Solo Granito - Masino-Brgaglia-Disgrazia

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Prima edizione Luglio 2015 ISBN 978-88-98609-32-1 Copyright © 2015 VERSANTE SUD S.r.l. Milano via Longhi, 10, tel. 027490163 www.versantesud.it I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Copertina

La parete Nord-Est del Pizzo Badile (foto Mario Sertori)

Testi

Mario Sertori

Fotografie

Salvo diversa indicazione le immagini appartengono all'archivio di Mario Sertori

Tracciati sulle foto

Mario Sertori

Disegni

Eugenio Pinotti

Simbologia

Ilaria Niccoli

Stampa

Tipolitografia Pagani - Lumezzane (BS)

Ringraziamenti Sono grato a tutti gli amici che hanno collaborato alla stesura di questo volume fornendo notizie e relazioni. Innanzitutto ai rifugisti, custodi silenziosi di questi mondi sospesi: Beat Kühnis e Alena Plachá della Capanna del Forno, Heidi Altweger e il team del Sasc Furä, Barbara Hofmaister e Reto Salis della Sciora, Annamaria Crameri e Martin Ruggli della Capanna Albigna. Grazie ad Alberto Sanpietro, Ciro Zani, Marco Beltramini, Luisa Angelici, Paola Pezzini, Michele Bottani, Lorenzo Castelli, Andrea Marzorati, Domenico Soldarini, Sabina Bottà, Luisa Fusi,

Nota L’arrampicata è uno sport potenzialmente pericoloso, chi lo pratica lo fa a suo rischio e pericolo. Tutte le notizie riportate in quest’opera sono state aggiornate in base alle informazioni disponibili al momento, ma vanno verificate, e valutate sul posto e di volta in volta, da persone esperte prima di intraprendere qualsiasi scalata.

Simone Parravicini, Tullio Parravicini, Laura Doretti, Gianluigi Capuzzo, Ubaldo Pasqualotto, Enrico "Beno" Benedetti, Sara e Aldo Anghileri, Alessandro Grillo, Renato Frigerio e alle guide Davide Spini, Luca Godenzi, Gianni Rusconi, Tono Carasol, Guido Lisignoli, Bernhard Falett, Siffredo Negrini, Gualtiero "Teo" Colzada, Rossano Libèra, Stefano Pizzagalli, Giuliano Bordoni, Marco Geronimi e Renata Rossi. Un ringraziamento speciale a Francesca Marcelli per l'editing e per parecchie immagini di scalata.


A Luigi Conti e Pietro Biasini

Mario Sertori

SOLO GRANITO Masino Bregaglia Disgrazia

Arrampicate classiche e moderne

2

Valli Bondasca, Albigna, Forno, Schiesone, Codera, Ratti

EDIZIONI VERSANTE SUD


Introduzione

Introduzione Nel 2014 abbiamo pubblicato il primo volume della nuova edizione di Solo Granito, con gli itinerari delle Valli del Masino e del Disgrazia. Come scrivevo nell’introduzione a quel libro, sono passati solo otto anni dalla sua prima uscita: in un periodo talmente breve che cosa dovrebbe essere accaduto di così interessante da invogliarci a mettere una nuova guida sugli scaffali, proprio oggi che tutti veleggiamo pigramente sulle onde del web? Le informazioni sembrano più veloci della luce e anche quelle del mondo verticale non fanno eccezione. Eppure la vecchia pagina stampata, seppur boccheggiante per l’aria rarefatta che il mondo di internet le riserva, è ancora viva e mantiene inalterato il suo fascino discreto. Del resto basta un semplice black-out della rete o della batteria dello smartphone per rimanere al buio sul più bello. E poi, trovare tutte le vie di una montagna e tutte le montagne di un territorio che si possano sfogliare, annotare, sottolineare, accartocciare, strappare, annusare e, in caso di emergenza, bruciare, è sempre un gran piacere e una comodità impagabile, alla faccia del touch screen. Otto anni dicevamo, un granello di sabbia sulla spiaggia del tempo, ma un momento abbastanza ampio per gli appassionati di questa zona meravigliosa che ne hanno approfittato per far nascere un centinaio di multipitch e far diventare obsoleta l’edizione del 2007. Insomma, sono spuntate come funghi nuove succulente possibilità di scalata, così come sono state chiodate alcune importanti falesie in quota, arricchendo ulteriormente un patrimonio alpinistico unico. Addirittura, pareti ancora vergini hanno visto arrampicatori cercare la strada sulla loro pietra, e linee inedite hanno affiancato classiche antiche e moderne. Tanto per fare un esempio, sulla nord ovest del Badile, una muraglia tra le più conosciute e frequentate, sono ben sei le vie aperte dopo il 2007. Raccogliere tutte queste informazioni è stato un duro ed emozionante lavoro. Ho interrogato i loro creatori e messo su carta le dritte per seguirne le tracce, tiro per tiro, con l’obiettivo di agevolare coloro che perdono facilmente il filo. Di alcuni protagonisti ho stilato

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una scheda biografica e raccolto le loro preziose parole sotto forma di racconto o intervista. Alla fine di questo viaggio mi sono trovato tra le mani un volume talmente corposo che la mannaia dell’editore ha trasformato in due gemelli diversi: uno che guarda a Sud - andato in stampa lo scorso anno - e uno a Nord, quello che avete tra le mani. Questo secondo tomo chiude il cerchio e con il versante settentrionale - occidentale ed entra nel cuore severo del massiccio risalendo le profonde laterali che si diramano dalla Val Bregaglia e dalla Val Chiavenna. Ho aggiunto due selvagge vallate che nel vecchio libro non c’erano, poste agli antipodi l’una dell’altra: la Val del Forno la più orientale e la Val Schiesone che segna l’ultimo baluardo a occidente della Bregaglia. Sono luoghi un po’ fuori mano ma sono attraenti proprio per questa loro peculiarità. Tutta questa grande area è stata l’oggetto del desiderio di generazioni di scalatori dagli albori dell’alpinismo fino ad oggi. Pareti famose e celebrate, come la Nord Est del Badile hanno visto passare alpinisti di ogni provenienza ed idioma, in estate e in inverno. Ma anche fortezze remote come la Nord Ovest della Sfinge o quella un po’ cupa del Pizzo di Prata hanno avuto i loro estimatori. Addentrasi tra le pieghe di questi monti è un piacere speciale, ripercorrere le tracce degli esploratori del passato, rendersi conto della loro audacia e capacità in relazione ai mezzi di cui disponevano oppure seguire le piste dei moderni climber sempre alla ricerca della pietra migliore e del gesto elegante è come entrare al museo del Louvre o alla cappella degli Scrovegni e stupirsi alla visione dei capolavori di Picasso e Giotto. Qui non si paga il biglietto e di solito non si fanno code, le sale non hanno soffitti e il fondale naturale è l’opera più grandiosa. Non c’è che l’imbarazzo della scelta tra un’infinità di proposte che dovrebbero soddisfare la voglia di arrampicare e conoscere la roccia superba di questo paradiso verticale. M.S. 2015


Scopri la Montagna con una Guida Alpina


Indice e cartina

VAL CHIAVENNA

20

VAL DEI RATTI 22 CIMA DEL CAVRÈ 24 SASSO MANDUINO SUD EST 27 PUNTA REDESCALA 36 VAL CODERA 40 SENTINELLA DI VAL CODERA 46 SASSO MANDUINO NORD OVEST 48 CIME DI GAIAZZO 50 PIZ LUNG 52 PILASTRO DI QUOTA 2881m 54 PIZZO LIGONCIO 56 SELLA LIGONCINO 62 PUNTA SFINGE 66 PIZZO DELL'ORO MERIDIONALE 73 PUNTA TRUBINASCA 76 PIZZO TRUBINASCA OVEST 80

STORIE…

da pag. 289

Claudio Corti Via Felice Battaglia Gianni Rusconi Badile/Via del Fratello Tarcisio Fazzini Badile/Ringo Star Mario Sertori Badile/Via Kosterlitz Dodo Soldarini Siamo di nuovo qui Marco Anghileri Via Cassin in solitaria Guido Lisignoli Considerazioni farneticanti sull'apertura di vie Mario Sertori Il grande scoglio Rossano Libèra One Mario Sertori Alpinismo al femminile …

E PROTAGONISTI

Christian Klucker Giuseppe Buzzetti Riccardo Cassin Claudio Corti Felice Bottani Gianni Rusconi Guido Lisignoli Gualtiero Teo Colzada Rossano Libèra Marco Chino Geronimi Siffredo Negrini Stéphanie Frigière 6

da pag. 334

VAL BREGAGLIA

82

VAL SCHIESONE 86 PIZZO DI PRATA 88 VAL BONDASCA 96 FALESIA PLOTA 102 FALESIA DELLA CAPANNA SCIORA 104 PIZ GRAND 106 FORT DA SCIORA 108 TORRE INNOMINATA DI CACCIABELLA 111 LE SCIORE 116 PIZZI GEMELLI - FERRO DA STIRO 126 PIZZO CENGALO 132 PIZZO BADILE 138 PIZZO TRUBINASCA NORD EST 178 DENTE DEL LUPO 182 ALBIGNA 184 PILASTRI DI FONDOVALLE 190 PIZZO BALZETTO 192 PLACCHE DEL LAGO 197 PIZ DAL PÄL 199 PIZZO BACONE 204 BIOPFEILER 210 PUNTA ALBIGNA 216 CIMA DI CASTELLO 221 TORRIONE DEL FERRO 222 PIZZO DEL FERRO ORIENTALE 224 AGO DI SCIORA - SUD EST 226 PIZZO FRACHICCIO 228 VAL DELLA NEVE – VERGINE – GALLO 238 RODA VAL DELLA NEVE 240 PIZZO SPAZZACALDERA 246 VAL DEL FORNO 266 FALESIA CAPANNA DEL FORNO 268 MONTE DEL FORNO 272 FORNOPLATTEN 275 PIZZO CASNILE 276 CIME DEL LARGO 281 MONTE SISSONE 284 CIMA DI ROSSO 285 KLUCKERZAHN 287


Piz Ledù 2503 m

Prata Camportaccio

SONDRIO-LECCO

P.zo Sasso Canale 2411 m

A

S. Cassiano

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Chiavenna

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Lago di Mezzola

Pizz Gallagiun 3107 m

Verceia

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Cap. dell’Albigna

ST. MORITZ

Cap. del Forno

Piz Fedoz 3190 m

el Maloja

Piz Bacun 3244 m

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Biv. Taveggia

Piz Fora 3363 m

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Rif. Volta

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Rif. Omio

S. Martino

Biv. Manzi

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3678 m

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Corni Bruciati 3114 m

Rif. Ponti

Rif. Bosio

Rif. Desio

Biv. Kima M. Disgrazia

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Rif. Scotti

Cima d’Arcanzo 2714 m

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Bonacossa

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Biv. Molteni Valsecchi

Filorera Cataeggio Monte Spluga 2845 m

P.zo Ligoncio 3032 m

Rif. Brasca

Rif. Gianetti

Va l

Lago Cima di Rif. Del GrandeChiareggio d’Albigna Rosso Cap. Cima di 3366 m Camerini Cap. Sasc Furä Sciora Castello Rif. Gerli 3375 m M. Sissone Porro P.zo Badile Cima della Rif. Tartaglione 3305 m 3330 m Bondasca Crispo 3267 m P.zo Cengalo Biv. Oggioni Rif. Ventina Biv. Pedroni Rif. Allievi 3369 m del Prà

Biv. Valli

M. Gruf 2936 m

Castasegna

Vicosoprano

Piz Piot 3053 m Val Maroz Piz Duan 3131 m

A L I G A G Bondo B R E

P.zo di Prata 2727 m

so

Novate Mezzola

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Cima da Lägh 3083 m

L V A

P.zo Stella 3163 m

P.zo Groppera 2948 m

S. Giacomo Filippo

Campodolcino

PASSO DELLO SPLUGA

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Val Codera

Val Codera La Val Codera costituisce l’estrema propaggine occidentale del gruppo Masino/Bregaglia. L’aspetto un po’ ostico e selvaggio delle montagne e soprattutto la difficoltà di accesso hanno fatto sì che l’esplorazione alpinistica avvenisse con un certo ritardo rispetto alle zone confinanti. Nel 1936 in occasione della stesura della guida Masino/Disgrazia/Bregaglia così la descriveva Aldo Bonacossa “(...) questa selvaggia vallata che si può definire la “cenerentola”della regione, tanto è poco frequentata. È la valle per chi non ha fretta. Nelle numerose vallette laterali, l’alpinista potrà trovare ancora quella solitudine che ormai quasi più non esiste altrove.” Anche a quasi ottant’anni di distanza la sua definizione calza a pennello: per salire in valle infatti, oggi come allora, si parte da Novate Mezzola a circa 300m di altitudine e con le proprie gambe si percorre la tortuosa mulattiera intagliata nella roccia di una vertiginosa gola, che porta al paese di Codera. Da qui con alcune ore di cammino si arriva sotto le pareti più belle: le Nord di Sfinge e Ligoncio. È un luogo magnifico sotto molti punti di vista, dall’antropologico culturale per le preziose testimonianze di una vita alpestre in piena sintonia con l’ambiente, a quello della wilderness che qui trova un'espressione di rara selvaticità, infine per l'attrazione alpinistica esercitata dalle pareti nei remoti valloni in quota.

Monte Gruf Pizzo di Prata

Bocch. di Val Piana

Sass Becchè Monte Belèniga

Bocch. di Prata

Bresciadega

40

Bivacco Valli

Monte Conco

Rif. Brasca


Sasso Manduino

Punta Redescala

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La

Frasnedo

Val dei Ratti

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Val Codera – Sentinella di Val Codera

Sentinella di Val Codera 800 m. È una bella parete a placche posta sopra la frazione Mezzolpiano di Novate Mezzola. Presenta due itinerari molto interessanti su di un bellissimo granito, ripido ed aderente. Accesso: dal parcheggio nella località Mezzolpiano di Novate Mezzola (300m) si segue la mulattiera che sale in Val Codera e giunti in corrispondenza di un cartello giallo “Pericolo caduta sassi”, proseguire fino a una cava dismessa. Poco prima di un bulldozer arrugginito svoltare a sinistra, seguire gli ometti e raggiungere un tratto attrezzato con una corda fissa. La si risale e in vista della parete si segue la traccia verso sinistra (viso a monte) che prima scende leggermente e poi risale fino all’attacco della via 1. Spit visibile a circa due metri da terra. 45 minuti.

1 L’ESSENZIALE È INVISIBILE AGLI OCCHI M. Della Bordella, J. Palermo, T. Salvadori, P. Toniato, V. Rubini, 2005 260 m. (7L) 6c+ (6b+ obbl.)/RS2/I Bella via caratterizzata dai primi due tiri su placche appoggiate con passi di aderenza, per poi passare a un pilastro quasi verticale con roccia a tacche e qualche rara fessura. Materiale: qualche friend medio/piccolo per integrare la chiodatura presente a spit fix 10 mm inox. Attacco: presso una radura alla base di una placca con spit. Discesa: in doppia sulla via. Note: in salita saltare la S2 per fermarsi pochi metri a destra a un’altra sosta a spit non collegati. La S2 con cordone è per le doppie.

Sentinella di Val Codera

2

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1


2 LA STRADA DELLA DISOBBEDIENZA T. Salvadori, D. Perelli, M. Del Tredici, G. Zorzola, J. Palermo, 2007 260 m. (8L) 7a (6b+ obbl.)/RS3/II Salita interessante e varia, sempre tecnica e di precisione. Molto bella la L4 che segue una

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fessura strapiombante da attrezzare. Chiodatura un po’ lunga sul tratto chiave. Materiale: corde da 60m, una serie di friend (micro compresi). In via spit fix 10 mm inox. Attacco: 15m a sinistra della via precedente, nei pressi di un grosso castagno. Discesa: in doppia dalla via.

5c

SENTINELLA DI VAL CODERA 6b+ 6c+

7a 6c+ 6a+ 6b+ 6c+

5c

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facile 5b 6b+

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6a+

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Val Codera – Punta Sfinge

Punta Sfinge 2802 m Cima dello spartiacque Masino/Codera; sul versante Nord Ovest si presenta con uno straordinario paretone levigato e compatto, percorso da itinerari di grande carattere e difficoltà. “La prima via a percorrere la liscia parete, è la leggendaria Oppio 600 metri 6a e A2/A3 (S.Duca e N.Oppio 1941) aperta dal fortissimo e visionario Nino Oppio, a lungo considerata la via estrema di riferimento nelle Alpi centrali e una delle più difficili dell’arco alpino. Sale all’estrema destra della parete. Ad oggi conta solo due ripetizioni (Airoldi, Piazza, Gallieni ed Osio nel ‘58 e Colzada con Libèra per la prima salita all-free nel 2006). La seconda via tracciata, all’ estrema sinistra, è la celebre Via del Peder, 400 metri 6a e A0 o 6b aperta nel 1976 da G.Alippi, L.Gilardoni, M.Lanfranconi e R.Snider. È dedicata a Pietro Gilardoni, protagonista più accanito nei numerosi tentativi precedenti, scomparso prima che la via fosse terminata. Del 1984 è la via Graziano Bianchi, 450 metri 5c e A3 (Assi, Bortoli e Colombo) che percorre inizialmente i tetti e gli strapiombi

alla base, a sinistra della Oppio, e sale con andamento molto diagonale verso destra per “fuggire” dalla teoria di compatte placche soprastanti. Placche che vengono affrontate solo nel 1990 da Leggende del Liss 550 metri 6c/A2 aperta dai fratelli Rossano e Valentino Libèra con Pietro Nonini e Teo Colzada. La prima parte ripercorre, con arrampicata faticosa in artificiale, gli strapiombi bagnati della sopracitata Graziano Bianchi. È però del ‘92 il vero salto in avanti, con One, 350 metri 7a, aperta in più riprese da Davide Biavaschi ed i fratelli Libera. Vengono salite direttamente le compatte placche in centro parete. Infine nel 2012 Rossano Libèra assicurato da Sabina Bottà, riesce nella rp delle prime ostiche lunghezze della Graziano Bianchi e prosegue fin sulla cima seguendo One”. Rossano Libèra Accessi: A) Dal bivacco Valli salire per pascoli e pietraie fino al piede della parete (ore 1,30). B) Dal Rif. Omio in Valle dell’Oro (Val Masino vedi Solo Granito Vol.1 pag. 36) seguire il sentiero per il Passo Ligoncio, abbandonarPizzo Ligoncio

Sella Ligoncino Punta Sfinge Pizzo Dell'Oro Merid.le

Passo Ligoncio

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Punta Sfinge

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Val Bondasca

Val Bondasca Valle meravigliosa, con montagne imponenti e di bellezza primordiale. I suoi giganti di granito, inseriti in un quadro alpestre grandioso, che già avevano ispirato a fine ottocento il pittore Giovanni Segantini durante i soggiorni a Soglio, sono un’opera d’arte della natura e possiedono un fascino irresistibile. I pizzi Badile e Cengalo sono stati teatro di tante avventure, vittorie e tragedie che fanno parte non solo dell’esplorazione del massiccio, ma della storia stessa dell’alpinismo. Speciali sotto molto aspetti, le vie della valle richiedono una preparazione completa: sono molto lunghe, si sviluppano in luoghi selvaggi e il ritorno passa spesso dalla cima. Indispensabili allora occhio allenato, capacità di muoversi con sicurezza e velocità nelle manovre. Attenzione ai temporali, frequenti nella stagione estiva. L’area è servita da due gradevoli rifugi: la Capanna Sciora, posta alla base dell’omonimo gruppo e base perfetta per le salite della zona Est (Innominata, Sciore e Ferro da Stiro) e la capanna Sasc Furä costruita sullo splendido dosso panoramico dove affonda le radici lo Spigolo Nord del Badile. In tutta l’area vige il divieto di campeggio libero.

Capanna Sciora 2120 m. Tel. 0041 (0)81 822 11 38 Accesso: dal paese di Bondo, 3 km dal confine italo-svizzero, si percorre in auto la strada a pagamento (12 Frs, 10 euro / distributore automatico) fino al suo termine, dove si trova il parcheggio. Si imbocca il sentiero, si raggiunge una baita ristrutturata nei pressi dell’Alpe Laret (1377m) e si prosegue, su bella traccia con un tratto piuttosto ripido a metà percorso, fino alla Capanna Sciora (ore 2/2.30). Capanna Sasc Furä 1904 m. Tel. 0041 (0)81 822 12 52 Accesso: come per la Capanna Sciora, dal paese di Bondo, 3 km dal confine italo-svizzero, si percorre in auto la strada a pagamento (12 Frs, 10,00/ distributore automatico) fino al suo termine, dove si trova il parcheggio. Sempre come per la Capanna Sciora si segue il sentiero fino a Laret, poi si tiene a destra (indicazioni) scendendo ad attraversare il fiume su una passerella in legno di recente costruzione, quindi per marcata traccia superando tratti molto ripidi fino alla Capanna (ore 1.15/1,30).

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Collegamento Capanna Sasc Furä – Capanna Sciora I due rifugi sono collegati tra loro dal panoramico sentiero detto Viàl, ben segnalato, ma soggetto nelle ultime stagioni a divieti di passaggio a causa del pericolo di crolli dalla parete Nord del Cengalo. Tutta la zona è continuamente monitorata a questo scopo e le eventuali restrizioni sono in genere ben segnalate, in ogni caso informarsi sempre presso i gestori delle capanne. Collegamento Rifugio Gianetti – Capanna Sasc Furä Itinerario seguito da coloro che, raggiunta la cima del Badile dal versante Nord, scendono al rifugio Gianetti e tornano in Val Bondasca tramite i passi Porcellizzo e Trubinasca. Percorso: dal rifugio Gianetti seguire le indicazioni per il Passo Porcellizzo Nord. Salire verso NO seguendo i bolli di vernice rossa, una volta arrivati sotto la parete Sud Est del Pizzo Porcellizzo, imboccare un canale di blocchi che conduce al valico. La discesa sul versante opposto (Val Codera) avviene lungo un colatoio di neve esposto a Nord Ovest, non eccessivamente ripido, ma che di primo mattino è spesso gelato e per questo motivo è meglio avere i ramponi e un piccozzino. In caso contrario, tenersi sulle rocce a destra (Nord Est). Al termine della discesa si attraversa lambendo quello che rimane dell’antico ghiacciaio di Trubinasca e seguendo le tracce sempre ben evidenti si risale un crinale di blocchi, fino a scavalcare il crestone che proviene dalla Punta Trubinasca, passando poco sopra il bivacco Pedroni Del Prà. Continuare in traverso (direzione Nord) sempre su pietraia fino a risalire il pendio che conduce alla gola sotto il Passo Trubinasca. Un breve ripido tratto protetto da catene porta alla stretta insellatura del passo stesso. La discesa sull’opposto versante (Val Bondasca), si svolge in ambiente fred-

do e severo e, pur non presentando difficoltà particolari ed essendo attrezzata per un lungo tratto con grosse catene, richiede un minimo di attenzione per la presenza di qualche blocco instabile. Dopo questo tratto il sentiero si fa più marcato e scende a zig zag sul ripido pendio spesso erboso, per poi traversare verso Est, sotto il Pizzo Trubinasca e il ghiacciaio del Badile. Magnifica è la vista sul versante occidentale del Badile e della Punta S.Anna. Infine si scende un poco per poi raggiungere, sempre traversando (alcune catene) il dosso di Sasc Furä e l’omonima capanna (ore 4/5).

Capanna Sciora

Capanna Sasc Furä

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Pizzi Cacciabella Gruppo di Sciora Piz Grand Passo Cacciabella

Torre Innominata di Cacciabella

Plota Cap. Sciora Cap. Sasc Fur채

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P.zo Trubinasca

Pizzi Gemelli Pizzo Cengalo

Pizzo Badile P.ta S. Anna

Pizzi dei Vanni

Dente del Lupo

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Pizzi Gemelli

Punta Sertori

Gruppo di Sciora

Pizzo Badile Passo del Ferro Passo di Bondo

Cap. Sciora

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Pizzo Cengalo


Punta S. Anna Punta Trubinasca

Pizzo Trubinasca

Pizzi dei Vanni Passo Trubinasca Dente del Lupo

Cap. Sasc Fur채

P

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Val Bondasca – Le Sciore

Le Sciore 3238 m

Gruppo di Sciora

Pioda

Torre Innominata di Cacciabella

Dafora Cima di Castello

Scioretta

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Ago


Con questo nome è conosciuto l’insieme delle eleganti cime che compongono il Gruppo di Sciora. Procedendo da sinistra (Nord): Sciora Dafora, Pioda di Sciora, Ago di Sciora e Sciora Dadent. Tutti gli spigoli che si dipartono da ciascuna di queste vette rappresentano salite di gran classe. La richiodatura degli itinerari e la creazione di alcune varianti hanno consentito di collegare tra loro i tracciati originali migliorando la qualità delle arrampicate che, data la lunghezza e

il terreno d’alta montagna dove si sviluppano, richiedono in ogni caso sempre un approccio di tipo alpinistico. Accesso: risalire per traccia di sentiero alle spalle della Capanna Sciora passando fra grossi pietroni e puntando ad un grande masso posto alla sommità della morena. Si prosegue fino ad un pianoro alla base delle Sciore, dirigendosi all’attacco della via prescelta. (1 ora).

Pizzi Gemelli Passo del Ferro Dadent

Pizzo del Ferro Centrale

Passo di Bondo

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Val Bondasca – Le Sciore 118

18 SCIORA DAFORA – DIRETTA INTEGRALE K. Simon, W. Weippert, 1933 H. Amacher, U. Sagesser e F. Gadola, 1969 (parte bassa) 850 m. (21L) 6c (6a/A1 obbl.)/RS2/IV Straordinario itinerario, fra i più belli della Bondasca. Si tratta della combinazione di varie vie, alle quali sono state apportate alcune varianti più dirette, come quella lungo lo spigolo aereo che venne attrezzato con chiodi a pressione da Bruno Hofmeister durante la prima salita dopo la frana che fece precipitare il più facile camino della via originale e che, se superata in libera, rappresenta ora il tratto più difficile dell’intera ascensione. La parte inferiore corre su placche lavorate ed è stata richiodata a spit da Bernhardt Falett e c. nel 1998. Il secondo tratto si sviluppa lungo diedri e fessure, in buona parte da attrezzare, fino a raggiungere l’esposto spigolo finale, opera di Simon e Weippert nel 1933, che si supera con due fantastiche lunghezze ben chiodate. Materiale: friend medio/grandi. Utile una piccozza per arrivare all’attacco. In via spit fix 10mm inox e chiodi. Soste attrezzate. Attacco: sul nevaio, una cinquantina di metri a destra del punto più basso dell’avancorpo (spit). Relazione: L1 Placca liscia con S1 a sx. 5b/c. L2 Dritti, poi verso dx su placca con pilastrini 5b. L3/L4 Salire lungo placche e diedrini, piegando poi verso sx e sostando presso il filo. 5a. L5 Sul filo fino ad una zona appoggiata. 5a. L6 Salire verso dx e infine a sx su spigolo arrotondato. 4c. L7 Proseguire per circa 100m su detriti fin sotto un tetto rossastro. 2b. L8 Traverso a dx sotto il tetto. 5b. L9/L10 Caminetto e diedro/fessura molto bello fino ad un terrazzo 5c. L11 Presso filo, in bella esposizione, salendo un pilastro di roccia scura e un po’ lichenosa. 6a. L12 Attraversare un terrazzo e proseguire su fes-

5a 5a

4c 5c 6c 6b 5c 5c 2b 5b 6a 5c 5c 5b 100m, 2b

4c tracciato via originale

5a

5a

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5b/c

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Pioda di Sciora

Ago di Sciora

Sciora Dafora

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Val Bondasca – Pizzo Badile

Pizzo Badile 3308 m Maestosa cima granitica con due immense pareti settentrionali che si incontrano dando luogo a una spettacolare cresta: lo Spigolo Nord. La Nord Est e la Nord Ovest - due muraglie grandiose con caratteristiche diverse hanno attirato come una ciclopica calamita, scalatori da ogni luogo. Le vie sono tutte speciali ed hanno segnato l’evoluzione dell’alpinismo. L’ambiente severo d’alta montagna e i pericoli oggettivi (soprattutto quelli dovuti al cambiamento del tempo e alla caduta di pietre per raggiungere gli attacchi posti alla base dei canali nevosi o lungo gli stessi) richiedono però un approccio prudente e un’adeguata preparazione. Accesso: tutti gli itinerari della parete Nord Est e Nord Ovest del Pizzo Badile (tranne Panoramica, Diretta del popolo, Belica/Koller, Via degli inglesi, Felice Battaglia e Hiroshima) vengono raggiunti dalla Capanna Sasc Furä. Discesa: per tutte le vie sul Badile, la discesa più consigliata è quella per la via Normale del versante Sud in direzione del Rifugio Gianetti (Valmasino). Dalla Gianetti, è possibile ritornare alla Capanna Sasc Furä attraverso i Passi Porcellizzo e Trubinasca (vedi inizio capitolo Val Bondasca). In alcuni casi può risultare conveniente scendere in corda doppia dallo spigolo Nord attrezzato con anelli di calata, soluzione questa consigliata per tutti gli itinerari del settore destro della parete Nord Est che non raggiungono la cima. Per il ritorno da Bagni Masino a Bondo si possono utilizzare i mezzi pubblici: autobus fino a Morbegno; treno (con cambio a Colico) fino a Chiavenna, ancora autobus fino a Bondo. È preferibile lasciare preventivamente un automezzo a Bagni di Masino, oppure utilizzare un taxi. La discesa dalla Via Normale si sviluppa nel canalone Sud seguendo i sistemi di cenge e ca-

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nali, marcati da ometti e tracce di passaggio. In vari punti si possono effettuare calate da 30m (anelli). Attenzione alla cengia nella parte inferiore del canale, dove bisogna risalire e traversare fino a raggiungere la croce Castelli/ Piatti. Una seconda possibilità consiste nel prendere una linea di doppie attrezzate a fix 10 mm inox e anelli di calata, come indicata di seguito, sempre sul versante Val Masino, però sul lato Sud Ovest. Dalla vetta, si seguono le tracce di sentiero che scendono nel grande canalone al centro del Badile, (Via Normale) dopo 70/80 metri si effettua una prima doppia di 50m, si scende facilmente a piedi ancora qualche metro e si arriva ad una piattaforma presso un intaglio che dà sul versante Ovest. Sulla parete a dx dell’intaglio (faccia a valle) c'è la prima sosta: ci si cala nel canale sul versante Ovest fino ad una seconda sosta sul lato dx (faccia a monte). Da qui una terza doppia leggermente in obliquo a sx (faccia a monte). Quarta doppia ancora un po' a sx (sosta non facilmente visibile). Quinta calata dritta e verticale fino al ripido nevaio (attenzione). Da qui è consigliabile fare un'ultima doppia da uno spuntone e un chiodo fino alla pietraia. Attenzione: necessarie 2 corde da 60m.


Pizzo Badile

Punta Sertori Colle del Cengalo

Badiletto

P.ta S. Anna

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Val Bondasca – Pizzo Badile

PARETE EST-NORD-EST È la muraglia più verticale della montagna, ai suoi piedi, come un tappeto obliquo, c’è il canalone ghiacciato che sale al Colle del Cengalo. Negli ultimi anni, con i cambiamenti climatici persistenti, il colatoio si è notevolmente inaridito lasciando allo scoperto una pietraia ripidissima e instabile. Per questo motivo nella stagione estiva le vie di questo settore si raggiungono esclusivamente in calata dal Colle del Cengalo. A questo si perviene dal rifugio Gianetti in Val Masino. In caso di neve o ghiaccio nel canale e nel catino finale della parete potrebbero rivelarsi molto utili ramponi e piccozza, per cui osservare bene la montagna prima di partire.... Accesso alla Val Masino: SS 38 direzione Sondrio, circa 6 km dopo Morbegno, all’altezza del paese di Ardenno, deviazione a sinistra per Val Masino. Ci si inoltra nella valle lungo la SP 9 e si raggiungono i nuclei abitati di Cataeggio e Filorera. In corrispondenza di quest’ultima frazione c’è a destra la deviazione per la Valle di Sasso Bisòlo e Predarossa. Proseguendo lungo la strada della Val Masino si costeggia il Sasso di Remenno (nota palestra di arrampicata sportiva) e si arriva quindi a San Martino (14 km). Nel paese, al secondo tornante dell’abitato, bivio con indicazio-

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ni per la Val di Mello; Proseguendo diritti si arriva invece alle terme dei Bagni di Masino (1172 m 4 km). Rifugio Luigi Gianetti 2534m tel. 0342 645161 - casa del gestore 0342 641068. Accesso: dal parcheggio dei Bagni di Masino, proseguire lungo la stradina che costeggia il caseggiato e un campo da tennis fino ad una radura con cartelli indicatori. Prendere il sentiero di destra ben segnalato e salire nel bosco, raggiungendo l’Alpe Corte Vecchia e poi le Termopili, caratteristica strettoia tra due massi. Proseguire ancora nel bosco e poi in salita piuttosto ripida fino a una grande cascata attraversata dal sentiero. Oltrepassato il “Pianone” ed un ponte, ancora in salita tra dossi e pietraie fino al rifugio Gianetti (3/4 h). È gestito da Giacomo Fiorelli e aperto da metà giugno a fine settembre. Accesso al Colle del Cengalo: dal rifugio Gianetti traversare in direzione Est in leggera salita, verso la base della Punta Enrichetta, aggirarla sulla destra e puntare al nevaio sottostante la Sud Ovest del Cengalo, quindi risalire costeggiando le rocce della Punta Sertori fino ad una fascia di pietra più ripida. Tramite un canalino con corde fisse si perviene al Colle. (1.30 ore)


Pizzo Badile

Dal Colle del Cengalo Punta Sertori

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Val Bondasca – Pizzo Badile

verso la cima

PIZZO BADILE PARETE EST-NORD-EST

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100m, facile

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6a/A0 300m colatoio con rocce rotte

7a/b 6a/A0 5b/c 6a/A0 6a

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6a A0/5c

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33 accesso in doppia dal Colle del Cengalo con calate attrezzate

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Battaglia. 5c, 5b e 5b. L10/L11 Percorre il diedro che nel tiro successivo si allarga a camino. 6a e 6a+/A0. L12 Uscire dal diedro sulla dx evitando un breve tratto franato e rientrare più sopra. 6a. L13 Seguire la fessura fino ad un tetto, quindi nel diedro a sx del tetto. 6b/A0. L14/L15 Ancora lungo le fessure/diedro che seguono, con arrampicata molto atletica. 6a e A0. L16 Un ultimo tiro in fessura camino ancora difficile porta ad una sosta al termine della parete. 6a e A0. L17/L18 Senza via obbligata, facendo attenzione ai blocchi instabili, salire facilmente alla cresta sommitale. 3b. Discesa: dalla via Normale. 34 VIA FELICE BATTAGLIA F. Battaglia, C. Corti, 1953 650 m. (13L) 6a e A0/R3/IV La prima via sulla parete, notevole exploit in relazione al periodo e ai materiali usati in apertura. Segue il primo evidente sistema di fessure della muraglia, per poi spostarsi a sinistra e percorrere parzialmente anche il secondo, un ulteriore traverso porta a nuove fessure rettilinee che vengono abbandonate poco dopo per affrontare spaccature estenuanti, fino ad una facile uscita sulla cresta Est. Materiale: serie doppia di friend fino al n.4, nuts e qualche chiodo. In via pochi chiodi, soste da attrezzare o rinforzare. Accesso/Attacco: dal Colle del Cengalo andare verso la Punta Sertori e individuare una corda fissa quasi orizzontale che porta, dopo circa 100m, alla sosta a spit (partenza della Via Panoramica). Da questa si fa la prima lunga calata (55m) che porta ad una sosta su 2 chiodi, da dove si effettua la seconda. La terza, nei pressi di una cengia, si fa da uno spit collegato con un nuts, mentre la quarta da un cordone su spuntone porta all’inizio della Diretta del popolo (ancoraggi da verificare e non sempre evidenti). Ancora due calate, di cui l’ultima da cordoni su spuntone, tenendo un pò a destra si arriva alla

base di un diedro con due fessure parallele e un chiodo visibile. Relazione: L1/L2/L3 Salire l’evidente diedro con un passo difficile in L2. 40m 4a, 40m 5c, 40m 5a. L4 Prendere una fessura sul lato sx del diedro, che lo scavalca ed arriva ad una cengia. 40m 5c. L5 Continuare sulla cengia verso sx, superando poi una placca e un diedro ripido. 45m 5c+ L6 Con un’altra lunghezza nel diedro salire fino ad una sosta attrezzata. 40m 5b. L7 Brevemente nel diedro, poi uscire a sx e prendere una rampa che conduce ad una comoda cengia dove si sosta su un grosso chiodo dei primi salitori. 45m 4c. L8 Spostarsi al limite sx della cengia e, ad un chiodo con moschettone, traversare a sx in aderenza fino ai diedri di sinistra. 50m 6a. L9 Salire nel diedro uscendone a sx raggiungendo il caratteristico diedro a mezzaluna.S9 scomoda. 50m 5c. L10 Percorrere integralmente la mezzaluna sostando all’inizio di un diedro /camino (spesso bagnato). 55m 6a (alcuni ch.). L11 Nel diedro/camino, finchè è possibile uscire a dx. Salire poi un diedrino che riporta alla fine del camino. 50m 6a e A0. L12/L13 Con due tiri in obliquo a sx su terreno articolato ma facile si arriva alla cresta Est. 80m 3b. Da qui si prosegue sulla medesima cresta stando sul lato Sud fino alla vetta del Badile. Discesa: dalla via Normale. 35 VIA DEGLI INGLESI D. Isherwood, M. Kosterlitz, 1968 650 m. (17L) 6a e A2/R3/IV Prima solitaria Martin Moran 1979 Prima RP. Rossano Libèra 2003, 7b. Prima sol. invernale Fabio Valseschini 2008 I primi salitori aprirono la via per sbaglio pensando di ripetere la Via Battaglia. Nacque così un itinerario diventato un punto di riferimento per difficoltà e impegno. Materiale: nut, 2 serie di friend fino al n.3, qualche chiodo. Soste attrezzate, (da verificare 145


Albigna – Punta Albigna

Punta Albigna 2825 m Bella torre rocciosa posta sul lato destro idrografico della valle, in posizione isolata rispetto ai monti circostanti. Il versante Nord Ovest è caratterizzato da un avancorpo sul quale si sviluppano alcuni itinerari diventati classici, per le difficoltà moderate e la buona attrezzatura in posto. Queste linee possono continuare oltre l’avancorpo stesso, sullo spigolo Nord Ovest della Punta Albigna e concludersi così sulla panoramica vetta. Accesso: dalla Capanna Albigna si scende fino ad incontrare la vecchia condotta d’acqua che taglia orizzontalmente il pendio sottostante (provenendo dalla diga si può anche seguire questa senza salire al rifugio) e la si segue per un buon tratto fino ad incontrare una traccia (ometti) che scende ad attraversare il torrente. Al di là del corso d’acqua si prosegue fra pietraie e tratti di sentiero marcato da ometti fino a portarsi facilmente alla base della via prescelta.

25 VIA MEULI K. Freund, H. Gschwend, C. Meuli, 1961 370 m. (10L) 4b/RS2/II È la via classica della parete, segue una serie di fessure e placche adagiate. Termina con un facile canale raggiungendo la cresta alla fine dell’avancorpo. La via è stata riattrezzata nel 2002. Materiale: alcuni friend. In via spit e chiodi. Soste attrezzate. Attacco: nell’evidente diedro a sinistra del grande canale-colatoio. Relazione: L1 In placca sulla sx del diedro e quando questo si chiude andare a sx ad una cengetta. 45m 4a. L2 Placca, poi sul filo di un pilastrino, S2 nel canale soprastante. (anello cementato). 30m 4b. L3 Lungo il canale arrivando ad uno strapiombino a lame che si passa uscendo sulla sx. 30m 3c.

Capanna Albigna

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Punta Albigna

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Albigna – Pizzo Spazzacaldera

Pizzo Spazzacaldera 2487 m È la struttura più frequentata dagli arrampicatori nella valle dell’Albigna. Il suo versante orientale è una piastra di granito ruvido e scintillante al sole del mattino, sulla quale hanno disegnato la loro traccia generazioni di climber, dal pioniere Sommer che nel 1928 salì la cresta NE, a Hürlimann e Wieland primi a mettere piede nel 1936 sulla esile sommità della Fiamma, a Martin Scheel che nel 1978 inventò il VII grado su queste pareti. Da allora molti spit sono stati piantati sulla splendida lavagna, alcuni in calata dall’alto, più spesso dal basso, tanto che ad oggi si contano una quarantina di itinerari di più tiri, straordinariamente belli, su una roccia che si avvicina alla perfezione. È il regno della placca ripida, ma non mancano fessure e lame entusiasmanti; i tiri finali della Fiamma e del Dente sono imperdibili. 69

Le vie sono in genere ben attrezzate ma è preferibile portare una scelta di nut e friend medi, usare due corde da 50 metri e prevedere un abbigliamento adeguato in relazione alla quota e all’esposizione (sole solo fino al primo pomeriggio). Accesso: funivia dell’Albigna (vedi intro capitolo Albigna). Discesa: calate da 50 metri da quasi tutte le vie. Altrimenti, giunti sulla sommità della parete, ci si porta facilmente alla base della Fiamma dove si traversa su cengia verso sinistra (Sud Ovest) fino a imboccare il canale della via normale, percorso da un marcato sentiero. Lo si segue in discesa superando un tratto di facile arrampicata (possibile corda doppia di 20m).

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P.so Val della neve Frachiccio

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PARETE SUD Accesso: dalla stazione di arrivo della funivia, seguire la strada bitumata, quindi il sentiero fino alla casa dei guardiani della diga posta sul lato occidentale (dx) del muro della diga. (10 minuti). 46 GUARDA BEN S. Negrini, 2009 235 m. (7L) 5b/S2/II Interessante itinerario di media difficoltĂ chiodato dalla Guida Alpina Siffredo Negrini grande esperto di questi luoghi. Permette di arrivare alle guglie della Fiamma e del Dente in modo piacevole e non troppo impegnativo. Lo stes-

so Siffredo ha però attrezzato una variante piÚ dura, sulla destra della 4L (40m, 6b, 9 spit). Materiale: via completamente attrezzata. Portare eventualmente alcuni friend. In via spit fix 10mm inox e soste attrezzate. Attacco: dalla casa dei guardiani, sul lato occidentale del muro, si prende il sentiero che percorre il costone erboso dietro la parete dello Spazzacaldera. Poco prima che la traccia arrivi alla base di un camino, individuare sulla sinistra una caratteristica placca di colore verde con spit ben visibili. (20/30 minuti). Discesa: dalla Via Normale

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Val del Forno

Val del Forno È la prima e più lunga valle della Bregaglia partendo da Est. Si origina dalla testata – Monte Sissone, Pizzi Torrone, Cima di Castello, sviluppandosi verso nord con moderata pendenza; un esteso ghiacciaio, oggi molto ridotto, ma ancora pulsante di energia conferisce ai luoghi una bellezza primordiale. Molto frequentata agli albori dell’alpinismo, Christian Klucker per primo ne esplorò quasi ogni anfratto, la Valle oggi è più ambita dagli sciatori primaverili che dai climber. Sebbene la Capanna del Forno sia piuttosto lontana dall’auto e il tragitto per raggiungerla assai lungo, un soggiorno in questo splendido rifugio è quanto mai consigliabile per ripercorrere le tracce dei pionieri dell’alpinismo o per godersi una roccia meravigliosa ottimamente attrezzata con solidi spit e immersa in un ambiente da sogno. Capanna del Forno 2575 m. Tel. +41 (0)81 824 31 82 – www.fornohuette.ch Proprietà del Cas sez. di Rorschach Aperta da metà marzo a metà maggio (scialpinismo) e da inizio luglio a fine settembre Monte del Forno Sella del Forno

Kluckerzahn Capanna del Forno

Maloja

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Passo Casnile


Accesso Per chi arriva al Passo del Maloja (1815m) con i mezzi pubblici (fermata del Postale svizzero) scendere brevemente sulla strada Nazionale in direzione Castasegna e imboccare il sentiero sulla sinistra (palina di indicazione – Val Forno). Per chi arriva in auto, dal Passo Maloja scendere in direzione Castasegna fino alla prima curva, in corrispondenza della quale inizia una strada sulla sinistra, che percorsa per alcune centinaia di metri porta ad un ampio parcheggio dove si deve lasciare l'automezzo. Si prosegue sulla sterrata pianeggiante che passa dalle belle case di Salecina, poi sale un costone: si può optare per le scorciatoie nel bosco o stare integralmente sulla pista fino al suggestivo lago di Cavloc (1910m) e all’alpe omonima. La pista prose-

gue in direzione sud per poi diventare sentiero e giungere alla baita di Plan Canin (1987m). Qui si continua a destra (Sud/Ovest, indicazioni) lasciando a sinistra la mulattiera per il Passo del Muretto. Con percorso un pò monotono e con moderata pendenza si giunge in vista della fronte del ghiacciaio. Lasciati a destra i segnavia (bianco/blu) e la palina con indicato il Passo di Casnile, si attraversa il torrente su un ponte in legno guadagnando il versante destro idrografico. Ora il sentiero sale, cercando il terreno più sicuro sull’instabile morena (segnavia rosso/ bianco) fino al panoramico dosso roccioso dove è costruita la Capanna del Forno (2575m). 4 ore circa.

Monte Rosso Cima di Rosso Cima di Vazzeda Monte Sissone

Pizzi Torrone

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Val del Forno

Kletterg채rten Capanna del Forno Sulle brevi placche che circondano la Capanna del Forno sono stati attrezzati con fix inox numerosi monotiri che vengono descritti per settori.

A - B - C - D - Kletterg채rten Capanna del Forno E - CONTRAFFORTI CRESTA WSW MONTE DEL FORNO F - FORNOPLATTEN G - CAPANNA DEL FORNO Monte del Forno

E

Sella del Forno

D

B A

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Maloja P.so Casnile

C G


7 5a+ 8 4c 9 5c 10 3a 11 4a 12 5c Variante finale a dx 6a.

Settore A È il primo che si incontra salendo alla Capanna e offre 12 monotiri su placca con roccia splendida dal 3a al 6a. Accesso: si raggiunge dalla Capanna in 2 minuti scendendo sul sentiero. Materiale: corda 50m - 8 rinvii. 1 4a/b 2 5a 3 5a 4 3b 5 5a 6 3c

KLETTERGÄRTEN CAPANNA DEL FORNO

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SETTORE B È composto da quattro brevi strutture su cui sono attrezzati 9 monotiri. Accesso: si trova subito a destra del Settore A e appena dietro alla Capanna. Materiale: corda 40m - 8 rinvii.

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5

16 Suerte 5a/b Bella fessura verticale. 17 Nanouk 5c Placca tecnica 18 Panga 6a 19 Media Luna 5b 20 Weisser strich I 5a 21 Weisser strich II 4b

13 Allegra 4b 14 Weisser strich 4b 15 Oder 4a 5b

5a/b 5c

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Storie

Tarcisio Fazzini Badile / Ringo Star Non sono ancora passati dieci anni dall‘apertura della Via Chiara, da parte dei “Sassisti”, che alla base della parete Nord Ovest del Badile, giunge un ragazzo di Premana, un paese di montagna poco lontano da Lecco. Il suo nome è Tarcisio Fazzini e nonostante la giovane età ha già scalato molto e aperto tanti itinerari, dalla val di Mello alle alte pareti del Masino. Le sue vie godono di grande reputazione, ma sono anche temute perché lui, dotato di straordinaria abilità tecnica e di notevole audacia, mette meno chiodi possibile. Il suo rapporto con il Badile è speciale, la considera la montagna simbolo, posta com’è a cavallo tra Masino e Bregaglia, ma anche tra alpinismo classico e moderno. Ripete le tracce dei predecessori e studia le possibilità per nuovi percorsi, dove mettersi in gioco nella risoluzione di problemi inediti. È rimasto colpito dal disegno perfetto di un diedro verticale sulla parete Ovest, evitato dai pionieri e incredibilmente ancora lì sotto gli occhi di tutti, inscalato. Nell’estate del 1985 parte con Ottavio, risale il minuscolo e tormentato ghiacciaio alla base della parete e individua una bella linea sulla placconata di fianco alla via del 1937 (Bramani/Castiglioni), linea che mira diretta al diedrone. I nostri salgono veloci tiro dopo tiro l’infinita sequenza di graniti ombrosi, ma quando nel loro mirino si fa più nitido l’attacco del grandioso diedro, già battezzato “il Magnifico”, la sorte gioca loro un tiro maldestro: il cielo sereno del mattino ha lasciato il posto a scuri nembi che ben presto scaricano tempesta. Cercano una via di fuga verso l’alto deviando sullo spigolo nord. Poche ore dopo il sole fa di nuovo capolino tra le nubi e ai nostri rimane l’amaro in bocca per non essere riusciti a completare la linea progettata. L’appuntamento con “il Magnifico” è rimandato alla settimana successiva: raggiunta la cima dalla val Masino, con Tita Gianola, i due scendono in doppia fino alla base del diedro. In tre ore di arrampicata su difficoltà continue di

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quinto e sesto grado, i nostri si mettono in tasca una grande via, risolta in stile classico. M.S. Dal progetto alla realizzazione Quando lo vidi per la prima volta, rimasi per parecchi minuti ad osservarlo, stava lì, sembrava incollato a quella parete di placche grigie che è la N.W. del Badile. Sto parlando del “Magnifico” l’evidente diedro posto in cima alla nostra nuova via sul Badile. Da quel giorno un solo pensiero mi girava per la mente: trovare una linea di salita su quelle placche dalla ruvida scorza per poter arrivare alla base del diedro. Sono passati due anni da quel giorno e la diretta sulla parete N.W. non l’ha ancora tracciata nessuno. La spinta decisiva (ad attaccarla) mi è stata data dall’arrivo di un folto gruppo di cecoslovacchi, approdato nel gruppo del Masino e, vista la strage di nuove vie aperte da loro negli anni passati, ho pensato di non farmi precedere, almeno su questa. Così il 16 agosto 1985 inizia la mini-avventura che ci regalerà bellissime emozioni. Dovremmo essere in tre: Tita, Ottavio ed io, ma per approfittare del bel tempo non possiamo aspettare Tita, impegnato sulla vicina Kosterlitz. Sappiamo che anche a lui avrebbe fatto molto piacere partecipare, ma come vedrete in seguito, avrà modo di rifarsi. Dopo un’attenta osservazione con il binocolo dal paesino di Soglio, iniziamo la meticolosa scelta del materiale: lavoro inutile perchè alla fine i nostri sacchi si rivelano dei propri “attrezzi da tortura”. Notte in tenda ai bordi del ghiacciaio Una giornata stupenda però ci fa dimenticare il peso sulle spalle ed anche il faticoso sentiero che porta al Sasc Furà sembra meno ripi-


do. Messa la tendina alla base del ghiacciaio di Trubinasca, ci si presenta un problema: come far passare il tempo fino al mattino successivo. Una soluzione sarebbe quella di dormire, ma la preoccupazione ci tiene svegli fino a tarda sera. Così, sdraiato nella tenda, fra un pisolino e l’altro, penso a molte cose... anche al perchè di questo mio andare in montagna a cui non ho ancora trovato una risposta, se non quella del puro divertimento. Il tempo passa lento, ogni tanto ci troviamo ad osservare quella parete così invitante se vista di pomeriggio, inondata di sole, così scostante e fredda al mattino presto, se guardata con occhi un po’ assonnati. La notte è abbastanza movimentata, un continuo vai e vieni mio e del mio compagno per scrutare il tempo; le nuvole che si erano addensate

hanno lasciato il posto ad un cielo stellato come mai ne ho visti, ed un fresco vento si è alzato preannunciando l’arrivo del giorno. Partenza di buon ora (come da regolamento); il ghiacciaio ci impegna subito a fondo, alla ricerca di un passaggio tra gli innumerevoli crepacci, resi pericolosi dal caldo di questi ultimi mesi. Ogni fulmine rimpiango di non essere al mare... Saliamo le prime tre lunghezze in comune con la Via Fiorelli, quindi puntiamo direttamente al diedro. Arrampichiamo veloci e sicuri per placche e fessure fino a metà parete, senza accorgerci che il tempo sta cambiando. Quando cadono le prime gocce siamo ormai troppo alti per un’eventuale ritirata che si rivelerebbe

Tarcisio Fazzini in Val di Mello (ph. arch. Fazzini) 297


Storie

pericolosa. Il tempo è volto decisamente al brutto, comincia anche a grandinare. Ogni fulmine rimpiango di non essere al mare con i miei amici. Siamo alla base del diedro; la grandine e l’acqua lo hanno reso impraticabile: velocemente decidiamo di deviare sullo Spigolo Nord. La rabbia per non aver potuto salire il diedro ci fa arrampicare ancora più velocemente e in poco tempo siamo in vetta al Badile, dove un sole beffardo fa capolino tra le nuvole. Delusi ed al tempo stesso soddisfatti. scendiamo al rifugio Gianetti, promettendo a noi stessi di tornare al più presto per salire il diedro tanto sospirato. La sera al rifugio passa tranquilla come tante altre, solo ogni tanto penso al Badile, mi domando se vale veramente la pena di tornare su quella parete per salire il diedro tanto desiderato, oppure sia meglio lasciarlo salire ai primi che andranno a ripetere la via. Meglio non pensarci e andare a dormire perchè domani si deve tornare a casa. Mi torna in mente la parete Nord Ovest 19 agosto 1985. Siamo in gruppo, saliamo in Val di Mello, fa molto caldo, si arrampica bene solo verso il tramonto. La sera attorno al fuoco si parla di tante cose, si scherza e si ride. iI progetti, come al solito, non mancano; mi torna in mente la parete N.W. con quelle sfuggite di placche e fessure, penso ai primi salitori di questa parete selvaggia, alla loro gioa dopo due giorni di scalata. Vitale Bramani ed Ettore Castiglioni tracciarono questo elegante itinerario nel lontano 1937. Questa parete, rimasta un po’ in ombra a favore della più nota parete N.E., ha ricevuto in questo ultimo decennio l’attenzione che si merita. Nel 1976 i Sassisti di Sondrio prendono in considerazione l’evidente pilastro monolitico (chiamato poi “pilastro a goccia”), vi tracciano un bellissimo itinerario di ordine estremo: tenendo conto che è stato salito con i scarponi rigidi, si trovano a tutt’oggi dei passaggi veramente delicati. Certamente vi chiederete come mai i Sassisti non avessero le scarpette d’aderenza tanto utili su quelle rugose plac-

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che: la risposta sembrerà strana, ma il freddo intenso non permise agli intrepidi ragazzi di arrampicare con esse. I soliti cecoslovacchi nel 1980 salgono il diedrone posto a destra del pilastro a goccia ma, data la pericolosità, questo itinerario non è mai stato ripetuto. Assorto in questi pensieri il tempo passa tranquillo: è il Tita che, sul tardi mi propone l’indomani di ritornare sul Badile per terminare la via. Secondo Atto In un attimo mi passano davanti tutte le immagini più significative di tutta la salita fatta pochi giorni prima, mi torna la carica che avevo all’inizio di questa avventura. Questa carica sembra metterci le ali ai piedi: in quattro ore siamo in cima al Badile per la via normale poichè abbiamo deciso di calarci per il diedro fino al punto raggiunto precedentemente. Il “magnifico” non tradisce le nostre aspettative, un’arrampicata elegante e sostenuta ci riporta velocemente in cresta. Solamente tre lunghezze per quattro ore di intensa fatica, ma occorre sommare le altre quattordici del precedente assalto. È un’esplosione di gioia ed emozioni dentro di noi, che ci accompagneranno per molto tempo. È la nostra prima “prima” veramente importante e siamo veramente felici di aver scritto il nostro nome sul Badile, vicino a nomi molto più illustri di noi. Qui finisce l’avventura (del signor Bonaventura) direte voi. No finisce quella di tre ragazzi che per questa parete hanno dedicato gran parte delle loro vacanze e hanno poi, alla fine, avuto quello che ogni alpinista si aspetta dopo una salita. Dimenticavo, la via si chiama Ringo Star, non è dedicata al cantante inglese, ma ai buonissimi biscotti italiani. Tratto da “La via del Tarci” a cura di Giuseppe Miotti - Ediz. Guide dalle Guide


La parete Nord-Ovest del Badile. In alto ben visibile il "Magnifico" 299


Protagonisti

Christian Klucker (Fex, 1853-1928) Sebbene non abbia avuto discendenza, può essere considerato non solo il padre degli alpinisti, ma anche di tutti coloro che amano - oltre le pareti e i seracchi - i sentieri, i fiori, i ruscelli e gli animali selvatici. La sua figura giganteggia tra i suoi monti prediletti, sui cristalli appuntiti del granito bregagliotto, sulle ultime spoglie dei temibili canaloni ghiacciati del bel tempo che fu. Su quelle linee repulsive Klucker ha dato il via all esplorazione di un mondo sconosciuto, oggi purtroppo in parte disciolto. Carattere non facile il suo, poco incline al compromesso. Ha accompagnato sulle vie più impervie uomini di nobile schiatta, ma non sempre altrettanto di animo, riportandoli a valle senza una scalfittura. Le montagne erano per lui entità al pari degli esseri viventi e con loro ha avuto una relazione stretta, con loro parlava ricordando in questo il San Francesco di "frate foco e sorella acqua", ma la sua visione era laica, quasi illuministica. Quando la situazione si faceva difficile, invece di chiedere aiuto all'onnipotente attaccandosi ai santi come facevano i suoi compagni di avventure,

di Mario Sertori

si teneva saldamente agli appigli rocciosi, tirando fuori il coraggio della determinazione. La sua era una sfida per la conoscenza: geografica, fisica, interiore. Come un Galileo dei precipizi, era convinto che nessun luogo è veramente inaccessibile e che la partita con l'ignoto deve essere giocata con mezzi leali. Per questo non ha mai usato chiodi né ramponi, ma solo una piccozza dal lungo manico in legno e una piuma di gallo cedrone sul cappello. Uomo dai molti interessi e dalle tante qualità, ha conosciuto il successo professionale e la stima della comunità alpinistica internazionale, ma ha anche attraversato momenti di profonda crisi a causa di una malattia che gli ha impedito per un periodo di frequentare i monti. Oltre ad essere stato uno scalatore eccezionale, ha amministrato con lungimiranza il comune di Fex in un momento critico, è stato custode e gestore di un giardino botanico alpino, preside di scuola e molto altro ancora, ma soprattutto ha inventato - con alcuni suoi colleghi - il mestiere di Guida Alpina. Christian Klucker nasce in Val di Fex – in alta Engadina – il 23 settembre del 1853. La sua vita da giovane fu simile a quella di tanti figli di contadini e già a sei anni ebbe un ruolo importante, quello di portare al pascolo una decina di mucche. Nelle lunghe giornate estive vissute sulle praterie alpine, crebbe in lui un legame profondo con la natura e un bisogno insopprimibile di azione in armonia con essa. Antesignano dei moderni boulderisti, scalò ogni masso della valle di Fex seguendo un istinto innato per l’arrampicata. 1883-1890 l’incontro con Theodor Curtius L’incontro, nel 1883, con Theodor Curtius, un professore tedesco di chimica, grande appassionato delle Alpi, fu per Klucker di

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fondamentale importanza: le doti umane ed intellettuali, la buona abilità in arrampicata e la considerazione per la sua guida fecero di Curtius il soggetto ideale al quale suggerire una campagna sistematica di scalate sui monti della Bregaglia. Le cime vergini e le nuove salite per le quali nutriva un’attrazione quasi istintiva potevano finalmente essere messe nero su bianco, su un taccuino segreto pronto ad essere estratto al momento di inventare l’obiettivo di una giornata. Per Klucker questo faceva parte della professione di Guida Alpina, ma il suo modo di concepirla andava molto aldilà, perché sentiva una sorta di richiamo dalle sue montagne… Con lui salirà il Pizzo Bacone, la cresta ovest del Piz Glüschaint, le Cime del Largo giungendo sull’ancora inviolata vetta Orientale. Poi passarono alle vie di dettaglio, con la prima dello spigolo nord del Pizzo Bacone, dove incontrarono difficoltà abbastanza sostenute. L’anno prima Klucker aveva scalato in prima assoluta il poderoso Pizzo Torrone Orientale. Un altro capitolo importante della sua carriera fu quello con lo svedese, naturalizzato inglese, Luwig Normann Neruda (1864 -1898). Il 9 luglio del 1890 i due aprirono un nuovo itinerario sulla parete nord dello Scerscen, quindi alzarono

il tiro e pochi giorni dopo uscirono vittoriosi anche dall’inviolata nord del Pizzo Roseg. Ma non stettero tanto a riposarsi e il giorno dopo salirono alla Capanna Boval, quindi il 18 luglio fu la volta di un nuovo itinerario sulla parete nord est del Pizzo Bernina; con un astuto percorso al riparo dalle scariche di ghiaccio ma lungo e severo, in autentico stile Klucker. Trasferitisi in Vallese, con la guida Joseph Reinstadler mettono a segno il colpo più grosso, in sole sette ore vengono a capo dell’impressionante scivolo ghiacciato della nord del Lyskamm orientale. 1891 - 1900 il decennio con Anton von Rydzewski Gli anni dal 1891 al 1900 costituirono un capitolo fondamentale dell’attività di Klucker e furono strettamente legati, alle scalate con Anton von Rydzewski, un nobile russo che si era trasferito a Dresda. Questi, poco oltre la cinquantina nel 1891, era da pochi anni dedito alla montagna, ma già molto conosciuto nell’ambiente per i numerosi articoli pubblicati sulle riviste dei vari Club Alpini europei. E come spesso accade, la dimestichezza con la penna lo aveva portato a sopravvalutare le sue capacità e mettere in secondo piano il valore del capocordata nell’ambito delle arrampicate descritte. Soprattutto si arrogava il merito della scelta degli obiettivi relegando la guida al ruolo secondario di esecutore materiale. Èanche per questo motivo che Klucker si decise a raccogliere le sue memorie in un libro, per fare chiarezza delle meschinità del nobile russo che così descrive“.. Rydzweski era uomo dal carattere maldisposto, inadatto alla nobile alta montagna. Secondo la mia concezione, per avere le capacità necessarie, non basta che l’interessato sappia scrivere bene e in modo piccante! Che un uomo, del quale misi a disposizione durante un decennio, per 4 o 5 settimane all’anno, le mie migliori conoscenze e capacità, e nonostante il modestissimo compenso, mai mi tirai indietro quando ne potevano andare di mezzo vita e salute; che un uomo potesse così largamente

Pizzo Torrone Or. una delle tante prime di Klucker 335


Protagonisti

permettersi, senza ragione, in ogni occasione, con parole e per iscritto, di infangare l’onore e il buon nome della sua guida, alla quale doveva una serie di bellissime prime ascensioni, era e rimase per me una questione di ingratitudine e di astio. La causa del suo inqualificabile comportamento nei miei riguardi si deve ricercare in prima linea nel fatto che io rifiutai senza ambiguità quella servilità e quell’etichetta da salotto, che lui pretendeva anche nel severo lavoro dell’alta montagna”. Nonostante questo tagliente giudizio la guida di Fex non riuscì mai – nel decennio in questione - a separarsi definitivamente dal cliente, ma anzi compì con lui alcune tra le più stupefacenti prime salite del Masino/Bregaglia. Rasica, Canaloni nord del Colle dei Gemelli e del Pizzo Cengalo L’inizio del sodalizio coincide con la scalata dell’inviolata cima della Punta Rasica. L’impresa riuscì dal ghiacciaio del Forno e trovò il culmine della difficoltà ed esposizione nel superamento dell’affilata e aerea cuspide sommitale. Klucker, rifiutò il lancio di corda proposto dal collega ampezzano Mansueto Barbaria e volteggiò

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leggero nell’arduo passaggio avvolto da un vuoto inquietante, e una volta sulla vetta issò a forza di braccia von Rydzewski e anche la seconda guida. Un’altra formidabile prima fu il Canalone nord del Colle dei Gemelli, su questo ripido scivolo ghiacciato Klucker tirò fuori tutto: le sue energie fisiche, ma anche una raffinata tecnica che gli permise di superare un tratto di 30 metri di ghiaccio duro, irto e quasi indomabile. Giunti al colle si inerpicarono mettendo piede sulla vetta più alta dei Gemelli. Un superbo risultato.” Questa bella ascensione, che voglio inserire tra le mie più difficili imprese nelle Alpi, è rimasta fino ad oggi un vivo ricordo, come se l’avessimo compiuta ieri. Ogni volta che ripenso ai particolari della salita al canalone dei Gemelli, mi sembra di percepire il batter delle pietre lungo la parete del Cengalo e il sinistro frullare dei proiettili giù per la gola ghiacciata. Le mie care montagne ebbero però riguardo per me e risparmiarono la vita del loro devoto”. Solo un mese dopo, Klucker chiuse il conto anche con il vicino Canalone nord del Pizzo Cengalo. Badile Spigolo Nord L’11 luglio del 1892, per la guida di Fex, fu una giornata speciale, che lo portò molto vicino alla soluzione - in solitaria, senza corda e “a vista” come si usa dire oggi di uno dei massimi problemi del tempo: lo spigolo nord del Badile. Lasciate scarpe e giacca all’attacco partì verso le 5 del mattino per il tentativo; alle 8 aveva già percorso i due terzi della cresta affrontando difficoltà che sfioravano il quinto grado, sospeso, senza possibilità di errore, tra gli abissi ombrosi della parete ovest e quelli più solari della est. Il proseguimento gli fu precluso da un breve diedro all’apparenza insormontabile e nel quale in seguito vennero piantati dei chiodi. Klucker si rese conto che quell’ostacolo avrebbe potuto essere superato, ma non senza la corda legata in vita e con un compagno all’altro capo. “ A sinistra della cresta e poi di nuovo in


cresta per la parete a placche mi sembrò possibile, ma in ogni caso estremamente difficile e rischioso. Lo scopo della mia ricognizione era raggiunto e decisi di scendere. La discesa senza corda e con calzettoni strappati non fu un divertimento, ma a quel tempo trattavamo la roccia con molta confidenza”. Si rese anche conto che su quella meravigliosa cresta non avrebbe potuto portarci von Rydzewski che sulla roccia difficile era incapace di muoversi “e quello non è un posto dove poter usare la tecnica del sacco di farina”. Il 1893 fu un anno particolarmente significativo per Klucker; continuò l’impegno con Rydzewski, che si avvalse anche di Emilio Rey di Courmayeur come seconda guida. In giugno insieme ripercorsero il canalone del Colle del Cengalo, portando a compimento la prima ascensione della cresta est del Badile e prima traversata della montagna. La stessa cordata riuscì su un’altra bella prima assoluta da tempo pensata da Klucker: l’Ago di Sciora dal versante Albigna.

Monte Bianco - Cresta di Peuterey In luglio la guida di Fex con il collega valdostano Daniele Maquignaz condusse John Percy Farrar (presidente dell’Alpine Club inglese dal 1917 al 1929) sul selvaggio Sperone della Brenva nel gruppo del Monte Bianco (4 a salita), aprendo una variante meno esposta alle scariche di ghiaccio. Ormai il nome di Klucker nel 1893 era molto conosciuto e garanzia di successo per chi avesse voluto affrontare le più difficili montagne delle Alpi. Lo sapeva bene Paul Güssfeldt che lo ingaggiò, insieme a Emilio Rey e Cesare Ollier, per un’impresa eccezionale: la prima assoluta della lunghissima Cresta di Peuterey, ascensione, che dalle baite di Entreves, a 1500 metri porta direttamente ai 4810 metri della cima del Monte Bianco. Questa scalata, compiuta con le arcaiche attrezzature del tempo, è considerata la più grande realizzazione alpina del XIX secolo. Spostatosi nel Delfinato con J.P.Farrar, Klucker fu protagonista di una veloce ascensione alla cima della Meije e della traversata a sud verso La Bérarde in 22 ore. E ancora sul Bianco, alle Aiguilles de Chamonix ripercorse la via di Mummery sul Grépon aprendone una variante. Anton von Rydzewski si presentò in Bregaglia nel giugno del 1896 con programmi assai bellicosi che prevedevano lo spigolo nord del Badile e la parete nord del Cengalo: ingaggiò - oltre a Klucker e al solito Mansueto Barbaria - l’abile ghiacciatore engadinese Martin Schocher. Iniziarono salendo il Pizzo Trubinasca da sud allo scopo di osservare con il binocolo lo spigolo nord del Badile in tutto il suo sviluppo. Da quelle ricognizioni e dall’esperienza di Klucker del 1892, emerse che quella arrampicata era troppo impegnativa e che nessuna delle due forti guide l’avrebbe tentata con Rydzewski. Da quel punto privilegiato però Klucker scrutò attentamente il canalone del Badile, una linea che già stava nel suo libretto e, giudicandolo fattibile, lo propose al cliente. Pochi giorni dopo le due guide partirono

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