio, c’è quasi sempre un lato preferito in cui curvare e in molte altre azioni quotidiane possiamo renderci conto di quanto sia più facile, per abitudine, utilizzare il proprio lato preferito. Io ad esempio, che sono una persona molto lateralizzata (suppongo che ciò sia dovuto anche al fatto che sono molto abitudinario), ho un modo preferito - l’altro mi riesce goffo - di infilare i jeans (sempre prima il destro) e non sono capace di bere dal rubinetto inclinandomi dal lato destro. Nella slackline ho la gamba sinistra più forte (mi sento più comodo a stare in equilibrio sulla sola gamba sinistra, rispetto alla sola destra) e sono goofy, destro avanti. Tutti quanti hanno - o piano piano svilupperanno - un lato preferito; capirlo presto può essere utile per capire da che lato conviene imparare i trick. Tornando al buttbounce, conviene impararlo dallo stesso lato in cui ci si trova comodi a stare in piedi sulla linea: ovvero, se si è comodi col destro avanti, conviene impararlo con le gambe verso sinistra e viceversa. Risulterà più semplice infatti, quando si imparerà a tornare in piedi sulla linea dopo un buttbounce, trovarsi dallo stesso lato invece che dal lato opposto.
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La tecnica
IL BUTTBOUNCE E L’USCITA Per imparare il Buttbounce consiglio di suddividere il movimento in tre semplici passaggi. Per prima cosa – primo passaggio - ci si siede sulla slackline nella posizione del buttbounce, cioè con la gamba davanti nel mio caso la destra, ma è tutto invertito ovviamente per chi predilige l’altro lato - stesa diritta e il piede dietro che tocca terra, aiutando a tenere l’equilibrio. Nonostante le gambe siano storte rispetto alla linea, devo mantenere il più possibile una posizione centrata, sia per quanto riguarda le spalle sia il bacino. A questo punto s’inizia a oscillare su e giù fino a quando si stacca il sedere dalla linea. Quando si raggiunge
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Sequenza di esecuzione di una salita in buttbounce.
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un’altezza sufficiente, si raccolgono le gambe verso il petto e si salta in piedi sulla fettuccia, ammortizzando per tenere l’equilibrio Il mio consiglio è di non eseguire troppi rimbalzi, poiché così facendo può capitare di perdere il ritmo e iniziare a oscillare non perfettamente in asse, alternando piccoli squilibri a destra o sinistra e si rischia di perdere il momento. La cosa migliore è fare tre o quattro oscillazioni, in crescendo - la prima piccolina e le altre sempre più grandi - poi prendere coraggio e saltare direttamente in piedi sulla slackline. L’errore che solitamente si commette in questa fase è di affidarsi al piede che tocca terra, spingendo a terra per saltare su in piedi. Ciò è controproducente e va evitato. Come vedremo il piede a terra andrà rimosso dal buttbounce e in questa fase serve solo come sicurezza, poiché aiuta parecchio a tenere l’equilibrio, ma va usato il meno possibile; bisogna invece tentare di utilizzare il più possibile la spinta della slackline, che in questo caso deve essere sufficientemente tesa da riuscire a spingere abbastanza per sollevare le natiche dalla fettuccia (vedremo come montare adeguatamente una trickline nel capitolo 3). Il piede che tocca terra va dunque utilizzato solamente per aiutare a rimanere in asse durante le oscillazioni, ma bisogna sforzarsi di non utilizzarlo per dare la spinta per saltare su in piedi, poiché in questo modo
non si utilizza la spinta della linea e non si riesce a salire abbastanza da arrivare in piedi. Una volta acquisito il primo passaggio, il secondo consiste soltanto nel movimento contrario: partendo dalla posizione eretta, bisogna lasciarsi cadere seduti nella posizione da cui prima ero partito. Per farlo devo imparare a capire quando, in piedi sulla fettuccia, mi sento esattamente in equilibrio, nel centro perfetto, senza pendere né troppo da un lato o né dall’altro; se mi lascio cadere quando non sono perfettamente bilanciato, infatti, atterro di conseguenza sbilanciato e rischio di cadere da un lato piuttosto che dall’altro. Quando mi sento pronto e bilanciato, dunque, tolgo il peso dalle gambe, posizionandole una verso avanti e una verso terra come nella posizione di partenza del primo passaggio. Per togliere il peso, inizialmente non conviene fare un vero e proprio salto perché è più difficile da controllare; è meglio invece, partendo il più fermo possibile, sollevare per un attimo le gambe per metterle nella posizione del buttbounce durante la discesa. Alternativamente, si può provare a eseguire delle piccole oscillazioni in alto e in basso e quando l’oscillazione sta salendo (e dunque il mio peso è Il buttbounce eseguito correttamente, senza dab. QRCODE: video Il Buttbounce.
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La tecnica
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La tecnica
minore, sono alleggerito) tolgo i piedi dalla linea e mi preparo a cadere in buttbounce. Quest’ultima opzione però presenta una difficoltà: da principiante, se oscillo è più difficile mantenersi in equilibrio perfetto rispetto al baricentro. Se dunque faccio fatica a mantenermi bene centrato sulla linea, conviene provare la discesa da fermo; quando invece si inizia a prendere un po’ di confidenza con questo movimento si può provare con delle piccole oscillazioni. Ultimo passaggio: unisco i primi due. Partendo in piedi sulla linea, salto giù e ritorno direttamente su, senza pausa. Una volta presa confidenza con questi tre step, come dicevo, per completare il buttbounce in maniera corretta è necessario perfezionare un ultimo particolare: togliere quel piede che, toccando terra, aiuta nella manovra Nel mondo della trickline utilizzare un piede per aiutare a tenere l’equilibrio durante un trick viene chiamato “dabbing”; fare dabbing viene considerato come “barare al gioco”, come utilizzare un trucco per far riuscire il trick in maniera non eticamente corretta. Per rimuovere il dabbing, bisogna imparare a stendere entrambe le gambe, anche quella posteriore, parallela a quella anteriore o leggermente più a lato, a seconda di come ci si trova comodi. Ci si accorgerà che, anche toccando leggermente con il tallone, il buttbounce in questa maniera risulta molto più difficile da governare che non il buttbounce “barando”, questo poiché il piedino del dabbing aiuta notevolmente a tenere l’equilibrio durante il trick. A questo punto, dato che il buttbounce non ha più quello che io chiamo “il piedino di salvataggio”, bisogna porre maggior attenzione poiché è più facile perdere l’equilibrio durante il trick. Sono convinto che, fino a che si utilizza il piede, istintivamente la nostra mente ci induca a fare un buttbounce non perfettamente in asse, ma sempre leggermente squilibrato dal lato dove sono le gambe, poiché, utilizzando il piede di salvataggio posso ritrovare l’equilibrio facilmente, cosa che non potrei fare se fossi squilibrato dal lato in cui non ci sono le gambe; se infatti atterro in buttbounce squilibrato
Luca Carozza durante una combo buttbounce/chestbounce. (© David Sevi)
verso l’esterno, non avendo modo di recuperare l’equilibrio appoggiando il piede, rischio di cadere di schiena e farmi male. Per questo motivo penso che, inconsciamente, il nostro istinto ci porti a eseguire un buttbounce storto dal lato sicuro, cioè quello in cui, se sbaglio, non rischio di farmi male poiché posso comodamente appoggiare una gamba. Questo però rischia di diventare un’abitudine, che ovviamente è un’abitudine sbagliata, poiché abituo il mio corpo a fare un movimento squilibrato, storto. Se dunque ci si abitua a eseguire il buttbounce con il dabbing, si svilupperà una specie di assuefazione ad appoggiare sempre la gamba, poiché da sicurezza mentale. Eseguendo il buttbounce senza dabbing invece, sono costretto a fare il buttbounce perfettamente dritto e sono più suscettibile dunque di perdere l’equilibrio dal lato pericoloso, quello appunto dove non ho le gambe. Quando si perde l’equilibrio al punto di cadere, se si cade dal lato delle gambe si atterra semplicemente in piedi o nella peggiore delle ipotesi seduti per terra, senza correre gravi pericoli, mentre se si perde l’equilibrio dall’altro lato si rischia di cadere di schiena, o ancora peggio di testa. Per questo motivo è bene sviluppare un metodo di salvataggio da utilizzare quando si perde l’equilibrio da quel lato. Il metodo migliore è imparare l’uscita in pseudobackflip, lasciandosi spingere dalla linea e facendo una capriola in aria, atterrando in piedi. Questa uscita è più facile di quanto sembra; per impararla tuttavia è opportuno avere dei materassi e qualcuno che ti possa dare una mano, pronto a prenderti in caso di errore. Ci sono altri modi per salvarsi, come aggrapparsi alla linea, ma una volta imparata l’uscita in backflip si perde completamente la paura di eseguire il buttbounce anche se eseguito in modo scorretto, cioè squilibrato dal lato pericoloso. Per imparare l’uscita in backflip si può iniziare a eseguire un’uscita facendo la ruota, mettendo le mani per terra. Mentre si eseguono dei piccoli buttbounces - per prendere confidenza, all’inizio, sono sufficienti delle piccole oscillazioni - bisogna, volontariamente, perdere l’equilibrio dal lato esterno nel momento esatto in cui si atterra in buttbounce, andando ad
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appoggiare le mani a terra e lasciando che le gambe vengano lanciate in aria dalla spinta della slackline, completando una ruota e tornando in piedi. In seguito si può tentare, invece che appoggiare le mani, di lanciare il busto in diagonale all’indietro, lasciando che la parte inferiore del corpo venga spinta dalla linea aiutando a completare il backflip. Il trucco è solamente il tempismo: se si capisce bene il momento esatto in cui eseguire la manovra, questa verrà “da sola”. In sostanza è necessario, volontariamente e senza paura, cadere in un buttbounce squilibrato all’esterno; così
Sequenza di esecuzione dell’uscita in ruota.
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facendo, poiché il mio baricentro non è più in asse, la controspinta della linea tenderà già di per sé a far ruotare il mio corpo attorno al baricentro. Se si tenta, quando capita di squilibrarsi in questa maniera, di ostacolare la rotazione, si rischia di cadere di schiena o di testa; se invece si asseconda questa spinta, lanciando indietro il busto e controllando la rotazione delle gambe, si riuscirà ad atterrare in piedi. Forse ci vorrà un po’ di tempo per imparare a cadere in piedi senza problemi, ma col tempo si riuscirà a controllare questa rotazione.
La tecnica
È necessario però, come dicevo, trovare il momento esatto in cui perdere volontariamente l’equilibrio sulla linea. Il momento giusto è durante la discesa, cioè quando il mio corpo sta scendendo nel punto più basso del buttbounce. Non dopo, perché altrimenti, non avendo avuto l’occasione di spostare il baricentro, la linea non può spingere dandomi la rotazione. Non troppo presto, perché altrimenti rischio di squilibrarmi troppo fuori dall’asse della slackline cadendoci a lato. Il momento giusto è una frazione di secondo prima di aver raggiunto il punto più basso dell’oscillazione.
Spostando volontariamente il mio equilibrio verso l’esterno, simulo una situazione (ad esempio un atterraggio errato in buttbounce a seguito di un trick complicato) in cui cado storto nel buttbounce; imparando questo salvataggio sarò pronto, anche in quelle situazioni, a eseguire un’uscita che elimini il rischio di brutte cadute. A mio parere è consigliabile allenare l’uscita appena si inizia a imparare il buttbounce senza dabbing, poiché da quel momento in poi si comincia a rischiare di perdere l’equilibrio verso il lato esterno.
Sequenza di esecuzione dell’uscita in backflip. QRCODE: video Backflip out.
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Confronto tra un buttbounce eseguito correttamente e uno eseguito volontariamente storto: nel secondo caso, quando arrivo nel punto più basso dell’oscillazione, la mia posizione deve essere già fuori asse.
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CHESTBOUNCE, COMBO E ROTAZIONI Dopo il buttbounce, l’altro trick base della trickline moderna è il chestbounce, ovvero “rimbalzare di petto”. La posizione del chestbounce consiste nel posizionarsi sdraiati di pancia sulla linea con una mano che prende la fettuccia, posta vicino al petto; la gamba opposta alla mano che afferra la linea è piegata e appoggiata sulla fettuccia, l’altra gamba punta verso l’esterno e va a sfiorare il suolo e controbilanciare il petto, che a sua volta è spinto verso l’esterno dall’altro lato. Per imparare a eseguire il chestbounce si può iniziare prendendo confidenza con questa posizione combinandola con il buttbounce. È possibile infatti che, provando a eseguire il chestbounce partendo dalla posizione eretta, l’idea di lasciarsi cadere in
avanti possa mettere paura, mentre partendo dal buttbounce, in cui sono già in basso, la manovra possa risultare più semplice. In quest’ultima circostanza però la difficolta sta nel saltare abbastanza alto da riuscire a scavalcare la linea con entrambe le gambe per poi posizionarle nella maniera corretta per il chestbounce: una gamba va appoggiata sulla fettuccia con il collo del piede sulla linea e l’altra protesa verso l’esterno, per controbilanciare il peso del busto. Per aiutarsi, partendo dal buttbounce e facendo delle piccole oscillazioni come spiegavamo prima, si afferra la fettuccia di fronte a sé con la mano (la destra se faccio il buttbounce con la gamba destra di fronte), poi si raccolgono le gambe al petto per passarle dall’altro lato, atterrando in chestbounce e poi eseguire il movimento al contrario.
Sequenza del passaggio da buttbounce a chestbounce. QRCODE: video Il Chestbounce.
Sirio Izzo esegue un chestbounce a una esibizione ad Arco (TN), in occasione del Rock Master Festival.
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Le trickline e il montaggio con cricchetti IL MONTAGGIO MEDIANTE CRICCHETTI Il modo più comune per mettere in tensione le trickline è usare i cricchetti. Ne esistono di vari tipi e dimensioni; per raggiungere la tensione piuttosto alta necessaria alle trickline, però, si usano quelli di grande dimensione e si usano in coppia.
Molti brand di slackline vendono dei kit molto semplici costituiti solo di due parti: una fettuccia, dotata di un anello cucito a una delle estremità, e un cricchetto, anch’esso dotato di una fettuccia con l’anello cucito. Il montaggio di questi kit è molto semplice; analizziamolo.
Un kit a cricchetto.
Luca Carozza esegue un Butt-Backflip su una trickline durante una esibizione alla Fiera di Primavera a Paderno Dugnano (MI).
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Costruzione di un multiplier 3:1 con moschettoni.
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Se però siete da soli a dover tendere, una soluzione è creare un multiplier, cioè un rimando coi moschettoni (o con grilli o anelli). Per costruire il rimando, si prende un moschettone, lo si annoda con un nodo a bocca di lupo all’inizio del capo della slackline che è avanzato dopo l’ultima frizione, poi si prende la fettuccia avanzata e la si fa passare attraverso un altro moschettone connesso all’albero e dunque nuovamente nel moschettone precedente. In questo modo ho costruito un sistema che diminuisce la forza necessaria per tirare la fettuccia. Tirando, avvicinerò i due moschettoni; dovrò dunque, per ripetere il procedimento, spostare periodicamente il moschettone annodato alla fettuccia. Con questo metodo creo un moltiplicatore di forze, ovvero un multiplier 3:1, poiché tirando una sola fettuccia è come se tirassi 3 strati contemporaneamente; creo dunque una sorta di paranco che aumenta la capacità di tensionamento moltiplicando per 3 la mia forza.
Ciò purtroppo è vero solo in un mondo utopico in cui non esiste l’attrito; in realtà, a causa dell’attrito, la mia forza non triplica affatto. Per ridurre al minimo l’attrito, migliorando dunque l’efficienza del sistema, posso attaccare due carrucole da highline ai moschettoni che uso per il multiplier; queste sono disegnate appositamente dai produttori di materiale per slackline per adattarsi a una fettuccia da 25mm, ottime dunque per questo scopo oppure come carrucola quando si sta appesi a una highline.
Con le carrucole da highline, adatte a scorrere sulla fettuccia, si migliora l’efficienza del multiplier, poiché si riduce l’attrito.
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L’etica e la vita attorno alla Slackline
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